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FENOMENOLOGIA DELLE MASSE: DA LE BON A BERLUSCONI

di Stefania Chiappetta

Spesso, quando si radunano e si mettono in azione, le folle sono guidate dallirrazionalit e dallistinto. A volte le loro sono azioni di protesta, e sfociano in atti distruttivi; altre volte sono di sostegno al potere costituito, e spesso, in questo caso, rappresentano vere e proprie manifestazioni di conformismo di massa. In ogni caso, si tratta di comportamenti collettivi per cui lindividuo annientato e annullato dalla folla e nella folla. La condotta delle masse oggetto di studi gi da molto tempo. Infatti, a partire dalla met dell800, sociologi e studiosi iniziarono a mostrare interesse e quindi a condurre studi specifici su quelle che erano le folle e sui loro comportamenti irrazionali, in determinati contesti sociali. Padre del primo studio propriamente scientifico di questo fenomeno fu il sociologo-etnologo francese Gustave Le Bon (1841-1931), che nel 1895, dopo un attento studio e una dettagliata analisi, scrisse un memorabile saggio, Psicologia delle folle, in cui spiegava e motivava le sottese dinamiche dei comportamenti anomali che lindividuo assume nei momenti di aggregazione di massa. Nellopera in questione, Le Bon analizza lagire dellindividuo che viene a trovarsi allinterno di una folla, e il processo di svuotamento che la singola entit individuale subisce: lindividuo si aliena da se stesso, si deindividualizza, perde la propria identit e la propria capacit di raziocinio, omologando il proprio agire a quello della massa; si tratterebbe di una sorta di suggestione ipnotica attraverso la quale lio si disgrega e concorre a formare una sorta di individualit collettiva analoga a quella riscontrabile nei branchi degli animali. Cos nella massa luomo si fa animale e i suoi istinti lo rendono simile a tutti gli altri che si trovano allinterno della medesima folla. Queste teorie, molto innovatrici per lepoca in cui vennero elaborate, furono riprese e sviluppate nel corso del 900 da Sigmund Freud. Il padre della psicanalisi, avvertendo il forte bisogno di confrontarsi con Le Bon, scrisse unopera accurata in merito al nuovo fenomeno emergente: Psicologia delle masse e analisi dellio. In questa opera viene esposto il problema da un punto di vista psicologico, quindi si perviene a conclusioni differenti, e in un certo senso innovative, rispetto a quelle cui era arrivato nel secolo precedente il sociologo francese. In effetti, mentre Le Bon teorizzava lesistenza di una sorta di Io collettivo in cui finiva per disperdersi lIo individuale attraverso un processo involutivo, Freud, pur ammettendo il ruolo dominante dellinconscio, in alcune circostanze, non riconosceva il tratto collettivo come aspetto predominante. Egli, infatti, pi che di folle spontanee, si occup soprattutto di folle artificiali, ossia eterodirette (nel lessico sociologico, si dice di individui o di gruppi privi di autonoma capacit di

elaborazione e le cui scelte comportamentali sono a tutti i livelli influenzate o condizionate dallesterno): per esempio, quelle masse di individui chiamate a raccolta nel corso dei raduni politici caratteristici di tanti totalitarismi del Novecento. Per Freud, ci che tiene insieme queste masse non la suggestione ipnotica (come secondo Le Bon), ma lattaccamento libidico nei confronti di figure da tutti amate e temute: figure in cui sono riconoscibili tratti patriarcali e dominanti, quindi di fatto identificabili con capi miltari, leaders politici e religiosi di spiccata personalit, veri e propri dittatori ecc.. In ogni caso, sia aderendo alla proposta di Le Bon, sia riconoscendo attendibilit alle tesi freudiane, possiamo dire che gli individui che si trovano allinterno di una massa si muovono meccanicamente (o, come sosteneva Le Bon, per un condizionamento vicendevole, o perch, secondo la tesi di Freud, sono influenzati dalla personalit di un individuo pi forte): ma in un modo o nellaltro occorre riconoscere che essi sono sottoposti ad una influenza se non, addirittura, una sorta di vero e proprio plagio mentale. Fu proprio tramite la lettura di queste opere che i grandi dittatori del 900 europeo trovarono il modo di esercitare sulle folle un plagio a tutti gli effetti: Stalin, Hitler e, soprattutto, Mussolini lessero attentamente lopera di Le Bon, usandola come una vera e propria arma di distruzione dellindividualit del singolo. A tal scopo i loro regimi organizzavano continue manifestazioni di massa che talora, come nel caso del Nazismo, assumevano laspetto di proprie cerimonie rituali, volte a creare, tramite i lunghi e soggioganti discorsi, unauto-immedesimazione della folla nel capo, dando proprio a questa massa informe limpressione e lillusione di inglobare il suo potere e quindi di essere la colonna portante del raggiungimento del regime totalitario. Paradigmatico, in tal senso, resta il memorabile slogan ein Volk, ein Reich, ein Fhrer, che, ripetuto incessantemente durante i grandi raduni nazisti, serviva a rafforzare la percezione della identificazione quasi sacra e magica tra il Popolo, il Paese e il suo Capo. A prescindere dai casi specifici delle grandi dittature del 900 , e dei loro apparati propagandistici, si tratta di meccanismi purtroppo ancora in atto: tuttora vale quanto scrisse Gustave Le Bon: la moltitudine sempre pronta ad ascoltare luomo forte, che sa imporsi ad essa. Gli uomini riuniti in una folla perdono tutta la forza di volont e si rimettono alla persona che possiede la qualit che ad essi manca. Parafrasando questa parole, potremmo dire che le folle si rimettono alla persona che sembra possedere le qualit che ad esse mancano. Ed uso il termine sembra poich i cosiddetti Capi che riescono a manipolare masse di individui, in realt possiedono semplicemente uno charme, unimmagine, attraverso la quale si ricoprono di una vera e propria aurea di sacralit, proponendosi alla folla che li guarda e che li ascolta, come dei personaggi quasi soprannaturali, che detengono nella propria persona ogni tipo di potere. E linfluenza che riescono ad ottenere coadiuvata da unazione

