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PONTIFICIA UNIVERSITA LATERANENSE

Facolt di Teologia

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE Fides et ratio di LAquila

T205 Sacramentaria Generale e Speciale I (I Sacramenti dellIniziazione Cristiana)


Prof.DanielePinton AnnoAccademico20082009

T 205 SACRAMENTARIA GENERALE Prof Daniele Pinton

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Sacramentaria Generale

INTRODUZIONE GENERALE
Lo studio della sacramentaria sta attraversando una forte crisi, poich le celebrazioni perdono autenticit e questo influisce sulla comprensione di ci che si celebra. Ora, mancando la comprensione di ci che si celebra viene a mancare anche un autentico rapporto con la vita quotidiana delluomo moderno. La mentalit diffusa porta a vivere il sacramento come qualcosa di episodico, che non ha legami con la vita quotidiana, ma che serve a preparare la vita eterna. Questa idea viene inoltre avvallata da celebrazioni che sono unaccozzaglia di fantasie del celebrante, piuttosto che liturgie ordinate e rispettose delle regole. necessario comprendere, allora, che le norme liturgiche vanno rispettate, non per rubricismo, ma per rendere intellegibile lazione cultuale e in questo modo farla scendere nella vita quotidiana, suo luogo naturale. Consapevole di queste difficolt la sacramentaria odierna si interroga su come superare la crisi e la staticit, alla luce del Concilio Vaticano II. Lo scopo della Scientia Sacramentaria dunque quello di fornire una riflessione adeguata, organica e sistematica sui sacramenti e sul loro rapporto con la vita. Prima del concilio esistevano i trattati De Sacramentis in genere e De Sacramentis in specie, questa divisione entrata poi in crisi perch nella sacramentaria generale si cercava una strada di categorizzazione dei sacramenti specifici, che finivano per essere limitati dalla sacramentaria stessa. Si finiva poi per ripiegarsi allo studio della sacramentaria specifica, senza la necessaria attenzione alla sacramentaria generale. Inoltre la prospettiva del passato era molto legata al dogma, senza per scendere nella prassi liturgica.

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Il rinnovamento liturgico dei primi del 900 fece comprendere che i sacramenti sono nati per essere celebrati e non studiati. Si chiarifica allora la concezione teologica della liturgia, che il luogo dove si realizza e si fa presente la realt salvifica di Dio. Luogo naturale della nascita, comprensione e sviluppo dei sacramenti. BOROBIO nel 1985 scrisse Liturgia e Sacramentologia, in cui affrontava la riflessione teologica a partire dalla dimensione celebrativa.

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CAP.1

UNA ECONOMIA SACRAMENTALE

La problematica della pratica sacramentale oggi. Il problema non sta nellordine della pratica, ma nellesatta collocazione dei sacramenti in una societ tecnologica come la nostra; per cui la vera difficolt, oggi, nel contesto culturale (ben diverso da quello, per es., medievale, in cui i segni e i simboli erano importanti). C poi il problema del livello di autenticit delle celebrazioni da parte dei fedeli: lautenticit sul piano della fede. Ed ancora il livello di comprensione dei sacramenti stessi, spesso molti simboli, oggi, non sono colti nella loro pregnanza (per es. per un popolo nomadico, lacqua era un riferimento simbolico fortissimo, oppure il pane o il sale; beni preziosi, oggi non visti pi cos). Poi ancora un problema il rapporto con la vita: in passato la pratica sacramentale era una necessit in ordine alla costruzione del proprio essere credente; oggi, invece, i sacramenti per molti cristiani sono qualcosa depisodico, distaccato dalla vita. Leconomia sacramentale, dunque, altro non se non un disegno di auto comunicazione divina, che si realizza rispettando le mediazioni attraverso segni di natura storico - corporea. Occorre forse un ripensamento teologico che cerchi di rispondere in modo pi aderente alloggi, alle frequenti domande sui sacramenti: Cosa sono? Perch ci sono? Perch sono importanti? Quale il loro contenuto, il loro scopo? Quale il loro modo di funzionare? La differenza tra segno e simbolo? Quale il rapporto tra fede e vita?

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1.1

LA STRUTTURA SACRAMENTALE DELLAGIRE DIVINO

In questo paragrafo cercheremo di approfondire la struttura sacramentale dellagire divino per fondare lintero edificio della sacramentaria, soprattutto per mostrare come il discorso dei sette sacramenti la punta di iceberg di un modo sacramentale, con cui Dio opera nella storia, forse non ancora evidenziato pienamente. Stiamo cercando di individuare alcune costanti, alcune leggi proprie dellagire divino, a partire dalla rivelazione. Il fondamento ultimo del perch Dio ha voluto i sacramenti, lo si trova nellagire stesso di Dio, cos come si manifestato nella sua libera rivelazione. Per TOMMASO la sapienza divina provvede a ciascun essere secondo la sua natura. Osservando come normalmente Dio agisce nella storia, troviamo delle caratteristiche costanti del suo agire: il fine, il modo, il motivo.

1.1.1 IL FINE

Il fine dellagire divino la salvezza. Questo rappresenta il punto centrale della fede ebraico - cristiana. Israele prende consapevolezza di Dio come Salvatore nellevento dellesodo. NellA.T. il contenuto della salvezza si estendeva a beni spirituali e terreni; ma dopo lesilio babilonese lidea di salvezza si congiunge con la speranza messianica: Ges la salvezza integrale. Nel N.T. la salvezza ha il volto di Cristo, che la salvezza definitiva. Rm 8, 24: Nella speranza noi siamo stati salvati, la salvezza di Cristo si gi realizzata nella storia, ma non ancora compiuta questa la speranza.

1.1.2 IL MODO

La seconda costante riguarda il modo sacramentale dellagire di Dio. Tra i tanti modi con cui dio pu compiere la sua salvezza per gli uomini, egli privilegia quello sacramentale, valorizzando le mediazioni. M. D. Chenu afferma che Dio rispetta la comunicazione tra gli

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uomini. Questo pensiero stato espressamente richiamato da San Tommaso nella Summa Theologiae: La sapienza divina provvede a ciascun essere secondo la sua natura 1 . Il modo sacramentale dellagire divino va quindi cercato nella condiscendenza per cui Dio si adatta al modo di comunicare delle sue creature, come se la pedagogia di Dio compisse a favore delluomo. Il tema presente nei padri attraverso il concetto di synkatbasis (condiscendenza), il principio che sta alla base dellintera economia sacramentaria. Dio si adegua a noi servendosi del nostro linguaggio. Ricordiamo la citazione che Crisostomo fa commentando il Vangelo di Matteo: Se tu non avessi il corpo, Dio ti concederebbe doni puramente incorporei, ma poich lanima congiunta al corpo, Dio ti comunica le realt spirituali sotto le specie di cose sensibili 2 . Questa la sua condiscendenza che ci ha portati a meditare il fine, il modo ma anche il motivo (cfr. cap. 1.1.3) dellagire sacramentale di Dio, che poi il motivo onnicomprensivo di tutta la storia della salvezza, cio il Suo Amore. Dio si adegua alluomo, perch lo ama. Lamore la legge onnicomprensiva della storia della Sua Salvezza. Oltre ad essere il motivo, lAmore anche lo scopo dei sacramenti, la loro modalit di funzionamento ed il loro effetto. Il sacramentale modo del suo agire, consiste nel fatto che Dio agisce rispettando le mediazioni storiche, si serve dei segni delluomo. Dio ha seguito fin dallinizio della storia della salvezza la logica dellincarnazione e la modalit sacramentale. Il fulcro teologico lincarnazione di Cristo, salvezza di Dio che si comunica attraverso modalit umane. Cristo il grande sacramento di Dio, per il fatto che il suo ministero salvifico si comunica agli uomini attraverso lumanit. Per San Tommaso lumanit di Cristo lo strumento congiunto di cui la divinit si serve per salvare lumanit. Se il Verbo non fosse uomo, non sarebbe salvezza per noi. I segni liturgici quindi non sono qualcosa di estraneo alla logica di Dio e al suo sistema comunicativo. Essi, compresi nella logica sacramentale, comunicano la grazia invisibile

S.T. IIIa, 60, 4. Divina sapientia unicuique rei providet secundum suum modum, et propter hoc dicitur (Sap 8) quod

suaviter disponit omnia.


2

S. GIOVANNI CRISOSTOMO, In Matth. Ev., III vol. 3, 82, IV.

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attraverso segni corporei visibili. I sacramenti offrono il dono e lesperienza della trascendenza, ma attraverso segni corporei, concreti, storici. A partire sempre dalla rivelazione e in rapporto al discorso sui sette sacramenti, vediamo che Dio si servito di tutta la ricchezza del linguaggio umano, ma con degli elementi primari che sono gli eventi, la parola e i riti.

a) Gli eventi Posto primario hanno gli eventi, gli avvenimenti nel tempo e nello spazio. Avvenimenti che possiamo registrare anche attraverso la storia e che uno storico qualsiasi non legger attraverso un ottica di fede, come un uomo di Dio, ma soltanto come avvenimenti storici. Una caratteristica della storia della salvezza inquadrare gli incontri di salvezza di Dio allinterno del tempo e della storia. Sono gli interventi concreti di Dio nella storia umana, vie umane di cui Dio si serve per comunicare la sua salvezza agli uomini. Per la Bibbia la salvezza non giunge attraverso racconti mitici, che sono fuori dalla storia, come poteva essere per la religiosit greca. La salvezza non viene solamente attraverso la gnosi, (conoscenza, dottrina), ma attraverso, avvenimenti episodi registrati dalla storia. Allinterno della storia un momento irrinunciabile la memoria di questi mirabilia Dei. Avvenimenti di salvezza compiuti da Dio nella storia, registrati dalla scrittura: la vicenda di Abbramo, lesodo, il sinai, lesilio, ecc. Gli eventi di Dio restano presenti in tutte le tre dimensioni del tempo. I mirabilia Dei ci impegnano: 1. Per il passato (al ricordo). 2. Per il presente (a sprigionare i loro effetti nellattualit). 3. Per il futuro (a proiettarci verso una visione escatologica, come anticipo delle realizzazioni future). Nel N.T. al centro di questa storia salvifica sta Cristo con i suoi avvenimenti di morte e risurrezione. I sacramenti quindi sono lattualizzazione rituale nell'oggi, in forma celebrativa, degli eventi mirabili della storia della salvezza. Un aspetto cosi importante da farci inserire nel Credo unaffermazione meramente storica: Pat sotto Ponzio Pilato.

