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Z.

Erompe lalba su di un mondo nuovo, una giungla in cui gli spiriti magri vagano con artigli aguzzi. Se io sono una iena, sono una iena magra e affamata: vado a ingrassarmi. Henry Miller, Tropico del cancro

Con linizio degli anni ottanta si chiude un decennio, e pi, in cui tutta una societ civile stata ostaggio delle giovani generazioni, dei loro errori e terrori ma anche delle loro conquiste, illusioni, gioie e parole, tante parole, con tutto quello che un tumulto del genere non poteva non provocare in termini di effervescenza culturale, politica e umana, in un paese comunque ostaggio di poteri assai pi definitivi. Nel nuovo decennio questo moltitudinario patrimonio umano scioglie le fila e si disperde, atomizzandosi. Si contano fughe verso concreti o immaginifici altrove, le ultime sparatorie a testa bassa contro eserciti invincibilmente schierati, le tante sepolture nelle patrie galere. Rimangono ostinati e sempre pi sparuti bagliori di resistenza, che si recludono in piccole comunit autosufficienti o che invece tentano di spargere alle masse la buona novella di un mondo diverso, ma sono pochissimi. Per lo pi quello che avviene la inaspettata sottomissione dellattivit creativa e intellettuale che in quei fermenti era nata e in quei fermenti si era pasciuta a un modello lavorativo capace di coglierne solo gli epifenomeni pi appariscenti, gli aspetti accattivanti e spettacolari, svuotando quelle istanze libertarie di ogni identit, omologandole al comune sentire, annichilendole e quindi massificandole nelle case dei cittadini gaudenti.

Anche lo scenario economico e sociale si trasforma con rapidit. In pochi anni aumentano le esportazioni, cresce il fatturato, cominciano a circolare parole come ripresa, crescita, sviluppo e la nave Italia torna a prendere il largo. Tornare a respirare, accettare le nuove sfide della modernit e decretare la fine di una condizione di insicurezza e minorit del paese, cos le televisioni ormai onnipresenti su tutto il territorio nazionale. Lapoteosi del mondiale di calcio in Spagna sembra il segnale. E cos . Il trionfo del made in Italy, la ritrovata grandeur, il consumismo sfrenato, un senso come di euforia: la voglia di spassarsela, dopo tanto tribolare, sembra prevalere in ogni dove. Sono gli anni della moda, di manager rampanti e paninari, di lampade, lifting, vacanze di natale e tempi delle mele. Riesumati telefoni bianchi e scintillanti telecomandi neri, sempre puntati. Gli anni di un edonismo sfacciato e aggressivo, ma gradevolissimo. Dopo il gelo degli anni di piombo, godetevi il calduccio di questi anni di merda, ha scritto Altan in una vignetta divenuta celeberrima. Il mare di parole che aveva tempestato i settanta si trasforma in una schiumetta saponosa che sciaborda in stereofonia ormai ovunque, di niente. Una belle epoque, insomma, in fremente attesa del suo fantasma.

IL FREDDO VERO. E puntualissimo. Nel fosco marzo


del 1981, quattro anni dopo i fasti settantasettini, a quattro anni luce da quel bel marzo che il poco pi che ventenne Andrea Pazienza aveva abilmente raccontato sulle pagine di Pentothal, esce il quinto numero della rivista Frigidaire, singolare invenzione di cartodomestico capace di congelare aspetti deviati della realt (anticipazioni significative di derive a venire) e di offrirli al lettore senza mediazione, come pura e semplice constatazione dellesistente. Fa la sua apparizione dopo poche pagine, con un ingresso da consumato attore. Il primo piano di un alano in impermeabile chiaro, che emerge dal bianco e introduce il titolo, in grande: Giallo scolastico scritto, su una striscia di foglio usato e quadrettato. Nel marmo bianco della pagina, invece, due perch anticipano il tema musicale della fabula, rendono conto di quel che sta per accadere. Comincia quindi, con un atto di cattiveria pura, consumato nottetempo, luna piena, del quale si vede solo il misero esito feroce: un gatto, scuoiato e crocifisso sul muro di

una casa, mentre la voce del padrone si affanna inutilmente a richiamarlo dentro. Galileo, il nome della bestiaccia. Stacco. Lindomani mattina, esterno. Eccolo qua, il colpevole, circondato dalla platea adorante, che mostra i segni dellimpresa monologando in prima persona plurale. Ad interromperlo, silenzio, lapparizione di una figura che spicca fosca allorizzonte, linquadratura molto bassa, da terra, in modo che la mantelletta si stagli diabolica sul cielo bianco, rinchiuso fra la ruota di una vespa e il guanto di mickey mouse. Ella sfila algida e impettita di fronte ai ragazzi, c chi fa la riverenza, chi non. Un disegnaccio sul muro, lo scorcio di uninsegna e le parole di un servo ossequioso completano e definiscono una volta per tutte il quadro della situazione, e siete dentro. Sette vignette. Stacco. Zanardi Colasanti e Petrilli sono desiderati dalla preside, questula sulluscio il bidello ammaestrato. La signora ha sporto denuncia, laccusa sevizie e uccisione di propriet privata, niente meno, informa un annoiato funzionario della questura. A convalidare il tutto, per la cronaca, il ritrovamento probatorio dellagendina degli indirizzi del detto Zanardi, sul luogo del delitto. Ed qui, nella settima vignetta di tavola due, dopo un EH? che si alza ringhioso da fuori campo, che deve fare il suo vero ingresso Massimo Zanardi, detto Zanna, finalmente in primo piano. E rabbia autentica quella che deflagra nelle due vignette seguenti, che lo travolge tutto, gli tappa vene e capillari, gli fa spalancare le fauci e mostrare i canini; il naso un rasoio, puntato alla gola. E unira che incurante di qualsiasi autorit gli fa giurare, giurare, vendetta contro lo sporco e inaudito complotto, contro il furto intollerabile di un oggetto di sua personale propriet. Poi, basta. Nel quadro successivo gi ricomposto, e c tutta la ieratica freddezza di un Macbeth nello sguardo distaccato e anche un po tediato, la solennit triste di un Cyrano nel profilo adesso pendulo e molle, la forbitezza di un Fantmas nella lingua compita e grammaticale con la quale sotto il riflettore si congeda dai presenti, per il momento. Zanardi mi fai schifo, sei tronfio e borioso, sei un sadico. Vattene via , appesti., gli fa risibile eco lodiosa, livida. Ftzz!, dalla porta, luciferino, Z., la mossa del gatto che graffia, in faccia al poliziotto arreso. Stacco. Nel corridoio, i tre salgono le scale, per la prima volta a figura intera. Zanardi alto al centro, le mani infilate nelle tasche, lo sguardo avanti; Colasanti alla sua destra, appena un gradino sotto, e Petrilli attardato dietro, poggiato al corrimano. Eccoli gli eroi del vostro tempo, veneratene la trinit.

