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UNO SCRITTORE POLITICAMENTE SCORRETTO

A fine Ottocento Octave Mirbeau era considerato il pi influente giornalista parigino e uno dei romanzieri francesi pi in vista. Secondo Tolstoi, addirittura il pi grande scrittore francese vivente. Eppure, se si eccettuano i due romanzi pi tardi, Il giardino dei supplizi e Diario di una cameriera cui stata sempre riservata una certa attenzione, rispettivamente per motivi di scandalo e per la traduzione cinematografica di Buuel, soltanto da una decina danni le sue opere sono tornate sui banchi delle librerie francesi. Al confronto, alla reputazione di Mirbeau valso di pi il titolo di primo acquirente degli Iris e dei Girasoli di Van Gogh. Si infatti presto creata una vera e propria leggenda dell'infallibile intenditore che, colpito dalle tele di uno sconosciuto artista appena scomparso, le compra da Tanguy per soli 600 franchi, poco pi del prezzo dei colori. Quelle stesse tele, che lui stesso avrebbe rivenduto nel 1912 per 90.000 franchi a Bernheim, erano destinate a battere nel 1987 il record del pi caro prezzo tra i quadri moderni. Le ragioni di questa strana eclisse del romanziere, in un sistema letterario in cui tutto si recupera, non mi pare tuttavia che siano strettamente letterarie. Non vanno ricercate nei romanzi stessi che conservano intatta la capacit di inquietare e sedurre; piuttosto attengono alla difficolt di recuperare o almeno di rendere coerente la biografia intellettuale e politica del loro autore. La reputazione di grande giornalista ha insomma nuociuto alla immagine di romanziere di Mirbeau. Non soltanto perch lungo tutto il novecento stato tenace nella cultura europea il pregiudizio, dorigine balzachiana, che opponeva le due attivit, come il vizio si oppone alla virt; soprattutto perch, nella sua professione di giornalista, egli risulta difficilmente catalogabile in una parte. Prima stato reazionario poi anarchico, prima antiebraico e poi difensore di Dreyfus, prima militarista poi antimilitarista e infine, se non di nuovo militarista, almeno patriottico; sempre comunque provocatorio e ferocemente individualista. Ce ne era materia per scompigliare le classificazioni ideologiche. Cos, la sua ricomparsa in libreria si deve soprattutto a un critico come Pierre Michel, che si sforzato di rendere politicamente corretta questa biografia contraddittoria e ambigua. Tale meritoria operazione editoriale, perseguita con coerenza e passione, non sempre tuttavia risulta altrettanto convincente dal punto di vista critico. Essa soprattutto rischia di occultare le ragioni squisitamente letterarie, che prescindono dallideologia, dei meriti del romanziere. Mirbeau nacque nel 1848 in una piccola cittadina normanna (Trvirs, in Calvados), da un padre che, come Charles Bovary, era un ufficiale sanitario. Questo piccolo-borgese provinciale e ambizioso, come il protagonista balzachiano di Illusioni perdute, desider presto di evadere dallo squallore della sua origine e dalla noia di una professione di notaio. Dovette tuttavia attendere il 1872, quando grazie al deputato Dugu de la Fauconnerie, amico di famiglia, fu introdotto a LOrdre de Paris, neonato organo del partito bonapartista. Per nobilitare un apprendistato di cui cera poco da menar vanto, sul suo esordio al giornale lui stesso cre poi una leggenda, registrata nel diario dei Goncourt.

