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I partiti nelle democrazie contemporanee (Massariscienza politica)

INTRODUZIONE
La scienza politica contemporanea nasce prevalentemente con lo studio dei partiti politici, considerati elemento di maggiore novit e caratterizzazione dei regimi democratici. La stessa democrazia nasce si sviluppa con i partiti politici, tanto da far affermare che la democrazia moderna impensabile salvo che in termini di partiti politici (Schattschneider) e che i partiti sono inevitabili (Bryce). La democrazia moderna , dunque, soprattutto una democrazia di partiti, i quali esplicano la funzione di collegamento tra governanti e governati. Nei regimi politici di massa la democrazia richiede partiti istituzionalizzati (Lipset), ossia la stabilit delle democrazie dipende dalla stabilit del sistema partitico. Da questo punto di vista lecito affermare che la buona salute delle democrazie dipende dalla buona salute dei partiti e che uno stato di malessere di questi ultimi abbia conseguenze sistemiche proprio su di essa. In misura pi o meno diversa, ma con un trend univoco, i partiti politici stanno perdendo il sostegno e il coinvolgimento di larghi strati di cittadini, non godono di buona reputazione; anche se il pregiudizio antipartitico sempre esistito e viene da lontano, oggi alimentato frequentemente anche dalle deficienze e dai cattivi comportamenti della classe politica. Quando i partiti godono di buona salute? Quali sono i criteri con cui esprimere questa valutazione? Una linea teorica e interpretativa assai accreditata nella scienza politica fa dipendere la stabilit dei sistemi partitici dalla stabilit dei cleavages sociali (fratture sociali) che li avrebbero generati; ma ci significa perdere in partenza la possibilit di immaginare un funzionamento e una struttura dei partiti autonomi da essi. Il party-cleavage aveva una determinata struttura organizzativa ed esercitava funzioni oramai superate dalle trasformazioni demografiche, socio-economiche, culturali e tecnologiche. I cleavages possono anche declinare, ma ci non implica necessariamente linevitabile declino dei partiti. La strutturazione dei partiti non dipende necessariamente dallistituzionalizzazione dei cleavages dellEuropa occidentale; pu dipendere anche dalla qualit delle istituzioni democratiche, delle loro regole elettorali e politiche e della loro cultura politica plasmata da tali regole. Non un caso che in quei paesi di pi antico o pi riuscito consolidamento liberaldemocratico (USA; Regno Unito, Germania) i sistemi di partito continuino ad essere stabili e a sorreggere un funzionamento della democrazia relativamente soddisfacente. N le trasformazioni organizzative interne (calo degli iscritti e dei militanti, deburocratizzazione, alleggerimento delle strutture organizzative, affermazione degli eletti e dei leader, ecc) possono essere assunte a paradigma di una crisi del partito nellet presente.

1. IL PARTITO POLITICO E LE INTERPRETAZIONI


Le difficolt del concetto Nonostante i partiti siano presente in qualsiasi tipo di regime politico contemporaneo il loro significato concettuale continua a restare sfuggente, riduttivo, largamente controverso. Varie immagini dei partiti si sono susseguite nella storia del pensiero politico: fazione, male necessario, insieme di principi, organizzazione oligarchica, espressione di una classe o di un cleavage, istituzione indispensabile al funzionamento della democrazia, ecc Vari giudizi sul loro stato di salute si sono avvicendati: declino e fine dei partiti, completa statalizzazione dei partiti (modello del cartel-party), ecc Sembra mancare un criterio comune e condiviso da usare come termine di riferimento per stabilire che cosa sia un partito e quale sia la sua importanza nelle condizioni delle democrazie odierne. Le varie tradizioni di studio e i vari approcci hanno suggerito, di volta in volta, risposte apparentemente contraddittorie e lontane luna dallaltra: 1. partito come organizzazione dotata di vita autonoma; 2. partito come risultato del gioco dellinterazione tra vari individui alla ricerca della massimizzazione del potere; 3. partito come identit collettiva; 4. partito come gruppo di persone unito da principi condivisi che perseguono un interesse generale; 5. partito come organizzazione che conta non per quello che , ma per quello che fa; 6. partito come creazione dei politici e della loro ambizione. La realt dei partiti politici si configura tanto ricca e variegata da rendere estremamente difficile qualsiasi definizione sintetica. A volte poi il termine partito indica fenomeni completamente diversi. Quindi le uniche definizioni possibili sono quelle minime, rivolte ad individuare quelle pochissime propriet comuni a tutti i partiti e senza le quali un partito non si pu dire tale; ma queste servono di pi a separare ci che non un partito. Date queste difficolt e limiti, le definizioni sembrerebbero non essere nemmeno utili.

I principali approcci teorici Lassunzione comune di una teoria generale dei partiti politici nelle democrazie stata impedita anche dalla specializzazione/parcellizzazione degli studi; il partito stato disarticolato nelle sue parti costitutive: il partito nellelettorato, il partito nelle istituzioni, il partito come organizzazione. Gli studi si sono indirizzati prevalentemente verso luna o laltra di queste dimensioni = piecement approach, perdendo la visione dinsieme. A questo hanno contribuito anche le diverse tradizioni o approcci di studio sui partiti:

lapproccio organizzativo privilegia lorganizzazione, non tenendo conto delle funzioni che i partiti assolvono in una democrazia e soprattutto non considerando che lorganizzazione non una variabile indipendente, ma il punto dincontro in continua tensione tra dinamiche interne ed esterne, che la vincolano, la sfidano, la costringono al cambiamento e alladattamento. Lapproccio funzionalista ipostatizza le funzioni, rendendole universal-generiche: le funzioni sono ritenute universali e comuni, quale che sia il sistema politico; a variare sono le strutture. Lapproccio della scelta razionale si fonda sullanalogia tra mercato economico e mercato politico e focalizza quasi esclusivamente sul sistema partitico americano. I partiti sono team politici tesi alla conquista di cariche pubbliche governative attraverso la competizione elettorale, quindi vengono ridotti ai loro candidati e i fini del partito a quelli di questi ultimi; rappresentano un unico attore unitario, malgrado sappiamo che ci vale solo per lappuntamento elettorale, in cui il partito si presenta con un unico simbolo ed un unico programma, e non per la sua vita complessiva. La dimensione organizzativa viene completamente ignorata.

Laccento cade sulla dimensione prescelta alla base dellapproccio. Un famoso dilemma : i partiti si definiscono per ci che sono o per ci che fanno? Questo rilava la grande ambiguit tra partito come organizzazione (ci che ) e partito che assolve determinate funzioni (ci che fa). Il fatto che le funzioni non possono essere da ci che il partito come struttura/realt effettiva; cos come il partito, come insieme di organizzazione e di funzioni, non pu essere considerato separatamente rispetto a ci per cui le sue funzioni sono ritenute necessarie/utili: il partito tanto ununit autonoma, quanto una parte di un sistema o di un ambiente con cui interagisce e senza cui non potrebbe essere concepito. Il partito ha una doppia natura: tanto un gruppo sociale in s, che sviluppa una logica di comportamento definibile in termini di identit o di partito rivolto al suo interno (inward oriented); quanto un attore, parte di un sistema, che deve agire sviluppando una logica di comportamento vincolata alla competizione, al successo delle sue funzioni esterne, a cominciare da quelle elettorali, e dellacquisizione delle cariche di governo (outward oriented). Una teoria esauriente dei partiti deve tenere conto di questa fondamentale dualit.

Il problema delle origini e la sua importanza per il presente Come origine e come concetto il partito politico quasi universalmente riconosciuto essere un fenomeno tipicamente moderno; ma non si daccordo sulla collocazione esatta della sua origine, per una questione non solo cronologica o storiografica. Infatti, collocare la sua origine in una determinata fase, piuttosto che in unaltra, significa offrire una spiegazione del fenomeno partitico da assumere poi come idea normativa o come modello, descrittivo e prescrittivo, del partito stesso. Duverger collocava lessenza moderna del partito nella societ; ne consegue che il partito non altro che una variabile in qualche modo dipendente dai vari cleavages, siano essi culturali-religiosi o sociali. La forma organizzativa del partito di massa viene identificata con il partito moderno toutcourt. Assumere il partito di massa come il vero partito porta alla conseguenza di non capire cosa fossero i partiti prima del suo avvento e soprattutto non capire, o non condividere, quelli che vengono dopo. I partiti precedenti, dei notabili, sono sostanzialmente sottovalutati; mentre i successivi sono incompresi: perdono i legami con la societ, ma si rafforzano nelle istituzioni. Quindi il modello del partito di massa non pu essere considerato onnicomprensivo ed esaustivo

della variet dei tipi di partito sempre esistenti; difatti sono sempre esistiti partiti politici contemporanei al partito di massa e non riducibili ad esso. Il modello del partito di massa europeocontinentale fondato sui cleavages sociali e/o religiosi presenta molte e significative eccezioni per essere considerato universalmente e normativamente valido: i partiti inglesi che anche nellet del suffragio universali si sono sempre qualificati come parlamentari, i partiti americani, lassenza negli USA di un PS, la persistenza anche nellEuropa continentale di partiti non di massa che pur contano. Mentre si pu rintracciare una teoria o uno sforzo verso una teoria del partito di massa, difficilmente si ritrova una teoria generale del partito tout court. Per comprendere i partiti nel loro intero arco storico, come nella loro ampiezza geografica occidentale, bisogna rinunciare al paradigma europeo-continentale del partito di massa, o per lo meno integrarlo. Sembra ancora utile ripercorrere la costruzione storica del concetto di partito, individuandone nella genesi lessenza stessa della sua natura.

