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Una vigilia di passione: Harmony Destiny
Una vigilia di passione: Harmony Destiny
Una vigilia di passione: Harmony Destiny
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Una vigilia di passione: Harmony Destiny

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About this ebook

MOMENTI SPECIALI. Natale, Capodanno, San Valentino: ottime ricorrenze per torridi incontri a due nel cuore caldo dell'inverno.



Un nuovo incarico porta la bella Devon Spencer in Europa. Deve infatti occuparsi di un cliente per cui ha organizzato un viaggio tra Austria e Germania. Nonostante sia la settimana di Natale, Devon ha previsto ogni cosa. A parte una tempesta di neve che la blocca a Dresda con il manager che sta accompagnando. E il fascino mozzafiato di lui.



Cal Logan è in viaggio per affari, questioni molto importanti che dovrebbero assorbire la sua completa attenzione. Allora perché si sente così distratto? È colpa dell'atmosfera natalizia? O della splendida e conturbante donna che gli fa compagnia?
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2018
ISBN9788858991558
Una vigilia di passione: Harmony Destiny
Author

Merline Lovelace

Ex ufficiale dell'aeronautica militare statunitense, ha scritto più di sessanta romanzi di generi diversi, tutti molto apprezzati sia dal-le lettrici sia dalla critica.

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    Una vigilia di passione - Merline Lovelace

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The CEO’s Christmas Proposition

    Silhouette Desire

    © 2008 Merline Lovelace

    Traduzione di Giuseppe Biemmi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-155-8

    1

    Con le spalle incurvate sotto il nevischio che cadeva fitto sull’aeroporto di Dresda, Germania, Devon McShay fece una smorfia di fronte ai canti natalizi sparati a tutto volume dagli altoparlanti esterni.

    «Okay» borbottò tra sé. «Chiamatemi spilorcia. Datemi dell’antisociale. Tacciatemi di essere insensibile. Fatto sta che odio questo periodo dell’anno.»

    Be’, questo non era del tutto vero. L’incorreggibile idealista che c’era in lei voleva ancora credere che la gente potesse prestare attenzione ai messaggi di gioia e pace che permeavano questa particolare festività. Sempre ammesso che riuscisse ad andare oltre al gretto consumismo che impregnava tutto, e che la induceva a spendere un sacco di soldi in regali che non poteva permettersi, mandando così in rosso il proprio conto corrente.

    Le sempre più aspre discussioni dei suoi genitori sulle finanze di famiglia si intensificavano regolarmente in quel periodo dell’anno e, alla fine, avevano condotto a un ancor più acido divorzio. Da allora il Natale era diventato un campo di battaglia, in cui ciascun genitore cercava di superare l’altro per accaparrarsi l’amore della figlia a colpi di regali.

    Ma anche a livello sentimentale il curriculum di Devon nelle festività era uno squallore. Mentre zampettava in mezzo alla poltiglia di neve che le arrivava alla caviglia in direzione del terminal, scosse il capo ripensando all’incredibile idiozia di innamorarsi di un annunciatore troppo bello e vanitoso di Channel Six a Dallas. Stupida che non era altro, si era quasi illusa di aver spezzato la maledizione del Natale quando Blake l’aveva intercettata sotto al vischio e le aveva infilato un anello di diamanti al dito. Esattamente un anno dopo, era entrata negli studi dell’emittente e aveva sorpreso suo marito con la mano sotto la minigonna di un Babbo Natale in gonnella e la lingua infilata fino a metà gola della ragazza in costume.

    Devon aveva estromesso quel bastardo dalla sua vita, ma ancora adesso, a tre anni di distanza, non riusciva a provare il minimo entusiasmo per luci colorate ed eggnog, la tipica bevanda natalizia americana. Ecco il motivo per cui aveva avuto un sussulto di fronte all’opportunità di evitare un’altra stagione di smancerie natalizie forzate quando la sua amica e socia in affari si era ritrovata vittima dell’influenza, poche ore prima della programmata partenza per la Germania.

    Devon, Sabrina Russo e Caroline Walters erano amiche ancor prima di mettersi in affari insieme. Si erano conosciute mentre frequentavano il terzo anno all’Università di Salisburgo. Piene di sogni e dell’entusiasmo tipico della gioventù, le tre studentesse avevano stretto una rapida amicizia.

