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Felice Mometti

e migrazioni sono un fatto sociale totale. Attraversano e condizionano le dimensioni costitutive di una societ. Della societ di partenza, di transito e di arrivo mettendo in tensione i significati e la materialit sociale di parole come cittadinanza, integrazione e lavoro migrante. Le migrazioni sono portatrici di pratiche transnazionali che rideterminano i concetti di territorio, confine e stato. Non attraversano solo frontiere, riconfigurano spazi politici. Il volume, da poco pubblicato, a cura di Sandro Mezzadra e Maurizio Ricciardi (Movimenti indisciplinati. Migrazioni, migranti e discipline scientifiche, Ombre Corte, pp. 271, euro 25) allo stesso tempo un testo introduttivo e un bilancio della lunga stagione degli studi critici sulle migrazioni in Italia. I due curatori scelgono di collocarsi in un campo di ricerca che permette loro di vedere sia le difficolt delle scienze sociali quando sono investite da un fenomeno materialmente e non solo nominalmente interdisciplinare sia gli elementi costitutivi delle soggettivit migranti. La densa introduzione di Mezzadra e Ricciardi affronta una serie di nodi problematici dei movimenti migratori con lobiettivo di definire le coordinate di unepistemologia politica delle migrazioni. I migration studies italiani si sono spesso arenati sulla definizione di politico perch troppo legati a statuti disciplinari contigui a un codice nazionale, cio allimmagine di una supposta societ omogenea in cui i migranti sono incasellati in uno spazio tra lintegrazione e lespulsione. La decostruzione di questo codice nazionale passa attraverso la messa in crisi del concetto di migrante come vittima, come soggetto mancato bisognoso di protezione e tutela, in ultima analisi come soggetto impolitico.

I movimenti indisciplinati dei migranti e le dinamiche di scomposizione delle nazioni in un libro a cura di Sandro Mezzadra e Maurizio Ricciardi

KIMSOOJA, BOTTARI TRUCK, MIGRATEUR, 2007; SOTTO TRUCK

Scompaginare la governance
Le migrazioni non sono movimenti classici che fanno uso di repertori politici facilmente classificabili e di risorse consolidate. Sono movimenti sovversivi nel significato letterale del termine. Capovolgono concetti, spazi geografici, norme giuridiche e divisioni del lavoro. I confini diventano ubiqui e non delimitano solo lambito dello Statonazione, segnano profondamente i territori, gli assetti urbani, gli spazi politici di lotta e riconoscimento. Le dinamiche di scomposizione e ricomposizione dei confini esterni ed interni non conducono a unimmagine di un mondo senza confini, piuttosto a una deterritorializzazione del loro controllo. Cos come concepire unopposizione netta tra inclusione ed esclusione non permette di cogliere i loro diversi gradi, a cui d luogo la governance della cittadinanza e delle migrazioni, e le varie modalit di inclusione differenziale dei e delle migranti nella societ e nei sistemi della produzione e della riproduzione sociale. Nellintroduzione del libro si sviluppa e attualizza lelaborazione di Abdelmalek Sayad, punto di riferimento di tanti studi e contributi critici sulle migrazioni degli ultimi decenni. Pensare limmigrazione significa pensare lo Stato ed lo Stato che pensa se stesso pensando limmigrazione, diceva Sayad. Nella loro riflessione, che non prevede sintesi, Mezzadra e Ricciardi vanno oltre Sayad con unopera di estensione e approfondimento: le migrazioni non investono solo il pensiero di Stato ma anche il pensiero di societ. qui che sorge la necessit di unepistemologia politica delle migrazioni che si attesti negli spazi e nei tempi della convulsa trasformazione della sovranit statale e dei poteri sociali che non dipendono direttamente dal potere politico. Quindi anche la societ globale pensa se stessa pensando alle migrazioni. Ma non solo. Al concetto, introdotto da Sayad, di doppia assenza dei migranti rispetto al paese dorigine e

Il mappamondo ha perso i confini


al paese di destinazione viene affiancato da quello di doppia presenza dei migranti in quanto lavoratori e individui che interpellano e confliggono con le lotte, i comportamenti, gli stili di vita con la rappresentazione classica del politico. Il lavoro migrante inteso come categoria politica e non semplicemente economica tende, con un doppio movimento, a rovesciare le regolazioni del mercato del lavoro anticipando i processi di precariz-

SCAFFALI

zazione e a evocare nuovi diritti che non possono essere conquistati rimanendo allinterno dei confini degli Stati nazionali. La compresenza, nei movimenti migratori, delle linee del colore, di genere e di classe complica lanalisi e richiede ulteriori approfondimenti delle caratteristiche del lavoro vivo migrante contemporaneo. Da questo punto di vista non pare che il pensiero dellintersezionalit, che pur ha scosso alcuni ambienti di ricerca troppo paludati, sia in grado di andare oltre una sorta di arte combinatoria del genere, della classe e del colore che per farli reagire lun con laltro si devono presupporre come gi dati e compiuti.

