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LA (IN)DIMOSTRABILITA' DELL'ESISTENZA DI DIO di Roberto Vacca (*)

Qualche tempo fa in una apparizione in Tv accennai alla possibilit di dimostrare per via matematica che Dio non esiste. Molti mi scrissero per saperne di pi. In realt, la risposta si trova in Dio e il Computer (Bompiani 1984), un romanzo in cui immagino che papa Giovanni XXI (1276-1277), al secolo Pietro Ispano, avesse dimostrato la non esistenza di Dio. Per questo sarebbe stato ucciso da un cardinale che fece crollare il palazzo papale di Viterbo ( fatto storico che mor per le ferite riportate in quel crollo e in agonia cerc un suo libro perduto: Quid fiet de libello meo?). Riporto nella seconda appendice al mio volume la dimostrazione apocrifa che attribuivo a questo papa. Giovanni XXI il solo papa che Dante metta in Paradiso e sulla sua tomba nel Duomo di Viterbo sono riportati i versi della Commedia: Pietro Ispano - che fece luce in dodici libelli.... Pietro Ispano nel suo libro Summulae logicales anticip di sei secoli (pur senza formule) Augustus De Morgan, famoso logico-matematico inglese. George Boole, inventore dell'algebra della logica, nel capitolo XIII del suo libro The Laws of Tbought (MacMillan 1854) espresse in formule la dimostrazione dell'esistenza di Dio ideata dal teologo non conformista Samuel Clarke. Fu questa lettura a darmi l'idea della mia dimostrazione inversa romanzata. La riporto qui di seguito ed evidenzio il punto in cui Clarke e io (per bocca del mio personaggio di Pietro Ispano) divergiamo raggiungendo conclusioni opposte. Per capire bene, pu essere utile leggere la prima appendice del mio volume, che riporto qui di seguito.
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La logica booleana La logica un ramo della matematica e della filosofia che studia le regole per effettuare ragionamenti corretti. Le parti fondamentali che compongono un ragionamento, e quindi gli oggetti di studio della logica, sono le proposizioni, di ciascuna delle quali si pu sempre affermare con precisione se vera o se falsa. Il primo e pi famoso logico fu Aristotele, al quale dobbiamo i fondamenti della logica moderna. Egli enunci il principio di non contraddizione: falsa l'affermazione che consiste nell'affermare e negare contemporaneamente (e nello stesso senso) la verit e la falsit di una proposizione qualsiasi. Il matematico inglese George Boole invent l'algebra della logica (che si chiama algebra booleana) in cui esistono due soli valori numerici: 0 (zero) e 1. Si attribuisce il valore 0 a ogni proposizione falsa e il valore 1 a ogni proposizione vera. Se x una qualsiasi proposizione, la proposizione che afferma il contrario di x si chiama inverso di x e si scrive (1 - x) oppure INVx. Per esempio, se x = oggi sabato, (1 - x) = oggi non sabato. Quindi, di sabato x = 1 e (1 - x) = (1 - 1) = 0 e, negli altri sei giorni, x = 0 e (l - x) = (1 - 0) = 1. L'operazione logica di congiunzione (e, in inglese and) nell'algebra booleana si chiama prodotto logico e si scrive come un prodotto algebrico. La tabella seguente mostra i quattro casi possibili del prodotto logico di due proposizioni x e y:

In parole, la congiunzione di due proposizioni x e y la proposizione x y, che vera quando le due proposizioni elementari sono contemporaneamente vere; in tutti gli altri casi falsa. Il prodotto logico di una proposizione x per la proposizione inversa (1 - x) risulta sempre falso, cio x (1 - x) = 0. Infatti, se x = 0, (1 - x) = 1 e il prodotto
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0 1 = 0. Se x = 1, (1 - x) = 0 e il prodotto 1 0 = 0. Questa formula esprime, nell'algebra di Boole, il principio di non contraddizione di Aristotele. L'operazione logica di disgiunzione (o, in inglese or), nell'algebra booleana si chiama somma logica e si scrive come una somma algebrica. La tabella seguente mostra, di nuovo, i quattro casi possibili della somma logica di due proposizioni x e y:

Pertanto, la disgiunzione di due proposizioni x e y la proposizione x + y, che falsa quando le due proposizioni elementari sono entrambe false e in tutti gli altri casi vera. Utilizzando i tre operatori AND (prodotto logico), OR (somma logica) e INV (inverso) si possono costruire formule che realizzino qualunque possibile funzione di un numero qualsiasi di variabili. Vediamo un caso semplice. Supponiamo di voler produrre un segnale 1 quando due variabili x e y sono diverse (cio se una uguale a 1 l'altra uguale a 0 e viceversa). La tabella di dipendenza da x e da y di questa funzione, che chiamiamo NE o non-equivalenza, la seguente:

Dunque, xNEy = 1 in due casi: se x = 0 (e il suo inverso uguale a 1) e insieme y = 1 oppure se y = 0 (e il suo inverso uguale a 1) e x = 1, cio vera quando una proposizione vera e l'altra falsa. Dove abbiamo scritto e insieme indichiamo un prodotto logico e dove abbiamo scritto oppure indichiamo una somma logica. Quindi la formula della non-equivalenza : xNEy = INVx y + x INVy. La dimostrazione Poniamo: x = qualche cosa sempre esistito; y = un essere immutabile e indipendente sempre esistito; z = esistita solo una successione di esseri mutevoli e dipendenti; p = questa successione di esseri mutevoli ha una causa esterna; q = questa successione di esseri mutevoli ha una causa interna. Prendere x = 1 significa accettare come vera la proposizione x (qualche cosa sempre esistito). L'ipotesi che qualche cosa sia sempre esistita, ci sembra non solo probabile, ma necessaria ed evidente. Quindi, se vera, delle due proposizioni seguenti una deve essere vera e l'altra deve essere falsa: la prima proposizione che sempre esistito un essere immutabile e indipendente, la seconda che sempre esistita solo una sequenza di esseri mutevoli e dipendenti. Questa sequenza coincide con l'Universo. Perci, perch x sia uguale a 1, o y vera e, insieme, z falsa, oppure y falsa, e insieme, z vera. E, detto in parole: pu essere sempre esistito un essere immutabile e indipendente - e, allora, non vero che c' sempre stata solo una sequenza di esseri mutevoli. Oppure pu essere sempre esistita solo la sequenza di esseri mutevoli e, allora, non c' nessun essere immutabile e indipendente. In formule scriviamo: x = y INVz + INVy z, cio x uguale alla non-equivalenza fra y e z (le proposizioni y e z possono essere contemporaneamente solo una vera e l'altra falsa: non ambedue vere o false). Se adottiamo l'ipotesi che z = 1, cio che c' stata solo una sequenza di esseri mutevoli, dobbiamo decidere se questa successione ha avuto una causa esterna (cio p = 1,
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e quindi q = 0), oppure se ha avuto una causa interna (cio q = 1, e quindi p = 0). Una terza possibilit non esiste. In formule, z uguale alla non-equivalenza fra p e q, quindi: z = p INVq + INVp q. A questo punto Boole sostiene con Clarke che nessuna parte dell'Universo necessaria (infatti esiste anche il vuoto) e che se nessuna parte necessaria, l'intero universo non necessario, cio non ha una causa interna, ovvero - q = 0. Per cui p = 1 cio la successione di esseri mutevoli ha una causa esterna. Questo significa che la successione di esseri mutevoli non la sola a essere esistita: esiste anche la causa esterna, che coincide con l'essere immutabile e indipendente, sempre esistito e creatore, cio Dio: y= 1. Io, invece, sostengo (e faccio dire a Pietro Ispano) che p = 0, cio non ci pu essere causa esterna perch per definizione l'Universo comprende tutto ci che esiste e, quindi, anche tutte le possibili cause. In conseguenza, la sequenza di esseri mutevoli deve avere una causa interna. Si ha, quindi, che q = 1 e z = 1, da cui deriva che y = 0, cio non esiste alcun essere immutabile, indipendente, creatore: non esiste Dio. Questo quanto affermo nella mia dimostrazione apocrifa della non esistenza di Dio, attribuita narrativamente a papa Giovanni XXI: l'essenza e l'esistenza dell'Universo coincidono. Sbaglia, quindi, Tommaso d'Aquino quando dice che l'essenza e l'esistenza coincidono solo in Dio. La conclusione ultima che non esiste nessun essere immutabile e indipendente che sia chiamato Dio. Ho riportato in corsivo e sottolineato gli argomenti critici miei e di Clarke/Boole. Scelga il lettore il pi convincente. La questione opinabile. (*) Roberto Vacca libero docente in Automazione del calcolo e ingegneria dei sistemi.

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