    E avevano mantenuto quell’amicizia negli anni. Fino al maggio scorso, quando si erano incontrate per una piccola rimpatriata. Dopo aver ammesso che le loro vite fino a quel momento non erano state all’altezza dei loro sogni, avevano deciso di mettere insieme risorse, capacità e interessi. Due mesi dopo, avevano lasciato i rispettivi lavori, si erano trasferite in Virginia e avevano costituito la European Business Services, Incorporated. In breve, EBS. Specializzazione: organizzazione di viaggi per uomini d’affari con messa a disposizione di alberghi, strutture per conferenze e servizi di interpretariato.

    L’avventura in cui si erano lanciate si trovava ancora nella fase a rischio. Le tre amiche, infatti, avevano investito la maggior parte dei loro risparmi nei costi di avviamento. La EBS adesso aveva un ufficio, un ristretto staff e un sacco di pubblicità internazionale. Si erano assicurate alcuni incarichi, ma niente di grosso fino alla chiamata da parte dell’assistente personale di Cal Logan.

    Si dava il caso che Logan avesse giocato a football al college con uno degli ex di Sabrina. Questo fidanzato aveva indirizzato l’amico alla EBS quando Logan aveva accennato al fatto che i suoi assistenti stavano incontrando qualche difficoltà a organizzare un viaggio in Germania, per il quale avevano avuto scarso preavviso. Sabrina aveva lavorato per venti ore di fila per preparare ogni minimo dettaglio ed era praticamente pronta per prendere l’aereo il pomeriggio del giorno precedente quando l’influenza l’aveva colpita.

    E così ecco spiegato cosa ci faceva Devon al suo posto: con il mento affondato in una calda pashmina rosa, le punte dei piedi congelate negli stivali dal tacco alto e le orecchie aggredite da una chiassosa versione di O Tannenbaum, si accingeva a incontrare il loro primo cliente importante.

    In effetti, lui sarebbe dovuto arrivare prima nel corso della mattinata, ma la sua segretaria aveva chiamato per comunicarle che il jet aziendale era stato bloccato a terra a causa della formazione di ghiaccio sulle ali. Dopo notevoli sforzi, Devon era riuscita a dirottarlo sull’ultimo volo di linea che era riuscito a decollare prima che il JFK venisse chiuso completamente.

    Ah, che gioia viaggiare in questo periodo dell’anno!, pensò ironicamente Devon, sbuffando. Non a caso, le condizioni lì a Dresda non erano molto migliori di quelle che imperversavano a New York, visto che la neve cadeva incessantemente dall’alba.

    Pregando che l’aereo del suo cliente arrivasse prima che anche questo aeroporto venisse chiuso, Devon si affrettò a entrare nel terminal.

    Il respiro che le uscì dalle labbra quando Logan comparve in mezzo agli altri passeggeri del suo volo somigliò decisamente a un sospiro di sollievo. Devon riconobbe subito il cliente della EBS dalle foto di riviste e giornali che Sabrina aveva trovato su Internet durante il febbrile lavoro di preparazione.

    Caleb John Logan junior. Trentun anni. Un metro e ottantotto. Capelli nerissimi, occhi di un azzurro intenso e spalle da rugbista sotto il cappotto di cachemire grigio fumo. Il suo aspetto, che avrebbe lasciato a bocca aperta chiunque, però, non produsse alcuna impressione su Devon. Aveva imparato sulla propria pelle che non c’era da fidarsi di affascinanti playboy come Cal Logan.

    Ma era un cliente. Un cliente importante. E lei era disposta a concedere il beneficio del dubbio a uno che aveva prestato servizio nei Marines prima di laurearsi presso l’Università dell’Oregon, acquisire un master a Stanford e mettere insieme il suo primo milione di dollari alla tenera età di ventisei anni.

    Almeno fino a quando lui non scorse la sua pashmina rosa shocking.

    Sabrina aveva indicato che l’avrebbe indossata e la macchia di colore che produceva era certamente più visibile del cartello recante il suo nome che Devon teneva sollevato con una mano davanti a sé. Così non fu sorpresa quando Logan la individuò in mezzo alla folla e puntò dritto nella sua direzione. Aveva appena sfoderato il suo miglior sorriso in stile EBS quando lui le passò un braccio attorno alla vita. Un attimo dopo, lei si ritrovò premuta contro quel torace avvolto di cachemire.

    «Salve, occhietti castani.»

    Chinandosi fulmineamente, lui le coprì la bocca con la sua.