Dalla fazione al partito Lorigine del partito politico da ritrovare nella costruzione stessa della politica/democrazia moderna, caratterizzata da: laffermazione del pluralismo politico come accettazione della necessit o utilit delle parti-partito, accettazione del dissenso e dellopposizione, laicizzazione della politica, affermazione del principio e dellistituto della rappresentanza politica come organo collettivo in cui si esprime e si esercita la sovranit popolare o la volont degli individui che costituiscono il popolo, legittimazione elettorale delle cariche rappresentative e di governo esercitata da elettorati via via pi ampi fino a coincidere nella democrazia piena, strutturazione del potere politico istituzionale in legislativo ed esecutivo. Queste caratteristiche delimitano e definiscono, storicamente e concettualmente, il fenomeno partitico come fenomeno esclusivamente moderno. Nellintera storia troviamo il termine partito, inteso come un gruppo attorno ad un capo che lotta per il potere; lassuefazione alluniversalit della presenza dei partiti ha fatto smarrire lesistenza di due significati distinti: il termine partito, come parte, se lo si usa genericamente con riferimento a un gruppo di individui che lotta per il potere significa fazione, o setta, che minaccia la comunit politica, o comunque in lotta, quasi sempre violenta ed armata, al di fuori di un contesto strutturato che regoli il conflitto politico; se invece lo si usa con riferimento a contesti strutturati propri della societ moderna, quali parlamenti, governi, elettorati () significa una parte funzionale alla comunit, accettata da questa, magari come male minore o come necessit, come sua componente interna. Il concetto moderno di partito ha inizio quando esso si separa da quello di fazione, non solo concettualmente, ma anche e soprattutto dal punto di vista pratico, istituzionale. In pratica questa separazione si ha allinterno del parlamento inglese nel 18 secolo con la divisione al suo interno tra un partito (di parlamentari) di sostegno allesecutivo e un partito di opposizione, fra Tory e Wigh; il primo passo sulla via del partito moderno fu appunto il riconoscimento del diritto allesistenza dellopposizione parlamentare. LInghilterra il paese che anticipa culturalmente e politicamente laffermazione del pluralismo/liberismo e, di conseguenza, del partito come espressione di questultimo. La distinzione tra parte/fazione e parte/partito moderno espressa molto efficacemente dalla famosa definizione di Burke: un partito un insieme di uomini uniti per promuovere grazie ai loro sforzi comuni linteresse nazionale sulla base di un qualche principio particolare sul quale essi sono

daccordo. Il partito portatore di un interesse nazionale; linsieme di uomini si riunisce in parlamento, cio in unistituzione rappresentativa che ha acquistato la propria legittimit autonoma e che regola pacificamente il conflitto politico, accettando nella sua vita interna il diritto al dissenso e ad unopposizione programmatica e permanente.

Il partito e la rappresentanza politica Il partito nasce e si sviluppa dallincontro tra istituzioni rappresentative e societ individualistica, o per lo meno societ liberata dai vincoli feudali e premodermi, di cui costituisce una struttura di collegamento, o anche dallincontro tra le istituzioni politiche del liberalismo (rappresentanza politica -> democrazia indiretta) e le istituzioni e i principi della democrazia (sovranit popolare -> suffragio elettorale universale, partecipazione diretta, eguaglianza politica e sociale, ). Mentre il legame con la democrazia abbastanza riconosciuto ed ovvio, il rapporto col liberalismo/istituzioni rappresentative pi problematico. La definizione del partito di massa come la societ che si fa Stato paradigmatica di questa visione, parziale, perch limitata al solo caso italiano (e in parte alla Germania), dove i partiti di massa, dopo il crollo dei regimi fascisti, ricostruirono la democrazia, e anche perch lidea di partito implicita ed esplicita era quella di un partito totalizzante nella sua pretesa di riassumere in s stesso tutta la democrazia. Dimenticare la rappresentanza politica e il contesto culturale entro cui essa sorge significa trascurare la matrice istituzionale del fenomeno partitico, e anche trascurare una dimensione importantissima della struttura organizzativa del partito, la dimensione del parry-in-office, del partito parlamentare o degli eletti. Listituzionalizzazione della rappresentanza politica segna laffermazione dei partiti politici prioritariamente come organizzazioni delle assemblee legislative. NellInghilterra del 18 secolo, sia pure nella sua forma ancora aristocratico-oligarchica, indotta dal progressivo allargamento del suffragio elettorale a generare il concetto moderno di partito. Un analogo sviluppo si osserva anche negli USA. I primi partiti americani, che evolveranno ben presto in poderose organizzazioni costruite allo scopo di mobilitare un elettorato molto vasto, furono prima di tutto una risposta istituzionale al funzionamento del governo democratico, che doveva rispecchiare ed aggregare la vastissima articolazione degli interessi e delle opinioni, e successivamente una risposta al sorgere di un elettorato di massa. I partiti americani confermano, insieme allInghilterra, la genesi e la ragione dessere istituzionali dei primi partiti moderni; naturalmente con riferimento al partito degli eletti o al partito parlamentare, che pu apparire ben poca cosa rispetto al dispiegamento del partiti di massa o strutturato nel corso del 19 e 20 secolo negli USA e in Europa, ma che riapparir come una delle componenti strutturali interne del partito pi centrali e pi significative. Il partito degli iscritti, dei militanti, degli attivisti pu benissimo declinare, tanto da far parlare di parties without partisans, ma non cos il partito degli eletti, o party-in-government, che oggi appare estremamente forte e strutturato. Nel valutare la parabola storica dei partiti democratici bisogna guardare alla genesi, ma anche al punto di approdo, e tornare poi a guardare agli inizi sulla base del punto di approdo e a questultimo sulla base degli inizi.

Lavvento della democrazia Il partito moderno, originatosi allinterno del parlamento e del liberismo si dispiega pienamente poi con e nella democrazia, di cui lestensione progressiva del suffragio elettorale il fenomeno pi direttamente incidente sullorganizzazione e le funzioni dei partiti, sotto forma del partito di massa

o di partito che necessita di unorganizzazione extraparlamentare permanente e capillare sul territorio per assolvere i nuovi complessi compiti della societ di massa. il legame necessario tra laffermazione della democrazia e laffermazione delle imponenti macchine partitiche in Inghilterra e negli USA per Ostrogoski: lavvento della democrazia ha infranto i vecchi quadri della societ politica. La gerarchia delle classi e la loro coesione interna sono state distrutte e i legami sociali che univano lindividuo alla collettivit si sono spezzati. Da allora si pose il problema di sapere in quali nuovi ambiti far rientrare i membri della societ per garantirne la sopravvivenza. La forma rappresentativa adottata dalle democrazie consisterebbe nella metodica organizzazione delle masse elettorali per via extracostituzionale nella forma di partiti rigidi e permanenti. Al di l della critica alla forma rigida, permanente ed extracostituzionale dei partiti politici, viene colta la genesi funzionale del partito politico nello spazio vuoto che si crea tra la societ individualistica e la democrazia rappresentativa. Sciolti dalle loro appartenenze primarie di gruppo, gli individui sono spinti ad aggregarsi, sulla base di una visione comune, o di una classe, o di un interesse, perch proprio le istituzioni rappresentative richiedono e sollecitano che da una molteplicit di volont o di interessi, presente nella societ individualistica ed atomizzata, si producano scelte collettive semplificate e strutturate in un numero limitato di alternative o di preferenze politiche. Per Weber per partiti si debbono intendere le associazioni fondate su unadesione formalmente libera, costituite al fine di attribuire ai propri capi una posizione di potenza allinterno di un gruppo sociale, e ai propri militanti attivi possibilit, ideali o materiali, per il perseguimento di fini oggettivi e/o per il raggiungimento di vantaggi personali. Ladesione formalmente libera la caratteristica moderna e tipica dei partiti come associazioni volontarie, che li rende completamente da altri tipi di associazioni del passato, quali ceti sociali, ordini, corporazioni, classi (), o del presente quali gruppi di interesse, burocrazie, (). In pi, i partiti non sono legati ad obiettivi prestabiliti o predeterminati, come nel caso dei ceti, delle corporazioni o dei gruppi di interesse, ma possono avere fini oggettivi o fini personali. La generalit dellappartenenza e la generalit degli obiettivi possono realizzarsi solo in quei paesi in cui la liberal-democrazia, cio istituzioni e diritti politici e sociali, si dispiega pienamente; mentre nei paesi a sviluppo costituzionale ritardato o assente (gran parte dellEuropa continentale) lassociazionismo partitico si basa fortemente sui cleavages istituzionali e sociali preesistenti ed organizza gli esclusi sulla base delle appartenenze di classe o religiose. Lampliamento della partecipazione politica fa venire allo scoperto e politicizza quelle divisioni del tessuto sociale e quelle fratture prima occultate dalla concezione liberale della rappresentanza parlamentare che non era inclusiva di tutti i cittadini, ma solo di quelli che godevano di un determinato censo. In questi casi i partiti non si formano dallalto, dallinterno delle istituzioni, ma dallesterno, dalla societ. Con la democratizzazione delle istituzioni rappresentative e soprattutto attraverso la progressiva estensione del diritto di voto, lingresso delle masse popolari nella sfera politica e la partecipazione collettiva, i partiti completano ed arricchiscono la loro fisionomia originaria dando vita a strutture organizzative articolate e complesse. Con lelettorato di massa si tratta di organizzare, strutturare, motivare, mobilitare, canalizzare il voto e il sostegno popolari nella societ. Quale che sia la sequenza storica seguita da ciascun paese nel dare origine ai partiti e ai sistemi di partito, e il punto di arrivo di tale formazione, il partito della fase democratizzazione diviene una struttura di intermediazione, di collegamento tra istituzioni e societ sul piano generale, e struttura di coordinamento tra le diverse istituzioni sul piano pi specifico, espletando tutta una serie di compiti o funzioni richiesti dalla democrazia stessa. Una societ spinta alla partecipazione politica dallestensione o dalla conquista dei diritti politici non pu funzionare senza un principio ordinatore al suo interno che semplifichi le scelte collettive in alternative possibili; i partiti politici rappresentano tale principio ordinatore e semplificatore, quindi sono indispensabili per la democrazia. Per Bryce nessun grande paese libero stato senza i partiti. Nessuno ha mostrato come un governo rappresentativo possa operare senza di essi. I partiti creano lordine dal caos di una moltitudine di elettori. Per Schattschneider i partiti hanno creato la democrazia che impensabile se non in termini di partiti; cio si verificato sono in alcuni paesi, come lItalia e lAustria del II dopoguerra; sul piano generale avvenuto il contrario: stata la

