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Massimo Scalabrino

Un barbouilleur de papier

Quanto mi piacerebbe che Jean Franois Arouet, in arte Voltaire, potesse leggere questi storie e mi dicesse sorridendo che anchio, come lui, non sono altro che un barbouilleur de papier. Cos lui si definiva nella prefazione alla sua tragedia, Adelaide de Guesclin, rappresentata a Parigi nel 1734! ( dition serotipe de Pierre et Firmin Didot Paris-1801) Barbouilleur de papierimbrattatele di carta! Tre storie: una fantastica, 18 settembre 1952, un ragazzo incontra un uomo anziano che indossa una Lacoste verde! una fantascientifica, oppure lunica soluzione possibile; Come fu che Goethe, Vivaldi, Pachelbel, Cervantes e Voltaire incontrarono Hemmeesse ad Itaca una breve raccolta di autobiografie: sette folletti, esistenze in uso tutti i giorni che, tuttavia, non esistono nel mondo animale, vegetale, umano, minerale, etc etc

Folletto: spirito aereo che alcuni credono faccia scherzi a uomini e donne

Solo quando gli uomini arrotoleranno lo spazio come se fosse una semplice pelle solo allora ci sar fine al dolore senza riconoscere Dio (vetvatara- Upaniad VI, 20)

SETTEFOLLETTISETTE

LA CAREZZA

Seduto su una verde panchina, al limitare di un ombroso parco, il vento posa una leggera carezza sul mio volto - Una leggera carezza, il vento. Scendeva il sole in quel tramonto infuocato, e la sua luce era lultima carezza del giorno, su quel mare azzurro profondo - Lultima carezza del giorno, il sole. Luisa si era assopita, il piccolo Paolo, dalla testina bionda e riccioluta, appoggiato alla sua spalla, la guardava stupito. Avvicin la manina paffuta sul volto di Luisa e le don una lunga carezza. - Una lunga carezza, Paolo alla sua mamma. Come si chiedeva erano passati gi sessantanni? Ieri, ieri o l massimo era stato ieri laltro. Povero caro, cos disteso, calmo, senza sofferenza, gi freddo. Amore mio ancora una carezza - Ancora, amore, una carezza Erano su quel prato fin dal mattino, stropicciandosi e baciandosi a pi non posso. In due poco pi che trentanni. Marco! Lascia stare la mia gonna. Dai solo una carezza, sopra, sopra le tue mutandine - Le tue mutandine, una carezza Volevo presentarmi, farvi sapere che si trattava di me. Di un essere stranosar poi un essere? Certo molto invisibile, per presente, disponibile, non assolutamente violento. Sovente, molto, spesso, assolutamente impudico. E questo mi piace moltissimo! Intanto per rispetto grammatico-lessicale mi toccher parlare al femminile, perch su suggerimento di quellaltro pazzo di un pazzo folletto sono andata sul vocabolario per vedere come sono definita ed ho scoperto di essere femmina. Chiss perch e dove. In ogni caso accetto volentieri, perch cos come chi sta raccontando di me, le femmine, le donne sono pensate doni di Dio, e scoprire di esserlo mi fa sperare in chiss quali straordinarie avventure. Come si faccia di un essere invisibile, a dire che sia femmina, non riesco a capacitarmi. Per assurdo, se mi innamorassi, potrei mettere su famiglia ed avere bambini? Ridicolo! E delle femmine avrei anche i cicli mensili, con tutto ci che ne consegue? Mi batter per la riforma delle definizioni di tutti noi inesistenti. A pensarci bene credo che nessuno si sia mai occupato della mia educazione, quindi di non avere genitori. In questo senso potrei essermi fatta da sola. Quando? Forse sono nata con la vita stessa.

