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LINFORMAZIONE AI TEMPI DEL COLERA di Ariberto Terragni Le recenti vicende sui rapporti Rai Mediaset hanno portato alla

a luce la prevedibile (e ampiamente prevista da molti) ragnatela di contatti e ingerenze che la politica, lindustria e ogni singolo apparato di potere esercitano con disinvoltura sullinformazione. Senza entrare nello specifico il panorama che abbiamo di fronte assume sempre pi connotati ben precisi: la conoscenza che lindividuo ha del mondo e della societ basata su notizie che sono filtrate, ammorbidite, in alcuni casi inventate. Ma soprattutto tale conoscenza sistematicamente privata di dati basilari che vengono scientemente omessi da dei signori preposti a tale compito, quello cio di creare un mondo parallelo infarcito di notizie che non hanno scopo n peso: rubriche sul dimagrimento, notizie dagli zoo doltreoceano, imbarazzanti e morbose telenovele su fatti di sangue portati avanti allinfinito. In realt si sa poco o niente degli intrallazzi che ordiscono alle spalle della cittadinanza. E soprattutto guai a parlarne: chi prova a scoperchiare il vaso di Pandora viene bruciato vivo, screditato, infamato, viene reso vittima esemplare di quello stesso sistema che ha cercato di mettere in discussione. Mi riferisco a Beppe Grillo, che a suo tempo gi difesi in questo spazio, il quale magari con modi non molto raffinati e con qualche approssimazione ha per portato a galla alcune tematiche fondamentali, come il bisogno di trasparenza, la necessit di scardinare lapparato informativo cos come oggi. La Rai un bene che significa sempre meno, che di tutti meno che dei cittadini, invasa da una politica che fa di tutto tranne che risolvere i problemi, perch distorta ormai al punto da aver smarrito la sua missione civile a favore del suo aspetto pi burocratico e deleterio, fatto di basso populismo e strane alchimie di partito che fanno e disfano il niente. Guai a toccare le consorterie: dei taxisti, dei notai, ma anche e soprattutto dei giornalisti, perch si rischia una lapidazione; guai a dimostrare il numero impressionante di parenti, mogli, figli e amici assunti nel servizio pubblico. LItalia il paese delle eccezioni e dei fatti particolari che giustificano e assolvono sempre tutto e tutti; un luogo in cui linteresse privato, familiare, di cortile ha la meglio su qualsiasi interesse pubblico, dove chi non paga le tasse un furbo, chi si appoggia a raccomandazioni e conoscenze vincente: sempre la solita storia che chi fa la fila un fesso. Non vorrei uscire dal seminato con questa digressione, ma per capire lo sfacelo della politica e dellinformazione che stiamo vivendo si deve necessariamente riflettere anche sul fatto che la meritocrazia, in Italia, una chimera, un lusso che quasi mai , come dovrebbe essere, un criterio irrinunciabile. Dire occupa una posizione ai vertici chi capace una bestemmia: lunico assioma che funziona occupa una posizione ai vertici chi vanta un padrino importante, chi ha la tessera giusta, e oramai tutto avviene alla luce del sole in modo cos smaccato da far pensare che il clientelismo sia una prassi consolidata, anzi, di pi: una pratica giusta e inevitabile. Certo, la gente ci mette del suo. Non esiste potere tanto grande da contenere una pacifica ma decisa ribellione culturale della popolazione, che invece per la maggior parte accetta questo sistema, forse perch cresciuta nella convinzione che questi continui compromessi siano lunica via possibile. Cos la domanda informativa e culturale bassissima: meglio stordirsi con il gossip, con le rubriche di cucina e giardinaggio, con la cagnetta che ha messo al mondo dieci cuccioli. Ma rifiutarsi di prendere coscienza in qualche modo significa anche andarsela a cercare.

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