democrazia, e ancor prima il liberalismo, a far sorgere i partiti. Le funzioni che essi esplicano (strutturare il voto sulla base di programmi e/o simboli, selezione dei candidati alle cariche pubbliche, perseguimento delle politiche di governo, coordinare le varie istituzioni politiche, () sono sistemiche, cio necessarie alla sopravvivenza e al regolare funzionamento dei sistemi democratici. Dato che la democrazia moderna esiste e pu esistere solo come democrazia rappresentativa la cui legittimit promana dal basso dei cittadini-elettori, i partiti sono sospinti dalla forza stessa dei processi di rappresentanza e di governo a espletare compiti/funzioni per la maggior parte legati alle necessit interne delle istituzioni e allesigenza di garantire un collegamento stabile, permanente, identificabile, tra le istituzioni politiche di rappresentanza e di governo e la societ, la quale ovviamente attraversata al suo interno da linee di divisione che solo attraverso i sistemi di partito pluralistici e strutturati trovano espressione, rappresentanza, riconoscibilit e identit. Per Avril i partiti portano un contributo al funzionamento del regime perch vi sono costretti da meccanismi che sfuggono loro, perch i partiti non si prefiggono finalisticamente di assolvere funzioni sistemiche per le istituzioni e di essere attori della democrazia. Infatti sono esistiti partiti disfunzionali della democrazia, antidemocratici o antisistema, oppure che hanno assolto male le funzioni richieste oggettivamente dal sistema. Quali che siano i fini soggettivi o oggettivi dei leader e dei membri, i partiti sono stati sospinti, nel corso del tempo, ad adeguarsi ai vincoli sistemici esterni della democrazia, oppure ad essere penalizzati, marginalizzati e addirittura espulsi dalla cerchia dei parititi che contano. Cos la formazione dei partiti discende dal bisogno strutturale che la democrazia ha di essi, oltre a dipendere dallesistenza di condizioni oggettive. Tuttavia occorre anche lintervento dellimprenditoria politica, individuale o collettivo. Nei primi partiti parlamentari (interni) questa derivava dalliniziativa delle lites sociali (in Inghilterra), o politiche (negli USA), trattandosi dei cosiddetti partiti di notabili; invece nei partiti societari (esterni) proveniva spesso da organizzazioni preesistenti al partito o diverse da esso (sindacati, leghe, movimenti). I partiti sono una costruzione artificiale e volontaria: seguono una logica interna, data dalle modalit concrete della loro formazione e della loro organizzazione, ma devono poi agire ed adeguarsi ad una logica esterna di sistema. Essi sono anche imprese, talvolta individuali, che sfruttano gli enormi spazi e le opportunit offerti dalle esigenze della democrazia e della societ di massa.

Che cos il partito: definizioni Tutte le varie definizioni minime di partito hanno in comune il collegamento con le elezioni, procedura istituzionalizzata della democrazia, ma non solo, finalizzata sia ad eleggere rappresentanti a organismi collegiali assemblee legislative), o titolari di cariche monocratiche, sia a legittimare il processo democratico. La partecipazione alle elezioni il tratto distintivo dei partiti. Per Sartori un partito ogni gruppo politico identificato da unetichetta ufficiale che si presenta alle elezioni ed capace di collocare attraverso di esse (libere o non libere) candidati per le cariche pubbliche; la finalit non la conquista di cariche governative. Per Downs, invece il partito una squadra o compagine di persone che cercano di ottenere il controllo dellapparato governativo a seguito di regolari elezioni. Sono frequenti nelle democrazie i casi di partiti che partecipano alle elezioni senza volere o potere accedere al controllo diretto del governo, ma che, comunque, riescono ad ottenere seggi nellassemblea legislativa esprimendo cos rappresentanza politica. la definizione di Downs presuppone un sistema bipartitico competitivo (USA) o quantomeno multipartitico, in cui ogni partito pu sperare di partecipare ad un governo di coalizione; quindi troppo restrittiva. Oltre alla partecipazione alle elezioni, affinch si abbia un partito, occorre anche che questo sia capace di collocare candidati per le cariche pubbliche, cio di ottenere seggi. I gruppi politici che aspirano a partecipare alle elezioni e sono presenti sulle liste elettorali sono assai pi numerosi dei

partiti reali, cio di quei gruppi che riescono con successo a superare il test elettorale. Le elezioni costituiscono un filtro riduttivo e semplificatore, tanto pi efficace quanto le leggi elettorali e il sistema elettorale pongono alte soglie di accesso per la conquista dei seggi. Inoltre il partito quel gruppo che, nel passare il test elettorale, viene identificato da unetichetta ufficiale, ossia da un simbolo (label), lelemento astratto che permette al partito, comunque organizzato, di essere identificato stabilmente nel contesto di unelezione nazionale o di un elettorato di massa; per Epstein il partito ogni gruppo, comunque organizzato, che cerca di eleggere candidati a cariche di governo sotto una data etichetta. Avere unetichetta piuttosto che unorganizzazione lelemento definiente cruciale. La sigla o il simbolo di partito serve agli elettori per identificare con facilit i candidati e le loro posizioni. E una sintesi utilissima perch semplifica la scelta degli elettori in un ambiente altrimenti caotico e costituisce una sorta di certificato di garanzia sulle posizioni politiche del candidato e sui comportamenti futuri. Un simbolo di partito nasce quando il sistema partitico si strutturato e consolidato a seguito della comparsa del partito di massa; esso presuppone un elettorato di massa staccatosi dalle lealt puramente personali o personalizzate, in grado di esprimere una capacit di astrazione verso un simbolo. La stabilizzazione del simbolo presuppone una qualche organizzazione centrale in grado di scegliere e proporre le candidature in tutto il territorio nazionale, di presentare questo sotto un unico programma, di mobilitare lelettorato in vista del voto, ecc unorganizzazione nazionale e centralizzata/coordinata necessaria, quali che siano la sua forma e il suo grado di consistenza. D'altronde un gruppo politico che concorre alle elezioni deve essere in grado di ottenere voti sufficienti a renderlo un partito politico, il che implica la presenza, appunto, di unorganizzazione permanente, stabile e dotata di un minimo di efficacia. In quanto attori della competizione elettorale che ricercano voti o consenso nella societ, i partiti si pongono come intermediari centrali e come strutture di intermediazione fra societ ed istituzioni (governo in senso lato), come agenzia funzionali al governo rappresentativo e come canali di espressione delle domande politiche. Emerge cos il ruolo indispensabile e sistemico del partito in termini di strumento di organizzazione e di legittimazione del processo elettorale e della formazione del governo nei regimi rappresentativi. Esso ununione di organizzazioni e di un sistema di ruoli, ognuno dei quali svolge un determinato compito o funzione. Strutture organizzative e funzioni sono cos intrinsecamente legate nel partito. Dalla partecipazione al processo elettorale in una democrazia si ricava la necessit di unorganizzazione stabile, durevole e presente sul territorio. Per La Palombara e Weiner i caratteri essenziali perch un partito possa dirsi tale sono:

continuit nellorganizzazione (la durata dellorganizzazione non dipende dalla durata dei leader in carica; organizzazione visibile e presumibilmente permanente a livello locale, con comunicazione ed altri rapporti regolari tra unit locali e nazionali; determinazione consapevole dei leader a livello nazionale e locale di conquistare e mantenere potere decisionale da soli o in coalizione con altri; preoccupazione da parte dellorganizzazione di cercare sostenitori alle elezioni p in qualche modo di conquistare sostegno popolare.

La definizione rispecchia lesperienza del partito di massa e pu risultare datata o sollevare varie obiezioni. Le trasformazioni introdotte dalluso massiccio dei media nella comunicazione politica possono incidere sul modello organizzativo tradizionale tanto da metterne in questione la stessa esistenza. Ma sul piano generale la definizione efficace poich indica la necessit di unorganizzazione durevole e articolata, assieme allesistenza di uno scopo, quale la determinazione dei leader ad esercitare il potere. E anche se un partito non un p. di massa costretto dalle condizioni della competizione elettorale a dotarsi di quelle caratteristiche. Inoltre il richiamo ad unorganizzazione permanente, durevole ed articolata serve ad evidenziare come il partito non sia solo un insieme di uomini, un gruppo, unassociazione, ma anche una struttura organizzativa che

scavalca le vite individuali, che ha una vita propria, regolata da norme di comportamento caratteristiche delle organizzazioni.