Materiali resistenti e postcoloniali per il Frantz Fanon dei Dannati della terra
Frantz Fanon uno degli autori che sta conoscendo, in Italia ma non solo, una vera e propria renaissance. Psichiatra, militante nella lotta per lindipendenza algerina, stato uno degli autori che la sinistra francese ha inizialmente guardato con diffidenza per la sua militanza a fianco degli algerini, fino a quando Jean-Paul Sartre non legittim la sua opera presentando come uno dei testi pi importanti dellantimperialismo lopera di Fanon pi nota, I dannati della terra. In quel libro, lo psichatra di origine martinicana descriveva il lento processo di presa di coscienza e di conquista dellautonomia del colonizzato, denunciando loperato delle istituzioni totali dei colonizzatori. Su Fanon scese un coltre densa di silenzi e di rimozioni da parte dellintellettualit occidentali, anche di quella critica. Solo recentemente nelle universit anglosassoni, i suoi scritti sono ricominciato ad essere letti da una nuova generazione di intellettuali, variamente impegnati nei cultural studies e nei subaltern studies. Ma aspetto ancora pi interessante che gli scritti di Fanon sono letti anche da militanti di base, che hanno cercato nei suoi testi elementi per comprendere le lotte dei migranti o le rivolte negli slums inglesi o nelle banlieue francesi. In Italia, invece, solo con la ripubblicazione dei Dannati della Terra e sopratutto con la pubblicazione degli scritti politici di Fanon (due volumi pubblicati da DeriveApprodi con la cura di Miguel Mellino) che la sua opera tornata ad essere studiata. di questi giorni la pubblicazione del volume, sempre curato da Miguel Mellino, Fanon postcoloniale (ombre corte, pp. 205, euro 19), che raccoglie i materiali del convegno internazionale, organizzato a Napoli dallUniversit lOrientale e dalla School of Business and Management del Queen Mary College, che fanno il punto sullo stato dellarte della riflessione sullautore dei Dannati della terra.

La costruzione del clandestino


Luso, spesso irriflesso, da parte dellantirazzismo istituzionale del concetto di integrazione dei migranti nelle societ di arrivo non tiene conto, per dirla con il Marx dellIdeologia tedesca, che sono individui empiricamente universali. Allinterno delle diversit di comportamento, delle culture c una tensione alla riaffermazione delluguaglianza, a una pratica immediata delluniversalismo che li mette in contraddizione con i principi astratti della cittadinanza e della democrazia. Non vi nessun romanticismo in tutto ci, nessuna mitologia delle lotte di resistenza dei migranti. Si mettono in chiaro i connotati di unambivalenza che riguarda non solo le migrazioni verso i paesi occidentali, ma anche le caratteristiche, troppo trascurate, delle migrazioni in India, America Latina e Cina. I contributi che compongono il

libro tracciano percorsi non predeterminati dalle procedure classiche della scienza normale delle migrazioni. I movimenti delle migranti parlano della frequentazione delle donne degli spazi di confine della societ. Si pu leggere il fenomeno migratorio attraverso le categorie del femminismo e si pu leggere il femminismo attraverso le esperienze che le migranti mettono in circolo (Roberta Ferrari). I lavoratori migranti sono portatori di una precariet costitutiva che contiene tutte le altre precariet. La sociologia italiana ha spesso classificato questi lavoratori come temporanea eccedenza non cogliendo invece la loro presenza strutturale (Devi Sacchetto). La costruzione sociale del migrante clandestino, pensato come naturalmente propenso allazione criminale, si fonda sulla stigmatizzazione e il confinamento dei soggetti in una sotto-classe da contrastare con paradigmi securitari che hanno una logica militare (Alvise Sbraccia). Le migrazioni hanno ripercussioni sugli spazi e sui luoghi della citt e della metropoli, che diventano un campo del conflitto, pur mantenendo un aspetto transnazionale e globale (Agostino Petrillo). I dispositivi che regolano la cittadinanza e i confini indicano la posizione di fronte a un ordine politico e giuridico definendola rispetto a un dentro e un fuori. Le migrazioni mettono in crisi la rappresentazione di tale ordine come linea di demarcazione che garantisce ununit di spazio e di diritto (Enrica Rigo). I movimenti migratori hanno reso problematico lesercizio della

triplice sovranit dello stato nazionale: militare, economica, culturale, alla luce del venir meno del concetto di popolo come soggetto relativamente omogeneo (Emilio Santoro). C una rimozione dellesperienza coloniale e imperiale - in particolare delle nozioni di razza e razzializzazione - nella costituzione materiale e culturale della modernit capitalista. Il legame tra migrazioni e condizione postcoloniale sta a indicare lirruzione dei margini nel centro, una transizione permanente intesa come insieme di continuit e rotture di quellautoritarismo istituzionale e pedagogico incentrato attorno alla problematica nozione di integrazione (Miguel Mellino).

Tra cittadinanza e dominio


I figli dellimmigrazione rompono il mito della provvisoriet delle migrazioni. Sono una posterit inopportuna che rende permanente ci che si vorrebbe provvisorio, e parlare di seconde generazioni fuorviante perch riduce tutto a unorigine. La condizione giovanile migrante esprime comportamenti che variano dal mimetismo alla trasformazione dello stigma della discriminazione in emblema identitario (Luca Queirolo Palmas). Il regime discorsivo costruito dai molteplici intrecci narrativi sviluppati da diversi attori delle politiche di governo delle migrazioni nega lo spazio fisico e politico ai corpi in movimento. Le narrazioni mainstream delle migrazioni parlano di soggetti fantasmatici senza fisicit, raccontano storie di impronte (Federica Sossi). Pi che descrivere fotografie pi o meno mosse dei movimenti migratori, nel lavoro coordinato da Mezzadra e Ricciardi si va in livestreaming. Certamente, ci implica il rischio di riecheggiare una dialettica negativa delle migrazioni di stampo adorniano. Ma si tratta di un rischio necessario per mettere a fuoco, come giustamente dicono i due curatori, lo scarto che si prodotto non solo tra le teorie della cittadinanza e della democrazia e le forme effettive dellorganizzazione del dominio e dello sfruttamento, ma anche tra quelle teorie e le pratiche sociali, le rivendicazioni, le aspirazioni dei soggetti subordinati. Insomma, un libro che ha tutti gli aspetti di un lavoro seminale.

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