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L'ASSISTENTE Vergine: Virgins
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L'ASSISTENTE Vergine: Virgins
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L'ASSISTENTE Vergine: Virgins

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About this ebook

L'ASSISTENTE Vergine di SC Daiko.


Due maschi alpha miliardari. Due tipi sbagliati quando invece sono in cerca di quello giusto. Blake e Declan. I miei nuovi capi. Entrambi super sexy ma diversi come il giorno e la notte. Uno sconcio e perverso ... un playboy L'altro profondo, tenebroso e malinconico Mi fanno venire voglia di cose che non ho mai desiderato prima. Mi fanno venire voglia di averli. E, quando scopro il loro segreto più profondo, non posso fare a meno di pensare ... che forse due tipi sbagliati possono essere giusti... L' assistente vergine è la romantica storia d'amore di un rapporto a tre, piena di passione e sentimento. È divertente, emozionante e ricca di scene bollenti che lasceranno senza fiato i lettori. Un'incredibile storia d'amore a tre voci della pluripremiata autrice SC Daiko!
 

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateSep 14, 2019
ISBN9781071505076
L'ASSISTENTE Vergine: Virgins

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    L'ASSISTENTE Vergine - SC Daiko

    L'ASSISTENTE Vergine

    SC Daiko

    ––––––––

    Traduzione di Stefy Ma 

    L'ASSISTENTE Vergine

    Autore SC Daiko

    Copyright © 2019 SC Daiko

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Stefy Ma

    Progetto di copertina © 2019 Booming Covers

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Table of Contents

    Copyright

    L'ASSISTENTE Vergine

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Epilogo

    LA TATA VERGINE CAPITOLO UNO

    Ringraziamenti

    L’autore

    ALTRI ROMANZI IN ITALIANO DI SC DAIKO

    Senza titolo

    Senza titolo

    L'ASSISTENTE Vergine

    Autore SC Daiko

    Copyright © 2019 SC Daiko

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Stefy Ma

    Progetto di copertina © 2019 Booming Covers

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    L'ASSISTENTE Vergine

    SC DAIKO

    Traduzione di Stefy Ma

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Epilogo

    LA TATA VERGINE CAPITOLO UNO

    Ringraziamenti

    L’autore

    ALTRI ROMANZI IN ITALIANO DI SC DAIKO

    Senza titolo

    Senza titolo

    Capitolo Uno

    Sara

    ––––––––

    Guardo i miei capi entrare nell'ufficio open space. Declan Lombardi: capelli neri, sempre abbronzato, di origini italiane, irlandesi e inglesi. Occhi così profondi che potrei annegarci dentro se solo volessi e un bel paio di spalle larghe, fasciate in un completo sartoriale grigio scuro. Solo il meglio per lui e il suo socio Blake Wainwright, anch'egli con un completo per il quale non ha badato a spese. Inforco gli occhiali sul naso. Lavoro per loro da una settimana ormai, ma ogni volta che li vedo, mi si annoda lo stomaco per un mix di attrazione e repulsione.

    Tamburello la penna sulla scrivania. Prima di candidarmi per questo lavoro ho valutato i pro e i contro. Lavorare per una coppia di famosi costruttori di appartamenti di lusso che hanno creato alcuni dei posti più invidiati del mondo, fa a pugni con la mia coscienza sociale. Per quanto mi riguarda sono una coppia di teste di cazzo miliardarie, ma l'opportunità di incastrare il lavoro e trascorrere un po'di tempo nel mio paese natale mi allettava troppo.

    Li guardo avanzare verso la sala riunioni. Il meeting che ho organizzato con i loro soci di Barcellona sta per iniziare e io avrò il compito di redigere i verbali. Prendo il mio iPad e mi alzo dalla sedia. Alice, l'altra assistente di Declan e Blake, mi ha battuto sul tempo. Sta già andando incontro a loro accampando i suoi diritti in ambito lavorativo. «È tutto a posto, Sara, me ne occupo io,» dice con voce stridula, pronunciando il mio nome alla maniera inglese... anche se le ho ripetuto che preferisco la versione spagnola con la A dura.

    Mi squadra dalla testa ai piedi soffermandosi sul modo in cui il mio vestito aderisce alle mie curve morbide. Le sorrido incassando il suo malcelato criticismo; sto bene con me stessa.

    «Mi dispiace, Alice, ma questo è il mio campo. Mi occupo di tutte le incombenze relative a Barcellona, ricordi?»