Oltre le definizioni: tra principi ed interessi Il partito politico si presenta come un insieme di principi, interessi, di associazione organizzata, di risposta istituzionale. I partiti politici si definiscono anche in relazione ai loro principi o valori o Weltanschauung (Burke). Schumpeter fa notare che un partito non pu essere definito per i suoi principi e che un partito un gruppo i cui membri si propongono di agire in accordo dentro la lotta competitiva per il potere politico. Tuttavia la lotta competitiva per il potere politico pone in essere un insieme di vincoli e di opportunit, una logica di comportamento della competizione la quale fa s che i partiti siano percepiti dallelettorato come volti al perseguimento dellinteresse nazionale sulla base di un particolare principio in un contesto democratico la competizione obbliga i partiti a comportarsi come se fossero portatori di una visione generale, e poco importa sapere se essi effettivamente perseguono un interesse generale o sono costretti a simulare questa parvenza. Nella sfera della competizione politica non contano le intenzioni soggettive, ma i comportamenti oggettivi, comunque motivati. Il partito anche rappresentanza di interessi largamente intesi, che vengono proiettati nella sfera politica; dunque esso strettamente legato ai gruppi di interesse con modalit variabili. I grandi interessi socio-economici si sono variamente organizzati nel corso della storia in partito politico, o hanno trovato rappresentanza diretta in questo. Le principali e tradizionali famiglie di partito in Europa si sono formate con riferimento ai cleavages, ovvero agli interessi (territoriali, culturali, economici, sociali, religiosi, ecc) diffusi e di lunga durata storica. Il cleavage party esprime un interesse che si organizzato e si dotato di unidentit culturale e che si ritiene generale, come avvenuto ad es. per i partiti della classe operaia. In questo caso linteresse viene da una dottrina, da una visione generale, o da un sistema di principi e di valori; ma non necessariamente un interesse da vita a una visione generale o a una dottrina, anzi, a volte un partito pu anche presentarsi direttamente come un interest party o un business party, senza bisogno di scendere in campo con la retorica di un programma generale. Talvolta un gruppo di interesse a dare vita ad un partito, come nel caso di partiti laburisti o agrari. Altre volte, il partito ad organizzare direttamente associazioni di interesse, come nel caso dei partiti ideologici comunisti. Altre volte ancora, gruppi di interesse e partiti stringono reciproci patti di scambio risorse. In generale, lesistenza e la vita stesse dei partiti non sarebbero comprensibili senza il riferimento agli interessi o ai gruppi di interesse. Di recente alcuni studiosi hanno messo in dubbio la validit della distinzione analitica tra partiti e gruppi:

i partiti hanno la finalit di conquistare il governo per attuare le politiche promesse; perseguono i programmi generali; presentano i candidati alle elezioni; aggregano gli interessi; listituzionalizzazione ne rappresenta la discontinuit. i gruppi si accontentano di influenzare le politiche governative; hanno un interesse pi ristretto rispetto ai partiti nei confronti dei programmi generali; non presentano i candidati alle elezioni; articolano gli interessi; non sono istituzionalizzati.

In realt il fenomeno della distinzione tra partito e gruppo non nuovo. La distinzione analitica tra partito e gruppo rimane ferma concettualmente perch esprime una classificazione che permette generalizzazioni appropriate.

Nei sistemi bipartitici e nelle democrazie maggioritarie, il partito politico non pu essere ridotto ad un gruppo di interesse, perch la sua azione inserita in un contesto istituzionale che richiede il superamento della dimensione puramente corporativa o sezionale per riscuotere un vasto consenso elettorali in tutti gli strati sociali. Il partito che compete col governo costretto a perseguire una logica di comportamento competitiva, ovvero a massimizzare il suo appeal elettorale, pena la sconfitta, e a configurarsi come una larga coalizione di interessi vasti e diffusi (broad coalitions) o come un partito aggregativi di molteplici e numerosi interessi. Sono i cosiddetti terzi partiti, o gli sfidanti, a presentare talora i tratti del gruppo di interesse che entra nellarena elettorale, ma finch le soglie istituzionali ed elettorali sono sufficientemente alte da impedire lingresso degli sfidanti, i partiti maggioritari dovranno conservare le caratteristiche di un partito non riducibile ad un singolo gruppo di interesse, per quanto importante esso sia. Mentre nei sistemi pluripartitici e nelle democrazie proporzionali che non hanno dato luogo a dinamiche maggioritarie, il sistema degli interessi e quello dei partiti pu non essere cos differenziato, tanto da registrarsi una maggiore interpenetrazione tra i due. La proporzionalizzazione della competizione elettorale consente, infatti, lesistenza di partiti tesi a riaffermare la propria identit e la presa su un determinato segmento del mercato elettorale e consente quindi partiti che sono gruppi di interesse buttatisi in politica o partiti che si formano su singole issue. Ma anche in questi casi resta fermo che un gruppo di interesse o un movimento che diventa partito compie un salto di qualit in virt del quale ottiene interessi diversi da quelli originari.

Il partito come istituzione Il partito si pu considerare come un insieme di gruppi di interesse e/o di potere in proprio e i suoi beneficiari possono essere chiamati, di volta in volta, oligarchia, ceto politico, professionisti politici, ecc il partito possiede per sua natura risorse politiche o incentivi materiali da distribuire, o su cui si apre una competizione interna tra i suoi vari membri. Una teoria del partito non pu non includere la motivazione che si pu definire come ambizione da parte dei leader di acquisire e mantenere posizioni di potere. Il partito unistituzione o risposta istituzionale alla necessit di garantire prevedibilit, durata, permanenza e certezza a tali fini. Il professionista politico non pu limitarsi a vincere una sola volta in unelezione e ad acquisire potere per un breve lasso di tempo, ma ha bisogno di avere davanti una certezza della propria carriera politica che solo una struttura permanente come il partito pu garantire con relativa sicurezza (anche se il candidato per unelezione pu disporre comunque di una rete di sicurezza offertagli dal partito o in altri posti elettivi, o in posti di nomina partitica, oppure in ruoli dirigenti e stipendiati nello stesso partito. In questo senso il partito una necessit per chi voglia intraprendere una carriera politica). Cos i raggruppamenti parlamentari non si possono formare solo su questioni di merito e cambiando di continuo composizione; lingovernabilit sarebbe assicurata. Non si pu fare appello allelettorato con simboli, parole dordine, programmi continuamente cangianti ad ogni elezione; ne seguirebbero il caos e limprevedibilit. Dunque il partito una risposta istituzionale alle molteplici esigenze di rappresentanza e di governabilit delle democrazie moderne. In qualit di istituzione, oltre alla durata, alla stabilit e alla permanenza nel tempo, presenta una serie di norme e di regole interne, scritte e non scritte, che ne plasmano e ne regolano lorganizzazione, e una serie di simboli che gli danno riconoscimento sociale e identit. Vale sia per i partiti tradizionali, che per i nuovi. Si pu dunque ben capire come il partito non pu essere riducibile ad un gruppo di interesse o interpretabile come una coalizione di interessi; quandanche lo fosse, tale coalizione dovrebbe istituzionalizzarsi per durare nel tempo. Tuttavia proprio lisituzionalizzazione rappresenta la discontinuit del partito rispetto a gruppi o movimenti. Il partito unorganizzazione complessa e

articolata funzionalmente. E un attore unitario solo a livello elettorale, quando si presenta con un unico simbolo e possibilmente con un unico programma; per il resto, attraversato da divisioni politiche orizzontali (correnti, fazioni, aree di tendenza) e da divisioni funzionali (iscritti, attivisti, dirigenti, eletti, governanti); ognuno di questi elementi ha una sua relativa autonomia di comportamento data dal compito funzionale che persegue e dalla posizione entro cui deve agire, inserita in un sistema di vincoli, risorse e incentivi. Il problema costante di ogni partito dato dalla sua unit interna, dalla sua coesione e dalla sua disciplina, come presupposto per lassolvimento dei suoi compiti o funzioni esterni.

2. STRUTTURA E FUNZIONI

Il partito come sistema internamente differenziato Dallo stesso concetto di partito possiamo ricavare il concetto della sua struttura organizzativa. Gli elementi costitutivi della definizione minima sono:

il partito un insieme di individui, unassociazione che dura nel tempo sulla base di principi condivisi; in grado di far eleggere candidati che andranno a comporre lassemblea rappresentativa, e, sotto determinate condizioni, il governo; dunque, ha bisogno di un elettorato che lo voti; deve possedere un minimo di risorse umane, organizzative, finanziarie, di expertise, per questi compiti elettorali protratti nel tempo.

Da questa definizione emergono tra dimensioni fondamentali o facce (Katz e Mair) del partito: 1. dimensione interna (associazione degli aderenti); 2. dimensione esterna (elettorato, o pi in generale societ); 3. dimensione istituzionale (eletti). La presenza simultanea di tutti questi elementi minimi variamente definiti come facce, parti, entit, dimensioni, attori, () dai diversi autori, costituisce la struttura complessiva del partito, definibile anche come un vero e proprio sistema internamente differenziato, poich deve agire in diverse aree politiche (interna, esterna, istituzionale), in ognuna delle quali opera una faccia, un attore o un elemento del partito: nelle istituzioni sono gli eletti, nella societ o nelle campagne elettorali lassociazione e i candidati, nellassociazione stessa gli iscritti, i funzionari, i dirigenti, secondo il tipo di partito. Ognuna delle facce portatrice di interessi e di finalit specifici derivanti dalla particolare area in cui coinvolta, possiede un insieme di risorse e di opportunit cos come di vincoli e motivazioni, ed esprime, di conseguenza, una logica di comportamento propria, distinta dalle altre facce con le quali interagisce; ci significa che il partito non pu essere considerato semplicemente come un attore unitario. Per comprendere il funzionamento dei partiti e il loro impatto sul funzionamento dei regimi democratici vanno analizzate le caratteristiche o propriet di ognuno dei suoi elementi e delle

dinamiche cui danno luogo. Tuttavia la letteratura in merito non concorde nellidentificazione di questi elementi, a causa della problematicit della questione e anche delle differenti tradizioni culturali e organizzative entro cui i partiti, e di conseguenza la loro interpretazione, si sono sviluppati.