Interno, dentro al cesso. Tutti fuori!, se siete tipi da farvi sbattere fuori, che c da discutere del casino grosso, perch c pi di un casino: quello grosso che sotto la fodera dellagenda c la polvere, il casino che bisogna assolutamente recuperarla, per non finirci, questo il casino. Vedete, noi tre siamo fatti cos se non sapeste che vi tirerei dentro fareste finta di non conoscermi. Chi resta a cercarla? Donna. Sette. Asso. Petrilli, chi altro. Andate a fare nel culo. Briiniing, la campanella.

FISIOGNOMICA.

Massimo Zanardi, dunque. E soprattutto un naso. Un naso a becco1, affilato come la Z di Zanardi e massimo come il nome che la precede, appostato fra due occhi azzurri e bulbosi e una mandibola parimenti allungata e prominente, in un gioco di spigoli e di triangoli che manifestano da subito il carattere aguzzo del personaggio e la sua diabolica ascendenza. Il naso di Pentothal, studente fuorisede nella tumultuosa Bologna del 77, era un naso perfetto, pittorico, inscalfibile: fallico. Disegnato per annusare momenti febbrili, perennemente smarrito fra nuvole ora seducenti ora dispettose, comunque bizzarre: era il naso di una generazione capace di guardare aldil del proprio naso, era il totem ossuto di una trib sparpagliata e festante. Come gli anni rovinano uno dopo laltro nella caratterizzazione grafica dei personaggi di Pazienza si affaccia sempre pi spesso un profilo modellato su una curva minacciosa e affilata, allestita per larena. Andrea vive lo spaesamento di una generazione improvvisamente orfana di un senso di appartenenza comune e incapace di consolarsi con i nuovi stimoli della modernit, che pure la tentano e la traversano tutta. La forzata adesione al nuovo spirito che avanza da una parte consente allautore di esprimere a pieno lindole esuberante e festosa, la smisurata vitalit, dallaltra accumula in lui un sentimento indistinto fra frustrazione e cattiva coscienza che comincia a stratificarsi e a sedimentare. Nei primi mesi di quel 1981 Zanardi nasce dunque cattivo, naturalmente dotato di una malvagit assoluta e fuori
Quando disegno delle storielle dove non importante che i personaggi differiscano fisicamente luno dallaltro se non per qualche particolare che li distingua, perch il senso della storia e quello che mi interessa raccontare altro, allora disegno questi nasoni, questi nasi a pera che sono un modo per avvertire la gente che quella che sta per leggere una storia soft, quando invece iniziano ad apparire dei nasi a becco allora diverso (Andrea Pazienza, intervista a cura di C. Romeo, 1985)
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dal comune eppure al contempo ordinaria, riconoscibile. Questo perch Pazienza lo modella sullarchetipo di una figura che ha accompagnato la crescita di ognuno di noi, il prepotente che da piccolo ce le faceva passare nere, quello che avremmo voluto schiacciare ma anche la persona alla quale in fondo avremmo maggiormente voluto somigliare. Non Holden quindi, ma un Franti invecchiato e abbrutito, questo Zanardi. La crocifissione del gatto della preside, con cui si presenta ai lettori, un atto crudele che per rimane ancora limitato alla dimensione dello scherzo, non diverso dalle truci azioni che da sempre i bambini pi intraprendenti compiono nei cortili per dimostrare coraggio e suscitare timore o ammirazione. Una bravata, sadica e aberrante, ma una bravata. Una sfida, anche. Ed la risposta della preside a questa sfida, la sua ingiustificabile scelta di ricorrere alla montatura, proprio lei che dovrebbe invece rappresentare lordine e la legge, a scatenare lira di Zanardi, ad autorizzarlo a rispondere con adeguato volume di fuoco mostrando di cosa capace il suo infame sorriso. E una furia che si abbatte prima sul bidello, presunto autore del furto dellagendina, a cui di l a poco Z. intorta e insemina la figlia, premurandosi di renderglielo tempestivamente noto con una telefonata nel cuore della notte, e ovviamente sulla preside, per la quale escogita un meccanismo diabolico fondato sul pi turpe dei ricatti che porter addirittura alla sua esemplare uccisione da parte del primo della classe (ch non tempo di garroni 2), non premeditata da Zanardi ma, alla fin fine, accolta come buon motivo per festeggiare. E non poteva che andare cos, nel nuovo mondo aritmetico di Andrea Pazienza, dove ogni personaggio deve accollarsi le responsabilit delle azioni compiute e solo i puri riescono a scamparla. Tanta cattiveria s, ma scatenata da un atto di ingiustizia, dalla reazione a un sistema autoritario e corrotto, tant che non c neanche, la maledetta polvere,
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Franti, Garrone, Derossi, tutti personaggi del famigerato Cuore di Edmondo De Amicis, popolarissimo antesignano di ogni narrazione a sfondo scolastico dellItalia unita. Il personaggio di Franti cos descritto: E malvagio quando uno piange, egli ride Provoca tutti i pi deboli di lui, e quando fa a pugni, sinferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando pu, nega con una faccia invetriata, sempre in lite con qualcheduno Per diletto voglio aggiungere la descrizione di un altro alunno di quella terza elementare: Garoffi, quello lungo e magro, col naso a becco di civetta e gli occhi piccoli e furbi, che par che frughino per tutto. E figliuolo dun droghiere in iscuola traffica sempre Dice che appena finite le scuole metter su un negozio, un commercio nuovo, che ha inventato lui

