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Attesa

(01/11/1999)

S, domani, d'accordo. No, nessun problema, a domani. S, pronto? Non c'? Non ancora? Domani? Va bene, d'accordo, domani. S? Quando? Domani? Sul tardi? No, nessun problema. E aspetta. Lui aspetta. Sta sempre aspettando, da una vita. Che cosa? Aspetta la grande occasione, il grande cambio. Trover finalmente con il nuovo lavoro, il nuovo progetto, il nuovo incontro, la nuova proposta quella sistemazione, quell'equilibrio tanto agognati all'inizio della carriera esistenziale, cio dai 13 anni, fine terza media? Quarant'anni di attesa, quarant'anni di false partenze, sbagliate, inutili. E aspetta ancora, dopo quarant'anni. Ha ancora fiducia. Questa la volta buona, si dice. Stavolta s. I tasselli del mio mosaico stanno per andare al loro posto. Dopo quarant'anni di confusione e di incertezza ognuno di loro finalmente dimostrer di non essere stato inutile. Il disegno della mia vita apparir chiaro e ogni giorno trascorso, anche quello pi infame, verr riabilitato. Deve essere cos, se no sono costretto a credere al caso e io non ci voglio credere. Il caso uno spreco, la mia vita sarebbe uno spreco se tutto fosse stato un caso. Tutto quel soffrire per avanzare un pezzettino, quel doloroso apprendere, quel costruire scale faticose da salire, tutto un caso? Come la fortuna, che bacia qualsiasi stronzo? Ci sarebbe da mangiarsi le dita. No, non c' il caso. Prima o poi il disegno dovr emergere. L'ordine, la giustizia avranno l'ultima parola. Perch, se no, io cosa ci sto a fare qui? Mi svegliai con un senso di delusione, poi, ricordando il sogno, mi rassicurai, pensando che nella vita non c' nessun disegno da completare, nessuna giustizia, ordine, bont. Tutto ciarpame culturale che che mi ero gi scrollato di dosso tanti anni fa.

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