Essendogli stata affidata la critica darte, nel primo articolo avrebbe esaltato Monet e Czanne stroncando i pittori accademici. Di conseguenza sarebbe stato subito spostato alla critica teatrale. Ma di questarticolo non c traccia e il giornale aveva tuttaltri interessi che larte, cui prestare attenzione. In Francia allindomani della disfatta e della Comune, la situazione politica era estremamente instabile: LOrdre de Paris, di cui Mirbeau scriveva spesso gli editoriali senza firmarli, era schierato per un ritorno allordine. Contro la restaurazione monarchica e specialmente contro la Repubblica, invocava con accenti populistici lavvento di un uomo forte. Per un momento luomo forte sembr essere il generale Mac Mahon e Mirbeau venne coinvolto a tal punto nella campagna a suo sostegno da ottenere in cambio, quando questi parve prevalere, un posto di capogabinetto del prefetto dellArige. Ma i repubblicani vinsero le elezioni e Mirbeau fu costretto a dimettersi. Trasmigra cos al Gaulois di Arthur Meyer, discusso boss delleditoria parigina, anchegli dal bonapartismo tempestivamente convertitosi al legittimismo. Si specializza nella cronaca mondana e di costume, nei pettegolezzi e negli scoop. Frequenta finanzieri da cui coinvolto in operazioni oscure. La sua vita assomiglia insomma a quella di un altro celebre protagonista di romanzo, a quella del BelAmi maupassantiano, salvo tuttavia per la fortuna con le donne: incappa in una relazione dispendiosa e frustrante con una signora di minima virt. Malgrado i suoi gusti in letteratura e soprattutto in pittura siano appuntiti, spregiudicati, innovativi, finora per quanto riguarda la politica Mirbeau si sempre schierato con la destra. Chi, come Pierre Michel, si dato il compito di giustificarlo, lo assolve da questi esordi reazionari, che verranno peraltro rinnegati dallo scrittore stesso, invocando necessit alimentari. Insomma il giovane Mirbeau scriverebbe articoli reazionari non per convinzione ma perch costretto a servire i suoi padroni N sembra suscitare dubbi il fatto che tale presunta cattiva fede non renda i suoi articoli meno efficaci, n soprattutto le sue azioni meno coerenti (il focoso giornalista sfida volentieri a duello gli avversari: nella sua vita si esibir in ben tredici duelli), e neppure che essa non traspaia affatto dalla corrispondenza o dalle dicerie della cerchia ristretta dei suoi amici. La cattiva fede, si sa, come giustificazione postuma ha il vantaggio dessere spesso indimostrabile. Nel 1882, c una prima svolta importante, che per non va ancora nella direzione giusta. Mirbeau, a questo punto gi affermato e temuto, scrive nel Figaro, il principale giornale conservatore, un attacco violentissimo contro gli attori che godono di un successo e di una reputazione spropositata rispetto ai loro meriti. Egli applica le argomentazioni del Paradosso di Diderot, ribaltandole in accuse: Cos un attore? Lattore per la natura stessa del suo mestiere un essere inferiore e un reietto. Dal momento in cui sale sul palcoscenico, ha abdicato alla sua qualit duomo. Non ha pi n personalit, cosa che persino i pi cretini possiedono sempre, e neppure forma fisica. La prospettiva sottintesa di questa invettiva che il pubblico, pronto a innalzargli statue, palazzi, pantheon al confronto ingeneroso con gli artisti. Larticolo appartiene a quel filone, abbastanza diffuso durante tutto il secolo, di vittimismo letterario: solo che questa volta nella contrapposizione tra borghese e artista spuntava un altro bersaglio, lattore, che effettivamente nella societ occidentale gi allora godeva di un prestigio smisurato che lormai prossimo