sotto la fodera dellagendina, hey, Zanardi non il tipo che mette droga sotto la fodera di unagenda, sotto quella fodera c solamente il principio, ladamantina volont di non subire un sopruso. E una cattiveria di rivalsa, forse non giustificata ma di sicuro inevitabile, terribile come lo specchio dei tempi in cui si riflette.

UN ASSOLO. Nella storia seguente, Pacco, sempre del


1981, il nostro eroe se ne sta in beata solitudine al camping Calabella, sulla costa del Gargano, il giorno prima di ferragosto. E quasi sera e piove a dirotto, ognuno si tira su come pu. Sotto un unico ombrello, tre tipi da campeggio si affacciano alla tenda di Z., vogliono sapere se per caso gli interessa comprare, polvere ovviamente. C uno che fa un salto a San Savero va a prenderla Zanardi ci mette trenta carte, garantisce un certo Maurizio, di vicino Padova, un dentone sfigato con fare da cattolico che si diverte facendo quiz su mustelidi e marsupiali. Si informa prima Z., dove qua, chi ci va, ma nel momento in cui accetta perfettamente consapevole che il tipo di San Severo non torner, Zanardi lo sa, semplicemente lascia che il destino segua il suo corso, inesorabile se deve esserlo. Cosi . La mattina seguente, di buon ora, chiede indicazioni e parte con la sua golf nera per San Severo, sotto un sole abbagliante. Giunto a destinazione chiede del tipo, lo vede, lo aspetta, lo segue, e con una premeditazione assoluta lo colpisce alle spalle con un mattone sulla testa, in una vignetta bianca e vuota. Fine. Il giovane cuore di Z. ha fatto del vuoto che lo circonda un ordine permeabile che nutre con fuoco, odio e velocit. Guai a chi, ogni notte, non si sente signore assoluto della citt e gonfio di disprezzo per coloro che dormono, ha imparato Pazienza sulle pagine di Marinetti ed proprio lirriducibilit sciolta della giovinezza, questa pura carica ormonale in grado di travolgere tutto ci che incontra, la chiave di volta per interpretare il personaggio. Ma, anche qui: c bisogno di un motivo, di un pretesto, comunque di un la, per innescare e legittimare la reazione. In questo caso bastano trenta denari, come da consumata tradizione. Pazienza dice di aver scelto il mattone come arma contundente da mettere nelle mani di Z. in quanto elemento non tagliente, suscettibile di far molto male, ma non di uccidere e difatti c un indizio di emozione in fondo ai suoi occhi da rettile dopo lagguato, e ancora c unapparenza di umanit quando di fronte al mare nero nero tenta di stabilire un contatto telepatico con lamata Bea, ma un accenno subito

stemperato dalla inumanit con cui imperiosamente riesce poi a stabilirlo, il contatto, pura forza della volont e della natura. La sua una rabbia repressa che non aspetta che il motivo di esplodere, cattiveria che scatta per puro slancio di riscatto. La controffensiva a un mondo spietato e vizioso, che procede verso la rovina; alla crudelt educata e invisibile dello yuppismo nascente Z. oppone una cattiveria esplicita e evidente, teatrale, lunica in grado di preservare quel che rimasto della specie. E la devianza degli anni settanta che da idealista e collettiva diviene disincantata e individualista. Sul ponte sventola bandiera bianca, canta in quel 1981 Battiato ed un sentimento talmente sentito e condiviso dai pi che il disco vender in un anno qualcosa come un milione di copie. Bandiera bianca, nuovi centri di gravit da cercare e in cui serenamente permanere: Zanardi invece la ritirata di chi sale sulle montagne, lincendio per tutelare la fuga. Pazienza registra in presa diretta lo sfaldamento di un legame generazionale e la conseguente avanzata di branchi isolati, lupi solitari soprattutto, che cominciano a profilarsi allimbrunire. Ognuno diventa numero primo e indivisibile, la somma di diversi individui non d pi come risultato le moltitudini ma solo laddizione di differenti solitudini: si sta insieme per aumentare le probabilit di sopravvivenza. Le donne da compagne diventano prede, buchi in cui scaricare semi infecondi. E un panorama deserto e ghiacciato quello che si delinea allorizzonte, sembra la decadente metropoli multilivello di Ranxerox, popolata da una fauna tossicomane e violenta. La differenza tra il coatto sintetico creato nel 1977 da Stefano Tamburini, altra tragica bandiera di quegli anni, e Massimo Zanardi sta nel fatto che mentre uno illustra il futuro spaventoso che ci aspetta, laltro mostra la strada che stiamo facendo per arrivarci. Mentre uno lultimo erede credibile dei grandi mostri dellottocento, laltro veste i panni un filino pi inquietanti della normalit fisica e intellettuale, che nasconde il pugnale sotto labito da sera.

