Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
ro
www.cimec.ro
www.cimec.ro
DONATIA
PROF. ION NESTOR
) Notre ami, M. Roberto Paribeni, nous a fait agréable de l'en remercier ici aussi au nom de la
le grand plaisir de nous offrir pour la Dacia un direction de cette revue [V. P.].
J
des chapitres encore inédits de son important ou ) De Magislratibus II, 28.
vrage manuscrit sur l'empereur Trajan, ayant 2
) Veggasi adesso l'articolo di J . Carcopino, nella
pour titre: «Optimus Princeps. Saggio sulla storia Dacia I , 1924, p . 34 sqq. Les richesses des Daces.
c sui tempi deliimperatore Traiano», couronné en 3
) Noctes Atticae X I I I , 24.
1921 par l'Académie Nationale Italienne dei Lincei 4
) Cas. Dio. 68,15. I giuochi fastosissimi dati da
du grand prix royal d'Archéologie. Il nous est Tito per inaugurare il Colosseo d u r a r o n o 100 giorni.
*) Il célèbre medaglione d'oro di Augusto, tro- da Cottantïno a Bisanzio per ornare il palazzo
v a t o a Pompei non pare che abbia nessun in- del senato (Legrand in Revue des éludes grecques
tendimento storico; se mai puô averlo qualcuno I X , p. 89).
3
dei pezzi d'argento di Domiziano (Gnecchi: ) Bull, de la Soc. des Antiquaires de France
I medaglioni Romani I t a v . 21, n. 1 — 5 ) sulla 1870, p. 1 1 3 ; 1872, p. 8 4 ; Froehner: La colonne
questione délia essenza e délia definizione del Traiane, p. X I V ; Déchelette: Les vases cêrami-
medaglione, cfr. K e n n e r : II medaglione Romano ques ornés, I, p. 214.
4
in Riv. Ital. di numism. 1889, p. 83,243; Gnecchi: ) Res gestae Divi Augusti; C. I. L., III, |>- 796
op. cit. I, p. X X V e segg. lin. 50, cfr. Gardthausen: Augustus.
2 6
) Cfr. C. I. L. X I I , 105, 106, e specialmente ) Cfr. P â r v a n : Câteva cuvinte eu privire la
le grandi porte scolpite deU'Artemision di Efeso organizatia provinciei Dada Traiana, Biicuresti,
coi ricordi allegorici délia vittoria, portate poi 1906.
www.cimec.ro
I.'ORDINAMENTO DELLA CONQLISTA DI TRAIAXO
') Lactant: De mort, persec. 23; cfr. Mommsen Palmirene: Iaribolos (C. I. L., III, 1108).
Masquardt: Manuel des antiq. rom. X , p. 268; Persiane: Mitra (C. /. L., III, 968, 899 — 901,
Lachmann: Die rômische Feïdmesser, II, p. 96; 1013,1109-113, 1119-1123, 1357, 1436, 1437,
C. I. L. I I I , 1004. 7662, 7685, 7729, 7730, 7776-7782, 7922-7950,
2
) V I I I , 6. cfr. Cas. Dio. 6 8 , 1 4 ; Aurel. Victor 8083, 8041, 12581, 14466. Sul Mitreo di Sar
Caes. 15. mizegetusa, cfr. Studniczka in Arch. Epigr. Mitt.
3
) Galati, C. I. L. I I I , 860, 1394; Asiatici, C. I. aus Oest., VII, p. 200); Coûtes (C. I. L., III, 994.
L. I I I , 870, cfr. Bull. Ist. 1848, p . 1 3 5 ; Palmi 7922).
reni, C. I. L. III, 7728: Sacerdos Creatus a Palmy- Traci: Dio Cavalière (Teglas in Arch. Ertesito,
renis ; (sono perô forse i soldati dei numerus omo- 1908, p. 82.
5
nimo?); Siriani, C. I. L., I I I , 7761, 7 9 1 5 ; Bitini, ) C. I. L., III, 864, 942, 1323.
e
C. L L., I I I , 1324. ) Da loro potrebbero esser tratti i soldati dei
4
) Abbiamo m o n u m e n t i e dediche a Divinità numéro dei Mauretani Tibiscenses, C. I. L., III,
Egizie: Iside e Serapide (C. L L., I I I , 881, 882: 1 3 4 3 ; V I I I , 9368.
7
973, 1341, 1342, 1428, 7768 — 7771, 8029). ) C. I. L., I I I , 993.
8
Asiatiche: Iupiter Tavianus (C. I. L., I I I , 860, ) C. I. L., I I I , 788, 7750, 7904. E ' forse gal-
1088); luppiter Erusenus (C. I. L., III, 859); Sar- lico anche luppiter Bussumarius dell'iscrizione
dendis (C. 7. L., I I I , 7762); Dolichenus (C. I. L., 12415?
I I I , 1302, 7630, 7645, 7659, 7660, 7760, 7761, ' ) L'una è u n a menzione di luppiter Cerne-
7834, 7835, 7997,14490) ; Mater Deum (C. I. L., I I I , nius che si voile considerare corne u n a romaniz-
110, 1102); Mater Troclimene (C. I. L., I I I , 7766). zazione di una divinità indigena Dierna (C. I. L.,
Siriache: luppiter Heliopolitanus (C. I. L., III, III, Tabulae ceratae 1, cfr. De la Berge, op. cit.,
1353, 1354, 7728) Azizus o Bonus Puer Phospho- p . 59, n. 3). L ' a l t r a è l'iscrizione a Sarmandus
rus (C. I. L. I I I , 875, 1 1 3 0 - 1 1 3 8 ) ; Balmarcodes che si crede divinità Dace, solo perche ricordata
(C. I. L., I I I , 7680) ; Nabarzes (C. I. L., I I I , 7938); da un'unica iscrizione di Dacia (C. / . L., I I I , 964.)
10
Malagbel, Bellahamon, Manavat, Benefal, Dea Syria ) Sono le iscrizioni C. I. L., I I I , 996, 1063,
(CL L., III, 7864,7954 — 7956,12578, 12580; 1351, 7853 che invocano i DU Deaeque Daciarum
vedi sul Santuario Siriaco di Sarmizegetusa ; et Terra ; / . O. M. et Terra Dacia ; DU Deaeque
Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., VI, p. 109 ;VIII, p. 45. et Dacia.
www.cimec.ro
KOBEKTO P A B Î B E M
il vuoto fatto dai Romani nella regione. Abbondano anche le iscrizioni a Nemesis e à
Mars Ultor *), che attestano corne il sentimento roniano fosse che i Daci avevano gra-
vemente offeso l'impero, più che altro forse con la crndele sorte fatta soffrire al pri-
gionire Longino, e ne avevano essi chiamato su di se la vendetta.
A segnare in modo certo i confini délia nnova provincia si dovette provvedere
non con un trattato, chè il Regno Dace fu considerato come del tutto cessato, ne il Se-
nato ehbe questa volta, come alla fine délia prima guerra, visita di ambasciatori
Daci che chiedessero pace, ma con la opportunité di una stabile occnpazione e di una
facile difesa.
Ne si dava il caso di un confine naturale netto e chiaramente segnato, cosi come
era stato il Danubio tra la Mesia e la Dacia. Questa determinazione di frontière do
vette farsi perlanto lentamente, man mano che la provincia si organizzava, e si apri-
vano vie, e si costruivano fortezzc. Sicchè la questione dei confini che è stata
molto discussa, specialmente per la difficoltà di porre d'accordo un passo di
Tolemeo con uno di Eutropio, mi pare che esca dai limiti cronologici che mi sono
imposti 2 ).
Capoluogo délia provincia rimase l'antica capitale del regno Sarmizegetnsa (mod.
Grâdiste-Varhely) che fu ordinata a forma romana di vivere civile, ricevette sin dallo
inizio i diritti di colonia, come ci è attestato dai prezioso documento autentico di fon-
dazione fortunataraente conservatosi 8 ).
») Cfr. C. 1. L., I I I , 1124, 1358, 1547, 1492, cifre rotonde, che non hanno se non un valore
12467, 14214, 14357, 14358 e Cagnat: Année approssimativo. Ad ogni modo la provincia ro
Epigraphique, 1914, n. 122; P â r v a n in Analelc mana venne ad occupare i paesi correspondent]
Acad. Romane, X X X V I , 1913, p. 61 etc. alla Transilvania e al Banato di TemifOara, a
2
) Tolemeo dà con sufficiente minuzia i con parte deU'Unghcria a levante délia Theiss, a
fini délia Dacia ( I I I , 8, cfr. Forbiger: Handbuch parte délia Calizia Méridionale, délia Bucovina,
der allen Geogr., I I I , 1101). Eutropio invece délia Moldavie a ovcst del Pruth, e délia Va?
( V I I I , 2) assegna alla provincia di Dacia un lacchia (cfr. Kiepert: Formae Orbis antiqui, tav.
perimetro di mille miglia romane, che scmbra X X X I I I ; Forbiger: Handbuch, I I I , p. 1102; De
essere molto minore di quello dato da Tolemeo. l.a Berge, op. cit., p. 57).
3
E ' probabile perô, che vcro contraste tra i due ) C. / . L., I I I , 1443. Una lettura interpun-
non vi sia, e che il primo intenda parlare del t a t a délie silabe VM al principio delTultima linea
paese abitato dai Daci, l'altro del t r a t t o di esso aveva fatto pensarc alla legione V Maeedonica
ridotto a provincia (cfr. De La Berge, op. cit., chc avrebbe dovuto dare il suo dirello concorso
p. 5 5 ; Brandis in Pauly-Wissowa: Real Enc. alla fondazione délia colonia. Si t r a t t a invece
s. v. Dacia, Col. 1951 ; Feliciani in De Ruggiero: délia desinenza del nome del governattore Sceu-
Diz. Epigr. s. v. Dacia, p. 1442). S'intende pure, rianOf
che la cifra rifcrita da Eutropio c una di quelle
1
www.cimec.ro
LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO
Il governatore ricordato è quel Decimo Terenzio Scauriano clie figura corne legato
délia nuova provincia in un diploma militare del 15 Febbraio 110 l ) . La fondazione
délia colonia pertanto segui subito dopo le campagne. La città, anche quando altre
la superarono in ampiezza e numéro di popolazione, e quando forse il governatore stesso
délia provincia trasferl altrove la sua sede 2 ), rimase sempre la più illustre e la più ve-
nerata délie città romane di Dacia, corne prova il nome di Metropolis ripetutamente
datole nelle iscrizioni 3 ).
Anche Tierna (mod. Orsova) al passaggio del Danubio, poco a monte di Drobeta,
pare abbia avuto da Traiano il titolo di colonia juris italici. Lo afferma Ulpiano, ne
v'è ragione di non crederlo, per quanto manchi sino ad ora una conferma epigrafica 4 ).
Infatti dovcndosi popolare il nuovo territorio con cittadini o sudditi di altre provincie,
era necessario offrire a costoro al più presto tute le migliori condizioni di vita sociale,
e quanto più fosse possibile di città regolarmente costituite.
Altri centri abitati che da Traiano cbbero la prima forma di costituzione romana
furono:
Napoca (mod. Cluj) che Tolemeo chiama già colonia, ma che viceversa sembra
essere divenuta municipio soltanto con Adriano 5 ). Anche prima di lui perô vi fu da
Traiano condotta una via, e le furono attribuiti altri centri abitati.
Potaissa (mod. Turda) per la quale il diritto di colonia venne solo con Set-
timio Severo 6 ), ma che già sin dal 109 ebbe la sua via costruita e misurata
dai Romani, che la collegava con Napoca. L'iscrizione che ad essa si riferisce 7 ),
chiama la città Potaissa Napocae, facendo intendere che Potaissa era allora un
vicus aile dipendenze amministrative délia respublica di Napoca. La strada era
stata costruita dalla cohors I Flavia Ulpia Hispanorum Milliaria Civium Romanorum
Equilata.
Apulum (mod. Alba-Iulia). Presso il campo délia legione X I I Gemina cola sta-
bilito si agglomerarono ben tosto abitanti civili. Non pochi documenti parlano di ca-
nabae délia legione, e taie denominazione continua ancora nell'anno 160 8 ). Che perô
all'ordinamento civile si sia provveduto già vivcnte Traiano, lo lascia desumere la tribu,
5
www.cimec.ro
ROBERTO PARIBEN1
cui sono ascritti gli Apulensi, cioè la Papiria che la tribu degli Ulpii e délie foudazioni di
Traiano ] ) .
Costruzioni e lavori si compiono in età traianea a Drobeta per opéra délia cohors
1 Cretum 2 ), corne aU'altra testata del grande ponte sul Danubio si costrui il castello
di Pontes 3 ).
Per i provvedimenti militari abbiamo pure qualehe notizia. Terminale le opera-
zioni militari, le truppe furono per gran parte ritirate; rimase délie legioni la X I I I Ge-
mina che fu quella che presidiô poi costantemente la Dacia. Forse per qualehe tempo
si fermo anche la legione V Macedonica 4 ). Una congrua forza militare era necessaria
non solo per impedire ritorni offensivi, per quanto poco probabili, dei Daci, ma anche
per ricevere, indirizzare, tutelare le masse degli immigrati che la politica impériale
destinava alla riuova provincia, corne finalmente per tutti i lavori di assicurazione del
paese con strade e forti, opère aile quali attendevano i soldati. Al tempo di Adriano
la legione X I I I Gemina compi dei lavori presso Heviz 6 ), ma non sappiamo, se avesse
cola il campo, che poi vediamo definitivamente stabilito ad Apulum almeno fino dal
142 6 ), probabilmente pero anche prima.
Per quanto riguarda le truppe ausiliarie, la sorte ci ha conservato un diploma del
17 Febbraio dell'anno 110, col quale si dà il congedo ai vecchi soldati di due aie e di
dieci coorti poste agli ordini del legato di Dacia Decimo Terenzio Scauriano. Le aie
sono la I Civium Rnmanorum e la / Augusta Ituraeorum; le coorti sono la I Augusta
Ituraeorum Sagittariorum, la I Britannica Milliaria Civium Romanorum, la I Hispa-
norum Pia Fidelis, la I Thracurn Civium Romanorum, la I Ituraeorum, la / Flavia Ulpia
Hispanorum Milliaria Civium Romanorum, la 77 Gallorum Macedonica, la / / / Campestris
Civium Romanorum, la IV Cypria Civium Romanorum, la VIII Raetorum Civium Ro
manorum. Sono pure ricordati nello stesso diploma un corpo irregolare di pedites sin-
gulares Britannici7). Risiedono anche in Dacia dal tempo délia conquista la ala II
Pannoniorum, la cohors II Hispanorum, la cohors V Gallorum, la cohors II Flavia Corn-
magenorum, che sono ricordate da vari documenti epigrafici 8 ).
Molto probabilmente oltre a queste, anche altre aie e coorti ausiliarie presidiavano
la Dacia, nei primi tempi per assicurare la conquista, e nei succesivi per coprire la
frontiera che raggiunse man mano estensioni maggiori, e non fu mai protetta da osta-
coli nalurali. Per questo la Dacia ebbe forlificazioni più numerose forsc che le altre
provincie, lo Ackner nella sola Transilvania ha risconlrato ventitre fortezze romane,
' ) Cfr. contro C. I. L., I I I , p. 182 Kubitschok: I I I , p. 168). Tegole con le sigle di questa legione
Impcrium Romanum tributim description, p.229. si rinvennero presso Salinae (mod. Vârfalvai
Più tardi Apulum fu municipio e colonia; cfr. G". / . L., p. 935) per esse dimostrandosi, che i
C. I. L., I I I , p. 183. Romani avevano subito presidiato i distretti mi·
2
) Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., X I X , p. 219, nerari ; cfr. Teglas: Zur Frage nach der ersten
3
) Procop. : De aedif., IV, 6 ; K a n i t z : Hômische Besetzung Daciens in Hermès, 1909, p . 618.
5
Studien in Serbien, p . 44. ) C. I. L., I I I , 9 5 3 ; questa iscrizione e l'ultra
4
) La legione V Macedonica è probabilmente di C. I. L., I I I , p. 941 dell'anno 131 contengono
ricordata dal nome Macedonica (castra Macedo le più antiche menzioni délia legione in Dacia.
e
nica?) che il Geografo R a v e n n a t e dà ad una ) Cfr. C. / . L., I I I , p. 182.
stazione tra O p t a t i a n a (moderno Magyar Korbo) 7
) C. / . L., I I I , Dipl. X X V .
e Napoca. L'indicazione puô convenire aile ro- 8
) Cfr. Bull. Corr. Hell. IV, p. 507 ; C. L L.,
vine di un campo romano presso Szuczag (C. / . L., I I I , 1371, 6273, 12632, 14216.
6
www.cimec.ro
LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO
') Ackner in Jahrbuch der central Commission cfr. C. / . L., I I I , p. 161, 165, 166, 167, 168, 215,
zur Erforschung der Baudenkmale, I, p. 65,100; 220, 1375, 1377, 1379, 1386, 1387, 1423; e final-
Tocilescu: Fouilles et recherches archéologiques en mente M a r s a n : Urme din râsboaiele Romanilor eu
Roumanie, Paris, 1900, p. 120. Dieci campi sono Dacii, Cluj, 1921.
2
ricordati dalla Tabula Peutingeriana, dall'Itine- ) Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., X V I I , p. 225.
J
rarium Antonini e dal Geografo Ravcnate, e di ) Tocilesco, op. cit., p. 123.
4
questi si hanno i nomi antichi cioè: Romula ) Taie divisione sembra già compiuta da
(niod. Reçca), Acidava (Enusesti), Rusidava Adriano secondo il diploma militare dei 129
(Drâgâsani), Pons Aluti (Ionesti-Govori), Bu- (C. I. L., I I I , p. 876).
5
ridava (Slavitesti-Eoroneasa), Castra Traiani (Gura ) Cl. h., I I I , 8010; 8 0 7 4 , - 1 0 .
6
Vàii), Arutella (Rivolari), Praetorium (Racovi^a- ) J u n g : Fasten, p. 137.
7
Copâceni), Pons Vctus (Câineni), Caput Stenarum ) Ungarische Revue, 1882, p. 278; la carta
(Roija). Altri due sono a Slâveni e a Islaz (To redatta dal Torma è in Értekezêsek a torténelmi
cilesco, l. c, cfr. Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., Tudomanyok korébol, I X , 1882; cfr. perô C. I. L.,
XV, p. 1 2 ; X V I I , p. 82 e 225; X I X , p. 81); I I I , 7633 e Rhein. Mus. X L V I I I , p. 240.
www.cimec.ro
ROBERTO PARIBENJ
A l t r a c u r a p r e c i p u a d c l H m p c r a t o r e d o v e t t e essere la i m m é d i a t e a p e r t u r a ai vie,
p r i m o s t r u m e n t o di sicura d o m i n a z i o n e . e fonte p r i m a di c o m m c r c i o e di v i t a . La g r a u -
diosa opéra del p o n t e s t a b i l e sul D a n u b i o m o s t r a v a di p e r se la c h i a r a visionc che T r a -
iano e b b e del p r o b l e m a . E quelle che poi furono le t r e principal» a r t e r i e délia n u o v a
j>rovincia, si p u o m o s t r a r e con c e r t e z z a , che furono già t r a c c i a t e d a l c o n q u i s t a t o r e
di essa.
L a T a b u l a P e u t i n g e r i a n a ce le indica con le sue s t a z i o n i , u u a è la via che d a Vi-
m i n a c i u m , a t t r a v e r s a n d o il D a n u b i o presso L e d e r a t a , v a a T i b i s c u r n ; p a s s a essa p e r
Aizis e B e r z o v i a , fu percio la s t r a d a p e r c o r s a da T r a i a n o nella p r i m a g u e r r a e s i s t e m a t a ,
corne m o s t r a n o i rilievi délia c o l o n n a , m e n t r e si p r o c e d e v a nella a v a n z a t a ' ) .
L a seconda via era quella che p a r t i v a dal g r a n d e p o n t e , r a g g i u n g e v a la vallc dello
A l u t a , e a t t r a v e r s o il p a s s o di T u r n u R o ç u r a g g i u n g e v a A p u l u m . DeU'origiue t r a i a u c a
di q u e s t a via ci f a n n o certi n o n solo il p u n t o di p a r t e n z a , m a a n c h e il n o m e di u u a délie
sue s t a z i o n i : C a s t r a T r a i a n a 2 ) . L ' a l t r a , la più l u n g a e la p r i n c i p a l e via che u n i v a i c c u t r i
più g r a n d i : Tibiscurn, S a r m i z e g c t i i s a , A p u l u m , P o t a i s s a , N a p o c a , P o r o l i s s u m fu p u r e
a p e r t a da T r a i a n o , n o n solo p e r c h e e r a l ' u n i c a via che c o n d u c e v a a S a r m i z e g e l u s a ,
o c c u p a t a fin dalla p r i m a g u e r r a , m a a n c h e p e r c h e v ' è c e r t a d o c u m e n t a z i o n c epigra-
fica délia c o s t r u z i o n e del t r a t t o più a v a n z a t o t r a P o t a i s s a c N a p o c a d e l l ' a n n o 109 : ').
L ' a p e r t u r a di q u e s t e t r e v i e in cosi b r è v e t e m p o in u n p a e s e in p a r t e m o n t u o s o
e boscoso, in p a r t e p i a n o e p a l u d o s o è u n a p r o v a di più délia g r a n d e euergia esplicala
d a U ' i m p e r a t o r e p e r p o r r e p r e s t o in v a l o r e il p a e s e , e p o r t a r l o a l l ' a l t c z z a délie al tre p r o -
vincie r o m a n e .
F u r o n o a n c h e l a r g a m e n t e s f r u t t a t e le vie f l u v i a l i ; la Marisia, l ' A l u t a . corne il D a
n u b i o e la S a v a , si affollarono di navicellai, che si raccolsero a n c h e in collegi l ) .
Con s o m m a r a p i d i t à fu o r g a n i z z a t o lo s f r u t t a m e n t o délie m i n i è r e , le q u a l i secondo
il c o n c e t t o r o m a n o sono corne i boschi e i pascoli p r o p r i e t à dello S t a t o : Ager Publicus.
I n r e p u b b l i c a p e r o lo S t a t o a mezzo dei censori n e a v e v a v e n d u t a o a f f i t t a t a n o n p o c a
p a r t e . I n q u e s t o n o s t r o t e m p o i n v e c e le m i n i è r e e r a n o q u a s i t u t t e , p e r a c q u i s t o , p e r
confisca o p e r a l t r a v i a , v e n u t e in p o t e r e d i r e t t o del fisco i m p é r i a l e , o del p a t r i m o n i o
p r i v a t o del p r i n c i p e 5 ) . Nella n u o v a p r o v i n c i a le m i n i è r e v e n n e r o p u r e a d i p e n d e r c di-
r e t t a m e n t e d a U ' i m p e r a t o r e , corne quelle che e r a n o s t a t e p r o b a b i l m e n t e p r o p r i e t à del
sovrano dace.
8
www.cimec.ro
LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO
Sin dal primo momento, durante ancora la vita di Traiano, troviamo in Dacia
documento délia presenza di un procuratore délie Fodinae Aurariae che è un liberto,
probabilmcnte greco asiatico dell'imperatore : Marcus Ulpius Hermias a ). L'organizza-
zicne cosi pronta del lavoro potè esser fatta, perche appena occupati i luoghi di estra-
zione, si p r o w i d e a portare dalle provincie vicine e specialmente dalla Dalmazia, forse
anche con una specie di coscrizione, persone già esperte e adatte allô scopo 2 ).
Traiano del resto sembra essersi occupato assai attivamente di minière, e preci-
samente nelle provincie finitime alla Dacia troviamo ricordo di Metalla Ulpiana, in
Dalmazia, in Pannonia e in Mesia (Dardania), sia che la cstrazione dei minerali sia in
quei luoghi cominciata sotto Traiano, sia che Traiano abbia in qualche modo riordi-
nalo i lavori 3 ).
I distretti auriferi di Dacia erano intorno ad Ampelum (mod. Zlatna) dove pare
risiedesse il procuratore 4 ), presso Brucla (mod. Aiud), dove è memoria di un collegium
aururiurum δ ), presso Alburnus Maior (mod. Rosia) dove si rinvennero le famose barre
d'oro bollate ϋ ), e finalmente presso Apulum 7 ).
Del personale inferiore addetto aile aurariae di Dacia sono ricordate il Subpro-
rurator. il tabularius, Yadiutor tabnîariorum, il dispensator, un subsequens librariorum,
un ab instrumentis tabnîariorum, i leguli o raccoglitori di sabbie aurifère e poi la familia,
ossia gli schiavi 8 ). Non facendosi ricordo nella série abbastanza numerosa délie iscri-
zioni riferentisi aile minière d'oro daciche di appaltatori, o conductores, sembrerebbe
da ritenere, che esse fossero esercitate direttamente dai funzionari imperiali, a meno
che a qualche cosa di lavoro privato non dovesse alludere un collegium aurariarum
ricordato in un'iscrizione (C.I.L. I I I - 941).
Al pari délie minière d'oro che diedero ricco prodotto, e che alimentarono nei temp
susseguenti le zecche di Sirmium, di Siscia, di Thessalonica, ecc. dovette essere rego-
lata la estrazione dei minerali di ferro e del sale. Probabilmente queste secondarie im-
prese furono date in appalto. Di ferro nell'antica provincia fanno ricordo solo due is-
crizioni, l'una frammentata e diincerto senso, Paîtra menzionante due conductores ferra-
riarum i quali sono quasi certamente Dalmati 9 ). Si hanno pero testimonianze di antichi
strumenti da lavoro estrattivo trovati presso Also Telek, ossia nel centro dei distretti
minerari ora esercitati, presentemente conservât! nel museo di Deva.
x
) C. / . L., 111, 1312. H e r m i a s d o v e t t e essere singolari série di m o n e t e che cominciano a p p u n t o
investito délie sue funzioni, subito dopo la con- da T r a i a n o , e che s e m b r a n o b a t t u t e precisa-
q u i s t a , perche ebbe t e m p o di esercitare il suo m e n t e per gli usi délie singole minière: con le
ufficio, e mori p r i m a del suo impériale p a t r o n o . leggende: Metalla Ulpiana Delmatica, Metallum
2
) Questo mi p a r e d e b b a intendersi d a un'is Ulpianum Pannonicum, (Metalli) Dardanici (cfr.
crizione t r o v a t a ad A m p e l u m , nella quale u n E c k h e l : Doctrina Numorum, V I , p . 4 4 5 ; Mowat
D a l m a t a si dice adsignatus ex municipio Splono ; in Revue de Numismatique, 1894, p . 412).
se si riflette che A m p e l u m è il centro dei distretti *) C.I.L., I I I , 1311, 1312.
auriferi di Dacia, e che la Dalmazia aveva an- ■>) C. I. L., I I I , 941.
ch'essa le sue aurariae (C. I. L., I I I , 1322, altri °) C. 7. L., I I I , p . 213 e 1443.
d a l m a t i ibid., 132, 1997 ; Plin. Nat. HisL, X X X I I I , 7
) C. L L., I I I , 1088.
67). Anche il Vicus Pirustarum, che sorgeva e
) Feliciani in De R u g g i e r o : Diz. Epigr. s. v,
presso Alburnus Maior ricorda i Pirusti, popo- Dacia, p . 1447.
lazione D a l m a t a n o t a per abilità nei lavori di », C. / . L., I I I , 1128; per l'altra Teglas in Klio,
minière ( J u n g : Rumer und Romanen, p . 107). 1909, p . 375.
3
) Sono da confrontarsi specialmente quelle
9
www.cimec.ro
ROBERTO PARIBEN1
3
*) Cfr. conductorcs pascui et salinarum, C. I. L., ) Feliciani, /. c , p. 1446.
3
I I I , 1363. ) Cfr. in proposito il buon lihro del Guiraiid:
2
) C.I.L., I I I , 9 7 2 - 9 8 7 , 1079, 12558, 14468. Les assemblées provinciales, Paris, 1887.
10
www.cimec.ro
I.ORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO
*) I. Krascheninnikoff ha mostrato, come a -) C. I. L., III, 1209, 1412, 1433, 1454, 1513.
3
diffondere l'uso dei concilia nelle provincie occi ) Cfr. Domaszewski in Arch. Epigr. Mitt. aus
dental! abbia provveduto in spécial modo Ves- Oest., X I I I , p . 142.
4
pasiano (Lber die Einfiihrung des provincialen ) De Rnggiero: Diz. Epigr. s. v. Dacorum
Kaiserkultus in Rôm. Westen, in Philologus, 1897, (alae, cohortes).
5
p. 147. ) Vita Hadriani, 3.
II
www.cimec.ro
ROBERTO PARIBEN1
*) Briefe iiber Zustànde in der Tiirkei in dvn ment von Adam-Klissi, Wien, 1895. Qualche cor-
Jahren 1835-1839, lettera del 2 Novembre 1837. rezione al restanro deU'insienic in Stndnicka:
2
) Les travaux de défense des Romains dans la Tropaeum Traiani, p. 6, fig. 1.
4
Dobroudcha in Mémoires de la Soc. des Antiquaires ) Délia eccellenza délia nialta fanno fcde i
de France, vol. 2 5 ; cfr. Revue Arch., 1857, X X V I , nnmerosi e tnti vani tentativi di penelrare nel-
p. 755. l'internoi ecavando cunicolî o pozzi, <· adoperando
3
) Benndorf, Niemann, Tocilesco: Das Monu anche persino le polverï «la mina.
\·:
www.cimec.ro
LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAÎANÔ
Su tutto questo corpo cilindriro si éleva un tetto a tronco di cono coperto di lastrè
di calcare intagliate e disposte a guisa di embrici, sul vertice una base a doppio anello
sosteneva un grande podio esagonale, sul quale troneggiava un trofeo, di cui pure moite
parti furono rinvenute. Aveva esso la forma consueta di un grande ceppo d'albero,
cui si figurava imposto un elmo, una corazza, due scudi, due gambiere. Ai piedi erano
statue colossali di prigionieri ritti o giacenti.
Il concetto, il disegno d'insieme, la linea, la proporzione délia mole rivelano la
mente ideatrice di un architetto valoroso, ma l'esecuzione délie sculture e degli ornati
è oltre ogni dire rozza e puérile. E di una strana e singolare rozzezza e puerilità, che
rivelano non solo compléta inesperienza, ma assenza di elementi vitali, impotenza di
evolversi in meglio. Nei rilievi romanici ad esempio che tanto richiamano il nostro mo
numento, non mancano figure altrettanto goffe e ridicole, ma si sente, che se ne potrà
trarre qualche cosa, che quell'arte non sarà stérile, e che avrà un seguito.
L'apparizione di questi strani rilievi pose in non poco imbarazzo gli studiosi di
storia dell'arte. Il Tocilesco e il Benndorf. fondandosi sui resti d'iscrizione del basamento
del trofeo con dedica di Traiano a Marte Ultore, non esitarono a dichiarare Traianeo
il monumento 1 ). Il Furtwàngler osservo giustamente, che un altro monumento romano
presentava decorazioni scultorie di analoga rozzezza: l'arco di Augusto a Susa, ma in-
vece di trarre da questa osservazione la conseguenza, che in tutti i tempi vive più o
meno coperta accanto alla grande arte un'arte idiota, si persuase, che anche il monu
mento di Adam-Clissi dovesse attribuirsi alla stessa età. E affatico Tingegno a cercar
prove per rafforzare una tesi cosi debolmente fondata. Délia iscrizione, data la sua
incompletezza, si sbarazzo presto, proponendo di leggervi, che Traiano avesse restau-
rato, non eretto il monumento. E riferi il trofeo alla vittoria di Marco Licinîo Crasso
sui Geti e sui Bastarni dell'anno 28 a Cr. 2 ).
A conclusioni assai diverse giunse il Riegl che, seguito dal Domaszewski, attribui
il monumento al tempo di Constantino 3 ).
E siccome quando di un problema semplice si vuol fare un enigma, tutti si cre-
dono un pochino in dovere di trovare una soluzione nuova, il Cichorius pensô, che il
monumento dovesse -cssere stato eretto da Domiziano in memoria di Cornelio Fusco
vinto e tagliato a pezzi col suo esercito da Decebalo, che Traiano vendicata la scon-
fitta, e recuperata l'aquila délia legione X X I Rapax, vi avrebbe aggiunta l'iscrizione
Marti Ultori e che finalmente Costantino avrebbe restaurato il monumento, aggiun-
gendovi quelle brutte figure che tanto avevano sconcertato gli storici dell'arte 4 ).
Ora tanto svariate ipotesi, mosse almeno da principio da quell'incerto e delicato
mezzo di investigare la verità, che è il criterio stilistico, non solo dovettero sbarazzarsi
dell'iscrizione, o torcerne il significato, ma si trovarono a urtare contro nuove scoperte.
Alcune iscrizioni mostrarono, che una città romana, le cui rovine appaiono a poca
1
) L. c. cfr. in seguito Tocilesco: Fouilles et Muséum, 1905, p. 158 e in Pauly-Wisowa: Real
recherches en Roumanie, p . 5 ; Benndorf in Jahres· Enc, I I I , I, col. 378.
hefte, I , 1898, p . 122. *) Cichorius: Rômische Denkmàler in der Do~
-) FurtMiingler, Intermezzi, Leipzig, 1896, p. brugia, 1904; id.: Die Reliefs des Denkmals von
51 seg. Adam-Klissi in Beitrâge Curt W'achsmuth dar~
3
) Riegl in Λίίίί. des ost. Muséums fiir Kunst gebracht, 1892, p. 1.
uml Industrie, 1896, p . 1; Domaszewski in Rhein.
13
www.cimec.ro
HOBERTO PARIBENI
distança dal monumento, aveva portato il nome di Tropaeum Traiani ] ) . Non cra anche
questo un argomento senz'altro decisivo, ma certo grandemente favorevole alla pri-
mitiva ipotesi del Tocilesco e del Benndorf. Ancora nelle vicinanze del trofeo fram-
menti di un edifizio di pianta quadrata e di un'altra grande iscrizione che ne ricopriva
i lati, ricordano i nomi di coloro che combattendo con Traiano, caddero per la Patria 2 ).
Sono ricordati in quel frammento d'iscrizione soldat i délie coorti pretorie, legionari
di incerta legione, e ausiliari délia courte I I dei Batavi e di altre coorti ignote.
Aile obiezioni del resto avevano sempre vigorosamente risposto il Tocilesco e il
Benndorf 3 ). Non solo, ma finalmente anche il criterio stesso stilistico, causa prima
dell'errore, applicato non tanto in seguito ad impressione generica, quanto a minuziosa
analisi del monumento, e specialmente dei motivi architettonici, condusse un valente
studioso a ritenere traianea l'opéra 4 ) . Sicchè ora non vi è seconde me ragione ulteriore
di esitazioni, ne mi pare che mai avrebbe dovuto porsi in dubbio, che alcuna volta è
sulle métope riprodotto il ritratto di Traiano.
Conquistato perô questo punto fermo, alcuni ne trassero conseguenze troppo vaste.
Gli a w e n i m e n t i che avrebbero dato origine al monumento, si sarebbero secondo al
cuni verificati all'inizio délia seconda guerra, anzi di là, dopo aver percorso mezzo il
Méditerranée, avrebbe preso le mosse Traiano per conquistare definitivamente la Dacia ft).
Dicemmo già, quanto inverosimile sia questa ipotesi e questo itinerario ; è molto più
opportuno ammettere, che il monumento si riferisca non a t u t t a la guerra dacica, ma
all'episodio délia invasione in Mesia, quando durante la prima campagna alcune tribu
daciche e altri germano-sarmatiche, scosse dal rumori délia grande guerra in Dacia,
e per essa t r a t t e a sperare in facili prede irruppero nella parte meno guardata e più lon-
t a n a délia provincia.
Ne si oppone a questa ipotesi il fatto che l'iscrizione del trofeo porti la data del
109, quando cioè la prima campagna dacica era finita da un pezzo. Anche il principio
délia seconda sarebbe lontano da quelFanno, e d'altra parte anche l'altro insigne mo
numento délia guerra, la colonna traiana, reca la data del 113.
Sono pure, come già dicemmo, da correggersi le opinioni del Benndorf e del To
cilesco in un altro punto, nell'attribuzione cioè a Traiano del vallo che dal gomito del
Danubio, a Nord di Adam-Klissi va verso Costanza 6 ). Ogni paesano rumeno ripete,
che quella grandiosa fortificazione è opéra di Traiano, ma le ragioni portate dal Pe-
tersen e dallo Schuchardt fanno ritenere quasi certo, che essa sia opéra posteriore, in
parte almeno attribuibile a un cornes Traiano, générale di Valente contro i Visigoti 7 ).
Chiamato adunque laggiù dalle nécessita di guerra, Traiano s'interesso vivamente
aile condizioni délia romanità in quelle regioni, vide, quanto dcbole e malsicura fosse
x
) C. I. L., I I I , 12470. piîi acri che suasive.
2 6
) C. I.L., I I I , 14214; p . 2316 4 ». ) Benndorf, Tocilesco: Das Monument von
3
) Benndorf in Arch. Epigr. Mitt. aus Oester- Adam-Klissi, p . 15.
e
reich, X V I I , p . 1 0 5 ; X I X , p . 1 8 1 ; Jahreshefte, I, ) Essi propongono anche di riconoscere quel
p . 132. Tocilesco: Fouilles et recherches, p . et seg. vallo nelle scène 95 e 96 délia Colonna T r a i a n a ;
Nella polemica e n t r ô a n c h e il P c t e r s e n in Rom. cfr. Das Monument von Adam-Klissi, p . 124.
7
Mitt., 1896, p . 3 0 2 ; 1903, p . 68. ) Cfr. D e L a B e r g e : Trajan, p . 6 3 , n. 7 ;
*) S t u d n i c z k a : Tropaeum Traiani, Leipzig, P e t e r s e n in Rom. Mitt., 1896, p . 1 0 7 ; S c h u c h a r d t
1904. Le obbiezioni del Furtwiingler in Jlerl. in Jahrbuch des Inst., 1901, p . 116.
Philologische Wochenschrift, 1904, p . 1000 sono
www.cimec.ro
Il
LORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TRAIANO
*) La ricerca e la illustrazione di tali memorie rici dei suoi scavi in un volume: Inceputurile
si deve in particolar modo a Vasile P â r v a n che vietii Romane la gurile Dunârii, Bucarest, e in
ha compiuto ampie esplorazioni a Histria, a un articolo: / primordii délia civiltà romana aile
U l m e t u m , a Tomi, e ne ha reso conto in nume- foci del Danubio in Ausonia, X , p. 187 seg.
2
rose memorie délia Accademia R o m a n a di Buca ) Cfr. Pick: Miïnzen von Dacien und Moesien,
rest (Analele, vol. dal X X X I V al X X X I X , I, p . 184.
3
1 9 1 2 - 1 9 2 0 ; Memoriile série I I I , vol. I I , 1923) ) Vedinele prove nella Ucrizioni délie singole
riassumendo poi hrillantemente i risultati sto- città in C. I. L., I I I .
15
www.cimec.ro
ROBERTO PARIBEN1
LS
www.cimec.ro
LORDINÀMENTO DELLA CQNQ1 ISI V M TRAIANO
di Traiano, ma la Sergia, la tribu di Adriano. quasi che Traiano non sia giunto a terni i-
nare il suo assetto di questa città.
Serdica — Moderna Sofia, in Bulgaro Sredetz fu rtô/u; greca col nome di Ulpia Ser-
dica, corne appare da monete e da iscrizioni ').
Pautalia — Mod. Kiistendil nella vallata dello Struma. aneh'essa ebbe eostitu-
zione greca, e porto il nome di Ulpia Pautalia, ricordato da monete e da iscrizioni 2 ).
Anchialos — Mod. Ancbialo sulla costa del Mar Nero presso Apollonia all'ingresso
del Golfo di Burgas, porta in un'iscrizione e nelle monete il nome ΛιΟνλα,ιανιην'Λγχιαλέοη'
aveva importanza commerciale notevole, sia corne sbocco di vie dall'Egeo e dalla pia-
nura danubiana al Mar Nero, sia per la sua ricca produzione di sale. Per questo, da
piccolo luogo 3) dipendente dalla maggiore Apollonia, Traiano ne fece una città indipen-
dente e con propri magistrati 4 ). Le figure di Cibele, di Iside e Serapide, e il tempio di
quest'ultima divinità, rappresentato sulle monete, fanno pensare anche qui a una forte
immigrazione orientale 5 ).
Bizye — Mod. Λ iza presso Astai, in iscrizioni militari porta il nome di Ulpia Bizye.
e
le monete invece hanno semplicemente ΒΙΖΥΗΝΩΝ ).
Augusta Traiana — Ritennero alcuni fosse il nome che prese l'antica Beroe, quando
Timperatore l'arricchi di abitanti e diprivilegi 7 ). Beroe corrisponde al luogo délia odierna
Stara Zagora, ed anche essa era in posizione strategicamente notevole allô sbocco di
importanti passi dei Balcani e aU'incrocio di grandi vie. Vi ebbe luogo infatti la grande
battaglia cosi infelice di Decio contro i Goti nel 251. Il Kalopothakes fa rilevare perô
che in document! contemporanei si trovano ricordati sia Ulpia Beroe, sia Augusta
Traiana, e sarebbe perciô d'awiso che le due città siano state distinte, e che ambedue
abbiano provato i benefici di Traiano. Le monete hanno la leggenda Ανγονοτη Τραιανη.
e recano tra le altre divinità anche Cibele e Nemesis 8 ).
Topiros— Sulle monete che cominciano da Antonino Pio è detta Ulpia Topiros 9 ).
Memorie epigrafiche non se ne hanno.
l s
) Cfr. le m o n e t e a cominciare da Marco An- ) Cfr. Miinzer e S t r a c k : Antike Miinzen von
relio: E c k h e l : Doctrina Numorum, II, p. 46; Trakien, p . 207, 211, n. 418, p . 238 n. 482.
6
Catalogue of Coins of the Mus., Thracia, p . 171 ; ) P e r l'iscrizioni cfr. Ephem. Epigr., I V , 895,
cfr. iscrizioni di militari: C. I. L., V I , 3 3 1 4 ; Eph. lin. 20, 25, 31 ; per le m o n e t e : Catalogue of Coins
Epigr., I V , 894, 2 2 ; 895, 1 6 ; Jahreshefte, 1911, of Brit. Mus., Thracia. p . 88 ; Svoronos: Έψ. Άρχ.
p . 130. 1889, p . 102.
7
'-) Monete in E c k h e l : Doctrina Numorum, II, ) Per la i d e n t i t à di Augusta Traiana o Τρακι-
p. 38 ; Catalogue of Coins of the Brit. Mus., νεων πόλις con Beroe, cfr. D u m o n t in B. C. H.
Thracia, p . 141 ; iscrizioni di soldati in C. I. L., 1878, p . 487. K i e p e r t : Formae Orbis antiqui,
V I , 2397, 2616, 2761, 2 7 7 2 ; Notizie Scavi, 1909, testo a tavola X V I I I . Per le ohiezioni del Kalo
p . 8 1 . Per la identificazione del luogo cfr. Jirecek p o t h a k e s cfr. De Thracia provincia romana. Berlin,
in Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., X , p . 88. 1890, p . 28.
8
*) L'iscrizione è d a t a dallo Jirecek in Arch. ) F o u c a r t in Bull. Corr. Hell., V I , p . 179.
Epigr. Mitt. aus Oest. 1886, p . 171, insieme anche I n Catalogue of Coins of British Mus., Thracia,
alla descrizionc migliore del luogo. P e r le m o n e t e , p . 177 sono confuse insieme le m o n e t e di A u g u s t a
la cui série v a da A n t o n i n o Pio a Gordiano ; cfr. T r a i a n a con quelle di Traianopolis. Notevole sulle
Miinzer e S t r a c k : Antike Miinzen von Thrakien, m o n e t e di Caracalla la bella figurazione délia
I , p . 208. p o r t a délia città (Catalogue cit., p . 178, n. 11).
4 8
) Cfr. nell'iscrizione c i t a t a ή βον?.ή xai ô ) Catal. of Coins of Brit. Mus., Thracia, p. 1 7 5 ;
δήμοζ Ούλπιανών Άγχιαλέων. K a l o p o t h a k e s , /. c , p . 46.
17
2 Dacin II I9i5.
www.cimec.ro
KOBERTO PARÏBENl
' ) Ephem. Epigr., I V , n. 894, c. 13, 1 4 ; 894 in Monatsberichte der Berl. Akad., 1881, p . 447.
6
d. 1 1 ; 895, 17, 2 1 ; V, p. 186 cfr. P i c k : Antike ) L ' a v v e n i m e n t o fu rilevato per la prima
Mûnzen von Dacien und Moesien, I, p. 183, n. 4. v o l t a dal Borghesi: Oeuvres I I I , p . 2 7 8 ; cfr.
2
) D u m o n t in Bull. Corr. Hell. 1878, pag. 4 3 8 ; M o m m s e n - M a r q u a r d t : Organisation de VEmpire,
K a l o p o t h a k e s De Thracia provincia romana, pag. 43. in Manuel des antiq. rom., p . 199.
s e
) D u m o n t - H o m o l l e : Voyage Arch. en Thrace ) Cfr. Plin. Epist. ad Traianum, 43, 4 4 ; per
in Archives des Missions scientifiques, 1876, p . la d a t a cfr. Mommsen, Morel: Etude sur Pline,
174, 2 2 4 ; cfr. Bull. Corr. Hell., 190.0, p . 1 4 7 ; p . 30. Il diploma p o r t a il n u m . X X X V I I I nella
1913, p . 147. série del Corpus.
*) Sulle s t r a d e r o m a n e nei B a l c a n i ; cfr. J u n g : ' ) Il primo è ricordato in m o n c t e di P e r i n t o :
Romer und Romanen, I n n s b r u c k , 1877, p . 1 2 1 ; M i o n e t : Supplément, I I , 4 0 1 , 1187, 1188; Liebe-
K a n i t z : Serbien, p . 2 8 9 ; J i r e c e k : Ileerstrasse von 11.11■ i : Verivallungsgesch., p. 390 n. 3 ; l'altro in
Belgrad nach Konstantinopel, p. 5 e 1 5 9 ; idem C. / . L . , V, 877.
18
www.cimec.ro
L'ORDINAMENTO DKLLA CONQUISTA DI TRAIANO
1
) Cfr. Premerstein in Jahreshefte, I, Beiblatt, (C. I. L., I I I , 14214, 26). Carsium fu fondato
1 4 9 ; Domaszewski in Neue Heidelb. Jahrbucher, nel 103 e destinato ad alloggiamento delVala II
I, p. 198; cfr. perô Jahreshefte, IV, Beiblatt, 104, Hispanorum et Aravacorum: P â r v a n : Descoperiri
C. I. L. I I I , 753 = 7429, 6294, 6295, 8089, p. 2 6 3 ; noua în Scythia Minor in Analele, vol. X X X V
per la tribu Papiria, Kubitschek: Imperium (1913), p. 541.
4
Romanum tributim descriptum, p . 238. ) Cfr. C. I. L., V I , 3828 dell'anno 82 e le mo-
2
) C. / . L., I I I , 753, 7426, 7430, 7431, p. 141 nete, cfr. Tomaschek: Die alten Thraker, I I , 2,71.
6
e 9 2 2 ; Rev. Arch. 1896, X X I X , p. 259; Do- ) Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., X V I I , p. 160,
maszewski in Neue Heidelberg. Jahrbucher, 1891, 108; X I X , p. 184; C. I. L., I I I . p. 2110; P â r v a n :
I, p . 198; Not. Scavi, 1924, p . 46. Cetatea Tropaeum, Bucarest, 1912.
3 e
; Per Ulmetum, cfr. P â r v a n : Analele Acade- ) Sulla località cfr. Jirecek in Arch. Epigr.
miei Romane, X X X I V , X X X V I , X X X V I I (a. Mitt. aus Oest., X , p. 1 9 1 ; cfr. la moneta con
1912 —1915), nel 140 il campo era già divenuto la veduta délia città in Pick, l. c, I, p. 194,
un vicus con cives Romani et Bessi consistentes n. 1167, tav. I I I , n. 17.
19
www.cimec.ro
l*
kOBERÏO l'MU Ml.M
7
*) Pick, l. c , I, p. 71 e p. 593, n. 3. ) C. L L., I I I , 7613, 7615.