Tripartizione della struttura partitica proposta da Key Jr. (USA): 1. il partito nellelettorato 2. il partito come organizzazione 3. il partito nelle istituzioni rappresentative Tripartizione di matrice europea di Katz e Mair: 1. il partito nelle istituzioni rappresentative 2. il partito sul territorio 3. il partito come organizzazione centrale le differenze tra queste tripartizioni in parte rispecchiano la differenza tra i partiti americani e quelli europei: negli USA il partito sempre stato percepito come un fenomeno essenzialmente elettorale e non ha mai esibito una forte organizzazione centrale burocratica, tipica del partito di massa europeo, tale da distinguerla dallorganizzazione complessiva. Riepilogando: il partito unorganizzazione complessa, attraversata da divisioni politiche orizzontali (correnti, fazioni, aree di tendenza, ecc) e da divisioni funzionali (iscritti, attivisti, dirigenti, eletti, governanti, ecc); ognuno di questi elementi costitutivi ha una sua relativa autonomia di comportamento, data dal compito funzionale che persegue e dalla posizione sia allinterno della a struttura partitica, sia allinterno della struttura istituzionale entro cui deve agire. La posizione dunque inserita in un sistema di vincoli, di risorse, di incentivi e di opportunit che va analizzata nella sua specificit strutturale e rapportata a quella degli altri elementi per capire come funziona il partito in qualit di attore unitario.

Le funzioni dei partiti I partiti nelle democrazie svolgono una serie di attivit o compiti, definiti funzioni. Per i partiti in quanto associazioni volontarie di privati cittadini non c unassegnazione formale di funzioni, tranne quando essi sono riconosciuti e regolamentati da parte dello Stato; in questi casi sono obbligati a compiere le proprie attivit secondo determinate regole, nel presupposto che svolgano anche funzioni di rilievo pubblico e che quindi abbiano non solo un profilo privatistico, ma anche pubblicistico. Al di l di questo, nella letteratura politologica si parla delle funzioni che i partiti svolgono di fatto, espletate non da tutti allo stesso modo, o in egual misura, in diversi periodo di tempo. Limportante che linsieme dei partiti assolva il ruolo insito nella propria natura di strutture di collegamento tra societ ed istituzioni. Dunque quando si parla delle funzioni dei partiti bisogna considerare non solo le singole unit, ma anche il sistema partitico nel complesso; anche perch ad es. la funzione di legittimazione del sistema democratico adempiuta dallesistenza di pi partiti e del fatto che gli elettori, nelle elezioni, hanno una possibilit di scelta tra pi alternative. Inoltre i partiti agiscono allinterno di sistemi politico-istituzionali che pongono un insieme di opportunit e di vincoli alle loro attivit ed obiettivi, e quindi alle loro funzioni. La funzione di

aggregazione degli interessi, ad es. in qualche modo obbligata nei sistemi bipartitici, dal momento che i due partiti in competizione per il governo devono presentare piattaforme programmatiche di tipo generale, laddove nei sistemi multipartitici e proporzionali i partiti o alcuni partiti possono fermarsi allo stadio dellarticolazione degli interessi, salvo aggregarli, dopo le elezioni, nei governi di coalizione. Cos, lincentivo alla coesione dei gruppi parlamentari maggiore nei sistemi parlamentari che in quelli presidenziali, condizionando in misura differente la funzione di governo o di opposizione dei partiti. In generale, la quantit e qualit delle funzioni espletate dai partiti sono legate al tipo di partito e alla specifica articolazione della loro struttura organizzativa. I partiti di massa hanno svolto importanti funzioni: integrazione sociale e nazionale, socializzazione ed educazione politiche, (), che non erano nella possibilit dei partiti notabili. in questo caso lampiezza e la posizione della membership fanno la differenza di funzioni; ma quando la membership declina e/o perde potere decisionale allinterno della struttura, anche le relative funzioni ne sono condizionate, poich collegate alle strutture organizzative interne dei partiti. In base allo schema tripartito le principali funzioni sono: 1. partito nellelettorato: strutturazione del voto; educazione politica dei cittadini; produzione di simboli di identificazione e lealt; mobilitazione e campagne elettorali; 2. partito come organizzazione: reclutamento dei leader politici e dei candidati alla cariche pubbliche; formazione delle lites politiche; articolazione e aggregazione degli interessi; 3. partito degli eletti: mantenimento di un rapporto di rappresentanza e di responsabilit con i rappresentati; formazione di maggioranza di governo; organizzazione e coordinamento del governo; elaborazione e realizzazione delle politiche pubbliche; organizzazione dellopposizione; controllo delle attivit e della condotta del governo. Questa lista di funzioni non implica che ogni partito debba assolverle necessariamente e simultaneamente tutte. Ad es. i partiti americani hanno perso il controllo della selezione dei candidati. Inoltre molte di queste funzioni non sono esclusive dei partiti. Ma per quanto sfidati dagli altri attori e per quanto certe funzioni siano declinate, i partiti nel loro complesso continuano a mantenere e a rivestire un ruolo di primissimo piano nel processo democratico. Certamente le funzioni tradizionali dei partiti sono state colpite dalle trasformazioni delle strutture organizzative di questi e pi in generale dallambiente esterno, ma esagerato concludere che i partiti sono stati superati o sono superflui.

Nel dettaglio

Il partito nellelettorato Per Avril senza elettori un partito non un vero partito, ma una societ di pensiero o una setta. Gli elettori costituiscono perci il prolungamento necessario dellassociazione, che ne misura la forza o la debolezza. Si tratta dellelemento pi difficile da catalogare, il pi volatile, giacch gli elettori sono muti e passivi, esprimendosi soltanto nel momento elettorale; da questo punto di vista, stanno al di fuori della struttura partitica. Lesperienza americana: attraverso le primarie, lelettorato sceglie i candidati e dunque partecipa alle funzioni interne dei partiti. Inoltre, i partiti americani non hanno iscritti che pagano regolarmente la tessera e quindi non manca una membership formalizzata, come esiste in Europa; ma hanno attivisti e militanti impegnati nelle campagne elettorali. Inoltre lappartenenza partitica pu essere desunta dalla dichiarazione di intenzione di voto verso un partito che gli elettori compiono allatto di partecipare alle primarie chiuse, dai tassi di lealt partitica nel comportamento elettorale e dallesistenza di roccheforti elettorali per i partiti. Nel contesto americano il concetto di identificazione partitica, che riassume i legami permanenti tra elettori e partiti servito come lequivalente funzionale delliscrizione europea; e in questo senso non si tratta di tutti gli elettori, ma solo di quelli che si ricollegano in modo durevole al partito, definiti come elettori di appartenenza, identificabili attraverso ricerche dopinione quantitative; ma linserimento degli elettori tra gli elementi interni del partito non dipende solo dalla peculiarit americana della mancanza di membership partitica, ma anche da una visione normativa, nella quale il legame continuativo e saldo tra elettori e partiti costituisce una dimensione essenziale del buon funzionamento della democrazia. I partiti politici sono gli strumenti permanenti delle identit politiche della societ cui devono dare voce, rappresentanza e organizzazione; strutturando su basi stabili e durature il voto attraverso processi di identificazione socio-psicologici, hanno strutturato le condizioni stesse di funzionamento della democrazia. Senza queste identit, relativamente stabili e radicate nel tempo e nel sociale, i partiti rischiano di trasferire lincertezza e linstabilit (volatilit) elettorali sul sistema democratico. La stabilit del mercato elettorale la condizione della stabilit del sistema democratico, attraverso i partiti. Il declino dellidentificazione partitica, ovvero dei legami non fluidi tra elettorato e partiti, pu significare allora il declino non solo dei partiti, ma della stessa democrazia come labbiamo conosciuta fino ad ora. Unaltra visione, definita competitiva, esclude invece lelettorato dagli elementi interni del partito. Essi sono coloro che scelgono, sono gli arbitri della competizione, non i giocatori; i giocatori sono i partiti. Il fine primario dei partiti non mantenere lidentificazione partitica, ma vincere le elezioni. Il rapporto con lelettorato porta il partito a competere, ne fissa il ruolo competitore. Il partito si pone come sistema razionale per lacquisizione dellidentificazione delle cariche e del potere attraverso le elezioni. Il declino dellidentificazione partitica, in questa prospettiva, non un fenomeno negativo, ma fa parte dello stesso gioco democratico: in un sistema di partito competitivo, un indebolimento dellidentificazione partitica aumenta semplicemente il livello di competizione tra i partiti. (Schlesinger) In generale, indica la trasformazione dei legami tra elettorato e partiti e il cambiamento dei tipi di partito. Unaltra accezione del partito nellelettorato quella del partito dentro lelettorato, ossia linsieme delle attivit che il partito deve svolgere nellelettorato in vista delle elezioni e nel corso di esse. La strutturazione del voto la funzione minima di un partito politico in una democrazia moderna. I partiti, con le loro etichette (labels) e le loro posizioni consolidate su tutta una serie di temi, permettono agli elettori di semplificare la loro scelta di voto, giacch questi possono identificare immediatamente che cosa sono i partiti (o i candidati sotto un simbolo di partito) rappresentano o vogliono, sottraendosi a decisioni politiche altrimenti complicate ed ingestibili. Soprattutto durante le campagne elettorali i partiti svolgono unazione costante di informazione politica. ma i partiti non si limitano a informare o a persuadere i cittadini per conquistarne il voto; essi si sforzano di mobilitarli coinvolgendoli in varie forme di partecipazione nel processo elettorale e democratico in generale. Sotto questo aspetto i partiti sono importantissimi canali ed agenti di partecipazione e di

mobilitazione politiche. La dimensione elettorale, interna o esterna, risulta in ogni caso di fondamentale importanza ai fini dellanalisi della natura di questultimo e delle sue trasformazioni.