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b) La parola Un altro posto chiave, che caratterizza il tipico movimento discendente di Dio verso gli uomini, e occupato dalla parola. La parola pure una forma dincarnazione, perch Dio fa udire la sua parola attraverso un linguaggio umano, lasciando che i suoi pensieri e le sue parole passino attraverso il vocabolario degli uomini. Lo riconosce il Concilio nella Dei Verbum al n.13, dove applica il concetto di synkatbasis proprio all'avvenimento della parola: Nella sacra Scrittura dunque, pur restando sempre intatta la verit e la santit di Dio, si manifesta l'ammirabile condiscendenza delleterna Sapienza. Affinch comprendessimo lineffabile benignit di Dio e quanto egli, sollecito e provvido nei riguardi della nostra natura, abbia adattato il suo parlare. Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini. Come gi il Verbo delleterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile agli uomini. Anche la parola esprime quindi un incontro di tipo sacramentale. La parola corrisponde non solo al modo, ma anche al fine, che la salvezza. La parola non e semplice comunicazione di nozioni, nella teologia biblica, infatti, non viene ristretta ad una dimensione noetica, ma e actio Dei. Dabar la parola che crea, parola che guarisce, la parola copre tutte le due dimensioni, creazionale e redentiva: SI 32,6 Il suo potere e tale che dalla parola del Signore furono creati i cieli (con la parola Dio crea); SI107,19-20 Mand la sua parola e li fece guarire, li salvo dalla distruzione (con la parola Dio guarisce). Cristo fu profeta potente in parole e in opere (eventi) egli comunicava parole di vita eterna (Gv 6,68) - concetto dinamico di parola; diede inizio alla comunit del Regno, ammaestrando i suoi discepoli (Mt 5,1). L'originalit di Cristo talmente centrata sulla parola, da costituire per Gv 1,1 la parola incarnata: E il Verbo si fatto carne. Come si pone la parola in rapporto agli eventi? La parola ha una relazione intensa di reciprocit. Le opere manifestano il contenuto della parola e la parola svolge un servizio nei confronti delle opere, perch quest'ultime possano rimanere oscure, incomprensibili, per es.: la morte di Ges (opera-avvenimento), che i discepoli di Emmaus lessero come sconfitta

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(credevamo, pensavamo). Le parole di Ges danno invece una lettura giusta di quellavvenimento. Le opere si manifestano, le opere spiegano, interpretano... quindi servizio di reciprocit. Dei Verbum 3: Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cf. Gv 1,3), offre agli uomini una perenne testimonianza di s nelle cose create (cf. Rm 1,19-20). Inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifest se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollev nella speranza della salvezza (cf. Gn 3,15) ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza perseverando nelle opere di bene (cf. Rm 2,6-7). A suo tempo chiam Abramo, per fare di lui un popolo numeroso (cf. Gn 12,2-3); dopo i patriarchi ammaestr questo popolo per mezzo di Mos dei profeti, affinch lo riconoscesse come il solo Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stesse in attesa del salvatore promesso. In tal modo prepar lungo i secoli la via al Vangelo. La parola rispetto ai sacramenti svolge ugualmente un servizio (dedicheremo un paragrafo fra i rapporti tra sacramento e parola).

c)

I riti

Una terza mediazione che caratterizza il modo umano dell'intervento salvifico di Dio sono i riti. Ci riguarda particolarmente perch i sette sacramenti sono fondamentalmente dei riti. Cosa un rito? La sua definizione etimologica, per alcuni autori, viene dal sanscrito rita, cio ci che conforme all'ordine. Il termine rito contiene al suo interno un aspetto chiave che la sua fissit, perch il rito, per sua definizione, deve avere una stabilita. Se un rito deve cambiare, lo si fa con molta lentezza, altrimenti perde la sua caratteristica. Il rito si compone di diversi elementi (parole, simboli, cose, gesti, posizioni del corpo...). Si comprende anche come il termine rito ha una sua dimensione spregiativa, perch si ama la novit, il cambiamento, vedendo cosi nel rito un qualcosa di stereotipato, impersonale. Per nel rito colpisce la sua universalit antropologica. Perch luomo ha bisogno di riti? Perch li inventa? L'uomo non solo homo sapiens, homo faber, ma anche homo religiosus, che ha una dimensione trascendente, e homo ritualis. Il rito vuole essere questa mediazione di questo mondo del mistero. Oggi si tenta di rivalorizzare

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lattivit rituale. Scrive Gegaert: Il rito religioso nasce fondamentalmente dalla consapevolezza che lesistenza dell'uomo non si esaurisce in beni di consumo (scienza, tecnica, politica, ...), ma viene confrontata con un'altra realt nella quale tutta lesistenza immersa e senza la quale non possibile conferirgli un significato. Dio si serve anche dei riti, che sono una mediazione umana, per comunicare la salvezza. Non solo gli avvenimenti della storia, non solo la parola, ma anche i riti appartengono all'ordine salvifico di Dio. facile dimostrarlo nellAT, mentre nel NT Ges ha una posizione profetica contro i riti, una posizione critica (Mc 7,19 la distruzione del tempio). Al tempo stesso, dobbiamo riconoscere che Ges non venuto per abolire la dimensione rituale, anche se subisce una critica perch alla samaritana Ges dice adorerete il Padre n su questo monte n a Gerusalemme (due dimensioni rituali, espressione dell'incontro con Dio), ma nel dono dello Spirito Santo. Ges ha una percezione diversa del rapporto fra Dio e luomo; uno degli aspetti pi originali del suo messaggio la relativit del mondo rituale nel rapporto con Dio. Ci non significa l'abolizione del mondo rituale da parte di Ges, per il fatto che egli si manifesta come un uomo orante, che va al tempio (Mc 13,1). Ai suoi discepoli, dopo la resurrezione, dice andate e battezzate, quindi comunicare la salvezza non solo attraverso l'annuncio, ma anche attraverso un rito, il battesimo. E quando spezza il pane e versa il vino, dice: fate questo in memoria di me. Invita quindi i suoi discepoli a conservare un rito particolare. L'assunzione dell'elemento rituale non viene sconfessato nell'economia cristiana, anzi essa il luogo in cui Dio si comunica, ed e uno dei compiti della Chiesa inviata.

1.1.3 IL MOTIVO

Il tema della condiscendenza ci permette di giungere al motivo ultimo dei sacramenti e della condiscendenza stessa. Dio si adatta alluomo e istituisce i sacramenti perch ama. Il motivo ultimo dei sacramenti dunque lamore di Dio per luomo.

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I sacramenti trovano nellamore il loro funzionamento, il loro scopo, la loro motivazione e, infine, il loro risultato.

1.2

IL PASSAGGIO DAL MISTERO AL SACRAMENTO

Misteri pagani. Come si e passati dal mistero al sacramento cultuale? Nella religiosit pagana il mistero era legato ad una ritualit cultuale (misteri eleusini). Il termine mysterion (myo + stein: chiudo la bocca) ha un'accezione di segreto, di misteriosit, di nascosto, di oscuro, di arcano. Sacramentum deriva da SACRARE + STRUMENTUM SACRARE = Dedicare, votare, render sacro, render inviolabile, eternare. STRUMENTUM = Strumento (-mentum la classica terminazione dei nomi verbali). Per i Romani la parola Sacramentum indicava due cose comunque legate da un rito: 1. Giuramento di fedelt del soldato verso il suo padrone o la Patria, oppure consacrazione della persona. 2. Somma di denaro che due contendenti in una disputa civile depositavano nel tempio.

TERMINE BIBLICO. Il termine sacramento non si trova nella S. Scrittura; ma ovviamente ci non significa che non esista la realt corrispondente. Il termine biblico quello di mysterion; per i primi cristiani era pi importante la vita che una "teoria sacramentale". L'accezione di segreto, contenuta nel termine greco si capisce nella Scrittura non nel senso di assoluta incomprensibilit, bens come segreto divino di un progetto salvifico da attuarsi nella storia dell'uomo. Accesso al mistero si ha soltanto attraverso la fede. Questa concezione di mistero (segreto divino che si sviluppa) si trova sin dai primordi della salvezza (Abramo) e poi raggiunge il suo fulcro in Ges Cristo (Mc 4, 11: Il mistero del regno di Dio). Il regno di Dio l'azione salvifica di Dio che passa e si attua in Ges Cristo. Di conseguenza nel N.T. il mistero si identifica con Ges. Per S. Paolo il mistero identificato con Ges Cristo (Col 1, 26; 2, 2; 1Cor 2, 1; Ef 3,3ss.; 1Tim 3, 16)

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Come avviene il passaggio da mistero a sacramento? 3 Le prime versioni latine della Bibbia greca tradussero mysterion con sacramentum; nella Chiesa primitiva c'era la convinzione che la realt intesa col termine mysterion confluiva nel termine sacramentum. Nella Vulgata, Girolamo introduce fortemente questa nuova terminologia, anche se in latino biblico esiste la parola mysterium. Il primo grande Padre che getta le basi della teologia sacramentaria TERTULLIANO che utilizzava il termine sacramento con il significato di "giuramento" in rapporto al battesimo4 . Il termine viene utilizzato anche riguardo allEucarestia. I sacramenti legano a Cristo, come un giuramento. L'uso dei termini mysterion e sacramentum collegato ad una vasta estensione del concetto; indicano infatti tutto ci che comunicazione di salvezza; ad esempio IGNAZIO 5 dice che tre sono i misteri: la verginit di Maria e il suo parto, la croce e il servizio eucaristico. GIUSTINO segue Ignazio e chiama misterion tutti gli eventi salvifici. IRENEO dice che mistero tutto ci che comunica la salvezza, quindi anche elementi sensibili o storici (per esempio acqua e pane). Per GIOVANNI CRISOSTOMO il battesimo sacramento e rende pura lanima. per necessaria la fede. AGOSTINO il primo a darci una definizione di sacramento: usa il termine segno (quella cosa che oltre all'immagine visibile ai sensi, mi fa venire in mente un'altra cosa...per esempio la bandiera mi rimanda alla patria); i sacramenti sono dei segni sacri, ossia un rito in cui ci che viene compiuto strutturato in modo da significare un'altra realt che si deve ricevere santamente. Agostino estende la realt di sacramento anche ad altri segni (per esempio alla circoncisione degli Ebrei). Cos il mistero, che originariamente indicava una realizzazione storica del piano di salvezza di Dio, pian piano assume una connotazione liturgica, e questo passaggio non arbitrario, ma in linea, in continuit. Da unoriginaria identificazione tra misterion e sacramentum si passa in seguito ad una diversificazione dei significati tra MISTERO e SACRAMENTO.

