Vous êtes sur la page 1sur 3

In memoriam

Akeel Bilgrami ricorda Edward Said


di Mario De Caro

o scorso settembre se n andato Edward Said, uno dei maggiori intellettuali di fine secolo. Critico letterario e musicale finissimo, comparativista impareggiabile, Said fu il rappresentante pi noto della diaspora intellettuale palestinese. Critico intransigente del sionismo, mantenne legami di amicizia molto forti con lala radical dellebraismo intellettuale americano, per esempio con Noam Chomsky e con Daniel Baremboim (con il quale fond unassociazione chiamata goethianamente East-West Divan, nella quale confluirono musicisti sia palestinesi sia ebrei israeliani). Said nacque a Gerusalemme nel 1935, ma nel 1947, a causa della partizione della Palestina, dovette trasferirsi con la sua famiglia al Cairo. Studi a lungo musica

e poi letteratura a Princeton e a Harvard, prima di divenire professore di Letterature comparate alla Columbia University. A partire dalla guerra dei Sei giorni, nel 1967, inizi la sua lotta in favore del popolo palestinese, di cui divenne presto il rappresentante pi autorevole. Fu fiero critico degli accordi di Oslo e della leadership di Yasser Arafat. Tra i suoi libri pi noti (tradotti in Italia da Feltrinelli) figurano Dire la verit. Gli intellettuali e il potere; Tra guerra e pace. Ritorno in Palestina-Israele; Sempre nel posto sbagliato. Autobiografia e il suo libro pi noto, Orientalismo, dedicato a una decostruzione dellidea di Oriente come si sviluppata dal punto di vista occidentale. Con questo libro, oggi considerato un classico, Said sfid lidea che le differenze comportino necessariamente ostilit, un

assieme congelato e deificato di essenze in opposizione e lintera conoscenza polemica costruita su queste basi. Il ricordo di Said pubblicato da Hortus Musicus scritto da Akeel Bilgrami, Johnsonian Professor of Philosophy alla Columbia University e uno dei pi brillanti filosofi analitici della nuova generazione. Bilgrami (che ha mantenuto la cittadinanza indiana pur vivendo negli Stati Uniti da trentanni) fu fraterno amico, oltre che collega di Said, insieme al quale per molti anni tenne un corso a cavallo tra letteratura, politica e filosofia. Un accostamento disciplinare, questo, che sarebbe vano cercare in ununiversit italiana. Cos come sarebbe vano cercarvi un Said.

Edward Said, lumanista


di Akeel Bilgrami

Un ricordo intellettuale e personale

dward Said ha rappresentato molte cose diverse per molte persone. Cos, sebbene la sua importanza non si possa certo ridurre al ruolo che ricopr nelluniversit (anche se si tratt di ununiversit cosmopolita come la Columbia), Said era molto fiero di essere un insegnante. Per metterla in modo apparentemente frivolo, Said era ci che i giovani di oggi dicono un mito. Un giorno la migliore studentessa che io abbia mai avuto mi disse: Il professor Said veramente un mito. Ora, erano anni che io mi sforzavo di diventare un mito; cos mi seccai un po per questa affermazione e replicai: Guarda, posso essere daccordo che Said sia uno studioso e un intellettuale di prima grandezza e una figura pubblica senza pari; ma perch dici che un mito? Non veste di nero, disprezza la musica pop, trascorre il suo tempo con famosi professori e con gente ricca e famosa; e, certo, molto bello. Ma cosa c mai di mitico in tutto ci?. La studentessa mi
38 HORTUS MUSICUS N 17 GENNAIO-MARZO 2004