TOPI IN GABBIA. Sul fronte stilistico la narrazione


sconnessa e allucinata che aveva segnato le pagine di Pentothal e di tante storie e storielle disegnate da Pazienza, cede il posto con Zanardi alla matematica narrativa, alle ferree leggi dellintreccio, alla ritrovata economia della storia. In qualche modo al genere e al prodotto seriale, che per costituzione esigono chiarezza espositiva e popolarit del raccontare. I personaggi sono delineati alla perfezione, nei loro volti, gesti, abiti, si legge tutto di loro, una caratterizzazione fondata sul non detto e su una lettura tra le righe che risulta efficacissima; e poi certo ci sono le parole, i dialoghi, la sapienza delle pause e degli attacchi, le slogature sintattiche e semantiche, unapparente spontaneit che invece non mai n sciatta n elitaria fondata com su un plurilinguismo erede della migliore tradizione espressionista. Sono personaggi che vivono talmente di vita propria che non si pu parlare neanche pi di credibilit o verosimiglianza, semplicemente vita vera di personaggi che si muovono nel fantastico mondo a due dimensioni della carta. La storia viene ingabbiata in una struttura rigida e regolare, in cui la narrazione scorre senza soluzione di continuit e le vignette sembrano i fotogrammi che compongono la pellicola. La scoperta di un modulo in grado di contenere la dirompenza visiva e di regolare larchitettura della tavola era avvenuta nel 1980 con Giorno, un distillato di angoscie quotidiane elaborato negli stessi ambienti abitati da Pentothal dominati adesso da un senso di fallimento e di resa, in cui la violenza rimane lunico referente possibile: un preludio, in cui lautore getta lultimo disincantato sguardo su una generazione che se ne va per distoglierlo e aprirlo sulla successiva. Pazienza dice che quando era piccolo ha letto pochissimi fumetti, ricorda solo le giornate spese a divorare paperini e topolini, soprattutto i paperi disegnati dal grande Carl Barks per il quale nutrir fino alla fine unammirazione sconfinata. Al momento della creazione di Zanardi Andrea fa tesoro di quegli assolati pomeriggi di lettura passati a base di dialoghi incalzanti, plot serratissimi, favolosi colpi di scena, un disegno plastico ed elegante che rimane sempre funzionale al dettato della narrazione. Per la prima volta dispiega quindi compiutamente e su storie a largo respiro lassoluta perizia narrativa, la capacit tutta americana di comunicare con chiunque. Da Disney impara anche la particolarissima sapienza nella costruzione dei personaggi cattivi, che sono unici, diversi, esagerati, autentici psicopatici con una sola idea fissa

nella testa, il perseguimento del male e del disordine. Certo di Disney non prende il manicheismo, il finale edificante, la scontata vittoria del bene sul male e insomma la fiducia in un futuro radioso, cosicch la medesima esaltazione dellindividuo invece di risolversi nellapoteosi collettiva di Topolinia rimane confinata allo scontro ripetuto e irrisolto di divergenti impulsi personali. E qui Pazienza si rif pi ai trasgressivi cartoni animati di Tex Avery, allanarchia e alla sensualit dei suoi personaggi liberi, maleducati e ingegnosi, che non hanno regole da rispettare e morali da seguire, insofferenti come sono a qualsiasi autorit e assetto sociale. Nelle zuffe in cui continuamente si accapigliano Bugs Bunny & C. non ci sono n buoni n cattivi, ma solo vinti e vincitori, vittime e carnefici, deboli e forti.

COLAS. Con Verde Matematico (1982) torna di scena


Bologna: il liceo, la vespa, le feste, amori in corso, fumi che schienano, e insomma le dame e i califfi della citt. C da svaligiare una farmacia, in sostanza, ed quasi unopera di bene, vista lottusit e la spregevolezza del proprietario Dopo lassolo di Pacco la narrazione torna corale e nuovi personaggi si affacciano alla ribalta, manca solo Colasanti, allappello, dicono allospedale con lepatite. Non cos. Zanardi se lo vede sbucare nelle ultime vignette mentre prova addirittura a fregargli la refurtiva, chiaramente senza saperla sua. Colasanti della stessa specie di Z., lupus, anche lui, certo pi riflessivo, dove Zanna non lo affatto, certo pi ricco, anche di Petrilli, e poi bello, bellissimo, con quel profilo dritto e impostato: tutto quello che fa Pazienza glielo fa fare in virt di queste mediazioni, della sua completa possibilit di scelta. A differenza di Petrilli, nato per procedere al trotto dietro a un capobranco, un solitarius che batte un territorio indefinito, alla ricerca continua di nuove tane da abitare. Unanima bella che si emoziona leggendo di nascosto I tre moschettieri oppure il complice ignobile e violento, il marchettaro e lo stupratore: Roberto Colasanti, detto Colas, pu permettersi di essere, alternativamente, un bravo ragazzo o lultimo dei bastardi. Come evidente gi dal titolo, in questa storia Pazienza porta alla massima esasperazione lapproccio di tipo matematico alla psicologia dei suoi personaggi, per i quali, date le ipotesi che li sorreggono e li agitano, non pu che esservi una tesi che spieghi il conseguimento del loro destino finale. Una logica consequenziale che alla fine del racconto slitta dal piano stilistico e drammaturgico per issarsi addirittura

a vera e propria morale, edificante per giunta, e difatti contestata e smentita dallo stesso Zanardi, ma destinata a regolare sempre di pi il suo inesistente mondo cartaceo.