3 4 5

Vedi R. LODI, Mysterion e sacramentum, EDB, Bologna 1986. TERTULLIANO, De baptismo, Contro Marcionem 4,4. IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Lettera agli Efesini (19,1).

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MISTERO = realt nascosta, dimensione nascosta dellavvenimento di salvezza. SACRAMENTO = Segno visibile, strumentale. Il mistero, dunque, che lavvenimento di salvezza, si comunica attraverso il sacramento, si attua per mezzo del sacramento.

1.3

L'ESTENSIONE DEI SACRAMENTI

Dalla struttura sacramentale dell'agire di Dio dobbiamo trarre tre conclusioni: 1. Fondare i sette sacramenti. 2. Comprendere la loro modalit operativa attraverso segni sensibili. 3. Sostenere una concezione allargata dei sacramenti. Quest'ultima idea pu sembrare di una novit che sconfessa la definizione tridentina del sacro numero sette, ma in realt la troviamo dall'antichit.

UGO DI SAN VITTORE (+1141) fu il primo autore a scrivere un trattato esplicito sui sacramenti (abbiamo visto che Tertulliano ed Agostino trattano il Battesimo o l'Eucarestia, ma sui sette sacramenti in genere, nessuno aveva scritto). In De sacramentiis Christianae fidei egli parte da uno stretto collegamento tra salvezza (il fine) e sacramento (il modo). Sostiene che tutto ci che ha legame con la salvezza va considerato sacramento. Con questo principio di base estende la dignit di sacramento a tantissime realt (processo che condiviso da San Tommaso). SAN TOMMASO 6 estende la dignit sacramentale addirittura a molte realt dell'AT (p. es. la circoncisione), che potevano nella sua concezione cristologica comunicare la salvezza, perch avevano davanti il Cristo, erano in vista di Cristo. Questo processo si blocca nel momento in cui con la Scolastica si arriva alla definizione propria del concetto di sacramento, e dunque ad una quantificazione settenaria che sar sancita definitivamente dal Concilio di Trento.

ST Ia, IIae, qq. 99-105.

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Oggi, pero, si preferisce recuperare la visione ampia. non per sconfessare la definizione tridentina, ma per articolarla meglio. Cio la mappa concettuale dei sacramenti, o meglio della sacra mentalit, si deve meglio articolare e soprattutto non si deve contrarre

linguisticamente ai sette segni rituali. Questa articolazione sacramentale la divideremo in tre livelli: 1. Livello della creazione, che chiamiamo una sacramentaria possibile. 2. Livello cristologico, in cui parleremo di Cristo come sacramento fontale. 3. Livello ecclesiale in cui parleremo di Chiesa come sacramento fondamentale.

1.3.1 LA CREAZIONE - sacramentalit possibile

Abbiamo detto che il sacramento la comunicazione salvifica di Dio attraverso un segno sensibile. Bisogna fare dei passaggi rispetto a vecchie considerazioni, che non davano alla creazione questa interpretazione salvifica. Sia in Oriente che in Occidente la visione eccessivamente geocentrica, produceva una svalutazione delle cose terrene (l'influsso del platonismo: cosmo, creazione, corpo-prigione dellanima), o nel migliore dei casi ad una interpretazione antropocentrica, cio il cosmo a servizio dell'uomo. La creazione appariva piuttosto sullo sfondo della storia salvifica, che pero era protagonista, anzi veniva vista con accezioni negative, legate pi al peccato che alla grazia. Grazie ad approfondimenti biblici e soprattutto ad un riassetto del cristocentrismo teologico, si giunti ad una diversa considerazione, riconoscendo la funzione mediatrice della creazione nel piano di Dio. Parlare di sacramento in rapporto alla creazione significa riconoscere la funzione mediatrice della creazione nel piano di Dio e nella salvezza. Su quale base motiviamo questa affermazione? La prima base, lo abbiamo detto, la parola: tutto ci che creato stato creato dalla parola di Dio. Il significato pregnante del verbo bar: presenza divinizzante della parola divina che viene contenuta nelle cose. Dunque se sono state create dalla sua parola, le cose sono un discorso di Dio. una possibilit di incontro con Dio. DV 3: Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini, nelle cose create, una perenne testimonianza di s.

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CCC 1147: Dio parla all'uomo attraverso la creazione visibile. L'universo materiale si presenta allintelligenza dell'uomo perch vi legga la tracce del suo Creatore. La luce e la notte, il vento e il fuoco, l'acqua e la terra, l'albero e i frutti parlano di Dio, simboleggiano ad un tempo la sua grandezza e la sua vicinanza. CCC 1148: In quanto creature, queste realt sensibili possono diventare - ecco perch abbiamo detto sacramento possibile, per il fatto che vi oscurit, ambiguit, p.e. lacqua pu essere anche distruzione - luogo in cui si manifesta lazione di Dio, che santifica gli uomini - si noti come il Catechismo applica alle cose del cosmo la definizione di sacramento, azione di Dio che santifica l'uomo attraverso segni sensibili - e lazione degli uomini che rendono a Dio il loro culto. Sacramento non solo una discesa di Dio verso di noi, ma anche la nostra salita cultuale verso Dio. Le due dimensioni del sacramento (del culto): Dio che scende verso di noi e noi che saliamo verso Dio. Nella considerazione della struttura sacramentale della salvezza di Dio, la creazione costituisce la prima tappa, il primo gesto di Dio. la prima delle opere mirabili (mirabilia Dei) di Dio attraverso cui si manifesta, in qualche modo si realizza, la presenza di Dio. Lidea della creazione come mediatrice salvifica possibile acquista un maggior significato su base cristologica, nel legame molto stretto che il NT stabilisce anche tra Cristo e la creazione. L'opera redentrice di Cristo nel NT non vista solo nel rapporto Cristo - uomo, non un antropocentrismo salvifico, semmai il rapporto redentivo con Cristo visto in termini di relazione a tutto il cosmo. Basta citare Col 1,17: Egli prima di tutte le cose, e tutte sussistono in lui. Ma il primato di Cristo anche nell'ordine della redenzione, perch il mistero del Padre ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1,20). La materia delluniverso va vista, in termini cristologici, materia ordinata a Cristo.

1.3.2 IL CRISTO - sacramento fontale

Tutto il discorso della sacramentalit confluisce in Cristo e parte da Cristo, Lui il Mysterion (Sacramentum) nascosto dai secoli nella mente di Dio, creatore del universo

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(Ef 3,9) e finalmente rivelato nella pienezza del tempi (Gal 4,4). ...poich egli ci ha fatto conoscere il mistero della Sua volont (Ef 1,9). Cristo, Verbo fatto carne, la definizione pi alta di sacramento. La condiscendenza di Dio non porta a una diminuzione della trascendenza, il segno conserva la forza del trascendente. Il Verbo fatto carne esercita la sua mediazione salvifica, unendo in modo unico il divino e l'umano. La logica incarnatoria di Dio, dunque, trova il suo vertice in Ges, dove non si tratta pi di singoli eventi (l'Esodo, la tenda...), non si tratta pi di singole parole (i profeti, i sapienziali...), non si tratta pi di singoli riti, ma trattasi di una persona, Ges Cristo, nella sua globalit. Tutto lo svolgimento del disegno di Dio andava verso questa perfezione assoluta che Ges il Mediatore. Applicazione dell'idea di sacramento a Cristo non tutta nuova, gi AGOSTINO dice: "non c'e altro sacramento di Dio se non il Cristo" 7 . In seguito, per vari motivi, quest'idea si persa e verr recuperata intorno agli anni '60, caratterizzandola in diversi termini, alcuni la chiamano: sacramento originario (Rahner); sacramento fontale; sacramento sorgivo, sacramento primordiale (Schillebeeckx). Ci che si vuole indicare la caratteristica originante, propulsiva della sacramentalit di Cristo. K. RAHNER in Chiesa e Sacramenti, (1969) dice: Cristo nella sua complessit sacramento fontale, ma anche nella sua particolarit, ogni cosa che di Cristo sacramento, ogni avvenimento della sua vita, in particolare la sua morte e risurrezione, i suoi gesti: ...chi ha visto me ha visto il Padre (Gv 14,9). TOMMASO stesso valorizza molto l'analisi della dimensione umana di Ges in rapporto alla teologia. Legge le tentazioni, la trasfigurazione, ecc., interpretandoli in un'ottica salvifica per noi. Una lettura dei misteri di Ges che verr poi ripresa, dopo Tommaso, il quale dedica un'attenzione all'umanit di Cristo che mancher nella cristologia successiva. In virt di questa sacramentalit fontale, i singoli sacramenti si devono comprendere come dispiegamento della potenza di Cristo. Ogni sacramento il luogo d'incontro con Cristo; non bisogna mai separarli da Cristo, perch attingono da lui la loro ragione d'essere e la loro forza

AGOSTINO, Epistola 187, n. 34

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salvifica. I sacramenti sono il prolungamento teandrico (umano-divino) del Verbo incarnato che il mistero teandrico per eccellenza (divino, perch comunicano la salvezza di Dio, umano perch comunicano attraverso strumenti umani, sensibili). Definizione di Sacramento: I sacramenti sono il prolungamento del mistero teandrico del Verbo e l'attualizzazione della grazia scaturita dalla sua vicenda terrena, soprattutto dallevento pasquale. Lincontro sacramentale tra luomo e Dio non pu essere che un incontro con Ges Cristo. I sacramenti sono segni di grazia perch ricreano nelle azioni liturgiche le azioni salvifiche di Cristo nella sua umanit. Sono cause di grazia, perch Cristo agisce attraverso di essi" (O'Neil)

1.3.3 LA CHIESA - sacramento fondamentale

Da dove nasce la sacramentalit della chiesa? Ragione storica. Dal fatto che Cristo, sottoponendosi alle leggi della storia, a un certo punto scompare. Nasce dal dispetto di Dio per le leggi della storia, per cui Cristo risponde alle leggi della mediazione storica mancando del prolungamento indefinito del tempo e dello spazio, tipico di tutti gli esseri umani. Nessun uomo si prolunga nel tempo e nello spazio perch avviene la scomparsa con la morte. In Cristo c' lascensione che determina, in ogni caso, la scomparsa terrena, privandolo della possibilit di incontrare ogni uomo. La speranza cristiana lo attende per una seconda venuta, da qui la preghiera del maranatha. Ma, il tempo di mezzo fra la prima e la seconda venuta un tempo vuoto? Cristo s'impedisce di incontrare ogni uomo? Cristo, al tempo dellascensione, lascia ai suoi un dono che il pi importante del mistero pasquale, cio lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo, in analogia all'agire sacramentale proprio di Dio, fa germogliare dall'evento Cristo, il sacramento Chiesa. L'idea di Chiesa sacramento, non la troviamo nella Bibbia, ma c' una concezione ecclesiologica che equivalente: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra (1 C6r12,27), la Chiesa la continuit del Cristo, il suo Corpo.