guard con aria di sufficienza e replic: Oh, queste cose non sono veramente importanti. Sono solo la superficie!. Edward esercitava una grande influenza sui giovani perch negava che la letteratura si limitasse ad offrire un piacere fine a se stesso. Moltissimi studenti che, per un anelito di giustizia sociale o per interesse cosmopolitico, ricercavano la coerenza tra linguaggio e valori etici erano indotti allo studio della letteratura dai collegamenti che Said era in grado di stabilire tra le narrazioni letterarie e le epopee nazionali, tra le affermazioni di un autore e le affermazioni di potenza degli Stati, tra gli atteggiamenti inconsci di uno scrittore dagli ideali apparentemente nobili e le tendenze sottilmente illiberali insite nei pregiudizi sociali e nazionali. Qualche tempo fa, mentre tenevo una lezione ad Hong Kong, mi accorsi che gli studenti si passavano una fotocopia sbiadita e appena leggibile di uno dei manoscritti inediti di Said il suo contributo ad un simposio tenutosi a diecimila

miglia di distanza come se si trattasse del manoscritto di un poeta di corte del Rinascimento. Nessun altro critico letterario ha avuto una simile influenza, a livello (letteralmente) planetario. E Said ottenne questo risultato senza ricorrere alla prosa artificiosa e sgraziata dellavanguardia letteraria o alla piatta e scontata monotonia della vecchia guardia. Il suo modo di scrivere e il suo il modo di parlare avevano una tensione ed una drammaticit tali che i giovani non potevano che trovarli mitici. Per il suo grande coraggio politico, perch molte volte infranse il suo cuor di leone per la causa della libert palestinese, perch tanta parte dei suoi scritti pi celebri sono intellettualmente legati a quella lotta e sono espressi con incontenibile fervore, il suo lascito intellettuale sar principalmente politico non solo tra i giovani o nellimmagine popolare, ma anche agli occhi del mondo accademico. Ci indiscutibile. Non pu che essere cos ed

In memoriam

giusto che lo sia. Questa componente della personalit di Said era ovviamente chiara agli occhi della sua gente, ma ha avuto grande importanza anche per molti altri, ai quali il conflitto palestinese rammenta come la lotta per la pi elementare delle libert non sia ancora conclusa. Poich giustamente tanto si scritto su di lui, io mi limiter ad inquadrare la componente politica della sua esistenza e del suo pensiero nel pi vasto contesto del suo umanesimo. Di questo parlavamo spesso, sia durante i corsi che tenevamo insieme sia in privato; e allumanesimo Edward dedic il suo ultimo libro, concluso poco prima di morire. Lumanesimo fu il solo ismo che egli accett (mentre fu sempre critico nei confronti del nazionalismo, pur essendo coinvolto in una lotta anticolonialista) e lo fece con idealismo tenace. Al fondo delle sue passioni civili e dellimpressionismo appassionato dei suoi scritti politici e letterari agiva un tipo di struttura argomentativa, profonda e coesa, che ebbe portata pi generale di quanto di solito non accadesse con la riflessione di Said. (Edward non aveva molta pazienza con le argomentazioni: mi diceva che si trattava di un ossessione dei filosofi e che, a questo proposito, i filosofi non sono meglio degli avvocati. Ma si sbagliava e fin con lammettere che unargomentazione come quella che sto per illustrare rappresentava in realt uno dei fili conduttori del suo lavoro.) Due elementi fondamentali hanno attraversato le diverse formulazioni dottrinarie dellumanesimo, dai primi tentativi classici alle ingegnose versioni contemporanee. Gettando uno sguardo retrospettivo, possiamo affermare che queste due componenti rappresentarono i poli definitori di questa concezione. Il primo elemento costituito dallaspirazione ad individuare laspetto o gli aspetti che definiscono ci che propriamente umano sia rispetto alla natura (nellaccezione delle scienze naturali) sia rispetto al trascendente e al sovrannaturale (nel senso in cui essi rappresentano loggetto della teologia e della metafisica). Il secondo elemento lanelito a rispettare tutto ci che umano, ovunque lo si possa trovare e per quanto lontano esso possa essere rispetto allinvadente presenza di quanto per noi ovvio. Il motto: Nulla di umano mi estraneo, che ancora colpisce sebbene tanto noto, trasmette qualcosa di questo anelito. Questi due classici poli definitori strutturano largomentazione che Edward ha sviluppato durante lintera sua vita di scrittore. Rispetto al primo di questi due poli, per capire ci che definisce lumano, Said ricorse sin dagli esordi al celebre prin-