2 8
) Perrot: Mémoires, p. 447. cfr. Pick. /. c, ) C. / . L., 111,749, 7434, 7435, 12345, 12407;
I, p. 71, n. 3. Seure in Rev. Arch., 1907, I I , p . 2 6 8 ; cfr. Jahres-
3
) P â r v a n : Histria, in Analele Academiei Ro hefte, I, Beiblatt, col. 187.
9
mane, X X X V I I I , 1916, p . 556 seg. , Cfr. C. L L., I I I , 1685, 1686, 8169, pag.
4
) Pick in Arch. Epigr. Mitt. aus Oest., X V , 1457; E v a n s în Archaeologia, X L I X , pag. 5 8 ;
p . 3 2 ; P i c k : Miinzen, I, p. 521, 616, 635. Domaszevsky în Arch. Epigr. Mit. aus Oest. X I I I ,
°) C. I. L., I I I , 7537, 7538, 777, 14451 (le pag. 1 5 0 ; Gjorgjevic in Jahreshefte, I V , Beiblatt,
prime due e l'ultima di Tomi, Paîtra di Gher- col. 95 e 167; S t u a r t J o n e s in Papers of the
ghitza presso Troesmis). Brit. School at Rome, V, p. 452; Mowat in Rev,
e
) Una carta di queste strade è delineata da Num., 1894, p. 408; Jahreshefte. VI, Beiblatt,
V. P â r v a n in Ulmetum, I, Analele Academiei Ro col. 28.
10
mane, X X X I V (1912), t a v . X X V I ; cfr. Ausonia ) Ghislanzoni in Notizie Scavi, 1909, p. 81.
X , p . 206, n. 4.
20
www.cimec.ro
L'ORDINAMENTO DELLA CONQUISTA DI TKAIANO
1
) Cfr. Latyschew: Inscriptiones Ponti, IV, 118, Pontus, Bithynia and the Bosphorus in Animal
129. Rostowzew: liumische Besatzungen in der of the Brit. School at Athens, X X I I , p. 1.
3
Krim und das Kastvll Charax, in Klio, I I , p. 80; ) C. I. L., V, 32, 33.
4
") C. I. G. 2123, 2124, 2130; C. 7. L., I I I , 783. ) Eckhel: Doctrina Numorum, VI, 428; Cohen,
cfr. Plin.: Epist., X , 63, 64, 6 7 ; cfr. Rostowzew: Traianus.
21
www.cimec.ro
LA CAMPAGNE DE PHILIPPE EN 339
Après Téchec subi devant Périnthe et Byzance, Philippe se décide au printemps
de 339 à renoncer provisoirement à cette entreprise pour partir subitement dans une
expédition vers le Danube.
Cette expédition nous est assez peu connue et jusqu'à présent elle n'a pas été suf-
fisament discutée 1 ).
Examinons les faits. Presque tout ce que nous connaissons sur cette entreprise
de Philippe, nous est fourni par un seul chapitre de Justin: I X , 2. Mais, les renseigne-
ments que nous donne Justin, ne sont pas en concordance tout à fait logique avec l'en-
semble de la situation, ainsi que nous la connaissons par les autres sources 2 ).
En effet, tout d'abord les motifs de l'expédition, donnés par Justin à la fin du
chapitre précédent, que «m Scythiam quoque praedandi causa profectus e\si, more nego-
tiantium, impensas belli alio bello refecturus», ne sont pas sérieux.
Deux autres raisons semblent plus satisfaisantes.
La première: après ses différentes expéditions en Thrace, Philippe se considérait
comme le maître des territoires qui s'étendaient vers le N jusqu'au Danube et jusqu'à
l'embouchure de ce fleuve. Mais justement à cette époque-là, les tribus guerrières des
Triballes, qui depuis quelque temps se déplaçaient le long du Danube de ΓΟ vers ΓΕ,
avaient une attitude menaçante. C'était sans doute sous la pression croissante des peup-
lades gauloises, qu'elles entreprenaient des incursions au delà des nouvelles frontières
macédoniennes, en quête de nouveaux territoires 3 ).
*) Voir à ce sujet: Niebuhr, Kleine Schriftcn I, trôlant à la lumière des événements contempo-
p'. 378; v. Gutschmidt, Kleine Schriften, III, p. raine, ainsi que nous les connaissons par d'autres
441 ; A. Schaefer, Demosthenes und seine Zeit, II 2 , sources.
3
(1886), p. 517 sqq; J. Kaerst dans Pauly-Wis- ) Selon Hérodote (IV, 59) les Triballes vivaient
sowa, Real-Encyclopcdie, s. v. Άτέας et J. Beloch, dans la région de la moyenne Morawa ; Thucydide
Griechische Geschichte, IIP, 1, p. 557 et surtout (II, 96, 4) les mentionne dans la même contrée,
V. Pârvan, Getica, Bucarest 1926, pp. 51 — 54. leur donnant l'Oskios (Jsker) comme frontière vers
2
) l'Histoire de Justin étant un double résumé, ΓΕ; chez Beloch (Griechische Geschichtv, 111-, 2,
d'abord d'une oeuvre si vaste comme était l'his- p. 354) il est dit par erreur «Westgrenze» au lieu
toire de Théopompe, par Trogus, et, ensuite de de «Ostgrenze». Niebuhr (op. cit.), Zippel (Die
celui-ci par Justin, il est bien naturel que l'expli- rom. Herrschaft in IUyrien, p. 31) et Mullenhoff
cation de maint fait ne soit point du tout suffi- (Deutsche Altertumskunde, III), supposent que les
sante, ou que la marche des événements ne soit Triballes ont été disloqués vers ΓΕ par les Auta-
pas toujours parfaitement cohérente. C'est pour riates (Strabon VII, 318), qui à leur tour étaient
cette raison que si nous sommes obligé de nous poussés par les Celtes. Mais nous croyons que les
fonder seulement sur un passage de Justin, nous Celtes aux-mêmes s'étaient approchés déjà et que
le devons faire cum grano salis, en examinant la pression sur les Triballes était exercée par eux.
continuellement ses affirmations et en les con- Alors plusieurs tribus des Triballes se sont «lé-
22
www.cimec.ro
I \ CAMPAGNE DE PHILIPPE 1Λ 339
www.cimec.ro
23
l\ N1C0BESCU
noncent pour leur identité avec les Triballes. j n f i n M. V. Pârvan *) suppose que ce
sont des Gèles hellénisés, des «Μιξελληνες».- Nous nous rallions à cette dernière inter-
prétation, parce qu'il est tout à fait naturel que les Gètes, qui vivaient dans une étroite
liaison avec les Grecs d'Histrie, aient combattu cette tentative d'invasion 2 ). Mais sans
doute ces Gètes locaux étaient-ils soutenus dans leur lutte par les Grecs d'Histrie, avec
toutes leurs forces. Pour une colonie grecque c'était une question vitale que celle d'avoir
comme voisine une population agricole, dont on pouvait obtenir avant tout, en échange
des produits de l'industrie grecque, le blé, qui était si nécessaire en Grèce et en seconde
ligne du b é t a i l 3 ) . C'étaient justement les Gètes indigènes qui repondaient parfaitement
à ces conditions. De Scythes nomades qui vivaient de leurs troupeaux, les Histriens
ne pouvaient avoir que du bétail, ce qui était absolument insuffisant pour un com-
merce prospère. Que les Scythes se trouvassent en lutte avec les Grecs, cela résulte
du fait qu'il est dit que leur roi Aléas avait dans son camp un prisonnier grec Ismé-
nias 4 ). Dans leur lutte contre les Scythes, les Histriens ont été sans doute aidés par
les B y z a n t i n s 5 ) , car nous savons qu'Atéas leur avait envoyé un message menaçant.
Ce fait se passait probablement avant que Byzance ait été assiégée par Philippe. Pres-
sés parles envahisseurs, les Histriens — grecs et indigènes — ont probablement fait appel
aux Triballes, qui avaient été en conflit avec les Scythes, encore auparavant sur le
Danube. Dans l'espoir d'un butin facile et pour leur disputer l'établissement sur la rive
droite du fleuve, accourt un corps de Triballes plus fort que les Scythes 6 ). Atéas use d'un
stratagème pour remédier à son infériorité numérique. Il opère une démonstration
sur les derrières du corps ennemi, avec une grande bande formée d'enfants, de femmes
et de tous ceux qui étaient incapables de porter les armes, tenant tous les lances en
haut et ayant de troupeaux au milieu. En même temps il fait parvenir aux ennemis
le bruit qu'il avait reçu des renforts de la part des Scythes d'au delà du Danube. Les
Triballes croyant alors que les Scythes sont trop nombreux ne risquent pas une lutte
et se retirent 7 ).
été plus nombreux. Nous ne voyons pas de motifs *) V. Sehaefer, op. cit., p. 449.
2
suffisants pour soupçonner ce récit; cfr. Vulic, ) Lucian, Macrob. 10.
op. cit., p. 193.
www.cimec.ro
23
P. NIC0RES4 l
î
) Plutarque, loc. cit., v. plus haut à la p. 7, und dem Hohne des Skythenfursten hinlânglich* non \
note 2. paraît tout simplement grotesque.
2 3
) L'explication de la campagne de Philippe ) Cfr. Schaefer, op. cit., p. 519,0
4
donné par Schaefer (op. cit.), p. 521): «Philipps ) Antike Schlachtfvldvr in Griechenland, I, Berlin,
Zug gegen Ateas erklàrt sich aus dem Wankelmul 1903, pp. 176—177.
www.cimec.ro
26
I \ < \ΜΙ'\(Λΐ; DE P H I L I P P E KN 339
de l'airain fondu on ferait des pointes de flèches». Sur ces entrefaits, Philippe arrive
et on livre bataille. Dans la lutte qui s'engage, les Scythes nous sont montrés comme
supérieurs par leur nombre et par leur élan, mais Philippe est vainqueur par la «ruse».
Les Scythes étant presque tous à cheval, leur choc devait être formidable. Philippe
ne pouvait donc pas engager le combat avec sa cavalerie qui était d'ailleurs trop peu
nombreuse. C'était la phalange avec ses longues sarisses de plusieurs rangs sur un même
front, qui devait briser par sa ténacité la force de l'attaque furieuse. Frontin *) nous
apprend que, pour que la ligne de bataille ne fléchît point, Philippe avait placé der-
rière elle ses meilleurs cavaliers avec l'ordre exprès de retenir sur les rangs les soldats
chancelants et de tuer les fuyards ; de cette manière même les plus timides aimaient
mieux lutter qu'être tués par leurs camarades. Les ailes de l'armée étaient probable-
ment protégées plutôt par le terrain que par des détachements de cavalerie, le théâtre
de l'action ayant été choisi dans un fond de vallée entre deux collines, car autre-
ment, elles auraient été en danger d'être tournées, même si elles avaient été disposée
en crochet.
On ne saurait préciser l'endroit de la bataille ; peut-être eut elle lieu dans la région
où se trouvent aujourd'hui les villages de Casapchioi et de Caranasuf, dans les environs
de la ville Histria.
Après une lutte acharnée la victoire de Philippe était complète. Les Scythes, quoi-
que plus nombreux, luttant à la manière barbare sans aucune cohésion, comme dans
des combats singuliers, furent vaincus après une lutte prolongée, par les Macédoniens
disciplinés, qui combattèrent en masse comme une unité tactique manœuvrable, et
obéissant à la seule volonté du commandant.
Les Scythes furent mis en pièces, Atéas t o m b a 2 ) et tout le camp ennemi avec
environ 20.000 femmes et enfants et de grands troupeaux resta comme butin dans les
mains de Philippe; environ 20.000 juments de bonne race furent expédiées pour la re-
production en Macédoine.
Justin nous rapporte qu'on n'avait trouvé ni or ni argent dans le camp scythe.
Cela ne peut être rigoureusement exact parce que nous savons que les rois Scythes
avaient des bijoux assez riches en or, mais sans doute la quantité qu'on avait trouvée
ne correspondait-elle guère à celle qu'on espérait.
D'après le chiffre d'environ 20.000 vieillards, femmes et enfants et si l'on admet
la proportion de 1 / 5 pour les hommes capables à porter les armes, il résulte que le nombre
des guerriers scythes ne dépassait pas 4 — 5000. Les Macédoniens étant montrés comme
inférieurs en nombre, nous devons conclure que le corps expéditionnaire de Philippe
ne dépassait pas de beaucoup 3000 hommes.
A y a n t accompli cette partie de son programme, Philippe se dirige en amont du
Danube contre les Triballes dans la région de Silistra et Turtucaïa. Ceux-ci, loin de se
montrer impressionés par la nouvelle de la victoire du roi contre les Scythes, refusent
de se soumettre et par surcroît lui réclament une partie du butin fait sur les Scythes.
Cette étrange demande s'expliquerait par le fait que les Triballes considéraient pro-
bablement, que ce butin provenant des ennemis, avec lesquels ils étaient en guerre,
ne leur aurait pas échappé. Mais le roi macédonien les avait devancés en arrivant,
2
*) Strateg., II, 8, 11, ) V. p. 25, note 2.
www.cimec.ro
27
I\ NICORESCU
avant que leur guerre avec les Scythes l'ûl terminée, et les ayant battu il avait en-
levé seul le b u t i n ; mais à présent comme il passait par le territoire des Triballes, ceux-ci
profitaient de cette occasion, pour lui en réclamer une partie. Ainsi seulement on pour-
rait expliquer la courte relation de Justin sur cette question, qui dans Theopompe
était sans doute amplement exposée.
Dans les escarmouches qui suivent, Philippe a la malchance d'être attaqué par
surprise dans quelque défilé, où il ne pouvait pas développer son armée. Lui même
fut grièvement blessé; une lance1 transperçant sa jambe tua son cheval. Comme il tomba
avec son cheval, ses soldats le crurent tué et dans la panique, les Triballes s'emparè-
rent du gros butin. Mais sans doute ses bons officiers rétablirent-ils Tordre: on le releva
et la petite armée réussit à forcer le passage; elle rentra probablement par Serdica en
Macédoine.
Tel était donc le bilan de la campagne: Philippe avait réussi à détruire un concur-
rent dangereux qui aspirait à le supplanter dans la domination de la Thrace du N E ;
mais dans la Thrace du N il avait subi un grave échec, car il n'avait pas réussi à dompter
les Triballes.
Arrivé à Pella vers le commencement d'août, Philippe dût rester au moins un ou
deux mois en convalescence. Il ne pouvait plus songer à recommencer le printemps
suivant la campagne contre les Triballes pour les soumettre définitivement, parce que,
pendant son absence, l'état des choses en Grèce s'était tellement aggravé qu'un dénoué·
ment par les armes était devenu inévitable. Les Thébains attirés dans l'entente orga-
nisée par Démosthènes contre Philippe, avaient occupé en chassant la garnison ma-
cédonienne, Nikaia *), qui commandait l'entrée des Thermopyles. Les Thébains et les
Athéniens se croyaient dorénavant en sûreté contre les coups de Philippe. Le roi macé-
donien ne pouvait pas rester indifférent à ce tour qu'on lui avait joué. Il devait contre-
carrer les préparatifs de ses ennemis. Son armée restée en Macédoine pour être réor-
ganisée après les efforts faits devant Périnthe et Byzance, était prête et l'attendait.
Déjà probablement en octobre, Philippe s'empare par une opération hardie d'Elatée,
en tournant les Thermopyles et en évitant Nikaia. Dorénavant il n'avait plus de temps
libre pour s'occuper des Triballes, car la grande lutte décisive pour la soumission de la
Grèce avait commencé.
Ce n'est que plus tard, que son fils Alexandre entreprit l'expédition de 335 afin
de châtier et de soumettre les Triballes.
C'est ainsi, croyons nous que nous devons reconstituer les événements de la cam-
pagne de 339, racontés d'une manière si confuse chez Justin 2 ).
P. NICORESCU
*) Philochorus ap. Didym., ml. XI, I, 37 — 49. en fait une seule: <<Ad Scylhiam quoque ruiu Ale-
Voir G. Glotz, Philippe et la surprise d'Elutcc. xandro filio praedandi intentiune pertransit». chose
dans Bull. Corr. Hell. X X X I I I (1909), p. 526 *qq. inexacte, ear il ne résulte pas de Justin qu'Ale-
2
) Orosius tantôt résumant, tantôt copiant Jus- xandre ait accompagné Philippe dans cette ex-
tin, a commis en ce que concerne ces événements pédition. 2) Nus loin il résume: tPhilippus dimissa
deux grosses fautes: ]) En résumant les deux obsidione Bizantii Scythicum bellum totis viribus
phrases de Justin: . . . filiumque Alexandrum% dc- adgreditur, . .», chose fausse, car il n'est pas dit
cem et octo annos nul us. ut sub militia patris tiro- chez Justin que Philippe était parti dans cette
cinii rudimenta deponeret, ad se arcessit. In Scy· entreprise avec toutes ses forces.
thiam quoque praedandi causa profectus est ». . . il
www.cimec.ro
28
FOUILLES DE GUMELNITA
Parmi les stations préhistoriques, assez nombreuses, connues jusqu'à présent sur
la rive roumaine du Danube, Gumelnita est sans doute une des plus importantes. L'année
dernière de nombreux objets et des vases intéressants y furent trouvés par M. B. Io-
nescu, ce qui nous a permis de constater le caractère assurément énéolithique de la
station 1 ). Cette découverte a fait que la station de Gumelnita fût classée entre les
sites préhistoriques et protohistoriques qui devaient être fouillés pendant la campagne
de 1925.
Le massif de Gumelnita (fig. 1) est situé à 5 km environ à l'Est d'Oltenita sur
l'ancienne rive du Danube. Il a une forme oblongue et une superficie totale d'environ
15.000 m 2 ; son point le plus élevé se trouve à 39 m au-dessus du niveau de la mer;
c'est donc presque la hauteur de la terrasse balcanique qui constitue la rive opposée
du Danube. Le point le plus élevé ainsi que la partie la plus escarpée se trouvent au
Sud-Ouest. Au 2 / 3 environ de la hauteur totale le massif est entouré d'une terrasse
large de 2 à 4 mètres, qui ne subsiste plus actuellement qu'à l'Ouest et au Sud, car le
reste a été rongé par les pluies 2 ). Gumelnita n'est donc à proprement parler une sta
tion tumulaire, mais sa situation est quand même plus proche de ce type que de ceux
qui sont établis sur les m
flancs des collines. +t·-
J'ai été chargé par
(
M. Pârvan, directeur du
Musée National d'Anti
quités, de faire pendant
Fig. 1.
[quelques semaines des
Mouilles systématiques à cet endroit. Pendant presque toute la durée des fouilles j ' a i II Γ
été aidé par M. I. Nestor, assistant-adjoint du Musée, qui a été un précieux auxiliaire.
TTâurait fallu sans doute que les portions fouillées ne fussent pas toutes du même
côté du massif, mais de nombreuses et riches vignes couvrent la superficie presque en
tière du massif, exception faite de deux petites bandes de terrain inculte. Par bon
heur le hasard a voulu que ces deux bandes de terrain fussent situées justement sur
la partie la plus haute et par conséquent la plus caractéristique du massif; il n'y a
pas de doute que nos fouilles ont été faites dans la région la plus intensivement habitée
de la station préhistorique de Gumelnita.
*) V. Dacia, I, 1924, m o n article: Découvertes tion de Gumelnija voir l'article cité, Dacia, I
de Gumclnifa ( p p . 325 — 342). (p. 341 sq.).
2
) P o u r la description plus détaillée de la posi
29
www.cimec.ro
\ΙΛΙ)ΙΜ!Ι{ DtlMITlŒSCU
Nous avons fouillé les portions d<> terrain notées ci-deeeoue: X (20 X 5 m ) ; V
LES FOUILLES
Les fouilles X (E N.-Est—O.S.-Ouest). Le terrain est ici un peu incliné vers l'Est.
A l'Ouest les fouilles comprennent quatre fosses dont le diamètre ainsi que la pro
fondeur maxima ne dépassent 1 m. ; elles ont été creusées avant nos fouilles par M. B.
Ionescu. E n commençant du bord de ces fouilles vers l'Ouest, le terrain s'incline de
plus en plus jusqu'à devenir une pente abrupte interrompue un moment par la terrasse
et continuant ensuite d'une manière encore plus abrupte (inclination de 65° — 80°)
jusqu'au bas du massif. La largeur de la bande de terrain inculte nous aurait permis
de fouiller une superficie d'une largeur double, mais en ce cas nous n'aurions plus eu
où rejetter la terre. Nous avons été donc forcé de procéder ainsi pour le moment.
La couche de humus a une profondeur de 35 cm. Même dans cette couche les restes
préhistoriques sont extrêmement nombreux, représentés presque exclusivement par
la céramique. Les quelques silex (30 à 40 pièces au plus) ne sont pour la plupart que
de simples arrêtes. Quelques poinçons en os poli se détachent de la masse d'ossements
d'animaux et de coquillage. Le métal est représenté par un clou en cuivre. La céra
mique est toute travaillée à la main ; on peut la diviser en deux catégories bien dis
tinctes: L'une préparée d'une pâte fine parfaitement brûlée jusq'à ce qu'elle soit de-
vennue rouge; l'autre plus primitive, le grain gros et noirâtre, mal brûlée; de nom
breux exemplaires à proéminences et à bourrelet. L'ornement incisé prédomine, les
lignes en relief sont plus rares. E n échange les fragments à cannellures horizontalles,
verticales, obliques et même en cercles concentriques, sont extrêmement nombreux.
Parmi les ornements linéaires incisés, il faut mentionner tout spécialement un orne
ment provenu petit-être par l'arrondissement des angles du zigzag vertical biitmirien,
») Voir le plan, fig. 2.
30
www.cimec.ro
F O U I L L E S DE GUMELMfA
') Sur c e t t e question n o u s r e v i e n d r o n s avec plus sur les formes entières ou reconstruisibles des v a s e s .
de détails (v. plus b a s , p . 40). *) Une idole féminine fragmentaire, qui fut
2
) Idem, v. plus b a s , p . 4 1 . t r o u v é e à 40 cm de profondeur, a de la couleur
3
) J e ne crois p a s nécessaire d'insister sur les rouge d a n s les incisions qui représentent, d ' u n e
différents objets m é n a g e r s ou rituels, car n o u s les m a n i è r e stylisée les v ê t e m e n t s : c'est u n e rémi
décrirons avec détails d a n s les c h a p i t r e s destinées niscence d ' u n e t e c h n i q u e a n t é r i e u r e , car les élé
à la classification et à la description de ces objets. m e n t s rituels c o n s e r v e n t toujours u n t r a d i t i o n a
C'est p o u r le m ê m e motif q u e j e n'insisterai ici ni lisme prononcé.
www.cimec.ro
31
VI.ADIMIIÎ DUMITRESi I
www.cimec.ro
32
FOUILLES DE GUMELNIJA
celle-ci se voit sur les deux parois de la tranchée, ayant une longueur de 4 à 4 m 50.
Quelques fragments de céramique et de petits poinçons en os, ainsi que les quelques
lames en silex font partie de l'inventaire ménager de cette habitation. Parmi les
silex on a trouvé la plus grande hache en silex, presque intacte et très bien exécutée
(v. plus bas, fig. 12, no. 1 et pp. 46 — 47).
A 310 cm les fouilles s'arrêtent dans la terre jaune, dure et non remuée, sous le
niveau de base de l'habitation. Sur le reste de la tranchée on n'a pu fouiller au delà de
270 cm à cause de la terre extrêmement dure. Autour de l'habitation la terre est non
remuée à une profondeur de 240 à 250 cm, ce qui prouve sans doute que cette habita
tion a été creusée dans la terre 1 ). Ce n'est qu'ainsi qu'on peut s'expliquer la différence
respectable de niveau entre les deux couches de civilisation. Le long de la tranchée les ruines
de cette habitation (No. 1) s'étendent de 4 à 4 m 50. En creusant à gauche et à droite
le talus de la tranchée nous avons constaté que les restes s'étendent presque à 1 m de
chaque côté, ce qui donne un diamètre d'environ 4 m à l'habitation. Dans la paroi
Nord au coin Est de l'habitation
Les fouilles Y (N-Est — S-Ouest) 2 ), situées au Nord des fouilles X sur le bord du
massif, à son point le plus élevé (voir le plan, fig. 2).
La couche de humus va ici aussi jusqu'à 35 cm, mais la terre a été creusée pour
diverses cultures (haricots, maïs) ce qui fait que jusqu'à 20 cm les fragments de céra
mique et les autre restes soient très petits. Depuis 20 cm seulement ils deviennent
plus grands. La céramique est des mêmes deux catégories: la pâte bien cuite et rouge
pour la plupart des fragments, mal cuite pour les autres. La même ornementation
incisée et en relief que nous avons trouvé dans les fouilles X. Les silex sont rares et
fragmentaires.
;
*) Ce fait a été constaté exactement de la même et les plus caractéristiques, nous passerons plus
manière dans les autres fouilles: il ressort tout à brièvement sur les autres fouilles, car l'exposé des
fait clairement de la tranchée I I . fouilles X et I I est suffisant pour les conclusions
2
) Du point de vue stratigraphique les fouil- d'ordre stratigraphique dont nous donnerons un
les X et la tranchée I I é t a n t les plus claires résumé après avoir exposé toutes les fouilles.
33
www.cimec.ro
3 Dacia II 1925.
VI.ADIMIK DUMITRESCU
/ / *) Ces cannelures parallèles a la marge du vase, retrouvent jamais dans la couche supérieure. Noue
/ se trouvant immédiatement sous elles, sont ca- reviendrons a temps sur ce fait.
I /ractéristiques pour la couche inférieure et ne se
1/ Q A
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIfA
*
La tranchée II (N-Est — S-Ouest), située à l'Ouest des fouilles X et au Sud-Est
de la tranchée I. Le bord de la tranchée du côté du Nord-Est commence sur la crête
www.cimec.ro
35
VLADIMIH DUMITRESCU
même du massif (voir le plan, fig. 2). 11 n'est pas donc étonnant qtie la couche de
humus ait ici seulement que 20 cm d'épaisseur, car les eaux de pluie l'ont rongée.
Au bord Nord-Est se trouve du bousillage dur et calciné, à l'aspect de scorie,
massé à 20 — 30 cm, ce qui prouve qu'à cette extrémité les eaux de pluie ont rongé
la couche plus profondément que dans le reste de la tranchée, où la couche de humus
a de 30 à 35 cm d'épaisseur (tout comme dans les autres fouilles) et où le bousillage
brûlé se retrouve à une profondeur de 40 à 60 cm.
Jusqu'à 35 cm les fragments de céramique sont en très grande quantité surtout
dans les trois quarts du côté Nord-Est de la tranchée. Beaucoup sont calcinés et dé
formés, ce qui prouve que la violence de l'incendie qui détruisit, la site préhistorique
de Gumclnita fut ici plus grande qu'ailleurs. La plupart de ces fragments sont préparés
d'une pâte fine, bien cuite. A la surface elles ont une grosse couche de calcaire, dé
posée par le temps. L'ornementation linéaire, en relief et incrustée, prédomine. Beau
coup de cannelures, mais fort peu de fragments à proéminences. Les fragments à pa
tine ne représentent même pas l ° / 0 du total, ce qui prouve leur caractère tout à fait
incidental. Les silex et les instruments en os pas très nombreux, la plupart fragmen
taires.
De 35 à 80 cm la terre mole contient du bousillage brûlé seulement vers le Sud-
Ouest. Les fragments de céramique sont rares, mais du même caractère. L'ornement
à parenthèses se retrouve continuellement. Les silex sont plus nombreux ; quelques
instruments en os.
De 80 à 135 cm la terre devient plus dure et les fragments de céramique plus rares,
mais proportionnellement le nombre des fragments patines et à couleur blanche in
crustée augmente. Nous nous trouvons dans la couche intermédiaire où se retrouvent
les restes des deux couches de culture. On retrouve des silex, une petite hache en pierre
polie, quelques instruments en os, etc.
De 135 à 180 cm la terre est dure partout, exception faite des deux portions à l'Est,
où se font voir des traces de cendre et de terre brûlée. Les fragments de céramique
sont plus rares, tous patines ou à incrustations blanches et rouges. Les silex toujours
plus nombreux. On trouve une autre petite hache en pierre polie et quelques instruments
en os.
De 180 à 275 cm la terre devient extrêmement dure, exception faite des deux por
tions mentionnées, où se maintiennent les fragments de bousillage brûlé et les cendres.
P a r endroits se retrouvent des trous verticaux, quelques uns trop grands pour être les
trous des pieux des habitations. Sur une distance de 3 — 4 m en p a r t a n t du côté Est,
des cendres, charbons et ossements en grande quantité. Les fragments de céramique
et autres restes ne se retrouvent plus que sur les deux portions mentionnées plus h a u t .
Presque tous les fragments de céramique sont patines ou à incrustations de couleur
blanche et rouge-ocre, les deux couleurs se retrouvant parfois sur le même fragment.
Les instruments en silex sont extrêmement nombreux, ce qui paraît prouver que la
couche inférieure de culture utilisait ce matériel en plus grande quantité. On retrouve
aussi quatre petites haches en pierre polie, des poinçons en os et des harpons.
De 275 à 335 cm la terre est devenue tout à fait dure aux deux extrémités de la
tranchée. Au milieu nous trouvons les restes de deux habitations brûlées. Les frag
ments de céramique et les silex ne se retrouvent que parmi ces restes. Un petit clou
36
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIJA
en cuivre prouve que le métal fut connu et utilisé dès la première couche de
culture.
F,
dont le diamètre est 8· 6 ·
d'environ 3,50 m ; elles sont distancées de 1 m 50. Les deux se prolongent dans l'in
térieur des talus. Quelques fragments de céramique à trace de peinture. Dans l'in
térieur des deux habitations on trouve plusieurs vases brisés mais reconstruisibles,
Les fouilles Z (E N-Est — O S-Ouest) ont été faites en automne sur le terrain
libre à côté des fouilles X , après que la terre qui résulta de ces derniers fût rejétée
en place. Ces fouilles ont dû être abandonnées à une profondeur de 140 cm, à cause
de la pluie et du froid qui ont fait impossibles les travaux.
La couche de humus a ici aussi une profondeur de 35 cm. Les fragments de céra
mique sont au commencement plus rares, mais vers 35 — 40 cm ils se retrouvent en
masse compacte. La céramique à pâte bien préparée et bien cuite prédomine. Beau
coup de cannelures et des fragments à proéminences. Les silex ne sont pas trop nom
breux et pour la plupart des fragments ; une petite hache-marteau, quelques poinçons
en os poli, etc.
De 35 à 65 cm beaucoup de bousillage brûlé qui va par endroits jusqu'à la
profondeur de 75 cm. En général le niveau de base des habitations de la couche supé
rieure de culture est à 6ST cm. On retrouve une quantité énorme de fragments de cé
ramique du même aspect que dans les autres portions fouillées, ainsi que des silex, des
instruments en os, de coquillages, etc.
De 65 à 100 cm on est presque partout sous le niveau de base des habitations.
Pourtant, tout ce qui se retrouve jusqu'à cette profondeur fait partie de la couche
supérieure de culture. Les fragments de céramique deviennent de plus en plus rares.
37
www.cimec.ro
νΐ,ΛΙΜΜΙΗ DUMITRESCU
On trouve des silex, des objets en os, un fragment de hache-marteau en pierre polie.
Parmi les restes d'habitations un squelette entier, la face en h a u t , un peu couché
sur le côté, les os brisés. Ce n'est pas une tombe, nous sommes en présence d'un
habitant surpris par l'incendie et écrasé sous les débris.
De 100 à 140 cm les fragments de céramique sont toujours plus rares, ainsi que
les instruments en silex et en os. On trouve quelques exemplaires de céramique patinée.
Nous pouvons considérer comme fini la première couche de culture (les fouilles
durent être interrompues à cette profondeur pour les motifs exposés plus haut).
') On a creusé en même temps ces deux en- fouilles. On a creusé sur un certain point une fosse
droits. profonde pour une cave à conserver la glace, et
2
) Les deux couches de culture, constatées à on retrouva sur les talus de la fosse les traces
l'aide de deux séries de bousillage brûlé provenant des deux couches de bousillage, ce qui nous in-
des habitations, ont pu être identifiées à Gumel- dique que la première station de Gumelnita s'é-
ni^a dans d'autres endroits aussi que ceux des tendait elle-aussi sur tout le massif.
35!
www.cimec.ro
FOUILLES DE ΟΙΜΕΙΛΤΓΛ
LES HABITATIONS
Le problème des habitations doit être traité en rapport avec la stratigraphie fixée plus
haut. Dans la couche A nous avons trois habitations qui peuvent nous servir de crité
rium pour déterminer la forme générale des habitations. L'habitation que nous appelerons
No. 1 se trouve dans les fouilles X ; deux autres, No. 2 et 3 No. se trouvent dans la tran
chée II ; l'habitation No. 4, de la tranchée I, ne peut nous ser vir que pour les dimensions.
L'habitation No. 1 se profile sur les talus des fouilles sur une longueur de 4 m. Avec
les précautions nécessaires nous avons creusé les deux talus opposées pour voir jusqu'où
s'étendent les restes de l'habitation et quelle serait sa forme. Dans le talus-nord des
deux côtés de l'habitation, les débris avaient la forme d'un arc et s'étendaient au
moins à 1 m de profondeur. Par contre dans le talus sud surtout vers l'Ouest de l'habi
tation, les débris parraissent aller en ligne presque droite vers le Sud; au milieu la
ligne extrême des débris est presque parallèle au talus de la tranchée sur une distance
d'un mètre ; du côté Est la ligne des débris reprend la forme d'un arc de cercle. Les di
mensions de l'habitation sont donc d'environ 4 m X 4 m 50.
www.cimec.ro
39
VLADIMIR DUMITHKSCU
Puisque les habitations de cette couche étaient creusées dans la terre pour '/ 3 en
viron de leur hauteur, il résulte que les débris de riiabitation détruite sont tombés
surtout à l'intérieur de la fosse. Ils prennent ainsi à la base la forme de l'habitation
et nous en indiquent les dimensions. Quant à la hauteur, toute précision serait ris
quée.
Dans le talus-nord, au coin Est, se trouve l'âtre de l'habitation, fait de 3 ou
4 couches minces de pierre calcaire, séparées entre elles par une couche extrêmement
mince (2 cm) de terre brûlée. L'âtre avait ainsi une hauteur de 60 cm, ce qui indique
plusieurs r é p a r a t i o n s 1 ) ; il se trouvait près d'une des parois ou éventuellement près
de l'unique paroi circulaire
(v. fig. 4).
Les parois de l'habitation
étaient faites en verges en
trelacées, ou bien surtout en
paille calée avec de la terre-
glaise dans le squelette prin
cipal de l'habitation, consti
tué par des pieux en bois 2 ).
Les traces de ces pieux se
voyaient assez bien sur quel
ques fragments de bousillage
calciné 3 ) (fig. 8). Du toit
en chaume ou en roseaux il
n'est plus resté que des char
bons et des cendres profilés
sur les talus comme un cou
vercle sur les débris.
Fîg. 8. No. 1 — 3 fragments de bousillage. No. 1 fragment
de charbon trouvé dans le» fouilles. Revenons maintenant à la
forme de l'habitation, ques
tion extrêmement intéressante et peu claire. Nous avons dit qu'aux deux bords du talus
Nord, et au bord E s t du talus Sud de la tranchée, les débris de l'habitation ont une
forme d'arc. Au bord Ouest et au milieu, dans le talus Sud, les débris paraissent suivre
une ligne qui ne correspond en aucun cas au cercle qui unit les trois points mentionés
plus h a u t . Il serait donc très hasardé d'affirmer que l'habitation était ronde.
L'habitation No. 2 (dans la tranchée II) se profile sur la paroi Nord sur une lon
gueur de 4J/2 m et sur la paroi Sud sur une longueur de 4 m. La largeur de la tranchée
étant de 2 m et l'habitation continuant dans les deux parois, elle devait avoir dans
ce sens aussi au moins 4 m. Contrairement à l'habitation No. 1 qui avait la base
plate, la base de l'habitation No. 2 avait une forme concave, ce qui démontre encore
mieux son caractère troglodyte (v. fig. 6). L'habitation a été creusée dans une fosse
*) E n ce qui concerne les autres dimensions, pour les pieux d a n s toutes les portions fouillées,
largeur et longueur, on ne p e u t pas les mesurer, Ces traces toujours isolées ne p e u v e n t indiquer
car l'âtre est resté à l'intérieur du t a l u s de la aucune forme d ' h a b i t a t i o n ,
3
fosse. ) A u c u n e des d e u x faces du bousillage n ' a été
2
) On a trouvé des traces de pieux et des trous polie.
40
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIJA
Dans la couche B les débris des habitations étant éparpillés sans aucune forme sur
toute l'étendue des fouilles et les trous de pieux ne se retrouvant que par endroits d'une
manière isolée, ils nous aurait été imposible de reconstituer la forme des habitations.
La seule conclusion qui ressort de ces fouilles est que les habitations de la couche B
étaient bâties exclusivement à la surface de la terre et non pas dans des fosses, comme
celles de la couche A. Heureusement les habitants de Gumelnita se sont chargés eux-
mêmes de nous fournir la forme de leurs habitations et le hasard nous a conservé ce
«témoignage contemporain»: On a retrouvé dans cette couche deux urnes entières fi
gurant des maisons en miniature, en terre glaise, et deux autres fragmentaires.
Dans la même couche B on a trouvé l'anse d'un petit couvercle, en forme d'urne-habi
tation, ouverte d'un seul côté.
tl
www.cimec.ro
ΥΙ.ΛΜΜΙΚ DUMITRESCU
Avant tout il faut observer que la base des habitations de la couche B était qua-
drangulaire.
Les deux urnes en
tières et un des frag
ments ont la même for
me (v. fig. 9, no. 1, 2 ;
et fig. 10, no. 1, 2) x ),
la base presque car
rée, les parois droites,
renferment l'habitation
seulement de trois cô
tés, et s'unissent en an
gle obtus avec la pointe
en haut pour former le
toit 2 ). Le seuil est in
diqué par une raie en
Fig. 9.
relief en travers de l'en
trée. La seconde forme d'urne représentée par un seul fragment diffère de l'autre par
je fait qu'elle n'a que deux parois latérales ; ce serait donc une habitation à deux
entrées, tandis que la première n'en aurait qu'une seule. Toute la paroi extérieure
est peinte en rouge-ocre, ce qui peut être un simple ornement de cette urne, mais
aussi le reflet de la réalité. Mais le toit, qui en aucun cas ne pouvait, être en terre-
glaise peinte, étant peint de la même couleur, j'incline à croire que nous avons à faire
à un simple décor de l'urne, sans correspondent dans la réalité (v. fig. 21).
Des urnes-habitations semblables aux premières ont été trouvées jusqu'à présent:
en Bulgarie, dans la station néolithique de Salmanovo 3) ; à Câscioarele (dans notre
pays) 4) quelques fragments d'urnes absolument identiques aux nôtres quant à la forme 5 ).
Il reste donc établi que la forme des habitations de la couche B de Gumelnita
était quadrangulaire. En afirmant ceci, nous nous basons sur la forme des urnes en
terre-glaise trouvées dans cette couche, car les trous des pieux étaient isolés et n'ont
pu donner aucun indice. Le matériel de construction était le même comme pour les
habitations de la couche A : sur un squelette de pieux on calait de la terre-glaise molle
*) Le petit couvercle mentionné plus haut rangée; la fig. 3 de la même rangée est un peu
a l'anse modelée de la même manière. plus longue, mais la parente des formes est cer
2
) Le fragment d'urne qui rentre dans cette ca taine.
tégorie représente le toit, étant beaucoup plus *) Gh. Stefan, Fouilles de Câscioarele, «Dacia» I L
δ
précis et mieux modelé. Sur les deux pentes du ) Un jour en rentrant de fouilles je fis une
toit on distingue cinq raies parallèles incisées, observation extrêmement intéressante: le garde
qui vont de la crête jusqu'au bord du toit, sépa d'une vigne s'était construit une cabane en verges
rant ses moitiés en six rectangles parfaitement égaux et en pailles qui avait absolument la forme de
(fig. 10, No. 2). Ces raies représentant certaine nos urnes, peut-être un peu plus allongée. C'est
ment les poutres en bois déposées sur le toit pour certainement un exemple extraordinaire de la
retenir le chanvre et les roseaux et les faire tenir puissance de la tradition, à laquelle il faut ajouter
contre le vent. les nécessités imposées par des matériaux iden
3 tiques.
) Dr. Moritz Hoernes, Kultur der Urzeil (Sarnm-
lung Gôschen), I, p. 101, fig. 2 de la première
12
www.cimec.ro
FOUILLES DE GIMKLMTA
et de la paille: sur presque aucun des fragments de bousillage trouvés dans la couche B
on n'a pu reconnaître des traces des verges. Les pieux devraient être plus rapprochés
Fig. 10.
*) D a n s toutes les portions fouillées à Gumel- ossements humaines trouvés p a r m i autres débris
ni$a on n'a trouvé aucune t o m b e . C'est pour nous font conclure pour l ' e n t e r r e m e n t à côté des
cela q u e n o u s ne pourrons rien dire de la ma- habitations,
nière d'enterrer les m o r t s . P o u r t a n t , quelques
www.cimec.ro
43
VLAIMMIK DUMITRESCTJ
ARMES E T INSTRUMENTS EN S I L E X E T EN P I E R R E P O L I E
Les populations préhistoriques de Gumelnita connaissaient le métal ; mais il était
encore trop rare et probablement trop précieux pour qu'il fût utilisé à l'aire tous les
instruments ou toutes les armes.
L'abondance des instruments et des armes en silex est chose commune pour toutes
les stations néolithiques et énéolithiques d'Europe. Notre pays n'en fait nullement ex
ception sur ce point. Dans toutes les stations de ces époques, connues en Roumanie ] )
on a constaté une abondance générale du silex et de la pierre employés comme maté
riaux pour différents instruments et armes.
Gumelnita a été un atelier à tailler les silex. Dans les deux couches de culture
se trouvent des éléments qui nous permettent de l'affirmer: les nucleïs, tantôt informes,
tantôt conservant les traces visibles des lames détachées; les percuteurs en grande
quantité, les arêtes informes et très nombreuses et le grand nombre d'instruments
et outils entiers et fragmentaires, nous portent à cette conclusion 2 ). Mais je crois
qu'on ne peut parler d'un atelier qui travaillerait pour d'autres emplacements, étant
f donné que toutes les autres stations environnantes (Sultana, Fundeanca, Câscioarele)
a) Armes. Il n'est pas impossible que les différentes haches avec leur manche
en corne de cerf ou en bois fussent employées au besoin comme armes.
9Ï%
Mais les armes préhistoriques en silex bien caractérisées trouvées à Gumelnita, sont
les pointes de lances et les pointes de flèches. Tous les exemplaires retrouvées à Gumel
nita sont de la couche B, _ce qui ne signifie point qu'elles ne furent pas utilisées à l'é-
j)oque de la première couche,
La technique de ces armes, exception faite d'une seule pointe de lance, est beau
coup plus soignée que celle des autres instruments en silex: On a obtenu une surface
presque tout à fait nette en détachant avec soin les petits arêtes en silex.
Quant à leur forme toutes sont plus ou moins traingulaires, n'ayant point de
barbelures ou de dents à accrocher. Ce fait paraît être d'ailleurs caractéristique non
x
) I. Andrieçescu: Contributiuni la Dacia înainte fouilles de G u m e l n i t a a u c u n e portion de t e r r a i n
de Romani, Iassy, 1912, p p . 27 — 42. laquelle puisse ê t r e considérée, p a r l ' a b o n d a n c e des
2
) D'ailleurs on n ' a point t r o u v é au cours des silex, c o m m e l ' e m p l a c e m e n t d ' u n atelier.
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIJA
seulement pour Gumelnita, mais aussi pour toutes les pointes de flèches et de lances
trouvées dans la région du Danube inférieur: toutes ces armes retrouvées à Sultana l),
a Câscioarele 2) et en d'autres endroits 3) ont exactement la même forme triangulaire
et sont exécutées d'après la même technique que celles qui furent trouvées à Gumel
nita. La seule différence qu'on pourrait constater est un changement dans le rapport
de la base et de la hauteur: Il y en a de plus étroites et plus longues, d'autres plus larges
et plus courtes.
Les pointes de lance sont au nombre de trois (fig. 11, no. 11, 12, 13), toutes longues
de 9 cm. Leur largeur varie entre 1,50 cm et 4 cm. Deux d'entre elles sont taillées par
retouche sur les deux faces (fig. 11, no. 12, 13). Une de celles-ci (l'exemplaire de la fig.
11, no. 13) représente la plus belle pointe de lance trouvée dans notre pays. La troisième
pointe de lance est cassée à la base. Elle a été taillée d'après le système des lames en
silex, c'est-à-dire avec deux nervures longitudinales sur le dos (fig. 11, no. 11) 4 ).
Les pointes de flèches retrouvées sont au nombre de quatre ; une d'elles peut être
considérée comme pigmée. Toutes sont triangulaires, les côtes un peu bombées vers
www.cimec.ro
45
\y Vï.AnîMIH DUMITRESCU
1
) I. Andriesescu, Fouilles de Sultana, «Dacia» I ") Quelques exemplaires paraissent avoir été
p . 67. p l u t ô t employés comme m a r t e a u x ; en t o u t cas
2
) Gh. Çtcfan, op. cit., «Dacia» I I . il y en a qui ont l'aspect de m a r t e a u x peut-être
3
) I . Andriesescu, Contribuai, p . 36 — 37. parce qu'ils n ' o n t été terminés.
*) F o r r e r , Heallexikon, pi. 146 no. 6 et 7. ' ) V. J . de Morgan, L'humanité préhistorique
5
) Déchelette, op. cit., I, p . 496 no. 4. (ΙΙ-e édition), Paris 1924, p p . 89 — 9(1.
www.cimec.ro
46
FOUILLES DE GUMELNITA
1 — 7). Ce qui est caractéristique pour presque toutes les haches en silex de Gumel
nita, c'est le fait que l'une des faces est un peu plus plate, l'autre plus bombée et en
arc horizontal. La partie supérieure des haches (exception faite de l'exemplaire du
type I) est coupée en ligne droite. La base est quelquefois droite, d'autre fois arquée
en dehors.
Les haches en silex de Gumelnita ont été taillées d'après deux procédés techniques
(exception faite de l'exemplaire en silex poli): Une première technique est la taille,
par retouchement (c'est le cas de l'exemplaire le plus grand et d'autres encore; fig. 12,
no. 1); l'autre est la taille des lames en silex le long de la hache, ce qui donne aux
haches de cette catégorie un aspect de nucleïs l) (fig. 12 no. 4 — 5). Le silex est brun,
quelquefois vitreux, ou bien mat à nuances vertes et rougeâtres; une seule hache est
proprement dit en silex rouge. Les dimensions des haches en silex de Gumelnita va
rient entre 20,5 cm longueur sur 8 cm largeur de la base et 3,1 cm largeur à la partie
supérieure (fig. 12 no. 1), dimensions du plus grand exemplaire, et 7,2 cm lon
gueur X 5,5 cm largeur de la base et 4 cm largeur de la partie supérieure (fig. 12 no. 5),
dimensions de l'exemplaire le plus petit.
*) Une des haches entières (fig. 14 no. 1) a la qu'elle fût utilisée comme marteau et non comme
bosse grosse et plate, non aiguisée, ce qui prouve hache.
47
www.cimec.ro
VLADIMIR niMlTRKSCU
Les autres instruments en silex sont au nombre de plus de 1800, la plus grande
partie étant des fragments. Pourtant le nombre de exemplaires entiers ou presque en
tiers est encore assez grand. Comme je n'ai pu constater aucune différence de tech
nique et de forme entre les exemplaires retrouvés dans la couche A et ceux de la couche /?,
je me suis borné à parler de tous les exemplaires ensemble.
Divisée par catégories, la collection d'instruments entiers et presque entiers se com
pose de 105 lames, 284 grattoirs-poinçons et 56 percuteurs.