avvento del cinema non far che aumentare ulteriormente. Mirbeau mirava giusto nel colpire il divo, uno degli emblemi della nuova societ di massa. Lo scandalo fu enorme. Gli rispose duramente nello stesso Figaro Coquelin, il celebre attore che lo detestava, essendone ricambiato. Il giornale si dissoci dalla sua difesa. Non gli restava che abbandonarlo. Nel 1883, dopo una delle sue periodiche depressioni, Mirbeau decide di non avere pi padroni e fonda un suo giornale, Les Grimaces. che diventano la sede della pi feroce polemica anti-repubblicana e anti-ebraica. Il suo primo articolo un Ode al Colera, che viene invitato a far piazza pulita di tutto il marcio della societ francese: Ebbene, Colera, lo vedi, questi criminali non sono forse fatti per passare sotto la tua severa giustizia, perch la giustizia umana impotente contro di loro, perch un re non viene, perch un uomo non appare con la spada in mano, nel chiarore insanguinato della rivolta liberatrice. Le conclusioni di questa perorazione sono tuttaltro che anarchiche: auspicano ancora una volta soluzioni bonapartiste, uomini forti. Il 15 settembre, si scatena contro Rothschild e la finanza ebraica: Per il momento, ci chiamiamo ancora la Francia, la qual cosa una concessione di cui dobbiamo essere loro grati. Domani forse ci chiameremo Gerusalemme! Secondo P. Michel, Les Grimaces sarebbero solo in apparenza un organo reazionario, in quanto tutto lordine sociale che vi stigmatizzato 1. Il critico ricorda inoltre che polemiche antiebraiche, prima dell'affare Dreyfus, spesso furono alimentate in Francia proprio dalla sinistra (se questa, come pare, vorrebbe anche essere una giustificazione, suona tuttavia assai strana). Persino negli articoli di Les Grimaces, Mirbeau resterebbe dunque un rivoltoso, avido di giustizia sociale2. Certo Mirbeau non ha nulla a che vedere con quella tradizione della destra francese - cattolica, legittimista, aristocratica - risalente a De Maistre, che ancora stentatamente sopravviveva nei ranghi del partito legittimista. La sua insofferenza per il parlamento, giudicato, per sua stessa natura, corrotto e imbelle (questo parlamento dimbecilli, camerieri, mascalzoni, rispetto a cui le prigioni della Nuova Caledonia sembrano case rispettabili ), la sua aspirazione a un ordine morale e nazionale instaurato da un uomo forte, limpazienza verso le regole della politica che si traduce nel desiderio di un intervento al di fuori delle regole, la sua inclinazione a cercare capri espiatori, il disprezzo per il razionalismo, la violenza dell'argomentazione che volentieri cede il posto allinvettiva, tutto questo armamentario ideologico e retorico appartiene piuttosto a unaltra destra pi moderna e meno aristocratica la cui voce nel novecento sarebbe risuonata fragorosa. Insomma il Mirbeau delle Grimaces assomiglia piuttosto a Cline e per nulla a Chateaubriand. Questa destra poggiata non sulle istituzioni tradizionali prime fra tutte la chiesa e la famiglia bens su una sorta di smisurato individualismo pu in effetti alcune volte volentieri sfociare nella rivolta anarchica. La svolta decisiva nella vita di Mirbeau ha inizio nel 1884. Dopo lennesima crisi depressiva, lennesima fuga da Parigi, la fine di Les Grimaces, al ritorno collabora con un quotidiano repubblicano moderato, La France, con una rubrica sullarte in cui inizia a mediare artisti davanguardia come Rodin, Monet, Czanne, Pissaro, Maillol, Gaugin, Camille Claudel a un
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P. Michel, Prface a O. Mirbeau, Combats politiques, Paris 1990, p.10. P. Michel, Prface cit., p.11.

pubblico piccolo-borghese dai gusti conservatori. Malgrado scriva ancora per vari giornali, lattivit di romanziere comincia per a diventare prevalente. Gi negli anni precedenti aveva prodotto romanzi alimentari per altri o sotto pseudonimi. Adesso scrive, sempre tuttavia senza firmarli, romanzi pi impegnativi, La bella signora Le Vissart (opera notevole che rivaleggia con La Cure di Zola) e Le incertezze di Livia. In questanno inizia anche il suo legame con Alice Regnault, ex attrice, frequentatrice del demi-monde parigino, dalla reputazione sospetta ma dalla solida posizione economica. La sposer nel 1885. Linfluenza della donna potrebbe aver contribuito alla sua conversione politica. Mirbeau rinnega il suo passato reazionario. Aderisce con sempre maggiore entusiasmo a posizioni anarchiche. Legge Kropotkin. Collabora a riviste libertarie (senza per