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dice che durante il colpo di stato ad Haiti, guidato dagli USA dopo la destituzione nel 2004
del presidente democraticamente eletto Jean Bertrand Aristide, 8.000 persone sono state
uccise e 35.000 donne e ragazze violentate. Tra i responsabili di queste azioni compaiono
la polizia haitiana, bande, e “peacekeeper” ONU.
Nel Burundi, dove l'ONU è presente con 5.188 caschi blu, diversi soldati sono stati
coinvolti in crimini legati alla prostituzione. Secondo Charles Mukasi, da sempre contrario
all'arrivo del convoglio ONU in Burundi, «il fatto più grave non è tanto che questi soldati
siano implicati in scandali sessuali, ma che siano venuti qui per proteggere la popolazione
dal genocidio e da altri crimini contro l'umanità». Dal 2004 ad oggi, l'ONU ha messo sotto
inchiesta ben 319 “operatori di pace” delle Nazioni Unite, accusati di abusi sessuali verso
le popolazioni che avrebbero dovuto proteggere: nel complesso, sono stati presi
provvedimenti disciplinari (tra cui licenziamenti e rimpatri forzati) contro 179 soldati,
poliziotti e civili.
Un rapporto ONU dedicato alla violenza contro le donne, stima che durante il genocidio
del Ruanda del 1994 siano state violentate tra le 250.000 e le
500.000 donne, mentre in Bosnia tra le 20.000 e le 50.000. Per le
milizie è un modo di umiliare il nemico, impedire che si riproduca -
nel caso le donne vengano anche ammazzate - o (in Africa)
diffondere il virus dell'AIDS. “Le violenze sessuali sono sempre
meno una conseguenza della guerra e sempre più un'arma
utilizzata a fini di terrore politico, di sradicamento di un gruppo, di
un disegno di genocidio e di una volontà di epurazione etnica”
(dall'introduzione a “Stupri di Guerra” di Karima Guenivet).
STUPRI DI MASSA
«Come altri soldati di altri eserciti, anche gli americani si sono resi responsabili di stupri
durante la Seconda Guerra Mondiale. Le donne inglesi e francesi erano alleate, quelle
tedesche nemiche, ma tutte sono rimaste vittime, a migliaia, di quella esasperata violenza
sessuale che è lo stupro».
D'altronde, era stato proprio questo l'incentivo che aveva convinto i marocchini a
combattere per i francesi, andando all'assalto delle posizioni nemiche alla testa dei reparti
alleati. Così, per due giorni e due notti, razziarono, violentarono, uccisero. Stuprarono
donne e bambine, dagli otto agli ottant’anni, obbligando padri e mariti ad assistervi. Le
violenze sessuali dei marocchini erano una specie di “promozione” che li elevava al rango
di “dominatori”, di padroni assoluti della vita degli sconfitti, privati della loro dignità più
intima, una testimonianza elementare di “possesso” che li ripagava dalla condizione di
paria colonizzati dai bianchi. I francesi lasciavano fare dicendo che era impossibile
governare i marocchini. Si finì per chiamare “marocchini” tutti i soldati africani che
stupravano le donne e quel marchio d'infamia restò loro appiccato per sempre.
Nelle piazze dei paesi ciociari, ad Ausonia e Esperia, sorgono le lapidi che ricordano le
vittime della violenza selvaggia dei “marocchi”, come li chiamano da quelle parti. Ma
nessuno ama parlarne. I testimoni, e insieme le vittime di quella tragedia, sono morti da
tempo. Da quelle violenze non nacquero figli. I marocchini erano affetti da gravi malattie
veneree che trasmisero alle donne e alle bambine violentate. Malattie che provocarono
interruzioni e aborti spontanei nella maggioranza dei casi. Solo pochi bambini meticci
sopravvissero e le madri li allevarono amorevolmente rinunciando a sposarsi. Ma
parecchie donne, specie le più giovani, non ressero alla vergogna e abbandonarono il
paese per trasferirsi in città dove sarebbe stato più facile dimenticare e farsi dimenticare.