Potrebbe essere andata cos. Una creatura monocellulare vagava per i mari e per le terre, alla ricerca dei propri simili, gi cosciente di come lunione faccia la forza. Quando strisciando su una foglia di ortica, si procur un noiosissimo prurito. Tirato fuori uno dei suoi tentacoli prese a grattarsi con molta alacrit. Gli esseri monocellulari avevano tentacoli? Speriamo di si. Visto per che il grattarsi non gli dava nessun sollievo, pens di usare verso s stesso un po pi di gentilezza e si accarezz. Io nacqui cos. La cosa piacque ed iniziai la mia vita, che forse non finir mai, neppure con la fine del mondo. Perch penso che il buon Dio, alla fine, vista inutile ogni minaccia, risolver tutti i suoi universali giudizi, con me, con una carezza. Neanche io mi muovo da sola. Sono in molti che possono accompagnarmi, e confesso che solo di pochi mi fido. Una parola pu essere una carezza, un pensiero, tra invisibili ci si capisce, uno sguardo, un colore, una musica, il vento, il sole, il mare, una atmosfera, le ali di un angeloma il mio mezzo preferito sono le mani. Le mani? E di chi? Le mani di un umano. E qui confesso le difficolt del mio autore che, povero lui, maschio, e non in grado di capire quali sensazioni posso dare se mi usano mani di donna. Mi correggo, non che non sappia capirle, solo in difficolt nel descriverle. Preciso, sa descrivere su di s che effetto gli faccio quando a darmi a lui una dolce fanciulla, ma non ci riesce quando si tratta di raccontare leffetto di una carezza per una donna che mi usa. Ed un peccato, perch io, carezza, so di aprire nel cuore di una donna giardini profondi, quando le sue mani mi creano, sottile ebbrezza, sul corpo di un uomo. Invece sono convinta che luomo cerchi di dare con me, si, piacere, ma non per aprire s stesso a s stesso, ma per riceverne una contropartita di diversa e pi limitata sensibilit. Il che non la stessa cosa. So che se una schiena femminile mi riceve, concentra in s ogni piacere, in quellatto, con un sentire centrato l, sulla pelle, sulle braccia, mentre chi si serve di me, quella pelle, quelle braccia altro non sono che un passaggio obbligato per portarmi, pi in profondit, verso altri lidi. Personalmente sono molto soddisfatta di me quando vengo data per la prima volta o le prime volte. Perch ovunque io sia posata con amore, con amore che vengo accolta, ed ho uneffetto quasi unico in natura! Si dice una farfalla su un fiore macch, quella o mangia o sta facendo le proprie pulizie. Io sono frutto di amorevolezza spontanea, di un bisogno di accostarsi ad una altro con tenerezza, per comunicare col leggero contatto della pelle un partecipare attivo damore. Io sono e posso essere il pi stupendo buongiorno al primo risveglio, e posso anche essere lultimo arrivederci, lultimo addio. Dicevo prima, in confidenza, sono molto contenta di me, della mia positivit. Io infatti procuro sempre felicit. Sempre? Insomma. E vero che posso anche essere usata male, o per lo meno, data come carezza e ricevuta come offesa al pudore. Vi descrivo la scena. Una giovane commessa in piedi su una scala e cerca qualcosa in uno scaffale. Di l sotto passa a preferenza un giovane commesso o lanziano proprietario del negozio. Tutti e due compiono lo stesso gesto. Alzano gli occhi al cielo, dove invece di una divinit celeste, appare loro la rotondit di un culino inguainato in un microscopico slip rosa carne. Nessuno dei due capisce pi niente. Parto io, una carezza, su quelle rotondit assise in cielo. Lascio indovinare quale sar ricevuta per quel che sono, cio una carezza, e quale per una terribile molestante offesa al pudore! Io sono senza colpa.