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Quindi, anche la Chiesa risponde alla logica dell'incarnazione, portando in se i caratteri propriamente storici di una comunit visibile. La Chiesa, non una realt tutta divina, ma una realt teandrica, anch'essa. La Chiesa e una realt visibile; una comunit di uomini, con le sue leggi, i suoi riti, le sue autorit, anche se umane, ma questa dimensione umana sacramento, anche perch non chiusa in se stessa (realt teandrica = realt umana al servizio della realt divina). Attraverso la Chiesa, lo Spirito continua a comunicare la salvezza di Cristo agli uomini. In che cosa la Chiesa e sacramento? Dove trovare la sacramentalit della Chiesa? Come essa si esprime? Chi il soggetto della sacramentalit della Chiesa? Il problema del come il problema del soggetto. A queste domande rispondiamo dicendo che vi sono le vie ufficiali (comprendono lintero essere e lintero agire della Chiesa) e quelle meno ufficiali. YVES CONGAR, nel libro Un popolo messianico, la prima parte del quale dedicata al concetto di salvezza e la seconda al concetto di sacramento applicato alla chiesa, scrive: Nel senso in cui diciamo che la Chiesa sacramento di salvezza, tutta la vita della Chiesa, e non solo i sette sacramenti propriamente detti, fa parte di questo sacramento. Al di la delle attivit sacrali della chiesa, le liturgie, la liturgia delle ore, ecc, ci sono tutte le attivit della carit, o della sua diaconia che cosi spesso si esercitano nelle strutture del mondo profano, o meglio, nella necessit della vita degli uomini. Da per tutto e in tutti i modi in cui si esprime lamore di Dio, l c sacramentalit della Chiesa. O. SEMMELROTH nei libro "La Chiesa sacramento di salvezza" ha cercato di costruire un'intera ecclesiologia a partire da questa categoria sacramentaria. Applica alla Chiesa le categorie proprie del sacramento liturgico, sostenendo che la sacramentalit della chiesa di due specie: Segno manifestativo: sacramentalit che manifesta la grazia per cui, applicando le categorie proprie del sacramento liturgico, la Chiesa non soltanto manifesta ma anche causa di grazia. Segno causativo: causa, da la grazia, la comunica, e autodonazione della grazia.

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Importante anche la posizione del VATICANO II, con LG 1 e LG 48. [Addirittura, secondo alcuni autori, il Vat. II ha fatto della concezione sacramentale della Chiesa quasi una definizione di Chiesa, visto che non esiste una definizione precisa]. LG 1: ...la Chiesa in Cristo come un sacramento o segno e strumento [manifestazione e causa] dellintima unione con Dio e dellunita di tutto il genere umano. Il concilio aggiunge anche il fine di questa sacramentalit, individuandolo in una salvezza generica, ma precisandolo ulteriormente; la comunione. LG 48 b: E in vero, quando Cristo fu elevato da terra, attiro tutti a se; risorgendo dai morti immise negli Apostoli il suo Spirito vivificatore, e per mezzo di Lui costitu il suo Corpo, che la Chiesa, quale universale sacramento della salute [della salvezza]. Il Vaticano II non ha voluto porre un problema quantitativo nella sacramentaria, bens contestualizzare lefficacia e lesistenza dei singoli sacramenti, inserendoli nellattivit salvifica che il Signore esercita attraverso la Chiesa, per opera dello Spirito Santo. I sacramenti, non funzionano per virt proprie, ma per virt della grazia di Cristo comunicata alla sua Chiesa, per opera dello Spirito Santo. Siccome la sacramentalit della Chiesa non pu essere staccata dalla sacramentalit di Cristo, cos i sette sacramenti non possono essere staccati dalla sacramentalit della Chiesa. Dicendo che Cristo Sacramento fontale e che la Chiesa sacramento fondamentale, diciamo qualcosa di portante sui sette sacramenti. Essi vivono di queste due sacramentalit in maniera asimmetrica, perch la sacramentalit di Cristo fontale nel senso che tutta la grazia attinge da lui, e quella della Chiesa detta fondamentale, nel senso che la chiesa a costituirli in rapporto a Cristo. Concludendo diciamo che non si tratta di un problema quantitativo, ma di inserire i sacramenti in una realt che li comprenda tutti, seguendo questa linea: partendo da Cristo: Cristo Chiesa 7 Sacramenti. partendo dal Settenario: 7 Sacramenti Chiesa Cristo. Attraverso i sette Sacramenti, la natura sacramentale della Chiesa raggiunge luomo in tutte le sue et, quando nasce, cresce, sceglie, ecc.

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CAP 2.
2.1

STORIA DELLA SACRAMENTARIA

ACQUISTI DELLA STORIA

Procediamo per la divisione tematica.

2.1.1 LA DEFINIZIONE DI SACRAMENTO

Il primo a dare la definizione formale del sacramento AGOSTINO che utilizza il concetto di segno. Il segno, attraverso le immagini sensibili, fa venire in mente un'altra cosa (esempio classico: la bandiera). Sacramentum per Agostino signum sacrum: rito dove ci che viene compiuto strutturato in modo da significare unaltra realt che si riceve santamente. Il concetto di Agostino un po debole sul piano della potenza della grazia. ISIDORO DA SIVIGLIA nelle sue Etimologie riprende Agostino sottolineando lefficacia di sacramento (essi sono qualificati come sacramenti per la loro potenza nascosta e salvifica). BERENGARIO DA TOURS (+1088) in De Sacra Cena parla della forma visibile della grazia invisibile. Volendo mantenere il concetto agostiniano, distingue tra sacramentum e res (sacramentum - segno esterno; res - la grazia; S. Tommaso poi aggiunger la terza distinzione con il concetto di res et sacramentum). Berengario per va troppo lontano nella sua distinzione, vede tra i due concetti il rapporto puramente mentale. Il sacramento rimanda alla res ma non la contiene: Aliud est sacramentum corporis, aliud corpus. Aliud est sacramentum sanguinis, aliud sanguis. UGO DI SAN VITTORE (+1141) tratta la sacramentaria generale in De sacramentis christianae fidei. Definizione: Sacramento un elemento corporeo e materiale proposto in maniera esterna e sensibile che rappresenta (per la sua somiglianza), significa (perch a tal modo istituito) e contiene (perch capace di santificare) una grazia invisibile e spirituale. (De sacr 1,9). Nelle sue opere incontriamo inoltre una concezione antropologica dei sacramenti, segnata dalla terminologia medicinale: sacramento remedium per riparare e sanare i peccati

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delluomo. Come medicina ha un fine antropologico: ad humiliationem (imparare ad umiliarsi), ad eruditionem (fine catechistico), ad exercitandum (esercitarsi sul piano della grazia). PIETRO LOMBARDO (att.1160) primo autore che introduce nella definizione di sacramento il concetto di causalit, contribuendo a risolvere la problematica dell'efficacia dei sacramenti. Perfeziona la concezione agostiniana del segno: detto il sacramento in senso proprio ci che segno della grazia di Dio e forma visibile della grazia invisibile in modo da portarne limmagine ed esserne la causa. Con questa precisione per primo pu anche delimitare il numero dei sacramenti, che stabilisce a sette. SAN TOMMASO D'AQUINO (+1274) tratta della sacramentaria generale nelle cinque questioni (qq.60-65) della terza parte della Somma teologica. La definizione del sacramento data nella q. 62, a.2. Tommaso ha una considerazione storico-salvifica dei sacramenti (q. 62, a.5); riprende lantica accezione di mysterion che vede gli avvenimenti divini nel passato, nel presente e nel futuro. Ogni sacramento ha quindi la triplice relazione con la storia: memoria di qual cosa: signum rememorativum. Ha un legame con il presente, mi da qualcosa oggi: signum demonstrativum. E anticipazione del Regno futuro: signum prognosticum, propheticum8 .

2.1.2. ELEMENTI COSTITUTIVI DEL SACRAMENTO

Il problema maggiore che si pongono i PADRI la distinzione dei due elementi essenziali: Elementum: segno esteriore, visibile; di per s inefficace Verbum: la parola; da lefficacia salvifica, determinante. Sacramentum dato dalla confluenza dei due elementi. Dice AGOSTINO: Accedet verbum ad elementum et fit sacramentum. (Comm in loan. 80,3).

Questo triplice legame con la storia e ben espresso nell'antifona al Magnificat dei Vespri della festa Corpus

Domini, il cui ufficio liturgico e stato composto probabilmente da S. Tommaso: O sacrum convivium, in quo Christus sumitur: recolitur memoria passionis eius, mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur.

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LA SCOLASTICA usando la terminologia ilemorfica di Artstotele distinguer tra materia e forma. La cosa materiale determinata dalla forma - parola di Ges trasmessa attraverso la Chiesa.

2.1.3. L'EFFICACIA DEI SACRAMENTI

La questione va nellottica della causalit. Come opera il Sacramento? Come si sviluppa il processo operativo dei sacramenti? TOMMASO distingue diversi livelli della causalit efficiente nei sacramenti: Causalit efficiente principale = Dio. Questaffermazione nega la concezione meccanicistica secondo cui i sacramenti agiscono senzaltro, in se e non che la loro causa sia Dio. Causalit efficiente strumentale = Lumanit di Cristo. Forte cristocentrismo sacramentale fa vedere lumanit di Cristo come strumento dellazione di cui solo Dio e lautore. Causalit efficiente dipendente = I Sacramenti. Il sacramento strumento congiunto con lumanit di Cristo e dipendente da lei. Problema delloperativit: come, in qual modo, i sacramenti producono la grazia: ex opere operato: la parte che dipende da Dio; la grazia sacramentale oggettiva, non dipende dal soggetto del ministro o del ricevente. ex opere operantis: la parte che dipende dall'uomo, la ricezione umana del sacramento. Accentuando soltanto la parte di Dio, rischiamo di cadere nella concezione magica, sono importanti ambedue le modalit in confluenza. I sacramenti possono incontrare degli ostacoli nella loro azione. Possono essere infruttuosi se la condizione di chi li riceve poco favorevole alla risposta alla grazia (p. es. una confessione senza sincero pentimento). Il sacramento invalido se ci sono vizi nella sua amministrazione (p. es. un matrimonio senza libero consenso).

