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Secondo i dati dell'Osservatorio sul Turismo Procreativo, presentati a Roma dal presidente

dell'associazione Andrea Borini, sono ben 4.173 le coppie italiane chi si sono recate
all'estero per la procreazione medicalmente assistita. Prima dell'approvazione della legge
40 erano 1066, oggi sono quadruplicati. In testa alla classifica c'è la Spagna, dove sono
stati creati molti centri. “Ma anche perché in quel paese è possibile pagare le donatrici, da
1500 a 5 mila euro”, ha sottolineato Borini. Secondo la ricerca sono 1909 le pazienti che si
sottopongono all'inseminazione intro-uterina contro le 3819 che si rivolgono a soluzioni più
complesse per motivi legati a varie patologie o difficoltà della coppia. In totale, sono stati
4.517 i prelievi di ovociti, e 732 i cicli sospesi, 152 dei quali per risposta eccessiva.

(Pubblicato su Ecplanet 05-12-2006)

Cresce il "turismo procreativo", all'estero per avere un figlio 26 maggio 2005

Negli Stati Uniti, molte studentesse di college si sono date al commercio dei loro ovuli.
Daily News, un quotidiano di Los Angeles, cita il caso di Angel, una ragazza di 24 anni,
che per la sua prima donazione ha guadagnato 7000 dollari, per la seconda 9000 e per la
terza 10000. Il caso viene citato come esempio del boom dell'affare della fecondazione
artificiale che sta rapidamente cambiando il valore degli ovuli delle donne in salute e
universitarie. Che, in media, possono guadagnare da 5000 a 10000 dollari per la
donazione degli ovuli. Ma non è facile diventare una tale donatrice perché il processo di
selezione va dall'esame delle malattie familiari alla richiesta di caratteristiche fisiche ideali.

“Sono i soldi la motivazione di queste donazioni”, anche secondo i sanitari dei centri di
fertilità, come il dr. Vicken Sahakian, direttore di un centro di Westwood. Un annuncio
recente, pubblicato anche online, nel Daily Bruin (giornale degli studenti della UCLA,
l'università californiana) ricercava le donatrici ideali offrendo un compenso: “Stiamo
cercando una donna con occhi blu e verdi, di età inferiore ai 29 anni, sana fisicamente... si
offrono 20mila dollari più le spese”. Per queste donatrici, come Angel, il commercio dei
loro ovuli è la fonte principale del loro reddito. Angel ha dichiarato: “mi aiuta a pagarmi da
vivere in California”.

La California Cryobank Inc., una banca di sperma privata con


sede a Los Angeles, ha mandato suoi emissari per reclutare
studenti in varie università, comprese Harvard ed il MIT,
distribuendo cartoline con su scritto: “Dona sperma... puoi
guadagnare fino a 900 dollari al mese”. Sul retro era scritto
che si cercavano uomini dai 19 ai 38 anni, laureati, a cui si
richiedeva l'impegno di un anno di tempo. Il processo di
donazione è considerevolmente differente per donne e
uomini. La California Cryobank richiede agli uomini due o tre donazioni a settimana, che
richiedono un viaggio al masturbatorium dell'azienda. La donazione non prende più di
trenta minuti. Per le donne, una singola donazione richiede l'impegno di un mese: si
comincia 20 giorni prima con iniezioni di ormoni, poi tre o quattro visite di controllo da un
medico, seguite dal processo di donazione che avviene sotto anestesia (il tutto può
presentare effetti collaterali sulla salute come infezioni, infertilità, emorragie).