Volete un altro caso?, eccolo qui. Un bambino di cinque anni, nudo. Passa una vecchia zia, gli accarezza il pisellino, e ridendo gli dice Bello, il mio pisellotto! Una bambina di cinque anni, nuda. Passa un vecchio zio, le accarezza la passerina e ridendo ( per quanto uno zio anziano pi facile che sogghigni) le dice Dolce la mia passerina. Lepilogo vostro, la mia innocenza reale, assolutamente reale. Anche se questo mi procura un po di amarezza. Non credo si tratti di maldicenza, ma di bisogno di classificare i gesti secondo intenzioni predeterminate, qualche volta preterintenzionali. A me piacerebbe essere data sempre per e con amore. Anche se sono pronta a considerare che la scala dellamore ha un numero spesso non contabile di scalini, ed in corrispondenza cambia la mia maniera di essere data. Chiss se la parola maniera viene da mani? Sarebbe calzante! Tuttavia a me piace anche essere data con lo sguardo. Mi viene cos. Una stazione dinverno. Lungo i binari, sul marciapiede molta gente in attesa. Sono le otto di sera. Appoggiato appena ad una colonna un signore sui cinquantanni legge un giornale, ha la mano sinistra guantata e la destra nuda. Un cappotto di cammello chiaro, la visiera del cappello leggermente spiovente sugli occhi. Di tanto in tanto la voce dellalto parlante annuncia viaggi e ritardi da tutte le destinazioni. Ascolta e legge, vorrebbe quasi sentire annunciare il suo nome come unico viaggiatore per un bellissimo ed inesistente paese, dove si dice sia atteso da una donna cos bella che a lui non mai riuscito neppure sognare. Sorride. Un ragazzo ed una ragazza si siedono su una panchina, l vicino. Sono vestiti come tanti di loro, originalmente anonimi. Jeans, giubbotti. Lui ordinario, i capelli pieni di lacca. Lei tiene il volto immerso nelle spalle di lui. Il nostro li guarda. Fanno tenerezza. La fanciulla alza il volto e osserva con occhi incredibilmente grandi e verdi quel cinquantenne. Fissa il guanto, poi la destra senza guanto e lo guarda negli occhi sorridendo. E sono io, la carezza, che va e viene da quello sguardo verde profondo. Sono le occasioni in cui mi piaccio di pi. Certo, certo,le mani, le ditaspesso nel darmi suonano melodie inarrivabili con ogni altro strumento. Se vero che io sono data con tutta la mano, sono poi le dita che percorrono le strade incantate del piacere. Mi porta la mano di un uomo. (Che sia il mio autore?) Nellaria una musica antica. Meno antica di me. Sento delle voci. Di chi questa musica? Intanto mi muovo. Mi muovo su una pelle liscia e tenera, percepisco un suo leggero rabbrividire. Incontro del cotone sottile. Vivaldi, il concerto per flautino Le dita si insinuano sotto il cotone leggero. Ancora, della pelle che sembra seta. Se avessi gli occhi direi bellissima. Avanzo lentamente e mi sento avvolta in una cosa strana, direi velluto, in cui affondo lentamente. Mi sto dando sul velluto con un leggero movimento

ondulatorio. Improvvisamente la mano che mi porta viene fermata con forza, come bloccata. Che succede? Mi sembra di venire schiacciata: E un attimo, e di nuovo vengo spinta verso il basso. Ancora una forte pressione e poi ritirata verso lalto. Riaccade, come prima. Ho limpressione che il velluto mi voglia e mi respinga. E poi ancora, ed ancora, ed ancora, finch il palmo della mano allenta la pressione e mi sento spinta, concentrata sulla punta delle dita. Affondo. Qui la pelle di una tenerezza che mi commuove, si fa umida e calda. Il movimento lento, come una culla, ma ho limpressione che non sia fatto per addormentare nessuno. Le dita mi portano ancora come dire, pi dentro, pi dentro. Se non fosse per questo odore pulito e languido e penetrante direi che sto soffocando. Ma che posto meraviglioso questo? Non solo la mano si muove, ma tutto intorno movimento penetrante, insistente, so che mi sto ripetendo ma come se qualcuno mi chiedesse di toccare la punta del paradiso, finch non sono tutta avvolta da un umore caldo, come se fossi tornata allorigine del tutto. Dimprovviso rivedo la luce e mi poso su una bocca che mi bacia, mi avvolge. Dovero? In fondo io non sono che una carezza, un folletto. Tu che per caso mi leggi, sai forse dirmi dovero? A me pareva dessere alle porte del paradiso.

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