    Si acciglia e incrocia le braccia. «Giusto». Si liscia i biondi capelli piatti e va via con la rabbia che trasuda attraverso il linguaggio del suo corpo. Immagino che non approvi che io mi intrufoli nel suo territorio. Il mio cuore sprofonda. L'ultima cosa di cui ho bisogno è un pessimo rapporto con una collega...

    Blake è in piedi sull'uscio della sala riunioni e io lo sfioro mentre vado a sedermi. Il suo profumo cattura i miei sensi: fresca brezza oceanica fusa a calde spezie. Il contatto fugace col suo corpo duro come l'acciaio, mi fa capire che si allena con regolarità. Mi alleno anch'io, le mie curve non sono flaccide, ma sarei una palestrata se avessi tempo.

    Da dietro il tavolo Declan aggrotta le sopracciglia. «Hai dimenticato qualcosa, Sara?» Almeno lui pronuncia il mio nome correttamente.

    Controllo il mio iPad stringendo gli occhi mentre mi concentro. «Penso di no...»

    Sorride. «Dove sono Jordi Cardona e Nicolau Vivas?»

    Merda. Avrei dovuto aspettarli nella hall.

    «Vado a prenderli,» strillo girando sui miei tacchi.

    «Non ce n'è bisogno,» ribatte Declan. «Ci ha già pensato Alice».

    Eccola qui che accompagna nella sala i due uomini. «Vado a fare il caffè,» sorride dispettosa.

    «È tutto a posto. Grazie, Alice» sorrido. «Già preparato».

    «Grazie Sara,» dice Blake e non posso fare a meno di guardare il suo bellissimo volto, gli zigomi alti e il mento cesellato.

    Si volta verso Alice. «Hai curato gli accordi finali per i nostri associati di New York che verranno a trovarci la settimana prossima, per favore?»

    «Ci sto già lavorando,» risponde allegra, uscendo dalla sala.

    Mi siedo al tavolo con l'iPad pronto. Sollevo lo sguardo e vedo che Nicolau Vivas mi guarda il seno. Digrigno i denti e lo guardo. Okay, sono ben dotata nel reparto tette e la giacca del mio abito è un tantino stretta, ma non sopporto di essere mangiata con gli occhi in ufficio. Neanche da un ragazzo che potrebbe essere il clone di Antonio Banderas da giovane.

    Gesù, oggi è uno di quei giorni in cui vorrei poter ripristinare le impostazioni predefinite.

    ––––––––

    Declan

    ––––––––

    Io e Blake stringiamo la mano a Jordi e Nicolau. Sara li scorta fuori dalla sala, si è comportata bene durante il meeting tenendo la testa bassa e prendendo molti appunti. La guardo mentre attraversa l'ufficio, la sua figura a clessidra minaccia di strabordare dal suo abito troppo aderente per essere indossato al lavoro. È una vera distrazione...

    Blake mi dà una gomitata. «Hai programmi per dopo?»

    «Il solito. Tocca controllare i progressi.»

    Il progetto segreto mio e di Blake. Non ho bisogno di aggiungere altro.

    «E tu? Ti vedrai con quella tipa?»

    «No. Tra me e Melissa è finita. O piuttosto sono stato io a prendere la decisione e lei si è adeguata dopo che le ho dato come regalo d'addio una collana di diamanti». Si stringe nelle spalle e assume un'espressione sardonica.

    «Tutto ciò a cui era interessata. Tutto quello che poteva ottenere da me».

    «È sempre la solita storia.» Sono single da questa primavera e ora siamo in autunno. Il periodo più lungo della mia vita adulta in cui sono rimasto senza figa. «Potremmo uscire insieme... non lo facciamo da un po'».

    «Sì, certo.» I suoi occhi verdi brillano e le labbra carnose si sollevano agli angoli.

    «A casa tua o mia?»

    «Passerò da te dopo aver controllato quelle ristrutturazioni».

    Raggiungo la portafinestra e osservo lo skyline di Londra prima che i miei occhi si posino su un edificio nel West end.

    «Mancano tre mesi a Natale e sarebbe un momento perfetto per l'inaugurazione.»

    «Da quello che ho visto la settimana scorsa, non sarà possibile.» Viene a posizionarsi accanto a me. «Sembra che ci metteranno molto a finire i lavori.»

    «Allora dovrò andare laggiù a prenderli a calci in culo,» rido.