COLORS. La storia seguente la realizza per la prima volta a


colori, e la stessa narrazione, novit, concepita per affiancare ed esaltare la plasticit pittorica del disegno. La ricerca fabulatoria si riequilibra sul lato visuale e torna in primo piano lartista, gi dal prologo. Il profilo di Z. si erge come maschera teatrale in un cielo plumbeo e terroso, gravido di conseguenze. Zanardi lincendiario che corre a riscaldare/ la gelida carcassa/ di questo vecchio mondo, e difatti brucia, la citt, sotto di lui: a fuoco vivo, pentola in cui siamo noi ad essere la carne. La luce che arriva bianca fra le stecche di una persiana scioglie lincantesimo, e comincia. Lincursione notturna in un collegio femminile una di quelle azioni che qualsiasi essere umano di sesso maschile debitamente tarato ha sognato di fare almeno una volta nella vita, e allora eccola qua, scherzo sovrano da regalarsi in una stupida Notte di carnevale (1982). Degenera subito, chiaramente, fino allinvolontario incendio delledificio. Guardate: il collegio avvolto dalle fiamme, le suore che corrono, ragazze che si calano nude dalle finestre, i pompieri che non arrivano. I tre si sono dati alla fuga. Da lontano, osservano il palazzo bruciare, di spalle, tranne Petrilli, che invece voltato di tre quarti, e guarda con gli occhi spalancati gli altri due, terrorizzato. Aiutooo! Aiutooo!, grida alla finestra lultima rimasta, tette al vento. Zanardi si concede un Cristo! e forse un accenno di rimorso, subito sedato. Petrilli dice no, accidenti, questo poi no. E parte.

PETRILLI. Parte Petrilli, e ci rimane secco. Riesce a


salvarla, pure, la ragazza, ma poi soccombe arrostito al calor bianco invocando in indicibile dolore piet al buon dio, mentre Zanardi da fuori gli urla di resistere, sconvolto, da tenere a mente perch sar lultima emozione di cui ci render partecipi. E non pu che andare cos. Pazienza immola quel poco di buon senso posseduto da Petrilli sullaltare della ferocia dei tempi, regalando al perdente una morte da eroe: la sua scuola si chiamer come lui, il figlio nel grembo della ragazza si chiamer come lui E pensare che voleva abortire, lei, ma adesso s che ha capito il valore di una vita umana la morale della favola Ma pu veramente morire un personaggio dei fumetti?

Quando vengono raccolte in un libro le storie dei primi due anni di pubblicazione del personaggio, subito popolarissimo, Pazienza decide per loccasione di inserirne una nuova, La propriet transitiva delluguaglianza la chiama, che funzioni da prologo e anche da epilogo delle altre. Gi dai titoli di testa si affaccia la ricomposta trinit: sotto le diaboliche ali dellautore un Petrilli raggiante alza le dita in segno di vittoria, tornato miracolosamente alla vita a fianco degli amici ghignanti e sorridenti. Poi il racconto si trascina in una notte fredda e piovosa, consumata a base di tiv risiko ed eroina, ed una storia che va intesa cronologicamente come precedente le altre, che anzi andrebbero a costituire lincubo notturno di un Petrilli stravolto. Settantacinque pagine pi avanti il risveglio, sotto il fuoco incrociato del collegio, ancora impresso sulle retine, e di fiammiferi, questi veri, che gli altri due imbecilli gli hanno sapientemente infilato fra le dita dei piedi. Petrilli vivo, dunque. Un espediente classico, quello del sogno, utilizzato per resuscitare centinaia di eroi nel corso della storia del fumetto. Ma qui che Pazienza fa il suo capolavoro. Dopo una liceale colluttazione sedata con tanto di manette, Petrilli si congeda dalla compagnia. E ormai mattina fuori, la citt torna alla vita, lo vediamo scendere infuriato le scale di casa Colasanti, imprecare voltato verso gli amici che lo richiamano dietro, precisamente un attimo prima di essere irrimediabilmente travolto in pieno da un autobus. Non c proprio pi posto per me, le ultime parole. SBANG!, la risposta. Ricapitolando: Petrilli muore da eroe per rinascere da sfigato e nuovamente morire da sfigato, quale in fondo . E via di seguito. Non c nessuna piet, per lui. E non pu essercene, perch niente pu cambiare il suo destino: se Petrilli (A) un perdente (B) e il massimo della perdita (B) uguale alla morte (C), Petrilli non pu che morire e morire continuamente (A=C), e fanculo le stupide leggi che regolano lo sviluppo romanzesco del fumetto seriale. Qui si sta facendo altro. E matematica. Petrilli basso, ha il naso a pera, per salire le scale usa il corrimano. Facile da plagiare e raggirare, perde a carte e a dadi, sbarbe niente, soldi s, ma non basta: il problema di Sergio Petrilli, detto Pietra, di voler giocare a un gioco le cui regole presuppongono una purezza e una statura morale che lui non si sogna neanche, di essere un frustrato e un insicuro, che langue e vive di luce riflessa. Un debole, in altre parole, con minime possibilit di sopravvivenza.