abbandonare collaborazioni pi remunerative). Nel 1892 pubblicher nella rivista anarchica LEndehors di Zo dAxa articoli assolutori per Ravachol e gli attentati anarchici. Nel 1893 scrive la prefazione a La societ morente e lanarchia di Jean Grave. A partire dal 1897 si impegna al fianco di Zola nella richiesta di revisione del processo Dreyfus. In nome del pacifismo, stringe rapporti con i socialisti. In questa conversione politica egli tuttavia conserva delle precedenti opposte battaglie non solo il radicalismo ma anche alcuni dei principali avversari. E infatti continua a trovare consonanze con scrittori saldamente di destra: con Brunetire nellopposizione allo scientismo, con Bloy. Insomma se Pierre Michel ha qualche ragione a sostenere una certa unit nel pensiero politico di Mirbeau, sarebbe forse giusto affermare che il secondo Mirbeau, quello corretto, assomiglia al primo reazionario, almeno altrettanto che il viceversa. Rispetto a prima tuttavia, Mirbeau ha lasciato padroni e politici cui spianare la via e da cui attendersi riconoscenza. Anzi offre generosamente il proprio prestigio di scrittore di successo a intellettuali anarchici sorvegliati dalla polizia, a perseguitati politici in patria e fuori (si impegna anche per la liberazione di Gorkij). Soprattutto, pur considerando sempre la Repubblica corrotta e guasta, non auspica pi la rigenerazione della societ francese grazie al colera o allazione di un uomo forte, bens grazie al trionfo, utopico e dunque disperato, dell'anarchia. Questa svolta politica coincide con lassunzione piena della responsabilit di romanziere. Con il suo nome in copertina, pubblica nel 1886 Il Calvario, in cui riversa linfelice esperienza patita tempo prima a causa della bella infedele. Tornava nel romanzo francese quella miscela micidiale di scacco erotico che genera, attraverso la gelosia, misoginia e scacco collettivo, che una cinquantina danni prima aveva animato Le confessioni di un figlio del secolo di Musset. Il romanzo conteneva infatti una rappresentazione della brutale, stupida crudelt della guerra che sembra anticipare alcune celebri pagine del celiniano Viaggio in fondo alla notte . Fu un successo di scandalo. Nel 1888 appare Il reverendo Jules: e puntuale si verific un nuovo scandalo, che si ripet anche con Sebastien Roch nel 1890, in cui viene raccontato lo stupro di un allievo in un collegio religioso. Nel 1899, Il giardino dei supplizi. Nel 1900, Diario di una cameriera . Nel 1901, I 21 giorni di un nevrastenico . Nel 1907, La 628-E 8, dal nome dellautomobile con cui aveva attraversato lEuropa: romanzo che entusiasma Marinetti e che riaccende la polemica tra le lettere francesi e il Belgio. In tutto questo tempo continua a scrivere racconti, novelle

e soprattutto opere teatrali, ingaggiando duri scontri con la critica e con gli attori. La pice, Gli affari sono gli affari (1903) riporta un tale successo internazionale da risolvere per sempre i suoi problemi economici. Come risulta da questa lunga serie di opere cui puntualmente corrisponde uno scandalo o una polemica, la cifra di Mirbeau, quella che accomuna la sua disparata produzione saggistica e narrativa e che al tempo stesso interpreta anche un certo spirito di quella fine di secolo, mi pare la provocazione. La provocazione una risorsa pericolosa in letteratura, esposta com a perdere col tempo, prima o poi, tutto il potenziale di scandalo e infatti si pu sostenere che Mirbeau labbia pagata cara. Se oggi si tornano a leggere le sue opere, non soltanto per lintatta attualit dei bersagli cui ha mirato, ma perch i suoi romanzi, come prover a dire per Il reverendo Jules, si fondano su una complessit letteraria tale da impedire che si risolvano soltanto in essa. Morir nel 1917, mentre ancora infuria la guerra, che, assieme alla malattia, lha ridotto da tempo al silenzio. Poco dopo la sua morte, appare nel Petit Parisien un Testamento politico, in cui risuonano accenti patriottici dincoraggiamento ai soldati francesi. Pierre Michel dubita della sua autenticit. Un ultimo mistero.