Sous le nom de lames nous avons
compris toutes les lames entiers et les
fragments à profil parfaitement horizon
tal ou incurvé qui en aucun cas n'ont pu
servir comme râcloirs mais comme des
couteaux: Leurs deux côtés bien aigui
sées pour la plupart, nous permettent
de l'affirmer. Quelques-unes de ces la
mes — un très petit nombre — ont quel
ques dents de scie.
La technique des lames en silex est
celle généralement connue à Butmir et
partout ailleurs: le dos a quelques fois
une nervure médiane (fig. 15 et 16),
ou plus souvent deux nervures paral
lèles (fig. 15 et 16) tandis que la face
inférieure est toujours plate et sans
nervures.
La plus grande lame en silex trou
vée à Gumelnita est longue de 27,5 cm,
d'un profil longitudinal très peu incur
v é ; elle est un peu brisée à la pointe
(fig. 15, no. 1). Exceptée cette lame
Fig. 16.
nous en avons encore deux d'un profil
longitudinal presque parfaitement horizontal (fig. 15, no. 2 et 3) — longues de 19,5 cm
et de 19 cm ; tout les deux ont la pointe cassée. Il faut aussi mentionner spécialement
quelques lames incurvées trouvées à Gumelnita, longues de 16 —17 cm ' ) .
Les grattoirs sont de deux espèces: 1. ceux de petites dimensions, d'une forme
connue dans tous les centres préhistoriques de l'époque néolithique et énéolithique ;
2. ceux de dimensions plus grandes, qui nous rappelent — bien entendu sans intention
x
) On avait déjà trouvé en 1924 à Gumelnita Découvertes de Giimelnifa, Dacia I, p. 327).
des lames incurvées de mêmes dimensions (v.
48
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNITA
Les percuteurs au n o m b r e de 56
exemplaires ont p o u r la p l u p a r t u n e
49
www.cimec.ro
k Dncia II 1925.
VLADIMIR DUMITRESCU
50
www.cimec.ro
FOUILLES DE ΟΙΓΜΕΙΛΓΓΛ
4
*) I. Andriesescu, Fouilles de Sultana, «Dacia» I. ) Un des fragments nous a été donne par M.
2
) Gh. Çtefan, op. cit. «Dacia» I I . B. Ionescu ; les autres ont été trouvés dans les
a
) Déchclette, op. cit., I, pp. 523 — 4. fouilles.
www.cimec.ro
51
k*
VLADIMIR DUMITRESCU
bipennes venu du Sud égéen. Pourtant, leur nombre qui est beaucoup plus grand que
celui des grandes haches, et aussi le fait que les tranchets à couper sont extrêmement
aiguisées, nous font incliner à y voir des instruments ménagers. D'ailleurs la même pro
portion entre les petites et les grandes haches a été observée à Kodjadermen en Bul
garie *), à Sultana 2 ), à Câscioarele3), à Boian*) et autres stations préhistoriques de notre
pays. Ces petites haches étaient utilisées
par une combinaison de deux manches,
dont l'un était le fourreau et l'autre le
manche proprement dit 5 ). Si on leur
avait mis des manches ordinaires, elles
auraient été inutilisables à cause de leurs
dimensions réduites 6 ). Quant à l'usage,
f
* ^ f il est évident qu'elles ne pouvaient être
I fi i f
Fig. 20. trapézoïdale plus ou moins accentuée
(fig. 10, no. 3, 6; fig. 11, no. 1 — 5,
7—10 et fig. 20, no. 10), sauf une qui est
tout à fait rectangulaire (fig. 20, no. 9).
Parmi ces petites haches cinq sont taillées en herminettes (fig. 11, no. 1, 2, 4 ; fig. 10,
no. 3, 4) ; les marges latérales sont quelquefois très aiguisées d'autres, fois très effacées.
Une autre hache est taillée en rhombe (fig. 20), la partie supérieure plus longue,
les marges imprécises et les bouts non aiguisées.
2. Exception faite les haches et les haches-marteaux on a trouvé à Gumelnita
encore trois tranchets en pierre polie et deux instruments polis qui servirent peut-être
comme pierres à aiguiser. Les petits tranchets, quoique très minces, étaient certaine
ment utilisées dans le ménage, car ils sont trcs bien aiguisés (fig. 20, no. 14—16, et
>) Izvestia, 1916 — 18, p. 86 — 88. les dimensions réduites demandaient le même
2
) I. Andriesescu, Fouilles de S. «Daoia» I. systhème pour les fixer.
3
) Gh. Çtefan, op. cit., «Dacia» I I . p. °) Déchelette, o. cit., I, p . 532, fig. 191, no. 2
*) V. Christescu, op. cit., «Dacia» I I . p. et 4 ; J . de Morgan, op. cit., p. 104, fig. 40, no.
*) Déchelette (o. cit., I, p. 515), affirme que 1, 4 et 5.
seules les herminetes étaient fixées de cette ma ') Op. cit., I, p. 515.
8
nière. Pourtant il existe aussi de petites haches ) Déchelette, op. cit., p. 513 — 1 6 .
polies d'un autre profil que les herminettes, dont
52
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNITA
fig. 10, no. 6) ; les deux pierres à aiguiser ont l'une une forme ellipsoïdale (v. fig. 20,
no. 8) et l'autre la forme d'une prisme rectangulaire (fig. 20, no. 17).
3. Parmi les sept marteaux qui furent retrouvés dans les fouilles de Gumelnita,
le hasard a voulu qu'il n'y en ait aucun d'entier, mais seulement des moitiés ou de
petits fragments. Une seule de ces haches-marteaux est aiguisée (v. fig. 20, no. T).
Quant à leur forme, il serait difficile d'établir des types précis ; nous nous bornerons de
renvoyer aux photos respectives (fig. 20, no. 1 — 7). Un des fragments a été troué dans
deux endroits, ce qui prouve qu'après qu'il fût cassé une fois, on l'a troué une seconde
fois (fig. 20, no. 4). Il faut mentionner une huitième hache-marteau ayant sur une
de faces un ébauche de
trou (fig. 20, no. 12).
Sa forme rectangulaire
diffère des autres qui
étaient généralement à
peu près en forme de
rhombe.
LA CÉRAMIQUE
A Gumelnita, ainsi
que dans n'importe
quelle station préhistori
que des premiers temps
des métaux, la cérami
que tient la première
place dans l'inventaire
des objets trouvés dans
les fouilles. La diffé
rence entre les cérami
ques des deux couches
de Gumelnita est assez
accentuée en ce qui
concerne la technique,
Fig. 21.
moins accentuée dans
[l'ornementation et presque imperceptible, sauf certains détails, quant aux formes.
Donc, pour une plus grande clarté dans l'exposition, nous allons examiner la tech
nique de la céramique trouvée dans la couche A séparément de celle de la céramique
appartenant à la couche B; quant aux formes et à l'ornementation, nous essayerons
toujours de commencer par ce qui appartient seulement à la couche A, afin d'en venir,
par les éléments communs, aux éléments propres à la couche B.
1. La technique. Indifféremment de la profondeur à laquelle elle a été trouvée, et
constituant par cela même un élément d'unité, toute la poterie de Gumelnita — ap
partenant aux deux couches — a été façonnée à la main. Pas un seul fragment de
céramique ne décèle l'emploi du tour. Le fait est d'ailleurs parfaitement explicable,
le tour n'apparaissant dans nos régions qu'à l'époque La Tène, et alors même ne s'im-
posant que partiellement. Ayant fait cette remarque qui concerne les deux couches
53
www.cimec.ro
VLADIMIR DUMITHESCU
de Gumelnita, nous allons examiner, comme nous l'avons déjà dit, chaque couche sé
parément.
LA COUCHE A. La céramique de cette couche est le plus souvent travaillée dans
une pâte grossière, mal pétrie et contenant quelquefois des cailloux assez gros par
rapport aux parois du vase x ). Les jarres surtout, comme il apparaît des différents
fragments, ont été faites dans une pâte excessivement mal soignée. Au contraire, les
vases plus petits, ou même certains vases plus grands qui — par leur facture soignée
n'ont pas l'air d'avoir été d'un emploi journalier — sont travaillés dans une pâte de
beaucoup plus fine 2) à peu près ou même complètement dépourvue des différents corps
étrangers (cailloux, etc.). Pourtant il y aussi des petits vases qui font exception à
fi cette règle, étant travaillés dans une pâte mal soignée. Cependant, indifféremment de
1v^ *, fyVTW^. la qualité de la pâte, toute cette poterie a été cuite le plus souvent incomplète-
] / ment ; pas un seul vase de cette couche n'a été cuit au rouge. Quelques vases
' bien cuits et d'autres qui ne l'ont point été, font les habituelles exception qui confir-
et m e n t l a loi
Α^/λΛ^ / i ' ·
Presque toute la céramique de cette couche a une patine brillante, obtenue par le
polissage en noir et brun-rouge (et les nuances qui en dérivent) de la surface extérieure
et aussi de la surface intérieure du vase. Quelquefois ce polissage est très bien exé
cuté; en général il est également appliqué aux petits et aux grands vases de n'importe
quelle forme. D'autres vases, très peu nombreux par rapport à ceux à patine, ont une
peinture matte ou brillante, soigneusement exécutée 3 ). La céramique à patine (comme la
céramique peinte) exclue généralement l'ornement en relief, tout en acceptant celui ob
tenu à l'aide du graphite ou le décor peint. Tl y a toutefois maint fragment de pote
rie à patine, ayant aussi des ornements en relief (v. plus bas. — En proportion
de l/5, ou à peu près, on trouve aussi dans cette couche une céramique sans patine et
sans peinture (monochrome). Il est intéressant de noter ici-même que cette poterie
monochrome a presque toujours des ornements en relief. Quant au polissage des vases,
ce procédé technique a été relevé dans toutes nos stations préhistoriques de la même
n époque que Gumelnita 4 ). Nous sommes d'avis qu'il doit être regardé comme une in
fluence de la technique des vases en métal ( = bronze) sur la technique de la poterie,
car on ne la rencontre jamais dans les stations néolithiques et, de la sorte, la patine
constitue un élément de chronologie post-néolithique.
La peinture des vases, représentée à Gumelnita par un très restreint nombre de
fragments de poterie, sort du cadre de la céramique peinte transilvano-moldavo-ucraï-
nienne. Il y a aussi des exemplaires qui, sans être peints, présentent des dessins incisés
enduits de couleur blanche ou rouge-ocre; nous reviendrons là-dessus au paragraphe
des ornements.
&
LA COUCHE B. La pâte dans laquelle est travaillée la céramique de cette couche est le
)J ^ plus souvent supérieure — quant à la qualité — à celle de la couche A. Les exemplaires
j» itjlxJ Mfv* r \ *) Le même fait a été observé ailleurs aussi, vas t o u t entier, nous In rangeons parmi les pro-
à Cucuteni par exemple (cf. I. Andricgescu, ('-on- cédés ornementaux, sans plus insister ici-même.
tribufiuni, p . 48). *) A Sultans (Dacia, I ) ; à Cascioarele (Dacia,
2
) Ibidem. I I ) ; à Boïan (Dacia, I I ) ; à Chiselet (Dacia, I I I ) ,
3
) L'ornementation à graphite é t a n t seulement etc.
un élément ornemental sans j a m a i s couvrir le
www.cimec.ro 54
FOUILLES ΌΕ GUMELNITA
faits en pâte insuffisamment moulue et contenant des impuretés — des cailloux sur
tout — sont rares par rapport aux autres travaillés dans une pâte bien pétrie et suf-
fissament fine. De nombreux petits vases sont travaillés, de même que dans la couche
A. d'ailleurs, dans une pâte extrêmement fine, et comme tels ils ont les parois très
minces. Il n'y a que les jarres qui sont, sans exception, modelées dans une pâte mal
moulue et pas soignée.
La céramique de la couche B a été en grande partie bien cuite au rouge, fait qu'on u II·**.-* A
ne pourrait que rarement relever dans la couche A. Par conséquent, les parois des vases
ont une grande résonance et sont de beaucoup plus résistants. La patine, si commune à
la couche A est presque entièrement disparue. Parmi les fragments de poterie décou
verts dans la couche B de Gumelnita, le nombre des fragments à patine — noire
ou brune sur l'une ou les deux faces des parois — ne représente pas même la propor
tion de l/iooo, ce qui nous fait supposer qu'ils sont arrivés là par hasard de la couche A J
(v. aussi plus haut, p . 54), à la suite d'un bouleversement des couches primitives.
Quand même cette explication ne serait pas la vraie, leur petit nombre prouve qu'en
tout cas la patine n'était plus qu'une bien faible réminiscence du temps de la couche A.
Certainement le fait est singulier, puisque la couche B est de l'époque même du bronze,
lorsque la patine est un des éléments caractéristiques de la céramique. Néanmoins la
réalité des faits l'emporte sur nos théories — et les fouilles de Gumelnita vérifient l'as
sertion faite plus haut sur le rôle insignifiant de la patine dans la couche B. En échange
la nature a eu le soin de pourvoir la céramique de Gumelnita d'une couche de calcaire,
disposée sur les parois de tous les vases et fragments de poterie de cette couche.
www.cimec.ro
55
VLADIMIR ltl MITRESCU
www.cimec.ro 56
FOUILLES DE GUMULNIJA
Cependant le col du vase n'est pas invariablement petit: quelque fois il atteint
une hauteur qui représente un tiers de l'hauteur totale du vase, ce qui lui donne un
certain air de sveltesse. Dans ce cas le col a un profil arqué, finissant par un léger
retroussement vers l'extérieur, retroussement qui ne va jamais jusqu'à l'exagération
(v. fig. 10, no.· 12 et 13) ; ; d'autres fois il a un profil presque droit et penché vers l'in
térieur, démontrant une tendance à l'étranglement du vase vers le haut (v. fig. 22,
no. 1 et fig. 10, no. 9). On observe — d'après certains fragments (v. fig. 10, no. 9) que
1 évolution du col est la même pour quelques gran
des jarres. D'autres fois, dans la couche B, le col
droit et haut finit en s'évasant horizontalement
vers l'extérieur (fig. 10, no. 11) et alors, le vase
hypothétiquement refait doit avoir eu une forme
très souvent rencontrée en Dacie à l'époque du
bronze *) : haut col posé sur un corps ventru et mo
delé à cannelures verticales ou obliques.
La tendance à l'étranglement du vase peut
être aperçue non seulement chez les vases à haut
col, mais aussi chez certains vases, ayant un col
très bas et cependant quelque peu penché vers l'in-
térieur, comme une continuation de l'épaule du
—
É \ vase qui a naturellement cette tendance. Lorsque
le col est haut et les proportions des diverses
parties du vase varient, le vase tout entier change
aussi d'aspect. L'enflure du ventre n'est plus tel
lement accentuée et l'épaule du vase—laquelle chez
les vases très ventrus avait un plan presque horizontal
(v. fig. 23, no. 3) — se courbe un peu plus. La partie
Fig. 24.
inférieure s'allonge quelquefois elle aussi, transfor
mant tout le profil du vase en une simple courbe (v. fig. 10, no. 12 et 13). Dans ce
cas l'épaule du vase est réduite à un simple pli extérieur du profil ou bien elle dispa
raît. Bien au contraire, lorsque le col et le vase tout entier sont bas, l'épaule et le
ventre prennent un développement peu usité (v. surtout fig. 23, no. 3 et fig. 24).
D'autres vases piriformes n'ont point de col, ayant la partie supérieure enflée et percée,
le bord étant indiqué par un relief à peine perceptible; celle-ci est toujours une forme
habituelle du sud-est européen, particulièrement bien représentée à Butmir 2 ).
Le plus grand diamètre du vase est situé quelquefois à mi-hauteur (v. fig. 22,
no. 2). Ailleurs cependant il se trouve plus haut, vers le col, ce qui accentue l'épaule
du vase (fig. 22 no. 6 — 7). Très rarement ce diamètre maximum se trouve en bas,
mais alors l'épaule disparaît presque complètement et en échange le vase prend un air
très accentué de sveltesse (v. fig. 10, no. 12 —13) 3 ). Quelques petits vases propres
seulement à la couche B sont certainement dérivés desvàsèg~~piriformo6 ;—hr~plus
1 3
) Archeologiai Ertesilo, X I I , p . 221 ; ibid., V I I I , ) Voir certains vases de Gumelni^a, découverts
p . 356, n o . 2. a u p a r a v a n t , qui ont cette caractéristique (Dacia,
2
) F i a l a - H o e r n e s , op. cit. Tafel V I . I , pag. 233 et suiv.
www.cimec.ro
57
\Ί. \m Mιι; m \imu;s<:r
grand diamètre de cee vases se trouve exactement à ini-hauteur (fig. 22, no. 8;
fig. 8, no. 5 et fig. 2w, no. 3) ; ces vases ont l'aspect des deux cônes tronqués, forme
souvent rencontrée dans les stations énéolithiques à céramique peinte '). Mais les va
ses en question de Gumelnita ressemblent à certains vases (assez nombreux d'ailleurs)
de ce genre trouvés dans des stations datant de l'époque du bronze 2 ), -lesquels nous
mènent à dater ceux de Gumelnita à l'époque du bronze. Quelques-uns de ces vases
de Gumelnita présentent, au lieu de la crête médiane une sorte de bande large de
1 — 2 cm qui contourne le vase juste à mi-bauteur (v. fig. 22, no. 8).
D'autres vases, qui ont pu être toujours dérivés des vases piriformes sans aucun
particularité quant au profil extérieur, ont cependant à l'intérieur, à quelques centi
mètres au-dessous du bord, une espèce d'arête bien reliéfée horizontalement (2 — 3 cm),
( q u i doit avoir servi sans doute de support à un couvercle (fig. 22 no. 4 — 5). Des
exemplaires pareils ont été aussi trouvé à Sultana 3 ), Boïan 4 ) et Câscioarele 5 ) (dans
cette dernière station, mêmes, aux vases qui n'ont pas été piriformes).
Toujours dérivé des vases
en poire, un vase trouvé dans
la coucbe B a l'aspect d'une
citrouille ou d'un melon (v. fig.
25, no. 2), sans col et à bord
extrêmement petit; cet exem
plaire a par exception le dia
mètre de la base égal à celui
de l'ouverture.
Les dimensions des vases piriformes trouvés à Gumelnita, varient extrêmement:
il y en a des grandes jarres qui pouraient avoir eu plus d'un mètre d'hauteur et un dia-
trème maxima de 70 — 80 cm à
peu-près, jusqu'à des petits vases
hauts à peine de 6— 7cm et ayant
un diamètre identique.
Une autre forme très fréquente,
peut-être plus fréquente même que
celle «en poire», est la forme de F- 26
l'écuelle ou de l'assiette comme
type unitaire, et d'autres formes très apparentées à celle-ci. Cette forme a été con
statée tout autant à Cucuteni qu'ailleurs en Bulgarie e) et partout dans le sud-est eu
ropéen. Lors des fouilles plus récentes on a trouvé plusieurs vases de cette forme à
Sultana 7 ), à Câscioarele 8 ), à Boian ") et à Fundeanca l 0 ). Λ Gumelnita, dès 1924, on
avait déjà trouvé des vases pareils n ) .
*) Francise Lâszlo, Les formes des vases d'Ariusd, ") Izvestia, 1916 — 18, p . 119 et suiv. à Kod-
Dacia» I. jadermen.
2 7
) Niedcrlausitscr Mittheilungen, VII, p. 11; ) I. Andrieijescn, op. cit. Dacia I.
X I V , p . 215. 8
) Gh. Çtefan, op. cit.
3 e
) I. Andrieçescu, Fouilles de S.— «Dacia» 1. ) V. Christescu, op. cil.
4 10
) V. Christescu, op. cit. ) Hortensia Dumitrescu, op. c., «Dacia» I I I .
5 u
) Gh. Çtefan, op. cit. ) V. mon article, Dacia, I, p p . 3 3 1 — 3 3 2 .
58
< νΓ*νΟ
V
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIJA
■/;■' >Λ
fis-u^'t.
59
www.cimec.ro
VLADIMIR DUMITRESCU
soit vers l'intérieur, soit vers l'extérieur, l'arrête est très accentuée (fig. 27, no. 9).
Lorsque le bord est allongé en forme de goulot l'arrête prend l'aspect d'épaule (fig. 27,
no. 7) comme chez certains vases piriformes. Cette épaule peut être d'ailleurs observée
chez certains vases qui n'ont point de goulot, mais seulement un b o r d ; chez les vases à
goulot elle forme quelquefois une bande en relief, d'environ 1,5 cm hauteur, qui con
tourne horizontalement le vase, au bas du goulot (fig. 27, no. 7). Une seule fois le bord
d'un vase dérivé de l'écuelle est évasé en dehors (v. fig. 27, no. 5).
Le corps des vases-écuelles se rétrécit graduelle
ment au fur et à mesure qu'il approche le fond. Par
fois les parois sont un peu recourbées vers l'extérieur
(fig. 27, no. 12), mais assez souvent elles sont parfaite
ment droites. Un fragment d'écuelle, à ouverture très
large, présente une particularité : on peut observer à
l'intérieur, à 1,5 cm au-dessous du bord, une bande à
relief, qui doit avoir fait — à l'intérieur — le tour du
Fig. 28.
vase (fig. 10, no. 17).
Les voses percés sont eux aussi fréquemment trouvés dans les stations préhistori
ques. Le seul fragment de la couche A de Gumelnita, dont on puisse déduire la forme,
ressemble (par la forme) aux vases des fig. 10, no. 8, 10 et 14; il est percé au fond et
sur la partie inférieure du parois, par de trous pas trop gros percés du dehors au dédans
(v. fig. 27, no. 13). Il s'agit sans doute d'une passoire *). Dans la couche B, les vases
percés ont l'aspect d'un tronc de cône avec la plus petite base en bas, ouvert aux deux
extrémités et avec des parois percés. C'est une forme absolument commune 2) (v. fig.
27, no. 11) que Déchelette appelle faisselle 3 ).
Vases angulaires. On n'a trouvé à Gumelnita que deux fragments. Celui trouvé
dans la couche A (v. fig. 27, no. 6) est rectangulaire ; il devait avoir quatre pieds, com
me les tables de culte (v. plus bas, p . 91). Les vases angulaires se retrouvent
souvent dans la céramique peinte transylvaine, à Ariusd 4 ). Cependant ils n'ont pas
de pieds, comme l'exemplaire de la couche A de Gumelnija, mais ils ont l'aspect
que devait avoir le vase, impossible toutefois à reconstituer, de la couche D (fig. ^
27, no. 8).
On a trouvé aussi des couvercles dans nos stations préhistoriques : '). Ceux de Gu
melnita sont convexes et parfaitement circulaires (fig. 29, no. 1, 2 et 3) ; trois seulement
des couvercles trouvés à Gumelnita sont concaves (v. fig. 29, no. 4, 5, et 1 1 ; deux
autres sont plats (fig. 29, no. 9 et 12). Deux petits couvercles très convexes (pres
que pointus), ont l'ouverture ménagée de manière à s'emboîter parfaitement dans
l'ouverture des vases (v. fig. 29, no. 10). Le plus grand diamètre central des couver
cles de Gumelnita est de 15 cm. Quant aux anses de ces couvercles nous allons nous
occuper plus loin, en arrivant à la description des anses de la céramique de Gu
melnita.
*) Pour les vases percés, voir I. Andrieijescu, h. II Tafcl XXVI, fig. 192 — 193.
3
Contributiuni, p. 63 — 64. ) Op. cit., I, p. 556, fig. 203.
2
) Voir Sultana (Dacia, I, 1924); Cascionrele, *) Francise Laszlo, art. cit. «Dacia» 1.
6
Boïan, Lechinta de Mures (Dacia, II, 1925); ) I. Andricscscu, Contribujiuni, pp. 64 et suiv.
Lengycl (cf. Wosinsky, Das Pràh. Schanzuerk v.
www.cimec.ro60
FOUILLES DE GUMELNIfA
En dehors de ces grands vases, d'une utilité indubitable, on a partout trouvé aussi
^wW&*
des petits vases-pigmés a ). Parfois ils sont piriformes (v. fig. 29, no. 14 et 22 ; et d'autres
fois ils ont des formes différentes, écuelles ou bien dérivées peut-être des écuelles (fig.
29, no. 6, 8 et 20) ; on a trouvé aussi quelques petits couvercles, avec ou sans anses
(fig 29, no. 7, 24 et 27). On doit mentionner d'une manière toute spéciale deux petits
lkd~-f 6
r-7
vases : l'un, en forme d'écuelle a le bord profondément creusé en quatre endroits, ce qui
donne au vase la forme d'une croix (fig. 29, no. 17) ; l'autre, en forme de fusaîole un peu
aplatie, diffère des fusaïoles parce qu'il ne présente qu'un petit trou, d'un seul côté
(fig. 29, no. 23). Deux exemplaires pareils ont été trouvés en 1924 à Gumelnita 2 ),
à Câscioarele 3) et en Bulgarie 4) ; mais nous ne croyons qu'ils puissent être des lampes,
comme les considère M. K. Skorpil. Un autre vase-pygmé est quadrangulaire (fig. 29 no. 16).
Avant d'en venir aux anses, quelques mots sur les vases trouvés seulement dans
la couche B.
*) Francise Lâszlo était d'avis que c'est des formes croire qu'au contraire, les petits vases sont dé-
des ces petits vases, qu'on déposait dans les tom- rivés des formes analogues des grandes vases,
2
beaux, que se seraient développées les formes de la ) Dacia, I, p. 338.
céramique d'utilité ménagère (cf. Dacia. I, op. cit.); *) Gh. Stefan, op. cit.
4
tout en étant du même avis en ce qui concerne ) K. Skorpil, Opisâ na starinitâ po teceniete na
leur rôle lié au culte, nous prenons la liberté de Râca, etc. Sofia 1914, p. 62, fig. 62.
61
www.cimec.ro
VLADIMIR DUMITRESCU
Deux petits vases en forme de coupe, presque entiers (fig. 29, no. 13 et 28) et
quelques autres fragments de coupes. Un autre vase, presque parfaitement sphérique,
a un petit trou en haut (fig. 29, no. 26) ;
il n'était, sans doute, d'aucun emploi
utilitaire. Un vase ressemblant à un
«haut de forme», ayant le fond pour base
(fig. 25 no. 4), à bord horizontal bien
évasé vers l'extérieur, constitue un élé
ment rare dans notre milieu ] ) . On a éga
lement trouvé un fragment de bord évasé
appartenant sans doute à un vase pareil.
- - A Un vase'Support, à quatre pieds (fig. 31
no. 3) et percé par en haut, pour main
tenir l'équilibre des vases à fond trop
petit ou recourbé. Un col de cruche,
au bord lobé et suffisamment haut (fig.
Rg. 30.
31 no. 10), conserve encore les traces
Fig. 31.
l
) Des vases pareils sont caractéristiques pour (Hoernes-Mcnghin, Urgeichichte dir bildvnden Kurist,
la céramiques jutlandaise dite «Obergrabkernmik» Wien, 1925, p. 741).
www.cimec.ro62
FOUILLES DE GUMELNrTA
vases à profil en losange, l'un ayant un petit bouton sur la partie supérieure (fig. 31,
no^2), l'autre un trou; deux petits vases à base elliptique et percés en hautT^TigT
31, no. 1), quelques cuillers en argile (fig. 29, no. 15 et 18), toujours des éléments
connus, et un fragment ayant probablement appartenu à un baquet en argile (fig. 30).
Les anses sont elles aussi en relation avec les formes des vases. La plus simple forme
d'anse est représentée par les différentes proéminences, lesquelles, lorsqu'elles étaient
isolées et non groupées par deux ou trois, ont joué le rôle d'anses. Les proéminences-
boutons se retrouvent souvent dans les deux couches de civilisation (fig. 31, no. 4, 5, 6, 7
et 13) le plus souvent très bombées. Presque toujours les proéminences-boutons étaient
des anses de couvercles. Il n'y a qu'un seul cas, où le bouton se trouve au bout d'une
anse à deux pieds larges et un peu aplatis, dont l'un est cannelé dans le sens de la
largeur, constituant un élément datable à l'époque du bronze, très couramment retrou
vé dans la céramique du type Lausitz de l'époque du bronze et même plus tard (fig.
31, no. 8). Les proéminences allongées, les unes très grandes, lorsqu'elles sont des anses,
du vase, rarement horizontalement percées (fig. 31, no. 14), mais presque toujours ver
ticalement (fig. 28, no. 9) constituent la plus simple évolution de l'anse-proéminence.
On a trouvé aussi une proéminence-anse en forme de corne (fig. 31, no. 11), dans
la couche B. De ces formes sont sorties les anses rondes et arquées, de plus grandes
dimensions, disposées quelquefois horizontalement (fig. 32, no. 4), mais le plus
souvent verticalement (fig. 32, no. 1, et 2). Ces anses cylindriques et arquées doivent
avoir été deux ou plusieurs au même vase, mais dans ce cas isolement disposées; il y
a un seul cas où ces anses verticales sont groupées deux-à-deux (fig. 32 no. 3),
M
1
) E n ce qui concerne les anses plastiques, nous plastique (v. p. 80).
allons nous en occuper au chapitre destiné à la
63
www.cimec.ro
VLADIMIR DÎ'MITRESCU
Au fait, presque seulement les couvercles des deux couches ont des anses bien
développées, soit larges et applaties (fig. 32, no. 10), soit au contraire rondes et très
recourbées (fig. 32 no. 5). Les anses larges atteignent parfois des dimensions exagé
rées par rapport aux dimensions du couvercle tout entier (fig. 32, no. 10). Ailleurs,
dans les deux couches, les anses prennent une forme plus intéressante, étant modelées
en angles, aussi bien petites que grandes (fig. 32 no. 6). En général, les anses librement
Fig. 33.
développées sont rares dans les deux couches, fait qui correspond parfaitement à la
rareté de cet élément dans tout le Nord du cercle carpatho-balcanique néo et énéoli-
thique *). Il n'y a que les anses proéminences et les anses dérivées des proéminen
ces qui soient plus nombreuses (v. fig. 33, no. 1, 2, 3, 5 et 6).
Les anses de Gumelnita ne présentent rien de particulier. Elles sont les mêmes
qu'à Sultana, Câscioarele, Boïan et les autres stations de la même époque du sud-est
européen.
Certaines proéminences, sans avoir été des anses, avaient pourtant un rôle utili
taire: elles étaient percées de l'intérieur du vase jusqu'à leur pointe, servant de tuyau
par où devait couler le liquide (fig. 32, no. 7, 8 et 9). A l'intérieur de certains vases,
au-dessus de ce tuyau, il y avait une petite arête qui empêchait l'écoulement du
liquide par-dessus le bord, l'obligeant à couler exclusivement par ce trou (v. fig.
') I. Andricçescu: Contribufiuni, p. 67.
64
www.cimec.ro
FOUILLES DE ΟΓΜΕΙΛΐχΑ
32, no. 7). A Sultana ') et à Câscioarele 2) on a trouvé aussi beaucoup de ces
tuyaux.
3. Vornementation. Les formes de la céramique de Gumelnita rentrent presque en
tièrement dans le cadre des formes énéolithiques de la Dacie en particulier et du sud-
est européen en général; à son tour l'ornementation de la céramique correspond
presque totalement à tout ce que nous connaissons en fait d'ornementation de la cé
ramique énéolithique du sud-est. Ainsi donc il n'y a que très peu d'éléments décora
tifs qui doivent être cherchés ailleurs que dans le cadre de cette époque, c'est-à-dire
dans l'époque qui lui fait tout naturellement suite, l'époque du bronze.
L'ornementation de la céramique de Gumelnita est parfois assez primitive. Ce
pendant, souvent — surtout dans la couche inférieure — elle parvient jusqu'aux véri
tables réalisations d'art, qui font honneur à l'habileté et au goût sûr des potiers pré
historiques. Des simples ornements on vient aux ornements compliqués et recherchés:
des petites raies et incisions jusqu'aux spirales en bandes et jusqu'aux ornements en
«parenthèse» — même si on les retrouve tous ensemble — il y a une bien longue évo
lution artistique. Quant au fait qu'on les retrouve ensemble, il s'explique par l'ha
bituel traditionalisme qui fait qu'on maintienne certains éléments primitifs même après
la découverte des éléments artistiques incontestablement supérieurs.
L'ornementation de la céramique peut être clasifiée également suivant la tech
nique dont on s'est servi: On distingue donc: 1) une céramique à ornements plastiques;
2) une céramique à ornements incisés et creusés ; 3) une céramique à ornements peints <-?) _^ t^^AX.
soit à l'aide des différentes couleurs, soit plutôt par le graphita^». Ç^ dernier gn^p*"- j\
d'ornements appartient exclusivement à la couche inférieure. Parfois — plusieurs fois
dans la couche A et une seule fois (peut-être provenant de la couche A) dans la couche ( / ^ ^ ^ i'ï-cL Λ*·
B — on a enduit les incisions du blanc et de l'ocre-rouge, procédé généralement connu ^ cjil" r , n ^
dans le sud-est énéolithique.—Mais nous allons examiner l'ornementation de la céramique
de Gumelnita selon un critérium tout différent. M. le professeur I. Andriesescu classifie, Λ
en résumé, la céramique de Sultana, qui est en général identique quant aux ornements
à celle de Gumelnita, en trois groupes, que voici 3) : I) Une céramique commune, mono
chrome, à ornements linéaires et à proéminences, céramique qui s'étend dans toute
la couche ; II) une céramique spiralo-méandrique, de beaucoup moins étendue, in
cisée et peinte; III) la céramique à ornements «en parenthèse».
Cette division peut être également appliquée à l'ornementation de la céramique
de Gumelnita, avec toutefois les indications suivantes: a) Le premier groupe se re
trouve à Gumelnita également dans les deux couches, il est seulement moins bien repré
senté dans la couche A que dans la couche B, ce qui est d'ailleurs parfaitement expli
cable: dans la couche A c'est la céramique à patine qui prédomine et qui, tout comme
la peinture, exclue presque complètement l'ornementation à relief, admettant seule
ment l'ornementation incisée. Voilà donc pourquoi, dans la couche A, le premier groupe
est représenté surtout par la céramique incisée, b) Le second groupe rentre lui-aussi
à Gumelnita dans le cadre des deux couches ; seulement la céramique à méandres est
moins fréquente que celle à spirales. Dans la couche A il y a l'ornementation à spirales et
3
' ) I. Andrieçescu, Fouilles de Sultana. ) I. Andriesescu: Fouilles de Sultana, «Dacia» I,
2
) Gh. Çtefan, op. cit. p . 99.
www.cimec.ro
65
VLADIMIR DUMITRESCU
66
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIfA
parallèles (v. fig. 29, no. 2). Cet ornement se retrouve dans les deux couches de cul
ture. Des simples bourrelets tracés au hasard (v. fig. 33, no. 4 et fig. 34) l'ouvrier
préhistorique en est venu aux bourrelets qui ceignent le vase horizontalement au-
dessous du bord (v. fig. 33, no. 12 et fig. 34 et 35), pour arriver ensuite au bour
relet en spirale, disposé de différentes manières sur les couvercles (v. fig. 29 no. 2 et
fig. 34). Parfois le même vase (ou bien le même fragment) est décoré de toute une
série de bourrelets, soit parallèles soit
traçant des dessins variés (fig. 35).
La ligne en relief, plus ou moins
accentuée, est elle aussi un ornement
commun aux deux couches. On ne la
rencontre jamais isolée, mais en groupes
de lignes à peu près parallèles soit obli
ques (fig. 33, et fig. 34 soit par
faitement verticales (fig. 36, no. 4 et
fig. 37, no. 9) divisant le vase en
registres ; rarement sont elles dispo
sées au hasard. Quelquefois elles vont
jusqu'à tracer des dessins indéfinis,
dont l'un a une certaine ressemblance
avec une svastique (fig. 37). Souvent
aussi elles constituent le seul orne
ment des vases, mais parfois elles ap
paraissent à côtés des autres ornements
(fig. 34, no. 4 et 8).
Les proéminences, lorsqu'elles ne
sont pas des anses (voir plus haut, p .
63), constituent des éléments décora
tifs. Petites ou plus grandes, elles sont
allongées (fig. 38) ou bien rondes, et
Fig. 35. Céramique de la couche B.
sous cette dernière forme elles se retrou
vent très souvent à Gumelnita (fig. 33, no, 10 et 11). Quant aux proéminences en forme
de cornes, remplissant la fonction d'anses, nous en avons parlé déjà (v. plus haut, p . 63).
Parfois les proéminences sont isolées (fig. 33, no. 10 et fig. 36, no. 4) ; ailleurs doubles
(fig. 39 no. 3 et fig. 40, no. 5) et triples (fig. 39. no. 8) et quelquefois il y en a même plu
sieurs en file (fig. 4 1 , no. 14). Cependant elles sont toujours placées soit près du bord
(fig. 4 1 , no. 14; fig. 36, no. 1) soit au milieu du vase. Rarement la surface toute entière
est recouverte de petites proéminences entassées l'une à côté de l'autre et assez négligem
ment exécutées (v. fig. 36, no. 5 et 7 ; fig. 39, no. 5 et 7). Le plus souvent les proé
minences constituent le décor du vase en s'unissant à d'autres éléments, notamment
aux bourrelets, car elles sont souvent les points de contact de deux ou plusieurs
bourrelets sur le même vase (fig. 33, no. 4). Toutes les proéminences, dont on vient de
parler ont été obtenus par la soudure, procédé d'ancienne tradition néolithique. Mais à côté
de ces proéminences on observe, sur un fragment de la couche B de Gumelnita, aussi
une proéminence organique, très peu saillante Or, étant donné que les proéminences
67
www.cimec.ro
:>·
\ LADIMIB DUMITRESCTJ
Fig. 36
68
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMEI.M'fW
cannelures dans la couche A, mais celles-ci sont obtenues en creusant des petites or
nières plus ou moins larges, deux ou trois à la fois, disposées presque toujours hori
zontalement sur le rebord du vase, et enduites les plus souvent de blanc (fig. 42, no. 2
et fig. 43, no. 2). Une seule fois, dans la couche A, elles ont une direction spiraliqïîe~
(fig. 42, no. 1). En échange ce sont les cannelures qui forment l'ornement le plus
fréquent de la couche B. Quelques-unes sont peu reliefées, d'autres sont plus profondes,
constituant comme telles un ornement d'un plus haut relief; souvent elles sont à peine
séparées par une ligne faiblement reliefée, obtenue en passant les doigts sur la pâte
encore molle, mais ailleurs elles sont divisées par une crête très en relief, pointue ou
bien quelque peu aplatie.
La céramique en bandes reliefées rentrant parfaitement dans le cadre de la
céramique à ornements en spirale, nous allons en parler plus bas (v. plus loin,
p. 76).
2. Les ornements incisés sont également assez nombreux. Néanmoins nous allons
décrire ici seulement ceux qui ne constituent pas réellement un système plus complexe
d'ornementation, réservant les autres au second groupe.
Les simples incisions sur le rebord du vase, parfois quelque peu lobé (fig. 43, no.
3, 4 et fig. 44, no. 3) ou bien formant des files horizontales qui ceignent le vase à
une certaine distance du rebord (fig. 43, no. 6 et fig. 44, no. 5) constituent un or-
69
www.cimec.ro
\ I M ) IMIM DTJMITRES( I
nemcnt assez commun '). Quelquefoi sces incisions se retrouvent sur la partie reliefée
de certains fragments de vases, divisées horizontalement par des cannelures parallèles,
(fig. 4 1 , no. 5) ou bien par des lignes profondément incisées, également horizontales
et parallèles (fig. 4 1 , no. 11). Sur certains de ces exemplaires les incisions couvrent
les vases tous entiers (fig. 4 1 , no. 11); sur d'autres elles les couvrent en partie seule
ment (fig. 4 1 , no. 7). Toujours en rapport avec elles et dérivant, à ce qu'il paraît, de
ces incisions, quelques vases ont été ornés sur toute leur surface extérieure en a p p u y a n t
l.'
« M 1 1
Fig. 41. Céramique de la couche B. Fig. 42. Céramique <lc la couche .1.
sur la pâte à l'aide d'un objet dur, et produisant de la sorte u n ornement à peu
près alvéolaire (fig. 4 1 , no. 1 — 4 , 10 et 12).
De ces simples incisions l'ouvrier préhistorique en est venu à la ligne incisée
verticale ou horizontale, ou bien oblique. J a m a i s cependant cette ligne ne reste pas
isolée: des fois, des groupes de deux ou trois lignes incisées (fig. 42, no. 7 et fig. 4 3 ,
Λ no. 5) résument l'ornement. D'autres fois au contraire la surface extérieure des vases
est entièrement recouverte de ces incisions (fig. 42, no. 12, fig. 44, no. 4, 8 et fig.
45), régulières ou irrégulières. Parfois sur le même vase des incisions irrégulières
s'entrecoupent, verticales, horizontales et obliques (fig. 44, no. 11) 2 ). Ailleurs les lignes
') Les incisions sont très rarement retrouvées ture — les seuls ornements qu'on a trouvé aussi
dans la couche A, tandis qu'au contraire, elles à l'intérieur des vases, lors des fouilles de Gumel-
sont très nombreuses dans la couche B. nija.
2
) Les lignes incisées sont — hormis la pein
70
y/
www.cimec.ro
\
FOUILLES DE GUMELNIJA
incisées tracent u n dessin triangulaire (fig. 46, no. 3)*), ou bien la surface du vase
est divisée en carreaux par des rangs d'incisions verticales et d'autres rangs d'incisions
horizontales. C'est de là qu'on en est arrivé a u x ornements incisés en bandes
(nous allons, pour le m o m e n t , laisser de côté les bandes en spirales). P o u r t a n t il y a
aussi des b a n d e s composées de lignes incisées horizontalement (fig. 46. n o . 5)
Fig. 43.
ou bien verticalement (fig· 44, n o . 2), souvent même combinées avec l'ornement en
spirale (fig. 46, n o . 6) ; parfois les lignes marginales des ces bandes sont plus accentuées
que les incisions de l'intérieur tracées souvent au hasard. Ailleurs la b a n d e se com
pose de deux lignes marginales parallèlement incisées, entre lesquelles il y a d'autres
lignes obliques (fig. 46, n o . 6).
A v a n t d'en venir au ΙΙ-e groupe de l'ornementation, on doit mentionner un frag
m e n t qui, a p p a r t e n a n t à u n vase à ornements creusés, p e u t trouver une place ici-
m ê m e ; ce fragment, de la couche A, présente u n ornement creusé en dents et petits
carreaux reliefés, faisant le t o u r du vase au-desous du bord (fig. 42, n o . 5). Ce genre
71
www.cimec.ro
VLADIMIR DUMITRESCU
Fig. 11. Céramique de la couche B, lig. 15. Céramique <!<■ la touche <·
2
') Gh. Çtefan, op. cit. ) V. Christescu, op. cit.
Ί2
www.cimec.ro
FOUILLES DK GUMELNIJA
' ) Le système décoratif des cercles réunis par ranéen, comme l'on a cru assez souvent, mais il
des tangentes n'est pas exclusivement méditer- est familier à la Dacie aussi: à Cucuteni, comme
73
www.cimec.ro
VLADIMIR DUMITRESCU
concentriques à l'intérieur des bandes peintes à méandres et divisées en losanges (fig. 47).
Bien rarement les boucles sont graphitées,
comme il arrive pour le petit beau vase (fig.
24 et fig. 43, no. 14) sur lequel les quatres
boucles ovales sont respectivement bordées
par cinq proéminences côtes, qui encadrent
ainsi l'ornement graphité.
Les spirales peintes et graphitées de
viennent très rarement de vraies bandes ;
le plus souvent elles sont de simples lignes
élargies. Quelquefois la stylisation de l'or
nement en spirale est poussée si loin qu'il
se résume à deux ou trois lignes parallèles
qui ceignent l'extérieur bombé du vase
(fig. 43, no. 8 et 12). Celui-ci est d'ailleurs
l'un des ornements graphités rarement
trouvés.
Il y a aussi, comme nous l'avons dit,
d'autres ornements (graphités ou peints, à
méandres ou bien dérivés de ceux à mé
andres) qui se présentent accompagnés d'é
léments de spirale (boucles, bandes arquées,
Fig. 49.
cercles concentriques, etc.). Sur un vase
fragmentaire en forme d'écuelle, quelques larges bandes graphitées, séparées d'autres lignes
graphitées parallèlement, de beaucoup
plus étroites, par un espace étroit pati
né brun, divisent l'intérieur du vase en
le partageant en plusieurs zones (fig.
50) ] ). Ce système d'ornementation se
retrouve presque identique à Cerna
voda 2) (dans notre pays) et aussi à
Kodjadermen (en Bulgarie) sur plu
sieurs vases 3 ). Parfois, comme il
advient pour un fragment peint en
brun-mat, la bande à méandres est
divisée en losanges qui comprennent à
leur tour des boucles ou des cercles
concentriques, les losanges étant sépa
rés entre eux à l'aide de quelques qua
tre ou cinq lignes minces qui coupent
à Gumelnifa il est courant. Ce fait a été relevé, d'ornementation sur une écuelle de Cernavoda
pour la première fois par M. Pârvan, qui com ( Pràhistorische Zeitschrift, XV, p. 9 — 27 ; fig. 12).
2
bat l'opinion contraire dans sont étude Dacii la ) Ibidem, fig. 6.
Troia, rev. Orpheus, II, 1, 1926, p. 6. ·) Izvestia, 1916 — 18, p. 132.
J
) Les mêmes boucles dans le même systhème
74
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNITA
parallèlement toute la bande au sens de la largeur (fig. 47). Ailleurs les bandes graphitées et
peintes sont de beaucoup plus étroites et recouvrent, en partie seulement ou bien complè
tement, la surface interne du vase, suivant une
direction oblique, ou bien perpendiculaire sur le
fond du vase (fig. 43, no. 11). Pourtant le plus
souvent elles sont obliques. Certains vases ont
l'intérieur du bord orné lui aussi de la même ma
nière (fig. 43, no. 19), et certains bords de vases
sont ornés, à l'extérieur, de tout pareilles bandes,
étroites, parfois graphitées ou d'autres fois tout
à fait peintes, qui font horizontalement le tour
du vase (fig. 43, no. 8 et fig. 48). Ailleurs, sur
un fragment de couvercle (fig. 43, no. 15) des
groupes de 4—5 bandes étroites, parallèlement
graphitées, renferment le bouton-anse du cou
vercle au milieu des carrés concentriques, res
semblant de près à certains ornements de Ko-
djadermen ').
Se rattachant toujours à l'ornementation
spiralo-méandrique, bien qu'apparaissant parfois
isolés et indépendants, les triangles et les losanges
Fig. 51.
qu'on rencontre sont obtenus soit en graphitant
la ligne qui contourne l'ornement,— qui est lui même mat ou patiné — soit en gra
phitant l'ornement tout
entier (fig. 49 et fig.
52, no. 1 — 2). Au fait
les triangles doivent
être rattachés aussi à
l'ornement en dents de
loup, très fréquent dans
le néolithique du sud-
est européen et dont
nous avons quelques
exemplaires à Gumel-
nita aussi (fig. 52 no.
3 — 4). Quelquefois les
triangles se retrouvent
aussi sur le rebord des
vases, en alternant com
me il suit : un triangle
graphité, un autre pa
tiné ou mat, et par con
séquent l'un ayant la
base en bas, l'autre en
Fig. 52. > «
') Izvcstia, 1916 18, p. 132, fig. A et D.
75
www.cimec.ro
'
VLADIMIR DUMITRESCU
haut (fig. 23, no. 3, et fig. 49 — 50). Tous ces ornements dérivés des méandres sont très
usités dans la céramique peinte sud-est européenne, et surtout en Thessalie, où les lo
sanges, en tant que motif ornemental, abondent ] ).