DI LUPI Dopo Zanardi linesistente (1983), stralci da due


diversi diari (uno di un inedita3 sorella di Z. e laltro di unincauta ammiratrice, rapidamente castigata) che appuntiscono ulteriormente la fisionomia del personaggio, questi debutta nel 1984 sulle pagine di Corto Maltese. Nella rivista della Rizzoli Andrea si fa carico delle valenze latenti nel carattere del personaggio e gli impone unevoluzione che anche un salto di qualit: si parte ancora una volta da uno scherzo, dopo il quale per niente sar pi lo stesso. Notte. Unaquila, maestosa, plana sulla periferia azzurrina della city. Sotto si vedono villette a schiera, fabbriche inesauste e distributori di benzina, alla luce gialla dei lampioni. Sulla schiena del rapace, favolosamente addormentata e ancora in fasce, la piccola e dolce Caterina vola come la canzone sopra i tetti della citt, verso linizio del suo destino. Nella cornice rosso fuoco il titolo, Lupi, e una sentenza del poeta, inappellabile: Amore tutto ci si pu ancora tradire. Vittima del nuovo scherzo tale Ricardo, un trentenne del quale si sa poco o nulla. Nel corso della storia Pazienza non ci dice mai cosa abbia fatto per meritarselo, lo scherzo, sicch per noi rimane fino a prova contraria un innocente: si sa che un drogato e un poco di buono, questo s, ma nel sogno lo spiamo appena nato in qualche paesino del meridione (quant bll signoregges!), lo vediamo mentre il maestro gli batte il pugno sulla testa dura, piena di acqua sciacqua dice, al miserabile; il resto possiamo tranquillamente leggerglielo in faccia: la miseria, i primi giri loschi, la galera, il treno per la grande citt, e via da capo fino a questa notte bolognese del millenovecentottantaquattro, anchessa miserabile. Notte, dicevamo. Un urlo disumano lo desta dunque dal sonno e gli fa impugnare la pistola, tciak il caricatore che scatta. Zanardi!, grida, spalancando la porta che d sullatrio della casa, presago del suo destino. Silenzio. Basta un gradino poco cauto nel buio e GNAK! TUMB! RUMBLE! CRASH!, Ricardo non c pi, dilaniato da luciferine trappole per lupi accortamente sistemate sulle scale. Lo vediamo per terra squarciato e addentato in ogni dove, restituito cadavere
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La prima biografia del personaggio Pazienza la mette nero su bianco proprio nel 1983, in prima persona: Mi chiamo Massimo Zanardi, ho 21 anni, sono alto 1,81 e peso circa sessantotto chili. Mia madre vedova, e ho una sorella pi piccola di me di cinque anni. C uno zio, fratello di mia madre, che provvede a noi. E proprietario di una concessionaria Alfa Romeo, ed scapolo In precedenza lo aveva concepito come figlio unico, anzi addirittura come il figlio unico, credo giustamente.

muto e sanguinolento. Ciao Ricardo, ssibila glaciale Z., la sigaretta sulle labbra. Con le fiamme che avviluppano la vettura di Ricardo, cancellando le ultime tracce della sua miserrima esistenza, quello che si leva al cielo non solo lo spirito impaurito del malcapitato ma anche e soprattutto il nuovo voto solenne di Massimo Zanardi, che nudo si appresta alla muta. Per la prima volta nella storia del personaggio non c nessun elemento che possa attenuare o in qualche modo giustificare il corso degli eventi, la cattiveria non solo premeditata ma anche totalmente gratuita, capace di esprimersi in tutta la sua orribile truculenza fino allomicidio.

E DI TIGRI. Nella morte scenografica e straziante di


Ricardo c tutto il compiacimento sadico di fronte allo spettacolo del disordine e dellorrore, la soddisfazione di chi finalmente ammesso alla rappresentazione del Male. Come Sade, Zanardi adesso gode davanti alla distruzione, e gode nella contemplazione di quella che la devastazione pi orribile, la divina infamia, ovvero la morte dellessere umano, uno spettacolo che va ben aldil del vantaggio materiale che pure pu trarne. Lomicidio vissuto come prova iniziatica, tant che Zanardi la mattina del giorno seguente si sveglia di buonora e si trova insieme a Colas sul dojo della palestra di kendo, dove resta in meditazione senza muovere un muscolo fino a tarda sera. Petrilli, per dire, se ne va a scuola a scrivere messaggi damore, si concede il consueto appuntamento con lo shiatzu: non riesce a consegnarsi interamente al Male, a rompere il sodalizio con il mondo che lo circonda, perch uno come lui vive tutto in modo grossolano e non sa neanche cosa sia, la suprema libert della volont. Il linguaggio che parla Zanardi quello di un mondo dove si uccide senza neanche il bisogno di dire perch e di unumanit che nasce col piede nella fossa, ed scritto che al piede prima o poi segua il resto; un universo che lentamente degrada, suppliziando e distruggendo la totalit degli esseri cui ha dato vita4. La pittura dellabiezione si dispiega sulla nuova pelle del protagonista. La cattiveria da inevitabile si fa gratuita, da teatrale a teatrante. Una crudelt cieca e annichilente che diviene il punto di partenza delle nuove storie, da qui in avanti godibilissime variazioni sul tema: a qualsiasi evento Z. opporr una reazione indifferente e priva di alcuna partecipazione emotiva, istinto e negativit allo stato brado.
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Georges Bataille, La letteratura e il Male, Milano 1997, p. 112.