    «Fallo,» ridiamo insieme. «Ho fatto del mio meglio, ma i tuoi calci in culo sono più efficaci». «Merito del mio oscuro lato siciliano, suppongo. Ma è solo una finta.»

    «Efficace,» sorride. «Ci vediamo dopo.»

    Prende la giacca del completo dalla spalliera della sedia. Il mio sguardo si posa sul suo sedere rotondo mentre esce fuori dalla sala, e soffoco la bramosia, il desiderio nascosto dietro la mia amicizia con Blake.

    Mi gratto il mento e soffoco un sospiro. Io e Blake ci conosciamo praticamente da una vita. Abbiamo frequentato le stesse scuole, uscivamo quando potevamo e dopo esserci laureati abbiamo usato i soldi che ci hanno prestato i nostri genitori per comprare un appartamento fatiscente a Camden. Siamo stati coinquilini per diciotto mesi vivendo nell'appartamento che possedevamo e trascorrendo tutte le sere e i fine settimana a ristrutturarlo. Lo vendemmo ricavandone settantamila sterline che investimmo nel progetto successivo. Nei successivi quattro anni scalammo il mercato immobiliare, abbandonando alla fine i nostri rispettivi lavori: Blake nella pubblicità e io in una banca, per lavorare per la nostra compagnia, la Lombardi e Wainwright. Ora abbiamo quasi trent'anni e quello a cui mi piace pensare come un 'incidente' è successo mezza vita fa.

    Alle superiori io e Blake condividemmo una tenda nel corso di una spedizione di trekking, ci raggomitolammo per scaldarci, ma finimmo per condividere non solo la tenda. Il mattino seguente fummo d'accordo di non ripetere l'esperienza né di parlare mai di quello che era successo, e di uscire con le ragazze più belle che riuscivamo a trovare per dimostrare che eravamo eterosessuali. Eravamo giovani e curiosi e non era successo nulla di grave.

    Ah, cazzo!

    Guardo di nuovo fuori dalla finestra. Il nostro progetto segreto è un hotel fatiscente nel cuore di Soho, il London, che aveva un disperato bisogno di essere ristrutturato. Abbiamo fatto credere a tutti che lo avremmo riaperto come costoso blocco di uffici, il Soho Centre, ma non è così. Abbiamo più soldi e possedimenti di quanto si possa pensare e contrariamente a quanto scrive la stampa circa il nostro stile di vita lussuoso, gli amici famosi, le auto veloci, gli yacht, le case in diversi paesi e bla bla bla, non abbiamo dimenticato l'esistenza di persone indigenti. Solo non ci piace vantarci di fare opere di bene. Afferro il cellulare e chiamo Mark, il mio autista, per incontrarlo di sotto.

    Infilo la giacca ed esco fuori dalla porta e accidenti vengo colpito da un missile dalla testa rossa.

    Sbam! Mi ci scontro.

    I documenti che ha in mano Sara cadono sparpagliandosi a terra.

    «Accidenti, ragazza. Guarda dove metti i piedi!»

    «Potrei dirti la stessa cosa,» ribatte, il suo viso rosso quasi quanto i suoi capelli. «Come facevo a sapere che stavi uscendo dalla sala riunioni come un toro sotto effetto di steroidi?»

    Rido per il paragone e mi chino per aiutarla a raccogliere i documenti dando inavvertitamente una sbirciata nella sua scollatura. Di certo è ben messa. Nicolau le ha guardato apertamente le tette fin quando lei non gli ha lanciato un'occhiataccia che avrebbe fatto affondare mille navi. La nostra nuova assistente è impertinente. Mi piace.

    «Sto per redigere il documento,» dice con voce cadenzata, ha un leggero accento gallese con una sensuale intonazione spagnola.

    «Grazie Sara,» sorrido. «Sto andando a una riunione sul sito. Poi andrò via. Ci vediamo domani».

    Scendo a tutta velocità con l'ascensore. Il nostro edificio è a Canary Wharfs, un grattacielo di vetro con un garage sotterraneo dove Mark mi aspetta con la Rolls. Ho fatto la cosa giusta ad accordarmi per uscire con Blake stasera?

    Lui è l'unico ragazzo al mondo che mi eccita anche se provo a reprimere questa sensazione la maggior parte delle volte.

    Se lo sapesse darebbe di matto, perciò farò il possibile per evitarlo.

