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Utente e-GdP: solaro - Data e ora della consultazione: 18 aprile 2009 10:14

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INSERTO DEL GIORNALEdelPOPOLO


ANNO IV - NR. 48
www.gdp.ch
SABATO 1 DICEMBRE 2007
Cult u r a
GDP +
la vita e le opere
Clemente Maria Rebora (1885-
1957) pubblica la sua prima raccol-
ta, “Frammenti lirici”, in cui espri-
me una forte tensione alla ricer-
ca di senso della vita, nel 1913 nel-
le edizioni della “Voce”, rivista a
cui egli collaborava. Dopo un pe-
riodo buio di sfiducia, originato
dai traumi subiti nella Prima Guer-
ra Mondiale, combattuta sul fron-
te del Carso, nel 1922 compare la
raccolta “Canti anonimi”, in cui riemerge la tensio-
ne della prima raccolta, che sfocerà nella conversio-
RICORDI Cinquant’anni fa moriva il poeta Clemente Rebora ne al cattolicesimo e nella decisione del 1929 di di-
ventare sacerdote nel rosminiano Istituto della Carità.
Tra Domodossola, Rovereto e Stresa vive la sua mis-

Un compiuto itinerario
sione religiosa, come educatore, predicatore, confes-
sore e guida spirituale. Non scriverà più poesia fino
alla fine degli anni 1940 (se non qualche testo per ob-
bedienza ai superiori che gliene chiedevano per va-
rie occasioni). La vena poetica riaffiorerà forte nel-
l’ultimo decennio della sua vita, in seguito alla pub-

di fede parola e silenzio


blicazione nel 1947 delle sue “Poesie” ad opera del fra-
tello Piero e in seguito alla malattia che lo costrin-
gerà a letto negli ultimi due anni della sua vita. Il “Cur-
riculum vitae” del 1955 sarà insignito del premio “Cit-
tadella”. L’ultima raccolta, “Canti dell’Infermità”, è
del 1957.

Nasce da famiglia laica e massona, muore da «Al nostro polmon sano


Anche poc’aria basta»
sacerdote rosminiano. Tra gli anni Venti e Cinquanta, (Frammenti lirici, LXXI)

un lungo periodo di silenzio. Un percorso eccezionale, o ancora il rumore fastidioso del rom-
bo che copre il senso delle cose e distrae
quello di Rebora, nato da una vita tutta tesa alla l’uomo da ciò che veramente più gli sta
a cuore:
ricerca di significato, al desiderio di verità e infinito.
«In un vuoto rombar di sepoltura»
di SABRINA MAZZALI-LURATI E IDA SOLDINI (Frammenti lirici, LIX).