Un romanzo di rottura
Al suo apparire Il reverendo Jules fu salutato dalle deplorazioni della stampa cattolica che lo stigmatizz come immondo, blasfemo, infame, sadico e dagli apprezzamenti di quasi tutti i pi importanti scrittori francesi. Per Taine e per Banville, era uno dei pi bei libri di questepoca; per Rodenbach, un capolavoro; per Bergson, un prodigio. Per Mallarm, Mirbeau aveva creato un personaggio che nessuno potr dimenticare; per lentusiasta Maupassant, era riuscito a dare la nozione precisa di ci che un dannato. Persino lantipatizzante Daudet aveva dovuto riconoscergli daver raggiunto una sorta di sublime. Ma aveva anche osservato che vi era comunque riconoscibile un debito zoliano. In una lettera a Paul Hervieu, dedicatario del romanzo, del marzo 1888 Mirbeau torna sullargomento che evidentemente doveva stargli a cuore: Non credevo di aver fatto dello Zola. Al contrario credevo, era mia intenzione ma la forma mi ha tradito, di dare unimpressione di grande tristezza, piuttosto di melanconia. Ho mancato il mio effetto. Peccato! Ne ho mancati tanti altri.3 Per chi scriveva romanzi a fine secolo in Francia (e non solo), il confronto con il modello zoliano era in qualche modo inevitabile. Non meraviglia dunque che una qualche traccia di questa influenza si trovi anche ne Il reverendo Jules. La pi appariscente forse proprio il peso che ancora vi gioca lereditariet. Le ossessioni di Jules, che si presentano come una malattia del corpo e non solo della psiche, traggono origine dal suo stesso sangue: dal carattere violento, dispotico, sensuale del padre alcolista. Per prima la soavissima madre a riconoscere in lui il ritratto del marito. Inoltre appare molto naturalista (ricorda
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Citato da P. Michel, J.-F. Nivet,Octave Mirbeau, limprcateur au coeur fidle, Paris 1990, p.350. Allo stesso studio biografico si rimanda anche per laccoglienza allopera.

pagine di Zola, di Maupassant, di Renard) anche la rappresentazione, sempre accompagnata da una nota comica o grottesca, della grettezza piccolo borghese e provinciale della famiglia del narratore. Lesistenza di queste tracce non impedisce tuttavia, come ha giustamente intuito M. Raimond, 4 che il romanzo si collochi al di fuori dell'estetica naturalista. Che sia un romanzo di rottura. Il segno pi vistoso di questa rottura sta in quella particolare prima persona adoperata dal narratore per raccontare la storia di Jules. Che fosse dettata come nel caso di Balzac da unesigenza di dominio del racconto, in quello di Flaubert da uno scrupolo di impersonalit o in quello di Zola da una pretesa scientifica, la distinzione tra narratore e personaggio, che comporta il racconto alla terza persona, si era affermata nel canone del realismo francese ottocentesco. Il dominio della terza persona aveva finito per relegare la narrazione in prima ai margini dell'universo del romanzo: oltre che nellautobiografia, nella pseudo-autobiografia o, come comunemente si chiamava, nel romanzo personale5. Il reverendo Jules tuttavia, pur essendo raccontato alla prima persona, non solo non una autobiografia, per quanto si serva di molti ricordi privati;6 ma non neppure un romanzo personale. Infatti chi parla racconta non la propria storia bens la vita di un altro: un nipote riferisce dello zio, prete dalla personalit eccezionale e misteriosa, con cui da ragazzo ha avuto rapporti sporadici. Il metodo realistico di presentare preventivamente un ritratto del personaggio che ne consegni al lettore il carattere, viene sostituito dalla conoscenza progressiva delle sue azioni e delle sue parole da parte di un altro, che non ha lautorit, n la posizione per comprenderle interamente. Infatti sebbene la prospettiva del racconto sia evidentemente retrospettiva, il narratore conserva alcune ingenuit che erano dell' Albert personaggio: del ragazzo che si presume che fosse. Se queste ingenuit possono facilmente essere corrette da un lettore avvertito, vaste lacune, vere e proprie ellissi non si possono colmare e restano tali. Chi legge, non avendo altra fonte di informazione, deve rassegnarsi a non conoscere interamente n la vita, n la psicologia del Reverendo Jules. Non sapremo mai sulla base di quale ragionamento o movente si fatto prete se evidentemente non crede e disprezza la religione, n sapremo qual stata la sua vita a Parigi. Deve restare fino alla fine un indecifrabile enigma. Appare esaurita la fiducia naturalista nella possibilit di chiarire scientificamente la personalit di un uomo (anche perch questi sfugge alla regolarit dell'agire medio). Ne Il reverendo Jules (1888), questa rottura non tuttavia ancora completa n del tutto perfezionata. Nel capitolo III della prima parte, occupato da una lunga, tradizionale analessi, si raccontano fatti e pensieri di Jules che il