Taken by Force: Rape and American GIs in Europe During World War II
L'occupazione della città cinese di Nanchino, il 13 dicembre 1937, uno dei momenti
culminanti dell'invasione del territorio cinese da parte del Giappone, fu il momento più
tragico e violento del comportamento criminale giapponese. Le vittime furono da 260.000
a 350.000 (secondo altri calcoli, i morti furono circa 350.000 e le donne violentate tra
20.000 e 80.000). Tutte uccise brutalmente, con una crudeltà ed una ferocia inaudite:
decapitate dalle spade degli ufficiali giapponesi, sepolte vive, bruciate, bastonate, date in
pasto ai cani, con un sadismo degno dei peggiori assassini. Vi
furono, per esempio, gare tra ufficiali giapponesi a chi riusciva a
decapitare con la propria spada più persone nel minor tempo (e di
queste gare venivano anche pubblicate notizie e foto sui giornali
giapponesi dell'epoca); molti soldati spedirono alle proprie fidanzate
i teschi delle vittime, altri fotografavano le stragi o gli stupri per
averne un ricordo.
Lo stupro di Nanchino
STUPRO ETNICO
Con lo stupro etnico, la violenza sessuale è stata impiegata come mezzo deliberato al
servizio di interessi strategici. Ad esempio, durante la guerra del Kosovo, sono state
violentate in Bosnia Erzegovina - e di conseguenza oltre un migliaio sono rimaste incinte -
20mila donne, in maggioranza musulmane. Numerosi stupri sono stati compiuti con la
deliberata intenzione di ingravidare le donne e tenerle prigioniere fino al parto “come forma
ulteriore di umiliazione”.
STUPRI UMANITARI
Questi dettagli vengono dalla testimonianza giurata del soldato James P. Barker, uno degli
accusati assieme al sergente Paul Cortez, al soldato scelto Jesse Spielman, ed al soldato
scelto Bryan Howard; un quinto, il sergente Anthony Yribe, è accusato di non aver riportato
l'accaduto, ma non di avervi partecipato. Barker, che è sotto processo, potrebbe evitare la
pena di morte grazie all'ammissione di colpevolezza. 100 donne soldato americane hanno
dichiarato di essere state stuprate dai loro colleghi mentre prestavano servizio in Iraq.
L'ex-capitano di aviazione Reverendo Dorothy Mackey, stuprata all'interno dell'esercito
americano, è in contatto con molte donne sopravvissute a tale violenza. Mackey ha
spiegato come lo stupro delle donne da parte di soldati viene trattato come una
componente della paga dei soldati.
Che lo stupro sia una pratica diffusa tra i soldati degli eserciti in
guerra non è una novità. È ancor più grave che lo sia anche tra le
forze armate in missione di pace, che in teoria dovrebbero tutelare i
diritti umani. Secondo un rapporto ONU del 1999, a commettere
violenze sessuali sono anche funzionari civili inviati dalla stessa
ONU in zone di guerra. La relatrice del rapporto, Radhika
Coomaraswamy, ha riferito di abusi sessuali di “brutalità
inimmaginabile”, illustrando una mappa delle violenze che spazia
dai Balcani all'Africa Australe, dal Sud Est Asiatico all'America
latina. Tra gli episodi documentati ce n'è uno che riguarda il Kosovo
e risale al 1999 (ci sono anche i fatti addebitati ai militari italiani in
missione in Somalia negli anni tra il 1992 e il 1995).
Sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti, le donne spesso definiscono il processo di chi le
ha attaccate “un secondo stupro”, perché è lo stato mentale e la storia sessuale della
donna a essere esaminata pubblicamente per distruggere la sua credibilità e mandare
libero lo stupratore. In altri paesi, l'ostilità nei confronti della vittima può essere ancora più
estrema: le donne che sopravvivono allo stupro possono non essere più maritabili,
ostracizzate e perfino uccise.