E un evoluzione anche grafica: come gli anni corrono via il naso di Zanna diviene sempre pi pronunciato, tagliente e puntuto, sempre pi simile al becco di un improponibile personaggio dei cartoon, sembra il rostro irriverente del Joe Galaxy di Massimo Mattioli. Da antenna catalizzante le pulsioni negative di una generazione si propone come maschera inquietante e velenosa degli anni a venire, emanazione visionaria del futuro che qui. Per aumentare la riprovazione in Cenerentola 1987 Pazienza costruisce il racconto sul punto di vista della vittima, sul cammino che questa compie verso la devastazione. Piet, compassione, amore, pace: tutte parole definitivamente bandite, che non hanno pi alcun senso. Rimangono spade fiammeggianti e vagine spalancate, la sensazione di essersi accollato una croce che sarebbe spettata, almeno in parte, ad altri. Bisognerebbe andare a rileggersi il vecchio William Blake, un autore che Paz ha amato molto e di cui ha pure illustrato alcuni dei proverbi infernali, per capire come il Male per Zanardi non rappresenti altro che il rifiuto estremo allatteggiamento servile, lespressione pi autentica delluomo in rivolta, leterno piacere che il corpo sperimenta nella ricerca dellenergia primigenia. E di verit e di purezza, lansia che si nasconde dietro la maschera turpe e grifagna di Z., la celebrazione postmoderna dello sposalizio fra Cielo e Inferno. Il Male non pi, come dentro i limiti della ragione, il principio che si oppone in modo ineluttabile allordine naturale: se vero che la morte la condizione della vita, il Male, che si connette nella sua essenza alla morte, anche, per tremenda simmetria, il nuovo fondamento dellessere.

IL GRANDE SOVVERTITORE. Come Fantmas,


Zanardi rappresenta lincursione del Male in una societ spensierata e imborghesita, veste il ruolo dellInafferrabile demolitore di ogni regola che suscita ribrezzo e al contempo ammirazione. Come in Fantmas, le sue perverse avventure capovolgono la tradizionale moralit della narrativa popolare che esige la punizione finale del malvagio e il conseguente ristabilimento della giustizia. Ma quello che accomuna di pi Zanardi con il personaggio creato allinizio del secolo dai due giornalisti francesi Souvestre e Allain e divenuto in seguito lantieroe preferito dei surrealisti (amati e studiati dal giovane Pazienza), nonch il progenitore di tutti i Diabolik, Kriminal, etc. che hanno imperversato negli anni sessanta del miracolo

economico, sono il fascino e lidentificazione psicologica che hanno subito e tuttora subiscono i lettori delle loro ignobili gesta. Questo perch aldil delle condizioni sociali ben precise in cui e per cui sono venuti alla luce, lirredimibile personaggio negativo inaugurato con F. e incarnato da Z. il solo in grado di farci percepire potenzialit, pulsioni e aspetti indistinti della nostra personalit che trovano nella descrizione compiaciuta dellirrazionale lunica irruzione possibile e consentita. Pazienza aggiorna il prototipo secondo le esigenze del nuovo millennio, creando un personaggio per il quale non esiste futuro e neanche passato, tutto galleggia in un presente feroce e inesplicabile. Lultimo secolo si chiude con lacquisizione del senso tragico di unesistenza alla quale non consentito alcun progresso reale: la verit di questo mondo la morte scrive gi negli anni trenta Cline, tutto quanto si disfa, cade e marcisce. La constatazione della decadenza e della sconfitta, confermata dopo un decennio di grandi illusioni e utopie, si riversa su di un personaggio che nella sua essenza trina, e quindi generazionale, risponde agli eventi che gli si parano davanti opponendo un naturale e assoluto disinteresse per qualsiasi valore morale comunemente accettato, attento solo allintensit fisica della sua esperienza: e allora Zanardi la vittoria del vuoto e dellincomunicabilit, licona consustanziale della rivolta senza perch, lattore inutile di azioni ignobili che si spiegano solo nel disadattamento assoluto a una realt percepita come incontrollabile ed ostile. Ma. Ma se invece parliamo di Massimo Zanardi detto Zanna, verbo e persona distinta della trinit, ogni sua azione trae luogo da una contrapposizione netta fra le norme sui cui si basa lassetto sociale e il proprio personalissimo sistema di valori, forgiato sullincudine dei tempi. Le sue sono regole che certamente derivano dallinsana assimilazione dei nuovi precetti imposti dalla modernit, il cinismo, ledonismo, lopportunismo, il culto del vincente e lelogio delleffimero, e anzi sono proprio il frutto maturato sulle estreme conseguenze a cui questindividualismo pu essere portato, denudandone la natura intimamente malvagia e assassina. Zanardi allora non pu essere un personaggio amorale, ma invece un protagonista profondamente e ostentatamente morale: nelle sue storie si respira una tale ansia per una moralit vera che non dato registrare in nessuna altra opera italiana di quegli anni. Certo non in una letteratura che a parte rarissime eccezioni ha imparato ad eliminare ogni tossina di faziosit e conflittualit, che vissuta di rendita sui miti delle

letterature passate o straniere, che si pragmaticamente omologata ad un linguaggio arcadico oppure a seconda dei casi televisivo. Z. invece l'anarchia che si oppone al perbenismo ipocrita e di maniera, lurlo rauco e il pogo liberatorio di un concerto punk, e ci vuole proprio la foga del migliore hardcore per trovare una descrizione altrettanto efficace di quel sentimento vacuo, di rabbia assoluta mista allimpotenza pi invincibile, che ha caratterizzato il disadattamento delle giovani generazioni di quegli anni5. E punk melodico quello che suona con Zanna il rocker Pazienza, dove la disperazione filtra tra ironia e divertimento, quando gratta duro lo fa senza lamenti ed elegie ma con un impeto festoso e scatenato, che chiama energia. La morale quella del Male, il canto a la Genet6 che suscita linfrazione ripetuta delle norme su cui si basa lassetto sociale, laudacia nel perseguire un destino contrario a tutte le regole. Di fronte allaberrazione che ci circonda, Zanardi oppone una resistenza strenua e nichilista, a volto scoperto, che non scaturisce mai (o comunque mai soltanto) da finalit di arricchimento personale; una cattiveria schietta e letteraria che non ha bisogno di maschere calzamaglie e altri travestimenti perch non teme ma invece si pasce dellodio dei cittadini7. Ed con questo sentimento di immoralit che va associato Zanardi, baluardo irriducibile contro una morale educatamente disgustosa.