Nous n'avons maintenant qu'à rappeler, comme ayant trail à la céramique peinte,
quelques fragments céramiques, dont les dessins incisés et parfois bandés en spirales
incisées, sont recouverts de blanc ou d'ocre-rouge. Bien que ces éléments appartien
nent surtout à la couche A (fig. 53, no. et 10; fig. 54, no. 8), et se retrouvent d'ha
\r*
î> \ bitude dans les milieux pareils énéolilhiques— Sullana a ), Câscioarele 3 ), etc.) —, quelques
fragments de la couche B ont eux-aussi de l'ocre rouge dans les dessins incisés (fig. 44,
no. 2, fig. 46, no. 6). Nous allons rencontrer ce procédé sur une figurine en argile
(v. plus loin, p . 82) et sur deux petits vases (fig. 3 1 , no. 1).
x
2. La céramique monochrome à ornement&^en spirale est représentée par des vases
^Asr> ^ et fragments trouves dans les deux couches de Gumelnita, en nombre à peu près égal
pour les deux couches. Les ornements à spirales en relief sont composés de bourrelets
(fig. 29, no. 2 et fig. 34, no. 1), et de bandes (fig. 29, no. 1 et fig. 52, no. 6), dispo
sés — comme nous pouvons en juger par les fragments et les exemplaires intacts
ornés de cette manière — plus souvent sur les couvercles. Les bourrelets en spirales
x 3
) I. Andrieçescu. Contribufiuni, p. 80. ) Gh. Çtefan, op. cit.
2
) I. Andrieçescu, Fouilles de Sultana.
76
www.cimec.ro
FOUILLES DE CUMEI.MÎA
!
*) V. mon article Découvertes de Gumclnifa, ) I. Andrieçescu. Fouilles de Sultana, «Dacia» I ,
Dacia, I, p. 335. p. 83.
77
www.cimec.ro
νΐΛΠΙΜΓΚ DUMÎTRESCU
no. 8). Quelquefois la même bande en spirale incisée tourne deux ou trois fois sur le
même couvercle (fig. 53, no. 1). Dans certains cas les bandes en spirales incisées s'unis
sent à d'autres ornements, linéaires incisés (fig. 46, no. 3 et 6), Il y a aussi certains
vases entièrement recouverts d'ornements en spirales (fig. 54, no. 2, 8, 9 ; fig. 55, no.
2, 9, 10, 11), tandis que d'autres vases ne présentent qu'une petite portion de leur sur
face ornée de bandes pareilles (fig. 43).
A côté de ces bandes en spirales incisées, il y a aussi beaucoup d'ornements en
boucles rondes ou ovales, certainement dérivés de l'ornement en spirale, et remplis
à l'intérieur de petites incisions irrégulières (fig. 54, no. 2. 6. 9).
Ill-e G R O U P E : La céramique à ornements «en parenthèse».
2
*) Découvertes de Gumelnita, Dacîa I, p . 333. ) Gli. $tefan, op. cit.
78
www.cimec.ro
FOUILLES DE (ΜΛΠ'.Ι.ΜΤΛ
On n ' a v a i t pas rencontré dans notre pays ce genre d'ornements j u s q u ' à l'été de
1923, lors des fouilles de Sultana *). D'ailleurs nulle p a r t , dans le sud-est européen il
n'était pas t r o p r é p a n d u : on l'avait constaté une fois en Serbie 2 ), et une autre fois
dans des fouilles en Bulgarie 3 ). Cette année-ci, hormis les fouilles de Gumelnita, on
l'a trouvée aussi sur quelques fragments de vases de Câscioarele 4 ).
A Sultana cet ornement constituait un élément appartenant exclusivement à la
couche inférieure. On a trouvé à Gumelnita des fragments ornés de la sorte dans
les deux couches. Presque toujours cet ornement se retrouve sur des vases piriformes,
ou moins grands. Parfois le dessin recouvre, exceptant le bord et — bien en-
& I*
12
4 10 « /J 13 14
t e n d u — le fond, les parois extérieures du vase toutes entières (fig. 23, no. 9 ) ; d'aut
res fois cependant il couvre seulement le milieu du vase (fig. 60, n o . 7, 8 et fig. 61.,
n o , 7, 12, etc.). Une seule fois, dans la couche A, cet ornement a été rencontré sur
un fragment d'écuelle, au-dessous du bord-même (fig. 60, n o . 1).
Composé d'incisions obtenues soit par d'égratignures, soit par la pression à l'aide
du b o u t triangulaire d ' u n corps dur, l'ornement en parenthèse n'est jamais isolée. Il
forme toujours des rangs horizontalement superposés, par trois, quatre ou même plu
sieurs rangs sur le même vase, alternant comme il suit : une rangée de parenthèses
1 2
) I. Andrieçescu. Fouilles de Sultana, «Dacia» I, ) Starinar, (1906), Belgrad, Col. 14, fig. 6.
3
p. 88, 93, 95 ; Cari Schuchardt l'avait trouvé, pen ) K. Skorpil, Opisà na starinitâ, etc., p. 71,fig. 72.
dant la guerre, ù Cernavoda, en Dobrogea (Pràhist. *) Gh. Çtefan, op. cit.
Zeitschrift, XV, p. 15, fig. 7).
79
www.cimec.ro
νΐ.ΛΠΤΜΠ? DUMITRESCTJ
y- à Butmir ') et ailleurs, trouvé aussi à Gumelnifa sur deux fragments de la couche A
(fig. 60, no. 11 et 12). L'ornement d'un de ces fragments semble même être appa
renté de très près à l'ornement en pa
renthèse.
En tout cas l'ornement en paren
thèse reste toujours un élément d'art,
mieux exécuté en général dans la couche
A, mais trouvé quelquefois dans les mê
mes conditions de parfaite exécution tech
nique dans la couche B aussi. Il consti
tue un élément d'art propre à cette ré
gion du bas Danube, à l'honneur des
maîtres potiers préhistoriques qui l'ont
réalisé.
LA PLASTIQUE
Les éléments plastiques de Gumel
nita sont exceptionnellement nombreux.
Ils dépassent en nombre ceux de Sul
tana et atteignent presque le nombre
de ceux de Câscioarele. Mais il faut en
core tenir compte que les fouilles de
Gumelnija ont été exécutées sur une
portion de terrain comparativement très
Fig. 62. Céramique de la couche B.
restreinte, tandis que à Câscioarele la
moitié presque de la station a été fouillée.
La supériorité numérique de quelques-uns des objets trouvés à Câscioarele et
à Sultana, s'explique aussi par l'espace restreint où les habitations étaient serées
dans ces deux stations, tandis qu'à Gumelnita la station occupait tin terrain fort
étendu 2 ).
La plastique de Gumelnita, comme partout ailleurs, est divisée en deux grands
groupes: la plastique humaine et la plastique animale.
La plastique humaine est constituée à l'époque préhistorique par des idoles en terre
cuite, en os, en marbre et quelquefois en métal.
80
www.cimec.ro
FOUILLES DE 01ΙΜΕΙ.Μχ.\
Λ Gumelni^a, toutes les idoles dont le sexe est indiqué sont féminines. Il y a
aussi des idoles sans indication des seins et du triangle du sexe, mais aucune n'a les
caractères du sexe masculin. Une seule figurine en terre-cuite prête à discussion, mais
nous verrons que la protubérance qui paraît indiquer le sexe n'est qu'un fragment
d'une main brisée, qui était appuyée sur le ventre (v. plus bas, p . 87).
Parmi les figurines humaines en terre cuite, il n'y a que deux fragments trouvés
dans la couche A.
www.cimec.ro
81
VLADIMIB DUMITRESCU
L e p r e m i e r f r a g m e n t n e p e u t p a s ê t r e r a t a c h é a v e c c e r t i t u d e à u n e forme h u m a i n e ,
m a i s c e r t a i n s é l é m e n t s d e la f o r m e et d e l ' o r n e m e n t a t i o n n o u s p e r m e t t e n t d e le c r o i r e
(fig. 52 n o . 8 ) . E n t o u t cas la f i g u r i n e é t a i t e x t r ê m e m e n t g r a n d e e t c r e u s e à L ' i n t é r i e u r ;
le f r a g m e n t p a r a î t ê t r e u n e des c u i s s e s , — d u g e n o u j u s q u ' à la c e i n t u r e . L a p a r t i e q u i
d e v r a i t faire face à l ' a u t r e j a m b e est p l a t e , ce q u i i n d i q u e q u e les d e u x j a m b e s é t a i e n t
t o t a l e m e n t ou p r e s q u e t o t a l e m e n t collées. S u r la face p a t i n é e d e la cuisse o n v o i t d e s
d e s s i n s d é r i v é s d e la s p i r a l e ; les lignes p r o f o n d é m e n t incisées sont i r r é g u l i è r e s , m a i s
par endroits constituent d e u x cercles c o n c e n t r i q u e s t r è s p r é c i s ; elles s o n t remplies
d'une couleur blanche et de rouge-ocre. Nous avons donc à faire au tatouage,
si f r é q u e n t d a n s la p l a s t i q u e n é o e t é n é o l i t h i q u e . L a f i g u r i n e fait p a r t i e d e la série
de représentations d e l ' h o m m e , incisées à d e s s i n s g é o m é t r i q u e s r é g u l i è r e s e t i r r é g u
lières. D e s f i g u r i n e s a n a l o g u e s — e n t i è r e s ou f r a g m e n t s — se r e t r o u v e n t d a n s le N o r d
d e la B u l g a r i e J) e t d e la S e r b i e 2 ) e t j u s q u ' e n T h e s s a l i e *). E n R o u m a n i e o n t r o u v e
d e p a r e i l l e s f i g u r i n e s à C â s c i o a r e l e *). Ce s y s t è m e d ' o r n e m e n t a t i o n incisée s u r le c o r p s
h u m a i n p e u t d ' a i l l e u r s ê t r e c o m p a r é a u s s i a u x f i g u r i n e s o r n e m e n t é e s p a r incisions d e
M o l d a v i e 5) e t d ' U k r a i n e 6 ) .
L e s e c o n d f r a g m e n t e s t u n e p a r t i e d ' u n p i e d (fig. 63 n o . 1) h a u t d e 6 c m , l e q u e l
d e v a i t a p a r t e n i r à u n e f i g u r i n e d e d i m e n s i o n s p e u o r d i n a i r e s . P r è s d e la p l a n t e du
p i e d se t r o u v e n t d e u x cercles p a r a l l è l e s h o r i z o n t a u x , incisés à u n e d i s t a n c e d e 2 c m l ' u n
d e l ' a u t r e . D a n s l ' e s p a c e e n t r e les d e u x cercles, des t r a i t s g r a t é s i r r é g u l i è r e m e n t , la
p l u p a r t h o r i z o n t a u x e t c o u v e r t s d e c o u l e u r r o u g e - o c r e . J e n e crois p a s q u e ces inci
sions i n d i q u a i e n t des v ê t e m e n t s , c a r il n o u s f a u d r a i t a d m e t t r e q u e les p e u p l a d e s p r é
h i s t o r i q u e s d e ce t e m p s s ' h a b i l l a i e n t s u r t o u t le c o r p s , ce q u i e s t p e u p r o b a b l e ; il s e r a i t
p l u t ô t q u e s t i o n d ' u n t a t o u a g e ; q u o i q u e s u r ce p o i n t les o p i n i o n s d i f f è r e n t , j e crois q u ' e n
r é a l i t é les i n c i s i o n s s u r les idoles i n d i q u e n t t a n t ô t d e s v ê t e m e n t s , t a n t ô t u n t a t o u a g e 7 ) . O n
a t r o u v é d ' a u t r e s f r a g m e n t s d e p i e d s a v e c des i n c i s i o n s s e m b l a b l e s o u d i f f é r e n t e s , e n R o u
m a n i e à Câscioarele8), S u l t a n a 9), T u r d a s 1 0 ) , et en Bulgarie à Vidbol (district d e V i d i n ) " ) .
L e s f i g u r i n e s h u m a i n e s d e la c o u c h e s u p é r i e u r e d e c u l t u r e d e G u m c l n i t a s o n t assez
n o m b r e u s e s . E x c e p t i o n faite de cinq fragments de grands pieds et de trois têtes on
a t r o u v é d a n s la c o u c h e B d e G u m e l n i t a 13 idoles e n t i è r e s , p r e s q u e e n t i è r e s ou d e s
12
fragments ) . P o u r n e p a s faire d e c l a s s i f i c a t i o n i n u t i l e , n o u s les d é c r i r o n s l ' u n e après
l ' a u t r e , en c o m m e n ç a n t a v e c les p l u s c o m m u n e s d a n s n o s r é g i o n s e t e n f i n i s s a n t par
celles q u i c o n s t i t u e n t u n e n o u v e a u t é p o u r le N o r d d u Danube.
I. La moitié supérieure d'une figurine féminine en terre-cuite insuffisament ex
p o s é e a u feu (fig. 6 4 , n o . 12). L a t ê t e t r o p p e t i t e p a r r a p p o r t a u r e s t e d u c o r p s . L e n e z
1
) Izvestia, 1916 — 18, p . 136, fig. 141 a. "; I. Andriesescu, Fouilles de S.— Dncia I .
2 10
) H o e m e s - M e n g h i n , op. cit., p . 2 9 3 , fig. 6, d e ) H o e r n c s - M e n g h i n , op. cit., p . 305.
u
Z l o k u c a n ; et p . 285, fig. 6 d u m ê m e e n d r o i t . ) Ibidem, p . 317, fig. 4.
12
») Ibidem, p . 309, fig. 2 et 4. ) Trois d e ces figurines p r e s q u e entières et u n e
4
) Gh. Stefan, op. cit. t ê t e d'idole n o u s o n t été d o n n é e s p a r M. TJ. I o -
s
) I . A n d r i e s e s c u , Contribuliuni. p p . 100 et suiv. nescu de Olleni^a. C o m m e les fosses q u ' i l a creusé
«) Ibid. à G u m c l n i j a ne d é p a s s e n t p o i n t 1 m e n v i r o n d e
' ) C'est aussi l'opinion de M. Andriesescu ; v. rofondeur, ces idoles p r o v i e n n e n t c e r t a i n e m e n t d e
Contribuai, p . 105. a couche supérieure d e civilisation.
"y Gh. Stefan, op cit.
www.cimec.ro
FOUIU.ES DE GtJMELNITA
Htl*
L e cou m a n q u e , la t ê t e é t a n t posée direc
t e m e n t s u r le corps. Les mains sont indi
quées p a r d e u x proéminences latérales.
D e u x p e t i t s seins en relief nous i n d i q u e n t
le sexe féminin de l'idole, laquelle était
creuse à l'intérieur 4 ). Q u a t r e b a n d e s in
cisées sur le corps i n d i q u e n t le v ê t e m e n t .
Quelques fois les lignes de ces b a n d e s sont
remplies avec d u r o u g e - o c r e 5 ) . Du point
de v u e a r t i s t i q u e cette figurine est assez
médiocre e ) .
I L La m ê m e forme, mais sans l'exa
g é r a t i o n du v e n t r e , se r e t r o u v e chez une
a u t r e figurine féminine (fig. 64, n o . 11),
u n p e u p l u s g r a n d e q u e la p r é c é d e n t e , mais
aussi f r a g m e n t a i r e . L a t ê t e grande et oblon- —T /i>~,-*~ <=J«. */>
gue est posée d i r e c t e m e n t sur le corps. Le
nez est en bec d'Oiseau ; à la p a r t i e inféri
eure de celui-ci, u n e raie indique la sépara
tion e n t r e le nez et le m e n t o n . Les y e u x
s o n t i n d i q u é s p a r d e u x lignes droites inci
sées h o r i z o n t a l e m e n t d ' u n côté et de l'au
Fig. 64.
t r e d u nez. Les d e u x lobes de la t ê t e sem
b l e n t i n d i q u e r les oreilles, d ' a u t a n t plus qu'ils sont percés chacun de p a r t en p a r t p a r
d e u x t r o u s r o n d s simétriques, l'un au-dessus de l ' a u t r e . Les mains n ' e x i s t e n t p l u s .
Les seins sont indiqués p a r d e u x renflures d ' u n relief pas très m a r q u é . La figurine
é t a i t creuse à l'intérieur. Les v ê t e m e n t s sont indiqués aussi p a r des raies parallèles
incisés v e r t i c a l e m e n t . La réalisation artistique est u n peu meilleure que celle du n o . I .
*) E n Transylvanie (Hoernes-Menghin, op. cit., à Gumelni^a (v. plus bas, no. I I et I I I ) et à Sul-
p. 305); en Ucraïne (Hocrnes, Sammlung-Goschen, tana (I. Andriesescu, Dacia, I) sont également
op. cit., p . 92, fig. 4 4 ) ; en Serbie (ibidem, p . 92, creuses à l'intérieur.
fig. 4 5 ) ; en Thracc (Hoernes-Menghin, op. cit.,
6
) La couleur rouge-ocre est une réminiscence U (r
p. 319, fig. 1—4, e t c . ) ; dans le sud égéen (Dussaud: des anciens t e m p s : elle correspond à la couche Λ ,
car dans la couche B on ne la rencontre que sur
\
Les civilisations préhistoriques, passim).
2 quelques fragments de céramiques seulement.
) I . Andriesescu, Contribufiuni, p. 101.
3 e
) L a bouche est représentée exactement de la ) On a trouvé des exemplaires identiques q u a n t
même manière chez une idole assise de Thrace à la forme à Sultana (I. Andriesescu, Dacia, I,
(Hoernes-Mcghin, op. cit., p. 319, fig. 1). sans les incisions qui représentent les vêtements.
*) Toutes les figurines du même type, trouvées
83
www.cimec.ro
\ I.VDIMIU DUMITRESCU
I I I . Un troisième fragment de figurine également creuse à l'intérieur (fig. 63, no. 2),
a la tête oblongue, munie d'un cou fort bien proportionné. Par contre le nez est
extrêmement exagéré et modelé d'une manière primitive. Les yeux sont formés par deux
lignes horizontales irrégulièrement disposées de deux côtés du nez. Les lobes des oreilles
sont percées par des trous en nombre inégal. Les mains et le sein gauche n'existent plus.
Les vêtements sont indiqués par les mêmes bandes incisées, remplies ci et là avec du
ronge-ocre. La réalisation artistique est inférieure.
IV. La tête avec le cou d'une figurine qui avait probablement la même forme
que les précédentes (fig. 63, no. 3 et fig. 64, no. 10) Les deux yeux sont représentés
par des demi-cercles incisés 1 ). Le nez est en bec d'oiseau; sous le nez, quatre petits
trous représentent la bouche 2 ). Au bord de la tête, sur ebacun des lobes, on voit
six trous à distances égales, percés de part en part. Le cou est bien proportionné.
Cette tête est la mieux modelée de toutes celles qu'on a trouvé à Gumelnita, ayant
en effet l'aspect d'une figure humaine si on la regarde à certaine distance.
V. Figurine féminine entière (fig. 63, no. 4 et fig. 64, no. 5), d'une exécution primi
tive. La tête trop grande est reliée au corps par un très grand cou. Exception faite du
nez en bec d'Oiseau, la tête ne porte aucune autre indication. Les bras gros et courts
sont étendus horizontalement. Les seins représentés comme d'habitude par deux pe
tites protubérances se trouvent juste au milieu du corps. Presque immédiatement
sous les seins, une raie verticalement incisée partage en deux la partie inférieure de
la figurine, indiquant ainsi les pieds. Par derrière, au niveau des mains, on voit une
proéminence assez grande: c'est certainement la stéatopygie représentée d'une ma
nière naïve, ce qui prouve que l'artiste ne connaisait plus le sens de la stéatopygie et
l'a maintenue par la force de la tradition. La réalisation artistique est peu réussie.
VI. Une autre figurine féminine, sans tête, est plate et épaisse de 2 cm (v. fig.
64, no. 6). Deux proéminences indiquent les seins. Le cou est très gros; les deux
bras sont étendus horizontalement, mais ils sont cassés à 1 cm de l'épaule. Le sexe
est indiqué aussi par un angle incisé à la pointe en bas, continué par une ligne
incisée qui représente la*séparation des j a m b e s ; cette ligne peut-être vue aussi sur le
dos 3 ). Ce type des figurines plates est d'ailleurs assez connu, surtout dans le Sud mc-
ditéranéen et égéen 4 ). En Roumanie, on n'a plus trouvé, à ma connaissance, d'autres
idoles plates, exception faite de celle de Câscioarele ; cela ne signifie d'ailleurs que nous
devons mettre en relation cette idole de Gumelnita avec celles du Sud égéen, sur le
seul témoignage de sa forme plate. L'idole plate de Gumelnita est un simple schéma
de la forme humaine.
V I L Figurine féminine entière (fig. 64, no. 4), ayant la tête posée directement
sur les épaules, le nez très prononcé en bec d'oiseau se prolongeant en bas jusqu'au
3
') On retrouve les yeux représentés de la même ) Une pareille idole plate, la tête manquant, a
manière sur deux fragments de figurines trouvés été trouvé à Câscioarele (v. Gh. Stefan, Dacia, II).
4
à Jableni^a (Serbie; v. Hoernes, Sammlung-Gô- ) Les idoles de la période énéolithique en Chy-
schen, op. cit., fig. p. 93. 45, no. I et 2). pre étaient plates: des simples plaquettes en terre
2
) Le nombre des trous de deux côtés de la cuite, qui n'ont que le nez indiqué en relief, les
tête dépasse de beaucoup celui des toutes les autres autres organes et les membres étant indiqués par
figurines de Gumelnita, Sultana (v. I. Andriesescu, des incisions ou bien par des dessins (R. Dussaud,
Dacia, I), Câscioarele (Gh. Stefan, Dacia II) et op. cit., p. 366, fig. 271).
Cucuteni (I. Andriesescu, C.ontributiuni, p. 101).
\M
www.cimec.ro
FOUILLES DE CUMELNrjTA
') Cette manière de représenter la partie in djadermen (Izvestia, 1916 — 18, p. 136, fig. 140
férieure du corps humain est généralement con a et ] Il b — surtout la seconde). Dans la région
nue: on la retrouve souvent à Cucuteni (I. An carpatho-danubienne on a trouvé à Turdas un
driesescu, Contribufiuni, p. 101), à Sultana (Dacia, fragment de céramique avec une figure hu
I), à Câscioarele (Ch. Stefan, Dacia II), à Butmir maine en relief, les bras à moitié levés en l'air
(Hoernes-Menghin, op. cit., p. 287). Toujours en (H.-Menghin, o. cit., p. 305). J e crois que l'origine
Serbie à Varset (Starinar, 1923, p. 2 et pi. 1) et égéenne de ce geste ne peut être mise en doute,
ailleurs. l'attitude des bras relevés en l'air de l'idole de
z
) H. Dussaud, op. cit.. passim. Gumelni^a ne pouvant donc être duc au hasard.
:1 4
) L'attitude des bras levés en l'air est un geste ) La robe, plus ou moins cloche, est le vête-
rituel qui indique une influence de la vie spirituelle ment de la divinité féminine Cretoise minoénne
égéene sur les populations plus arriérées du Da- et même des autres statuettes qui ne sont pas
inibe inférieur. Cette attitude se retrouve aussi toujours des divinités (R. Dussaud, op. cit.. passim).
en Crète: c'est un des gestes rituels des statues Dans la Péninsule des Balcans nous avons quelques
votives Cretoises. La figurine connue sous le nom stations dans lesquels on a retrouvé cette forme de
d'acolyte de la déesse aux serpents a les deux figurines: à Butmir nous avons des figurines avec la
bras disposés de la même manière (Dussaud. op. robe, plus semblables à celles de Gumelni^a
cit., p . 60, fig. 39). D'ailleurs ce geste rituel est (H.-M., op. cit., p. 287); en Roumanie à Sultana
souvent rencontre en Crète (ibidem, p. 329, fig. (I. Andriesescu, Dacia, I) et plus au Nord à
239; p . 375, fig. 280; p. 391, fig. 289, etc.). A Troie Cucuteni (I. Andriesescu, Contribufiuni, p. 101)
II on a trouvé une figurine avec les bras levés en nous les retrouverons encore ; à Câscioarele
l'air (Hoernes-Menghin, op. cit., p. 361 no. 2) et (Gh. Stefan, Dacia, II) en Petite Valachie (au
quelques Gesichtsurncn avec des anses qui re- Musée de Craïova) ; en Serbie (Starinar, troisième
présentent les bras étendus en l'air (ibidem, p. 361, série, tome IL 1923, p. 1—2 et pi. I) et en Hongrie
no. 6). Dans la Péninsule des Balcans on a trouvé aussi quelques figurines féminines ont par contre
aussi quelques figurines avec les bras levés en une ressemblance surprenante par tout leurs
l'air: à Butmir (H.-M., op. cit., p. 287). à Jabla- corps avec la déesse aux serpents. J e crois
ni{a (Hoemes, Sammlung-Goschen, op. cit., I, p. pouvoir affirmer que l'origine de cette forme est
97, fig. 45, en bas de la figure centrale), à Ko- assurément dans la Crète minoénne.
!!."
www.cimec.ro
\ LADIMIR DUMITRESCU
www.cimec.ro
86
FOUILLES DE GUMELNITA
A côté de ce type des figurines debout, il y a le type des figurines assises, fort com
mun dans le Sud-Est de l'Europe *). On a trouvé a Gumelnita deux statuettes pres
que entières, qui entrent dans cette catégorie, ainsi qu'un fragment d'un pied prove
n a n t aussi d'une idole assise.
X I I . Idole assise, ayant la tête très petite, le cou assez gros (fig. 63, no. 12 et
fig. 64, no. 8), le lobe droit de la tête un peu cassé; le nez est en bec d'Oiseau. Les yeux
ne sont pas indiqués ; la bouche est, en revanche, indiquée par une ligne horizontale, fai
blement incisée'sous le nez, et par quatre petits trous au-
dessous de cette ligne 2 ). La main gauche est posée sur le
v e n t r e 3 ) , la main droite est cassée au coude. Aucune in
dication du sexe. Les jambes sont repliées aux genoux et
se terminent chacun par un petit pied. En général cet exem
plaire est mieux modelé que tous ceux que nous avons décrit
précédement, quoique le dos soit trop plat. L'idole devait
être assise sur une chaise (v. fig. 65).
X I I I . Idole assise, ayant une grande tête continuée JB
par un cou gros et court (fig. 63, no. 13 et fig. 64, no. 7), Afi
le nez pas trop accentué en bec d'oiseau ; les yeux et la bou
che manquent. Les deux bras sont brisés: l'un à l'épaule,
l'autre à 1 cm de l'épaule. D'après la direction suivie par
Fig. 65.
le bras droit on peut affirmer que les mains de cette idole
étaient posées sur le v e n t r e ; une preuve en plus nous est donnée par une proémi
nence irrégulière située sur le bas du ventre, qui ne peut être l'indication du sexe,
87
www.cimec.ro
W.ADIMIK IWMITRESCtl
mais bien la main gauche posée sur le ventre. Les jambes, qui sont modelées indépen
damment l'une de l'autre, se sont rompues un peu au-dessus du genou. Le dos est modelé
très exactement. Il n'y a aucune indication du sexe.
Il nous faut encore mentionner un fragment de figurine assise trouvé dans la
couche intermédiaire entre les deux couches de culture (fig. 63, no. 9) et quelques
autres fragments ; entre autres une tête (fig. 63, no. 8), un fragment de la poitrine
d'une statuette, quelques fragments de jambes (fig. 63, no. 7, 10, 11) dont l'un a quel
ques traces de dessins incisés.
*
* *
Idoles en os. Leur nombre est réduit: on n'en a trouvé que cinq exemplaires dont
un seu
fj .- ^ΧΛν^- ' entier, mais non terminé. Ce
dernier appartient à la couche A, les
v> autres a la couche B.
Quatre de ces idoles sont d'un
type généralement connu dans la ré
gion carpatho-danubienne ' ) . Elles
ont des lignes et des points incisés
sur la face, et quelquefois même sur
le dos (fig. 66, no. 2 — 5), représen
tent probablement le tatouage. L'au
tre idole, fragmentaire (fig. 66, no. 1),
a une forme qui dérive — comme je
l'ai dit dans l'article sur les décou
vertes faites par hasard à Gumel-
nita en 1924 2) — certainement du type
en violon, si souvent rencontré dans
le Sud égéen. Il n'y a que les oreilles
allongées en bas qui sont un élément
nouveau ; par contre, la tête au long
cou, et la forme presque rectangu
laire du corps, sont des éléments
absolument caractéristiques pour le
type en violon 3 ).
I |g. 66. . * . *
11 faut mentionner en relation
avec la représentation plastique du corps humain, quelques couvercles en terre-cuite
que j ' a i décrit ci-dessus (fig. 29, no. 4 et 8) : leur anse a la forme d'une tête humaine
avec un cou, un nez en bec d'Oiseau, mais sans l'indication des yeux et de la bouche. On
a trouvé grand nombre de ces couvercles à Sultana 4) et à Càscioarele 5 ).
') En Roumanie à Sultana (I. Andriesescu, lumbnl (Izvestia, 1911, p. 8 2 — 8 1 , fig. 1—4).
2
Dacia, I) et à Càscioarele (Gh. Çtefan. Dacia, ) V. Dada, I, p. 340.
:|
I I ) ; en Bulgarie à Sultan, distr., de Chumla ) ll.-Menghin, op. cit., p. 361, no. 1 et 6.
4
(H.-Mcnghin, op. cit., p. 317, no. 1, 2 et 3), à ) I. Andriesescu, Dacia, I.
6
Kodjadermen (Izvestia, 1916 — 18, p. 93, fig. 82; ) Gh. Stefan. Dacia, II.
à Rusciuk (Izvestia, 1925, p. 105, fig. 9) et à
ί!ί!
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELMJA
89
www.cimec.ro
VI.ADIMlli D l ' M I l'Ki;S( I '
réel 1 ). Les autres sont toutes des fragments dont seulement quelques-uns peuvent être
mentionnés: Une tête d'une grande figurine représentant probablement un bélier (v.
fig. 64, no. 16 et fig. 68, no. 8); un fragment de bélier (v. fig. 68, no. 2); un frag
ment d'animal cornu sur le dos duquel on voit les pieds d'un chevalier (?) (v. fig. 64,
no. 14) et d'autres fragments d'animaux cornus (fig. 63) ou d'autres animaux indéter
minables (fig. 68, no. 3, 4, 9). On a trouvé aussi un fragment de corne vide à
l'intérieur qui est probablement un fragment de rhyton (fig. 68. no. 7) 2 ).
Fig. 68.
A côté des anses en forme de tête humaine que nous avons vues ci-dessus (v. p. 88),
on a trouvé à Gumelnita (^4) une anse représentant, très schématiquement, la tête
d'un animal avec un grand nez en bec d'oiseau, et avec les yeux indiqués par deux trous
(fig. 68, no. 6). D'ailleurs les anses des vases en forme de tête d'animal sont assez
communes à l'époque néolithique et énéolithique.
LE MOBILIER DE CULTE
L'existence des chapelles et des sanctuaires de divinités, semblables à celles de
Crète, dans nos stations néolithiques et énéolithiques n'est prouvée par aucune
90 1> r
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNITA
Une a u t r e forme p l a s t i q u e en relation avec le culte est celle des cornes sacrés en
t e r r e - c u i t e . O n en a t r o u v é d e u x exemplaires à G u m e l n i t a , t o u s d e u x d a n s la couche
x
) Une de ces tables nous a été donnée p a r p . 148, fig. 1 5 9 ) . — E x c e p t i o n faite d'une seule
M. H. Ionescu: elle provienne de la couche B; les table de Câscioarele — qui est c i r c u l a i r e — t o u
autres tables et les chaises ont été trouvé dans tes les autres sont semblables à celles de Gu
les deux couebes de Gumelnita. melnita.
2
) La forme de ces chaises est t o u t à fait sem Les trous des tables trouvées à Gumelnita mé
blable à celle des chaises modernes. On en a trouvé ritent peut-être une attention spéciale. Quelques
d ' a u t r e s ebaises de forme et dimensions identiques unes des tables de culte de la Crète de l'époque
à Sultana (Dacia, I), et à Kodjadermen (Izveslia, minoénne ont au milieu u n trou circulaire qui
1 9 1 6 — 1 8 , p . 140, fig. 145). servait comme support pour les vases au fond
') Quelques exemplaires semblables ont été bombé (Dussaud, op. cit., p . 355): Ne pourrait-on
trouvés à Câscioarele (Dacia, I I ) . déduire une filiation? On a trouvé d'ailleurs à
' ) On a trouvé des tables de culte en miniature Gumelnita des vases-pigmés qui ne p o u v a i e n t
d a n s toutes les stations récemment fouillées en avoir un b u t utilitaire (v. plus h a u t , p . 6 1 ) ;
R o u m a n i e : à Sultana (Dacia, I, p. 74), à Câs ils pourraient être disposés dans les trous des
cioarele (Dacia, I I ) , à Hoïan (Dacia, I I ) ; en tables du culte, quoique nous ne puissions l'affirmer
Bulgarie à Kodjadermen (Izrcstia, 1916 — 1 8 , avec certitude.
91
www.cimec.ro
νΐ.ΛΠΙΜΙΗ 1)IMIIIU;S( I
Β '). Leur base est large de 2 cm. Une de3 deux cornes a, à sa base, un trou,
ce qui prouve que l'objet était employé comme pendantif-amulette.
On a trouvé des cornes sacrés de la même forme et de la même gran
deur, ayant même le trou mentionné, à Sultana et à Câscioarclc *). C'était
donc une forme générale du culte des stations énéolithiques de cette région, mais
qui a été trouvée aussi dans le Nord de l'Europe 3 ). Leur forme n'est pas duc au ha-
sard. Quoiqu'on ne puisse trouver des exemplaires semblables dans les Balcans, nous
devons mettre en relation ces cornes avec les cornes sacres si nombreuses et si souvent
représentées dans les formes du culte minoen et mycénien 4) ; c'est, avec la bâche double,
le symbole le plus important de la religion des Cretois et en général des populations
de la Mer Egée de cette époque. Ce n'est d'ailleurs qu'un élément de plus, à côté de
ceux que nous avons déjà constatés, qui prouve cette influence du Sud vers le Nord,
car il ne peut pas être question dans nos régions d'un culte autochtone des cornes sacrés :M
O B J E T S DE P A R U R E EN T E R R E
A côté d'un nombre assez important de pendeloques en os (voir plus loin, p. 97)
on a trouvé comme objets de parure à Gumelnita quelques vingt perles en terre
cuite, la plupart entières et quelques fragments. Une seule provient de la couche A ;
toutes les autres sont de la couche B.
Parmi ces perles on peut distinguer deux formes: l'une parfaitement cylindrique
(v. fig. 67, no. 6 — 7), l'autre ayant les deux bouts presque pointus (v. fig. 07 no. 8—9).
Toutes les perles sont perforées dans leur longueur, pour être enfilées sur un fil. Leur
longueur varie entre 5 et 10 cm, le diamètre entre 2, cm, et 4 cm. Les exemplaires
les plus longs ne sont pas aussi les plus gros, car il n'y a pas de rapport entre leur épais
seur et leur longueur. Plusieures de ces perles pèsent au moins 30 gr,, ce qui paraît
excessif pour des perles qui devaient se porter au cou, mais nous avons d'autres exem
ples d'objets énormes de parure que certaines populations barbares de nos jours por
tent encore.
Les perles en terre cuite se trouvent assez communément dans les stations pré
historiques de Roumanie et d'ailleurs, ce qui nous dispense .l'en citer ces stations.
<>2
www.cimec.ro
FOUILLES DE GI'MF.LNITA
A
AUTRES OBJETS EN T E R R E CUITE
On a trouvé à Gumelnija quelques morceaux rectangulaires de terre-cuite, très
minces J ) ; on ne saurait dire à quoi servaient-elles.
Quelques fragments, aussi en terre cuite, trouvés exclusivement dans la couche B,,
sont les restes des quelques objets «à fenêtres», que nous ne pouvons réconstituer et
par conséquent nous ne pouvons pré
ciser l'usage (peut-être seraient-ils des
grilles (v. fi g. 69).
On a trouvé, dans les deux couches
de Gumclnita, quelques poids de filet
de pêche, en terre-cuite également, ayant
chacun un trou de suspension (fig, 67 ^k *
no. 13 — 15); ils sont quelquefois pris
matiques, et d'autres fois oblongues et
presque plats; — quelques fusaïoles (fig.
67, no. 10—12, et fig. 3, no. 15) et
un objet en forme de bobine (fig. 63,
no. 16.)
INSTRUMENTS, USTENSILES E T
ORNEMENTS EN BOIS DE CERF
ET EN OS
Dans ces catégories rentrent aprox.
100 objets de toutes espèces, dont quel
ques uns peuvent avoir servi comme ar
mes (poignards) ; étant donné que nous
ne pouvons pas établir une différence pré
cise entre les armes et les instruments,
nous nous occuperons de tous ces objets
dans ce chapitre général. Nous y enregistrerons à la fin aussi les ornements, car il
nous semble inutile de faire un chapitre spécial pour les quelques exemplaires de
cette catégorie. Quant aux figurines en os, nous les avons décrit dans le chapitre
consacré à la plastique (v. ci-dessus, p. 88).
On aurait pu faire de même une distinction précise entre les instruments en os
et les instruments en bois de cerf mais étant donné que le même genre d'instruments est
souvent travaillé dans ces deux matériaux, je ne crois pas cette distinction nécessaire,
surtout parccqu'elle n'apporte aucune conclusion au point de vue stratigraphique, c'est-
à-dire sur l'ancienneté de ces objets. Nous examinerons donc ces instruments d'après
leur catégories et non pas d'après le matériel. On ne peut constater aucune différence
technique ou de forme entre les exemplaires de la couche A et ceux de la couche B. Les j
exemplaires de la couche B sont plus nombreux et mieux conservés, ce qui s'exphque J
par le fait qu'on a fouillé cette couche sur une superficie plus grande, et aussi par le
fait que dans cette couche les habitations étaient plus denses.
93
www.cimec.ro
VLADIMIR DUMITRESCU
a) Les harpons. Cette catégorie d'instruments n'avait pas été constatée dans au
cune des stations préhistoriques de l'ancien royaume de Roumanie jusqu'en 1925. Le
seul fragment de harpon trouvé dans la vallée inférieure du Danube a été trouvé l'année
dernière, toujours à Gumelnita J ).
Plus à l'Ouest sur la rive du Danube, dans l'ancienne Serbie, on a trouvé deux
harpons plats datés par M. Vasitch qui les publia, de la fin de l'époque néolithique et
du commencement de l'époque du bronze 2 ). Au cours des fouilles exécutées cet été
on a trouvé de nombreux harpons à Câscioarele 3 ), Boïan 4 ) et. Gumelnita. — Cascioarele
se révèle spécialement comme un station très importante pour l'industrie de ces
instruments.
Pour l'époque paléolithique et les autres époques intermédiaires entre le paléolithique
et le néolithique la forme et les matériaux des harpons ont sans doute une importance
très grande pour pouvoir dater les instruments, mais pour l'époque néolithique et post
néolithique les formes et les matériaux sont presque indifférents. Nous trouvons à
cette époque des harpons plats, bombés d'un seul côté ou ronds, en bois de cerf et
en os. On peut faire toutefois une observation d'ordre général à propos de la forme :
υ^ tous les harpons de Gumelnita (ainsi que ceux des deux autres stations de la Roumanie
mentionnées plus haut), appartenant aux deux couches de civilisation ont des barbelures
sur les deux côtés (fig. 66, no. 20 — 26) a y a n t à la partie inférieure deux dents droits ser
vant à lier le h a r p o n ; jamais ils n'ont de trou. Quant à l'arrangement des barbelures
sur les deux côtés des harpons, il n'est pas toujours le même. Les barbelures de droite
et de gauche peuvent être sur le même plan, ou bien celles d'un côté sont à quelques
milimètres plus près de la pointe que les barbelures respectives de l'autre côté.
Des sept harpons trouvés à Gumelnita, quatre (2 entiers et 2 fragments) appar
tiennent à la couche A (fig. 66, no. 23, 24, 25, 26), et trois (2 entiers et 1 fragment)
à la couche B (fig. 66, no. 20 — 22). Le plus grand des harpons entiers a 21 cm de
long; le plus petit 10,5 cm.
b) Les pics en bois de cerf. Du fait que ces instruments étaient fort peu résis-
tents à cause de leur matériel, il est fort probable qu'ils ne servaient qu'à creuser la
terre. On a retrouvé très souvent des instruments de ce genre dans les stations de
l'époque néolithique, énéolithique et même de l'époque du bronze 5 ). Ils sont aiguisés
sur le tranchant et ont un trou par lequel on passait la manche en bois ou même en
bois de cerf. A côté d'autres fragments, on a trouvé à Gumelnita deux exemplaires en
tiers de toute beauté (fig. 70, no. 1 — 2 ) ; l'un d'eux, d'une longueur de 21 cm 5, (v. fig.
70, no, 1), a la forme d'un pic moderne en métal. Le second exemplaire trouvé dans les
débris de l'habitation no. 1 de la couche A, a la forme typique de cette catégorie; ad
mirablement exécuté, il est relativement bien aiguisé, avanl un Itou parfaitemenl
rectangulaire pour le manche.
c) Les manches d'instruments ont été trouvées en grand nombre dans différentes
stations préhistoriques, exécutées soit en bois de cerf, soit en os ou même en bois 0 ).
6
*) Mon article, Découvertes de G., Dacia I, p. ) Cf. Mittheil. Bosnien u. llerze^., X I , Tufrl
339. I I I — I V (de Donja-Dolina); Dacia, I, p. 72. (de
2
) Starinar, I, (1906), Belgrad 1907, p. 95. Sultana), etc.. etc.
3
) Gh. Stefan, op. cit. ·) Déchelette, op. cit., I, p. 531 et suiv. Γ.ιι
*) V. Christescu, op. cit. Roumanie on eu a trouvé a Sultana et a Cascioarele.
94
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIJA
Ces manches sont pour la plupart longs et minces, a y a n t quelquefois un trou pour y
introduire les petits i n s t r u m e n t s .
U n m a n c h e très intéressant en os, qui diffère de la forme commune de ces instru
m e n t s a été t r o u v é à Gumelnija dans la couche B (fig. 70, no. 6). Sa partie supéri
eure est grosse et taillée en cube, continuée en bas p a r u n commencement de m a n c h e
percé dans sa longueur pour y introduire un autre m a n c h e plus mince. Le cube est
percé de trois p a r t s p a r u n trou circulaire ; ces trois trous se r e n c o n t r e n t au centre du
2
') Mittheilungen a. Bosnien u. Ilerzeg., I X , Tafel ) Gh. Çtefan, op. cit.
3
X X V I I I no. ] . ) Op. cit., I, p. 536, fig. 194.
www.cimec.ro
95
YI.VDIMIH niMITHKSCr
e) Les poinçons sont en très grand nombre, formant ainsi la grande majorité des
objets en os trouvés à Gumelnita. Ils sont travaillés exclusivement en os, jamais en
bois de cerf.
ISipour cette catégorie on ne peut pas remarquer non plus une différence de forme ou
de travail enlre les objets de la couche su
périeure 51 ceux de la couche inférieure.
On ne peut en faire qu'une description
d'ordre général, surtout que leur nom
bre nous empêcherait de faire une des
cription détaillée de chaque exemplaire.
On peut distinguer deux catégories
q u a n t à la technique. La première est
plus soignée et comprend des exem
plaires exécutés en diverses sortes d'os
complètement, polis au point que l'os
nu conserve plus nulle p a r t sa forme et
son aspect originaux. Dans cette caté-
W' gorie sont les plus beaux exemplaires
Î 1S 19 20
10 u
»
tm
M.
^^ u
K
14
^V
15
/
I
l6
_
I
trouvés à Gumelnita, de forme cylindri-
que ou un peu plats, d'une longueur de
18 à 5 cm. Le plus beau et le plus grand
exemplaire est bien aiguisé et admira-
■ I i A I | 1 I. I blemenl poli; quoiqu'il soit brisé à la
I I I i base, il a 18 cm de longueur (fig. 72,
H ât- V no. 1). Les autres font plus petits et
moins bien exécutés.
La seconde catégorie, qui comprend
des exemplaires tout aussi nombreux que
la première, est composée de poinçons incomplètement polis et qui conservent à la
base leur forme naturelle. Il y en a qui sont polis sur 3 / 4 environ de leur surface
(fig. 72, no. 8, 9, 10, 11), mais d'autres ne sont façonnés que vers la pointe. Quelques-
uns des poinçons ont des stries horizontales 1 ) . Dans ce même groupe entrent quelques
poinçons semblables à des petits poignards modelés du cubitus de petits quadru
pèdes (probablement ovines), u n peu aiguisés au bout (fig. 7 1 , no. 2 — 7).
l
Le grand nombre des poinçons trouvés a Gumelnita nous prouve l'exisentce d'une
) Exemplaires identiques, sans stries, à Câscioa- 195 2 ; Izvestia, 1916—18, p. 90, fig. 76.
industrie très développée des peaux, lesquelles 2 servaient à l'habilement.
rele (Gh. Stefan, Op. cit. Dacia II) a Sultana ) Exemplaires de ce genre a Câscioarele (Dacia,
f) Il y en
(I. Andriesescu, a encore
Fouilles une série
de Sultana, Dacia I, dep. quelques
73 ; II), instruments en os,
à Sultana (Dacia, I) dont l'usage ne
et à Kodjadcrincii
peut être J.
voir aussi déterminé.
Déchelette, Ce
op. sont
cit., I,des
p. os plats
537, fig. et (Izvestia,
larges, 1916
polis—18,
complètement
p. 91, fig. 79« etoub). seulement
en partie, a y a n t un t r a n c h a n t aiguisé (fig. 72, no. 15, 16). Ces instruments servaient
peut-être tout comme les lames en silex, 96 à couper les peaux, vu que leur t r a n c h a n t
est encore suffisament aiguisé a ) .
www.cimec.ro
loi II,|.I;S DE GUMELNIfA
97
tainenienl connue pendeloque (fig. (>(>, no. 10). On a trouvé deux exemplaires du même
genre en Bulgarie à Kodjadermen ] ).
Quelques objets exécutés en dents de sanglier polies avec soin, devaient être aussi
des pendeloques; une seule de ces dents a été conservée entière, mais le travail paraît
ne pas avoir été terminé, car clic n'a pas de trou pour l'attacher· La dent est couverte
d'incisions obliques (fig. 73, no. 18 — 21), servant comme ornement. Des exemplaires
du même genre, simples ou striés se retrouvent assez souvent 2 ).
On a trouvé aussi un rectangle en nacre, plat et non perforé, ce qui indique peut-
être qu'il n'a pas été terminé (fig. 66, no. 12). Quelques autres disques en os, polis
mais non perforés, paraissent être des pendeloques non terminés.
Nous avons trouvé encore un osselet, d'agneau, poli en haut et en bas, on ne peut
pas dire pour quel usage; des exemplaires analogues à Kodjadermen 8 ).
LE MÉTAL
Un autre élément qui peut nous servir à dater un site préhistorique est le métal.
Nous avons trouvé à Gumelnita des instruments en cuivre et un ornement en or.
a) Le cuivre. On a trouvé à Gumelnita douze objets en cuivre, dont quatre dans
la couche A, et huit dans la couche B. Nous avons donc un élément précis qui nous
permet d'affirmer — en concordance avec les déductions qu'on peut faire de l'aspect
des autres objets — que la couche inférieure de Gumelnita (A) date de l'époque énéo-
lithique. Qn ne peut (railleurs constater aucune différence entre la forme et la technique
des objets en cuivre de la couche A et ceux de la couche B.
Onze dërrcTTobjets en cuivre ont la forme de clous aiguisés à un bout en forme de
pointe ou de tranchant et sont taillés en quatre facettes (fig. 73, no. 22 — 33), ayant
I ainsi l'aspect de prismes rectangulaires. Leur longueur varie entre 12 cm 5, et 4 cm.
/ Seulement quatre d'entre eux méritent d'être mentionnés spécialement, car les autres
ne sont que des fragments.
Deux d'entre eux ont une longueur de 12 cm et de 12 cm, 5. Ils sont entiers et
bien aiguisés à la pointe. Malgré leur oxidation avancée, on voit parfaitement qu'ils
furent taillés à quatre facettes parfaitement égales (fig. 73, no. 22, 23). Le troisième,
quoique fragmentaire, est intéressant par le fait qu'il est presque plat et a un petit
tranchant au lieu de pointe (fig. 73, no. 27). — Ces petits instruments avaient certaine
ment besoin de manches en bois ou en os; ce fait est confirmé par le quatrième exem
plaire que nous voulons décrire: C'est un clou en cuivre taillé en quatre faces
égales et à pointe aiguisée. Il est fixé dans un manche en os, du quel il ressort de
2,5 cm ; le manche, provenant probablement du pied d'un oiseau, atteint par
l'oxidation du clou, a 6 cm de long. (fig. 73, no. 24).