Le bambine di appena nove anni che erano state stuprate sotto Saddam Hussein si
vedevano rifiutare le cure ospedaliere, e questa pratica continua sotto l'occupazione. Un
avvocato iracheno ha detto che la sua cliente, un'ex-prigioniera di Abu Ghraib, “svenne
prima di fornire maggiori dettagli dello stupro e delle coltellate subite da parte dei soldati
americani”. Cinque ex-detenute hanno dichiarato al loro avvocato che sono state
picchiate, ma non hanno detto di essere state stuprate: “Non ve lo possiamo dire.
Abbiamo famiglia. Non possiamo parlare di quello che è successo” (Los Angeles Times,
12 Maggio 2004).
Che lo stupro e la tortura sessuale vengano usati come pornografia non è cosa nuova.
Women Against Rape (WAR) ha dichiarato che in Gran Bretagna, in tempi “normali”, foto e
dichiarazioni di testimoni dove la vittima descrive il suo stupro vengono spesso fatte
circolare per il loro valore pornografico nelle prigioni da uomini condannati per stupro oltre
che tra la polizia. Il Ministro della Difesa Geoff Hoon, commentando le fotografie sulle
torture da parte di truppe americane e britanniche, ha dichiarato: “Non vedo nessuna
prova di tortura sistematica durante gli interrogatori” (Guardian, 7 maggio). Donald
Rumsfeld ha dichiarato pubblicamente che le foto e i video che ritraggono le atrocità
peggiori devono ancora essere rese pubbliche; vi sono voci che contengano scene di
stupri di donne e bambini.
I primi casi di abusi sessuali dei caschi blu in Congo vennero alla luce due anni fa.
Dopodiché, le missioni di pace nel mondo sono finite nell'occhio del ciclone: ben 259
accuse di stupro sono state presentate contro il personale delle Nazioni Unite di mezzo
mondo (Kosovo, Liberia, Sierra Leone, Guinea, Congo, Burundi). La Monuc, la missione
ONU in Congo, In un paese martoriato dalla guerra civile, è quella dove i caschi blu hanno
dato il peggio, secondo le testimonianze delle presunte vittime. Si va dal “semplice”
favoreggiamento della prostituzione, fino alla pedofilia (sembra fosse piuttosto diffusa la
pratica di costringere bambini affamati ad avere rapporti sessuali con i caschi blu, in
cambio di razioni alimentari supplementari). Pratiche aberranti, aggravate anche dal fatto
che vengono compiute su popolazioni già provate da anni di guerre e violenze.
Eppure, negli anni passati, i caschi blu sono stati più volte “graziati” per la scarsa volontà
politica dei loro stati di risolvere il problema (due anni fa fece scalpore la decisione del
Marocco di processare sei peacekeepers, impiegati in Congo, per crimini sessuali).
Secondo Amnesty International, che ha fatto una valutazione approssimativa, un minimo di
“decine di migliaia di donne e ragazze sono state sistematicamente stuprate e torturate” in
Congo fin dall'inizio del conflitto nel 1998. La SFVS (Synergy for Women Victims of Sexual
Violence) che fornisce sostegno alle vittime di stupro al GESOM (Groupe d'Entraide et de
Solidarité Médicale) a Goma, dice che si è assistito a un aumento drammatico di queste
aggressioni. Secondo Justine Masika, che lavora nel centro di Goma, nei primi tre mesi
del 2006, a North Kivu sono stati riportati circa 750 casi, una cifra sei volte più alta della
media.