Egg Donor Inc. è una società con sede a Encino che fa incontrare i potenziali genitori e le
donatrici di ovuli. Il sito web della società contiene 900 fotografie e descrizioni di donne
donatrici. Chi visita il sito può raffinare la ricerca specificando il quoziente di intelligenza, la
religione e le caratteristiche fisiche richieste. Debora Spar spiega come questo tipo di
donazioni sia potenzialmente pericoloso e non solo per la salute. Dice anche che non ci
sono dati che quantifichino l'ammontare di questo business, ma la spesa per queste
procedure è valutata in miliardi di dollari. La professoressa richiama la necessità di un
dibattito nazionale sugli incentivi economici che vengono dati ai donatori. Jesse Reynold,
che è membro del Center for Genetic and Society, ha affermato che: “l'industria della
fecondazione non ha nessuna regola e l'autoregolamentazione che si danno queste
società è inadeguata”. Ha aggiunto che: “I tipi di pericoli che vengono alla mente quando
vengono ricercate determinate caratteristiche dei donatori includono la nozione di
allevamento degli esseri umani migliori” (neo-eugenetica, ndr).

(Pubblicato su Ecplanet 06-12-2006)

Demand spurs $5,000 egg donor fee 02 agosto 1999

UCLA Daily Bruin Targets Young Women 06 ottobre 2006

California Cryobank, Inc

Egg Donation, Inc.

Una generazione fa, le coppie sterili che desideravano un figlio avevano poche possibilità
all'infuori dell'adozione. Oggi, i progressi di scienza e tecnologia hanno reso possibile
“ordinare” i bambini da un menù di opzioni che comprende ovuli di donatrici, uteri in affitto
e selezione dei geni.

Negli Stati Uniti, la riproduzione umana artificiale è una realtà da tre miliardi di dollari ed è
un'industria fiorente in tanti altri Paesi del mondo. E stiamo parlando di un “prodotto” che,
secondo molti, non si dovrebbe mai trovare in vendita: un figlio.

“Baby Business”, di Spar Debora L. (Sperling &


Kupfer, 2006) indaga questo nuovo settore di mercato,
recente e globale, che si va sempre più aprendo a
mano a mano che gli Stati si esprimono in materia.
Attraverso la ricerca sulle cellule staminali, la
surrogazione, lo scambio di ovuli, la “progettazione dei
figli”, l'adozione oltre confine e la clonazione umana, si
scopre chi sono i “fabbricanti di bambini” e la struttura
del loro giro d'affari; l'influenza delle incongruenze
legali e delle scappatoie intercontinentali; qual è, o
dovrebbe essere, il ruolo dei governi nella
regolamentazione di questa “industria”; in che modo gli
attori di tale realtà possono affrontare le complesse
questioni morali e giuridiche che si troveranno davanti
con la sua evoluzione.

La procreazione assistita in Italia coinvolge oltre 20 mila coppie l'anno e alimenta un


mercato di 400 milioni di euro. Un bambino che nasce dalla fecondazione medicalmente
assistita, tra analisi, farmaci e trattamenti, può arrivare a costare circa 25-30 mila euro, se
va bene. In certi casi il costo raddoppia. Se si va oltre le terapie standard, si può arrivare
anche a 90 mila. Nel 2005, i bambini venuti al mondo in Italia grazie alle tecniche di
fecondazione assistita sono stati quasi 9 mila, su un totale di circa 30 mila trattamenti
eseguiti, un quarto dei quali effettuati all'estero per aggirare le
restrizioni previste dalla legge 40, in vigore dal 2004. La
fecondazione assistita coinvolge il 5-7% delle coppie con
difficoltà a concepire (40-50 mila l'anno) e passa attraverso 326
strutture cliniche pubbliche e private (il più alto numero
dell'Unione Europea).

Il saggio di Debora L. Spar, docente di business administration


alla Harvard Business School, analizza a fondo il delicato tema
del prezzo dei “bambini artificiali”, utilizzando, per la prima volta,
il linguaggio e gli strumenti dell'economia aziendale. Secondo i
dati forniti dalla Spar, si và dai 300 dollari per il seme al caso
limite di 400 mila per un parto plurigemellare, passando per
fecondazione in vitro e uteri in affitto, senza tralasciare qualche
inedito «consiglio per gli acquisti»: la Danimarca per uno
sperma meno costoso, Israele e la Gran Bretagna per le
tecniche più avanzate. «Metà delle coppie con problemi di
infertilità riescono a concepire in modo spontaneo in seguito a
terapie ormonali e chirurgiche mirate», dice Enrico Semprini, ginecologo esperto in
fecondazione assistita con studio a Milano, Roma e Londra. In questo caso, concepire un
bambino può anche costare l'equivalente di una visita specialistica (300-700 euro), più il
ticket del farmaco che stimola l'ovulazione e che viene dispensato dal Servizio Sanitario
nazionale (il mercato degli ormoni dell'infertilità vale, in Italia, 69 milioni di euro l'anno).

