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Arringa tra le lenzuola (eLit): eLit
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Arringa tra le lenzuola (eLit): eLit

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About this ebook

Si racconta che l'elegante albergo Inn un tempo fosse un famoso bordello e che gli spiriti delle procaci signorine vissute lì siano rimasti per aiutare le giovani coppie a scoprire le gioie del letto.



Per Alexis O'Hara, avvocatessa di successo, non esistono cause perse. Tanto che non fa in tempo a desiderare un marito che si ritrova già a un passo dalle nozze. Tutto è perfetto, persino la location, il romanticissimo albergo Inn. Peccato che alla firma del contratto prematrimoniale scopra che il legale del suo futuro sposo sia quel gran pezzo di figliolo di Dylan Greene, affascinante avvocato, nonché sua vecchia fiamma. Che il caso O'Hara/Greene non sia ancora stato archiviato?
LanguageItaliano
Release dateJun 30, 2017
ISBN9788858971864
Arringa tra le lenzuola (eLit): eLit
Author

Heather MacAllister

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Arringa tra le lenzuola (eLit) - Heather MacAllister

    successivo.

    Prologo

    «Oggi sarà una gran bella giornata.» Sunshine si issò sul davanzale della finestra e riallacciò i cordoncini dei mutandoni bianchi. «Ho sempre un buon presentimento quando le giornate sono soleggiate.»

    «Tu hai sempre un buon presentimento e basta. Come tu possa essere tanto allegra considerato che sei morta va al di là della mia capacità di comprensione. Sarebbe sufficiente per farmi desiderare di sbronzarmi, se potessi ancora bere.» Detto ciò, Flo si strinse lo scialle intorno alle spalle.

    Sunshine dondolò il piede e lasciò vagare lo sguardo su Flo e sulle altre ragazze, un tempo belle di notte, che occupavano il salotto di quello che era stato il bordello più esclusivo del Colorado. «Sei così acida perché hai il corsetto troppo stretto.»

    «Sono acida perché sono morta! Defunta e condannata a passare il resto dell'eternità con questo corsetto addosso perché Mimi non è mai venuta ad allentare i lacci.»

    Tutti rivolsero lo sguardo alla mora Mimi, vestita di una sontuosa veste da camera francese. La ragazza alzò le spalle. «Sai com'è, ero impegnata a morire anch'io.»

    Dalla poltrona di velluto rosso sistemata nell'angolo del locale, Rosebud alzò gli occhi da Madame Bovary. «Potremmo cambiare argomento, per cortesia? Non abbiamo parlato d'altro negli ultimi centonove anni. C'è stata una fuga di gas. Siamo morte. È il momento di andare oltre.»

    «Mi piacerebbe proprio andare oltre!» Flo si agitò irrequieta. «Non posso credere che, tra tutte, proprio Belle Bulette sia avanzata verso i Verdi Pascoli del Cielo, mentre io sono ancora qui.»

    «Mi manca Belle» sospirò Sunshine.

    «Non mi dire.»

    «Quando c'era lei in giro, non c'era mai da annoiarsi» considerò un'altra delle ragazze, una bionda con l'abito color lavanda.

    «Oh, lo so. Aveva così tanto spirito.»

    «Spirito... ah ah!»

    «Oh, Flo! Sai benissimo cosa voglio dire.»

    «Ognuno è vesponsabile delle pvopvie fovtune e delle pvopvie disgvazie, non è vevo?» si intromise un'elegante signora agghindata con una vestaglia di seta, appoggiata allo stipite della porta. Indicò gli ospiti che si stavano registrando in quello che ora era l'Inn di Maiden Falls. «Nello specifico, mi piacevebbe fave un po' di fovtuna con quel bel maschietto.»

    «Contessa, le regole...» l'ammonì Sunshine.

    «Mia cava, per quello infvangevei anche le vegole.»

    Sunshine osservò l'uomo, tipiche spalle larghe da ventunesimo secolo, che da solo si registrò alla reception. Aveva un viso attraente, senza dubbio, e il portamento sicuro di chi sa sempre cosa fare, in ogni situazione.

    A ogni modo, tutte sapevano che avere relazioni con i mortali era vietato e che infrangere una delle regole auree di miss Arlotta significava guadagnarsi un bollo nero nel suo famigerato Registro. E ogni bollo le allontanava dall'obiettivo finale: ottenere dieci tacche di merito e accedere ai tanto agognati Verdi Pascoli.

    Per ogni storia d'amore terrena condotta al lieto fine, le ragazze avrebbero ricevuto una tacca sul registro della loro maîtresse, fino al raggiungimento del totale necessario per riposare in pace. Miss Arlotta e il suo compagno, il giudice Hangen, deceduto con lei durante la sciagura, avevano dedotto che impegnarsi per far trionfare il vero amore sarebbe stata l'unica via di redenzione per chi in vita si era venduta senza sentimento, solo per denaro.

    O qualcosa del genere. Qualunque fosse il ragionamento, il piano sembrava funzionare.