On a trouvé des instruments semblables aux premiers, en Roumanie à Sultana 4 )
et à Câscioarele 5 ), en Bulgarie à Kodjadermen 6 ). Leur usage est difficile à préciser.
3
') Izvestia, 1916 — 18, p. 100, fig. 92. ) Izvestia, 1916 — 18, p. 92, fig. 81 a et b.
2 4
) Sultana (Dacia, I). Câscioarele (Dacia, II). ) I. Andriesescu, Fouilles de Sultana, Dacia '■
Lechinta-de-Mures (Dacia, I I ) ; Kodjadermen ") Gh. Stefan, op. cit.
e
(Izvestia, 1916 — 18, p. 100, fig. 94). ) Izvestia, 1916—18, p. 99, fig. 91.
98
www.cimec.ro
FOUILLES DE GLMELMJA
Les plus grands pourraient avoir eu plusieurs usages, servant soit comme des poinçons
plus résistants que les poinçons en os, soit comme des poignards, ou peut-être comme ai
guilles. Les plus petits, aiguisés au but, étaient certainement des poinçons; ceux qui
avaient un petit tranchant devaient servir à couper les peaux. Les plus fins et les
mieux aiguisés peuvent avoir servi comme alênes à tatouer — fait affirmé par Dé-
chelette ') pour des exemplaires analogues trouvés en France et en Bohème 2 ): un d'entre
eux est fourré dans un manche en os 3) tout-à-fait comme notre exemplaire
Le douzième instrument en cuivre est un crochet de pêche, long de 3 cm avec, un
anneau à la partie supérieure pour y passer la ficelle; la dent lui manque (fig. 74).
On a trouvé des crochets de cuivre de ce genre en Roumanie à Câscioarele 4 ),plus grands
et sans anneau.
Sur la provenance du cuivre qui servit à exécuter ces instruments, il nous est dif
ficile de nous prononcer, car cela demanderait une discussion plus ample qui sortirait
du cadre de cette étude. Nous nous contentons de remarquer que ce métal
devait être assez rare à l'époque énéolithique en Roumanie, car tous les
instruments en cuivre y sont très petits.
b) Vor. Notre pays était célèbre dans l'antiquité pour ses mines
d'or. Pourtant on n'avait pu trouver — à ma connaissance — des objets
en or dans les stations préhistoriques fouillées dans l'ancien royaume,
qu'à Crasani (une perle en or) 5 ) et à Gumelnita (un anneau d'or) 6 ).
Pendant les fouilles de 1925 on a trouvé à Gumelnita encore un objet
en or: une pendeloque en or pur, faite d'une feuille coupée en forme F i g 74
de cornes sacrés, (fig. 70) 11 a été trouvé à 55 cm de profondeur; ses
dimensions sont 2,5 cm de hauteur, 4,5 cm largeur maxima.
La feuille d'or est un peu bombée sur une face et
concave de l'autre, ayant un ornement qui consiste de
points en relief sur la face bombée, obtenus par le pro
cédé au repoussé. Ces points se suivent près des bords
du pendeloque, très rapprochés les uns des autres, et se
rassemblent ensuite sur la partie centrale, où il y a
quatre séries parallèles de points. Près de la base de(\
l'objet il y a deux trous qui servaient à le suspendre. Γ
Comme technique et ornementation cette pendeloque ressemble à une boucle d'o
reille qu'on trouva dans le Nord de la Crisana (entre Nyiregyhâza et Vâsârosnamény
qui date de l'époque du bronze 7 ). Cette boucle d'oreille est faite elle aussi d'une feuille
très mince en or, bombée sur une face et ayant des points en relief obtenus par le
même procédé au repoussé. Cette identité technique nous mène à conclure que notre
pendeloque date elle-aussi de l'époque du bronze IL___
La forme de la pendeloque n'est pas due au hasard. On a trouvé en plu
sieurs endroits en Hongrie de pendeloques en bronze presque de la même forme,
') Op. cit., II, p. 105. (Annales de l'Académie Roumaine), p. 88, fig. 270.
2 e
) Dolmen de Couriac (Aveyran) ; Korno. ) Dacia, I, p. 341.
;|
) J. Dcchelette, op. cit., II, p. I, no. 16. ') Cf. Arch. Ertesitô, XXXVI, Budapest, 1916,
4
) G h. Çtefan, op. cit. p. 206.
6
) I. Andrieseseu, Piscul Criïsani, Bue. 1924
99
www.cimec.ro
VI.AIHMIIÎ DUMITRESCU
quelquefois avec les cornes recourbées à rintérieur, d'au 1res fois recourbées à l'ex
térieur ] ) .
Notre objet est probablement une amulette protectrice contre les divinités mal
faisantes et malveillantes.
CONCLUSIONS
Voyons d'abord le cadre chronologique qui pourrait comprendre les sites préhisto
riques de Gumelnita.
La grande richesse et variété des outils et des armes en silex, en pierre polie et
en os pourrait nous faire remonter la date des deux sites qui se sont succédées
à Gumelnita. vers les premiers temps de l'époque énéolithique. Les quelques outils
en cuivre, trouvés dans 1rs deux couches de Gumelnita, ne semblent pas indiquer à
eux-seuls une continuation des ces emplacements jusqu'aux premiers temps de l'é
poque du bronze; l'alêne à tatouer de Gumclnila.. qu'on a ailleurs-') trouvée en pleine
époque du bronze, ne réclame pas absolument à être située dans le cadre de cette époque,
car elle n'est pas travaillée en bronze mais bien en cuivre. Mais la pendeloque en or,
dont les analogies de technique — pouvant être trouvées jusqu'à l'époque Hallstatt —
nous font voir tout à fait clairement que l'objet date au moins de la fin de la première
période de l'époque du bronze ou bien du commencement de la seconde période de la
même époque, sinon de plus tôt même, est un élément qui, étant trouvé dans la couche
supérieure de Gumelnita, indique que cette couche doit-être située dans le cadre de
l'époque du bronze.
Dans le cercle de culture énéolithique sud-est européene, divisé en sous-cercles
de céramique peinte et céramique mate monochrome, la céramique de Gumelnita rentre
dans ces deux sous-cercles: celle de la couche A, bien qu'à vrai dire très rarement peinte
et le plus souvent patinée ou graphitée, rentre dans le premier sous-cercle, celui de la
céramique peinte. Cette céramique, analogue — q u a n t aux ornements — à la cérami
que de la couche B de Cucuteni, est de même parfaitement analogue à celle de la
couche A de Câscioarele 3) et à la céramique peinte de Cernavoda, en Dobrogea 4 ).
Quoique la peinture rouge et noire de Cernavoda ne se retrouve jamais à Gumelnita
A et à Câscioarele A. les motifs ornementaux de la céramique peinte de Cernavoda
sont absolument identiques aux motifs ornementaux de Gumelnita A 5 ). D'autre part,
quelques uns des ornaments de la céramique graphitée et peinte de Gumelnita A
(et de Câscioarele A) ressemblent à l'ornementation linéaire de Cucuteni JB, fait qui
nous prouve la contemporanéité de Gumelnita A et de Cucuteni B; nous ne pour
rons donc a d m e t t r e les conclusions de M. C. Schuchardt, qui est d'avis que les
li ornements peints (rouges et noirs) de Cernavoda sont contemporains à Cucuteni A e ) . —
I L a céramique de la conche A de Gumelnita est donc contemporaine à celle de
Cucuteni B. — la céramique de la couche B rentre presque entièrement dans la
100
www.cimec.ro
FOUILLES DE GUMELNIJA
>) Voir V. Pârvan: Daeii /« Troia (Le» Daces II, Bue. 1926;.
2
à Troie), p. 6 (Extrait de la revue Orphcus, ) J. Déchelette, op. cit., II, p. 383.
101
DOMATIA
www.cimec.ro
PROF. ION NESTOR
VLADIMIR Dl MITRESCu"
Les d e u x e m p l a c e m e n t s d e G u m e l n i t a o n t é t é , à ce qu'il n o u s s e m b l e , p r é i n d o -
e u r o p é e n s et c o m m e tels h a b i t é s p a r des p o p u l a t i o n s p r o b a b l e m e n t a u t o c h t o n e s d a n s
2
*) Dorin Popescu, Fouilles de Lechin}a de Mu- ) Menghin (Hoernes-Menghin, op. cit., p. 826
réf. Dacia II (1925). affirme q\ieles idoles «à robe» sont d'origine égéenne.
102
www.cimec.ro
FOUIMES DE GUMELNIJA
ces parages dès les temps néolithiques. Ces populations vivant de la pêche et de la chasse,
s'occupaient en même temps de l'agriculture, comme nous le dit le blé calciné trouvé
dans une des habitations de la couche A ; c'était par conséquent des populations stables
et nullement nomades. Ces sites doivent avoir été des centres a y a n t une grande ac
tivité journalière et en même temps une vie religieuse très développée, ce q u ' a t t e s t e n t
les nombreuses idoles et objets de culte trouvés ici. Les deux sites de Gumelnita t o u t
en é t a n t confinés dans la tradition de l'énéolithique local recevaient en m ê m e t e m p s
des influences de technique de l'Europe Centrale et des influences religieuses et artis
tiques du Sud égéen. Ils ont été détruits par des terribles incendies, fait d é m o n t r é
p a r le bousillage calciné dans les deux couches.
VLADIMIR DuMITRESCU
Assistant au Musée National d'Antiquités de Bucarest
www.cimec.ro
CALLATIS
Π·Ε RAPPORT PRELIMINAIRE
FOUILLES ET RECHERCHES DE L'ANNÉE 1925.
') Du 1-er août jusqu'au 15 septembre, avec -) Tous les dessins, excepté les figures 80, 85, et
l'assistance de MM. L. Cârhu, A. Grigorovici et 86 de M. Deinianov, sont faits par M. le profcs-
VI. Nichitovici. seur Vladimir Nichitovici de Ccmâuti.
104
www.cimec.ro
< \l I.M'IS
Ce grand mur a subi diverses modifications aus époques postérieures (fig. 1). La
direction du mur s'est inclinée vers le Nord. Mais il est inutile d'insister puis
que nous ne pouvons préciser la forme et la grandeur de l'édifice, à qui ce mur
appartenait.
Dans ce lieu la terre a été plusieurs fois retournée. A 45 cm de la surface ont
été découverts un crâne de chameau, employé autrefois en Dobrogea comme bête de
trait, et des os d'autres animaux domestiques.
A une profondeur de 1,2 m, nous avons trouvé de la céramique émaillée de date
récente et des pipes turques, à une profondeur de 1,4 m des restes de charbons de
terre. A 1,65 m de profondeur, les petits fragments sont très rares de céramique simple.
Nous sommes allés jusqu'à la profondeur de 1,85 m, où nous avons pu constater de
la terre intacte.
Des fouilles nombreuses antérieures expliquent l'absence à peu près totale de
restes de la céramique antique au lieu attaqué dans la cour de C. Anastasiou.
Le printemps de l'année passée, la Mairie de la petite ville Mangalia a commencé
le nivellement du boulevard Maria, le long de la plage, depuis l'édifice de la Mairie
jusqu'à l'église grecque, à une profondeur de 50 m. Lors de l'exécution de ce tra
vail les ouvriers se heurtèrent à deux piliers ronds, dont l'un était au milieu du boule
vard, l'autre à une distance de à peu près 2 m au Sud-Ouest, sous le mur qui déli
mite le terrain à bâtir de M. le docteur Buterescu, et le boulevard Maria. M. Nicolae
Stoya de Mangalia a bien voulu m'informer de cette découverte. Après notre arrivée
à Mangalia nous avons décidé d'essayer de faire des fouilles sur le boulevard au lieu
sus-indiqué.
Les vestiges des deux piliers n'étaient presque plus visibles. Une petite partie du
pilier situé sur le boulevard a été enlevé par les ouvriers, qui passionnés pour les objet
antiques, c'est-à-dire pour les monnaies, les reliefs, la céramique et les inscriptions,
avaient exécuté le nivellement.
Obtenant la permission de la Mairie, dont le président M. N. Rosculet nous a obligé
par son amabilité, son concours et son aide, à faire des fouilles au boulevard, nous
avons découvert le pilier situé au milieu du boulevard Maria. On a du continuer les
fouilles vers le terrain du docteur Buterescu qui n'a pas hésité de livrer sa propriété
à nos fouilles et à qui .nous venons ici faire nos remercîments.
Ces dernières fouilles donnaient de grandes espérances. Les résultats ne furent
pas conformes à ces illusions. Nous sûmes plus tard que sur la parcelle du
docteur Buterescu a été bâti — il y a déjà plus de cinquante a n s — u n grand hôtel
et café dont les fondements et les caves auraient détruits tous les restes anti
ques appartenant à l'édifice avec les piliers ou aux édifices précédents. Car après la
découverte de la base d'un troisième pilier les restes antiques brusquement cessent de se
montrer. Il n'est pas douteux que les restes antiques ont servi pour la fondation de
l'établissement «Amalie», dont à présent nous n'avons d'autre vestige que la tra
dition orale.
Nous avons découvert les deux restants de piliers ronds sus-indiqués. Leur dia
mètre est de 0,9 m. La hauteur de l'un est de 25 cm, celle de l'autre de 1 m. Les piliers
sont en briques de couleur gris-jaune, liées par un mortier fort. Le premier pilier a 4,
le second 15 rangées de briques. Ils se trouvent sur un soubassement de pierres calcaires
www.cimec.ro
105
THÉOPHILE SAUCH C-SÀ\ EANU
www.cimec.ro
106
CALLATIS
de bois. Par conséquent, l'incendie dont nous avons indiqués les restes, s'est produit
à une époque où l'édifice avec les piliers a été, au moins en partie, sous la terre.
Le second pilier, au niveau du soubassement duquel nous avons découvert une
rigole de 2,9 m de long et de 0,3 m de larg, formée de bri
PIERRES DETA1LU ques, qui longe et parallèlement le soubassement, est traversé, au
[ZD BR1QVES
niveau de son soubassement, par un bon mur en direction NS. Il
RESTES DE POTERIE
PIERRES DECOMBRES
a 30 cm d'épaisseur. Au sud du pilier il s'étend, de 1,2 m en pro
E23 SABLE fondeur, et de 1,9 m en longueur (voir la section à la fig. 6),
Ë53 CHARBONS, CENDRE pour prendre la direction Ouest et se terminer en un grand bloc, de
MORTIER
TERRE VEGETALE
22 cm de hauteur (voir la fig. 7), paral
TERRE JAVNE lèle à la ligne des piliers. A ce coin se
trouve un pavage fragmentaire de blocs
surmontés de plaques jusqu'à une profon
deur de 65 cm. Au Nord du second pilier,
dans la ligne du mur mentionné en haut,
un mur de la même épaisseur s'étend à un
espace de 3,2 m. Il se heurte à un autre
Fig. 5. Fig. 6.
mur (fig. 8) qui perpendiculairement s'é
tend dans la direction E—O. Ce mur principal va vers l'Ouest sur une longueur d'à
peu près de 10 m. Il se perd sans traces. Vers l'Est il a une structure plus soignée. Ce mur
principal semble a-
voir une courbure à
peine perceptible, à
laquelle paraît céder
la ligne des piliers.
Le mur princi
pal, d'une épaisseur
de 0,6 m, se com
pose, surtout du cô
té oriental, de deux
parties. L'une de 0,3
m de haut montre
des pierres calcaires
non taillées ; l'autre
a plusieurs rangées
de blocs réguliers.
Les deux rangées les
plus hautes ont des
blocs de dimensions
Fig. 7. plus grandes. Ils at
teignent une longueur de 1,15 m, une hauteur de 0,4 et une épaisseur de 0,3 m. (Voir
la section à la figure 9). Ce mur s'enfonce à une profondeur de 2,2 m.
Dans son voisinage nous avons trouvé par exception beaucoup de restes cérami
ques d'amphores, de pièces d'architecture, de briques et d'autres objets mentionnés
plus loin. Ce mur se dirige à son extrémité orientale, vers le Sud. (Voir la figure 10). Mais
107
www.cimec.ro
THÉOPHILE SAUCIUC-SÂVEANU
ici, d ' a b o r d , nous n ' a v o n s que cinq rangs de blocs taillés, qui se p e r d e n t vers le Sud
dans un r a n g de blocs des dimensions en cm 45 X 40, 50 X 4 5 , 80 X 50.
La h a u t e u r la plus g r a n d e de ce m u r é t a i t 1,15 m, la longueur de 1,75 m. (Voir la
section à la fig. 11).
Sur le côté occi
d e n t a l , le m u r princi
pal est d ' u n e forme
et c o n s t r u c t i o n moins
soignée. Il d i s p a r a î t
b r u s q u e m e n t . A 8,7 m
V
de son e x t r é m i t é occi -\
d e n t a l e , on voit, à 0,4
m de la surface du
m u r principal, un m u r
de 0,6 m d'épaisseur. té
Il y a ici aussi des
restes d ' u n p a v a g e . A
3 m de l ' e x t r é m i t é o-
rientale du m u r prin
cipal, u n p e t i t m u r de
d a t e postérieure s'ap
proche du côté orien
tal du s o u b a s s e m e n t Fig. 8.
du premier pilier. Au
Nord du m u r principal nous croyions pouvoir sauver quelques restes de l'édifice
avec les piliers.
Les e x c a v a t i o n s faites, à 6 m vers le N o r d , n ' o n t pas a p p o r t é le r e n s e i g n e m e n t
désiré. D a n s u n e a u t r e direction q u e les m u r s de l'édifice avec les piliers, d a n s la di
rection N O — S E , d e v a n t le t e r r a i n de H . T h é o c h a -
ridis, n o u s avons d é c o u v e r t , à 75 — 90 cm de la sur
,
face du b o u l e v a r d Maria, u n m u r de 5 rangs de blocs
de 1,25 m de h a u t e u r sur le côté N o r d - O u e s t . La pro
fondeur du m u r est, à son e x t r é m i t é , de 0,9 m . L'épais
seur n ' e s t pas c o n s t a n t e . A u N o r d nous n ' a v o n s p u
p o u r s u i v r e le m u r sans violer le droit de propriété de -r
H . Théocharidis. A son e x t r é m i t é Nord, qui a pu être
d é c o u v e r t e , le m u r est épais de 1,6 m au milieu de
1,45 m, au Sud de 1,4 m .
Le côté extérieur Ouest du m u r est garni de
blocs régulièrement taillés et très finement polis (voir
la section à la fig. 12). D a n s l'intérieur le m u r se
compose de m a t é r i a u x s a b l o n n e u x . Les pierres o n t été liées p a r u n m o r t i e r assez fort. Les
trois r a n g s inférieurs des blocs n o u s sont conservés sur u n espace de 2,2 m , d'où ils o n t
été enlevés à u n e profondeur de 0,7 m . Sur u n espace de 3,05 m de l ' e x t r é m i t é N o r d ,
s'étend vers l'Ouest u n m u r perpendiculaire épais de 0,4 m . L a p a r t i e supérieure
www.cimec.ro
108
de ce mur n'est conservée que sur une étendue de 1,5 m. La partie inférieure, de 25 cm
de large et de 30 — 50 cm de profondeur, a aussi à la partie interne, des blocs calcaires
régulièrement façonnés. (Voir la fig. 13).
Au Sud, le mur
H H|H|¥HL
à 4,35 m de son ex
trémité Nord, tra
versé par un mur
de date plus ré
cente, qui. en direc
tion E — 0 , large
de 0,8 m et pro
fond de 0.1 m passe,
sur étendue de 25
cm, au mur de
la direction N — S.
(Voir la ligure 14).
Le bout Sud est
surmonté de quel
ques pierres non
taillées qui prolon
gent le mur vers Fig. 10.
le Sud.
Intrigués par la base en calcaire coquillier, dont nous avons la figure sous le no. 15
et dont les dimensions sont 64 cm en longueur et en largeur, 64 cm en hauteur située
sur le terrain du docteur Buterescu, près de «La hanul Sta-
matopol», nous avons com
mencé les excavations, à un
point qui se trouve à 54,5
m. à l'Est de la route de
Constante.
zm Le travail était difficile à
cause d'immenses masses de
gravois. Après des efforts la
borieux de quelques jours
iTMllillli: £ apparurent des résultats as
sez surprenants : 0,5 m sous
Fig. 11. Fig. u
la terre un grand mur de pi
erres calcaires liées par un mortier. Le mur sur le côté oriental est formé de blocs taillés
régulièrement en angles droits. Sur le côté occidental la partie découverte du mur
semble avoir plusieurs marches (voir la fig. 16), si bien que longtemps nous croyions
avoir trouvé les murs d'un temple qui se trahissait par la construction de l'escalier.
La découverte du mur dans la direction plus au Nord (fig. 17) nous a enseigné
que nous avons à faire au mur de fortification de la ville, dont les blocs bien taillés
et polis s'étaient écroulés au point indiqué plus haut.
109
www.cimec.ro
ΊΊΙΚΟΙΜΙΙΙ I. S \ l < Il c s \ \ I ; \ M
Sur le coté oriental le mur a une surface assez lisse. Il est ici d'une hauteur de
3,05 m. A cette profondeur ap
paraît le sol vierge. La partie
la plus basse du mur a un
bloc de 0,3 m de haut, avancé
de 20 cm vers l'Est. Sur cette
κρητιίς s'élève le mur en re
trait de 20 cm. Le mur de 1,15
m de haut montre plusieurs
blocs dont les bords de 4 cm
sont polis 1 ). A partir de la hau
teur de 1,15 m — 2,23 m, le mur
un peu en retrait contient des
pierres plus petites, liées par un
mortier peu résistant. La par
tie supérieure jusqu'à la hauteur
de 2,75 m ne se compose que de Fig. 13.
deux rangs de blocs à bords polis
de 4 — 5 cm. Un de ces blocs a une longueur de 1,28 m.
A une profondeur de 1 m sous la surface du mur se trouvait sur le côté oriental un
pithos d'argile très grossière. La partie
inférieure du pithos conservée a une
') Voire dans Springer, Die Kunst des AUertums, éd. 11, p. 371, le terminus tcrlinicus «Spiegel».
www.cimec.ro
110
CALLATIS
-*
www.cimec.ro
111.
THÉOPHILE SA1 Cil I s \ \ I \ \ i
été possible d'enlever le remblais immense à l'intérieur de la tour, pour fixer les détails.
Le mur de la fortification s'étend et peut être poursuivi jusqu'à la rue qui vient de
la route de Constanta le long de l'église roumaine. Le mur semble traverser cette rue
sous la terre et se rallier, plus au Nord, au mur qui vient de la mer. Il serait très inté
ressant de savoir comment se fait la conjonction des murs sur le terrain de Prométliée
Vasiliu, en ce lieu où
nous sommes tentés
de supposer une tour
et une porte de la
ville.
La formation du
mur de plusieurs cou
ches de pierres, liées
entre elles de morti
er, nous indique une
date assez tardive,
une date de l'épo
que impériale quand
les invasionsdespeu-
ples barbares com
Fig. 22.
mencèrent à se mul-
tiplier et menacèrent l'existence de la ville de Callatis. Nous n'avons pas d'in
dice pour fixer, au moins à peu près, sa date, car le mur ne pouvait être découvert
totalement l'année passée, de l'un et de l'autre côté. Il
i»*>
faut expérer que les fouilles des années suivantes nous
apporteront les indices désirés. Il serait dans l'intérêt de la
ville que ce mur soit mis à jour comme un reste visible
de la splendeur et de l'importance passées de la Man-
galia d'aujourd'hui, pour les visiteurs nombreux de cette
station balnéaire.
La hauteur plus grande du mur du côté occidental
s'explique par le terrain jadis escarpé. Aujourd'hui à peu
l'ig. 23.
près personne ne se douterait que la plaine près du «La
hanul Stamatopol» soit d'une date très récente. Peu de vieux Mangaliens se rappel
lent que les gouffres d'autrefois ont été remplis par les monceaux de décombres dé
posés ici au cours des dernières dizaines d'années. Mais tout ce que les siècles ont effectué
se soustrait à la connaissance des générations d'aujourd'hui.
Le canal trouvé, l'année passée, dans la cour de A. Curti se prolonge pendant
9,7 m sous la rue qui sépare la maison, propriété de A. Curti, de la villa du docteur
Buterescu. Sondant la terre nous avons trouvé sur la rue, à une distance de 2,8 m du
mur qui limite la parcelle de A. Curti, le canal que nous cherchions (voir la fig. 23). Il
se trouve à 0,9 m du le niveau de la rue et 1,2 m du niveau du trottoir primitif.
Le canal qui servait à l'écoulement des eaux de la ville de Callatis, était ici de
même que dans la cour de Curti, plein de terre pulvérisée, dans laquelle se trouvaient
des restes de la céramique à peu près exclusivement romaine, des os d'animaux, des
www.cimec.ro
112
CALÎ.ATIS
pierres, des petits fragments de marbre et des monnaies totalement détruites par l'in
fluence de l'humidité.
Le canal était couvert de grandes plaques calcaires taillées dans le voisinage de la
ville. Elles sont de 30 cm en épaisseur, de 1,5 —1,8 m en longueur et 0,55 — 0,8 m en
largeur. Sous les plaques à couvrir le canal, se trouvent, de l'un à l'autre côté du canal,
deux séries de plaques horizontales de dimensions diverses. Leur longueur varie
entre 1,55 — 1,7 m, leur épaisseur entre 0,15 — 0,25 m. Ça et là on voit aussi une
troisième série de plaques horizontales plus minces non taillées. Cette troisième série
s'explique par la nécessité de donner au canal, une certaine profondeur, qui dépend
de la pente du canal et quelquefois aussi du terrain. C'est aussi le nivellement de la
rue qui est en jeu.
Ces séries de plaques placées de chaque côté du canal surplombent un peu (5 — 10
cm) le canal, en le rétrécissant. Elles sont à une distance de 65 — 75 cm.
Sous ces plaques horizontales sont les blocs perpendiculaires qui forment le canal
proprement dit, de 0,85 — 0,95 m en largeur en haut, de 0,75 — 0,9 m en largeur en
bas. La hauteur des blocs perpendiculaires est de 8,7 m, tandis que leur longueur varie
entre 1,85 — 2,2 m.
Le fond du canal est pavé de pierres calcaires dégrossies comme les blocs à couvrir.
La largeur de ces blocs au fond du canal varie. Il y a des blocs de 0,78 et de 0,95 m
en largeur.
Les blocs perpendiculaires montrent, à une hauteur de 18 cm du fond du canal,
des vestiges de l'écoulement des eaux. Ils sont usés et un peu creusés par le frotte
ment des eaux.
La profondeur totale du canal est de 1,4 m. La pente du canal explique
que, à un espace de 20,1 m vers le Nord où, dans l'été 1924, nous avons découvert le
canal dans la cour de A. Curti, sous les blocs à couvrir le canal de dessus, on ne trouve
qu'une seule série de blocs horizontaux de 25 cm en épaisseur, avancés de 7 cm au dessus
du canal. Il en résulte que la pente du canal est assez grande.
Au niveau des blocs à couvrir le canal, on constate de chaque côté du canal
nn pavage de pierres irrégulières. Ce pavage et le canal ont 4,3 m en largeur. Ce pa
vage s'appuie, à gauche et à droite, sur un de 70 cm de large qui dépasse de 20 cm
sur le niveau du pavage et du canal.
Il n'est pas douteux que nous avons ici un des chemins de communication de
l'antique ville de Callatis avec sa population dense, dont les indices sont les puits assez
étroits (d'un diamètre de 0,5 m) et extraordinairement nombreux.
Le canal doit s'étendre vers le Sud, vers la Mairie, traversant la maison du docteur
Buterescu, de sorte qu'il la divise en deux parties, l'une occidentale de 3,75 m, l'autre
de 5,27 m. E t en effet, le canal découvert par nous se continuait sous la maison du doc
teur Buterescu bâti en automne 1924. Grâce à l'intérêt infatigable pour les questions
archéologiques de M. le commandeur I. Dimitrievici, nous savons que les ouvriers
posant les fondations ont trouvé le canal qui se prolonge «probablement dans
la direction de la Mairie». «Cel (il s'agit du canal) aflat pe locul sàpat de Dr. Bu
terescu», M. Dimitrievici nous dit dans une lettre de 7/X, 1924, «este lipsit de lespezile
de deasupra, nu are decât peretii, din aceleasi blocuri uriase precum si fundul. In
sâpâtura fàcutà de Dr. Buterescu, deasemenea s'a gâsit la apus de canal si paralel eu ca-
www.cimec.ro
113
THÉOPHILE SAUCÏ1 C-SAVEANU
www.cimec.ro
114
CALLATIS
Fig. 25.
I I . R E S T E S ARCHITECTURAUX ET SCULPTURAUX.
- ~~:m
I
i I 'J
Y: - ■ :Jr
ri \\
! %M
www.cimec.ro
115
THÉOPHILE SAUCIUC-SÂVEANU
Fig. 29.
116
www.cimec.ro
CAIXATIS
Une base en marbre sculpté, trouvée dans le monceau de pierres entassées sur le
terrain de Buterescu, près du boulevard Maria (voir fig. 31).
m de large et de 0,21 m de haut, a le profil indiqué par la fig. 34. Le bloc a une
courbure à peine perceptible.
La fig. 35 nous montre deux blocs de pierre calcaire taillés.
La fig. 29,4 nous présente une pièce intéressante de pierre calcaire travaillée, de
dimensions indiquées.
Une pièce en marbre avec moulures se trouve au musée de la sous-préfecture.
Une autre (fig. 30,2) a comme dimensions c 0,075 X 0,07 m.
Nous notons ici encore deux morceaux de marbre sculpté qui ont été trouvés sur
le terrain de Buterescu. Les deux morceaux qui s'adaptent l'un à l'autre ont 0,3 m en
long, 0,17 m large et 0,04 m de haut. (fig. 30,4).
Une tête de femme, de marbre fin blanc. La hauteur de la tête avec le cou est de
16 cm, avec son appendice conique de 5,5 cm, qui n'est pas poli en arrière, de 21,5 cm.
L'appendice conique qui servait pour fixer la tête sur le corps, est taillé obliquement
sur un espace de 8 cm à partir de l'extrémité.
www.cimec.ro
117
THÉOPHILE NU <:il<:-s\\ EAN1
La tête est surmontée d'un calathos de 2,5 cm de bautcur par devant et de 3,5
cm de baut par derrière. La circonférence de la couronne est en bas de 25 cm. en
liant de 25,5 cm. Le calathos, ordinairement de
la forme d'un calice plus étroit à sa base qu'à son
ouverture, a, dans notre monument, en baut le
diamètre de 7,5 cm.
La tête et le cou sont d'une seule pièce. Le cou
nous montre un pli plus accentué sur le côté droit
(1,5 cm de la clavicule) que sur le côté gauebe (2 cm de la clavicule). Voir la fig. 36.
La partie du buste plein qui nous est conservée, est de 3,5 cm.
La cavité qui se trouve à la naissance du cou est très finement indiquée.
Ce s o n t les ondes des cheveux qui limitent le front en forme de triangle. Nous t r o u v o n s
c e t t e forme du front n o n seulement chez P r a x i t è l e , mais aussi d a n s l'art archaï
q u e . L a raie c o m m e n c e au milieu du front de sorte q u e les c h e v e u x sont ici moins
élevés q u ' à g a u c h e ou à droite, où les ondes des c h e v e u x s ' a c c e n t u e n t le long des
j o u e s . Les ondes sont indiquées d ' u n e façon s c h é m a t i q u e et p a r des incisions.
A p a r t i r du b o u t de l'oreille, les ondes des c h e v e u x t o m b e n t d ' u n e m a n i è r e
plus grossière sur les épaules et la p o i t r i n e , et les
mèches de cheveux o n d o y e n t c o m m e u n e masse
informe. Les sourcils sont
indiqués p a r u n e incision
en h a u t des paupières in
férieures. Les paupières
s u r t o u t de l'oeil droit, sont
bien tournées et minces.
Elles passent sans t r a n
sition a u x joues.
L'oeil gauche est plus
bas q u e le droit. L'incision
qui m a r q u e le sourcil gau
che est aussi plus bas q u e
l'incision du sourcil d r o i t .
P a r cette inégalité se dé
n o t e n t , sans d o u t e , les
considérations de la per
Fig. 35. spective. Cette t ê t e n ' é F k . 36.
t a i t visible que d ' u n p o i n t
élevé. O n p e u t expliquer cette inégalité aussi p a r l ' a t t i t u d e . La pose de la t ê t e
c o m m e elle n o u s a p p a r a î t d a n s la s t a t u e de la déesse Cybèle du V a t i c a n
(Mus. Pio-Clem. I, t. 40), n o u s m o n t r e la nécessité p o u r le s c u l p t e u r , d ' a b a i s
ser u n oeil.
Le r e g a r d de cette t ê t e féminine t r a h i t de la majesté et de la bienveillance, d u
calme et de la clémence, q u i concordent avec la forme des lèvres et de la b o u c h e . Elle
est longue de 1,8 c m et u n peu inclinée.
L ' e x é c u t i o n est médiocre. Le t y p e de l ' a r t grec de cette déesse p a r a î t être d'ori
gine a n c i e n n e , m a i s n o u s n e savons pas combien d'influences asiatiques et d'influ
ences locales il y a d a n s c e t t e oeuvre.
Le c a l a t h o s (son d i m i n u t i f καλα&ίοκος) de la t ê t e s ' é v a s a n t u n peu en h a u t , de la
forme, q u e n o u s v o y o n s , est u n indice p o u r a t t r i b u e r cette t ê t e à u n e divinité. Le ca
l a t h o s , d ' a b o r d à l'usage des femmes, d e v i e n t d a n s l ' a n t i q u i t é gréco-romaine l ' a t t r i b u t
d ' u n g r a n d n o m b r e de déesses, q u i r e p r é s e n t a i e n t la puissance de la n a t u r e , la fécondité de
la t e r r e , l ' a b o n d a n c e 1 ) . Le calathos d e v i e n t , on p o u r r a i t dire, le s y m b o l e de la fé
condité 2).
1 2
) La forme du calathos qui orne la tête de Sé- ) Voir Saglio. dans Daremherg-Saglio, Dict. d.
rapis du Vatican est analogue au calathos de la Ant., I, 2, p. 812 etss.
tête callatienne.
www.cimec.ro
119
THÉOPHILE SAUCIUC-SÂVEAN1
1
) Voir l{;i|i|>. s. v. Kybele dans Itoscher, Aus- p. 1638 etc. et Decharmc, d a n s Darembcrg-Saglio,
fiihrl. Lexicon der gr. u. romisch. Mythologie, I I , 1, Dict. d. Ant., I, 2, 1687 et 88.
www.cimec.ro
120
CALLATIS
masculin qui semble être vêtu d'un vêtement de guerre. L'homme lève la main droite
derrière laquelle se montre comme une aile une partie du manteau jouant au gré du
vent ou du mouvement. La tête au cheveux épais se tourne à gauche (fig. 38).
A la ligne 3, on voit entre le rho et l'oméga le reste d'un omicron ou d'un oméga.
2. Fragment de marbre, de 10,5 cm de haut, de 15,5 cm de large et de 6 cm d'é
paisseur, trouvé au canal romain découvert par nous entre les maisons de A. Curti
et de Buterescu. Les lettres de formes très régulières de l'époque classique ont une hau
teur de 1,2 cm, excepté l'omicron de petites dimensions.
Les deux barres extérieures du sigma ne sont pas parallèles, mais un peu obliques.
Les deux barres verticales du pi ne sont pas également longues. Les lettres et les restes
lisibles de l'inscription (à présent au musée de la sous-préfecture), brisée sur tous les
côtés et reproduite dans les fig. 40 et 41, nous font restituer les mots suivants:
0ς Σ ατν ρ
'Ηρόξενος
Δι]υννοοτιολιτ
VJTÎO πατερο/ν
πολιτ
www.cimec.ro
121
THÉOPHILE SAUCII C-SÂVEAN1
par l'inscription des thiasites publiée par nous dans la revue archéologique Dacia I
1924, p. 128, 1. 22 et 25. Quant au cas grammatical du nom propre Σάτνρος,
nous ne pouvons pas même le deviner. Peut-être un patronymique se cachc-t-il sous
ce nom.
Pour les noms comme Ήρόξενος ou 'Ερμόξενος voir Bechtel-Fick, Die griech. Per-
sonennamen nach ihrer Bildung erklàrt u. systematisch geordnet, éd. 2, 1894, p. 136
et 113.
3. Un fragment d'inscription en marbre, de 31 cm de haut, de 22 cm de large et
de 13 cm d'épaisseur. D'après l'indication du propriétaire, M. le docteur Horia Slobo-
zeanu, Bucuresti, str. Pompiliu Eliade 15, dont nous devons reconnaître l'intérêt pour
les questions de l'antiquité gréco-romaine et dont l'affabilité nous a beaucoup obligé,
cette inscription vient du Nord de la Dobrogea, du point Gargalic. Les lettres ont
pour la plupart 1 cm de haut. L'omicron est de 0,8 cm, le phi de 1,5 cm. Le tau est
plus petit que le iota. Les deux barres extérieures du sigma sont un peu courbées.
La deuxième barre verticale du pi est plus courte que la première. Nous donnons la
photographie (fig. 42) de l'inscription ') et la transcription:
η οντω
ψη]φιομάνω]ν
μένον τον
τονπος ν
ηάντ]ων ζώμ πυλιτώ[ν
τ]ο7ς οώμαοι τιολιτ
τον ί)]ήμον àrcoàovrai
ονς επέλνοεν τον
ιο. νς χρήματα και
τον άπέέωκεν αύ
www.cimec.ro
123
THÉOPHILE SAUCIUC-SÀVEAN1
C'est un registre de noms propres, dont nous ne pouvons pas déterminer le but.
Le nom Βίκων nous est connu aussi par une autre inscription callatienne. Arch.
epigr. Mitt., XIV, 33,75 nous apporte un décret en l'honneur de Βίχων Αΐοσχουρίοα
voté par les thiasites de Callatis. Quant aux noms Σίλλις, 'Λγείδας, Ενκα/ιπίδας,
''Ελαιιππίδας, Νισαϊος, Μάτρις, que l'on retrouve aussi dans d'autres régions de la
Grèce, méritent d'être relevés.
Le nom Νιαάιος est probablement d'origine mégarienne. Voir Pape-Benseler,
Wôrterbuch (1er griech. Eigennamen s. v. Νιοαϊος et. s. v. Νΐοα.
A la ligne 1, la lettre finale peut être X ou K. Au milieu des deux barres d'un X
qui se croisent on voit un barre verticale, de sorte qu'on pourrait admettre une
erreur du lapicide qui a corrigé plutôt le X en K que le K en X. Par une articulation
peu claire de la voix les sons K et X peuvent être confondues. L'erreur du lapicide
trahit peut-être en même temps la différence entre la prononciation littéraire et po
pulaire. Après le X ou K on voit la partie inférieure d'une barre verticale, d'un iota ou
d'une lettre de forme similaire.
5. Dans le mur qui entoure la propriété de H. Théocharidis, nous avons trouvé
une plaque de marbre à peu
près carrée, de 35 cm de haut,
de 34 cm de large et de 9,5
cm de épaisseur, aux bords et
aux coins brisés. L'inscription
grecqu ea été effacée et rempla
cée par une inscription en ca
ractères bulgares de l'année
1870. La traduction du texte
de l'inscription bulgare serait,
selon une personne bulgare de
B
Mangalia, la suivante: " *4,
1870 : l'année, je : 5
Minciou V(a)s(i)lov.
Sous l'inscription de l'année 1870, on remarque les vestiges d'une inscription an
tique grecque. Les lettres isolées (hautes de 1,8—2,2 cm) que nous avons lues, sont
dispersées sur plusieurs lignes, probablement au nombre de huit (fig. 44).
22 cm de lu marge gauche
()
E1X
()
5
()
V
ΝΙΚΩΝΟ.
www.cimec.ro
124
C.ALLATIS
A la ligne 8, nous avons le génitif du nom Nicon, attesté aussi par des inscriptions
d'autres villes grecques. Voir Pape-Benseler, Worterbuch der griech. Eigennamen, s. v.
Nhco&v.
6. Dans la villa du docteur Buterescu, à Mangalia, nous avons pu copier et photo
graphier, grâce à l'amabilité de M. le docteur Buterescu, deux inscriptions. L'une est
sur un bloc de pierre calcaire de 24 cm
de haut, de 38,5 cm de large et de
26 cm d'épaisseur. Le bloc est brisé
en bas et au revers aux deux coins à
droite.
En ce qui concerne l'endroit où cette
inscription a été découverte, je sais seu
lement que cette inscription a été trou
vée près de l'auberge de Stamatopoulos.
Les lettres hautes de 3,2 — 3,8 cm
trahissent, par leur forme, l'époque im
périale (fig. 45).
Ίονλιος Καρπός
καΐ Κλ(ανδία) Πλο>-
τεΐνα χαριοτ-
[ή]ριον vacat 4*5 cm âvé-
5 οτησεν τονς βο-
Fig. 45. f/'ονς].
www.cimec.ro
125
THÉOPHILE S U ( Il ( - S \ \ I V\l
— πος ayadrjv
χαριοτήριον
La terminaison d'un nom se cache sous les lettres πος. Sans doute que ce fragment
appartient à un βίομός consacré comme
χαριοτήριον, peut-être à la même divinité
que l'inscription précédente.
Les formes des lettres «apicatae» A,
II, Θ, i 0 , Σ nous indiquent l'époque im
périale, le premier siècle de notre ère plutôt
que le second.
8. Une stèle de marbre (70 cm de haut,
37 cm de large, 10 cm d'épaisseur) trouvée
par M. le souspréfet de Mangalia Ch. Me.
lidi dans le village Copucci, situé à une
distance de 10 km au NO de Mangalia,
chez une paysanne, et transportée au
musée de Mangalia. La stèle servait de
seuil, d'après les indications que je dois
à M. Melidi avec la permission aimable
et formelle duquel je viens de publier
l'inscription.
La face qui porte l'inscription, sur
sa plus grande partie est usée par diverses
influences au cours des années où elle ser
vait de seuil.
La stèle est très endommagée car les
possesseurs s'en servaient pour fendre
du bois sur le côté même de l'inscrip
tion (fig. 46).
Les formes des lettres E, Z, Σ, Ω
nous indiquent une époque assez basse,
le deuxième ou troisième siècle de notre Fig. 46.
ère. Voici les lettres et les restes de let
tres, que nous avons pu déchiffrer:
/ . . .
AE1THK1 .
. . . IRAI ΟΥΤΡΐιΦ . . ΑΤΑΛΥΣΑ .
ΟΣΩΣ TO ΠΛΕΝΩ II 1 II M . 110 IΙΙΣΑΓ . N K
www.cimec.ro
126
'•ni<iiftj I D
El . 1Μ ΑΙΣΤΑΔΕ .
TPI . (8-5 cm. vacat?) EINOTEMI
• TA : . . . ΥΑΝΔΡΟΣ ΑΓ0
N
35 · II . AU . . ΙΙΡΑΓΜΑΤΩΝ .
NE . ΕΙΠΕ METPI
• · · N NO . ΦΑΙ vacat
Z . Υ0ΑΙΝΕ0ΥΣ .
IAN . Ι10ΣΑΠΑΑΑΞΕΚΙΙ
40 Γ0ΥΜΕΤΡ0Ν . ^1
T
'TC .
127
www.cimec.ro
THÉOPHII.i: SAICHC-SAVKAM
La grandeur des lettres varie: Le tau est de 7,5 cm, le rho de 6,5 cm, le omicron
de 5 cm et le phi de 11,5 cm.
Les lettres de la première ligne sont assez bien lisibles. Les lettres de la seconde
ligne ne nous sont conservées que dans les parties supérieures. Ces restes sont trop
insuffisants pour déterminer les lettres de la deuxième ligne. Nous voyons les restes
de quatre lettres. La troisième à gauche est certainement un p i ; la lettre qui pré
cède, peut être A ou A, d'après l'angle aigu conservé. Il est très regrettable
qu'il ne nous en soit resté que très peu pour préciser le but de cette inscription. Même
si nous pouvions prouver que nous avons ici une des inscriptions qui délimitaient, soit
les propriétés particulières soit les propriétés publiques, un des δροι que la terre attique
nous a transmises en grand nombre de l'antiquité, pour les questions topographiques
de Callatis l'importance de cette inscription ne peut être exploitée toute entière. Car
nous n'avons pas pu apprendre le point où l'inscription a été trouvée par le commer
çant de Mangalia, qui l'a vendue au propriétaire d'aujourd'hui Radu Gallin.
Pour le nom Τρόφΐ[μος voir l'inscription de l'année 202/3 provenant de la Katake-
kaumene, chez Keil, Χύριπμα, Festgabe zur 25-jahrigen Stiftungsfeier des Vereines Klass.
Philologen in Wien, 1924, p. 27.
Mus. B o r b . V I , 20), soit p a r les vases peints d'argile (p. ex. au Musée Grégorien à R o m e ,
t. I I , pi. V), soit p a r les mosaïques (Zalin, Die schonsten Ornamente in Pompei, I I , 5 0 ;
Daremberg-Saglio, Dict. des ont., I, 1, fig. 213, p . 181), soit p a r les reliefs (voir le bas-
relief funéraire au Musée L a t . , Benndorf-Schône, L a t . Mus., no. 189).
La figure du coq t r o u v é à Callatis s'approche s u r t o u t du coq qui se t r o u v e dans
les mains du génie des c o m b a t s de coq, sur la boite de miroir en bronze, actuellement
au Musée de Lyon x ).
L'inscription est placée à droite et à gauche du coq. Elle commence à gauche.
On lit: Θασ[ίυ)ν] θεόπομπος.
R e m a r q u a b l e s sont le petit t h ê t a et le petit omicron, le cursif sigma et le grand
epsilon. L'epsilon a la g r a n d e u r de 0,5 cm, tandis que les a u t r e s lettres sont
de 0,4 cm.
La seconde b a r r e du pi est plus courte que la première. La forme cursive du sigma
ne nous surprend p a s . Elle se t r o u v e déjà au IV-e siècle av. J . Chr. dans les inscriptions
sur m a r b r e . Voir Larfeld, Handbuch der griech. Epigraphik, I, 2, p . 4 6 1 .
») De Witte, Rev. arch., XVIII, 1868, pi. XIII, et romaines, Paris, 1922, p. 238, fig. 3 ; p. 259,
p. 372. Cf. Reinach, Répertoire de peintures grecques fig. 2 e t ' 3 ; p. 273, fig. 1; p. 363, fig. 1 — 6 .
www.cimec.ro
130
CALLATIS
3. Du rivage oriental, près des restes de l'édifice antique découvert par nous, nous
avons tiré un fragment d'anse d'amphore de couleur terre de Sienne brûlée. L'argile
contient beaucoup de substances de couleur blanche. Elle est d'une dureté médiocre.
L'intérieur du fragment est côtelé. L'anse de 6 cm en longueur, a 11 cm en pourtour.
Voir la fig. 49.
Le sceau est de 1,8 cm en largeur et de 3,2 cm en longueur. Il porte autour d'un
dauphin la marque θασίων/ Δάμαστος/ Αεωφάν[ους]. Pour la forme du dauphin, cf.
Fig. 52.
Le plus ancien système monétaire de Callatis semble être conservé dans les mon
naies d'argent autonomes dont le poids varie entre 558 et 500 gr '). Il serait intéres
sant de préciser les rapports entre les poids et les monnaies eallatiennes. Cette ques
tion pourrait faire l'objet d'une étude spéciale.
Devant le visage de Héraclès on distingue à peine les lettres A A par lesquelles
le poids s'étalonne 2 ).
Le résultat de la campagne des fouilles de l'été 1925 n'a pas été satisfaisant au
point de vue de la céramique. La céramique, qui dans le rapport précédent occupait
un place assez grande, dans le rapport présent est d'une importance infime. En com
paraison de la céramique de l'année passée, nous n'avons que très peu de restes de
la céramique commune, des amphores d'argile unie ce qui s'explique par le lieu des
fouilles. La plupart des recherches de l'année 1925 sont faites autour du mur qui se
trouva être l'enceinte des murailles du côté NO. De ce côté exposé aux attaques de
divers ennemis venant du continent, au voisinage immédiat des murailles de la polis,
nous ne pouvons attendre que par exception ou très rarement des restes d'habitations
antiques, d'ustensiles et d'outillage domestiques.