Mentre per il concepimento assistito i costi variano


a seconda delle strutture (pubbliche, convenzionate
con il SSN, private) e delle tecniche:
l'inseminazione in vivo, la fecondazione in vitro
(Fivet) e, per i casi più difficili, l'iniezione diretta del
seme nell'ovocita (ICSI). «Chi si rivolge al servizio
pubblico», spiega Semprini, «paga esclusivamente
un ticket di 48 euro per ogni ciclo. Mentre paga una
parte della terapia la coppia che si reca nei centri
convenzionati con il SSN: tra i 500 e gli 800 euro a
ciclo». Diversi i costi delle strutture private. Li elenca Semprini, a partire dal protocollo
diagnostico che precede le terapie: «Da un minimo di 500-700 euro fino a 10 mila nei casi
che prevedono anche una laparoscopia. A questa cifra vanno aggiunti: 800 euro per ogni
ciclo di inseminazione intrauterina e 3.500-4.500 euro per le tecniche extracorporee. Più i
farmaci: quasi mai convenzionati e con costi tra i 150 e i 200 euro a confezione».
Immaginando mediamente da 4 a 6 cicli di trattamenti, tirare le somme, alla fine, è un
semplice esercizio di aritmetica, tenendo conto che soltanto il 20% delle fecondazioni
assistite si conclude con una gravidanza. Certo, in un paese come l'Italia, con un tasso di
fertilità tra i più bassi del pianeta, sono tantissimi gli aspiranti genitori disposti a spendere
«qualsiasi cifra» e a girare il mondo pur di ottenere quel figlio che, dice la Spar, «gli altri
fanno gratis».

Le limitazioni imposte dalla legge 40 sono destinate ad aumentare i rischi di insuccesso.


Secondo dati preliminari, il limite di inseminazione di tre ovociti previsto dalla legge implica
una percentuale di successo inferiore del 10-12% rispetto a prima. Un limite, quello dei tre
ovociti, che non solo riduce la percentuale di successo per ogni ciclo, ma comporta rischi
per la donna e per i nascituri, soprattutto il rischio di parti multipli e quindi l'eventualità che
nascano bambini prematuri con
deficit neurologici, respiratori o
sviluppo compromesso. L'OMS
consiglia di trasferire due
embrioni alla volta (regola
adottata in vari paesi). Se con
un solo feto la possibilità che sia
un bimbo prematuro, che nasca
prima della 36ª settimana, è del
6%, con due gemelli sale al 58 e
con tre a oltre 60. Il numero di embrioni da impiantare dovrebbe dipendere dalla
condizione di ogni singola donna. Più giovane è, meno di 35 anni, più alta è la possibilità
che i tre embrioni trasferiti diano una gravidanza plurima.

(Pubblicato su Ecplanet, 05-12-2006)

Baby business La Repubblica delle Donne

Eggs for sale: The booming business of sharing your fertility 05 novembre 2006

È boom del Baby Business 31 agosto 2006

TASC The American Surrogacy Center Comprehensive information for surrogacy


and egg donation!

Lo scorso 14 dicembre 2006, la


Comision Nacional de
Reproduccion Asistida ha
autorizzato, per la prima volta in
Spagna, l'applicazione di tre
diagnosi preimpianto che
consentiranno a tre coppie di
concepire un figlio sano per
salvare la vita di un altro figlio
malato (pratica che porta anche
il nome di “baby design”). Il
rapporto della Commissione è
passato all'esame della
Generalitat valenciana, dove si
trova l'Instituto Valenciano de
Infertilidad che ha richiesto la
realizzazione di quella tecnica,
per l'approvazione definitiva.