    Sunshine non sapeva se esistevano davvero i Verdi Pascoli, o i Pascoli Celesti o comunque li si volesse chiamare, ma sapeva che, quando erano ancora vive, ogni domenica le ragazze di miss Arlotta indossavano i propri abiti migliori e montavano sul calesse che le conduceva appena fuori Maiden Falls, ai prati all'ombra delle cascate. Trascorrevano lì l'intera giornata, mangiando sull'erba e concedendosi a volte anche una nuotata nelle acque cristalline del lago.

    Sunshine e le altre ragazze amavano il picnic della domenica; persino Belle, la cinica scommettitrice con la pistola sempre in mano e la fiaschetta di whisky nella cintura, non vedeva l'ora che arrivasse quel giorno di festa. E la sensazione dell'aria aperta, dell'erba sotto i piedi, dell'acqua fresca o del semplice riposare all'ombra degli alberi le mancava da impazzire.

    Lei e le altre ragazze non potevano lasciare l'edificio. Potevano salire sul tetto, ma non era la stessa cosa.

    Però, sapevano che c'era un modo per andarsene, se non ai Verdi Pascoli, come avevano preso a chiamarli, perlomeno verso un posto migliore. Un posto dove Belle era riuscita ad andare. Un posto dove anche Sunshine sarebbe presto passata, non appena avesse aiutato un'ultima coppia sulla strada del vero amore. Perciò, per quanto fosse attraente, l'uomo alla reception non valeva il rischio di un bollo nero.

    «Dev'essere lo sposo.» Sunshine, insieme alle altre, volteggiò verso l'atrio d'ingresso. «C'è un matrimonio questo weekend, sapete.» Si sfregò le mani. «Adoro i matrimoni!»

    «Oh, è stato cancellato» la informò però Mimi.

    «No, l'hanno riconfermato» intervenne Rosebud dalla poltrona. La ragazza era più interessata al libro, nonostante l'avesse letto e riletto per più di cent'anni, che agli uomini. D'altra parte, non poteva che essere così: Rosebud aveva avuto la sfortuna di arrivare da miss Arlotta appena prima del malaugurato incidente, perciò la sua esperienza in fatto di uomini era alquanto limitata. Alquanto.

    «Se il matrimonio si farà, allora la sposa e lo sposo avranno bisogno una mano» considerò Sunshine.

    «Stesso matrimonio, sposa e sposo diversi» annunciò Rosebud.

    «Per quanto mi riguarda, non mi dispiacerebbe dare un bell'aiuto a quello sposo.»

    Lavender sospirò. «Oh, Mimi, a nessuna di noi dispiacerebbe.»

    «A me sì» sbottò Flo. «Nessun uomo vale la possibilità di togliere questo dannato corsetto.»

    «Amen» dichiarò una voce alle loro spalle. «Ascoltate, signore, e Gloria Alleluia vi dirà la verità. Desdemoaner e io eravamo sul tetto e, possiamo dirvi, quell'uomo non è lo sposo. Guardate verso la porta.»

    In quel momento all'ingresso comparve un uomo decisamente più in là negli anni, con voluminosi capelli brizzolati, che avanzò nell'atrio con passo da padrone.

    Sunshine conosceva il tipo: di solito li aveva visti con il martelletto in mano o il distintivo sul petto.

    «Signore, lo sposo.»

    «Oh, allora è una coppia anziana. Seconde nozze, magari? Che teneri.» Sunshine ignorò le altre ragazze che roteavano gli occhi. Okay, lei preferiva vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, e allora? Ci si può anche godere la vita, o, ehm, la morte. O qualunque cosa fosse il limbo in cui si trovavano.

    «Non proprio.» Gloria indicò con il pollice alle proprie spalle: una giovane donna in abito nero stava raggiungendo lo sposo al banco della reception. Aveva un taglio di capelli che faceva pensare che il parrucchiere avesse usato delle forbici poco affilate in una giornata di vento. Sunshine di riflesso si accarezzò i lunghi riccioli biondi.

    «La figlia?» domandò Flo.

    «La sposa» annunciò Gloria.

    «E io dico bvava!» annunciò la Contessa battendo le mani lentamente.

    «E io dico, dipende da quanto è ricco» considerò Mimi sfregandosi le mani.

    Flo cinguettò. «Tesoro, per me basterebbe anche poco.»

    «Come sempve, Flo. Come sempve» mormorò la Contessa.

    «Ti ho sentito!»

    «Anch'io.» La voce rimbombò intorno a loro.

    Sunshine non aveva mai capito come miss Arlotta, che passava la maggior parte del tempo nella soffitta, fosse sempre in grado di sentire e vedere tutto, mettendosi se necessario in comunicazione con loro, ovunque si trovassero.

    «Sunshine! La sposa starà nella tua camera.» Lavender stava fluttuando dietro il bancone della reception.

    «E lo sposo?» domandò Mimi.

    «Nella nuova sezione.»