Clemente Maria Rebora nasce a ho sbagliato pianeta!» Il percorso di Rebora è quindi segnato
Milano nel 1885, da famiglia laica, ade- (Curriculum vitae) sì da uno stravolgimento, ma da uno
rente alla massoneria e agli ideali maz- stravolgimento che fa emergere un ina-
ziniani, e muore a Stresa nel 1957 da sa- E allora, piuttosto che dire essendo di spettato (pur se ardentemente deside-
cerdote rosminiano. Un bel percorso, intralcio o scandalo a sé e agli altri, è rato e ricercato) compimento. Una vol-
un bello stravolgimento, nato da una meglio tacere. ta che l’ha trovato, Rebora dà tutto. Per
vita tutta tesa alla ricerca di significa- questo il suo lungo travaglio poetico e
to, ultimamente guidata da una lealtà «Orrore disperato o Gesù mio, biografico sta sotto la sigla terribile e
disarmata davanti all’esigenza più trovarsi in fin d’aver cantato l’io!» misteriosa del voto di polverizzazione,
profonda di sé: il desiderio di verità e (Preludio ai Canti dell’Infermità) emesso sub gravi nel 1936 insieme ai
di infinito. voti perpetui e confermato nel 1955, al-
O ancora: l’inizio dell’ultimo periodo di malattia:
«Qualunque cosa tu dica o faccia
C’è un grido dentro: «Lungi da me la scappatoia dell’arte «Mio Signore e mio Dio, faccio voto di
Non è per questo, non è per questo! Per fuggir la stretta via che salva!» chiederti in ogni tempo la grazia di pa-
(Poesie sparse [1930-1957]) tire e morire oscuramente, scomparen-
E così tutto rimanda do polverizzato nell’opera del tuo amo-
A una segreta domanda: Infatti: re. Così sia. Ogni atomo di me stesso, e
L’atto è un pretesto». ogni attimo che mi è concesso, sia Amo-
(Sacchi a terra per gli occhi) «A verità condusse poesia» re del tuo cuore, riconoscenza e lode del
(Curriculum vitae) tuo nome, tua vittoria e in tua gloria o
Un percorso eccezionale, che riassume Gesù amore, mio Signore e mio Dio».
in sé, con esito positivo, il dramma del- «ma santità soltanto compie il canto».
l’uomo del XX secolo. Altri poeti del No- (Poesia e santità) Colpisce, nella prospettiva della distan-
vecento hanno sentito e espresso la za che oggi possiamo avere, che que-
stessa esigenza, ma non hanno potu- La voce poetica di Rebora che riemer- sto desiderio di polverizzazione per
to o saputo seguirla fino in fondo. ge intensa negli anni ’50 documenta amore maturi in Rebora negli stessi an-
In Rebora questo percorso esistenzia- come questi vent’anni non furono un ni in cui, in Europa e in Unione Sovie-
le e la poesia coincidono. Sia nei perio- vuoto, ma un lavoro, di trasmutazione tica, veniva perpetrata la polverizzazio-
di in cui essa veniva scritta e detta, sia nell’essere. Infatti, malgrado molta cri- ne di interi popoli. Ma Rebora sa, vive
nel periodo del silenzio (circa un ven- tica abbia distinto e scisso le due fasi sulla sua pelle ed esprime in poesia
tennio, tra la fine degli anni ’20 e l’ini- della produzione poetica reboriana, quale sia il destino ultimo delle cose:
zio degli anni ’50, a cavallo della con- considerando quella religiosa inferio-
versione al cattolicesimo), in cui la poe- re a quella precedente la conversione «Tutto che amor non sia, andrà travol-
sia era “taciuta”, tanto da sembrare or- (pensiamo di nuovo al giudizio di che anela all’eterno! graviti opaca, come Tu non fossi Rebora nel to»
mai per lui sepolta. Questo lungo silen- Contini, ma anche di Eugenio Monta- Oh ch’io non sfiori altrui, quasi in un (fatale inizio … Oh perderti per sem- disegno (Erra una mosca…)
zio – che ha gettato un’ombra sulla sua le), è possibile rilevare tra le due fasi una sonno, pre!) dell’amico
capacità e sul suo valore poetico (nel continuità. Nelle poesie della maturità l’immensa realtà d’ogni persona come non fossi, mentre Tu solo sei, Michele Cascella Il Centro Culturale di Lugano, in collabo-
1937 Gianfranco Contini lo definiva or- si ritrovano, pur se trasformati dalla di- che in modo occulto reca il Creatore e tutti muovi, e chiami e urgi (1919). razione con la Libreria al Ponte di Men-
mai «poeta morto» e Pasolini nel 1957 versa prospettiva in cui sono inseriti, te- e d’un destino senza fin risuona! col gemito dello Spirito Santo drisio, invita all’incontro “Tutto che