Ciò che la Commissione ha autorizzato, in concreto, è l'applicazione della diagnosi


preimpianto. Essa consiste nel concepire un figlio sano con tecniche di riproduzione
assistita, in modo che questi nasca come donatore compatibile, vale a dire con cellule
sanguigne del cordone ombelicale adatte ad essere trapiantate nel fratello gravemente
malato. Dopo questa decisione della Commissione, il passaggio successivo sarà
l'approvazione da parte della Consejeria de Sanidad del Governo di Valencia, cui compete
il consenso finale per l'esecuzione di tali tecniche.
In Spagna, l'impiego della diagnosi preimpianto per salvare la vita di terzi è possibile da
quando è entrata in vigore la nuova legge sulla riproduzione assistita, approvata dal
Parlamento nel maggio 2006. “Queste tecniche potranno essere utilizzate con carattere
eccezionale, sempre che non esista un rimedio alternativo alla malattia grave, e dopo che
sia stato analizzato, caso per caso, dalla Commissione per la Riproduzione Assistita”,
ricorda il Ministero della Sanità in un comunicato stampa.

Dei tre casi autorizzati, due saranno applicati su pazienti affetti da beta-talassemia
maggiore, il terzo da anemia di Fanconi. I pazienti sono bambini d'età compresa tra uno e
cinque anni. Il rapporto della Commissione raccomanda che i tre trattamenti vengano
realizzati con carattere sperimentale, giacché praticamente non esistono al mondo casi di
trapianto di questo tipo. Nel caso di beta-talassemia maggiore non si è a conoscenza di
nessun caso simile, e per quanto concerne l'anemia di Fanconi sono noti solo cinque casi.
La nozione di trattamento sperimentale comporta che dovrà essere eseguito in particolari
condizioni di attenzione e di controllo da parte delle autorità sanitarie; inoltre, si dovrà
garantire un'informazione completa ai genitori sulle reali possibilità di successo, sia per
quanto riguarda la selezione embrionaria, sia nel trattamento di riproduzione assistita.

Con questa relazione, che verrà inviata a tutte le comunità autonome, le regioni potranno
autorizzare i centri di riproduzione assistita ad attuare le pratiche in questione,
conformemente alle disposizioni contenute nella Ley de Reproduccion Asistida.
Autorizzata in Francia sin dalla prima legge sulla bioetica, del 1994, la diagnosi pre-
impianto consiste nell'analizzare il patrimonio genetico degli embrioni concepiti in vitro a
partire dalle cellule di coppie che presentano il rischio di avere bambini con gravi e
incurabili malattie genetiche. In base a questa legge, gli embrioni malati vengono di solito
distrutti o, ed è cosa recente, usati per scopi scientifici.

Un decreto dello scorso 23 dicembre permette ai medici di usare la diagnosi pre-impianto


non più soltanto “per far nascere bambini sani da coppie a rischio, ma anche per far
nascere bambini che presentino caratteristiche biologiche precise”, spiega Le Monde,
secondo il quale “si tratta di fare in modo che questi bambini, al momento della nascita,
possano fornire cellule staminali prelevate nel cordone ombelicale, per curare un fratello o
una sorella più grande colpito da alcune malattie genetiche”, per lo più forme di anemia
mediterranea ed altre malattie del sangue.

La stessa norma è stata approvata anche in Gran Bretagna e Spagna, alle stesse
condizioni (ogni caso viene esaminato da una apposita commissione). Un secondo
decreto di applicazione della legge del 2004, sempre dello scorso dicembre, riguarda
invece i doni di gameti (cellule sessuali) e l'assistenza medica alla procreazione, che
saranno d'ora in poi entrambe poste sotto l'autorità dell'Agenzia per la Biomedicina.
Agenzia che sarà competente anche ad autorizzare o meno gli “spostamenti
transfrontalieri” degli embrioni congelati, allo scopo di evitare che questi possano essere
impiantati presso coppie che non rispondano al criterio richiesto dalla legge, e cioè di
essere formate “da un uomo e da una donna in età di procreare”. Altro che bioetica. Il
baby-business sembra destinato ad una crescita vertiginosa. Ma che ne sarà dei “baby-
farmaci”?