cipio di Vico, secondo il quale ci che conosciamo meglio ci che noi stessi produciamo ovvero la Storia. Lauto-conoscenza, in tal modo, viene ad assumere una funzione speciale, che la distingue dalle altre forme di conoscenza. E sono solo gli essere umani, per quanto ne sappiamo, ad essere capaci di auto-conoscenza. Rispetto al secondo polo, Said ha dato attuazione al motto di Terenzio immergendosi nellattualit e avvertendoci dei disastri che si produrranno e che in realt sono gi evidenti se, come intellettuali, continueremo a condurre la nostra vita pubblica noncuranti dei popoli che soffrono nei luoghi remoti dallOccidente metropolitano, attorno al quale si concentra invece il nostro interesse. Questi due poli sono relativamente stabili, rispetto al contesto in costante mutamento delle idee che definiamo umanistiche. Tuttavia non si tratta di due poli totalmente irrelati: essi non sono elementi indipendenti e contingenti dellumanesimo. Occorre dunque armonizzarli in una visione coerente. Ed stato proprio questo il tentativo di Edward. Per colmare il divario che separava questi due poli, Said da un lato perfezion lintuizione di Vico con una notevole integrazione filosofica. Vico aveva messo in luce la capacit, tipicamente umana, dellauto-conoscenza e lo speciale carattere che distingue questa forma di conoscenza da tutte le altre. Questo tratto distintivo, che stato in seguito approfondito sviluppando concetti come quelli di Verstehen, di Geisteswissenschaften e di scienze sociali, non fornisce in s indicazioni specifiche circa il ruolo e limportanza primaria delle scienze umane. La tesi fondamentale di Said fu, io credo, che lumanesimo e le sue espressioni disciplinari (le scienze umane) non possono costituirsi sino a che lauto-conoscenza non viene integrata con lauto-critica. Questa integrazione e la nuova comprensione che ne deriva sono rese possibili dallo studio della letteratura. Schematizzando, possiamo dire che quando lo studio della letteratura ovvero la critica, che Said ha perseguito per tutta la vita integra lauto-conoscenza, essa produce la capacit essenzialmente umana: ovvero la capacit di essere autocritici. Consideriamo ora il polo opposto e chiediamoci come possa linteresse per tutto ci che umano essere connesso, non solo in modo contingente ma necessario, a questa capacit di autocritica. Perch questi due elementi non rappresentano parti irrelate della nostra comprensione dellumanesimo? La risposta di Said che quando la critica accademica non provinciale, quando studia le tradizioni e

i concetti delle altre culture, pu accedere a risorse che le permettono di farsi auto-critica (mentre queste risorse sono inaccessibili finch loggetto dellattenzione critica rimane rassicurante e circoscritto). LAltro pertanto la fonte a cui dobbiamo attingere per una migliore e pi critica comprensione del S. importante capire, dunque, che per Said il fascino dellideale terenziano non deve degenerare nel feticismo della diversit o nellabbraccio disinvolto e politicamente corretto, tipico dellattuale tendenza multiculturale. Si tratta piuttosto di un passo, di unargomentazione che, abbozzata da Vico, precisa unaccezione di umanesimo criticamente rilevante per la vita intellettuale e la politica americana. Mai il multiculturalismo trov apologia pi erudita ed elegante. In definitiva, anzi, ne forse la sola difesa degna. In una famosa recensione di Orientalismo, James Clifford critic Edward per aver illegittimamente coniugato la negazione (su base foucaultiana) del soggetto umano con le sue personali aspirazioni intellettuali umanistiche; ovvero per aver congiunto la propria visione teorica storicistica con la concezione incentrata sullessere agenti, essenziale allideale umanistico. Ma, se largomentazione che ho qui sviluppato valida ovvero se esiste un collegamento metodologico tra i due poli fondamentali sopra menzionati , allora possiamo ricorrervi per sciogliere tale tensione. Questa argomentazione, infatti, consente non solo di ipotizzare, ma di asserire con fondamento come ha fatto Edward che in s la critica composta da due aspetti apparentemente incompatibili: essa, da una parte, filologia (storia delle parole, accettazione di una tradizione) e, dallaltra, rende possibile la resistenza a quella tradizione e allinsieme di costumi sedimentati nelle parole. Questa argomentazione, quindi, riconosce allumanesimo rigore e forza intellettuale e, insieme, attualit e rilevanza politica, e in tal modo lo rende irriconoscibile rispetto alla dottrina stantia che esso era divenuto agli inizi del secolo scorso. In questa nuova luce, lumanesimo che nelle sue versioni antiquate a molti appare obsoleto diviene una dottrina pi vitale ed importante delle aride concezioni formalistiche e relativistiche degli ultimi anni. Per questo motivo dovremmo tutti essere riconoscenti a Edward Said. Sin qui sono stato troppo professorale. Permettetemi allora di concludere ricordando (come se si potesse dimenticare!) il grande fascino e la simpatia che Said comunicava. Ai suoi amici mancher molto la costante e bonaria ironia a cui li sottoponeva ogni volta che li incontrava, sia in priN 17 GENNAIO-MARZO 2004 HORTUS MUSICUS 39