Les hasards de la guerre et de la défense de la ville peuvent apporter à l'une ou
à l'autre partie des murailles les vestiges habituels des habitations humaines, si les
inégalités du terrain à l'intérieur et dans le voisinage de l'enceinte des murailles ne
provoquent pas le nivellement et la stratification avec des tas de fumier, avec des
restes d'ustensiles humains.
Les fragments des amphores simples d'argile ordinaire nous aident à compléter les
séries de variations des pieds des amphores qui ont quelquefois des formes très bizarres
et curieuses. (Voir les pieds dans les figures 29,7-18 et 30, 3, 5, 6-86).
Les pieds devenant minces vers le bout, plus ou moins brusquement, se terminent
par un bout pointu ou non pointu. Les pieds sont lisses ou montrent vers le bout un
épaississement plus ou moins brusque, une élévation circulaire ou en spirale, pour se
terminer en pointe, plus ou moins aiguë. C'est une forme de pied double ou de double
bout des pieds de vases.
La base des pieds peut être creuse. Parfois, du creux de la base du pied pro
vient un autre pied qui devient mince et se termine par une petite pointe conique
(fig. 29,18).
Dans les fouilles à «l'édifice de la Cybèle», dans le canal et dans les fouilles près
du mur de la fortification, nous avons trouvé peu de restes céramiques. Les restes
appartiennent pour la plupart à la céramique romaine qui est caractérisée par des
cannelures plus ou moins serrées, qui entourent la panse du vase. Les sillons se
touchent l'un l'autre d'arêtes vives ou émoussés. Les sillons ont une distance et une
1
) Fick, /. c , μ. 86. Une seule pièce pèse 473 gr. (Extrait du Bul. Soc. nuinisni. romane X X , 1925)
2
) Nous avons reçu trop tard l'article de M. Bucarest, 1926.
Dr. G. Severeano, Un nouveau poids de Kallatis
www.cimec.ro
134
CALLATIS
profondeur variables. Les sillons quelquefois ne sont pas droits, mais ondulés. De la
densité et la profondeur des cannelures dépend la finesse du décore. Les figures
55, 2 — 7 nous montrent les variétés de céramique romaine à cannelures trouvée au
cours des fouilles.
1%^
%<#?
Fig. 55.
Notons en outre ici les restes suivants de l'autre céramique, trouvée dans les
fouilles ou aux lieux indiqués ci-dessous:
Chez M. Slobozeanu nous avons noté un fragment du col d'un grand vase à vernis
noir brillant.
La décoration qui entoure le col du vase est une tige de lierre, dont les feuilles
ont une belle forme de coeur. La pâte appliquée aux feuilles est de couleur blanchâtre.
(Voir la fig. 56).
Un autre fragment d'un grand vase côtelé, de la collection du docteur Slobozeanu,
est la partie inférieure d'un grand vase. La décoration des cannelures est celle
même que nous avons signalée dans notre premier rapport.
Chez M-me Pompei à Mangalia, nous avons pu noter deux vases en forme de φια/.αι
de la forme indiquée dans la figure 57. Ils ont été trouvés quand on a posé les
fondations de la villa de Mme Pompei.
www.cimec.ro
135
THÉOPHILE SAUCIUC-SÂVEANU
Elle est extérieurement recouverte de vernis noir. Cette pièce est intéressante
parce qu'elle nous montre un appendice perforé. Le second appendice devait être sur
l'autre côté maintenant perdu. Il n'est pas douteux que les deux trous latéraux ser
vaient à accrocher la lampe à un objet ou au mur ou au plafond de la chambre.
Les fragments de trois autres λύχνοι, dont deux ont une décoration simple en
relief, sont reproduites figures 55, 10 — 1 2 .
Les figures 30, 10 — 12 nous montrent quelques anses d'argile trouvées au cours des
fouilles.
Nous avons plu
sieurs pièces d'argi
le, de dimensions dif
férentes. Elles sont
d'une forme plus ou
moins ronde. Leur
diamètre varie de 6
à 8 cm, leur épai
sseur de 1 à 2 cm.
Elles ont au milieu un
trou rond (fig. 55,
Fig. 58. 16—19).
Leur destination
ne peut être précisée avec certitude. Nous inclinons à penser qu'elles servaient à charger
le filet des pêcheurs.
Une brique découverte dans les fouilles de «l'édifice de Cybèle» nous montre la
l'orme et les dimensions indiquées par la fig. 52, 1.
Les figures 52, 6 ; 58 et 59 nous présentent les formes des plaques découvertes dans
la nécropole près de la «Fondatia culturalâ
Principele Carol».
Une pièce de fer oxydé et transformé sur
toute sa surface en limonite, de forme conique,
a la circonférence de la base de 15 cm et la hau
teur de 8 cm. Ce clou semble avoir été employé
pour fixer des pièces de pierre, par ex. stabiliser
les t a m b o u r s d'une colonne ou bien dans une Fig. 59.
a u t r e intention (fig. 52, 4).
A une profondeur de 0,9 m sous la surface du mur de la fortification, nous avons
trouvé une aiguille d'os de 13, 2 cm de long. Elle porte deux t r o u s : l'un est rond,
l'autre long. Une autre aiguille trouvée au même lieu, n'est pas perforée. Elle est de
11,5 cm en longueur (fig. 30, 9).
THÉOPHILE SAUCIUC-SÀVEANU
Cerndufi
www.cimec.ro
137
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
La station préhistorique de Câscioarele se trouve dans le département d'Ilfov à
17 km. vers l'Ouest d'Oltenita. Cette station était inconnue. Il y a cependant au Musée
d'histoire naturelle de Bucarest plusieurs tessons de poterie qui proviennent de cette
localité, avec la mention: «au bord de l'étang de Greaca» ').
Ce dernier détail prouve qu'il n'est pas question de la station qui nous intéresse:
il s'agit, en effet, d'une autre station située sur le domaine de M. Alimânâçteanu, ri
verain de l'étang, et que nous avons retrouvée lors d'un voyage effectué un an aupa
ravant dans ces parages.
Au cours de cette excursion archéologique nous avions remarqué la richesse des
stations pré- et protohistoriques de la région 2 ).
Pendant l'été de 1925, la Direction du Musée National d'Antiquités de Bucarest
nous a chargé de pratiquer des fouilles méthodiques à Câscioarele. Le besoin s'en faisait
d'autant plus ressentir que les eaux de l'étang menaçaient de réduire à néant la
station.
L'îlot «d'Ostrovel» est situé au bord d'une anse de l'étang de Càtâluiu, à l'Est, et au
tour de laquelle des collines sont disposées en demi-cercle, ouvert sur l'îlot d'Ostrov.
Par suite de l'érosion, cet îlot est devenu presque circulaire; son diamètre EO est de
65 m., et celui du NS de 70 m. Un bras de l'étang, large d'environ 40 m, parfois
desséché, sépare l'Ostrovel du promontoire Nord, où se trouve une seconde station,
d'époque plus récente.
Lors de nos fouilles, le niveau auquel l'îlot s'élevait au-dessus de l'eau était de
3 m. Mais, au printemps et en automne, lorsque la crue des eaux s'accentue, le ni
veau de l'étang monte jusqu'à hauteur de l'îlot. Parfois aussi, il le dépasse, et alors
seule une faible partie du centre reste vizible, fait confirmé aussi bien par les
traces d'érosion sur le pourtour de l'îlot que par le témoignage des habitants. Actuel
lement, le niveau d'Ostrovel est très bas.
Comme nous sommes arrivé à 3 m. de profondeur en fouillant le terrain —
certains trous occupés par des pieux sont même plus bas — et comme, d'autre part,
la base des habitations de la couche inférieure est, d'habitude, à 2,70 — 3 m, on voit
clairement que l'îlôt devait s'élever à une hauteur bien plus grande.
Nous croyons qu'il est inutile de recourir à des explications très compliquées.
Il est surtout difficile d'admettre qu'il s'agit d'un éboulement, car de tels accidents
sont assez rares et affectent de plus vastes superficies de terrain. Cette région n'est
') Musée d'histoire naturelle, Salle XVIII, vi- -) Matériel pour la eartc archéologique de la
trine 163. Roumanie. Daeia III, 1926.
138
www.cimec.ro
LES FOUILLES DE CÀSCIOARELE
pas de celles où les mouvements tectoniques ont été nombreux. Il est plus probable
que le lit du lac s'est exhaussé par suite du phénomène bien connu de la formation al
luvionnaire.
Ainsi donc, contrairement aux établissements de Gumelnita, de Sultana et à d'au
tres établissements préhistoriques, dont l'installation sur des hauteurs dérivait du besoin
d'être le plus possible
à l'abri d'attaques, la
— ' ^
'""'•'»IIH.
' " · "'»».,, ,,,,Ιΐ·*·
Le matériel trouvé
en abondance à la sur
face du sol, dans tout
le site d'Ostrovel, mais
surtout au Sud et à
l'Ouest, nous a déter
miné à pratiquer des
fouilles surtout dans
ces zones-là et au cen
tre, qui est un peu plus
élevé et dont on peut
reconnaître plus aisé
Fig. 1.
ment la stratification.
Fouille A. — Le tracé de la première aire, soit 12 X 8m, a été commencé du côté
Ouest et dans la direction du centre (fig. 1). Voici comment se présente le matériel
découvert dans cette première aire:
Jusqu'à 40 cm terre végétale où se trouvaient mélangés des tessons de poterie,
de petits restes de bousillage, ainsi que des fragments de silex et d'os. Céramique en
majeure partie façonnée à la main. Très peu de fragments de poterie façonnée au tour
(Latène et grecque) y sont mélangés.
Entre 0,40 et 0,80 m on remarque un sensible accroissement des tessons, de frag
ments de figurines humaines, de silex et d'os façonnés, de nombreux tessons de
poterie décorés de cannelures horizontales. D'autres fragments, d'une pâte fine,
jaunâtre et chargé de patine, sont décorés au col de raies fines et horizontales, et
www.cimec.ro
139
<;ιι. S I Γ , Ι -'AN
matives sont de 1 sur 1,50 m. Les dimensions du logis ne peuvent être exactement
précisées ; celles que nous avons données représentent la surface occupée par le
bousillage disposé en masse, sans tenir compte de celui qui est dispersé (fig. 2
A II).
La seconde habitation est située au coin SE de l'aire. Le bousillage est entassé
sur un espace de 2V50 X 3,50 m. A l'intérieur de l'habitation, le foyer a 1,40 sur 1,10
m ; il se trouve au coin NE de l'amas de bousillage.
Le troisième amas de bousillage figure sur le plan vers le milieu du côté N ; il a
2 m, sur 1,50; il se continue dans le talus. Le bousillage disséminé sur toute la surface
est représenté par des débris, petits et durs, portant des traces de roseaux et de pieux
dont l'empreinte est profonde et l'aspect durable.
Entre 0,75 et 1 m, le bousillage se raréfie, tandis que les tessons de poterie vont en
se multipliant. Non moins nombreux sont les lamelles et les fragments de silex. A 1 m
de profondeur, nous avons découvert une lame de couteau en cuivre (fig. 49, 13).
www.cimec.ro
110
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
Entre 1 m et 1,40 m, la terre devient graduellement dure. Les tessons sont moins
nombreux. A 1,20 m, vers la moitié du côté N de l'aire, sous l'amas de bousillage r,
nous avons trouvé entassés de nombreux tessons de vases divers, de grandes dimen
sions, parmi lesquels certains proviennent d'une jarre à long coL décoré de cannelures
horizontales et au rebord largement rabattu.
Ces fragments indiquent nettement le caractère de la couche: l'âge du bronze. Les
fragments d'os, tels que harpons, figurines, poinçons, deviennent plus nombreux. Il en
est de même pour les figurines et les fragments de figurines en argile.
A 1,40 m, foyer de 1,50 sur 1,40 m, environ, dans la zone NE de la
surface.
Même inventaire de 1,40 m à 2 m. Les restes archéologiques sont encore moins
nombreux. La terre est de plus en plus humide et devient gluante. A 1,50 m, et 1,60 m,
nous trouvons deux petits morceaux de fil de cuivre. Vers 1,70 m, nous constatons un
accroissement du nombre des tessons, qui sont entièrement patines, et la présence de
fragments graphités, qui n'ont pas été rencontrés plus haut. Ils proviennent de la
couche inférieure de culture, car c'est en ce point qu'était rassemblé aussi bien le ma
tériel retiré de diverses fosses par les habitants de la couche supérieure que celui qui du
haut était tombé là.
A la profondeur de 2 m, on distingue sur l'aire une parcelle de 4 m, de long, l'ex
trémité de E, où se trouvent moins de débris archéologiques.
A 2,10 m., nous trouvons un foyer de 1 sur 1,10 m., dans une masse de bousillage,
près du côté Ouest de l'aire d'exploration. A côté du foyer, nous sommes en présence de
nombreux tessons, d'os, de cendre, de coquilles et de très nombreux pesons de filet. Le
bousillage est disséminé sur une superficie de 3 X5 m, et une épaisseur de 0,40 m. Des
trous de pieux sont épars dans le bousillage et pénétrent dans la terre. Nombre de ces
cavités renferment aussi du charbon; qui provient de la carbonisation des pilots.
Nous nous trouvons dans une deuxième couche d'habitations représentée par une
autre habitation toujours dans la moitié E de l'aire, mais un peu plus pro
fondément.
A 2,40 m, la moitié Est de l'aire est une masse de boussillage, dont l'amas prin
cipal occupe une surface de 6 m sur 3 (fig. 2 A I) et est épais de 0,40 cm. Le bousil
lage est d'une coloration rougeâtre. Fragments de silex et d'une pierre meulière brisée
par le feu, tessons de grandes jarres et de vases plus petits sont entassés à l'intérieur
même des habitations. Tous sont de coloration rougeâtre et ont subi si fortement les
atteintes du feu, que certains en sont même déformés. Un violent incendie aura sans
doute détruit les habitations de cette couche, et les décombres ont recouvert les dé
bris des nombreux objets d'usage journalier.
Vers le milieu du côté Est de l'habitation se trouve un foyer de 1.10 m
sur 1 m.
De nombreux tessons sont décorés de motifs en spirale (fig. 32, no. 9 et 10). Non
moins nombreuses sont les moulures verticales et les bourrelets alvéolaires.
Entre 2,80 et 3 m, les tessons se raréfient et le bousillage disparaît. La terre de
vient humide, gluante, et l'eau est sur le point d'écumer.
Dans la couche inférieure, c'est généralement la poterie patinée et graphitée
qui prédomine, surtout, naturellement, en ce qui concerne les petits vases, qui sont
www.cimec.ro
141
GH. $TEFAN
façonnés avec plus de soin. Cette constatation concorde parfaitement avec les obser
vations faites à Sultana ') et à Gumelnita 2 ).
Fouille B. — La seconde aire, dont les dimensions sont de 20 m, sur 8 et où l'ex
ploration a été commencé vers le centre, s'étend jusque près de la bordure S d'Ostrovel.
Il est à noter que la stratification de la première aire fouillée se répète ici aussi avec
de très légères variations et livre du matériel en bien plus grande abondance. Jusqu'à la
profondeur de 0,40 rn, les trouvailles consistent en nombreux tessons de poterie et en
petits débris de bousillage. La céramique est modelée à la main et l'on ne voit qu'iso
lément des tessons provenants de vases façonnés au tour. Ce sont de simples dispersions
de caractère plus récent, provenant de la station d'époque Latène qui est sur la colline
N d'Ostrovel. Une figurine humaine plate (fig. 41, no. 19), deux figurines incomplètes
d'animaux, des pesons de filet, plutôt disséminés dans la zone NE de l'aire, des perles, des
fusaïoles et de nombreux fragments de silex complètent l'inventaire. La couche de terre
végétale est très mince ; elle
a environ 10 cm.
La première couche d'ha
bitations se trouve entre 0,40
et 0,70 — 0,80 m. A l'inté
rieur de ces habitations, on
trouve de très nombreux
tessons, anses, etc., décorés
de cannelures horizontales,
moulures, à légères incisions
obliques qui forment des
Fig. 3.
épis, en se rejoignant. Cette
disposition se remarque surtout sur les petits vases, qui sont fins, de pâte jaunâtre ou
noire patinée. Nous sommes certainement dans une couche de culture qui ne peut
appartenir à l'énéolitique, mais doit être de l'âge du bronze.
Nous trouvons ici également des figurines d'animaux, des fragments de figurines
féminines d'argile, une figurine plate en os (fig. 44, no. 2), ne fusaïole d'argile ornementée,
des cornes de consécration (fig. 40, nos. 17 —18), un marteau en os (fig. 49, no. 2), mobilier
auquel s'ajoutent quelques petits vases, découverts principalement dans la partie basse
de la couche et qui complètent l'inventaire. A signaler le rython (figure 22), qui trahit
une influence méridionale (Cf. aussi la page 162).
Entre 0,80 et 1,10 m, la terre devient sensiblement plus dure. Le mobilier reste enco
re assez riche. La poterie a le même caractère prononcé de l'âge du bronze. L'influence
de la technique du métal est évidente sur de nombreux tessons, principalement sur celui de
la tasse de la figure 26, no. 3. Les figurines et fragments de figurines humaines et animales
sont nombreux également ici. L'os est représenté par des poinçons, des harpons,
des rondelles, etc.
Parmi les nombreux petits vases — de culte probablement, car leurs dimensions
réduites ne permettent de leur assigner aucun emploi pratique —, nous avons
2
*) I. Andrieçescu, Les fouilles de Sultana, Da- ) VI. Dumitrescu, Fouilles de Gumelnifay Da-
cia I, p. 89. cia II, p. 54.
www.cimec.ro
142
LES FOUILLES DE CASCIOARELE
découvert, à 0,90 m, un petit vase en forme de barque, qui devait être un ex-voto
(fig. 18, 9).
Signalons u n admirable vase à pied, découvert à 1 m, de profondeur (fig. 22, no. 2)
et présentant le plus grand intérêt par les suggestions qu'il provoque au sujet des re
lations qui existèrent, en ces temps lointains, entre la vallée du Danube et le Sud.
Très n o m b r e u x sont aussi les objets en silex, tels que lames, racloirs, percuteurs
et haches. Le métal est fort rare. J u s q u ' à présent, nous n'avons trouvé qu'un hameçon
en cuivre.
E n t r e 1,10 et 1,50 m, le sol, extrêmement dur, se pioche très difficilement. Nous
trouvons là deux haches en pierre polie. Il est à noter généralement que les fragments
de poterie et tous les restes qui concernent l'activité humaine se raréfient sensiblement ;
il en résulte, par suite, l'impression qu'on arrive au fond de la couche de culture.
A 1,20 m, nous réduisons de 10 m la partie S de la superficie fouillée, afin de pouvoir
approfondir suffisamment le reste du terrain. Les tessons sont peu nombreux et n ' o n t rien
de particulier. On trouve encore quelques fragments
de figurines animales et humaines, toujours féminines, "J fâ?rfW*^%
avec tatouage et indication du sexe. Le silex devient
rare lui aussi ; il se réduit à quelques percuteurs, deux
pointes de flèche et quelques fragments de lames. A
1,20 m, nous trouvons un petit morceau de fil de
cuivre.
E n t r e 1,70 et 1,80 m, on constate que le sol de
vient plus mou et peut être facilement pioché. Les
restes archéologiques se raréfient de plus en plus.
L'inventaire se compose des mêmes catégories d'objets,
mais on voit apparaître en grand nombre des pierres,
des os, des bois de cerf transformés en instruments,
on rencontre aussi du matériel non encore façonné des
coquilles, de la cendre, etc., surtout au point où il de
vait se trouver une fosse pour les détritus ménagers,
car la terre est extrêmement molle (elle provient peut-être du remplissage).
A 1,70 m, nous trouvons un peson de filet en pierre d'un poids i n a c c o u t u m é ; il
est cylindrique et porte au centre une dépression d'attache (fig. 47,4).
A 1,80 m, nous découvrons la partie inférieure d'une figurine, vêtue d'une jupe en
eloche ; le fragment est creux. A cette profondeur, les tessons deviennent sensiblement plus
n o m b r e u x et décèlent la deuxième couche de culture. Au centre de l'aire d'exploration,
à p a r t i r de 1,90 m, on rencontre du bousillage de la couche inférieure des habitations.
E n t r e 2,10 et 2,70 m, nous sommes à l'intérieur des habitations de la couche infé
rieure (fig. 4). Le bousillage est massé sur toute la moitié Ouest de la superficie, sur
10 m de long et 3,60 m de large. C'est ce qui explique pourquoi on ne peut même
pas préciser le nombre d'habitations ainsi que leurs dimensions.
A 2,40 m, nous commençons à reconnaître distinctement les trous des pieux de
l'habitation, soit a. b, d et e. A 2,60 m, nous retrouvons les trous c et f. Leur diamètre
est d'environ 0,12 m. On en voit plus bas, jusqu'à 3,20 m. Dans le trou de pieu b, nous
t r o u v o n s , à 3,10 m, la figurine d'os de la figure 44, no. 4.
www.cimec.ro
143
ΟϊΓ. ÇTEPAN
') Les mêmes caractères s'imposent à l'attention encore plus prononcés à Gumelnifa (VI. Dumitrescu,
à Sultana (Cf. I. Andriesescu, Dacia l); ils sont Dacia II).
www.cimec.ro
144
LES FOUILLES DE CASCIOARELE
s
') Hoernes-Behn, Kultur der Urzeit I, fig. 50. ) Ibidem, pp. 39 — 41.
») Dacia IT, p. 42, fig. 9 et 10. www.cimec.ro
145
CIT. ÇTEFAN
www.cimec.ro
146
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
Alla il
n
A à A à 11
lilâBI
M ta Fig. 5.
plaires, par exemple à celui qui porte le no. 8 de la fig. 7, dont les dimensions sont
de 10 cm X 8,5 X 3,5.
Le t r a n c h a n t de toutes les haches est c o n v e x e ; à certaines, cependant, il l'est
m o i n s ; à d'autres, il est élégamment arqué et retouché (fig. 7, 7, et fig. 6, nos. 4 et 5).
Toutes les haches étaient exécutées par dégrossissage ; quelques parties seulement
sont lustrées et trahissent une tendance au polissage, mais aucune n'est entièrement
polie. C'est d'ailleurs ce qui caractérise les haches en silex de toutes les stations de la
vallée du D a n u b e et les différencie de celles du Nord et de l'Ouest.
Haches de pierre. — La pierre était moins travaillée que le silex. On l'utilisait sur
t o u t pour les petits outils.
Nous n'avons que deux haches de pierre, à savoir:
1. Hache de pierre lustrée, coupe quandrangulaire ; longueur 10 cm, largeur 4 cm
au t r a n c h a n t et 3,3 cm à la pointe, épaisseur 2 cm (fig. 6, 2). Le t r a n c h a n t est
] 2
) Hoernes-Behn: Kultur der Urseit (Sammlung ) Ibidem, fig. 26, I I .
Gôschen) I, p. 70, fig. 27 a et b.
www.cimec.ro
148
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
') Forrer, Reallexikan, pL 20, No. 9 et pag. 67. Cf. Gumelniln (Cf. Dacia I I , p. 43 et 45, fig. 10 et 11,
Déchelette, Manuel I, p. 515: «Les haches à coupe l'étude de M. Vlad. Dutnitrescu).
3
rectangulaire sont particulièrement commîmes en ) Des profils identiques de ciseaux ont été
Scandinavies où on ne les rencontre pas, comme signalés découverts à Kodjadermen, Bulgarie. (Cf.
nous l'avons vu, à la première phase du néolithique*. Izvestia. Bulletin de la Société Archéologique Bul-
") Des ciseaux à profil d'herminette ont été dé gare, VI, p. 87, fig. 69 et 70).
couverts à Sultana (Cf. l'étude de M. I. Andrie- *) Forrer, op. cit., pi. 20, No. 8.
sescu, Dacia I, p. 69 — 70, pi. VII — V I I I ) et à
www.cimec.ro
149
GH. ÇTKFAN
•
flulu/ kjflEb '' ''"' "'""''"' r a t t a c h e que
JWKJHL dans une faible mesure ;i la forme (fig.
ÎK Si *Bt&Z 9). Le tranchanl «·ι la pointe ~<>ni
» fi 4* parfois retouchés (fig. 9, nos. 1,3, 4).
Nous avons r e m a r q u é aussi plus rare
m e n t , des retouches sur les marges
latérales. Ces formes sont c o m m u n e s
à t o u t e s les stations carpatho-balca-
niques. Les fouilles o n t livré des spé
cimens identiques à S u l t a n a Ί ), Gu
melnita 2 ), Boian 3) (plaine de M u n t é -
nie), dans la s t a t i o n de P o d g r a d 4 )
et à K o d j a d c r m e n 5 ) (Bulgarie).
Une forme plus r a r e de g r a t t o i r
est à signaler: la l a m e à la forme
d ' u n 8 et des pointes c o u r b e s ; les
côtés p r é s e n t e n t des dépressions au
centre (fig. 9, 25). Le côté inférieur
est p l a t ; le côté supérieur est divisé
Fig. 8.
en d e u x p a r u n e n e r v u r e longitudi
nale.
Il est un a u t r e genre de grattoir,
de forme particulière et d o n t n o u s ne
possédons q u e d e u x exemplaires. Le
g r a t t o i r a la forme d ' u n e lame à pointe aiguë et m u n i e d ' u n pédoncule à la base (fig. 9,
17). Si la pointe n ' é t a i t pas recourbée, n o u s aurions été t e n t é de voir d a n s cet e x e m
plaire u n e sorte de p o i n t e de flèche ou de lance r e s s e m b l a n t a u x spécimens découverts
en O c c i d e n t 6 ) .
L'exemplaire no 1. de la fig. 9 suggère des r a p p r o c h e m e n t s avec des formes plus
anciennes.
») Cf.LesDacia I, p. 66, ainsi
dimensions —V. les r a p p o r t s e nfig.
pi. IV que t r e73leΛ tetr aB
n cet
h a74.
n t et la longueur sont v a
-) Cf. Dacia II, p. 48 — 49. ') R. Popov, Izvestia,o nBulletin VI, 4p. cm. 80 83,
riables:
s peu dépassent 10 cm de l o n g ; les plus p e t i t s exemplaires t environ
) Cf. Dacia II (étude de M. V. Chrietescu). fig. 60 — 65.
4
) R. Popov, Izvestia, Bulletin III, I (1912), «) Déchelette, Manuel, I, fig. 174, No. 6.
www.cimec.ro
150
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
www.cimec.ro
151
GH. $TEFAN
U n peson de filet, en pierre également (fig. 47, 4) est presque cylindrique et ses
extrémités sont bombées. Vers le milieu, il a u n e dépression qui servait à l'at
t a c h e r ; nous croyons du moins qu'elle
n ' a v a i t pas d'autres destination. Cette
forme est r a r e ; elle n ' a pas encore été
remarquée dans u n e a u t r e station de la
plaine de Munténie. On la retrouve sous I
un aspect identique dans un exemplaire
en argile qui a été aussi découvert dans
l'ilôt d'Ostrovel.
LA C É R A M I Q U E
b) Formes. — Les formes sont à peu près les mêmes dans toutes les stations du
S u d - E s t ; mais la prédominance est acquise dans notre station a u x formes les plus
communes de la poterie carpatho-danubienne, surtout en ce qui concerne celles en
forme d'écuelle et de poire.
A. Ecuelles. — Ce qui caractérise la forme de l'écuelle le plus fréquemment rencon
trée dans les couches t a n t inférieure que supérieure, c'est une large ouverture et un
fond le plus souvent plat, mais, parfois aussi, légèrement en mamelon à l'intérieur.
Le rapport entre la hauteur et le diamètre de l'ouverture varie beaucoup, car les
vases sont t a n t ô t plus hauts, t a n t ô t plus larges. La plupart des spécimens se font
remarquer par l'étroitesse du fond par comparaison à leurs autres dimensions.
Sur deux exemplaires de la couche supérieure, nous avons constaté qu'à une lé
gère dépression extérieure du fond correspond le renflement de la partie intérieure
qui est complété sur un exemplaire, par une empreinte faite avec le doigt (fig. 26,
3). Si l'on ajoute à cela les divers détails d'ornementation, tels que légères incisions
obliques sur la partie supérieure du rebord et les empreintes faites avec le doigt, dans
le sens radiaire, sur la partie intérieure du vase, il n'y a plus de doute que nous sommes
en présence d'un exemplaire qui prouve clairement la connaissance de la technique
2
') Dacia I, p. 83, pi. X I X ; p. 93, pi. X X I X ; ) Dacia II, p. 54 et 65.
3
p. 98 et p. 99. pi. X X X I I I . ) Par exemple, à Lechinfa-de-Mure?. Dacia I I .
www.cimec.ro
153
G H. ÇTEFAN
') Il en a été découvert à Sultana (op. cit., Dacia Herz., V, p . 53, fig. 21) et en Bulgarie, dans la
I), à Gumelnita (op. cit., Dacia II) et à Boian (op. grotte de Moravifa ( Cf. Izvestia, Bulletin III,
cit., Dacia I I ) . 1913, p . 281, fig. 189).
*) En Bosnie, à Ripac (Mitt. aus Bosnien u.
www.cimec.ro
154
LES FOUILLES DE CASCIOARELE
Fig. 13.
de la poire, avec ses dérivés. On la remarque aussi fréquemment dans les deux couches
de civilisation. Les exemplaires de la couche inférieure sont, en majeure partie, plus
aplatis et plus renflés, tandis que ceux de la couche supérieure sont plus hauts et
plus sveltes, remarque qui souffre, naturellement, des exceptions pour l'une et pour
l'autre couche.
Le fond des vases de cette catégorie est plat et leur diamètre très petit. La panse
des vases est ou renflée et à profil en ligne courbe (fig. 15, 2 ; fig. 16, nos. 7,8 ; fig. 20, nos. 4
et 5) ou bien bitronconique. Les deux parties du vase se juxtaposent, et leurs bases
forment parfois au point de suture un anglen et (fig. 15, nos. 1 et 6). Parfois le vase
est de forme plutôt sphérique, et le raccordement entre les parties inférieure et
supérieure, au milieu du vase, s'opère d'une façon insensible en un renflement qui rappelle
la forme d'un bourrelet (fig. 15, nos. 4, 5 ; nos. 10, 3, 5 ; 14, nos. 14, 16 et 17). Le rapport
entre les deux parties est variable. Dans la plupart des cas, la partie inférieure est
plus haute que le partie supérieure; parfois c'est le contraire.
Intéressants sous ce point de vue sont les vases 1 et 6 de la fig. 15, dont la
partie supérieure est plus haute que la partie inférieure. Le profil de la moitié supé
rieure est en ligne courbe vers l'intérieur, tandis que celui de la partie inférieure est
courbé au dehors. Le premier vase, découvert dans la couche supérieure, a l'orifice
large, et le rebord s'évase au dehors. Sans entrer dans des détails, l'occasion se présente
de remarquer que le premier de ces deux vases est paré de deux nervures qui ceignent
la panse immédiatement au-dessus de la ligne de séparation des deux parties. Ce vase
date certainement de l'âge du bronze. Le second vase, découvert à l'intérieur d'une
www.cimec.ro
155
GH. $TEFAN
p a s u n i q u e d a n s la plaine de M u n t é n i e . N o u s l'avons r e t r o u v é e à S u l t a n a , d a n s u n
milieu i d e n t i q u e à celui de Câscioarele 2 ) . Ces d e u x vases sont d ' u n e g r a n d e i m p o r
t a n c e p o u r assigner u n e d a t e a n o t r e s t a t i o n . Ils n o u s enseignent q u e n o u s s o m m e s
d a n s u n é t a b l i s s e m e n t d'âge plus r é c e n t q u e celui de C u c u t e n i , et q u i c o r r e s p o n d , p o u r
la couche inférieure, avec la fin d u second é t a b l i s s e m e n t de C u c u t e n i . L a t e c h n i q u e ,
la forme et le décor confirment c e t t e d a t e .
www.cimec.ro
156
LES FOUILLES DE CASCIOÀRELE
') Fiala, Radimsky, Hoernes, Die ncoïitische Sta- de l'Est) à Hoernes-Menghin, op. cit., p. 291, fig. 2,1
tion von Butmir II, pi. VI, 1, 3, 4, 6. et, surtout, 2, 2.
2
) Voir, par exemple, les vases de Bilcze (Galicie
www.cimec.ro
157
GH. ÇTEFAN
recouverte à partir du col, nous sommes obligé, pour fixer une date, de descendre
jusqu'à l'âge du bronze IV.
Quelquefois, le col est allongé et se termine par un rebord droit (fig. 15, 2).
Deux petites anses horizontales, perforées d'un trou vertical, se trouvent, sur deux points
opposés, au-dessous de la ligne du col.
La même série de vases en comprend aussi deux petits, ayant la forme d'un double
tronc de cône (fig. 14,
7 et 18). Il est évident
qu'ils n'avaient pas une
destination utilitaire et
qu'ils étaient plutôt
d'usage rituel. Il est
probable qu'ils étaient
clos à l'aide d'une tête
d'idole ressemblant à
celles des figurines en
terre cuite 1 ). Un de
ces petits vases porte
Fig. 17. deux proéminences, sur
deux points opposés,
sur la ligne de jonction des deux parties. Le second exemplaire, plus compliqué, a un fond
anguleux, qui porte les traces de quatre pieds sur lesquels il reposait, ce qui rappelle
l'exemplaire découvert à Sultana 2 ). Dans l'espace compris entre deux pieds — dont
le point de départ est au milieu du vase — se trouve une proéminence anguleuse.
www.cimec.ro
158
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
un col peu élevé au rebord droit. Comme décor, nous ne trouvons qu'un simple petit
bouton proéminent, situé près du col (fig. 24, 22).
Si ce vase est satisfaisant du point de vue technique, il est encore plus intéressant
pour les rapproche
ments qu'il permet
d'établir. Le pied du
vase se retrouve à de
nombreux exemplai
res découverts dans
les stations du Sud-
Est européen ; mais
il est, d ' h a b i t u d e ,
bien plus haut que
celui de notre spé
cimen ' ) . F i g 18
4
') Exemplaires découverts à Lengyel (Cf. Hoernes ) Dussaud: Les civilisations préhelleniques dans
Menghin, op. cit., p. 257, fig. 1), à Cnossos (ibi- le bassin de la mer Egée, Paris 1914, p. 178,
dem, p. 250, fig. 2). fig. 133.
6
*) Ibidem, p. 250, fig. 2, 1 et 2. ) Cf. V. Radimsky et J. Szombathy, Urge-
») Ibidem., p. 250. schichtliche Forschungen in der Umgegend von
www.cimec.ro
159
GH. ÇTKKW
E . Coupes. — Les coupes se trouvent plus rarement que les autres vases. Leur
forme était cependant connue ici.
Les coupes sont de petits vases au fond plat, à la panse courbe et assez haute,
au bord parfaitement
droit (21, nos. 6 — 8). <#"*.*!'JSSMw^.
F. Bols. — La forme
du bol est connue elle
aussi. Elle est représen
tée par deux exemplai
res presque entiers. Le
premier a de grandes
dimensions (fig. 19); il
provient de la couche in-
féiieure et il a été dé
couvert dans l'habitation
a de l'aire d'explorations
B, près du foyer. A en
juger par le milieu où il
a été trouvé — il était Fig. 20.
enfoui dans un amas de
blé calciné, en quantité assez grande pour l'emplir — il devait servir de sébile à céréales.
Sa base reposait probablement sur un support en terre, seul moyen d'assurer sa stabilité.
Cet exemplaire est à panse courte et à large ouverture (diamètre : 50 cm.). La pro
fondeur du second
exemplaire est bien
plus grande. Mais,
quel que soit le rap
port entre la hau
teur et la largeur, les
bols sont tous sans
base ; leur panse est
légèrement arquée
et leur rebord droit.
G. Urnes. — La
forme de l'urne est
assez bien repré
sentée. L'exemplaire découvert à la plus grande profondeur est le moins svelte; sa
forme est plus rapprochée de celle de la sphère (fig. 20, 2) ; c'est d'ailleurs la
plus ancienne. Le fond, large et plat, supporte un corps qui n'est pas trop haut
et suffisamment renflé, se terminant par un rebord presque droit. De même que
I. Vases caliciformes. — Cette forme n'est représentée que par deux petits vases
p r o v e n a n t de la couche supérieure. Le premier (fig. 18,5) se distingue p a r u n e large
o u v e r t u r e ; il se rétrécit ensuite au col, puis il devient si renflé que le fond n'est q u ' u n
faible aplatissement de la sphère. Le second vase (fig. 21,1) a le fond plat et plus étroit
q u e l'ouverture. Le profil de la panse est courbe, et le rebord, à peine perceptible, est
r a b a t t u au dehors.
L. A signaler quatre petits vases, de formes tout à fait spéciales et inconnues dans
notre néo- et énéolitique. Nous allons en faire la description détaillée:
Le premier est en forme de barque. Son aspect général est ellipsoïdal (fig. 18, n o .
9). Il est divisé en deux par une paroi dans le sens longitudinal. La possibilité d'emploi
comme vase d'utilité journalière doit être exclue. Mais, étant donné la découverte fréquente
de petites vases sacrés, du mobilier en miniature, etc., on est induit à a d m e t t r e que
ce vase naviforme en argile est plutôt un objet rituel. Nous n'irons point d'ailleurs
jusqu'à évoquer les barques de l'âge du bronze ' ) , qui sont représentatives du culte
du Soleil. Nous croyons qu'il s'agit d'une simple barque votive, dédiée à la divinité
p a r les habitants-pêcheurs de
l'îlot d'Ostrovel. Comme on
faisait à la divinité l'offrande
de toutes sortes de vases, de
figurines représentant des
animaux, etc., il se peut fort
Fig. 23. bien qu'on lui ait aussi offert
des reproductions de barques,
acte fort naturel de la part des h a b i t a n t s qui vivaient principalement de la pêche.
Cet exemple n'est d'ailleurs pas isolé et l'idée s'en retrouve dans une petite pirogue
en argile qui ressemble beaucoup à une b a r q u e creusée dans un fût d'arbre (fig. 26, no. 14).
Très intéressant est le ryton 4 de la fig. 22. Il en a été trouvé deux exemplaires
dans la région carpatho-danubienne. L'an dernier, on en a découvert un 2) à Gumelnita,
t o u t près de la station d'Ostrov. Notre exemplaire est non seulement entier, mais
encore a dans l'aspect général quelque chose qui exhale un accent nouveau (fig. 24,
no. 39).
La panse du vase, dont une extrémité s'amincit et revêt la forme d'un museau, tandis
que l'autre se termine par un orifice oblique, repose sur quatre petons, qui représen
tent les pieds de l'animal. Une anse en forme d'arc, scindée en deux par une cannelure
longitudinale, s'agriffe à la partie supérieure du vase, t o u t près du rebord, et va
s'accoler à la tête. Le vase est décoré d'une série de cannelures obliques qui p a r t e n t
du rebord, contournent un des flancs de la panse, vont ensuite s'insérer dans l'autre
flanc et finalement se perdent vers le museau s ) .
Un, vase, dont la forme se rapproche du nôtre, mais sans pieds, a été découvert
en Bosnie 4 ).
Un vase en forme de babouche ne présente aucune particularité, hormis sa forme (fig.
22, no. 1). Comme technique, il est de facture inférieure. Bien supérieur comme technique et
forme est un autre petit vase en forme de pied humain, découvert à une profondeur de 2,40
m., à l'intérieur du logis a de l'aire d'exploration B. Calciné j u s q u ' a u rouge dans l'incendie
qui détruisit les habitations, il ne porte plus que de faibles restes de décor, qui, cette
fois, sont des couleurs. On voit n e t t e m e n t deux cercles blancs qui ornaient le pied dans
J
) Cf. Déchelette, Manuel, II, 1, fig. 182. Casson, Macedonia. Thrace and Illyria, fig. 44).
2
) VI. D u m i t r e s c u : Découvertes de Gumelnifa (Da- *) Cf. Truhelka, Der vorgeschichtliche Pfahlbau
cia I , p . 336, fig. 2). bei Donja Dolina (Mitt. nus Bosnien und Herze-
3
) Cf. T s u n t a s , op. cit., fig. 2 0 6 : on en a dé govina, IX, pi. X X V I I , No. 5).
c o u v e r t u n e x e m p l a i r e a Kilindir (cf. Stanley
/
www.cimec.ro
162
LES FOUILLES DE CASCIOAHKT.K
la région des chevilles. De-ci de-là, on aperçoit aussi de petites taches de couleur blanche,
mais on ne peut pas en conclure à tout un système d'ornementation (fig. 23).
Rappelons qu'un petit vase semblable, datant aussi de la fin de l'âge de la
pierre, a été découvert à Kara-Arnaut (Bulgarie) '). —
M. Vases perforés. — Nous n'avons aucun exemplaire entier. D'après les fragments,
on voit que ces vases étaient ovoïdaux, tronqués aux deux extrémités et plus larges
à l'une qu'à l'autre. Leurs parois sont percées d'une foule de trous. Des vases de ce genre
ont été rencontrés à Sultana, Gumelnita et Boian, dans la plaine de Munténie, et
dans tout le Sud-Est européen. On a trouvé aussi des fonds de vases perforés, mais,
en ce cas, les parois ne l'étaient pas.
N. Jarres. — En dehors de ces vases, généralement petits — exception faite pour
le bol de la fig. 19 — qui pouvaient être facilement transportés d'un lieu à l'autre,
la couche inférieure, en particulier, nous a livré une foule de grands fragments de
jarres qui étaient destinés à recevoir des céréales et peut-être même des liquides. Les
jarres étaient d'un usage très répandu dans tout le Sud-Est européen, jusque dans
la zone égéenne et en Crète.
Ces vases étaient de très grandes dimensions, à en juger par l'épaisseur et la grandeur
des fragments. Nous ne possédons q u ' u n e seule partie de jarre qui comprenne tous les
éléments, à savoir : fond, panse et rebord (fig. 25, n o . 1), et encore ce
fragment ne provient-il pas d'une j a r r e a y a n t les plus grandes
dimensions, car il a 20 cm de diamètre au fond et 50 cm de
hauteur. Notre exemplaire est un des plus petits que nous pouvi
ons trouver. Le fond des jarres à conserver est généralement
plat, la panse est h a u t e et
légèrement arquée ; l'ou
verture est plus large que
le fond : le rebord est droit,
le plus souvent. Seul u n
exemplaire de la couche
supérieure a le rebord lar
gement r a b a t t u au dehors ;
*~ le col est haut et décoré de
Fig. 25. cannelures horizontales.
La partie inférieure devait
être très renflée ; cette forme était d'ailleurs répandue p a r t o u t à l'époque tardive de l'âge
du bronze.
www.cimec.ro
LES FOUILLES DE CASCIOARELE
Les poignées en forme de tête d'idole sont les plus fréquentes dans cette catégorie de
couvercles. Une seule poignée trapézoïdale, large et forte, même trop forte par rapport
à la grandeur du couvercle, a un aspect particulier (fig. 24 no. 41).
La seconde série comprend les couvercles à base circulaire, plus ou moins évidée
(fig. 26, nos. 1 et 2, 4 et 5). Nous avons 11 pièces entières ou légèrement ébréchées, et quel
ques tessons. La plupart des couvercles de cette série ont des anses très fortes, en forme
d'arc de cercle, plus larges ou plus arrondies et plus épaisses (fig. 24 no. 42). Un bel
exemplaire, ornementé (fig. 26, no. 2), n'a pas d'anse mais une simple protubérance au
faîte, où se terminent six nervures qui partent du rebord en ligne courbe et divisent
le couvercle en six secteures, dont trois décorés d'incisions et trois non décorés, qui sont
disposés alternativement 1 ).
Le même genre d'ornementation a été remarqué sur un couvercle découvert à Gu-
melnita 2 ), qui, au lieu de nervures comme notre exemplaire, est décoré de petits bour
relets à entailles.
Certains exemplaires n'ont pas d'anses, mais de simples trous de suspension peut-
être, ou bien deux orillons (fig. 26, no. 1) disposés près du rebord (fig. 24, no. 44). Le plus
grand exemplaire muni de ce moyen de préhension est celui que représente la fig. 27,
no. 50 dont nous n'avons que des fragments. Les grandes dimensions du couvercle ont
exigé une troisième proéminence, perforée et située au centre du couvercle. Ce
couvercle est bien arrondi et ressemble à une écuelle renversée. Le rebord est nettement
rabattu.
Le petit couvercle No. 4 de la fig. 26 est un exemplaire représentatif d'une
technique extrêmement soignée, du double point de vue de la forme et de la pâte.
La forme est à peu près celle d'un cône. D'après l'aspect général du couvercle avec son
rebord recroquevillé, on croirait être plutôt en présence d'un entonnoir. Ce qui nous
fait néanmoins le placer dans la catégorie des couvercles, c'est le décor qui recouvre
toute sa surface: du rebord jaillissent des lignes blanches en zigzags, qui rayent
le corps rougeâtre couvert d'une belle patine, et viennent se terminer au sommet
en deux petits anneaux de couleur blanche, où se trouve l'orifice dont nous avons
parlé (fig. 27 no. 48).
Cet exemplaire, très beau, et nouveau comme variante du décor en zigzags, fait
partie des trouvailles livrées par la couche supérieure. La pâte, bien travaillée, et sa
/ cuisson, exécutée avec soin, nous autorisent à voir un accord parfait entre la couche
où il a été découvert et tous ses détails techniques. Nous ne croyons pas, surtout, qu'il
s'agisse d'un objet provenant de la couche inférieure, du moment qu'il a été décou
vert dans un milieu n ' a y a n t subi aucun mélange.
Mentionnons enfin une dernière série de couvercles dont la partie inférieure est
renflée et dont les rebords sont planes. Ces couvercles sont munis de poignées cylin
driques qui partent du centre et se terminent en forme de tête d'idole (fig. 27 no. 46).
Toutes ces formes de couvercles étaient fort répandues dans les régions du Sud-
E s t européen, aussi bien dans la plaine de Munténie qu'au Sud du Danube 3 ).
3
' ) Cari S c h u c h h a r d t , Ccrnavoda, eine Steinzeitsie- ) Cf. I . Andriesescu, Sultana (Dacia I , p l . X X I I ) .
delung in Thrakicn ( P r â h . Zeitschrift X V , p . 2 1 , VI. Durnitrescu, Gumelni}a (Dacia I I , fig. 29). —
fig. 2 2 ; p . 22, fig. 26). V. Christescu, Boian (Dacia, I I ) . — R . P o p o v ,
2
) Cf. Dacia I I , p p . 42 et 6 1 , fig. 9 et 29. Kodjadermen, (Izvestia V I , fig. 132).
www.cimec.ro
165
GH. STEFAN
Anses. — Tandis que les proéminences sont nombreuses et variées, depuis les sim
ples «Schnurôsen» j u s q u ' a u x formes et aux dimensions les plus variées, les anses propre
ment dites sont relativement peu nombreuses et se rencontrent s u r t o u t dans la couche
supérieure. Beaucoup de proéminences sont u n simple o r n e m e n t ; c'est pourquoi nous
nous en occuperons quand nous parlerons d'ornementation. D'autres auront cependant
rempli le rôle d'anses, bien qu'il soit difficile à établir une distinction entre les uns et
les autres. On trouve des proéminences horizontales, perforées dans le sens vertical,
www.cimec.ro
166
LES TOUILLES DE C.ASCIOARELE
plus épaisse et renflée (fig. 27, nos. 56, 58). Un exemplaire, travaillé avec beaucoup de soin,
est non seulement bornbé à la partie supérieure, mais encore le renflement de l'extrémité
est prononcé. La base de la poignée, (on dirait celle d'un couvercle) est entourée de
deux cercles profondément incisés (fig. 28, no. 60).