A nessuno sembra importare.


Spagna. Tre coppie autorizzate per la prima volta a praticare il "baby designer" 12
agosto 2006

Francia. Autorizzata la pratica del "baby-designer" 05 gennaio 2007

BABIES IN BOTTLES

In “Babies in Bottles” (Twentieth-Century Visions of


Reproductive Technology, Rutgers University Press, 1994),
la scrittrice femminista Susan Merrill Squier metteva in
guardia dall' “accettare la contemporanea costruzione delle
neo-tecnologie riproduttive come un progresso scientifico
senza un passato”. “Babies in Bottles” nasce proprio con
l'idea di storicizzare il modernismo per aprire un spazio
critico in cui situare le odierne tecnologie riproduttive (post-
moderne).

Considerando come gli scritti di scienza e fantascienza


dell'inizio del secolo scorso affrontavano la questione, dice
la Squier, ponendola al centro del progetto di raggiungere il
controllo umano sulla riproduzione, possiamo oggi
reclamare le origini di questa tecnologia postmoderna. E
proprio a queste prime immagini che bisogna guardare,
secondo la Squier, per capire quali costruzioni ideologiche
sono in atto ancora oggi. La Squier prende in esame delle specifiche tecnologie
riproduttive (dalla inseminazione artificiale alla selezione sessuale prenatale) attraverso le
biografie e gli scritti di 5 figure letterarie/scientifiche della prima metà del Ventesimo
secolo: Julian Huxley, J. B. S. Haldane, Charlotte Haldane, Aldous Huxley e Naomi
Haldane Mitchison.

Successivamente, legge la storia scientifico-letteraria della tecnologia riproduttiva a partire


dalla nascita, nel 1978, di Louise Brown, il primo “test-tube baby” (il primo bambino
artificiale, nato il 25 luglio del 1978 in seguito ad una FIVET, Fecondazione In Vitro con
Trasferimento Embrionale. Da allora sono nati grazie alla FIVET oltre un milione di
bambini), e il susseguente rapporto (the “Warnock Report”) in Inghilterra del Committee of
Inquiry into Human Fertilisation and Embryology.

Esaminando l'opera di Julian Huxley come zoologo e divulgatore scientifico, la Squier


considera come “le idee riproduttive circolano attraverso i regni sovrapposti della
letteratura, della cultura popolare e della scienza mediante operazioni di analogia”. Ad
esempio, la nozione, dell'antropologa Marilyn Strathern, dell' “effetto dominio”, finita dalla
letteratura nei laboratori; oppure, la costruzione e la ricezione di tecnologie come la
“eutelegenesi” (inseminazione artificiale con propositi eugenetici) o la “partenogenesi”
(riproduzione senza fertilizzazione), a testimonianza di come le idee si muovano da un
milieu culturale-sociale ad un altro.

Secondo la Squier, la grande forza persuasiva dell'eugenetica si deve al potere del


movimento analogico dalla zootecnica al miglioramento dell'assortimento umano.
Scrivendo in particolare di “Tissue-Culture King” di Julian Huxley, la Squier si interroga
sulle analogie tra le prime versioni delle tecnologie riproduttive. In queste analogie, si
possono ritrovare, incorporati, “profondi conflitti tra i due aspetti più problematici della
tecnologia riproduttiva contemporanea: la tendenza ad usare le persone come cose... e la
tendenza al totalitarismo”.