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M. Raimond, La crise du roman des lendemens du Naturalisme aux annes vingt , Paris 1966, p.422. 5 Nel 1905, la tesi di J. Merlant Le Roman personnel, de Rousseau Fromantin , ricostruiva questa tradizione di opere che tuttavia non necessariamente ricorrono alluso della prima persona.. 6 Oltre ai numerosi elementi biografici relativi allambientazione provinciale e al carattere piccolo-borghese dei genitori, Mirbeau ha cercato di accreditare anche lesistenza di un modello reale per Jules, in un suo zio prete, di cui per finora non stata trovata traccia. Nonostante ci, da un punto di vista letterario, appare discutibile la definizione di romans autobiographiques che riunisce in una edizione recente (1991) Il reverendo Jules a Il Calvario e a Sbastien Roch.

narratore non dovrebbe sapere. Come pure, gli indizi forniti sul comportamento di Jules consentono una diagnosi di nevrosi sessuale tutto sommato abbastanza sicura (una sorta di corrispettivo maschile dell'isteria, la malattia che a quellepoca appassionava medici e romanzieri). Malgrado questi resti, siamo comunque gi fuori dai confini del naturalismo. 7 Come conferma il fatto che questa particolare forma di narrazione, che in termini tecnici si chiama intradiegetica eterodiegetica,8 verr in quello stesso torno danni pi volte ripresa da romanzieri innovatori del canone romanzesco realista. Conrad fa raccontare a Marlow quanto sa e quanto capisce di lord Jim (nellomonimo romanzo del 1900) e di Kurtz (in Cuore di Tenebra, 1902). In Francia poi la user Alain-Fournier per il Grand Meaulnes (1913). Ma chi Jules? Quali sono i contorni del suo indecifrabile enigma? l personaggio del prete maledetto era un tipo creato dal romanzo nero di fine Settecento. Questa figura non aveva nulla della bonaria ingordigia alimentare e sessuale che fabliaux e novelle avevano tradizionalmente attribuito agli uomini di chiesa: per lo pi personaggi comici che gabbano o sono gabbati. Ancor pi del discredito che il secolo dei lumi aveva deposto sulla religione, aveva ispirato la creazione settecentesca del malvagio in sottana la disapprovazione protestante nei confronti della religiosit cattolica. Gli esempi maggiori sono infatti inglesi: lAmbrosio di The Monk di Lewis (1795) e lo Schedoni di The Italian (1797) di Ann Radcliffe. E non mancano neppure nel contemporaneo romanzo nero tedesco. 9 Lottocento romantico, attratto dalle contrapposizioni estreme, dagli ossimori, aveva ripreso questo genere di personaggio: Gautier aveva creato Romuald, prete sedotto dalla bellezza nella Morta innamorata (1836); soprattutto Barbey dAurevilly, il maggiore avversario del naturalismo, ne aveva dato straordinari esempi, a cominciare dal terribile protagonista di Una storia senza nome, racconto apparso nel 1882, sei anni prima de Il reverendo Jules. Con Mirbeau questo personaggio tuttavia torna in una maniera nuova che sostanzialmente esclude la religione e la logica della profanazione. Per Jules lo stato di prete prescinde da qualsiasi convinzione trascendente, presuppone soltanto ladesione a una istituzione che in cambio di un certo potere richiede una forte repressione degli istinti. Al personaggio estranea la lotta tra puro e diabolico, tra fede e inclinazione. Il reverendo attraversato soltanto dalla contraddizione esplosiva, e tutta laica, tra il desiderio sessuale, inteso come pulsione naturale, e la morale religiosa che contro natura impone una vita casta. Dio non centra, perch Jules non ci crede (e fu forse proprio questo a scandalizzare tanto). Dalla parte del desiderio, c la brutalit e lautenticit; da quella della legge c la stupidit, limbroglio. Questa contraddizione elementare tra natura e norma sociale, i cui elementi si trovano gi in Rousseau, 10 ha come esito un comportamento non lineare, imprevedibile, nevrastenico. Jules si piega alle imposizioni della
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Una tale rottura del canone naturalista sarebbe il portato, secondo unopinione abbastanza unanime della critica, del successo in Francia dei romanzi russi, di Tolstoi e soprattutto di Dostoievski. Daltronde il reverendo Jules assomiglia a personaggi dostoievskiani per la non linearit del suo comportamento, per il mistero che oppone allo sguardo degli altri personaggi e dello stesso narratore. 8 Cfr G. Genette, Discorso del racconto, in Figure III, Torino 1974. 9 Cfr. M. Lvy, Le roman gothique anglais 1764-1824 , Tolouse 1968, pp.322-23. Amsterdam, Colonia e Londra erano le centrali editoriali di questa letteratura anticattolica. 10 Linfluenza di Rousseau evidente anche nel tentativo pedagogico di Jules.