L'organizzazione per i diritti umani Medica Mondiale e la Lobby Europea delle Donne
chiedono protezione, supporto professionale e giustizia per le vittime e punizioni severe
per i colpevoli. I responsabili devono essere finalmente consegnati alla giustizia e
rispondere di fronte ai tribunali nazionali e internazionali. Inoltre, dovrebbe essere
finalmente introdotto un codice di condotta e un addestramento preparatorio che punti
all’aumento dell’attenzione sulla violenza di genere. “Nonostante la politica Nato di
tolleranza zero sulla violenza sessuale e lo stupro da parte di soldati e operatori di pace,
sappiamo che queste regole non sono ancora state tradotte in pratica di addestramento
militare”, ha detto la dottoressa Monika Hauser, direttore esecutivo di Medica Mondiale.
lo stupro umanitario
The war crime of rape in Darfur 06 novembre 2004
Report: Unreleased Abu Ghraib Abuse Photos 'Show Rape' 28 maggio 2009
SOMALIA AFFAIR
E i colpevoli che fine hanno fatto? Nel febbraio del 2001, la Corte d’Appello di Firenze ha
dichiarato prescritto il reato di abuso d’autorità contestato, nella fattispecie, al solo
maresciallo della Folgore Valerio Ercole.
Salvo l' onore della Folgore Nessuno stupro in Somalia 14 aprile 2001
RAPPORTO ONU
Medica Mondiale
Caschi blu e staff civile dell'ONU in Sudan sono accusati di aver stuprato e molestato
bambini, di soli 12 anni, nel sud del paese.
Il quotidiano inglese Daily Telegraph scrive che gli abusi sono cominciati due anni fa
quando si è installata nel sud del paese la missione UNMIS per contribuire alla
ricostruzione dopo anni di guerra civile. Il personale ONU sul posto comprende 10mila
persone di 70 paesi e le accuse riguardano sia caschi blu che elementi della polizia
militare e dello staff civile.
Il quotidiano afferma di aver avuto visione della bozza di un rapporto interno dell'ONU che
nel luglio 2005 denunciava come i mezzi dei caschi blu stazionino spesso di fronte ai bar
ed ai ristoranti di Juba dove spesso si vedono ragazzine, anche di 12 anni, salire a bordo.
“Prove suggeriscono che personale dell'UNMIS può essere stato coinvolto in abusi
sessuali”, conclude il rapporto.
L'inchiesta del quotidiano coincide con l'inizio del mandato del nuovo segretario generale
dell'ONU, il sudcoreano Ban Ki-moon, che dovrà far fede all'annunciato atteggiamento di
rigore nei confronti dei propri dipendenti responsabili di abusi (fino ad oggi rimasti impuniti,
ndr).
A quasi vent'anni da “Casualties of War”, Brian De Palma è tornato tra le trincee di una
guerra di occupazione. Ma se il Vietnam di “Vittime di Guerra” era uno scenario ricostruito
a posteriori di una guerra già conclusasi, “Redacted” è immerso nel vivo dell'attuale
conflitto iracheno, nel tentativo di provocare un corto-circuito mimetico tra finzione e realtà.
Il titolo del film - che sta per rieditato, depurato, manipolato - allude sia alla manipolazione
delle immagini operata dai mass-media per nascondere la verità, sia all'intento di utilizzare
la finzione cinematografica per rendere partecipe un pubblico più vasto di quello dei soli
frequentatori della rete internet dei crimini di guerra che avvengono quotidianamente in
Iraq.
«Nella mia ricerca - ha affermato il regista, presente alla mostra del cinema di Venezia -
ho utilizzato i video di Youtube, i blog e i post dei soldati americani. La messa in scena del
film rispetta l’estetica di queste fonti. Se andate su internet scoprirete un mondo nascosto,
eppure vero, non censurato dal sistema informativo [...] Spero che le immagini che mostro
nel film facciano arrabbiare il pubblico americano e portino i politici a cambiare idea sulla
guerra in Iraq. Le foto e le immagini possono fermare la guerra - ha continuato - ma i
media, nella loro azione di ripulitura, impediscono che le si mostri per quello che sono,
orrende e devastanti».
STUPRI DI GUERRA 5
ABUSO
RAPPORTO PEDOFILIA
PORNO IMPERO
PORNOCULTURA
RIVOLUZIONE SESSUALE