La tecnologia dell'ectogenesi, o gestazione extrauterina (lo sviluppo completo di un feto


fuori dal grembo materno) viene analizzata dalla Squier attraverso la vita e il lavoro del
fisiologo-genetista J. B. S. Haldane e il Warnock Report del 1984. Paradossalmente, la
Commissione Warnock da una parte asserì la sua incapacità di formulare un giudizio sul
futuro dell'ectogenesi, dall'altra stabilì che che la gestazione al di fuori dell'utero oltre i 14
giorni fosse da considerare fuorilegge. La Squier vede l'ectogenesi come un tipo di
risposta maschilista all' “ansietà verso l'asimmetria riproduttiva umana”; la tecnologia in
vitro, dice la Squier, è un mezzo per assicurare che lo sperma e l'ovulo siano “egualmente
alienati dal momento dell'unione”. Muovendo dall'ectogenesi alla selezione sessuale pre-
natale, la Squier si sposta sulk lavoro di Charlotte Haldane, il cui racconto “Man's World”
esplora le implicazioni delle procedure di selezione sessuale sessant'anni prima che
queste sano divenute realtà. La Squier nota, per esempio, che la riproduzione
riconfigurata dalla scienza è una riproduzione al maschile.

La successiva appropriazione è quella da parte delle forze del business che trasformano
la riproduzione in merchandising della gravidanza e del parto, in mercificazione del feto.
Nel capitolo su Aldous Huxley, la Squier mette in relazione le tecnologie di visualizzazione
con quelle riproduttive: “La storia delle relazioni tra tecnologie visuali e riproduttive è
illuminante, specie se si prende in esame come lo sviluppo del feto è ritratto nelle
rappresentazioni contemporanee. Il chè dovrebbe consentirci di sviluppare risposte più
flessibili a tali rappresentazioni”.

La Squier porta come esempio il resoconto di


Robert Edwards e Patrick Steptoe riguardo lo
sviluppo della tecnologia in vitro che portò alla
nascita di Louise Brown, il primo “baby in
bottle”, facendo notare come la loro narrativa
riveli “pratiche scientifiche saturate dalle
metafore riproduttive e una esagerata
attenzione al potere della visualizzazione che
ha caratterizzato gli scritti di Aldous Huxley”.

Il capitolo finale si concentra sugli scritti


scientifici e fantascientifici di Naomi Mitchison,
esplorando le relazioni tra letteratura e
scienza e maternità. L'intuizione che illumina
tutto il percorso della Squier è che esistono
potenti relazioni culturali tra la creazione di
fiction e di fatti, tra mondo, volontà e
rappresentazione. Secondo la Strathern, ciò
che avviene con la riproduzione artificiale è
del tutto simile alla produzione di mondi e vite
simulati artificialmente: ciò che conta come
mondo reale è dislocato. Nella battaglia tra
reale e virtuale, tra mondo e rappresentazione, vince la rappresentazione, e la volontà che
la anima.
L'avvento delle nuove tecnologie riproduttive
segnano la vittoria dell'artifattualità sulla naturalità, e
della volontà di vivere sulla nolontà.

La natura stessa diventa un prodotto morto


dell'intervento deliberato.

Simultaneamente, questo produce una


riconfigurazione dei modelli riproduttivi che
coinvolgono l'eredità, lo sviluppo, l'evoluzione. Le
fondazioni naturali e le elaborazioni sociali vengono
ridotte a materiale genetico individuale
strumentalizzato.

La riproduzione, spogliata di ogni umanità, diventa


baby business.

(Pubblicato su Ecplanet 01-02-2007)

Babies in Bottles - Wikipedia

Ectogenesis - Wikipedia

Test Tube Babies

Ha vent' anni la figlia della provetta Corriere della Sera 24 marzo 1998

La Gran Bretagna ha autorizzato il commercio di ovuli. Vista la carenza cronica di ovuli


destinati alla ricerca, il regolatore britannico della bioetica ha stabilito che le donatrici da
ora in poi dovranno essere pagate. Ma la decisione della Human Fertilisation and
Embryology Authority è destinata a spaccare la comunità scientifica, una parte della quale
condanna già come irresponsabile l'incentivo di una procedura medica che espone le
donne a potenziali pericoli. Il comitato etico e legale del
regolatore, in un dossier di 64 pagine anticipato dal
settimanale The Observer, sostiene che: «il progresso
scientifico potenziale prevale sulle obiezioni».