Noi, rovesceremo lorgoglio delle vostre automobili/ Noi distruggeremo la felicit delle vostre domeniche/ perch Noi, Noi vi abbiamo condannati a morte nel vostro quieto vivere/ Voi, voi vi siete condannati a morte nel vostro quieto vivere NEGAZIONE, Noi..!, 1985. Fra gli altri, vorrei ricordare i bolognesi Raf Punk, citati in due vignette di Giorno, e per chiudere il cerchio quel progetto di gruppo musicale a formazione variabile che ha splendidamente preso il nome di Franti. 6 Lesperienza del Male un cogito principesco che rivela alla coscienza la sua singolarit di fronte allEssere. Io voglio essere un mostro, un uragano, tutto ci che umano mi estraneo, trasgredisco tutte le leggi stabilite dagli uomini, calpesto tutti i valori, niente di ci che pu definirmi o limitarmi; peraltro io esisto, sar il soffio gelido che annienter ogni vita. J. P. Sartre, Saint-Genet, comdien et marttyr, cit. in G. Bataille, op. cit.
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S, lo ammetto. E il mio vizio. Mi piace non piacere. Adoro essere odiato. Sapessi, amico mio, come si cammina meglio sotto il fuoco eccitante degli sguardi ostili! Che macchie piacevoli ti lasciano addosso il fiele degli invidiosi e la bava dei vigliacchi! La molle aura di amicizia di cui gli altri si circondano, invece, somiglia a quei vaghi paesaggi italiani, indefiniti, nella cui cornice ci si annienta. Certo, ci si sta comodi ma ci si lascia andare. Per me diverso: lodio mi tiene vivo. Ogni nuovo nemico un raggio. Lodio una gogna, ma anche unaureola . E. Rostand, Cirano di Bergerac, Roma 1993.

DA QUI ALLETERNIT. Quello che riuscito sempre


prodigiosamente bene ad Andrea Pazienza la capacit molto naturale e spontanea di creare dei personaggi che, dallalto della loro originale umanit, pure riuscissero a contrarre gli aspetti pi significativi del contesto in cui sono stati generati. Personaggi tipici, che vivono i problemi del loro tempo come propri problemi individuali, ai quali oppongono una vitalit sfrenata o la pi buia e arida indolenza. Tipi in cui il lettore pu facilmente riconoscersi proprio per la loro inscindibilit dalle congiunture storiche, sociali e culturali in cui sono nati e di cui quindi divengono modello. Con Z. Pazienza si spinto in un altro territorio, allinizio istintivamente, poi con progressiva e studiata lungimiranza, esasperando via via tutte le valenze e le funzioni simboliche riflesse nella fisionomia del personaggio. Lo ha fatto procedendo tramite un lavoro scrupoloso di sottrazione, scavando e scolpendo finch dal legno emerso il burattino durissimo, un pinocchio sballato a cui non regalata lapparizione provvidente di nessuna fata turchina. La caratterizzazione del personaggio, chiara e definita, rimanda tuttavia a categorie inconsce indefinite e indefinibili, esprime finalit contorte che nascono da un disordine emotivo e intellettuale, catalizza dentro s turbe, impulsi e tendenze di pi di una generazione. Attraverso la terribile immagine di Z. lautore ci ha trasmesso lultimo messaggio di una religione in naufragio, un s.o.s. che dichiara labominio e si fa monito delle drammatiche derive a venire. A differenza di Pentothal, lo ha fatto con un lingua semplice e diretta, in grado di comunicare con tutti. A differenza di Pentothal, che invecchia e che muore, il mondo di Z. regolato da meccaniche ferree e irresistibili che cristallizzano il personaggio nelle sue caratteristiche eterne e irreversibili. Zanardi incarna allora la nuova legge della modernit e ne diventa anzi il pi tragico emblema. Le sue gesta si riconducono ad una liturgia narrativa che si rinnova di volta in volta per rimanere in definitiva sempre la stessa: mille personaggi con mille vite e un solo destino, un destino che si chiama Andrea Pazienza. Diventa un archetipo inconsumabile, che rompe i rapporti temporali abituali (rimarr sempre un liceale allultimo anno) e che trova nella possibilit di una rinascita continua e incondizionata il modo per sconfiggere la sua stessa eliminazione (vivr quindi un eterno presente, e difatti tragicamente vivo e attualissimo: in greco antico la lettera Z vuol proprio dire vivo).

Le ultime storie lo vedono combattere sul fronte russo del 1942, trucidare cavalieri medievali al cospetto di castelli inespugnabili, come in tante parodie disneiane. A me piace pensare che lo scontro finale avvenga sulla terra del Golgota, sotto cieli violacei e corruschi, e siano un sorriso e poi un bacio a seppellire lultimo incauto. Un mito. Oscar Glioti

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