Dibattiti
vato sia in pubblico. Ricordo un dibattito cui partecipammo insieme, dopo lassurdo clamore e le accuse di incitamento alla violenza seguiti alla pubblicazione di una sua foto mentre, in Libano, scagliava una pietra contro una fortificazione appena abbandonata dallesercito israeliano. La persona che ci introduceva mi present in modo sommesso, come daltra parte meritavo, ma us poi toni aulici per introdurre Said, dicendo che aveva scritto oltre venti libri. Io, scherzando, dissi al microfono: Pi di venti libri! Qualcuno deve fermare questo terrorista! Prima lancia pietre ed ora fa strage di alberi!. Edward ribatt subito, in contropiede: Egregio amico, tu ci devi proprio tenere agli alberi, visto quanto poco hai scritto!. Questi scherzi talvolta, oltre che divertenti, erano anche volutamente rischiosi. Charlie Rose (se ricordo bene) una volta gli chiese in televisione se avesse letto un recente libro su Wagner, nel quale si sosteneva la brillante tesi che la musica di questo compositore cos carica di antisemitismo che basta ascoltarne una sola opera per diventare antisemiti. Che cosa pensi di questa tesi? gli chiese Rose. Edward, che odiava lantisemitismo quanto si pu odiare qualcosa, ma sapeva anche bene quanto questo tema fosse pericoloso per una persona con le sue idee politiche, si avvicin al microfono e rispose, con voce profonda: Sai, ci ho provato. Ho tirato fuori tutti i dischi di Wagner e lho ascoltato per un giorno intero e buona parte della notte. Segu una pausa che fece salire minacciosamente la tensione. Poi, scuotendo la testa, Edward aggiunse: Ma non ha funzionato. S, era matto, cattivo e pericoloso da conoscere, ma era anche grande e buono e carismatico e amato. duro sopportare la perdita di un uomo con un cuore ed una mente tanto grandi. Mentre scrivevo queste ultime parole, mi venuto in mente che quel cuore e quella mente albergavano in un corpo che, malgrado la robustezza, era maledetto da unorribile malattia contro cui Edward combatt eroicamente per una dozzina danni. Mi anche venuto in mente un altro tipo di eroismo silenzioso e poco appariscente, mite e infinitamente generoso con cui Mariam, la sua meravigliosa moglie, gli fu al fianco ogni giorno di tutti questi anni; e mi venuta in mente quella cosa oscura e senza nome di cui ella avr bisogno ora che Edward non c pi, ora che dovr fare a meno della presenza della persona pi generosa che lei, i suoi figli ed i suoi amici abbiano mai conosciuto. Le auguro che quella cosa non le manchi mai.
(traduzione di Alessandra Scarpinella e Giulia Raymondi)
40 HORTUS MUSICUS N 17 GENNAIO-MARZO 2004

Siamo tutti sinesteti!