Les anses proprement dites sont, pour la plupart, le développement des proémi
nences verticales perforées horizontalement ou, plus rarement, de la proéminence
horizontale perforée verticalement, dont les dimensions ont été agrandies, mais qui
ont conservé leur forme. A mesure que celle-ci s'est développée, l'anse s'est allongée et
est devenue moins arquée (fig. 28, no. 61) ou bien elle s'est amincie et s'est arrondie. L'anse
au profil presque angulaire, qui est issue de la brisure de l'angle en son milieu (fig. 28, 61),
est dérivée de celle-ci. Il est des exemplaires où ce profil se complique et devient trian
gulaire par suite de trois changements de direction de la ligne extérieure, tandis que la
partie intérieure a conservé son profil courbe (fig. 28. no. 65).
www.cimec.ro
167
GIT. ÇTKFAN
Légèrement différentes sont les deux anses au profil mixte, où la partie supérieure,
soit droite, soit légèrement concave, se relève vers la ligne extérieure, pour s'abaisser
ensuite soit en forme d'arc, soit en ligne oblique (fig. 28, nos. 67 et 69). Ces formes entrent
fort bien aussi dans la série des formes d'anses du Sud-Est européen, mais elles sont
surtout fréquentes vers le Sud, à Dimini J ), et vers le Sud-Ouest à Butmir ■). C'est
ce que Wilke nomme «Dreieckige Gefasshenkel» 3 ).
Les anses des tasses partent du bord ; elles sont en saillie verticale et décrivent
un grand arc de cercle. Les extrémités de ces anses sont très larges, et leur partie centrale
est plus ronde (fig. 18, no. 2, 3).
Sous l'influence de la technique du métal, la forme des anses s'est modifiée. Par
exemple, la partie extérieure est évidée dans le sens de la longueur et il en résulte un
léger redressement des bords (fig. 28, no. 64). Mais l'influence du métal se remarque
surtout dans l'exemplaire de la figure 28, no. 66. L'anse entière s'élève fort au-dessus
du rebord du vase, puis décrit une ligne courbe fermée. La patine et la forme de l'anse
— mais surtout le bouton qui la domine sont des indices certains permettant d'assigner
une date. E n ce qui concerne la forme, cette anse, qui prouve une orientation vers
l'Europe centrale 4 ) doit être placée dans le cadre de la civilisation de l'âge du bronze.
C. ORNEMENTATION
Ce qui surprend dans la céramique de l'énéolithique Sud-Est européen n'est pas
t a n t la richesse et la variété des formes ou la technique, que l'ornementation. Sans
recourir à des moyens particuliers, on obtient, avec les mêmes éléments, une si grande
variété dans le décor que, même en ne sortant pas du cadre de l'ornementation du
Sud-Est européen, chaque station livre quelque chose de nouveau qui est un appoint de
plus et complète parfaitement les trouvailles faites dans d'autres stations. Il en est
ainsi pour la station d'Ostrovel.
Le décor des tessons qui en proviennent ressemble fort à celui de la poterie des
stations analogues de la plaine de Munténie, telles que Sultana, Gumelnita, Grâdiçtea,
Boian, etc. Mais chaque station a ses décors de prédilection qui, s'ils ne font pas défaut
dans les autres établissements, y sont tout au moins relégués au second plan, d'autres
étant préférés. Un seul exemple suffit à le prouver: Tandis qu'à Sultana et Gumelnita,
le décor «en parenthèses» est un des motifs qu'on rencontre fréquemment, on con
state au contraire qu'il est bien plus rare à Câscioarele, où il était sans doute un des
décors dont on était le moins épris.
En traitant des décors de la céramique, nous commencerons par les plus simples
motifs, puis nous passerons aux ornements de plus en plus complexes. D'après la tech
nique du décor, nous avons établi les catégories suivantes:
J
) T s u n t a s , op. cit. fig. 214. belo brdo consiste seulement dans les deux «Aufsa-
') Fiala, Radimsky, Hoernes, Butmir, I I , p . 32, tzen>> qui, sur l'exemplaire de Câscioarele, sont rem
fig. 26, placés par un bouton de forme ronde. Un exemplaire
3
) Dr. G. Wilke, loc. cit. parfaitement semblable et d'autres spécimens pré
*) Une anse identique a été découverte à De· sentant des ressemblances ont été trouvé» à Donja
belo bdro, près de Serajevo (cf. Fiala: Mitt. aus Dolina (cf. Trukelka, Der vorgeschichtliche Pfahlbau
Bosnien und Herz. IV, 1896, p. 4 1 , fig. 13). La dif bei Donja Dolina: Mitt. aus Bosnien u n d Herz.
férence entre l'anse de notre vase et celle de De- I X , pi. X X V I I , 1). Nous remarquons une anse qui
www.cimec.ro
168
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
A. Décors en relief
B. » incisés
C. » en couleurs et graphités.
A. Le décor en relief. — Sous son plus simple aspect, cet ornement consiste en ner
vures qui couvrent la panse du vase. Elles sont parfois verticales (fig. 30, no. 1), parfois
horizontales, souvent torses (fig. 30, nos. 2 et 4) et ceignent le vase. Elles sont assez
souvent disposées en séries de quatre,
qui forment une sorte de comparti
ments, séparés par des portions non
ornementées. Ces moulures partent %T-*j
quelquefois du bord du vase et gag
nent le fond en décrivant une courbe
(fig. 14, nos. 9,10). Quelle que soit la
direction de la nervure, elle a été
obtenue par pression du doigt sur la À
pâte encore molle.
Plus tard, en pleine époque du
métal, les nervures ont constitué l'or
nement qui a fait donner aux va
ses l'épithète de «côtelés» '). C'est
le développement naturel du décor
en raies, qui provient de l'amélio
ration apportée à la technique.
Un autre décor se rencontre plus
fréquemment encore ; il s'agit du
bourrelet soit simple et portant des
empreintes digitales (fig. 29, nos. 1, 2),
soit à entailles obliques (fig. 29, nos. 8,
11). La préférence pour cet ornement
fi
était si marquée que son application g· 2y ·
à la poterie locale a persisté au Sud-
Est européen jusqu'à l'âge du fer I I . Il était alors le principal motif ornemental, surtout
s'il est question de bourrelet se rattachant à des proéminences. En ce qui concerne la
station d'Ostrovel, ce décor est le plus souvent disposé horizontalement sur la panse du
vase ou sur le col, à proximité du bord.
Le décor à reliefs comprend aussi des petits boutons et des petites proémi
nences, surtout rondes et plus ou moins hautes. C'est pour cela qu'ils sont groupés
par deux (fig. 29, no. 5) ou par trois (fig. 29, nos. 9, 12, 13). Les petits boutons pris
matiques sont intéressants (fig. 29, no. 7). Tandis que les boutons ronds — qui sont
de dimensions variées — se trouvent en grand nombre dans notre station et dans les
autres stations de Munténie, les boutons prismatiques se rencontrent plus rarement.
s'apparente de près à celle de notre vase à Lengyel autre en Thessalie, (cf. Tsuntas, op. cit. fig. 164).
J
(cf. Wosinsky: op. cit. II pi. X L I , 320); une ) Courby, Vases grecs à reliefs, p . 193.
www.cimec.ro
169
Cil. ÇTEFAN
H. Ornementation incisée. — Le p r i n
cipal d é c o r d e la p o t e r i e de Câscioa-
rele c'est l'incision. N o u s l ' a v o n s ren
c o n t r é e d e p u i s la p r e m i è r e c o u c h e de h u t
t e s j u s q u ' à la surface et elle est r e p r é
s e n t é e d a n s u n e g r a n d e v a r i é t é d e dessins.
Le p l u s s i m p l e décor incisé est la
raie plus ou m o i n s p r o f o n d e . S u r u n
* v a s e d é c o u v e r t d a n s la c o u c h e infé
r i e u r e , les raies s o n t disposées o b l i q u e
m e n t e t d ' u n e m a n i è r e assez irréguli
ère (fig. 16, n o . 7).
Il est facile d e p a s s e r d e la s i m p l e
ligne incisée à u n s y s t è m e d e lignes o b
liques q u i se r é p è t e n t à d i s t a n c e s égales
I ii. 30.
(fig. 3 1 , n o s . 6 , 3 ) . Le décor q u e r e p r é s e n t e
la figure 2 8 , n o . 70 est c o m b i n é a v e c g o û t e t e x é c u t é a v e c soin ; il c o m p o r t e d e u x raies
h o r i z o n t a l e s q u i ceignent le v a s e a u - d e s s o u s d u c o l ; de celui-ci p a r t e n t en d i r e c t i o n
o b l i q u e , vers la d r o i t e q u a t r e raies, q u i se r e n c o n t r e n t , v e r s la g a u c h e , a v e c d ' a u t r e s
incisions obliques, g r o u p é e s , elles aussi, p a r trois ou p a r q u a t r e (fig. 3 1 , n o . 6).
S u r u n tesson (fig. 32, n o . 3), le décor consiste en t r i a n g l e s c o u v e r t s d e h a c h u r e s .
Des fouilles p r a t i q u é e s à R i p a c 2 ) et à Debelo b r d o 3 ) en o n t livré des s p é c i m e n s a n a l o g u e s .
S u r de n o m b r e u x f r a g m e n t s , d o n t la p â t e est bien t r a v a i l l é e , d e couleur j a u n â t r e ou noire et
c o u v e r t e de p a t i n e , n o u s n ' a v o n s t r o u v é q u ' u n seul décor incisé d a n s la c o u c h e s u p é r i e u r e .
Il est c o m p o s é , a u t o t a l , des é l é m e n t s s u i v a n t s : le col d u v a s e est o r n é d e raies h o r i z o n t a l e s
parallèles, q u i le r e v ê t e n t j u s q u ' à la ligne d e s u t u r e a v e c la p a n s e . Le milieu d u v a s e ,
') Cf. VI. Dumitrei'Cu, Les fouilles de Gumelnita p. 223, fig. 28).
3
(Dacia II, p. 58, fig. 25). ) Cf. Fiala, Mitt. aus Bosnien und Herz. IV,
2
) Radimsky, Der pràhittorische Pfalbau von p. 44, fig. 41 et 42.
Ripac (Mitt. aus Bosnien und Herz. III, 1895,
www.cimec.ro
170
LES FOUILLES DE CÀSCIOARELE
plus renflé, est orné de groupes d'incisions légères en forme d'angle, dont le nombre
varie et qui se répètent souvent en formant une sorte d'épi (fig. 32, no. 7 et fig. 14,
nos. 11 et 15). Entre deux groupes incisés, il reste un petit espace non ornementé.
Sur une tasse, le décor, très finement exécuté, se répète également sur la partie
supérieure de l'anse, sous forme de raies légères et horizontales (fig. 32, no. 2).
Si tous les fragments ornementés dans ce genre font descendre la date à assigner
à la couche supérieure de la station, par
le soin technique apporté à son exé
cution, le dernier exemplaire mentionné
ne peut laisser aucun doute sur l'exis
tence d'une culture du bronze I I I et
même le début du bronze IV à Ostrovel.
Le type de vase Lausitz que nous avons
signalé l'an dernier 1 ) illustre encore une
fois notre dire.
L'ornementation du rebord par des
raies légères formant des angles (fig. 26,
no. 3) relève de la même technique du mé
tal. Les raies sont parfois emplies d'une
matière blanche (fig. 32, nos. 6,11 etc.).
L'ornement «en parenthèses» est
particulier au «Sud-Est européen. Il a
été assez fréquemment remarqué à Sul-
tana 2 ), à Gumelnija 3) et a Cernavoda 4 ) ;
mais ailleurs, on ne l'a vu qu'en aval
du Danube 5 ) et en Bulgarie 6 ). M. I.
Andrieçescu 7) a étudié l'évolution de
ce genre de décor.
A Cascioarele, ce motif d'ornemen
tation occupe une place moins impor
tante. Mais certaines données concor
dent parfaitement avec celles des autres stations. Ce fait a son importance et il est
à relever. Ainsi, peu d'exemplaires proviennent de la couche supérieure. Ces raies en
forme de parenthèses sont aussi, quelquefois, remplies de matière blanche (fig. 3 1 ,
10). Sur les tessons de la couche supérieure, qui sont de meilleure pâte et que couvre
une patine rougeâtre, nous trouvons le même ornement, mais dégénéré et exécuté avec
beaucoup moins de soin (fig. 31, no. 14).
www.cimec.ro
171
G1I. $TEFAN
Un vase, qui ne s'est conservé qu'en partie, est décoré sur sa partie inférieure
avec des rangées verticales d'incisions en parenthèse simple, et, sur la partie .supé
rieure, avec le même décor, mais disposé en rangées horizontales (fig. 24, no. 24).
Nous avons aussi remarqué le motif dit «dents de loup» sur un tesson de la couche
supérieure, où il est disposé obliquement sur le bord du vase (fig. 31, no. 3). Sur un
autre, il est disposé horizontalement près du rebord (fig. 33, no. 8).
Comme ornements incisés, nous avons encore une série de motifs exécutés: a) à
l'ongle, dont il est résulté de petits god
ions en creux à bord en relief; b) avec
un objet pointu, ce qui permettait de
varier le décor.
Dans le premier cas, la forme la plus
habituelle que revêt l'ornement est celle
n —-^ .^BÊÊSfe '' '""' r a n g P e de simples alvéoles, cli-|>o-
^Ά τΒ^&ϊ H ^5 ~'( '"'"'" ''' ' ( " ' Ι ' , Γ Ί " vase. La rangée,
"^*t<£- ψ'c V ^^^ parfois horizontale (fig. 33, no. 1), parfois
verticale (fig. 33, no. 3) et même oblique
(33, no, 2), se multiplie jusqu'à occuper la
panse entière du vase (33, no. 4) et elle
se complique aussi du point de vue de
la disposition qu'elle a (33, no. (>). Cet
ornement paraît non seulement soigné,
* mais produit aussi un bel effet sur un
vase muni de deux anses verticales, du
fait même de la disposition des rangées,
étant donné que le motif de l'une re
tombe dans l'intervalle compris entre les
i autres (fig. 34, no. 4). Ce genre de décor
I est d'ailleurs connu dans nos régions *).
'/ Souvent, mais surtout sur les grands
Fig. 32. vases, la rangée d'alvéoles, disposée
surtout horizontalement, près du bord,
est accompagnée de raies qui partent dans le sens oblique ou vertical et recouvrent toute
la panse du vase. Parfois, c'est seulement de place en place que de telles raies section
nent la panse en tranches.
Dans le second cas, l'ornement est obtenu par excision ou par évidement. Par
exemple, il y a des rangées parallèles de dépressions lenticulaires, parfois combinées
avec des nervures obliques, parfois unies avec des raies obliques (fig. 33, nos. 5 et 7). On
rencontre aussi des rangées horizontales de dépressions dont l'exécution est moins
soignée, qui sont séparées par des incisions larges et profondes (fig. 33, no. 20).
Bien que le décor du fragment No. 12 de la fig. 33, soit d'exécution moins
satisfaisante, il décèle un sens fin de l'ornementation. Il consiste en rangées parallèles
') Un fragment revêtu de ce décor se voit au IV, tablette I I , No. 14, sans indication du lieu
Musée National d'Antiquités de Bucarest (vitrine où il a été découvert).
www.cimec.ro
172
LES FOUILLES DE CÂSCIOABELE
d'excisions triangulaires, de sorte que la panse du vase est taillée en forme de dents
aiguës comme une scie. Les excisions de la seconde rangée sont disposées dans les
intervalles de celles de la première rangée.
Uu foc
De petits évidements triangulaires, disposés en rangées parallèles, se voient sur
divers exemplaires, où ils forment ce qu'on nomme en allemand le «Falschschnurornament».
Un tesson est décoré de ce motif ornemental, qui est disposé en bandes verticales (fig.
33, no. 13). Le bol No 6 de la fig. 34 porte le même ornement, qui part du bord du vase
et se déroule en spirale jusqu'à la base.
La spirale occupe d'ailleurs une pla
ce importante dans l'ornementation de
la poterie découverte à Câscioarele. Pro
fondément empreinte dans la patte en
core molle, on la voit sur de nombreux
fragments de couvercles et d'écuelles
(fig. 36).
Non moins nombreux sont les cercles
concentriques ] ) qui recouvrent la panse
des vases (fig. 36, no. 2), qui dans certains
cas, sont unis à des proéminences
situées au centre et servant d'anses au
couvercle.
La zone horizontale — dérivée de
\ la spirale est formée d'ellipses allongées
comprises entre deux raies, qui se ré
pètent sur toute la partie supérieure
de la surface du vase — se voit sur des
tessons de poterie de diverses grandeurs
^ (fig. 20, no, 5, et 36, no. 4). Il arrive
que ces zones d'ellipses se répètent à
de plus grands intervalles, séparées les
unes des autres par plusieurs raies Fig. 33.
profondes qui, sur les grands vases, ont
l'aspect de vraies cannelures (fig. 36, no. 7). Ce décor a été remarqué aussi bien à
Gumelnita 2) qu'à Kara A r n a u t 3 ) .
Plus compliqué est l'ornement en spirale qui se trouve sur l'écuelle fragmentée
No. 8 de la fig. 36.
Deux incisions horizontales et profondes sont au-dessous du bord. Plus bas, des
incisions en forme d'arc de cercle se répètent sur tout le pourtour du vase. Au-dessus
du fond, le motif en arc de cercle, en trois incisions parallèles, se répète quatre fois.
Le décor formé de cette manière est absolument nouveau pour la plaine de Munténie.
La spirale et ses dérivés occupent une place tout à fait à part dans l'ornementation
des grands vases provenant de la couche inférieure. Nous remarquons des bandes en
») Cf. Tsuntas, op. cit., fig. 218. (Dacia II, p. 78, fig. 59).
3
*) VI. Dumitresru, Les fouilles de Gumelnifa ) Izvestia-Bulletin, 1923 24, fig. 96 b.
www.cimec.ro
173
GII. ÇTEFAN
spirale incisées, des cercles, des ellipses au contour précisé par une raie profonde et dont
le centre est couvert de raies très peu accentuées (fig. 32, nos. 9 et 10).
Les bandes formées de raies sont le plus souvent combinées avec des cercles incisés
ou des décors en forme de croissant (fig. 28, nos. 67, 71). On rencontre aussi le cas in
verse: le fond légèrement incisé et les motifs ornementaux privés de décors (fig. 25,
no. 2 ; fig. 3 1 , no. 5 et fig. 17).
Il eel difficile de ne pas voir
dans ce genre d'ornementation une
influence directe de la céramique
peinte.
Dans le cas de la céramique
peinte, l'ornement peut être revêtu
d'une autre couleur — afin d'être
facilement distingué — ou bien au
contraire le fond peut avoir un autre
coloris, afin que l'ornement ressorte
davantage. De même, dans la céra
mique carpatho-danubienne, on a in
cisé soit l'ornement, soit le fond. Les
effets ne sont pas tout à fait les
mêmes, mais il y a entre eux une
"certaine ressemblance.
Si l'on ajoute à cette parenté
de décor celle de forme, qu'on re
trouve précisément entre un vase
ornementé de la manière dont nous
Fig. 34. avons parlé (fig. 25, no. 2) et les
formes de vases de la céramique
p e i n t e ; si l'on ajoute également à cela le fait que cet ornement et cette forme appar
tiennent à des vases de la couche inférieure — constatation qui est la même pour les
trois stations énéolithiques explorées dans la plaine de Munténie — il ne reste plus
aucun doute sur l'existence de certaines influences que la civilisation de la céramique
peinte a exercée sur la civilisation carpatho-danubienne.
L'ornementation incisée et excisée peut être formée de motifs simples, mais elle
peut aussi être plus complexe et résulter de la combinaison des motifs. Par exemple,
on voit sur un vase un ornement assez rare par sa complexité dans la céramique danu
bienne (fig. 15, no. 2). La partie supérieure du vase est divisée en secteurs par quatre
zones portant chacune quatre raies verticales. Chaque secteur est décoré d'alvéoles
lenticulaires.
Les incisions se voient également unies à des points profondément évidés sur un cou
vercle (fig. 26, no. 5 et fig. 24, no. 35). Du sommet de celui-ci p a r t e n t trois grupes de deux in
cisions linéaires qui divisent assez inégalement le couvercle en trois secteurs, dont l'un est
décoré de deux rangées de points, le deuxième de deux rangées ainsi que de quelques points
d'une troisième rangée, et le troisième d'une seule rangée ainsi que d'un point de la deu
xième rangée, points qui sont tous profondément évidés dans le sens radiaire. La base du
www.cimec.ro
174
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
couvercle est elle-même décorée d'une rangée de points qui sont, eux aussi, profondé
ment évidés.
L'ornement réalisé sur le fragment de vase no. 7 de la fig. 35, est nouveau
comme complexité d'incision. Le milieu était ornée de deux larges raies horizontales
séparant la partie inférieure — non décorée — de la partie supérieure. Le décor
consiste en raies horizontales et verticales dont plusieurs sont groupées et qui
se répètent alternativement sur toute la panse du vase. Le décor ne va pas
jusqu'au rebord; il s'arrête un peu
plus bas.
Les cannelures occupent une
place importante dans l'ornementa
tion de la poterie provenant de la
couche supérieure. Elles sont dispo
sées horizontalement sur le col des
vases (fig. 35, 1 — 3), verticalement
(35, 6) ou obliquement (37, no. 1) sur
la partie centrale de certains vases 1 ).
Ce motif ornemental montre que nous
sommes, dans le meilleur cas, en plein
âge du bronze I I I , sinon IV, étant
donné que notre âge du bronze est en
retard comparativement à celui de
l'Europe centrale 2 ). frfijtr
C. L'Ornementation en couleurs. —
L'ornementation à l'aide de couleurs
et de décors graphités occupe une
place moins importante dans le décor
de la poterie de Câscioarele, même
par rapport à la station voisine de
Gumelnita. Les observations faites
dans les autres stations énéolithiques
concordent fort bien avec celles de notre station. L'ornementation à l'aide de couleurs
et le décor graphité sur les vases patines se voit habituellement sur les spécimens
provenant de la couche inférieure, et seulement par exception sur ceux qu'a livrés
la couche supérieure.
Ψ
Le plus simple décor en couleurs que nous ayons trouvé à la plus grande profondeur
a été exécuté avec une matière blanche, soit qu'on en ait empli des raies, soit qu'elle
*) V. Les tasses à cannelures verticales de Sta· ner une date, de descendre jusqu'à l'âge du bron
tzendorf (cf. Adalbert Dungel, Die Flachgràber der ze IV.
2
Hallstattzeit bei Statzendorf in Niederosterreich. Mitth. ) J. Déchelette, Manuel II, 1, p. 385: «Le»
der prâhist. Kommission II, 1, année 1908, p. 3, vases cannelés se classent, pour la plupart, à
fig. 3, p. 6 fig. 13 et p. 8, fig. 21) étant de l'âge du bronze I I I ; quelques-uns peuvent être
date plus récente — première époque de l'âge du un peu plus récents».
fer — nous permettent à nous aussi, pour assig
www.cimec.ro
175
011. ÇTEFAN
ait été appliquée à la surface du vase (fig. 38, nos. 1, 5 et 9), où elle forme des orne
ments géométriques sur fond noir patiné.
La spirale, que nous avons fréquemment rencontrée dans le décor incisé des tes
$1sons de la couche inférieure, a ses correspondantes dans l'ornementation en couleurs.
Nous en avons un exemple dans le fragment de couvercle No. 2 de la fig. 38, sur
lequel on voit la bande de matière blan-
M
^Γ che en spirale partir du bord et se diriger
vers le centre, tout comme sur un frag
ment livré par les fouilles de Sultana λ)
La couleur blanche est assez inegale-
0 ,/sfkment appliquée en certains points, de
sorte que le niveau de la bande en
spirale est souvent plus élevé que la
surface du vase. Cette bande se voit
aussi sur fond noir ou rouge.
On rencontre encore plus fréquem-
r> ^ Œ ment des bandes en spirale couvertes de
f ^***-*ΪΆΪ:Ϊ·" ■·'" patine sur fond noir (fig. 38, nos. 6 et 8) ou
BjP | Λ V S café (fig. 38, no. 7). On en constate la pré-
JB | £ ^βΡΡ^ non seulemenl sur la poterie <l<·
Câscioarele, mais encore sur celle des
autres stations de Munténie.
On rencontre tout aussi souvent
les raies horizontales, obliques et verti
cales (fig. 38, nos. 5, 9,10,11), principale
ment sur la partie supérieure des petits
vases de luxe, et quelquefois sur leur par
tie intérieure. Le décor est blanc et très
finement exécuté ; le fond est noir et
chargé d'une belle patine. L'ornement
qui est sur le vase en forme de pied (fig. 22, no. 6 et fig. 23) est de même couleur; il
forme des cercles dans la partie inférieure ainsi que diverses lignes.
Plus compliqué est le décor d'un tesson provenant de la couche supérieure: il
consiste en raies blanches horizontales, qui occupent la partie supérieure du v a s e ; au
dessous de ces lignes, on voit de petits boutons, dont le b u t est, de toute évidence,
ornemental; plus bas, une bande horizontale-oblique, se détache d'une excroissance;
par dessus la patine, on voit de fines lignes blanches, obliques (fig. 38, no. 13).
Le décor de couleur blanche se voit aussi sur un couvercle couvert de patine rougeâtre,
pièce d'excellente exécution, qui provient également de la couche supérieure. L'orne
mentation consiste en zigzags, développés dans le sens radiaire ou quasi parallèles
au rebord (fig. 27, no. 48).
Un peu plus compliqués sont certains ornements de couleur appliqués sur fond clair.
Il est vrai que ce sont quelquefois de simples lignes horizontales, qui, se joignent aux
www.cimec.ro
176
LES FOUILLES DE cASCIOARELE
lignes verticales. Mais, sur u n p e t i t vase, le décor se complique de telle sorte q u ' e n
dehors d ' u n e ligne oblique parallèle au rebord, il existe aussi u n e large b a n d e au-
dessous de laquelle se t r o u v e également une ligne qui sépare la p a r t i e supérieure du
vase du centre renflé de celui-ci (fig. 14, n o . 14). Ce centre m ê m e est décoré d ' u n
o r n e m e n t formé de d e u x lignes obliques et d ' u n e sorte de triangle qui se répète
q u a t r e fois d a n s le sens horizontal.
Mentionnons enfin u n a u t r e p e t i t vase (fig. 14, no. 13) p a r é d'un ornement — lui aussi
P L A S T I Q U E
*) Musée National d'Antiquités de Bucarest, vi- Des exemplaires identiques ont été découverts
trine III. en The&salie, à Sesklon et Dimini (cf. Tsuntas,
) Hoerne9-Menghin, op. cit., p. 311, fig. 1 et op. cit., fig. 225 et pi. 34, 3 et 6); on en a dé
2 a et 2 b. couvert aussi à Zrrelia (cf. Wace, Droop and
3
) Dolgozatok, Travaux, 1911, p. 242, fig. 83 et Thompson, The Ann. oftheBrit. School at Athens,
83 M et c 1. XIV, p. 217, fig, 17).
www.cimec.ro
178
LES FOUILLES DE CASCIOARELE
179
www.cimec.ro
12·
GH. ÇTKFAN
d'eux est enclos dans un triangle incisé. Une raie qui entoure la taille détermine le milieu
du corps. Le triangle indicateur du sexe est entouré d'une autre incision parallèle exté
rieure. La hanche est aussi ornée de trois raies courbes et parallèles ; le genou porte
trois incisions horizontales. Dans le dos, une raie verticale a peut-être été faite pour
indiquer l'omoplate. Une autre raie verticale suit les formes du corps en ses traits géné
raux. Ces raies étaient pleines d'une matière blanche dont il est resté des traces sur
certains points. Comme forme et technique d'ornementation, cet exemplaire se rattache
à toute une série de figurines de la vallée du Danube, des régions Sud et Ouest balca-
niques 1 ).
6. Partie supérieure d'une figurine sans bras ni tête, longue de 5 cm., assez gauche
ment travaillée. Elle a une bosse dans le dos. En face, au lieu de seins, elle a une autre
bosse. Le sexe est indiqué par un triangle incisé, que complète une incision faite au
milieu (fig. 39, no. 12).
7. Partie supérieure d'une moitié de figurine, longue de 7,5 cm., parée de deux
demi-cercles. Le triangle sexuel et d'autres lignes sont incisés sur la moitié supérieure.
Dans le dos, une ligne courbe épouse les formes du corps jusqu'au-dessous des genoux,
où elle se relie à l'incision d'en face par une incision horizontale.
8. Neuf fragments de figurines sont décorés de la même manière; l'exécution
est parfois plus soignée, d'autrefois moins. Un de ces fragments se fait remarquer
par la courbure prononcée de la partie supérieure du genou et du genou lui-même
(fig. 41, no. 4).
9. Sept autres fragments ne portent aucune espèce de décor. Un seul d'entre eux,
représentant un pied et une partie de la moitié supérieure de droite indique une
stéatopygie assez prononcée.
10. Moitié inférieure d'une figurine, haute de 7.5 cm (fig. 39, no. 7), travaillée avec
un grand sens de la plastique. Bien que les pieds adhèrent l'un à l'autre, ils sont travaillés
avec soin. Au lieu du triangle incisé indiquant le sexe, nous voyons un triangle en léger
relief. Les genoux sont, eux aussi, plastiquement traités. Aucun ornement.
11. Moitié de droite d'une figurine sans bras ni tête, haute de 7,5 cm. Le travail
est assez gauchement exécuté. Par exemple, le pied est rabattu en arrière. Elle est
décorée d'incisions en spirale pleines d'une matière blanche, comme on en a déjà vu
(fig. 39, no. 9, et fig. 41, no. 5).
12. Moitié de droite d'une figurine, toujours sans bras ni tête, non ornementée,
haute de 8.5 cm, et d'une stéatopygie exagérée (fig. 39, no. 14, et 41, no. 6).
13. Tête de figurine, de forme habituelle; les lobes latéraux sont percés de trois
petits trous. C'est la manière de traiter les têtes d'idoles, en argile qui est la même que
pour les figurines en os (fig. 39, no. 4).
14. Petite tête d'idole en argile, haute de 3,8 cm., semblable à celle de No. 13 ; la
tête est supportée par un cou qui s'épaissit et s'élargit vers la base pour lui servir de
soutien (39, no. 17).
15. Tête de figurine sans aucun décor; un bras est étendu horizontalement.
1
) Un exemplaire a été découvert en Bulgarie, fig. 8).
à Naklatta, près de Vidbol (département de Vidin); Un fragment décoré d'une ligne courbe incisée
le décor est plus compliqué, mais le genre est le a été trouvé à Kodjadermen (Cf. Izvestia V I ,
même (Cf. A. Cilingirov, Izvistia, Bulletin 1911, 1916—1918, fig. 141 a).
www.cimec.ro
180
I,KS F O U I L L E S n i ; CASCIOARELE
b) Figurines avec les mains appliquées sur le ventre. La divinité est représentée dans
une autre attitude, à savoir: celle d'une femme debout dont les mains sont appliquées
sur le ventre. Cette attitude se voit fréquemment dans les contrées du Sud-Est européen.
On l'a remarquée en Serbie, à Gradac près de Zlokucan ') ; en Bulgarie, les idoles en
marbre, découvertes à Starazagora et Novozagora 2) ont la même attitude. Une foule
d'exemplaires de ce type de figurine ont été retrouvés dans le bassin de la mer Egée
et jusque dans l'île de Chypre; le travail en est bien meilleur 3 ). Dans l'île de Chypre,
ce genre de figurine apparaît aussi à l'âge du bronze *).
16. Figurine haute de 8 cm., n'a ni bras ni tête, ni la partie inférieure des jambes.
La partie haute du corps est plus plate et moins soigneusement travaillée. La partie
inférieure dénote une certaine adresse dans le modelage de l'argile. Les genoux sont
en léger relief. Le triangle indicateur du sexe est traité de la même manière. Bien que
les bras soient brisés, on voit les mains sur le ventre et l'on distingue les doigts (fig.
39, no. 11, fig. 4 1 , no. 7).
17. D'une autre figurine, il n'est resté que la moitié supérieure delà partie de gauche
(fig. 39, no. 18 et 41, no. 8). A noter l'ornementation soignée de l'épaule par de légères inci
sions longitudinales et celle de la poitrine par des incisions parallèles horizontales. Les
deux moitiés de la poitrine étaient séparées par deux incisions verticales. Le seul défaut
de cet exemplaire consiste en ce que le sein est situé trop haut.
traces. La tête se rattache directement au corps de la figurine; le cou n'existe pas. Les
seins sont bien conservés.
20. Idole simple, faite d'un cylindre d'argile où la figuration du visage a été obtenue
par simple compression entre deux doigts d'une partie de la pâte encore molle.
21. Figurine de forme à peu près cylindrique (fig. 39, no. 20) ; diamètre de la base:
3,5 cm.; hauteur: 6 c m . La base est légèrement évidée. La partie supérieure est renflée
et arrondie. L'extrémité supérieure est percée d'un trou dont on ne peut s'expliquer
Fig. 41.
le but. Le visage est figuré d'après le modelage habituel des têtes d'idoles en argile
(fig. 4 1 , no. 10).
22. Petite idole, haute de 4 cm dont la forme générale est dérivée de celle du
cylindre; la base est une ellipse (fig. 39, no. 16). En dehors d'une légère transformation
de la partie supérieure à laquelle on a donné l'aspect habituel d'une tête d'idole nous
constatons que les bras sont indiqués par deux lobes latéraux. Aucun décor, et pas
d'indication de sexe. Les jambes ne sont même pas indiquées par une incision.
Dans la couche inférieure nous avons une première série de fragments plastiques
qui ressemblent en tout à ceux de la couche supérieure.
www.cimec.ro
182
LES FOUILLES DE CASCIOARELE
23. La moitié de gauche d'une figurine steatopyge sans ornements. La tête et les
bras m a n q u e n t . H a u t e u r : 9 cm. L'aspect est dans son ensemble assez primitif. La j a m b e
est grosse et dénote l'absence totale du sens de la réalité, (fig. 40, no. 3).
24. Deux fragments de gauche de figurines ornées par incision d'une ligne qui forme
plusieurs boucles sur le devant et de même dans le dos (fig. 4 1 , no. 11). Sur l'un de ces
fragments, nous retrouvons l'incision horizontale indiquant la ligne du genou.
25. Quatre fragments de jambes (fig. 40, no. 1 ; 4 1 , n o . 12), dont un seul est orné
d'une ligne irrégulièrement tracée au-dessus d'un genou très proéminent.
26. Figurine cylindrique haute de 8,5 cm. Elle n'est travaillée qu'à l'extrémité
supérieure, qui a l'aspect habituel d'une tête de figurine (fig. 40, no. 4).
27. Tête de figurine, avec partie du cou. Trois petits trous se trouvent sur chacun
des lobes de la tête, dans la région des oreilles. Les yeux sont représentés par de légères
incisions en forme d'arc. Le derrière de la tête est légèrement renflée; le cou est orné
de plusieurs incisions horizontales (fig. 40, no. 5).
l
) Dacia II, p. 83, fig. 64, 4 et pp. 84 — 85.
183
www.cimec.ro
GH. ÇTEFAN
184
www.cimec.ro
I.KS FOUIM.KS DK CÀSCIOAREI/F
En dehors d'un léger modelage de la tête, la forme, déjà vue des figurines en
argile, en dehors également du poli de tout le corps de l'idole, on ne voit d'autres détails
que sur les deux exemplaires suivants:
Sur l'un d'eux (fig. 44, no. 6), les bras sont figurés par deux petites proéminences
verticales. Il semble que les yeux auraient été indiqués par deux points incisés des
deux côtés du «nez».
Sur l'autre exemplaire, les côtés de la tête sont chacun percés d'un trou, dont un
est intact, tandis que l'autre est ébréché extérieurement. Il semble que les yeux ont
été aussi indiqués de la même manière que sur l'exemplaire précédent (fig. 44, no. 4).
B. Figurines d'animaux
Les figurines d'animaux qu'on découvre dans toutes les stations néo-énéolithiques se
rattachent étroitement aux croyances et superstitions religieuses. Soit que les petites repré
sentations d'animaux d'argile aient servi d'ex-voto pour la divinité ou qu'il s'agisse de
réprésentation d'animaux sacrés, ces figurines sont en nombre respectable dans l'in
ventaire de la station de Càscioarele. Bien que les figurines de ce genre soient plus nom
breuses dans la couche supérieure — contrairement à la station de Gumelnita, où, par
hasard, croyons-nous, la couche inférieure n'a livré qu'un seul exemplaire *) la couche
inférieure se montre assez riche à Ostrovel.
La couche inférieure a livré au total 12 figurines d'animaux plus ou moins bien
conservées. Aucune d'elles n'est ornementée. Quelquefois, la manière de traiter est
réaliste 2 ), comme, par exemple, dans les exemplaires de la fig. 40, nos, 9, 10, 11, 12;
parfois l'animal est stylisé 3) (fig. 40, n o . 8).
On remarque ici, de même qu'à Sultana et à Gumelnita, des représentations
d'animaux sur l'épine dorsale desquels se trouve un trou qui correspond avec la tête
ou la queue (fig. 40, no. 13).
Egalement commune aux figurines de toutes nos stations énéolitiques est une
protubérance sur l'épine dorsale 4) (fig. 40, nos. 9, 12, 14), protubérance dont on ne peut
s'expliquer le but et qui, parfois, se transforme en une nervure qui s'étend jusqu'à la
queue (fig. 40, no. 11). Cette même couche a également livré la partie postérieure d'une
figurine creuse.
Plusieurs figurines proviennent, peut-être accidentellement, de la couche supérieure.
Nous en avons 19. Toutes les observations auxquelles a donné lieu la couche inférieure
sont valables ici aussi. Ajoutons que nous avons aussi découvert dans cette couche deux
figurines ornementées. L'une d'elles (fig. 4 1 , no. 20) a le corps très renflé et orné de raies
qui, p a r t a n t de la tête, ne recouvrent que le dos, en sens longitudinal. Un trou, destiné
1
) VI. D u m i t r e s c u , Gumelnifa. Dacia I I , p . 89. p. 6 1 , fig. 29, 4 et 11 ; p. 88, fig. 68, 6), ou bien le
2
) U n exemplaire analogue a été trouvé à Kodja- corps allongé d'épaisseur uniforme, comme les spé
dermen (Cf. Izvestia V I , fig. 140 b). cimens découverts à Gumelnifa (Dacia I I , p. 90,
3
) P a r exemple, la tête traitée en forme de t ê t e fig. 68) et à Kodjadermen (Izvestia V I , fig. 146).
4
d'idole humaine comme à Sultana, cf. Dacia I p . ) I. Andrieçescu, Sultana, I Dacia, p p . 100—101,
100, pi. X X X I V , fig. 20 et p . 103 (cf. Dacia I I pi. X X X I V — X X X V .
185
www.cimec.ro
GH. ÇTEFAN
à indiquer les yeux, traverse la tête de part en part. La seconde figurine (fig. 40, no. 7),
mieux conservée, représente un animal aux jambes très fortes, à la tête large, au cou
épais, au museau petit et effilé; il n'est ornementé que sur le dos et toujours à l'aide
de profondes raies longitudinales.
En dehors des représentations d'animaux quadrupèdes, la couche inférieure a
encore livré une figurine d'oiseau aux ailes déployées, mais sans tête (fig. 40, no.15). Les
ailes sont ornées de raies
incisées dans le sens de
la longueur (fig. 41,22).
C'est un bel exemplaire
d'un type de figurine
connu au Sud-Est de
-4 l'Europe et, en premier
lieu, dans la plaine de
Munténie (deux spé
cimens ont été décou
verts à Gumelnita ').
Ces figurines nous
( ^ j y ^ h | conduisent jusqu ' au
Sud mycénien, où les
représentations de vo
Fig. 42.
latiles aux ailes dé-
ployées sont une des manifestations habituelles de l'art.
Mobilier sacré
Une série de petits objets en argile et d'usage domestique, qui n'ont pu être que
des ex-voto dédiés à la divinité 2 ), se rattachent aux croyances religieuses, tout comme
certains petits vases, auxquels on ne saurait conférer une autre destination et qui re
présentent néanmoins, dans leurs dimensions réduites, de grands vases de caractère
utilitaire.
1. Petite table ronde de 4,7 cm de diamètre, à 5 petits pieds dont il ne reste que 3.
Elle est du genre des tables basses que les habitants de nos campagnes emploient encore
de nos jours (fig. 42, no. 1).
2. Petit fauteuil trapézoïdal, de 3.5 sur 5 cm à 4 petits pieds dont 2 seulement
sont bien conservés et le dossier à bord supérieur courbe :i) (fig. 42, no. 2).
3. Fauteuil carré de 3 cm sur 3 cm, à quatre petits pieds; ceux de derrière s'élèvent
au-dessus du niveau du siège et supportent une sorte de rouleau, qui représenterait
un dossier, peut-être un coussin allongé (fig. 42, no. 5).
4. Fauteuil carré de 2,5x2,5 cm, sans pieds. Le dossier est également arqué
(fig. 42, no. 3).
») Dacia I I , p. 83, fig. 64, 4 et p. 90, fig. 68, 11. (Cf. R. Popov: Jzvestia. Bulletin VI, fig. 143 et 145.
2 3
) Des objets d'usage domestique identiques ont ) Le dossier en forme d'arc a été rencontré à
été découverts dans d'autres stations du Sud- Kodjadermen et il nous ramène (lzvestia V I , op.
Est, européen ainsi à Cumelnija (Cf. VI. Dumitrescu: cit., fig. 145) vers la Sud égéen, où on le trouve
Dacia I I , p . 90 — 91) et à Kodjadermen, Bulgarie fréquement (Cf. Dussaud, op. cit., pi. I).
www.cimec.ro
186
LES FOUILLES DE CÀSCIOARELE
5. Petit fauteuil trapézoïdal de 2,4 cm sur 1,4 cm sans pieds mais avec un dossier
ressemblant à celui des exemplaires nos. 2 et 3 (fig. 42, no. 4).
6. Petite baignoire d'argile à base quadrangulaire, de 3 cm sur 4 c m ; les bords
supérieurs sont élevés et arrondis (fig. 42 no. 11); le milieu est évidé.
7. Petite baignoire, presque circulaire; la face supérieure est évidée; les bords
sont élevés.
Il est à remarquer du point de vue de la stratification que tous ces objets ont été
découverts dans la couche supérieure.
Cette même couche a livré quatre fragments de cuillères en argile de diverses di
mensions. Un seul exemplaire est mieux conservé (fig. 40, no. 16). A part la poignée,
qui est courte (1 cm.), la forme est identique à celle d'une cuillère moderne. Cet objet
est assez répandu dans l'aire de la civilisation de l'âge de la pierre t a n t au Sud-Est qu'à
l'Ouest de la péninsule balcanique *) et au Sud du Danube, en Bulgarie 2 ).
Cornes de consécrations
Les six exemplaires, entiers ou brisés, qui ont été découverts à Ostrovel sont
en relation directe avec les croyances religieuses. Un seul exemplaire, fragmenté,
appartient à la couche inférieure. Sa forme est la plus simple, de sorte que, même
sous le point de vue du style, il paraît être plus ancien. La base, droite et massive,
soutient les cornes, qui sont disposées verticalement, tandis que dans les autres exem
plaires, elles se recourbent en dehors (fig. 40, nos. 17, 18). La base commence à être
modelée, d'abord en pratiquant une rainure dans la pâte encore molle (fig. 40, no. 18),
puis on y ajoute un trou qui, p a r t a n t de la base, sort obliquement par un des côtés de
l'objet. Ce trou a été certainement fait pour suspendre le petit objet au cou comme
une pendeloque, destinée, telle une amulette, à préserver des mauvais esprits — effet
des superstitions religieuses.
Une évolution de la forme — en rapport avec ce dernier emploi — a fait donner
à l'objet un éperon plus aigu (fig. 40, no. 19) ou plus arrondi. On retrouve encore sur
l'objet un trou de suspension qui le traverse de part en part.
Les cornes revêtent une forme nouvelle, en se repliant cette fois à l'intérieur. Cette
forme se voit en plein développement dans l'exemplaire no. 20 de la fig. 4 0 ; la base
a été travaillée de manière à atteindre deux autres petites cornes qui se dirigent
par en bas et en dehors.
De tels objets ne sont pas isolés dans la plaine de Munténie. Les exemplaires en
argile qui ont été découverts, mai surtout le spécimen en or trouvé à Gumelnita :J)
prouvent qu'on les rencontre fréquemment. On les retrouve aussi, vers la Nord-Ouest 4 ),
mais principalement au Sud, dans le bassin de la mer Egée, où le culte des cornes de
www.cimec.ro
187
<;H. ÇTEFAN
consécration était très répandu. Notre exemplaire, qui provient de la couche inférieure
se rapproche aussi le plus de la forme qu'on rencontre au Sud x). En dehors de la Crète,
où des spécimens ont été découverts à Cnossos 2 ) Gournia 3) et Hagia Triada 4 ), la
Grèce continentale a livré des exemplaires à Mycènes, Salamine), etc.
Les palafittes lacustres de la Suisse ont livré des objets sacrés identiques 5 ). On en
a aussi découvert en Savoie où ils ont beaucoup d'ornements. Déchclette fait à ce sujet
la remarque suivante: «Ils paraissent faire défaut dans les stations lacustres néolitiques
et même au premier âge du bronze, mais ils abondent vers la fin de cette période, comme
le démontre l'examen des trouvailles» 6 ). On en retrouve cependant dans les stations
néo- et aenéolithiques d'Espagne et de Sicile 7 ), mais ils ont un aspect local.
Comme cet objet apparaît dans le néolitique du bassin égéo-mycénien et on le retrouve
vers la fin de l'âge du bronze au centre et à l'Ouest de l'Europe ; comme on le rencontre aussi
à Oedenburg 8 ), sous une forme nouvelle dans la civilisation de l'âge du fer, en constatant
sa présence dans nos régions, dès l'énéolithique, nous sommes tenté de suivre une voie
nouvelle en ce qui touche sa diffusion. On ne peut pas, évidemment, tirer des con
clusions décisives ; on ne peut qu'émettre de simples hypothèses, basées sur toute une
série d'autres analogies du domaine de la céramique et de la plastique.
188
www.cimec.ro
LES FOUILLES DE CASCIOAREEE
haut que large, sur lequel la ligne de suture des deux troncs de cône se précise et où
le diamètre de l'orifice est bien moindre. Nous ne possédons qu'un seul exemplaire
de fusaïole dont la partie supérieure présente une ligne de profil assez recourbée à l'in
térieur. Quant à la bordure supérieure, elle s'élève bien au-dessus du niveau de l'orifice.
Nous en avons dix exemplaires (fig. 43, no. 10 et 42, 8).
Les exemplaires 9 et 13 (fig. 43) découverts dans la couche supérieure méritent
une attention particulière.
Le premier, plus petit mais plus large, est orné d'une rangée horizontale de petites
raies profondes, légèrement obliques,
exécutées avec assez de régularité sur
la partie centrale de l'objet; c'est ce
qui à causé la disparition de la ligne
de séparation des deux troncs de cône,
(fig. 43, no. 9).
Le second exemplaire, bien plus
long que large, paraît être plutôt une
perle. L'ornementation consiste en une
zone horizontale formée de légères in
cisions faites dans la pâte encore molle ;
ces incisions sont, cette fois, obliques
vers la droite. La zone recouvre toute
la partie centrale de l'objet et elle
est comprise entre deux incisions ho
rizontales qui font le tour de la fu
saïole (fig. 42, 7).
Grâce à la facilité avec laquelle
on peut travailler l'argile, on en con
fectionne aussi d'autres ustensiles. Pari
exemple, nous avons une série d'objet.'
en argile ayant la forme d'un entonnoir :
les uns ressemblent à des tubes cy
lindriques (fig. 43,4-6), les autres à
des tubes en forme de tronc de cône (42,
6) et se rattachant à une extrémité à un large rebord rabattu en dehors. Nous possé
dons 15 exemplaires, entiers ou brisés. Sans pouvoir déterminer leur emploi avec pré
cision, nous constatons que des exemplaires de ce genre ont été découverts dans
d'autres stations, telles que Gumelnita l) et Kodjadermen 2 ).
Plus intéressants sont des prismes d'argile, peut-être des moules de diverses gran
deurs et portant de jolis décors. Nous ne nous occuperons que de quatre exemplaires
sur les 18, soit entiers soit brisé, que nous avons:
1. Grand prisme d'argile à base carrée. Une des faces est ornée de légères incisions
qui s'entrecroisent (fig. 43, no. 14) et forment de petits carrés ou des rectangles. Par
endroits, il y a des restes de la matière blanche qui emplissait ces raies.