Le donatrici saranno pagate 250 sterline (385 euro), più il


rimborso delle spese di viaggio. Come prerequisito
dovranno dimostrare di volersi sottoporre a questa
procedura medica per ragioni altruistiche, per esempio per
aiutare un parente che soffra di una delle malattie su cui si
concentra la ricerca sulle staminali: problemi
cardiocircolatori, diabete, infertilità, Alzheimer e Parkinson.

Ma, nel contempo, un numero crescente di scienziati mette in guardia le donatrici dal,
seppur basso, rischio di iperstimolazione ovarica durante l'estrazione degli ovuli, che può
danneggiare la fertilità e causare persino la paralisi e la morte. Donna Dickenson,
professore emerito di etica medica all'Università di Londra, sintetizza così le obiezioni
mosse in queste ore da una parte della comunità scientifica: «La Human Fertilisation and
Embryology Authority, pur ponendo la condizione dei motivi altruistici, potrebbe
involontariamente aprire le porte al baratto e alla compravendita di ovuli, che
coinvolgerebbe donne nel Regno Unito e all'estero» (pratica già esistente, ndr).

Prosegue la professoressa Dickenson: «Le 250 sterline sarebbero già sufficienti a


incentivare alcune donne dell'Est europeo a venire qui nel Regno Unito per vendere i
propri ovuli. È chiaro che ciò trasformerebbe gli ovuli in un oggetto di commercio, la qual
cosa è sconvolgente. Una volta stabilito il principio della donazione di ovuli per la ricerca,
diventerà più difficile proibire la donazione a pagamento».

Per l'altra parte della comunità scientifica, invece, convinta della necessità di compensare
le donatrici per ovviare alla scarsità di ovuli, la consapevolezza che si tratta di una
procedura invasiva, dolorosa e potenzialmente rischiosa non costituirà un deterrente. «Le
donne hanno l'intelligenza per decidere se vogliono donare ovuli - sostiene Peter Braude,
primario al King's College di Londra - non bisogna impedirlo, purché siano informate sui
rischi. Le donne, di solito quelle che si sottopongono alla sterilizzazione, donano ovuli da
20 anni e il principio non è nuovo».

Le voci di dissenso provengono anche da scienziati convinti che l'enfasi sui benefici della
ricerca sulle staminali sia esagerata. Ma la maggior parte delle critiche riguardano per
l'appunto i pericoli per le pazienti. La tecnica con cui gli ovuli vengono adoperati nelle
ricerche è nota. Per creare staminali, si preleva un ovulo e si rimuove il nucleo. Quindi si
preleva una cellula di un paziente e la si immette nell'ovulo privo di nucleo. L'embrione può
svilupparsi fino a 14 giorni, dopodiché vengono prelevate le staminali, che hanno lo stesso
corredo genetico del paziente.

“È mercificazione, un orrore, serve un limite alla scienza”. Così il Ministro della Salute Livia
Turco, in una intervista al Corriere della Sera, ha commentato la notizia. “Capisco le
ragioni della scienza - afferma la Turco - ma il fine non giustifica i mezzi. Qui siamo oltre il
dibattito sulla liceità di sperimentare o no sugli embrioni. L'incentivo a vendere le ovaie
introduce un elemento, la mercificazione del corpo umano che mi spaventa. Credo che la
società debba porre limiti e opporsi al commercio e alla manipolazione di parti del corpo”.

“Sono molto sensibile alle sorti della ricerca - ha aggiunto il ministro - e in Italia ci stiamo
attivando nella giusta direzione incentivando la ricerca sulle cellule staminali adulte, un
campo ancora inesplorato e potenzialmente molto fertile”. Quanto all'uso degli embrioni
sovrannumerari destinati alla distruzione il ministro afferma: “Occorre affrontare con meno
ipocrisia il problema. Forse è su questi che potrebbe essere applicata la ricerca. Se il loro
destino è lasciarli deperire e buttarli via allora è meglio utilizzarli a fin di bene”. Ma per fare
questo, secondo il ministro, occorrerebbe aprire il dibattito sulla procreazione assistita.

(Pubblicato su Ecplanet 22-02-2007)

Human Eggs for Sale! 17 maggio 2007

Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA)

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