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2.1.4 IL PROBLEMA DEL NUMERO DEI SACRAMENTI

Fino alla fine del medioevo esiste una grande indeterminatezza circa il numero dei sacramenti. Il ruolo chiave appartiene a PIETRO LOMBARDO. Nel Libro delle sentenze IV, 1 troviamo il primo elenco dei sette sacramenti. TOMMASO (ST IIIa, q. 65, art. 1-4) distingue tra i sacramenti quelli di necessit assoluta (il battesimo e leucarestia). Alla questione del numero dei sacramenti legata la questione dellistituzione dei sacramenti. Listituzione direttamente da Cristo non attestata per tutti i sacramenti, senza problemi sono solo leucaristia, il battesimo e la penitenza. I Padri rispondono a questo problema soltanto in una maniera di simbolica ecclesiale. P. es. AGOSTINO parla dellapertura del costato di Cristo sulla Croce dalla quale nascono i sacramenti che costituiscono la Chiesa. TOMMASO ribadisce la necessita dellistituzione da parte di Cristo. Lautore della grazia Dio solo, solo lui pu quindi dire: la grazia l. Neanche gli apostoli hanno lautorit di costituire/istituire i sacramenti. Ma poich non possiamo trovare le testimonianze scritturistiche per listituzione di tutti i sacramenti da parte di Cristo, Tommaso risolve il problema con ricorso alla tradizione (i sacramenti attestati dalla tradizione, non dalla Scrittura) e allistituzione essenziale da parte di Cristo (che li istituisce essenzialmente, non particolarmente). Per di pi, Dio libero anche nei confronti dei sacramenti che ha costituito: la sua grazia non limitata dai sacramenti.

2.1.5 LA POSIZIONE PROTESTANTE SUI SACRAMENTI

LUTERO (+1546) assume una posizione classica. Riconosce, infatti, soltanto una parte della dottrina scolastica, lefficacia ex opere operato. Egli non da molta importanza ai sacramenti, riconosce soltanto il battesimo e leucarestia, perch attestati dalla sacra scrittura. Essi hanno per solo una funzione manifestativa e simbolica, che a servizio della parola e della fede. Lutero parla di promessa della grazia, non di causa di essa. La causa un concetto che dimostra la presunzione delluomo di giungere da solo alla salvezza. Il

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sacramento quindi non da la grazia, ma la nutre. importante la parola di Dio, essendo lo strumento privilegiato della giustificazione. ZWINGLI ritiene che i sacramenti siano cerimonie vuote, feste commemorative. CALVINO tende a recuperare la prospettiva sacramentale. I Sacramenti sono i sigilli che confermano, che il fedele ha ricevuto la fede nella Parola e intensificano questa fede. Lavvicinamento odierno dei cattolici ai protestanti porta i primi ad accentuare lefficacia della Parola e i secondi a ridare la forza ai sacramenti, almeno come spunti forti per la catechesi.

2.2

LA DOTTRINA DEL MAGISTERO

I documenti magisteriali a cui faremo riferimento sono quattro: Il decreto per gli Armeni del Concilio di Firenze, Le proposizioni dogmatiche del concilio di Trento, La costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium del Vaticano II, Il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica.

2.2.1 CONCILIO DI FIRENZE (1439), Decretum pro Armenis

Alcuni punti sono ancora oggi rilevanti: Numero dei sacramenti definito a sette, dei quali cinque per gli individui e due per la comunit. I sacramenti sono definiti con il concetto di causalit ex opere operato e la differenza radicale con gli altri segni che producono la grazia solo ex opere operantis. Gli elementi costitutivi: cose, parole, persone (il ministro e la sua intenzione di fare quello che fa la Chiesa). Dopo il concilio di Firenze, i documenti magisteriali ripetono le sue affermazioni. Si afferma anche la dottrina del carattere: i tre sacramenti che conferiscono il carattere, non si possono ripetere, una volta amministrati.

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2.2.2 CONCILIO DI TRENTO (1545 1563)

La Chiesa risponde alle posizioni di Lutero nei 13 canoni sui Sacramenti in genere approvati nella settima sessione il 3 marzo 1547 (DS 1609-1613). Da ritenere sono questi concetti: 1. I Sacramenti sono sette, istituiti da Cristo, 2. Anatema delle posizioni di Zwingli: riti esteriori 3. Affermazione della necessita dei sacramenti per la salvezza, 4. Affermazione della concezione ex opere operato, 5. Dottrina del carattere dei tre sacramenti come signum spirituale et indelebile, 6. II sacramento valido anche se conferito da un ministro in peccato mortale.

2.2.3 CONCILIO VATICANO II (1962 - 1965), SACROSANCTUM CONCILIUM

Dopo Trento, nel lungo periodo apologetico, non si approfondisce lapproccio alla verit, ma si risponde alle obiezioni. La scuola di Tubinga con MHLER (+1838) in testa ribadisce la concezione simbolica. I manuali dell800 si limitavano alla concezione giuridica. FRANZELIN, VOSEL, SCHILLEBEECKX. Iniziano il rinnovamento della sacramentaria, che trova la sua espressione ufficiale nel CONCILIO VATICANO II. Il concilio recupera il valore liturgico dei Sacramenti. La Chiesa vive i suoi Sacramenti allinterno della liturgia, che diviene cosi il luogo della salvezza di Cristo. I Sacramenti sono quindi degli atti celebrativi, non amministrativi. Questo recupero del valore liturgico aiuta a liberare i sacramenti dalla concezione giuridica e individualista. Secondo SC 59 sono quattro gli scopi dei sacramenti (superamento della concezione di rimedio): I sacramenti sono ordinati alla santificazione degli uomini, alledificazione del corpo di Cristo (scopo ecclesiologico), e infine a rendere culto a Dio. In quanto segni, hanno poi anche la funzione di istruire (dimensione presente anche negli autori medievali; si riscopre la dimensione mistagogica).

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Il Vaticano II procede infine alla riforma dei sacramenti: i fedeli devono capire facilmente i riti sacramentali (traduzione nelle lingue nazionali). Importante la riforma del catecumenato voluta dal Concilio (SC 64-70), e degli altri sacramenti e sacramentali (SC 71 82). Il concilio tratta anche lefficacia dei sacramenti e il loro rapporto con il mistero pasquale e con la vita umana.

2.2.4 CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

La parte che riguarda la celebrazione del mistero cristiano (art. 1066 - 1130): Cap.1: Il mistero pasquale nel tempo della Chiesa. 1: LITURGIA COME OPERA DELLA SANTISSIMA TRINIT. Mysterion posto sul piano della Trinit, nella logica delleconomia della salvezza. 2: IL MISTERO PASQUALE NEI SACRAMENTI DELLA CHIESA. A tutti i sacramenti comune il loro rapporto con il mistero pasquale, dal quale ogni sacramento attinge la forza producendo la grazia nel credente (CCC 1115). Rapporti dei sacramenti con: 1. La Chiesa, 2. La fede, 3. La salvezza, 4. La vita eterna. Il problema dellefficacia trattato con la focalizzazione particolare dellelemento pneumatologico. Definizione particolare del concetto ex opere operato in n. 1128. Cap. 2: La celebrazione sacramentale del mistero pasquale. Elementi propri di ciascun sacramento.

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2.3

I TEMI MAGGIORI DELLA SACRAMENTARIA ODIERNA

1. Problema del linguaggio. Come definire i sacramenti? Il linguaggio oggettivista che parla della cosa (mezzo, strumento) sembra oggi non adatto. E. SCHILLEBEECKX parla dei sacramenti come incontro con Cristo, esiste anche un linguaggio vicino alla filosofia personalista (E. Mounier, ecc.). 2. Attenzione alla fede. Si accentua sempre di pi linterdipendenza tra sacramento e fede. Dio non agisce senza concorso della libert umana, aspetta la risposta delluomo per poter entrare. Cf. programma pastorale della CEI: negli anni 70,

evangelizzazione e sacramenti; negli anni 80: comunicazione e comunit, negli anni 90: comunicare il vangelo nel mondo che cambia. 3. La dimensione comunitaria del sacramenti. Contro gli eccessi della sacramentaria precedente, segnata dallindividualismo e clericalismo. La celebrazione sacramentaria non tocca soltanto il ricevente e loperante come cosa loro privata, ma azione di tutta la comunit. 4. II rapporto tra i sacramenti e la prassi. La vita sacramentale era vista come tempo fuori della vita quotidiana. Ma Dio opera nella storia, viene incontro all uomo con il modo sacramentale in questo mondo. Dalleucaristia emerge la provocazione alla pratica molto forte: saziare la fame del mondo. Oggi, c preoccupazione per i problemi reali, i sacramenti devono essere in unit con la vita delluomo. 5. La dimensione festiva dei sacramenti. Il rito cristiano non implica la celebrazione triste. Dobbiamo riscoprire la dimensione ludica del celebrare, dobbiamo celebrare come festeggiamo. Da ci risulta anche il ricupero del giorno del Signore. Alcuni Padri scrivono che essere triste il giorno della domenica peccato. La tradizione ha sentito maggiormente rispetto a noi la dimensione festiva (vesti e pasti speciali...).

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CAP. 3. ELEMENTI STRUTTURALI DEL CONCETTO Dl SACRAMENTO


In questo terzo capitolo concludiamo tutta la parte dedicata alla sacramentaria comune. Concludendo, circoscriviamo gli elementi strutturali del concetto di sacramento, quindi sar un capitolo in forma sistematica. Distingueremo: 3.1 Configurazione trinitaria; 3.2 Mediazione ecclesiale; 3.3 Forma celebrativa; 3.4 Natura simbolica; 3.5 Questione canonica; 3.6 Tensione finale. N.B. Questi sono gli elementi della definizione di sacramento: Il sacramento unazione trinitaria, che attraverso la mediazione della Chiesa, in una forma celebrativa che si esprime attraverso parole e segni (dove sono implicati anche questioni di natura canonica, giuridica) comunica la grazia in una prospettiva escatologica. LA CONFIGURAZIONE TRINITARIA 9

3.1

La Trinit costituisce la grammatica del pensare teologico, quindi non vale solo per i sacramenti ma per tutto luniverso teologico. Ricordiamo la famosa denuncia del 1960 di Rahner, quando scrisse larticolo sul monoteismo e la Trinit, denunciando un Dio genericamente monoteista del cristianesimo. A volte il monoteismo prevale sulla trinitariet del Dio cristiano; questo non solo mina le basi del fondamento della fede cristiana, ma condiziona la composizione di tutti i trattati teologici. Quindi bisogna tornare alloriginariet della fede che , appunto, la grammatica trinitaria. L'importanza della Trinit deve riprodursi anche nella preghiera, coordinando la lex credendi e la lex orandi. Il mysterion, che nella sua eccezione biblica il progetto della Trinit per la salvezza delluomo, trova la sua logica continuit anche nella dimensione celebrativa.

