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Fotostory, gli scatti che raccontano 15 anni a Milano

Giancarlo De Bellis aveva ufficio, archivio e camera oscura in un gabbiotto nel cortile dellUnit quando il quotidiano fondato da Antonio Gramsci aveva la propria sede milanese in viale Fulvio Testi 75. Dopo le prime esperienze in Publifoto, De Bellis era diventato locchio del quotidiano del Partito comunista italiano e il suo obiettivo rimasto puntato sulle strade di Milano, su quanto vi avveniva giorno dopo giorno a partire dai primi anni Sessanta, fino a quando, nel gennaio scorso, se ne andato a 72 anni. Il suo archivio era stato da tempo affidato allAgenzia Fotogramma (che compie trentanni) e oggi Domenico, Mimmo, Carulli che la dirige ha deciso di renderne disponibile una ricca selezione di immagini anche al pubblico dei non addetti ai lavori. Dopo la sua morte, avevamo pensato di dedicargli una mostra. Di scatti importanti nellarchivio De Bellis ce ne sono molti e, infatti, una sua foto finir a comporre il mosaico di immagini che sar installato allingresso del Museo della memoria. Ma come avremmo potuto concentrare in un centinaio di fotogrammi la storia complicata di quegli anni e del suo lavoro, altrettanto complicato? Abbiamo deciso di complicarci un po la vita, accelerare la digitalizzazione dellarchivio, selezionare i servizi e le immagini pi significative, renderle riconoscibili con didascalie essenziali e pubblicare tutto su Internet, come fosse una mostra fotografica permanente a disposizione di tutti e che ognuno pu arricchire con i propri commenti, attraverso i social media. Da oggi sul sito http://archivio.agenziafotogramma.it/home ci sono una cinquantina di scatti per ogni anno, dal 1965 al 1980, a loro volta riorganizzati per temi. Sono, naturalmente, la cronaca politica e sociale, gli scontri di piazza, le manifestazioni, i processi , i temi al centro del lavoro di De Bellis, con frequenti incursioni nella nera pi nera e sanguinosa. E i personaggi, noti e meno noti, delle cronache di quegli anni. Ma le vere sorprese arrivano quando si scopre che il suo obiettivo si anche puntato sulla domenica dei milanesi allIdroscalo, sui vecchi barconi in Darsena, sui giochi dei bambini. Fino allinquadratura surreale del corteo di elefanti lungo corso di Porta Ticinese per la Befana del 77. Sono foto sporche, perch nel suo lavoro non aveva il tempo per scegliere la migliore inquadratura, la luce giusta, la posa che avrebbe fatto di quello scatto un racconto autonomo da quello che nella colonna a fianco avrebbe scritto con la stessa fretta un cronista. Eppure, naturalmente, ve ne sono, cercate col lentino sui fogli dei provini a contatto; ed altre ancora lo sono diventate come testimonianze storiche di un giorno o di unintera stagione.

Cos le gallerie, in rigoroso bianco e nero come era allora il colore della cronaca, che da oggi potranno anche scorrere sui video dei computer o dei tablet racconteranno anche i fotografi di quotidiano, gente che deve essere sempre nel posto giusto e nel momento giusto. E che, a colpo docchio, deve saper raccontare una storia intera. E scattare. De Bellis era uno di loro. (la Repubblica Milano, 12 novembre 2013)

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