    ––––––––

    Sara

    ––––––––

    Mi dirigo verso l'appartamento che condivido con Nia, la mia migliore amica, raggiungibile camminando tre quarti d'ora attraverso il cuore dell'East End. Anche in questa parte storicamente povera della metropoli, gli affitti sono alle stelle. Volevamo un appartamento vicino ai nostri posti di lavoro perciò spendiamo quasi metà dei nostri stipendi per vivere qui. Fare le pendolari da una zona fuori Londra sarebbe costato altrettanto se non di più, e poi il sobborgo non ci piaceva. Essendo cresciute in una piccola città del Galles abbiamo fatto il possibile per cogliere l'offerta che potevamo permetterci. Abbiamo fatto sempre tutto insieme finché Nia non ha incontrato Xavier, col quale sta trascorrendo il suo tempo in questi giorni.

    Attraverso East India Dock Road e la sirena di un'auto della polizia risuona nelle mie orecchie. Mi fanno male i piedi e vorrei non aver indossato questi stupidi tacchi. Un aereo vola a bassa quota sopra la mia testa, i motori a reazione rombano mentre si avvicina all'aeroporto di Londra. Rimetto in tasca i miei auricolari e marcio determinata verso il nostro condominio arrivando subito a casa.

    «Hiya» urla dal divano mentre si dipinge le unghie dei piedi. «Come è andata la giornata?»

    «Se fossi morta e andata all'inferno ci sarebbe voluto almeno una settimana per capire di non essere più al lavoro,» gemo.

    Posa la bottiglia di smalto, si abbraccia i fianchi e ride. «Oh, Sara, adoro il tuo senso dell'umorismo. È andata così male?»

    Mi siedo sul divano e le racconto ciò che è accaduto con Alice, di come mi guardava Nicolas e di come sono andata a finire praticamente addosso a Declan.

    «Sembra che la tua collega sia un po'gelosa,» dice Nia andando dritto al punto. «Forse dovresti provare a conquistarla? Quando vuoi sai essere molto gentile.»

    «Sì, certo». Mi infilo la mano tra i capelli arruffati. «Ci proverò.»

    Nia mi conosce bene. Mi ha preso sotto la sua ala protettiva il primo giorno di liceo, quando ero solo una ragazzina ingenua proveniente da Ibiza, un'isola della Spagna. I ragazzi della nostra classe erano dei bulli prepotenti, ma lei mi insegnò come affrontarli. Oggigiorno mi nascondo dietro la facciata di persona esuberante e raramente abbasso la guardia.

    «Ti piacciono i tuoi capi?» chiede.

    «Hmmm. Non mi hanno dato alcun motivo per non piacermi. È solo il loro stile di vita da miliardari, il modo in cui ostentano la loro ricchezza che mi fa incazzare. Cioè se avessi così tanto denaro come loro lo darei un po' via».

    «Sono incredibilmente sexy». Si alliscia i capelli rossi tinti come i miei... entrambe siamo scure. «Non sei un po'attratta da loro?»

    «Non succederà. Primo, perché sarebbe poco professionale e secondo, non guarderebbero nemmeno una ragazza nerd e burrosa come me. Escono sempre con modelle e attrici super magre.» Faccio spallucce. «Ho visto le loro foto sui giornali scandalistici mentre bevevano e cenavano con donne in ristoranti esclusivi in tutto il mondo e le portavano in crociera sui loro yacht lussuosi».

    Mi guarda con i suoi occhi blu. «Sei stupenda, Sara. Darei qualunque cosa per un fisico alla Marilyn Monroe come il tuo. Non mi meraviglio che il ragazzo di Barcellona ti guardasse.»

    «Nicolau è sposato e sua moglie incinta. Ho dato un'occhiata online dopo il meeting.»

    Ride di pancia. «Ah quindi l'hai preso in considerazione?»

    «Non è un pretendente serio,» sbuffo. «È un altro stronzo ricco.»

    «Quando rinuncerai alla tua carta V?»

    «La verginità è come una bolla di sapone,» cito con una faccia da poker. «Basta un foro e sparisce.»

    La risata di Nia è contagiosa e mi unisco a lei. «Tu con Xavier per esempio,» le do un buffetto, «ne è valsa la pena aspettare?»

    La sua faccia assume un'espressione sognante. «Assolutamente sì. Lo capirai quando incontrerai la persona giusta».

    Prendo un profondo respiro. È un patto

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