Il partito come organizzazione Il partito in quanto associazione di individui unorganizzazione, ossia unassociazione che dura nel tempo, permanente, contraddistinta da una sigla e da un simbolo, i quali riassumono unidentit storica e/o una posizione ideologica, e che ha oggettivato o istituzionalizzato le ragioni delladesione, le norme e le regole di comportamento della vita interna. Essa esprime la fase della strutturazione dei partiti, con la differenziazione degli organi e la e delle funzioni quando questi devono agire contemporaneamente nella societ e nelle diverse istituzioni. Lorganizzazione ci che tiene assieme queste varie dimensioni del partito, rapportandosi da un lato con gli eletti e dallaltro con gli elettori, garantendo continuit e coerenza dei comportamenti dei vari attori. Col suffragio universale e con elettorati composti da milioni di persone, non possono esserci rapporti fra il partito parlamentare e gli elettori al di fuori dellorganizzazione, perlomeno nelle forme classiche. Ostrogoski, Michels e Duverger considerano lorganizzazione lelemento pi importante del partito sino a definirne la natura i partiti attuali si definiscono assai meno per il programma o per la classe degli aderenti che no per la natura della loro organizzazione: un partito una comunit dalla struttura particolare. Panebianco sostiene che qualunque altra cosa siano i partiti e a qualunque altro tipo di sollecitazione possano rispondere, essi sono prima di tutto organizzazioni e pertanto lanalisi organizzativa deve precedere ogni altra prospettiva. La centralit dellorganizzazione connessa geneticamente con il partito di massa e le profonde trasformazioni di questo tipo storico non possono non incidere anche sui paradigmi interpretativi. Con la comparsa dei partiti di massa di origine esterna compare lorganizzazione partitica, come organizzazione distinta dal partito o dal gruppo parlamentare. Il partito di massa socialista, allinizio fuori dalle istituzioni parlamentari, di massa proprio perch fondato sullalto numero di iscritti, che costituiscono la principale risorsa in termini di lavoro dedicato al partito e di finanziamento. La membership diventa una componente distintiva del partito, anche per i partiti non socialisti, per un effetto dimitazione e di contagio. 4.1. Lorganizzazione centrale: Gli iscritti vanno organizzati sul piano orizzontale di base o sul territorio; la partecipazione va poi canalizzata e regolamentata dagli statuti, dalle norme, dai regolamenti, dalle convenzioni. Una vasta membership ha bisogno di isitituzioni rappresentative per nominare i propri delegati ai congressi e agli organi direttivi ed esecutivi ai vari livelli secondo varie modalit di democrazia interna. Lorganizzazione assume, dunque, anche una strutturazione verticale, alla cui sommit sta la direzione centrale composta da organi delegati rappresentati i diversi elementi del partito. Nei partiti di massa per direzione centrale si intende anche il corpo burocratico di funzionari che vi lavora in modo permanente e che ha rivestito nel passato un peso politico preponderante. Per le risorse (controllo dei finanziamenti, controllo dellorganizzazione, conoscenza dei meccanismi interni alla posizione formale allapice dellorganizzazione), per le funzioni che deve espletare (mantenere funzionante lorganizzazione, coordinare e dirigere le campagne elettorali, indirizzare il lavoro degli eletti, garantire una serie di servizi), e per gli interessi di cui portatore (mantenimento e accrescimento delle posizioni di potere) questo gruppo centrale di politici/funzionari un attore relativamente autonomo, di primissimo piano nella dinamica interna infraorganizzativa, anche rispetto alla membership da cui pure deriva o per la quale ha la sua ragione dessere. 4.2. La membership: Si tratta di un elemento distintivo del partito; allude prevalentemente, ma non solo, agli iscritti formalmente registrati o comunque agli aderenti di base. La membership pu includere anche

attivisti regolari, sostenitori finanziari e persino elettori fedeli riconosciuti; dunque, un concetto ampio, solo apparentemente univoco, poich si tratta di una realt in cui sono presenti molti attori o figure diverse. Una membership formalizzata nei partiti americani non esiste, ma non per questo non presente in senso lato. Negli stessi partiti europei si va dai membri individuali ai membri indiretti, come nel caso dei partiti federati con i sindacati e le altre associazioni di interesse o culturali. Ma ci che fa differenza soprattutto il diverso grado di coinvolgimento e di partecipazione della membership nella vita complessiva del partito. Lintensit di partecipazione e il ruolo nel processo decisionale variano da un tipo allaltro di partito e nel corso dellevoluzione storica. Inoltre, la membership composta da una pluralit di figure distinte, ognuna delle quali ha risorse e vincoli peculiari. Da questo punto di vista pu essere raffigurata come una sorta di stratarchia, cio composta da diversi strati, oppure come una serie di cerchi concentrici (Duverger), da quello pi esterno degli iscritti, a quelle pi interno e ristretto dei dirigenti. La membership il vastissimo serbatoio dal quale provengono i dirigenti, i leader e i candidati alle varie cariche pubbliche, e tutti questi sono anche iscritti. Nel dettaglio: il primo strato costituito dai semplici iscritti che possono avere un rapporto assai sporadico con la vita dellorganizzazione, ma che nondimeno sono importanti, se non altro per il pagamento della quota associativa (tessera) che contribuisce a finanziare il partito. Il secondo strato composto dai cosiddetti militanti, impegnati assiduamente nei vari compiti dellorganizzazione. Essi rappresentano una risorsa importantissima perch si mobilitano durante le campagne elettorali, diffondono la propaganda di partito, raccolgono finanziamenti, partecipano alla vita interna, ecc rappresentano perci il principale collegamento con lesterno sul territorio. Essi sono anche i depositari della purezza ideologica del partito, essendo i pi lontani dalle esigenze di compromesso, di mediazione, o soltanto di realismo connesse con le attivit amministrative e di governo; cio sono i pi vicini ai principi e allideologia del partito, tanto pi il partito ideologizzato o proviene da una tradizione ideologica, come i partiti socialisti e un tempo i partiti comunisti. Ma questo gruppo di solito anche il pi lontano dagli atteggiamenti, dalla cultura politica e dal senso comune dellelettorato complessivo. I militanti e gli attivisti sono considerati come motivati soprattutto dagli incentivi simbolici, fondati cio sulla solidariet del gruppo e rivolti al programma e ai fini generali del partito; dunque questo gruppo costituisce un vincolo per la libert di azione degli eletti. 4.3. I leader nazionali: Al vertice dellorganizzazione sta la cerchia ristretta dei dirigenti o dei leader nazionali, tra i quali occupa un ruolo distinto il leader (o segretario, o presidente, a seconda della denominazione usata). Quali che siano state le motivazioni oggettive di partenza sono costretti a muoversi sulla base del ruolo oggettivo da essi ricoperto, che quello di massimizzare, o almeno di mantenere, il potere politico. Dunque essi sono motivati dagli incentivi materiali legati alla conquista e al mantenimento di cariche o allinterno del partito, o nelle istituzioni parlamentari e governative. Lambizione diventa uno stimolo fortissimo ed una componente fondamentale del loro comportamento. I fini del leader differiscono perci da quelli dei militanti, siccome per i leader il partito uno strumento per lacquisizione del potere e vale la logica della competizione, mentre per i militanti un fine in s e vale la logica comportamentale di difesa dellidentit. Solo in alcune circostanze le parti possono essere invertite: i dirigenti impediscono ogni cambiamento interno per conservare le loro posizioni di potere, laddove la base pu richiedere un rinnovamento aperto alle esigenze esterne, anche elettorali. Questa situazione si pu verificare nei partiti il cui fine primario non quello di vincere le elezioni e/o accrescere il proprio consenso elettorale, e cio nei partiti ideologici o burocratizzati. Esistono oggettivamente dei conflitti tra la base dei militanti, gli eletti, e i leader centrali, determinata dalla diversit dei ruoli ricoperti; ma sono dissapori che i leader devono saper gestire e governare, in quanto la loro legittimazione proviene proprio dal consenso degli iscritti partecipanti, attraverso i vari sistemi di nomina interna. Gli stessi eletti devono tenere conto della membership di base, perch fondamentale per il rinnovo delle candidature e per lappoggio durante la campagna elettorale per la rielezione. Del resto, il contatto con la base, anche al di l delle

campagne elettorali, deve essere mantenuto costante per tutta la durata della legislatura e delleventuale governo al fine di trovare consenso, e di portare allesterno le posizioni assunte nella dimensione istituzionale.