Cf. SCHULTE, I singoli sacramenti come unarticolazione del sacramento fondamentale, MySal VIII.

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Il modello della liturgia, che fa da esempio a tutte le altre, quello della eucologia eucaristica. Esaminando leucologia eucaristica, la Chiesa si rivolge al Padre, visto come lEterno misericordioso, per offrirgli il sacrificio del Figlio che si attualizza in virt dellinvocazione dello Spirito Santo. La Trinit perci non soltanto destinataria della liturgia, ma anche sorgente dell'attivit sacramentaria. Ogni sacramento, in quanto azione ad extra della Trinit ha essenzialmente una dimensione trinitaria. Una classica azione ad extra la creazione, anche se in virt del concetto trinitario di appropriazione, la attribuiamo al Padre, ma seguendo le caratteristiche personali vengono attribuite alluna o allaltra persona. Concetto di appropriazione = secondo cui le azioni e gli attributi sono comuni in virt dell'unica natura. Per cui alcuni attributi li attribuiamo ad una persona piuttosto che ad un'altra, non perch vi sia una differenza di natura, ma perch seguendo le caratteristiche personali, si attribuiscono ad ogni persona divina determinati attributi e determinate azioni. Le azioni "ad extra" sono, dunque comuni, viceversa le azioni ad intra sono personali (per es.: la generazione solo del Padre). Le azioni ad extra hanno sempre una dimensione trinitaria. Ogni sacramento, in quanto azione ad extra della Trinit, manifestazione dellazione e dellamore dei Tre, che si donano agli uomini per renderli partecipi della natura divina (1 Pt 1,4). Azioni comuni da parte della Trinit, in cui essa agisce, quindi, sia come sorgente, sia come destinatario. Tuttavia poich l'azione comune rispetta i ruoli di ciascuna persona trinitaria, bisogna saper distinguere ci che proprio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Nelle azioni comuni quindi bisogna saper distinguere il contributo di ogni persona.

3.1.1 I SACRAMENTI E CRISTO

Seguendo la pedagogia delleconomia divina in cui il Padre ha comunicato e rivelato s stesso nellincarnazione del Verbo, si deve riconoscere che i sacramenti sono innanzitutto azione di Cristo. In ogni sacramento Cristo agisce con la sua presenza, il collegamento dei sacramenti a Cristo non soltanto quello dellistituzione, perch Cristo agisce ora con la sua

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presenza nei sacramenti. E come agisce? Attraverso il ministro; attraverso lassemblea celebrante. La SC 7 fa sue le parole di S. Agostino: Se Pietro battezza Cristo che battezza, se Giuda battezza Cristo che battezza 10 , per dire che Cristo presente con la sua virt nei sacramenti, al punto che quando uno battezza Cristo stesso che battezza. alla luce di questo rapporto tra Cristo e i sacramenti che la cristologia contemporanea riformula la terminologia e, ai termini tradizionali (i sacramenti come mezzi di grazia; strumenti o canali di grazia), preferisce parlare dei sacramenti come incontro con Cristo attraverso un segno visibile. Per cui si vuol recuperare la centralit di Cristo. ROGUET 11 testimonia quella teologia di passaggio tra prima e dopo il Concilio: i sacramenti sono atti di Cristo Bisogna tenere presente che si tratta di atti, non di cose in qualche modo prefabbricate. a) Concezione cosista: Il sacerdote distribuisce i sacramenti pi che celebrarli, come per esempio farebbe il commesso di una farmacia che prende sugli scaffali del suo laboratorio il flacone o le scatole delle pasticche richieste dal cliente. b) Concezione amministrativa: Non sono neppur formalit di ordine giuridico amministrativo, nello stesso modo in cui si accorda lassegnazione prevista dal regolamento ad un contribuente che ha riempito un modulo. Chi dice atto dice ben altra cosa dellapplicazione cieca di disposizioni regolamentari, di distribuzioni di cose o di pratiche di carattere amministrativo. c) Concezione giuridica: I sacramenti non sono neppure atti del sacerdote che lui compirebbe liberamente come causa efficiente, in virt del potere ricevuto per sempre nel giorno della sua ordinazione, egli celebra il sacrificio di Cristo e della Chiesa; amministra il perdono di Cristo e della Chiesa. Limpostazione cristologica corregge molte di queste patologie o degenerazioni della sacramentaria, ritenuta come il settore pi malato della vita ecclesiale. La teologia ha molto da dire su questo campo e quindi bisognerebbe rivedere la stessa concezione dei

10 11

Cf. AGOSTINO, Tratt. In Ioan. Ev., VI, 1, 7: PL 35, 1428. ROUGUET, I sacramenti segni di vita, Milano 1957.

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sacramenti. Questa cristologia veramente illuminante su una revisione, anche pastorale, dei sacramenti. L'impostazione cristologica determina, infine, anche la grazia sacramentale, per cui Cristo agisce (Cristo all'origine dellazione dei sacramenti) nei sacramenti, ma anche Cristo conseguenza dei sacramenti (dono dei sacramenti). Ogni sacramento realizza un inserimento divinificante del Cristo, una grazia cristologica. S. Tommaso: (IIIa, q. 72 a. 1) dice che: Per mezzo dei sacramenti della Chiesa, luomo viene conformato a Cristo (cristificazione, configurazione cristica come effetto dei sacramenti). Se si vedono i sacramenti come percorso di conformazione a Cristo, tale visione deve determinare non solo la teologia, ma anche la teologia spirituale. Lo dice anche SC 7 ... attraverso i sacramenti si ha la possibilit di rendersi conformi a Lui, di morire e risuscitare con Lui, che con Lui regneremo.

3.1.2 I SACRAMENTI E LO SPIRITO

Nella teoretica trinitaria le missioni sono due: quella del Figlio e quella dello Spirito Santo. La missione dello Spirito si distacca da quella del Figlio (Vi ricorder tutto quello che vi ho detto), non porta una rivelazione completamente nuova (eresia di Gioacchino da Fiore), ma la prolunga nel tempo. Quindi compito dello Spirito di prolungare nel tempo la missione realizzata dal Figlio, ma con caratteristiche proprie, cio dello Spirito Santo. Il tempo, limportanza dello Spirito facile da dimostrare: come il tempo di Ges, fu anche il tempo dello Spirito (lincarnazione, il dono dello spirito per la pasqua), cos, a maggior ragione, il tempo della Chiesa intrinsecamente tempo dello Spirito. La Chiesa non pu nulla in rapporto a Cristo, se non attraverso il dinamismo dello Spirito. Anche nellambito dei sacramenti, ogni celebrazione sacramentale accompagnata sempre dallinvocazione dello Spirito Santo (epiclesi: da soli non possiamo fare nulla, manda il tuo Spirito). L'invocazione dello Spirito entra in un dinamismo sacramentale perch tramite lo Spirito che i sacramenti non sono un puro ricordo ma lhic et nunc della salvezza.

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tramite la potenza dello Spirito Santo che si realizza lattenzione (attualizzazione dei sacramenti); lo Spirito opera nel ministro e nell'assemblea preparandoli alla celebrazione, suscitando in loro il dono sacerdotale; opera nei gesti sacramentali perch siano realmente collegati allevento pasquale; dispone il popolo di Dio alla santificazione e alladorazione, abitando in essi come in un tempio (Chiesa, Tempio dello Spirito). CCC 1112: Missione dello Spirito Santo preparare lassemblea allincontro con Cristo; di ricordare e manifestare Cristo alla fede dellassemblea; di rendere presente e attualizzare, con la sua potenza trasformatrice, lopera salvifica di Cristo, di far fruttificare il dono della comunione della Chiesa. Nella storia della Chiesa e della teologia questo non stato mai negato, per innegabile che, ad un certo punto, la teologia occidentale ha un po messo da parte lo Spirito Santo, in reazione soprattutto a Lutero, che faceva dello Spirito Santo il cavallo di battaglia per reagire allistituzionalismo della chiesa cattolica. Per questo importante sottolineare il ruolo dello Spirito, focalizzare di nuovo il suo ruolo allinterno della Chiesa. Nei sacramenti, la sacramentaria tradizionale vedeva lo Spirito pi come dono che come agente protagonista della costruzione sacramentaria. Questo uno dei motivi della maggiore degenerazione della prassi sacramentale, ci che ha messo in testa a molti preti lidea dellautomatismo sacramentale, la pretesa di un funzionamento solo istituzionale, giuridico del sacramento, senza accompagnamento di unautentica ed effettiva supplica dello Spirito.

3.1.3 I SACRAMENTI E IL PADRE

Nellattivit sacramentale, la Chiesa onora il primato del Padre, poich egli lorigine della salvezza e dunque, origine dei segni di salvezza, cio i sacramenti. Tutta loikonomia salvifica e sacramentale ha in lui la sua sorgente prima (CCC 1077-1083). CCC fa una riflessione interessante sul concetto di benedire: la liturgia come espressione del dono di grazia del Padre, della benedizione: Si comprende allora la duplice dimensione della liturgia cristiana come risposta della fede e dellamore alle benedizioni spirituali di cui il Padre ci fa dono. Da una parte la Chiesa, [...], benedice il Padre per il suo ineffabile dono ... dallaltra la Chiesa non cessa di presentare al Padre lofferta dei propri doni (CCC 1083).

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Come il disegno e la realizzazione della salvezza partono da una iniziativa del Padre, cosi nella liturgia e in tutte le realt salvifiche realizzate nel frattempo, il Padre colui che riceve ladorazione e la glorificazione perch allorigine di tutta lazione salvifica. Ogni sacramento lode e adorazione, tutto questo si esprime e si rivolge in maniera principale al Padre. Certo che il ruolo del Padre anchesso da recuperare nella teologia sacramentale. Oggi si rileva anche lattivit del Padre, egli presente nel sacramento nella condizione attiva di Colui che dona (CCC 1082-1083).