2
») Dacia I, p. 339; cf. Dacia II, p. 89. ) R. Popov, Izvestia. Bulletin, VI, fig. 150.
189
www.cimec.ro
GÎT. ÇTEFAN
2. Prisme à base rectangulaire, ornementé sur les quatre faces et sur les deux bases.
Les faces sont ornées d'incisions assez profondes qui forment des angles à mi-partie
de chacune d'elles. Les deux bases sont ornées chacune d'une spirale incisée (fig. 43,
no. 15 et 42, no. 10).
3. Petit prisme d'argile bien cuite, à base carrée. Trois faces sont ornées chacune
d'une ligne en zigzag irrégulièrement incisée. Cet exemplaire est également percé d'un
trou qui traverse le prisme dans le seji&^de la largeur (fig. 43, no. 16 et 42, no. 12).
4. Petit prisme à base quadran-
gulaire. Trois des quatre faces sont
ornées de lignes longitudinales inci
sées, qui sont coupées par d'autres
lignes perpendiculaires. Le quatrième
côté est aussi orné d'une ligne ondu
lée, également incisée est très irregu-
lière. Les deux bases sont ornées cha
cune d'un petit cercle incisé.
•
I /'/ ■ jA A ■ || et pesons de filet le prouvent.
'β W lM V «fl A part un exemplaire de forme
quasi-cylindrique et qui a été entail
lé au milieu afin de lier le peson —
ressemblant parfaitement au peson
en pierre (fig. 47, no. 4), les autres spécimens peuvent être réduits aux trois types suivants :
1. Les pesons en forme de pyramide à base quadrangulaire (fig. 43, no. 3).
2. Les pesons de forme ovale et à parois plates (fig. 43, no. 2).
3. Les pesons parfaitement coniques, à base circulaire (fig. 43, no. 1).
Les dimensions de chaque type varient. Ils sont généralement assez grands et
exécutés
.·. avec soin. Certains pesons sont aussi ornementés, ce qui prouve l'attention
qu'on accordait à ces objets de si grande utilité.
Il est à remarquer que la plupart des pesons ont été découverts dans la couche
inférieure, à l'intérieur des huttes et entassés près des foyers. Comme exécution, il y a
une légère différence entre les exemplaires des deux couches de la station, mais elle est
en faveur des spécimens de la couche inférieure. L'ornementation consiste principalement
www.cimec.ro
190
en trous profonds percés sur la partie inférieure et groupés par trois ou plusieurs en
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
forme d'arc (fig. 43, no. 3). Un exemplaire porte un décor plus compliqué; il est composé
de raies profondes, horizontales, verticales et obliques, qui forment un triangle au-
dessous du trou par lequel on passait le fil (fig. 43, no. 1).
Objets en corne et en os. — Les cornes d'animaux, principalement les bois de cerf,
qui sont plus grands et plus durs, servaient à fabriquer toute sorte d'instruments
et d'objets de parure.
a) Harpons: E n ce qui concerne les ustensiles de pêche dénommés harpons, nous
en avons de beaux exemplaires et ils sont en nombre respectable. Notre station nous
a livré: 7 harpons entiers dont un seulement en partie travaillé, en plus 17 fragments /
plus ou moins grands. La matière de
ces instruments est surtout le bois de
cerf, qui est plus résistent; mais on
employait également l'os, surtout
pour les petits exemplaires. Le corps
des harpons est plat (fig. 45, no. 8),
prismatique pour la plupart ou plus
arrondi, c'est-à-dire presque cylindri
que (fig. 45, no. 6). Tous nos exem
plaires sont munis de barbelures sur
les deux côtés, comme les exemplaires
découverts à Boian l) et à Gumel-
nita 2 ). En ce qui touche l'époque
magdalénienne, Déchelette fait la
remarque que les deux rangées de
barbelures apparaissent plus tard :!).
Cette dernière forme se conserve dans
le néolitique et devient dominante.
La ressemblance entre nos exem
plaires et des exemplaires plus anci
ens est claire 4 ).
Cette persistance de forme n'est
pas du tout surprenante ; elle est
même logique, toutes les innovati
ons se r a t t a c h a n t à la forme et à la Fig. 45.
résistance du matériel. En ce qui
concerne le travail des barbelures, il existe certaines différences. Sur certains exemplaires,
elles sont plus petites, droites et à pointe aiguë (fig. 45, nos. 6, 7, e t c . ) ; sur d'autres, elles
sont recourbées comme des crochets dont les extrémités peuvent être bien effilées (fig.
45, no. 3) ou plus larges (fig. 45, nos. 4 et 12). La longueur de certaines barbelures et la
manière dont elles se détachent du corps du harpon accusent un travail prolongé, car
il fallait partir d'un morceau de corne ou d'os assez gros. Un exemplaire (fig. 45, no. 1),
qu'on a seulement commencé à travailler, permet de voir comment le harpon commence
') V. Christescu, Dacia II. «) Exempli gratia: Hoernes-Behn, Kultur der
2
) VI. Dumitrescu, Dacia II, p. 88, fig. 66. Urzeit I, fig. 5, No. 3.
») J. Déchelette: Manuel I, page 154.
191
www.cimec.ro
GH. ÇTEFAN
à s'esquisser dans un gros morceau de bois de cerf. Les barbelures se détachent graduel
lement par amincissement du corps du harpon. Les barbelures ne sont pas disposées les
unes en face des autres, mais dans leurs intervalles ; elles sont plus ou moins espacées.
La pointe du harpon est bien effilée. La tête est généralement mousse. Pour attacher
l'instrument, nous trouvons, dans la plupart des cas, des ailerons (fig. 45, nos. 2, 3, 4, 10,
13), ou une espèce de bourrelet (fig. 45,
nos. 5, 6, 8). Dans un seul cas, la base
est une simple pointe conique.
Les dimensions des harpons sont
très variées. Le plus grand exem
plaire — il n'est pas terminé — est
long de 26 cm le plus petit est entier
et a 12 cm de long. Deux petits frag
ments prouvent qu'il existait des har
pons encore plus petits.
Le harpon figure ordinairement
dans l'inventaire des stations de pê
cheurs. On le retrouve ailleurs, dans le
Sud-Est de l'Europe, mais moins sou
vent, sous des formes identiques.
Des fouilles, pratiquées récem
ment dans la Plaine de Munténie, à
Boian *) et Gumelnita 2 ) ont livré
quelques harpons. On en a égale
ment découvert en Serbie, vers l'Ou
est 3 ). Mentionnons aussi les harpons
plats de Vince.
l 4
) V. Dacia II. ) Dans notre pays, il a été rencontre lors des
■<) V. Dacia II, p. 88, fig. 66. fouilles, récemment pratiquée·, à Sullana (Cf. Da~
3
) Dr. M. Vasici, Starinar, 1906, fig. 6.
www.cimec.ro
192
LES FOUILLES DE CÀSCIOARELE
Outils: Les poinçons sont plus nombreux et plus variés. Nous avons découvert:
1. Une série de fragments d'outils à corps soit plat soit à arêtes, dont la pointe est
toujours ronde; la série comprend 12 exemplaires de diverses grandeurs (fig. 46, nos. 11,
12, 29).
2. Une série de six petits poinçons, plats, à pointe effilée (fig. 46, nos. 5 — 10).
Deux de ces exemplaires sont aussi effilés à l'autre pointe (fig. 46, nos. 6 et 10).
3. Une série de 12 poinçons entiers et 41 fragments ronds, formés de deux parties:
l'une plus épaisse, l'autre plus mince ; les
deux têtes se terminent par des pointes
effilées. II n'existe pas un rapport fixe
entre les deux parties du poinçon.
On peut former deux catégories, à
savoir: a) poinçons avec la partie mince
plus longue (fig. 46, no. 20) ; b) poinçons
avec la partie épaisse plus longue.
La plupart de ces fragments, soit
neuf entiers, font partie de la dernière
catégorie ; trois seulement se classent
dans la première subdivision. Leur lon
gueur totale varie entre 15 cm et 6,5 cm.
Leur forme est connue dans le Sud-
Est européen, sans être toutefois repré
sentée par autant d'exemplaires qu'à
Cascioarele, où à ce qu'il semble, elle
était la forme de prédilection ] ).
Mentionnons aussi 22 lames larges
également en os, de forme généralement
rectangulaire (fig. 44, no. 15) et triangu
laire (fig. 44, no. 13), amincies à la base;
c'étaient probablement des ciseaux. L'e
xemplaire le plus long a 10 cm sur 3,2
cm de large; le plus petit a à peine
5 cm sur 1,6 cm. Fig. 47.
Les lames se rencontrent habituel
lement aussi dans nos stations. Il en a été découvert p. ex. à Gumelnita 2 ), à Boian 3) et
au Sud du Danube, à Podgrad, près de Madara (Choumen) 4 ), etc.
Comme objets en os, mentionnons également 6 rondelles entières et la moitié d une
septième. Un exemplaire n'est pas percé (fig. 44, nos. 27 — 30). Un autre n'a qu'un com-
cia, I, p. 73, pi. X I — X I I ) , à Gumelnifa (Cf. Dacia I I , *) On en a aussi découvert à Gumelnita (Dacia
p . 95, fig. 7 1 , 1 à Boian (Dacia I I ) . I I , p. 96. fig. 72) et à Podgrad (Choumen). Cf. R.
E n Bulgarie, quelques beaux exemplaires ont Popov, Izvestia. Bulletin, 1912, fig. 78.
2
été découverts à Kodjadermen (R. Popov, Izvestia. ) VI. Dumitrescu, Dacia I I , p. 96, fig. 72.
3
Bulletin V I , p . 89, fig. 74 et p . 90, fig. 76). ) V. Christescu, Dacia I I .
On en a découvert aussi à Donja Dolina (Mitt. «) R. Popov, Izvestia. Bulletin 1912.
aus Bosnien und Herz., I X pi. X X I X ) .
www.cimec.ro
193
13 Dacia II 192ύ
Gif. ÇTEFAN
mencement de trou. Les autres exemplaires sont complètement circulaires; les deux
faces sont plates. Un seul exemplaire, plus haut, a la forme d'un tronc de cône. Les
dimensions du diamètre varient entre 5 cm et 2,5 cm.
Pour la parure, on faisait aussi des pendentifs d'os. Nous possédons deux lames
minces, rhomboïdales et percées d'un trou de suspension. Un beau pendentif a la pointe
amincie et percée (fig. 44, no. 26) 1 ).
Des défenses de sanglier ont dû
également servir de parure.
Nous nous demandons à quoi a
pu servir une lame mince à deux cô
tés plats et qui est percée à ses deux
extrémités (fig. 44, no. 16).
Deux lames en os, percées d'un
trou à l'une des pointes (fig. 44, nos.
23, 24) auront peut-être servi de
parure. Six fragments de lames larges,
plates sur les deux côtés, sont trop
petits pour qu'on puisse en déduire de
quels objets ils faisaient partie.
Manches de haches et autres in-
struments: Les cornes d'animaux,
mais surtout les cornes de cerfs,
trouvent leur principal emploi dans
la confection de manches d'instru
ments, en premier lieu de haches.
Les manches étaient travaillés à Os-
trovel. De nombreuses cornes, non
coupées et entaillées pour être utili
sées, découvertes à l'intérieur des
huttes, nous montrent que les diver
Fig. 48. ses opérations, depuis le nettoyage
des parties propres à être travaillées
jusqu'à la difficile opération de la perforation, se faisaient ici. Il est à remarquer que
nous avons découvert ici plus de cornes prêtes à être travaillées ou même complète
ment travaillées qu'à toutes les autres stations de la vallée du Danube où des fouilles
ont été effectuées en ces dernières années.
Nous avons recueilli 30 morceaux entiers et fragments dont le travail n'avait pas été
commencé. Les fragments et morceaux entiers complètement travaillés sont au nombre
de 27. Nous allons décrire les exemplaires confectionnés en os:
1. Deux tubes en os, longs de 4,3 cm. Le diamètre est de 1,7 cm et 1,5 cm. Un des
exemplaires porte deux trous disposés l'un en face de l'autre (fig. 49, no. 6) ; l'autre n'est
pas encore percé.
l
) Des exemplaires analogues ont été dé werk v. Lengyel, I, pi. XIX, fig. 150).
couverts à Lengyel (Wosinsky, Das prahist. Schanz-
194
www.cimec.ro
LES FOUILLES DE CÀSCIOARELE
2. Morceau d'os rond, percé à peu-près au milieu ; longueur: 7,5 cm ; diamètre: 2 cm.
3. Manche, rond et courbe d'instrument, ayant au milieu une ouverture rectan
gulaire pour y introduire l'instrument. Longueur totale: 20 cm.; dimensions de l'ou
verture: 2,5 cm sur 1,2 cm (fig. 49, no. 1).
4. Manche de hache en os; il n'en est resté qu'un fragment, à savoir la partie
avoisinant le talon; ouverture rectangulaire: 2,3 sur 1,5 cm.
5. Marteau en o s ; forme générale: cylindrique; talon légèrement plus épais et
incliné. L'extrémité est percée d'une ouverture carrée dont les côtés ont 1,5 cm et au-
dessus duquel se trouve un prolongement renversé pour renforcer le manche.
6. Fragment de manche avec petit trou circulaire.
Passons aux objets en bois de cerf. La première constatation à faire, c'est qu'il
sont bien plus nombreux. Ces objets peuvent être classés en deux catégories:
a) Instruments proprement dits.
b) manches d'outils.
La première catégorie comprend:
Une hache en bois de cerf (fig. 49, no. 3), longue d'environ 20 cm ; ouverture carrée de
1,5 sur 1,5 cm. La partie épaisse a été travaillée en vue de l'amincissement de la base.
Cet instrument s'employait avec un manche de bois *).
Le second exemplaire, long de 11 cm, est percé d'un petit trou circulaire ayant
I cm de diamètre.
Trois fragments, qui comprennent la partie aiguisée et une partie de l'ouverture peu
vent provenir aussi bien de haches analogues qu'être des fragments de manches de haches.
La seconde catégorie comporte une série de 15 fragments, plus ou moins grands,
de manches de haches. Ils font tous partie de la catégorie des manches simples, percés 2 ).
II n'existe pas d'exemplaire d'emmanchement double. Tous les exemplaires ont l'ouver
ture pratiquée dans la partie épaisse, près de la couronne. Dans la plupart des cas, les
ouvertures sont rectangulaires. Nous avons rarement rencontré des manches à ouverture
carrée (fig. 48, no. 1). Les dimensions sont très variables. Dans l'aire du Sud-Est euro
péen les fouilles de Sultana 3 ), Gumelnita 4 ), Boian 5 ) et surtout la station de Kodja-
dermen en Bulgarie e) ont livré de beaux spécimens. En ce qui concerne l'aire Ouest,
mentionnons la station de Lengyel 7 ).
Métal. Le métal est très rare dans toutes nos stations. Cette pauvreté est inexpli
cable à Càscioarele, car l'influence de ce matériel se manifeste cependant dans la manière
dont sont traités de nombreux détails de céramique livrés par la couche supérieure.
Fer: A la profondeur de 40 cm, nous avons découvert deux objets de fer: une épingle
longue de 14 cm terminée par une grande fleur (2 cm de diamètre), renflée à la partie
supérieure (fig. 49, no. 15); un hameçon bien conservé, plat et un peu large, avec la
partie à attacher (fig. 49, no. 14).
3
' ) Déchelette: Manuel I , p . 533, fig. 192; l'au- ) I. Andriesescu, Dacia I , p. 7 1 - 7 2 , pi. I X - X .
teur mentionne u n exemplaire à m a n c h e prove- *) VI. Dumitrescu, Dacia I I , p. 95, fig. 70.
n a n t d'une palaffite, découvert à Clairvaux ( J u r a ) . *) V. Chri9tescu, Dacia I L
-) Ibidem, p . 532. L ' a u t e u r fait les distinc- ·) R. Popov., lzvestia VI, p . 94, fig. 83.
7
tions s u i v a n t e s : 1) E m m a n c h u r e simple, sans ) M. Wosinsky, Das pràhist. Schanzuerk von
gaine en corne de cerf: a) m a n c h e m o r t a i s e ; b) Lengyel, I , pi. X V I , 109, 110.
m a n c h e perforé.
195
www.cimec.ro
13·
GTÏ. .STEFAN
Ces deux objets entrent dans la série de ceux qui proviennent de la station Latène,
située sur la colline se trouvant à proximité immédiate.
Cuivre: Les fragments de cuivre sont un peu plus nombreux. Mentionnons en pre
mier lieu une lame de couteau à tranchant courbe; longueur: 11,5 cm, largeur: 2,3 cm
(fig. 49 no. 13).
Un hameçon déformé; une des pointes porte un léger renflement conique pour atta
cher le fil. Longueur: 8 cm (fig. 49 no. 12).
Un fil à quatre arêtes, plié en forme
d'angle. Longueur: 12 cm.
Un fil droit, long de 15 cm, c'est peut-
être un poinçon.
Sept fragments indéterminables et un
fragment de large lame complètent l'in
ventaire de la station d'Ostrovel.
CONCLUSIONS
Les conclusions ayant été tirées en
partie à l'occasion de la description du ma
tériel, ce qui suit est plutôt un ré
sumé de ce qui a été exposé.
Nous avons constaté nettement l'exis
tence de deux couches de civilisation à
( I l V Jjj I I Ostrovel. Les débuts de la vie dans cette
/ ^^^r I ^Λ| station peuvent être datés de la fin du
y I * I QI fa J 1 ^ I 15 néolitique, à cette époque de transition vers
1 \ ^ ^^ 1 la civilisation des métaux, époque qui a
m été particulièrement florissante dans toute
^^^^^^^^^^^^^^ la vallée «lu Danube. Cette \ i<- florissante
^H ^^^^ prend fin brusquement par une catastro
phe qu'on peut attribuer au mouvement
Fig. 49. de peuples que provoqua la venue des Indo-
Européens.
La station d'Ostrovel nous a révélé une civilisation unitaire dans la vallée du Da
nube, non seulement au Nord de ce fleuve — par une concordance parfaite avec les sta
tions de Gumelnita, Gràdiçtea, Boian, Chiseletul, Sultana et Cernavoda, mais encore au
Sud — p a r une analogie non moins parfaite avec les stations de Kodja-dermen, de Sveti
Kyrillovo, la grotte de Moravita, etc. Le matériel de toutes ces stations se complète par
faitement par le matériel des autres stations et il est entièrement compris dans le cadre
de cette civilisation à laquelle nous pouvons appliquer l'épithète de carpatho-balcanique.
Les liens qui rattachent cette civilisation au Sud égéen sont prouvés par les diverses
idoles dont on constate la présence depuis la vallée du Danube, où elles sont faites en
argile, jusque dans le bassin de la mer Egée, où on les fait en marbre. Il est fort pro
bable que le Sud égéen a donné les premiers modèles de ces représentations plastiques.
Mais si on peut constater de nombreuses analogies entre la civilisation de la vallée du Da
nube et le Sud, on ne peut pas non plus passer sous silence le fait que l'on constate dans
196
www.cimec.ro
LES FOUILLES DE CÂSCIOARELE
197
www.cimec.ro
FOUILLES D'HISTRIA
I N S C R I P T I O N S : T R O I S I È M E 1 ) S É R I E : 1923 — 1925
Les fouilles d'Histria 2 ), commencées en juillet 1914 et continuées avec grand entrain
et profit appréciable jusqu'à l'entrée de la Roumanie dans la Grande Guerre, le 15 août
1916, ont été reprises en 1921 et continuées depuis, chaque été, avec des résultats que
je ne pourrais pas considérer comme sufisamment satisfaisants. La dégringolade du
change a ôté toute valeur aux sommes bien modestes que l'Etat nous accorde 3 ). La réforme
agraire a fait du tout petit paysan de la «Scythie Mineure» (où la densité de la popula
tion est moindre que de ce côté-ci du Danube) un gros bourgeois qui ne veut plus tra
vailler comme terrassier sur nos chantiers de fouilles. Enfin les soldats, envoyés chaque
été par le Ministère de la Guerre en grand congé à l'époque des travaux agricoles, bien
qu'embauchés contre payement, se considèrent — vu que nous sommes toujours
«l'Etat» — comme employés en corvée et ils travaillent sans entrain et avec peu d'intérêt.
L'après-guerre a été donc très défavorable aussi à nos entreprises archéologiques. Mais
nous ne désespérons pas. Nous sommes sûrs que le gouvernement va finalement se
décider à fonder l'«Institut Archéologique Roumain», et alors, comme en Italie, et ailleurs,
nous formerons un corps permanent d'ouvriers-fouilleurs, dont le travail, même à nombre
très restreint des participants, sera cent fois plus productif et plus précis que celui des
terrassiers embauchés au bon hasard.
Entre temps notre plan initial (1916) 4 ) de la publication des fouilles d'Histria en
six mémoires (I. Introduction: la vie antique des villes grecques du Pont Thrace; I I . Les
ruines déblayées; I I I . Les fragments d'architecture, de sculpture et de peinture; IV. Les
inscriptions (seul p a r u : Histria, IV, Bucarest, 1916); V. Les terres-cuites et les vases;
VI. Menues découvertes) a dû être ajourné. L'ampleur des résultats dépassant de beau
coup notre attente, il n'est plus possible de les offrir sous forme monographique. Nous
nous sommes donc décidés à publier sans plus tarder les inscriptions, au fur et à mesure
1
) La première série a paru dans mon Histria IV, romain ou grec, duquel nous envisageons notre
«Annales de l'Acad. Roum.», vol. X X X V I I I , Buca exposé.
3
rest, 1916; la deuxième dans mon Histria V I I , ) Parlons chiffres: on nous accordait a v a n t la
«Mémoires de la sect. hist. de l'Acad. Roum.», IIT-e guerre seulement pour les fouilles d'Histria 30.000
série, tome I I , Bucarest, 1923. — 50.000 Ici par an, c'est-à-dire d'après le change
2
) L'orthographe officielle latine des inscriptions actuel 1.200.000-2.000.000 Ici; c'est juste la somme
de notre ville emploie le H ; au contraire l'ortho totale qu'on nous accorde m a i n t e n a n t pour les
graphe officielle grecque ne permet pas la tran 12-—14 chantiers de fouilles, actifs dans le pays
scription avec un H , parce que l'esprit qui précède devenu deux fois plus grand.
ΓΙ est doux. Nous employons également, ci-dessus «) V. notre Histria, IV, p. 174.
les deux orthographes d'après le point de vue
198
www.cimec.ro
FOUILLES D'HISTRIA
1. Bloc de grès verdâtre, haut de 0,275, large de 0,58 m, calciné, bâti dans le pare
ment méridional du mur qui rattachait la tour C d'Histria au contrefort de la petite
porte attenante (voir le plan donné à la p. 172 de notre Histria, IV). Comme les vagues
de la mer frappaient de ce côté-ci le mur même de la ville, toutes les pierres en ont été
très endommagées, de manière que l'épigraphe de notre monument à été presque effacée.
II n'y a toutefois aucun doute sur
le texte. Lettres du V-e s. av. J.
Chr., hautes de 5 — 6 cm (v. fig. 1)
f^<Â
"Αρτεμίδωρος
Θεοκλέος
%? »<—y
3
*) Cf. Kalinka, Anl. Denkm. in Bulg., Vienne ) Pârvan, Histria, IV, p. 2: [Θε]όξενος Ίππο-
1906, s. v., et G. Seure, Archéologie Thrace, I I 2, λόχο Άπόλλωνι Ίητρώι άνέ&ηκεν επΐ 'Ιππολόχο
Paris 1925, p . 92 — 135, paru aussi sous forme de τδ Θεοδότο ίέρεω; cf. P â r v a n , Pénétration hellé-
tirage à p a r t : «Apollonie du Pont». nique, etc., dans le Bull, de la sect. hist. de VAcad.
2
) V. les preuves à l'appui et la littérature Roum., X 1923, p. 8 et suiv.
moderne chez P â r v a n , Le mur (Tenceinte de Totni *) Dittenberger, Syll.3, I I 731, 7 0 8 ; I 4 9 5 ; cf.
(roum. et fr.), «Ann. Acad. Roum.», X X X V I I , 1915, P â r v a n , o. c , p . 3 et suiv.
p . 12 et 20, et Seure, Archéologie Thrace, I I 2, ' ) Kalinka, o. c , nos. 156 et 157,
Paris 1925, p. 105.
199
www.cimec.ro
VASILE I'AR\ \N
C'est du V-e s. que nous possédons aussi les premiers monuments funéraires privés
à Istria comme à Apollonia. Et ils sont relativement assez nombreux ! ) . Il semble pro
bable que ces témoignages de l'ancienne piété et de la haute prospérité matérielle de
ce siècle, où la tradition d'élever des monuments aux défunts se généralise, ont été
longuement respectés par les générations suivantes. En effet, tandis que les autres vesti
ges de la vie grecque de l'époque classique, sur la côte thrace, disparaissent presque com
plètcment, les monuments funéraires, à Istria, comme à Apollonia, survivent, pour parti
ciper au ΙΙΙ-e s. apr. J.-Chr. et même plus tard, à côté des restes de l'époque impériale ro
maine, comme matériel de construction, à la réparation des murs d'enceinte de ces villes.
2. Fragment du côté droit d'une stèle funéraire en pierre calcaire, haut de 0,265;
lettres de l'âge classique, hautes de 7 cm, excepté VO
qui n'en a que 5 '/ 2 . Trouvé dans les décombres de la
courtine g (v. fig. 2). V-e— IV-e s. av. J.-Chr. En tout
cas, avant 360: génitif transcrit avec o au lieu ά"Όν. On
peut lire, ex. gr.,
Πθλύο(ύ]ρος
ΙΙ(ΐναλ]κί[υ
Αΐσχί]νης
Χαίρω]νος.
Fig. 3.
4. Autre fragment de stèle funéraire de la même
époque (IV-e s.), haut de 0,41 et large de 0,35 m,
encastré dans la rangée inférieure des blocs du pare
ment de la courtine h. Pierre calcaire. Lettres hautes
de 5 cm (fig. 4). Nous n'avons plus que la dernière
ligne de l'épitaphe:
γννή,
200
www.cimec.ro
FOUILLKS D'IIISTRIA
5. Beau bloc de pierre calcaire, de la même époque que les monuments précédents,
haut de 0,33, large de 0,54 m, encastré dans le parement du côté O de la tour d'angle K
(fig. 5 et 6). Lettres hautes de 4—6 cm. Les O et les Ω encore plus petits. La partie supé
rieure de ce bloc a été soigneusement , ^ ^
sculptée en forme de ψίάλη μεπόμφαλος
très large, simple et peu profonde (v. fig. <r
5), pour recevoir les libations, dont le
contenu allait s'écouler le long d'une rai
nure qui partait de l'excavation de la
coupe vers le bord du cippe. L'épitaphe
est complète, sauf une seule lettre de la
deuxième ligne:
Άρίστων
111 ] avnuvÎov
Σαίνη
Τιβείου
γυνή.
x
) Cf. pour 'Λρίστων, p. e. Kalinka, o. c, no. 342, Vienne, 1902, p. 129; pour Παναανίας, ibid., p. 144.
et Frankfurter, Register zu den Arch.-epigr. Mitt.,
201
www.cimec.ro
VASILE PAR VAN
Fî
Fig. 8. «· 9.
Τίπας (Tomaschek, Die alten Thraker, I I 2, p. 38), dont la racine τιπ- devrait être appa
rentée à la racine rt/î-, de laquelle dérive le nom Τίβειος α ).
Quant au nom de la femme, il est plus difficile à expliquer. Tout d'abord il n ' a ,
naturellement, rien de commun avec le gréco-romain Σαίνα (de Saena) ou Σαινία (de
Saenia) 2 ). Nous ne croyons, non plus, devoir chercher une étymologie dans le verbe
σαίνω, flatter, d'où dérive le nom masculin Σαινίδωρος, qui n'est que l'adjectif connu,
transformé en nom propre 3 ). Nous sommes d'avis que ce vieux nom féminin Σαίνη,
est aussi d'origine thraco-phrygienne.
E n effet nous connaissons de nombreux noms thraces — composés ou simples —
formés du nom Ζάνης, Ζάνος, Ζένης, Σένης, Ζήνις, Ζεης, etc., dont la vraie ortho
graphe thrace était, comme pour le nom même du pays (Θράκη), Ζάν^]ς ou Σάν7]ς
(Ζήνης ou Σχ\νΊ\ς), resp. Σάνη (cf. le grec ΰράκιος, ou άρήκιος, transcrit en ionien, de
J
) Pour π>β cf. p. e. πνχινη et βντινη, chez -) Pape, o. c s. v.
3
Tomaschek, /. c , p. 22. ) Ibid., et les Lcxica.
202
www.cimec.ro
FOUILLES D'HISTRIA
Μή[τηρ],
"Εδοζε τήι βονλήι xal [Ζώι δήμωι. (e. g.) 'Αρτεμίδωρος
'Αναξιΰέμιος εϊπεν επε[ιδή 6 δεϊνα τοϋ δεϊνα τήν
τοϋ δήμου διαφνλάσ[σων πρός τε την Θεάν καί προς
5 τημ πόλιν οικειότητα [καΐ φιλίαν τήν νπάρχονσαν
διετέλ[εοεν ν . ..
*) Pârvan, La pénétration hell. et hellénistique Sect. Hist. de VAcad. Roumaine, X 1923, p. 32 sqq.
2
dans la vallée du Danube, dans le Bulletin de la ) Ibid., p. 29 sq.
203
www.cimec.ro
VA S ILE P A K \ \\
*) A Tomi la Mère des Dieux et les Dioscures sur ces questions. Cf. Minns, Scythians and Greeks,
apparaissent ensemble sur les monnaies de la ville. Cambridge, 1913, s. v. (ind.)
3
L'on y faisait des sacrifices annuels MlJTQl ϋεών ) P â r v a n , llistria, IV, p . 12 suiv.
4
xai Αιοσκόροις, νπερ τής τοϋ δήμον οοτηρίαζ ) Ibid., p. 15: l'ex voto de Καλλικρύτης et des
(Dittenberger, Syll.3, I I 731, 35). siens.
2 s
) Cf. ma note Une nouvelle inscription de Tomi ) Cf. P a p e , Worterb. d. griech. Eigenn., s. v.,
dans Dacia, I, 1924, où je m'arrête plus longuement inscription d'Athènes.
204
www.cimec.ro
FOUII.I.F.S D'HISTRIA
205
www.cimec.ro
VASILE PARVAN
grand intérêt de ce document, nous espérons que les épigraphistes grecs se donneront la
peine de reprendre l'oeuvre de restauration, proposant un texte plus sûr que le nôtre
pour les lignes 4 — 7, qui sont parfaitement nouvelles dans le milieu historique où nous
nous trouvons:
ιο]οτέλειαν, εϊοπ[λ]ο[νν καϊ εκπλονν καϊ ηολέμον
κ]αι εϊρήνης άονλεΐ κ[αι άσπονδεί. εΐναΐ δε αντω
ε]φοδον επϊ τη(ν) βονλή[ν κάί τόν δημον παραχοη-
μ]α πρώτω νποκηρ[νγματι, ττριν ελΰεϊν ττάντας
5 τους μετά Ιέρεα. ά[τέλειαν δέ εϊναι αντω επι
τφ κολλνβω δπως [νπάρχγι ό νό/ιος, κατά τό δόγ-
μα τών δέκα. τό δ[ε ψήψισμα τονχο άναγραψΓ/-
ναι εϊς οτήλην λε[νκοϋ λΐΰον κηϊ άνα&εϊναι
εΐς τό ίερον τοϋ ' Απ[όλλωνος' τό ôè άνύλωμα
10 δοϋναι τόν τ[αμ(αν άφ' ών χειρίζει αντός εις
τάς άποσατ[ολάς τών πρέσβεων
7μ]ια. κα[?λέσαι δέ αντόν καί επι ξέηα?. . . .
206
www.cimec.ro
FOUILLES D'HISTRIA
ou bien si nous n'avons peut-être à admettre ici un accusatif de ίέρεως, -εω, la forme
milésienne et généralement ionienne de ϊερενς, -ερέως, c'est-à-dire ιέρεα, au lieu de ίερέα l).
Quant à la restauration du reste de la 5-e ligne, par ά[τέλειαν δε εΐναι αύτω imJ/6. τω
κολλύβω,)&\ naturellement pensé aux cas si nombreux, où l'on accordait chez les Grecs
ατέληαν και άσνλίαν aux personnes καί χρήμασιν2), et dont je ne voudrais relever
pour le moment que le cas si intéressant de Hermios d'Antioche — qui se trouvait δια-
τρίβίον παρά βασιλεϊ Σκυϋών Κανίτα; les Odessitains lui accordent: άτέλειαν χρημάτων
πάντων ών âv εΐσάγωσι καϊ εξάγωοι επί κτ^σεί 3 ), pour des motifs d'opportunité com
merciale et diplomatique, qui ont dû être très ressemblants à ceux qui poussaient les
Istriens à honorer d'une manière si insigne le banquier dont le nom est perdu 4 ).
Les lignes 6 et 7: δπως [νπάρχγι 6 νόμος, κατά τό δύγ]μα τών δέκα, suivent le
cours de la pensée donnée par les lignes 5 et 6: cf. p. e. le décret de Delphes, chez
Dittenb., Syll.3, I 297: άτέλειαν πάντων κατά τόν νόμον5), ou encore celui d'Her-
mioné:Toùç νομογράφονς καταχωρίααί τυ δόγμα είς τούς νόμονς, ibid., ΤΙΙ 1051. Nous
n'avions jusqu'à présent aucune information sur l'autorité d'un collège restreint de
dix magistrats à Istria. Il paraît cependant qu'il ne pourrait pas s'agir ici de simples
δεκάπρωτοι, comme à Chalkis e) ou ailleurs 7 ), mais plutôt d'une sorte de prytanes,
conseillers des vrais magistrats, comme à Aegialé: γνώμη ατρατηγών καΐ δεκαττρώτων
εγόντων και τήν πρντανικήν εξονοίαν8).
Le reste du décret ne présente pas de surprises, sauf vers la fin, ligne 10 et suiv., où
le caissier paraît avoir été autorisé à prendre les sommes nécessaires à la confection
du document honorifique, dans le chapitre des dépenses pour les ambassades à l'étranger.
L'orthographe άποσοτολάς, avec deux σ, n'est pas inconnue: nous la retrouvons p . e. dans
le mot άποσστάται 9 ).
La stèle honoraire avait été exposée et conservée dans le temple d'Apollon, c'est-
à-dire le grand temple du dieu protecteur de la ville, Apollon Iatros. C'est une coutume
généralement connue des colonies milésiennes — et même doriennes — du P o n t : à
Apollonia 10) ou à Olbia11), à Mésambria12) et — par le présent témoignage — à Istria.
Quant au contexte de la 12-e ligne si nous étions bien sûrs — et ce n'est pas le cas — d'y
pouvoir lire le mot καλέσαί, la restauration de la fin de notre décret serait identique
avec la fin du décret de provenance encore inconnue., mentionnant ν'Ολατικός πόλεμος™):
καλέοαι δε αντόν και επϊ ξένια εις τό ίερόν τοϋ 'Λπόλλωνος.
') Cf. Dittenbergcr, Syll.3 nul. s. ν,, avec P â r v a n , documents sur l'institution des «dix» dans les
Histria, IV, p . 2 «q. villes grecques (oi δέκα: κα&ώζ κα οί δέκα διατά-
2
) Dittenberger, Syll.3, IV, p . 243, s. v. άτέλεια. ξωντι: Andania,— ibid., 736, 32), rassemblés sous les
3
) Michel, Recueil, no. 332: ΙΙ-e s. av. J.-Chr. mots δέκα, δεκάπροηοι, δεκατενταί, etc., /. c , vol.
4
) V. pour les conditions du change dans les IV, p . 270 sq.
e
colonies du P o n t Kuxin, p . e. la loi décrétée à (Hbia ) Ibid., I I 705, 50.
au IV-c s. av. J.-Chr. chez Dittenb., Syll.3,' I, 10
) Michel, Recueil, n o . 3 2 8 ; c'est le décret en
no. 2 1 8 ; chez Michel, Recueil, no. 336. l'honneur de l'architecte byzantin É p i c r a t e : le
' ) V. p. d ' a u t r e s exemples, l'index de Dittenb., document pourrait appartenir aussi bien à u n e
/. c , IV, p . 243, 460 sqq. et 476 sq. avec 292. autre ville ionienne qu'Apollonie du P o n t , — entre
e
) V. le livre de Bilabel, Die ionische Kolonisa- autres à Istria elle-même.
u
tion, Leipzig, 1920, p . 237. ) Le même décret de la note précédente, d'après
7
) Cf. les inscriptions recueillies chez Dittenb., Fiebiger, chez D i t t e n b . , Syll3, I I 707.
12
o. cM IV, p. 271. ) Michel, Recueil, no. 329.
') Dittenberger, Syll.3, I I 866, et les nombreux " ) Voir notes 10 et 11.
207
www.cimec.ro
VASILK PÂRVÀN
10. Petit éclat d'une stèle en marbre blanc, haut de 0,17 m, trouvé dans les décombres
de la courtine a (v. fig. 15 et 16). L'épaisseur présente du fragment (c. 12 cm) n'est pas
l'originale. Lettres hautes de 15 — 20 mm, à apices très prononcés; YO et le Θ n'ont que
9 mm de hauteur. A ce qu'il paraît, ΙΙ-e moitié du ΙΙ-e s. av. J.-Chr. La première
ligne est peu claire : peut-être un / et un A. Dans la 6-e, sûrement, ΕΣΘ. Les
autres lignes parfaitement claires
On peut donc rétablir ce qui
suit:
208
www.cimec.ro
FOUILLES D'HISTR] \
11. Base en marbre blanc, haute de 18 cm., large de 30 et épaisse de 20, — mon
trant sur sa face supérieure la cavité où avait été fixé de son temps le pilier hermophore
ou peut-être la statue même, il est vrai, assez petite, d'Hermès Άγοραΐος. Ce petit bloc,
très endommagé, a été trouvé, toujours dans les décombres, dans le quartier méridional
de l'acropole d'Ist ria. Let
trée assez belles du Il-e »<
s. av. J.-Chr., hautes de
15 — 1 8 mm, sauf le 0 et
le Ω, hautes de seuls .
10 — 1 2 mm. Malgré les V
injures du temps, le texte j
est presque entièrement li- '
Bible, Seul le nom du dédi-
cant manque: il a dû cin
trés bref, car l'espace dis
ponible ne permet pas de
^m^éÊÊk
supposer une lacune plus
large que c. 5 lettres. p i g 17
Quant au nom du père
du dédicant, il n'a perdu que les deux premières lettres. Nous lisons donc (cf. fig. 17 et 18)
γ o ags — 4-
Fig. 18.
[6 δεϊνα Ev]φράνορος,
άγορα[νο j/njoaç, Έρμεϊ
*Λγοραίωι
Nous n'étions pas encore informés sur le culte de Έρμής Άγοραϊος à Istria. Nous
avions au contraire de bons renseignements sur Vagoranomie de cette ville. L'inscription
ά^Λριπταγόρας 'AnaxoVQÎov ]) contient les détails suivants que nous croyons utile de
' ) Dittenb., Syll.n, I I , 7 0 8 ; un nouveau fragment, fragment n'y est pas compris. La nouvelle d a t a t i o n
de la fin du décret, a été trouvé et publié par P â r v a n , du décret (antc a. 100), contre l'opinion de Ditten
dans YArchaeologischer Anzeiger (Jahrbruch de Ber berger qui le plaçait au I-er s. av. J.-Chr., ne nous
lin) 1915, p . 250 et fig. 9. Quoique le ΙΙ-e vol. de la semble pas sufisamment justifiée.
3-e éd. de Dittenberger uit paru en 1917, le nouveau
209
www.cimec.ro
11 Dada II 192ό
VASII.I; PARVAN
reproduire ici. Après des malheurs sans nombre, que l'inscription d'Aristagoras raconte
avec méthode, οννέβη τήν τε πόλιν εύσταΰεϊν καί τοΐ'ς πολείτας οφζεαϋαι. ταγείς τε
άγορανόμυς (A. était maintenant à un âge assez avancé et il avait occupé auparavant
tous les grands sacerdoces de sa patrie, avait été τειχοτιοιός, etc. ; l'agoranomie, qu'on
lui offrait, devait donc être une charge très sérieuse et honorable et non pas un simple
inspectorat du marché ') d'Istria) εΐς ενιαντόν ήγορανόμηοεν ώς επρεπεν άνδρΐ καλώ και
άγαϋω, παραπωλών οεϊτον άμα και οϊνον καΐ τών λοιπών ώνίων τάς τειμάς κα&αιρών
λνσΐτελέστατα τοίς ττολείταις, καϊ τνχών ενκωμίου διά ταντα κατεατησεν οΐκοδομήοας άγορα·
νυμιον άπυ Ιδίων δαπανημάτων εφ' οΐς 6 δημος άποδεξάμενος αύτον την καλοκαγα&ίαν
εταξεν αντόν αγορανόμον εις αλλα ετη δύο, εν οΐς ενδοκί/ιιιοεν τοίς προγεγραμμένοις υμοίως.
La modicité de la dédicace du fils d'Euphranor, en comparaison avec les cadeaux roy
aux du fils d'Apatourios, nous semble dériver non seulement de la situation matérielle par
ticulière des deux dédicants, mais aussi de la situation générale, presque catastrophale
au ΙΙ-e s., un peu plus favorable au I-er.
12. Fragment de la partie inféri
eure d'une stèle en marbre, presque tota
lement effacée, conservée sur toute sa
largeur de 38 cm, haut de 24 cm, trouvé,
dans les décombres de la courtine / , près
du puits antique. Lettres du Π-e 8. av.
J.-Chr., hautes de 12 — 15 mm (fig. 19).
Nous avons soigneusement noté (fig. 20)
toutes les traces de lettres encore lisibles.
D'après ces traces on pourrait reconsti
tuer une certaine partie du texte de notre
Fig. 19. fragment. Toutefois ça ne servirait à
rien, parce que nous n'obtenons que les
formules habituelles des décrets honorifiques et rien de particulièrement caractéristique.
Fig. 20.
210
www.cimec.ro
FOUILLES D'HISTRTA
13. Petit fragment, haut"de 8 cm., d'une stèle en marbre blanc, trouvé dans les
mêmes décombres que le no. précédent. Lettres du I-er s. av. J.-Chr., hautes de
9 — H mm (v. fig. 21). Rien à faire avec les quelques lettres qui nous sont parvenues.
de 10 — 1 2 mm (fig. 22). On lit — sans doute — EN1 à la I-ère et ΗΡΩ1 à la ΙΙ-e ligne.
Il est impossible de décider si nous avons affaire à un relief votif, consacré à quelque
héros local grec ou bien à quelque héros thrace (le dieu cavalier solaire), ou s'il s'agit
au contraire d'un simple relief funéraire représentant le mort héroisé. E n tout cas, les
FiK. 23 a. Fig. 23 b.
lettres ενι font partie du premier nom (le second, celui du père, à péri complètement),
et après ÎJQÎOI l'inscription a dû se continuer soit par l'attribut générique : καταχΰονίωι,—
soit par un nom propre divin, grec ou thrace.
15 et 16. Deux nouveaux fragments, constituant un double au grand monolithe
à inscription bilingue, décrit pour la partie latine dans notre Histria, IV, p . 79 et suiv.,
211
www.cimec.ro
14·
VASILE PÀRVAN
et pour la partie grecque, cachée à l'intérieur du mur et découverte plus tard, par cer
tains hasards fâcheux de la guerre, dans notre Histria 1 / / , p. ()0 et suiv. Mêmes di
mensions, même matériel, mêmes inscriptions, même emploi. Epistyle d'un portique,
d'un macellum, ou d'une enceinte sacrée, où les blocs des architraves restaient vi
sibles des deux côtés du passage, de telle manière que l'on pouvait lire sur leurs deux
faces opposées également, les dédicaces faites par la ville à l'empereur. Ce qui est
très important au point de vue de la topographie d'Hislria c'est la dis tance très grande
des deux endroits du mur d'enceinte où les deux architraves ont été employées comme
blocs du parement extérieur de la muraille. En effet, tandis que la première architrave
était encastrée dans la c o u r t i n e / , la seconde a été trouvée — par morceaux — dans
les décombres du parement de la courtine b. Or, nous avons remarqué que lors de
la restauration du mur d'enceinte d'Histria. après la grande catastrophe de l'an 238,
l'on a employé comme matériel de construction des groupes de blocs qui avaient consti
tué un ensemble architectonique complet dans l'imédiat voisinage respectif, ou avaient
été apportés de telle région précise du territoire rural de la ville. C'est ainsi que nous
avons retrouvé dans les piliers et les tours de la grande porte et dans les courtines adja
centes presque tout le contenu monumental de la grande place d'Histria: les restes d'un
grand temple néo-dorique en marbre blanc, élevé peut-être à l'époque de Trajan,
les bases des statues des empereurs et des άρχιερεϊς κηϊ ποντάρχαι de l'Hexapole
dont Histria faisait partie, etc. l). De la même façon nous avons découvert dans les
décombres de la courtine a toute la riche collection des autels votifs du viens Quintionis
(un autre, nouveau, suivra tout de suite) 2 ). Il nous semble donc tout naturel d'ad
mettre que le portique ou le bâtiment, dont nos architraves avaient fait partie, s'éten
dit des deux côtés: commençant quelque part vers le centre de la ville (architrave
de la courtine / ) il continuait assez loin vers le N, dans la direction de la tour B (ré
gion où les fragments nouveaux ont été découverts).
Il n'y a rien à ajouter, quant à la date du document, à ce que nous avons proposé
(a. c. 139 —151 apr. J.-Chr.) dans nos précédentes communications. En ce qui concerne
') Cf. Histria, IV, p. 91 et suiv. Tous ces détails dessus, p. 198).
2
seront traités d'après leur importance dans notre ) Voir p. les autres, Histria VII, p. 63 sqq.
livre à venir sur Le mur d'enceinte d'Histria (v. ci-
212
www.cimec.ro
FOUILLES iriIISTRFA
le rapport réciproque des deux fragments, par le texte qu'ils contiennent, nous offrons
la simple copie qui suit (cf. fig. 23 — 26):
,
Λντοκηάτορ[ι Kaloaqi] Τίτω [ΑΙλίω Άοριανώ Αντο-]
νείνο) Σεβ(αστ<~>) Ε[ύαεβ(εΐ), άρχιερεϊ] μεγίστ[ω, πατρι πατρίδος,
* Ιστρια[νών 6 δημος, /
Τίτο/ΐ'] ΠομπωνΙο[υ ΙΙρόκλον 0]ύιτρασίο[ν Πωλλίωνος, ηρεσβ(εντον)]
Σεβ(αοτον) και άντιστρ/ατήγον, τιρονοη]οαμ[ενου γενέο&αι].
ΛΓ~1ξ^Λ - f
ÎMAXlN-i ! ώΜΕΓΪΓΗ
4i
' Aîwf\
POLUOLE.G'AVGfRPR
^li! \VLTPAIJC
V IT
L
i -|« «>·♦ 3 — » M ο·Φ3 4-
Fig. 26.
a détruit les bâtiments de l'époque respective. Ce n'est qu'avec difficulté qu'un jour
très clair j ' a i pu découvrir des traces de lettres sur la surface très polie et tachetée par
le feu. Lettres hautes de 8 cm, de la première moitié du Il-e s. Ce qui est cependant
très caractéristique, c'est que cette plaque dont on faisait usage pour réparer le pa
vement des bains, en la mettant de manière parfaitement barbare les lettres en haut,
prenait place dans une salle qui avait été à l'origine non seulement pavée, mais com
plètement plaquée de marbre, et dont le pavement en marbre blanc avait été en
cadré d'une large bordure en marbre bleu: nous en avons trouvé les restes, assez
bien conservés. Or, si nous considérons les nombreuses couches superposées à celle de
la plaque à inscription, représentant chacune un grand désastre de la ville, nous
comprenons facilement la disparition de toute préoccupation esthétique chez ces
malheureux et nous admettons pleinement la façon d'agir des Istriens, qui à chaque
213
www.cimec.ro