propagandistica che gira sempre intorno alla loro figura, non in quanto persone di fiducia, ma secondo un modello fisico artefatto e irreale. Questo fenomeno reso ancora pi marcato dalle strutture profonde della odierna societ occidentale, cio dal suo sistema di valori e dallo stile di vita che impone, dominato a tutti i livelli dallattitudine ad apparire pi che ad essere attraverso meccanismi pubblicitari che inducono il culto dellimmagine e del corpo, o di modelli televisivi. in questo contesto che oggi si spiegano pi che mai le elaborazioni teoriche sulle figure paterne di Le Bon e Freud: attualmente i padri di cui parlarono i due studiosi, a proposito dellarte di saper soggiogare le folle, non sono solo figure forti e dominanti, ma pi che mai personalit accattivanti e capaci di vendere la propria immagine. Passando in rassegna i nostri giorni, in Italia, questo tipo di figura incarnata perfettamente dall attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale esercita un forte fascino sulla stragrande maggioranza dei cittadini italiani anche grazie ad una attentissima e ricercata cura della sua immagine, affidata ad esperti del settore e pubblicitari. Cos egli rafforza il fascino delluomo di successo, prestato alla politica, che attraverso la sua arte oratoria, incanta intere folle, dando proprio ad esse lillusione, riponendo ogni tipo di fiducia nella sua figura, di poter raggiungere qualsiasi obiettivo. Ne un esempio lampante lincontro che tempo fa Berlusconi ha avuto con la campionessa italiana di scherma, Valentina Vezzali, nel programma televisivo Porta a Porta: nel corso della serata, mimando una sfida schermistica con il Presidente del Consiglio, la schermitrice pronunci la fatidica frase: Presidente, io da lei mi farei veramente toccare, con un gioco di parole relativo al toccare lavversario nella scherma, pronunciando la frase con grande enfasi e grande ammirazione. A prescindere dal rilievo sessuale della frase, in queste parole si coglie pure la tendenza a fare di Berlusconi quasi una sorta di re taumaturgo medioevale, magicamente in grado di influenzare positivamente le cose che lo circondano con la sua sola presenza fisica, circonfusa da un alone di santit e buona sorte in grado di dispiegarsi intorno a lui. Personalmente trovo sconcertante il fatto che in televisione si possa pronunciare una frase simile, dalla quale emerge chiaramente il soggiogamento, e forse proprio lauto-condizionamento di un soggetto di fronte a chi, apparentemente, possiede tutte le qualit morali e pratiche per dirigere e manipolare individui pi deboli da un punto di vista psicologico, come sosteneva Le Bon. Non v dubbio ormai che Berlusconi, quale che sia il giudizio politico che ognuno pu darne, incarna perfettamente il Capo di cui parlava quasi un secolo fa Freud, verso il quale la maggioranza dei cittadini italiani mostra una sorta di attaccamento libidico, fino a perdere gran parte della propria capacit di giudizio, per abbracciare un ideale che in realt non esiste, ma che il Capo capace illusoriamente di fare intravedere. Si capisce che le

televisioni commerciali (e non solo quelle) hanno in questo un ruolo decisivo. Del resto, gi nel periodo fascista un minuzioso apparato di propaganda, consentiva al regime di indottrinare le masse, mentre una rigida censura lasciava che ogni individuo acquisisse solo le informazioni che la dittatura voleva fare arrivare alla plebe. Per quanto, dunque, sia trascorso ormai pi di un secolo dallelaborazione e dallo studio di tali teorie, e per quanto si ritenga che nel 2009 non esistano pi restrizioni mentali di alcun tipo ( almeno per quanto riguardi i Paesi sviluppati), esistono ancora individui, e come abbiamo detto Berlusconi n una dimostrazione lampante, capaci di soggiogare intere folle senza alcuno scrupolo, facendo apparentemente linteresse del volgo, ma mirando in realt solo ed esclusivamente allinteresse personale, nascondendosi dietro false illusioni e mirabolanti. Cos facendo il Capo, crea quindi lillusione nella massa di detenere il potere e di poter arrivare a essere parte integrante di un progetto, politico o sociale che sia, dando un falso senso di appartenenza a questultimo. Tuttavia il fatto che il nostro Presidente del Consiglio riesca a dare di s limmagine del deus ex machina della societ e della vita politica, dando limpressione di apportare ovunque progresso e benessere quasi solo grazie alla sua magnetica presenza, purtroppo in contraddizione con la realt di un paese in gravissime difficolt economiche e sociali: difficolt tangibili e sotto gli occhi di tutti, dei disoccupati, dei precari e dei milioni di cittadini che vivono onestamente, ma stentatamente, con mille euro al mese, pagando le tasse.

Stefania Chiappetta

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