Il partito degli eletti La prima ragione dessere del partito quella di far eleggere i propri candidati al parlamento per conquistare il governo; nei sistemi presidenziali o semi-presidenziali, anche di fare eleggere un proprio candidato alla carica monocratica. Storicamente il primo nucleo del partito stato costituito proprio dal partito dei parlamentari, per le esigenze strutturali connesse al funzionamento delle assemblee rappresentative, poich, senza unaggregazione stabile, permanente e certa dei rappresentanti, il funzionamento delle assemblee risulterebbe impossibile. Secondo Bryce, senza i partiti il governo parlamentare di tipo inglese non potrebbe funzionare. Non a caso, in Inghilterra, fino ai giorni nostri, per partito si sempre inteso il partito parlamentare, mentre lorganizzazione della membership il partito extraparlamentare. Anche negli USA la prima forma di partito fu quella congressuale, e anche l per partito si intende il partito congressuale. Lo sviluppo del partito di massa ha spostato il baricentro del partito dalle istituzioni alla membership e allorganizzazione interna prima, allelettorato poi; cos il ruolo degli eletti risultato ridimensionato o apparso appannato. Ma stata una percezione o una situazione che durata finch durato il partito di massa classico. Oggi si segnala la crescita di importanza e di peso politico del party in public office, contestualmente al declino della membership; dunque gli eletti rappresentano una dimensione cruciale, anche perch sono organizzati in linee partitiche di gruppi parlamentari, che costituiscono il legame tra suffragio elettorale, partiti e parlamenti (e governi); cio sono situati nel cuore della democrazia rappresentativa. Gli eletti sono legati al successo elettorale; si eletti sotto il simbolo di un partito, essendo ormai candidati indipendenti una rarit. Solo i notabili allepoca del suffragio ristretto dovevano a se stessi e alle proprie risorse sociali lelezione. La legittimazione degli eletti duplice: dipende dallelettorato, ma prima ancora dalla designazione da parte del partito. Il processo interno di selezione dei candidati alle cariche pubbliche il vero momento decisionale e determina il tipo di obbligazioni che si stabiliscono tra i candidati eletti e il partito. A chi vanno i finanziamenti (al singolo eletto o al partito) e come si viene eletti determina la posizione del singolo parlamentare rispetto al partito e al gruppo parlamentare stesso, che pu variare da una grande ad una limitatissima autonomia. Il grado di questa dipende dalla variazione che sussiste tra il cosiddetto voto personale (alla persona) e il voto di partito (al partito): il voto dato alla persona (nei collegi uninominali americani o con lespressione di preferenze ai candidati nel voto di lista aperto) accresce indubbiamente il potere del singolo nei confronti del partito; il voto di partito (come accade in Inghilterra nei collegi anche nei collegi uninominali) rende il singolo eletto dipendente dal partito. Se il sistema elettorale tale da garantire lelezione pressoch automaticamente, un volta che il candidato sia collocato in una determinata posizione, allora la selezione delle candidature prima delle elezioni a decidere. Conta molto ai fini della posizione degli eletti anche la particolare forma di governo entro cui agiscono: legislativo ed esecutivo sono diversamente correlati nelle varie forme di governo e ci determina strutturalmente la posizione, il potere, il grado di autonomia, la natura del partito degli eletti. In un sistema a separazione di poteri (presidenzialismo USA) il partito congressuale non deve sorreggere alcun esecutivo, dunque non ha alcuna pressione istituzionale a essere coeso e disciplinato. Diversamente, nel governo parlamentare, dove sussiste la fusione dei poteri, lesecutivo dipende dal sostegno di una maggioranza parlamentare; dalla coesione e disciplina di questa dipende la governabilit. Perci si sostiene che il parlamentarismo ha bisogno di partiti coerenti con la sua specifica logica di comportamento. I partiti parlamentari inglesi sono les. pi conosciuto e pi riuscito di partiti adatti al parlamentarismo, cio di partiti dotati di una forte disciplina interna: essi riescono ad avere e ad imporre una disciplina collettiva di

gruppo anche perch il singolo parlamentare ha poco potere individuale da far valere nellattivit legislativa e per la sua carriera politica dipende interamente dal suo inserimento nel partito. Il partito degli eletti ha diverse sedi istituzionali: il parlamento, il governo e, dove esiste come potere separato, la presidenza; ognuna di queste costituisce unarena particolare. Se il partito allopposizione la sua unica arena il parlamento e le sue risorse sono determinate da questa condizione. Quando al governo le sue risorse sono potenziate al massimo in quanto pu distribuire numerose cariche direttamente politiche o di nomina politica nei vari enti pubblici, pu disporre del potere dellamm. Ne, pu avere accesso a tutte le informazioni relative alla sfera esecutiva, pu decidere quali politiche perseguire, quali risorse distribuire o ridistribuire, pu avere la possibilit di praticare il patronage, ecc lampiezza della disponibilit di queste risorse dipende dal tipo di governo, se monopartitico o di coalizione, e da quali siano i rapporti di forza allinterno di questultimo. La composizione del partito al governo determinata dai percorsi di carriera interni a ciascun partito e a ciascun contesto istituzionale. Requisiti per ottenere un posto governativo possono essere: successo nel controllo dei voti, ruolo e peso dellorganizzazione, essere a capo di una corrente, vicinanza/fedelt dei leader nei partiti personali o carismatici, competenza tecnica, expertise, ecc. Grandi sono anche i vincoli o gli obblighi inerenti alla responsabilit politica: il partito al governo esposto al giudizio continuo dellopinione pubblica interna e sempre pi internazionale, come nei paesi dellUE, sempre pi esigente e critica rispetto agli standard di comportamento della classe politica, anche sullonda di sentimenti diffusi di sfiducia nella politica. le risorse del partito parlamentare sono notevoli: gli eletti sono veri e propri professionisti della politica impegnati a tempo pieno, che godono dello status, del prestigio, degli onori e delle prerogative connessi alla carica pubblica. Come singoli e soprattutto come gruppo collettivo possono partecipare alla formulazione delle decisioni e politiche pubbliche. Posseggono sempre pi risorse finanziarie e organizzative autonome: sin dagli anni 70 in poi stato introdotto il finanziamento pubblico ai partiti, indirizzato prevalentemente agli eletti; contestualmente cresciuta la possibilit di dotarsi di personale di staff (consulenti, segreterie politiche, esperti di vario tipo, personale di collegamento con collegi o circoscrizioni elettorali, ecc), che ha reso il partito parlamentare estremamente professionalizzato. Tutte queste maggiori risorse hanno indubbiamente alterato la distribuzione del patere interno al partito , soprattutto in relazione al declino della membership e al ridursi dellorganizzazione tradizionale. Dunque nei rapporti con le altre facce del partito gli eletti si trovano in una posizione privilegiata: possono rivendicare la legittimit di un mandato pubblico. Certo, possono essere vincolati al rispetto della democrazia interna di partito; ma non c dubbio che il ruolo del partito degli eletti sia enormemente cresciuto.

Il partito come attore unitario Altri elementi importanti della struttura del partito sono: la leadership, i funzionari, gli esperti, i finanziatori, i piccoli gruppi dinteresse, i dirigenti e gli eletti locali, ecc. Ognuno di essi pu rivestire una tale importanza da far pensare ad un distinto sub-sistema dotato di notevole autonomia. Si pensi al ruolo crescente delle varie figure di esperti nellattivit legislativa e di governo, nella formulazione delle politiche, nella preparazione e gestione delle campagne elettorali, nella formazione dellagenda politica stessa dei partiti sempre pi professionalizzati, tanto da far pensare ad un nuovo attore politicamente rilevante. Tuttavia, questi elementi possono rientrare nelle tripartizioni proposte in precedenza, potendosi inserire nelluna o nellaltra dimensione, magari come trasformazione interna di queste. Sono le tre distinzioni funzionali di societ (elettorato), organizzazione, istituzioni (eletti) con il mutamento dei reciproci rapporti, che definiscono per il partito i margini di azione sia per gli attori interni tradizionali, sia per quelli nuovi. Lanalisi delle varie facce o elementi del partito pu servire a fissare e comprendere i tipi di partito, le funzioni