    «Sunshine assisterà la coppia» sentenziò miss Arlotta. «I gentiluomini di una certa età sono la sua specialità.»

    «Grazie, miss Arlotta!» Sunshine prese un profondo respiro mentre le altre protestavano, ma non troppo, prima di ritirarsi a una a una verso altre zone dell'albergo. Gli uomini maturi avevano sempre apprezzato il suo aspetto giovane e innocente e in vita erano stati i suoi clienti migliori.

    Sentì uno strattone alla vestaglia diafana. Rosebud aveva abbandonato il proprio libro e stava osservando la coppia. «Puoi smetterla di recitare» mormorò. «Siamo sole.»

    «Recitare?» Sunshine sbatté le palpebre.

    «Adesso le prendono in giro le bionde, sai?»

    «Scusa?»

    «Dicono che le bionde sono sciocche.» Prese tra le dita una ciocca di capelli di Sunshine. «Solo che tu non lo sei.»

    Il sorriso di Sunshine non vacillò. «E non dimenticarlo, tesoro.»

    «Voglio dire, tutte queste romanticherie... Questo era un luogo di affari.»

    Sunshine rise. «Certo. E affari di prima necessità

    «Era sesso per denaro.» Rosebud si sistemò gli occhiali sul naso. «Gli uomini ci davano denaro e noi davamo loro sesso. Semplice.»

    Sunshine guardò la coppia nell'atrio. A parte un breve contatto sulla schiena di lei, quell'uomo non la toccava mai. E lei non toccava lui. Il loro sorriso era educato, non raggiante e contagioso come quello che ci si aspetterebbe da due futuri sposi. Da due innamorati.

    «Rosebud» mormorò. «Non era semplice. E non lo sarà.»

    1

    Quando Alexis O'Hara arrivò all'Inn di Maiden Falls per celebrare il proprio matrimonio e incontrò l'ex fidanzato che si stava registrando alla reception, gli rivolse un freddo sorriso stile non-sono-uno-schianto-e-non-ti-stai-mordendo-le-mani-per-avermi-scaricato?. Quando lui la informò che avrebbe rappresentato il fidanzato di lei nella stesura dell'accordo prematrimoniale, Alexis fece ciò che ogni donna moderna, indipendente, di successo farebbe di fronte a un imprevisto: chiamò la madre.

    Appena entrata nella propria stanza, lanciò la valigia sul pavimento e, gli occhi rivolti verso lo splendido panorama delle Montagne Rocciose fuori dalla finestra, si pose il cellulare all'orecchio. «Mamma?»

    «Hai cambiato idea» recitò piatta Patty O'Hara.

    «No! Perché lo pensi ogni volta che ti chiamo?»

    «Oh, non lo so. Forse perché sei fidanzata da ben una settimana con un uomo di cui non mi hai mai parlato, se non per questioni strettamente professionali?»

    «Questo non è quel tipo di matrimonio.»

    «E che tipo di matrimonio è?»

    Alexis cominciò a spiegare, decisa a esaltare le virtù della compatibilità, dell'ammirazione e degli interessi comuni, ma quello che con orrore si sentì pronunciare era tutt'altro. «Il tipo sono-stufa-di-storie-inutili

    «Ah, quello. Molto bene. E io che pensavo fosse il rinomato sposa-un-ricco-vecchio-per-il-suo-denaro

    «Ha cinquantaquattro anni» sottolineò Alexis digrignando i denti. «Solo due più di te. Stai dicendo che sei vecchia?»

    «Sto dicendo che sono stata sposata a un uomo di cinquantaquattro anni e so com'è.»

    Non aveva intenzione di pensare al padre in quell'occasione. «Ma non sei stata sposata a un cinquantaquattrenne ricco

    Silenzio.

    «Mamma?»

    «Ti stavo dando del tempo per pensare. Non hai fatto altro che affannarti come una pazza per i preparativi e so per certo che non hai riflettuto a fondo su quello che stai facendo.»

    «In aereo ho avuto molto tempo per pensare.» In effetti, aveva dormito per tutto il volo. «Non cambio idea.»

    «Comunque io non stacco l'etichetta dall'abito finché non sarò seduta al mio posto.»

    «Mamma.» Alexis corrugò la fronte.

    «Alexis, come ogni altra madre, non desidero altro che tu sia felice. Ora, so che non hai chiamato per litigare e sto preparando i bagagli. Cosa succede?»

    «Dylan è qui.» Era fiera che la sua voce fosse risultata calma e pragmatica.

    «La conosco?»

    «È un lui, mamma.»

    «Be', di questi tempi non si sa mai con questi soprannomi che valgono sia al maschile, sia al femminile.»

    «Come Pat?» domandò asciutta, anche se nessuno chiamava mai sua madre Pat.

    «L'abbreviativo per Patricia. Dylan per cosa sta?»

    Alexis sospirò. «Per guai

    «Perché?»

    Come poteva averlo dimenticato? «Facoltà di Legge? Il tizio che ha spedito il mio cuore in orbita sul

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