Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
G9175P
Guastalla- Rosolino Il Poliziano e i poeti minori volgari del secolo XV.
LI.
G9H5p
PRESENTED TO
THE LIBRARY
BY
PROFESSOR MILTON
OF THE
A.
BUCHANAN
- IX.
IL POLIZIANO
E
I
LETTURE SCLTE
DA
ANNOTATE
ROSOLINO GUASTALLA
Insegnante di Lettelo nella R. Scuola Normale Maschile
i Oneglia.
FIRENZE
R.
BKMPORAD
-
& FIGLIO
ROMA
Via,
Librai-Editori
27
|
MILANO
Via Agnello, 6
S. Lattes
Mmattc,
l'ISA
Bottoborj
TORINO,
&
C. -
BOLOGNA
GENOVA
Prezzo:
Cent. 40,
PROPRIET LETTERARIA
degli Editori R.
Bemporad &
Figlio.
Firenze, 11-1906
Via
S. Gallo, 33.
LEONARDO GIUSTINIANI
(1388-144(5).
Lamento amoroso.
Ai me, che son ferito
al
paradiso.
m'ha
()
tolto el core, e
auzoleta, o caro el
del
<
el
flore!
dio,
e'
'
le
domando,
li
va penando
Ine zenlilezze.
me
ben
in
"
'-'
pace.
_
Questo amoroso foco
non
Mi,
che inver de mi tu
ti
chiama
crudele
servo Adele,
te
merc
merc sperare,
per Dio,
so
me
alcideria
*
;
pur eh'
tu,
el te
vo
el
che per
ti
sia
Amore,
racomando
el
non
sia bandito.
Benedice
il
dunque benedetto il primo inganno Onde mi prese si che ancor mi tene Amor ferito a morte e V alta spene Che volle la mia vita a tanto affanno. E le faville accese che mi stanno
Sia
A
1
chiamata.
'1
mi
ucciderei.
'1
cfr.
Petrarca, sonetto
.
Benedetto sia
giorno e
mese
1'
anno
E Tor
Per
gli
bene
di
eh' io vidi
il
bel sembiante
umano.
Sia
il
Alla dolce
ombra
Mano.
DOMENICO
DI
GIOVANNI
detto IL
BURCHIELLO
(1404-1449).
Per correggere
figliuoli.
Quando
il
si
si
vuole
Adoperar
la sferza e la correggia:
ei
Se da' quindici in su
pur folleggia
ci
Prova
il
vuole,
se da' venti in su ei
t'
affatica
Fa mtterlo
in prigion se te
ne
cale,
:
E
E
quivi presso a
un anno
tei
nutrica
se dai trenta in su ei
pur fa male,
Amico mio, non durar pili fatica Che di trent' anni castigar non vale
Partii
*
da
li
te cotale
sia
gran duolo,
fai
ragion
che non
ti
sia figliuolo.
allontanalo.
fa' conto,
CANZONETTA.
Pratel mio, non pigliar mogli*
voglio consigliare
il
Senza chieder
consiglio
!
:
Non
Non
Se tu vuo' far
tuo meglio
Se vuoi star
contento
Che non
Sotto
'1
e'
maggior tormento
1'
Ciel che
aver moglie.
Dio
al
?
;
Per degnarci
Paradiso
per scampar canto e riso, Che non s' ha (io te n'avviso) Quella gloria senza pena E non e' tal disciplena 3 Sotto '1 Ciel che d'aver moglie.
:
E E
questo era
il
suo desio
1'
ore,
Clic
ho moglie
e parentato
Di tormento
e di dolore.
farci degni.
disciplina,
tor
mento.
Vuo'
tu
la
far
lo
tuo migliore
o frate] mio,
Non
trre,
li
Clie io
Che non
Guarda come
le
maggior
grasso
doglie
Ed
nome
dritto
Non
Di qualunque
Lamento
(attribuito a
di Pisa.
di
Pacino d'Antonio
Fucino da
Pisa).
Pensando
rimembrando
e'
il
dolce tempo
l'onorate pompe,
tutti e'
grandi onori
Da
gran signori
le
Gi ricevute, e
immense
e'
glorie,
le
i'
magnificenzie,
lio
Ch'
gi ricevuti,
al
il
l'allegrezza,
il
piacere,
sollazzo,
Che in ogni modo er' usata d'avere, Con ogni gran piacere
Di canti, di
viole,
giostre e ballo
il
Tal
volta
Accompagnata come gran rei ini, Non come cittadina D'uomini e donne di gran degnitade. E cavalcando per la mia cittade
Vagheggiandola tutta per
diletto
vedendo in
lei
tanta bellezza.
mio
bel Camposanto.