espletate, le trasformazioni organizzative e di ruolo dei partiti, la distribuzione interna del potere; la scomposizione del partito nei suoi elementi, insomma, necessaria per la comprensione del partito come attore unitario, o come un intero. Il partito non si identifica con e non si esaurisce in nessuno di questi elementi, ma emerge come soggetto unitario dalla loro combinazione o come struttura integrata. Qualsiasi partito ha bisogno di trovare unintegrazione, un punto di sintesi, o comunque un coordinamento tra le sue varie parti, visto e considerato che in molte sue attivit fondamentali esso deve porsi come un attore unitario. Nelle elezioni, ad esempio, si deve presentare con un unico simbolo e, possibilmente, con un unico programma e un leader riconosciuto e visibile. Quando al governo deve produrre politiche e decisioni univoche, ma anche allopposizione deve proporre soluzioni alternative univoche. Su tutti gli eventi e sui temi internazionali o interni ha la necessit di esprimere e rendere pubblica la sua posizione. Insomma, il funzionamento stesso della democrazia e della politica che richiede ai partiti di presentarsi come attori unitari, quali che siano le complesse procedure interne che consentono di giungere a decisioni unitarie. Il problema costante di ogni partito quello della sua struttura interna, della sua coesione e della sua disciplina, come presupposto per lassolvimento dei suoi compiti o funzioni esterni. Lintegrazione delle parti del partito dunque una condizione della sua coesione e della sua efficienza. La massimizzazione degli scopi del partito si raggiunge quando tutti i suoi elementi cooperano e si coordinano in una comune strategia. Quando ci non accade, si possono verificare scissioni o abbandoni (exit), conflitti laceranti, paralisi decisionale, senso di frustrazione, disfunzioni operative. Per evitare questi pericoli importante che il partito offra incentivi soddisfacenti alle sue varie parti. I modi di interazione tra di esse possono essere numerosi. Per Avril la leadership che permette lintegrazione tra i 3 elementi costitutivi combinandoli in una prospettiva dinamica, cio il governo da gestire. In mancanza di una leadership autorevole sono infatti possibili 2 deviazioni: la prima, fondata sullegemonia degli eletti, che da luogo ad unoligarchia irresponsabile; la seconda, fondata sullegemonia dei militanti o dellorganizzazione extraparlamentare, che produce unoligarchia dapparato. Ma accanto alla leadership occorrono anche altri momenti e sedi di integrazione. Sono fondamentali una serie di legami direttamente politici, tali da fondare lunit di direzione politica sugli interessi di potere e sulla condivisione degli obiettivi strategici. Panebianco fornisce la nozione di coalizione dominante: la coalizione dominante di un partito composta da quegli attori formalmente interni e/o esterni allorganizzazione, che controllano le zone di incertezza pi vitali. Il controllo su queste risorse, a sua volta, fa della coalizione dominante il principale centro di distribuzione degli incentivi organizzativi entro il partito. Questo concetto fa riferimento alla necessit di alleanze tra i vari attori, formali e non, del partito, di cui appunto riconosciuta lesistenza. Si tratta di alleanze che hanno come oggetto le risorse di potere interno e che presuppongono una variet di attori con diversi incentivi, logiche di comportamento, vincoli e risorse. Naturalmente, i partiti politici non vivono in isolamento rispetto allambiente esterno, non sono sistemi autoreferenziali. Essi sono sottoposti alle pressioni che alterano lequilibrio e il sistema di legami tra i vari elementi del partito.

3. LE TIPOLOGIE DI PARTITO

I problemi delle tipologie Lanalisi degli elementi costitutivi del partito serve a definirne i diversi tipi. In ogni variet di partito, infatti, troviamo la prevalenza di un elemento sullaltro o unoriginale combinazione e una peculiare struttura delle relazioni che intercorrono tra questi elementi. Ad es. il cosiddetto partito dei notabili un partito senza membership o comunque a membership ridotta, laddove il partito di massa caratterizzato proprio dalla prevalenza di questultimo elemento e dalla presenza di una forte direzione centrale. Tuttavia occorre tenere presenti le difficolt della riduzione della grande variet dei partiti in tipi o modelli e i problemi insiti nella letteratura esistente sulle tipologie. Nel mondo reale i partiti sono tanti e diversi tra loro; le tipologie riducono, tramite un processo di astrazione, la molteplicit, ma rischiano di farlo troppo eccessivamente. Prima di tutto, non esiste ununica tipologia di partiti: ogni tipologia si fonda su alcuni criteri distintivi o su alcune variabili attorno alle quali viene raggruppata la grande variet dei partiti. Ognuno di questi criteri o variabili discende dallo stesso concetto di partito, che multidimensionale. Cos, fondamentalmente possiamo classificare partendo dalle variabili che si intendono pi importanti, e che possono essere di volta in volta: organizzative, funzionali, ideologiche, sociologiche, storico-istituzionali, evolutive. Se laspetto principale del partito visto nella sua struttura organizzativa, le classificazioni saranno derivate di conseguenza; lo stesso accade con le funzioni o con le altre dimensioni. Il problema che quando le classi sono costituite su un unico criterio, esse hanno difficolt ad afferrare la grande variet dei casi reali e la complessit delloggetto partito, non riducibile ad una solo dimensione. Spesso per, a classificazioni fondate su una sola variabile, si aggiungono altri elementi che risultano combinati tra loro sia in modo esplicito che in modo, il pi delle volte, implicito. Cos, il partito di massa trattato sulla base esplicita della variabile organizzativa o della membership, ma implicitamente assumendo la sua appartenenza alla famiglia dei partiti socialisti. Secondariamente, le tipologie non sono frutto di un lavoro cumulativo:ogni autore presenta la sua tipologia senza tenere conto delle altre esistenti, con cui deve confrontarsi. Pu accadere cos che partendo da criteri differenti si arrivi a risultati simili. Ad es. sono tali le tipologie di Duverger e di Neumann: la prima fondata sulla dicotomia tra partito di quadri e partito di massa (variabile organizzativa) e la seconda su quella tra partiti di rappresentanza individuale e partiti di integrazione sociale (variabile funzionale). In terzo luogo, la gran parte delle tipologie consolidate sono frutto dellesperienza storica dellEuropa occidentale e quindi sono storicamente datate e spazialmente limitate. Pur restando nellambito delle democrazie, sono stati esclusi casi importanti, quali i partiti americani, canadesi, australiani, neozelandesi e giapponesi. Di fronte ai cambiamenti che hanno investito i partiti europei da parecchi decenni la scienza politica usa spesso la categoria dellamericanizzazione della politica per descrivere una serie di fenomeni: personalizzazione della politica, centralit dei candidati, uso delle tecnologie comunicative, aumento vertiginoso delle spese per le campagne elettorali, convergenza programmatica dei partiti, ecc. Infine, molti nuovi tipi sono stati creati per rispondere alla fascinazione del cambiamento (Wollinetz): noi siamo meglio attrezzati a caratterizzare i modi in cui certi partiti sono cambiati o si sono evoluti, piuttosto che a comparare differenze e similarit tra partiti esistenti in aree contigue. Un difetto connesso a questo fatto quello della ricerca assorbente di un tipo prevalente per una data epoca storica sulla base di uno schema evoluzionistico. Piuttosto che misurare la congruenza con un preteso modello dominante, sarebbe preferibile sviluppare uno schema di classificazione di tipi di partiti contemporanei. In conclusione, le tipologie sono strumenti utilissimi se usate con la consapevolezza che si tratta pur sempre di tipi ideali che non esauriscono la ricchezza dei fenomeni reali e che esse stesse sono costruzioni storico-ideologiche bisognose di continue verifiche e aggiornamenti empirici in una prospettiva sempre pi comparata.

Le tipologie classiche fondate sui criteri organizzativi: partiti di quadri e partiti di massa. Un punto di partenza per linquadramento concettuale dei tipi di partito lo studio di Duverger sui partiti politici del 1951, la prima opera veramente comparativa delle organizzazioni e delle attivit dei partiti. Egli ci presenta 2 tipi di classificazioni connesse: una fondata sullorganizzazione e laltra fondata sugli iscritti. Le organizzazioni di partito si possono distinguere secondo gli elementi di base: il comitato (forma di organizzazione dei primi partiti borghesi), la sezione (tipica dei partiti socialisti), la cellula (tipica dei partiti comunisti) e la milizia (tipica dei partiti fascisti). Nelle loro forme organizzative di base, i diversi tipi di partito introiettavano ed oggettivavano la loro ideologia e la loro base sociale di riferimento. Cos Il comitato elettorale era funzionale ad una base sociale ristretta , quella dei notabili, e a compiti puramente elettorali; la sezione esprimeva invece il programma di organizzare gli iscritti in maniera permanente e capillare sul territorio, allo scopo di dare espressione politica a comunit socialmente esistenti; la cellula dei partiti comunisti esprimeva tanto la necessit contingente di agire in piccoli gruppi per esigenze di clandestinit o di segretezza, quanto soprattutto lideologia economicistica del primato del luogo di lavoro e di produzione, e quindi era il prodotto di una finalit, in origine, rivoluzionaria; la milizia esprimeva unideologia eroica antiborghese e rivoluzionaria, tesa alla conquista violenta del potere, o comunque a continue dimostrazioni di forza, in base a cui gli aderenti dovevano essere organizzati in gruppi di combattimento, indossare una divisa, ed essere, appunto, combattenti di tipo militare: queste due ultime unit organizzative, e i tipi di partiti che ad esse erano connessi, sono oramai superate e presentano un interesse puramente storico. Con riferimento agli iscritti, Duverger distingue tra: partito di quadri e partito di massa. 2.1.Il partito di quadri: Il p. di quadri la prima forma di partito apparsa in Europa e negli USA nel XIX secolo, ed connessa alla ristrettezza del suffragio elettorale e alla natura oligarchica del regime politico, che escludeva dal voto la massa della popolazione. Per questo motivo questo partito non aveva bisogno di iscritti, poich i compiti di coordinamento e di raccolta del voto potevano essere svolti tutti nellambito di constituencies ristrette e controllabili delle relazioni personali. Dunque lorigine di questo tipo interna alle istituzioni parlamentari e alla nuova classe in ascesa, la borghesia. Dal punto di vista della composizione sociale si pu qualificare come partito di notabili, secondo la definizione di Weber, o di lite, composto cio dai personaggi che in ambito locale godevano di uno status sociale privilegiato e che quindi facevano parte dellestablishment. Infatti le relazioni che legavano i notabili al resto della popolazione erano improntate alla deferenza, istituto sociale tipico delle societ ancora tradizionali. Per Duverger, il p. di quadri costituito da notabili per preparare le elezioni, dirigerle e mantenere i contatti coi candidati. Notabili influenti il cui nome, prestigio e fama serviranno di cauzione al candidato e gli procureranno voti; notabili tecnici che conoscano larte di manipolare gli elettori e di organizzare una campagna elettorale; infine notabili finanziatori che apportano il nerbo della guerra. La qualit predomina su tutto.

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