di Dina Ricc
La perception synesthsique est la rgle
(Maurice Merleau-Ponty)*

ingrazio Felice Accame e Carola Catenacci per lattenzione che hanno dedicato (Hortus Musicus, IV (2003), 16, pp. 44 s.) al mio articolo Sinestesie della musica (Hortus Musicus, IV (2003), 14, pp. 24-29). Desidero tuttavia aggiungere alcune precisazioni per evitare erronee interpretazioni. Non mi soffermer su tutte le questioni dai due autori sollevate che, a seguito di taglia, incolla, e aggiunte di corsivi, portano talvolta a stravolgere intenzioni e conclusioni. Per gran parte di queste baster ai lettori confrontare i due testi. Due disattenzioni non possono per essere tralasciate. 1. In quel testo scrivo che la musica ha una sua specificit visiva nel momento notazionale, precisando altres che questo accade pi in generale per ogni scrittura fonetica (p. 25, 3a. colonna). Tuttavia, e diversamente da quanto in genere accade per la notazione musicale, un qualsiasi linguaggio non ha come finalit prioritaria quella di annotare e fissare in modo inequivocabile un dato suono, e neppure di conseguenza di mantenere fra il suono e il suo segno una stretta relazione sinestesica. Se prendiamo la lingua italiana gran parte dei grafemi rimandano a singoli fonemi, ma questo gi non vale, ad es., per la lingua inglese. Vedi ad es. le parole bough, dough, tough, in cui gli stessi grafemi danno diversi fonemi; cos come al contrario, ad es. in put e foot, diversi grafemi danno uno stesso fonema. Anche senza conoscere la lingua inglese possiamo facilmente verificare la non biunivocit di queste corrispondenze confrontando su un qualsiasi dizionario le trascrizioni fonetiche. Quindi non tanto, e solo, il rimando segno/suono che porta a riconoscere una scrittura come sinestesica, quanto la particolare relazione che fra questi viene definita. 2. Nel suddetto articolo non dico, tra laltro prendendo le parole da una citazione di Carlo Majer, che lopera il Ciro di Francesco Cavalli il massimo sistema

possibile di sinestesie, quanto invece che lOpera come manifestazione artistica che, secondo Majer, ma anche per la sottoscritta, si pone tali finalit. Ancor pi mi preme poi discutere la questione centrale, le tesi contrapposte presentate dai due articoli: siamo tutti sinesteti (Ricc), oppure (Accame e Catenacci) il fenomeno riguarda solo pochissimi individui? Nei dati forniti dagli studiosi delle sinestesie dalla fine dell800 ad oggi, e da me raccolti e confrontati in Sinestesie per il design (Etas, Milano 1999, p. 89), troviamo posizioni estreme: da un lato la posizione di L.E. Marks (1978), professore di psicologia ed epidemologia alla Yale University School of Medecine, per il quale la sinestesia un fenomeno che riguarda la maggioranza degli individui (una sintesi in versione divulgativa si trova in Psicologia contemporanea, n. 35, 1979); e allestremo opposto il neurologo R. Cytowic, autore di un libro ben noto a chi si interessa del tema, dal titolo Synesthesia (1989), per il quale invece questo un fenomeno estremamente raro che riguarda un individuo su 300.000. Quella fra mente e cervello sappiamo una vecchia questione, ma altres evidente che i numeri delle percentuali variano sia in relazione ai metodi di ricerca utilizzati, sia a seconda di cosa vogliamo intendere per percezione sinestesica. In Sinestesie della musica (cit.) ho portato esempi di sinestesia secondo tre diverse accezioni: come fenomeno percettivo, come metafora, e come rappresentazione; questo porta indubbiamente ad amplificarne ed estenderne il concetto. Ma se anche volessimo riferirci alla sinestesia intesa unicamente come fenomeno percettivo, secondo le definizioni pi consuete date dai dizionari, e tra questi anche il Dizionario enciclopedico di scienze biologiche e mediche Zanichelli, citato nel testo di Accame e Catenacci, la sinestesia cio come comparsa sincrona di due sensazioni diverse in seguito a stimolazione di uno solo degli organi di senso corrispon-

Vous aimerez peut-être aussi