3.2

LA DIMENSIONE ECCLESIALE

Lincontro con Cristo realizzato nello Spirito per volont del Padre, avviene attraverso la presenza e lazione della Chiesa, fondando lindole ecclesiale dei sacramenti. Il fondamento biblico si elabora attraverso lidea archetipa del disegno divino che quello del fare alleanza con un popolo; Dio si serve di mediatori degni, ma il destinatario sempre un popolo. Questa idea archetipa del disegno divino la comunione. Gli eventi principali della storia della salvezza avvengono quando i fratelli sono fra loro in comunione (vedi listituzione dellEucarestia, la Pentecoste ecc). Cosi si spiega la mediazione della Chiesa; per cui la comunicazione del beni salvifici si condiziona alla comunione. Il rapporto fra Chiesa e sacramento si pu sintetizzare in due linee direttrici: a) La Chiesa fa i sacramenti. La prima linea sottolinea la soggettivit della Chiesa rispetto ai sacramenti. Una soggettivit che la Chiesa realizza in vari modi, attraverso il riconoscimento (la Chiesa riconosce il sacro settenario; i libri della scrittura ecc) e la celebrazione dei sacramenti (riceve; riconosce; celebra i sette Sacramenti), disciplinandoli con le norme liturgiche perch non siano stravolti dalla libera interpretazione. Il principio fondamentale che guida la soggettivit quello per cui i sacramenti prendono corpo nella Chiesa in quanto sacramento fondamentale; i sacramenti partono dalla Chiesa, rimandano alla Chiesa. SC 7 ...Cristo associa sempre a se la Chiesa, sua Sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di lui rende il culto allEterno Padre. Sarebbe una

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contraddizione se la Chiesa da sola si arrogasse questo ruolo. II signum ecclesiae rientra in maniera particolare nella celebrazione dei sacramenti; la Chiesa soggetto della celebrazione sacramentale. SC 26 Le azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa che Sacramento d'unit ...tali azioni appartengono allintero Corpo della Chiesa, lo manifestano e lo implicano. Ne consegue la necessita di fare Chiesa nei momenti principali della comunicazione liturgica e sacramentale. I sacramenti sono eventi ecclesiali. Ogni sacramento appartiene alla comunit. Lassemblea liturgica ordinata secondo i ministeri per evidenziare la dignit di soggetto integrale della celebrazione liturgica stessa. Ogni sacramento va sentito come celebrazione di fraternit. In maniera ordinaria, ogni nuovo rito prevede la presenza dellassemblea nella celebrazione dei sacramenti. b) I sacramenti fanno la Chiesa. La seconda linea, quella della finalit. La Chiesa non solo il soggetto dei sacramenti, ma anche obiettivo di essi, perch i sacramenti fanno la Chiesa, sono finalizzati alla costruzione, alledificazione della Chiesa. Ogni sacramento comporta una specifica inserzione nel mistero ecclesiale (senza escludere latto personale).

3.3

DIMENSIONE CELEBRATIVA

Differenze tra rito e celebrazione a livello linguistico: Il rito ha una natura pi individuale. La celebrazione ha una natura pi pubblica. Le due non sono alternative, perch una celebrazione comporta dei riti. Anche se per alcuni sono sinonimi, noi diciamo che in senso stretto la celebrazione non altro che lesecuzione di un rito. Tuttavia la linguistica, non solo teologica, tende ad ampliare il significato di celebrazione rispetto a quello di rito: la cultura odierna sembra aver fatto una scelta nello scegliere il termine celebrazione anzich rito. La preferenza di celebrazione si pone in un ambito molto pi ampio con una specifica attenzione anche allo stile, ai modi.

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Quando, a partire dal rinnovamento conciliare, si parla di celebrazione dei sacramenti anzich di rito, si vuole sottolineare il carattere liturgico pubblico. Si vuole anche cercare di superare la rigidit della interpretazione giuridica ma in generale, col termine celebrazione si vuole dare al sacramento un supplemento di anima, di vitalit. Un aspetto caratterizzante della celebrazione infatti il dinamismo. una sorta di movimento, quasi spontaneo, dei partecipanti che rispondono a una convocazione e si muovono. La celebrazione, in senso teologico, non altro che un rito, ma un rito svolto in una maniera particolare. Per esempio attraverso un sentimento di profonda comunione con gli altri (la celebrazione esprime comunione); una celebrazione anche numericamente rilevante, un rito invece pu essere svolto sia in solitudine, che attraverso una esperienza festiva. Le celebrazioni esprimono eventi significativi per la vita di un popolo: se un popolo non ha celebrazione perde qualcosa sul piano dellidentit e della coesione. Celebrando una comunit mantiene vive le proprie radici, conserva la memoria degli eventi principali che lhanno costituita, intensifica la fraternit amalgamando un gruppo. Una celebrazione incoraggia le forze vitali, perch lascia libero spazio alle emozioni. La celebrazione cristiana riprende tutte queste espressioni antropologiche, ma con una propriet specifica che data dal kerigma pasquale che condiziona (fa da chiave ermeneutica) tutte le celebrazioni. Nei sacramenti, i credenti, celebrano il Cristo mandato dal Padre per realizzare lopera della liberazione dalle forze del male. Celebrando i sacramenti si rende un culto al Padre, lo si adora in Spirito e verit (autenticamente e sinceramente), ma si festeggia anche la salvezza della vita realizzata dallo Spirito nel Signore morto e risorto. Quella dei sacramenti allora sono: Celebratio Trinitatis = perch in ogni sacramento nella sua forma celebrativa si adora e si riconosce la signoria della Trinit. Celebratio fidei = perch in ogni sacramento si proclama lintervento salvifico del Cristo, riconosciuto e accolto dagli uomini con la fede. Celebratio vitae = perch lazione dei sacramenti promuove la vita e ledificazione della storia secondo il disegno di Dio.

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Celebratio Ecciesiae = perch ogni celebrazione sviluppa una trama comunitaria che attua la Chiesa come mistero di comunione.

3.4 LA NATURA SIMBOLICA

La forma celebrativa del sacramento e in generale della liturgia intessuta di segni che possono essere gesti, azioni, oggetti, ma il sacramento stesso che, per definizione dai tempi di Agostino, si vuole catalogare in genere signi, cio come una realt che implica un significato ulteriore a quello immediatamente percepito dai sensi. La valorizzazione della comunicazione simbolica una prova ulteriore della condiscendenza sacramentale di Dio, perch esprimersi attraverso segni tipico delluomo. Luomo ha una natura simbolica, addirittura qualcuno lo ha definito animale simbolico. In quanto essere corporeo tende ad esprimersi attraverso segni, quindi il venire da Dio dei sacramenti, da una istituzione positiva di Cristo, incontra lesigenza della capacit delluomo di comunicare in maniera simbolica. Prima che teologico - liturgico, 1interesse antropologico, attuale, contemporaneo, perch non sono pochi gli autori che oggi rilevano una perdita delluomo moderno nella sua capacita simbolica. Luomo moderno ancora animale simbolico? Molti autori oggi rilevano un eccessivo razionalismo, tanto che ERICH FROMM ha scritto il libro Il linguaggio dimenticato. Il fatto di aver dimenticato questo linguaggio, ha portato disastrose conseguenze sul senso della vita e sulla convivenza, per il fatto che il simbolo risponde a determinate esigenze che sono iscritte nella radice pi profonda del nostro essere, nel nostro stesso inconscio. Conseguenze disastrose, perch il simbolo capace di sprigionare energie liberatrici. Il linguaggio dei segni il linguaggio dei simboli ed importante anche la dimensione universale di simbolo. La mentalit scientifica razionalista contemporanea cerca di superare la mentalit simbolica considerandola come uneredita delluomo delle caverne, che quindi si vuole capire, verificare, spiegare, concettualizzare, definire. Luomo tende a considerare reale non il mondo del simbolo ma ci che pu osservare direttamente, capire con la sua intelligenza, controllare con il suo potere. L'uomo che ormai vive in una sola dimensione un uomo che,

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perdendo la sua capacita simbolica, sta perdendo la sua capacita di stupirsi, di meravigliarsi delle cose. Il Segno: In maniera generale si dice segno qualcosa che stabilisce una relazione fra un significante e un significato. Cio quando una realt immediatamente visibile rimanda ad unaltra invisibile (il significato). Perch vi sia un segno necessaria la cosiddetta relazione di significazione o codice: perch il significante rimandi a un significato ci vuole un codice, (nel caso della segnaletica abbiamo il codice stradale). Questi tre elementi si trovano anche nel linguaggio parlato, p. es.: vai in biblioteca = significante; luogo dove ci sono libri = significato; la lingua = il codice. Allinterno di questampia concezione di segni troviamo diversi tipi di segno: Segni naturali = quelli che per loro natura portano alla conoscenza di unaltra realt per loro natura (fumo e fuoco); Segni convenzionali = quelli che risultano da un libero accordo tra persone a seguito di un patto (la lingua); Segni misti = contengono entrambe le realt (naturali e convenzionali). I sacramenti appartengono a questi ultimi perch implicano un fondamento naturale (segni sensibili = acqua) e anche un accordo intenzionale che si rif ai significati cristiani; Segni informativi = tipico del segnale stradale; Segni realizzativi = p. es.: un abbraccio = realizza qualcosa, non solo informativo (anche i sacramenti realizzano qualcosa). Molti autori oggi parlano di segno o di simbolo; non vi grande differenza per il semplice motivo che il simbolo rientra nella categoria pi generate del segno, appartiene ad esso. Altri autori distinguono i loro contenuti, in genere si pu dire che i due termini sono sinonimi, ma un accordo di massa non c. Se volessimo si potrebbero fare le seguenti distinzioni: Il segno ha una natura pi intellettuale, conoscitiva; Il simbolo ha una natura pi evocativa. Fa riferimento a contenuti pi profondi, pi interiori. maggiormente legato alle emozioni (per questo il linguaggio tipico

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dellarte e della liturgia). Per cui non corretto parlare di simbolo stradale, mentre pi corretto parlare del simbolo della croce, proprio perch il simbolo per sua natura evocativo. Esso ha anche uno stretto collegamento con lesperienza per cui la capacita del simbolo di mettere insieme in un solo oggetto, parola, cose che richiederebbero discorsi lunghissimi. Mettere insieme (sym - ballon ) il significato pi originario del simbolo, infatti per i Greci il simbolo era una medaglietta (o un anello) spezzata in due che riunita permetteva il riconoscimento fra due persone. Il vantaggio del simbolo sta proprio nelle sue capacit di sintesi che affondano le loro radici nellesperienza. Lultimo valore del simbolo quello relazionale: tipico del simbolo mettere insieme non solo le idee, ma anche le persone. Le tre caratteristiche del simbolo sono: evocazione, esperienza e relazione Il simbolo un portatore di identit, per questo non bisogna diminuire la forza simbolica nella cultura per una maggior coesione. Dire che i sacramenti sono simboli significa recuperare tutti questi aspetti, essi si servono di cose (pane, acqua, ecc.) ma hanno valore in quanto esprimono il qualcosaltro che va oltre il semplice dato sensibile con cui vogliamo stabilire il contatto. Per non fermarsi allumano, lo Spirito che si serve di questa capacita umana per comunicare la grazia. Uno dei problemi principali dei simboli di natura pastorale: la loro comprensione. I cristiani comprendono la simbologia dei sacramenti? Come risolvere questo problema? 1. Necessit di una maggiore catechesi. I simboli non hanno bisogno di essere spiegati, ma devono essere vissuti, affondati nellesperienza. Se si spiega ci si ferma al segno e non si arriva al profondo significato. 2. Ritornare alla comunicazione simbolica. per es.: il battesimo da essere un bagno si ridotto ad alcune gocce dacqua sul capo del bambino. La comunicazione simbolica si serve dellazione e della cosa ed entrambe si devono vedere. Il rischio invece quello del formalismo liturgico. Il simbolo rischia poi di non parlare pi. Il simbolo doveva essere lacqua e invece sembra quasi che sia scomparsa. Accentuare, quindi il ruolo della cosa nella comunicazione simbolica.