nota come egli sia sempre considera- mi, forme e accenti della prima produ- Ma questo, questo: non lasciar che as- nell’irrevocabil momento, amor non sia, andrà travolto. Pietro Or-
to uno dei «maestri in ombra») – ha una zione poetica. Elementi dell’espressio- sente al fulgor del Regno dei Cieli» telli legge Clemente Rebora”, che si
ragione profonda. Non è incapacità. È nismo linguistico, attraverso cui il pri- – O Gesù, folle Amatore! – (...) terrà mercoledì 5 dicembre alle 20.30
il riverbero del fatto che per Rebora la mo Rebora esprimeva la sua ricerca del l’anima sbandi che in Croce hai spo- presso la Libreria Al Ponte di Mendrisio
parola è l’essere: non si dice tanto per significato ultimo delle cose, che solo sato, In esso si ritrovano elementi di stili- (Via Lavizzari 25).
dire. Se si dice, si è. Tant’è che egli ri- soddisfa, e il suo sgomento davanti al- smo verbale, quali l’uso di participi in
corda perfettamente episodi della sua l’apparente negazione di questo sen- funzione di aggettivo (“vivente”, “pal-
vita in cui la parola d’altri superficiale, so nella vita, affiorano con frequenza e Rebora e Padre Pio pitante”, “deificante”), di verbi con Rebora e il poeta X.X.
detta tanto per dire, l’ha ferito profon- intensità. Pensiamo ad esempio a Pe- prefisso “s-” che indica frattura o dis-
damente: sce, come fuor d’acqua boccheggi!, Mi raccontò che un giorno arrivò soluzione (“sbandi”, “sfiori”, “straripa”, 17 novembre 1956
uno dei primi testi composti dopo il da lui un sacerdote della zona ma anche “travolgi” rientra nello stes- Arriva un volume di poesie di X.X.: il Padre (Rebora
«Parlando adulti, un disonesto detto silenzio. novarese che giorni prima era so ordine di idee), l’uso transitivo di ndr) dovrebbe darne un giudizio letterario. Mi dice
A profanar valse me giovinetto». andato in pellegrinaggio da Pa- verbi normalmente intransitivi (“ur- che non è in grado di dare giudizi; che in vita sua non
(Curriculum vitae) «Pesce, come fuor d’acqua boccheg- dre Pio da Pietralcina, a San gi”); accostamenti di astratto e con- ne ha mai dati, perché incapace. Sente però che la
gi! Giovanni Rotondo. Il sacerdote, creto (“sbandi” e “graviti” applicati al- sua poesia è infinitamente lontana dalla poesia mo-
Oppure: Rondine fremi, privata del volo! che stava vivendo una profon- l’anima, “anima opaca”, “cosmico la- derna in genere e in specie da quella di X. X., su un
Polmon, se ti manca, t’accorgi dell’a- da crisi, era fra la gente, si te- vacro”); riprese tematiche, come il te- piano diversissimo.
«Un guasto occulto mi minava in bas- ria! neva quasi nascosto, quando ma dell’abitudine che impedisce al- È frutto di dolore, sofferenza, esperienza intima. «Mi
so, E non m’accorgerò di Te, Signore, Padre Pio lo chiamò (non l’ave- l’io di cogliere la grandezza e il senso è costata la pelle!!!» (Ciò che non si può descrive-
un lutto orlava ogni mio gioire: vivente d’ogni vivo e d’ogni bene, va mai visto prima) e gli disse: della realtà: re né dire è il volto, l’espressione, il modo con cui di-
l’infinito anelando, udivo intorno mentre tutto vien meno, e basti solo? «Tu, perché vieni qui da me? Hai ce queste cose).
nel traffico o nel chiasso, un dire fur- Via da me, abitudine sciocca Clemente Rebora vicino, vai da «La vita dà un colpo e si squaglia Nella sua coscienza dirittissima non si sente di lo-
bo: che intonachi il prodigioso affresco lui!». Nell’abitudin lanciata: dare, di ammirare le poesie di X.X. per fare piacere.
Quando c’è la salute, c’è tutto; del palpitante creato, Dall’introduzione di Enzo Fabia- E tutto, anche il sole, diventa norma- Ezio Viola, “Mania dell’eterno, gli ultimi due anni del-
e intendevan le guance paffute, e fai rombo dell’intimo canto le»
nel girotondo di questo mondo.
ni a “Mania dell’eterno”. (Frammenti lirici, LXVIII)
la vita di Clemente Rebora nel diario del suo infer-
che il dolor trae da chi spera e prega,
Ribellante gridava la mia pena: e in fuga travolgi il fluire del tempo o l’immagine del polmone: miere”, La Locusta, Vicenza, 1980.

CHIASSO LUGANO ZURIGO NASSAU


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