condizione ecclesiastica in maniera sempre imperfetta, inadeguata. Non ha amanti ma manifesta di continuo le sue pulsioni, dice messa ma in maniera sommaria e deludendo i fedeli, dovrebbe predicare lamore e invece terrorizza tutti, caritatevole ma in maniera volubile, persecutorio ma poi si pente. . La sua contraddizione irrisolvibile e insopprimibile e ha come esito la malattia moderna per eccellenza, la nevrosi. E infelice, non solo perch deve reprimere i propri desideri, soprattutto perch non riesce a reprimerli completamente. Il personaggio presuppone infatti lesistenza di una profondit oscura che sfugge al suo stesso controllo, che gli altri, a cominciare dal nipote Albert, percepiscono come un pericolo senza riuscire comunque a comprenderla. Questo fondo incontrollabile che affiora potrebbe corrispondere a quellinconscio che di l a una decina danni Freud avrebbe descritto e teorizzato e che- come spesso si affermato sarebbe stato comunque gi scoperto da molti romanzieri europei di fine secolo? Sebbene anticipi qualche tratto della sua scoperta, per definire questa dimensione interiore presupposta dal romanzo forse inutile scomodare Freud. Il predominio della pulsione sessuale appare infatti un prestito darwiniano: quelli di Jules sono gli appetiti della bestia che in lui (come si esprime la fedele serva Madeleine). Daltra parte di derivazione dostoievskiana mi sembra la caratteristica di questo presunto inconscio di esprimersi dentro il comportamento consapevole, adulto, sociale, alterandolo radicalmente. La congruit freudiana del personaggio non mi pare insomma il punto saliente. Pi importante risulta la sua capacit, realizzata grazie a mezzi letterari nuovi, dessere doppiamente contraddittorio: contraddittorio nel comportamento e contraddittorio quanto alla compassione e alla repulsione che provoca nel lettore. Perch se da una parte vittima di una morale assurda, dallaltra Jules non per niente innocente: il suo desiderio aggressivo, brutale, non si manifesta mai nelle forme di una primigenia purezza. E sadico, crudele, guastafeste. La sua violenza interiore il corrispettivo di quella che ha subito. Se i termini del contrasto che anima il personaggio sono rousseauiani, Mirbeau per non coltiva illusioni sulla bont della natura umana. Maupassant in una lettera a Mirbeau aveva colto perfettamente la straordinaria violenza della contraddizione che anima il personaggio. Ed dunque giusto cedere a lui lultima parola di questa introduzione: Preferisco dirti subito quanto amo il tuo reverendo Jules. Mi ha dato la nozione precisa di ci che un dannato. Questa vecchia parola mi si chiarita alla lettura; e ho seguito con angoscia tutti i moti di questanima di posseduto. E allucinante, spaventoso e simpatico, questuomo di cui tutte le idee, tutti i sensi, tutti i gusti sono scatenati. Francesco Fiorentino

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