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3. Unaltra causa pu essere la perdita dellesperienza. il simbolo parte da unesperienza vissuta, se la richiesta di un sacramento non parte da unesperienza vissuta chiaro che il Sacramento non sar compreso. 4. Il rimedio principale quello proposto da Chenu: Il rimedio pastorale migliore, per tornare a capire il linguaggio simbolico dei sacramenti quello di ristabilire unautentica iniziazione. Iniziazione che non soltanto istruzione, ma mistagogia cio approfondimento dei simboli.

3.5

La Questione Canonica

Limportanza di considerare la dimensione canonica viene dalla caratteristica visibile dei sacramenti (il diritto non entra nella realt interiore), portando cosi la Chiesa a disciplinare pi volte con il suo codice la materia. Tematica generale Il problema generale che unisce teologia e diritto: La Chiesa pu apportare delle modifiche alla materia sacramentale?. In altre parole, i sacramenti sono mutabili o immutabili? La cosa in se non facilmente risolvibile, le risposte sono quelle del Concilio di Trento: La Chiesa ha un potere relativo non sostanziale (DS 1728). La stessa cosa dice il Vaticano II, ma il problema nello stabilire cosa si intende per sostanziale. Pio XII precisa che si tratta di quello che Cristo ha stabilito di conservare del segno sacramentale, quello immutabile (DS 3857), ma anche questa affermazione non risolve del tutto il problema. Per sostanza noi intendiamo quella realt filosofica senza cui la cosa di cui parliamo non pi quella. Resta sempre da valutare chi il soggetto di questa disciplina. Con Tommaso possiamo dire che la Chiesa non ha potere istitutore sugli strumenti della grazia (i Sacramenti); deve quindi conservare nei confronti dei sacramenti la massima venerazione e rispetto per ci che riguarda la loro composizione, vigilando affinch nessuno cambi o modifichi il segno in modo arbitrario.

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La Chiesa, comunque, nel tempo ha fatto delle riforme (il modo p. es.; di celebrare il battesimo nei primi due - tre secoli, non pi utilizzato); dinanzi a situazioni culturali diverse che pongono problemi di comprensione del simbolismo sacramentale, effettivamente la Chiesa ha introdotto cambiamenti, lasciando per inalterata la loro struttura essenziale. Il problema che i sacramenti ed altri valori cristiani appartengono al depositum fidei sul quale la Chiesa non ha nessun potere di cambiamento. Tematica specifica Nel nuovo Codice di diritto canonico la parte dei sacramenti nel Libro IV: La funzione di santificare della Chiesa. Il Libro IV tratta la questione del soggetto regolatore della disciplina. Secondo il can. 838: Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dallautorit della Chiesa. Ci compete unicamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al vescovo diocesano. Lo stesso argomento viene ripreso al can. 841: Poich i sacramenti sono gli stessi per tutta la Chiesa e appartengono al divino deposito, di competenza unicamente della suprema autorit della Chiesa approvare o definire i requisiti per la loro validit, e spetta alla medesima autorit o ad altra competente, a norma del can. 838, 3 e 4, determinare quegli elementi che riguardano la loro lecita celebrazione, amministrazione e ricezione, nonch il rito da conservarsi nella loro celebrazione. La parte generale dei sacramenti va dal can. 834 al can. 849. Nel can. 834 si definisce il munus santificandi cio: La Chiesa adempie la funzione di santificare in modo peculiare mediante la sacra liturgia, che ritenuta come lesercizio della funzione sacerdotale di Ges Cristo; in essa per mezzo di segni sensibili viene significata e realizzata, in modo proprio a ciascuno, la santificazione degli uomini e viene esercitato dal corpo mistico di Ges Cristo, cio dal capo e dalle membra, il culto di Dio pubblico integrale, 2: Tale culto allora si realizza quando viene offerto in nome della Chiesa, da persone legittimamente incaricate e mediante atti approvati dallautorit della Chiesa. Il canone successivo (835) precisa ulteriormente i soggetti di questo munus santificandi: Esercitano la funzione di santificare innanzitutto i vescovi, che sono i grandi sacerdoti, i principali dispensatori dei misteri di Dio ed i moderatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica nella Chiesa loro affidata. 2 i presbiteri, 3 i diaconi.

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Laspetto innovativo si inserisce nel 4 Anche i fedeli, hanno la loro soggettualit riconosciuta allinterno della celebrazione liturgica. Il can. 836 interessante per il suo risvolto pastorale, poich collega i sacramenti con la Parola: ...I ministri sacri provvedano assiduamente a ravvivarla ed illuminarla (la fede), soprattutto con il ministero della Parola, mediante il quale la fede nasce e si nutre. Il can. 842, 1: Chi non ha ricevuto il battesimo non pu essere ammesso validamente agli altri sacramenti. Poi si dice che i tre sacramenti delliniziazione cristiana vanno compresi come un tuttuno e si precisa, che "chi ha il battesimo ha il diritto a ricevere gli altri sacramenti. Can. 843, 1: I ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedono opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli. 2: ci sia una preparazione catechetica ai sacramenti. L'abilitazione al cultus cristiano proviene dai sacramenti; sempre in ordine alla celebrazione. Il can. 844 considera i problemi ecumenici (p. es. non trovo un prete cattolico: cosa faccio?). I cattolici possono ricevere lecitamente penitenza, eucaristia e unzione degli infermi se si trovano in uno stato di necessit, se non c pericolo di errore o di indifferentismo, se c impossibilit fisica o morale di trovare un ministro cattolico (se questi sacramenti sono validi in quella comunit). Si distingue nel can. poi quelle che sono le chiese orientali (pi facile) e quelle che sono le chiese protestanti (attenzioni maggiori). Le cose possono capitare a posizioni invertite. Qui maggiormente si distingue il caso delle orientali per i quali sono sufficienti la richiesta spontanea e la buona disposizione (anche in pericolo di morte). In ogni caso si deve sempre sottoporre la cosa al vescovo diocesano e si raccomanda la Conferenza Episcopale di disciplinare la materia (in Italia non stato fatto). Nel can. 845 invece si sancisce che tre sacramenti non possono essere ripetuti: i tre sacramenti che danno il carattere (battesimo, confermazione, ordine).Se c il dubbio sulla validit si ripetono sub conditione (sotto condizione). Nel can. 846 si ribadisce lidea che nella celebrazione si osservino fedelmente i libri liturgici: Nessuno aggiunga, tolga o muti alcunch di sua iniziativa; 2: II ministro celebri i sacramenti secondo il proprio rito.

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Nel can. 847 si tratta degli oli, 2 raccomanda al parroco di conservarli diligentemente in una custodia decorosa. Can. 848 riguarda le offerte: le competenti autorit decidono la quantit dellofferta. Lultima espressione dice: I pi bisognosi non siano privati dellaiuto dei sacramenti a motivo della povert.

3.6

LA TENSIONE FINALE

San Tommaso struttura la natura del segno sacramentale seguendo le tre direzioni del tempo: passato, presente e futuro. Nella sua direzione verso il passato, il sacramento segno commemorativo (o memoria); rivolto al presente segno attualizzante (nelloggi); la tensione finale (tendere verso il fine) laspetto del futuro (ogni sacramento e segno profetico o segno anticipatore di una realt che non c' e che sar donata nel futuro). Nella teologia passata si sono sempre considerati i primi due aspetti, quasi mai lultimo (nella messa diciamo: Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nellattesa della tua venuta). Questa dimensione anticipatrice, o meglio escatologica, di ogni sacramento, va rilevata. La LG dedica un intero capitolo allindole escatologica della Chiesa, conseguentemente la SC ne parla nellambito sacramentale (SC 8): Nella liturgia terrena noi partecipiamo pregustando quella celeste, che viene celebrata nella santa citt di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, ricordando con venerazione i santi... (il testo pi espressivo della dimensione escatologica della liturgia cristiana). La dimensione escatologica ci porta a riflettere su vari punti: Il primo la interdipendenza fra liturgia terrena e liturgia celeste. Soprattutto gli ortodossi, parlano della liturgia terrena come squarcio della liturgia del cielo. Un secondo aspetto quello pellegrinante, come dice il Concilio. Se il primo pi trionfante, il secondo pi modesto: a noi la liturgia terrena viene offerta nella modalit pellegrinante, per cui e unesperienza che ci fa pregustare i doni eterni. Ci d alla liturgia terrena un forte contrassegno di desiderio, quasi di incompiutezza (il compiuto - la memoria e il presente - si realizza sempre rimandandoci allevento eterno, che deve

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ancora venire). Nella celebrazione non deve vincere solo la vittoria del passato e del presente, ma deve apparire anche il lamento per qualcosa che non c. Lassemblea liturgica deve far suo lo sguardo dei discepoli di Emmaus quando videro Ges, e poi scomparve. In questo sguardo c qualcosa di nostalgico, di lamentoso. La celebrazione deve vivere di questi sentimenti, deve comunicare lattesa della parusia, del Cristo che verr. La consapevolezza della liturgia cristiana ora la consapevolezza escatologica, ci che guida la brevit delle celebrazioni (le celebrazioni eterne non finiscono mai). Le nostre celebrazioni sono situate nel tempo, hanno un inizio e una fine, proprio perch devono rimandare ad altro (dimensione pellegrinante). Addirittura lassemblea, nella liturgia, deve imparare a leggere la provvisoriet del suo tempo.

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U.I.O.G.D.

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