    Allibita, Devon rimase paralizzata dov’era per qualche secondo mentre la mente le turbinava in preda al caos. Il suo primo pensiero fu che il cliente avesse incamerato qualche drink di troppo nel corso del lungo viaggio aereo. Il secondo, che avesse clamorosamente frainteso il tipo di servizi di consulenza ed escort che forniva la EBS. Il terzo spazzò via ogni altra considerazione dalla sua testa.

    Wow! Quel tipo sapeva baciare!

    La bocca di lui si muoveva sulla sua con un’abilità che sprigionò scintille in svariati punti nevralgici del suo corpo. Devon non provava quel tipo di combustione spontanea da un po’. Anzi, da un bel po’.

    Le scintille non si erano ancora spente del tutto quando lei lo spinse indietro, provando un moto di rabbia.

    «Saluta sempre le donne che non conosce baciandole sulla bocca, signor Logan?»

    Un sorriso provocò seducenti rughette di espressione agli angoli degli occhi. «Per la verità, no. Quello era da parte di Don.»

    «Prego?»

    «Ha detto che era in debito con lei di un bacio dal Capodanno di due anni fa e mi ha fatto promettere che glielo avrei consegnato personalmente.»

    Lei lo fissò attonita. Logan inarcò un sopracciglio e tentò di sollecitare un ricordo inesistente.

    «L’ha piantata in asso al Waldorf. Cinque minuti prima della mezzanotte. Per occuparsi del parto di una coppia di gemelli.»

    Di colpo, tutto le risultò chiaro come la luce del sole.

    «Aspetti un secondo. Sta parlando dell’ex ragazzo di Sabrina? Il suo amico, che adesso è un rinomato ginecologo?»

    Fu la volta di Logan di apparire sconcertato. Solo che lui si riprese più rapidamente di Devon e il suo sorriso si ampliò fino a diventare un sogghigno sornione.

    «Ho come il sospetto che lei non sia Sabrina Russo.»

    «Indovinato, signor Logan, non sono Sabrina. E se avesse ascoltato i messaggi che abbiamo lasciato sulla segreteria del suo cellulare nelle ultime ventiquattro ore» aggiunse acidamente Devon, «saprebbe che Sabrina è stata messa fuori combattimento da un virus influenzale e che non ha potuto affrontare il viaggio.»

    «Spiacente. Sono stato in volo per ventitré di quelle ventiquattro ore. Come forse saprà, ho dovuto fare un rapido salto sulla West Coast prima di tornare a New York e far rotta alla volta della Germania.»

    Lei questo lo sapeva. Eppure, non era una giustificazione per il suo comportamento. O, peggio ancora, per la reazione che lei aveva avuto di fronte a lui.

    «La batteria del mio cellulare ha esalato l’ultimo respiro mentre sorvolavamo la Pennsylvania» disse lui, e adesso il suo sorriso era in qualche modo contrito. «In quanto a me, mi sono addormentato da qualche parte sopra l’Atlantico. C’è qualche possibilità di cancellare questo spiacevole incidente fra noi e ricominciare daccapo?»

    Oh, certo. Non appena le labbra le avessero cessato di fremere e i nervi di starle a fior di pelle. Rammentandosi che era un cliente, Devon si costrinse ad abbozzare un rigido cenno di assenso.

    «Bene.» Lui si passò nella mano sinistra la cartella portadocumenti e le tese la destra. «Piacere, Cal Logan. Posso conoscere il suo nome?»

    «Devon McShay. Una delle socie in affari di Sabrina.»

    «La professoressa di storia.»

    Dunque, aveva svolto qualche indagine sulla piccola agenzia a cui si era rivolto per l’organizzazione del viaggio d’affari di cinque giorni che lo avrebbe portato a visitare tre città in Germania.

    «Ex professoressa di storia» lo corresse lei mentre faceva strada verso la sala del ritiro bagagli. «Ho smesso di insegnare per unire le forze con Sabrina e Caroline nella EBS

    «Un certo qual cambiamento di carriera.»

    «Sì, lo ammetto.»

    Lei lasciò cadere lì la cosa. Non c’era bisogno di descrivere nel dettaglio la sua inquietudine dopo il divorzio. Né il tentativo di riconciliazione pubblico e mortificante del suo ex al telegiornale del tardo pomeriggio. Dopo l’esternazione di Blake, Dallas non era stata abbastanza grande per ospitarli entrambi.

    Era stato allora che aveva lasciato il suo lavoro e si era messa con

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