Le
belle storie e
visitar le fonti
V arche
dei defonti,
fiori
Di diversi
colori
tal
melodia
Di Di
D'arpe, d'organetti e di
salteri
flauti.
Al
mondo non fu inai maggior piaceri, Come tal compagnia non stando indarno Per lo bel nume d'Arno
Vedere andar tanta gentilezza.
Come
di
mezzo agosto
alla
gran festa
Veder si nobil gesta 8 Accompagnata da tanta milizia? Qual potrebbe esser mai maggior letizia
Come
Or
chi avesse
Con diverse
Elmi con
divise e sopraveste,
fiocchi,
pennoncelli e creste
Con pennacchi di struzzi e di paoni Armati i buon pedoni Con grandi scudi e con le mazze in mano
Che
stai?
Tutto
mondo
li
te
Vien per
E, se tu se'
Vieni acquistare
magnanimo
Signore,
Come
la
festa
dell'Assunta.
di
compagnia.
baldanzoso.
V imperatore Sigismondo
Lussemburgo.
Tulla
II
10
alia
ti
chiama
Vieni acquistare tue citt e castella, Vieni a veder la tua camera bella
Che
diventata
un publico bordello
Non comportare
Se sol per
pi cotanto oltraggio.
me
Che
sai
ho consumalo.
in tutto..
Deh
prendati di
me
ornai peccato
Si che
L'Amicizia.
(Per
il
1441).
Eccomi,
i'
omini solete
:
Mordere, e falso
fuggitiva dirli
Or Eccomi
j
la volete.
Darne
Vennine primo
Principi, d'
ricetto.
Fammisi
Degna
famiglia.
cfr.
Dante, Purg., V.
a torto, latinismo.
tristo,
V altra
e dea
fraudolenta
()
Che
vai
Donde
Qua! tuo t'ha ino
2
rigiri
scellerato fatto
iridi,
Credula troppo
Fuggi' mi verso
il
! . .
loco di coloro
Che
Tal
la
clic
vedendo
:{
Dentro
IVrch'
io cresi,
ricorsi.
dove
si
governa
Tanto
vii
Ma
il
Perch
Stavano dentro.
Gli empii strazi
io
li
soffersi,
Troppo molesti.
Po' che da tutti
gli
omini infugata,
in
popolar tumulto
gli
I
omeri e
sali'
mi
bullona, latinismo.
'
ora, dal
latino modo.
:*
credetti,
forma arcaica.
dn astringere,
Ora sentendo
1'
12
la terra
odierna fama
me
rimaner volete
Lieta rimango,
Pur che con meco, mia cara famiglia, Grazia ardente e Fede candidata
1
Possino
star,
qnal
dove son
ricette
Portano pace.
Da
Parit voglio
rifattovi
FEO BELCARl
(1410-U84).
La
terra.
nomo santo
hi
IJ
Angelo annunzia
elette a quel
e dice
Anime
bene indicibile
Che per grandezza qui non si pu intendere, Mostrar vorrei 1' amore incomprensibile Di Ges Cristo, e fare ognuno accendere,
E seguir le virt quanto possibile E questo mondo al tutto vilipendere Un bello esempio in questo di v' annunzio
:
le quali.
Sw
dicendo:
13
Panunzio s'inginocchia,
fa orazione a
D'io
cosi
U padre
I'
core
mio desio, E rivelarmi per tuo grande amore Qual santo sia in questo mondo rio Simil a me, tuo fedel servitore Tu sai ben quanto affanno i' ho sofferto
Che degni
quel eh'
i'
pato
in questo
gran diserto.
e
Un Angelo
ajypare a
San Va nunzio,
Cognosce
il
Ma non guardando
Con amore
Acci che
l'
domanda
s'
ardita,
e dolcezza a te
vlto
alma tua
'1
sie
ben vestita
j
Che suona
e canta in questo
borgo primo.
alquanto
stupefatto per
:
la
millesimo dice
povero Panunzio, or
se'
venuto
:
Al paragon della tua vita austera Delle due cose l'ima i' ho veduto
Che
ti
di
mente sincera,
cosa
sta nascosa.
pulisco.
Ora
al
14
nome
io vo'
di
Ch'
La
vita sua
mi far manifesto
si
molesto,
:
sul subbio
dubbio.
E detto
questo,
San Panunzio
e
ra a trovare
:
il
SONATORE,
Chi tiene
el
ossa
da
te
rimossa
sai,
E mena l'uom E
San Panunzio,
mio dolce
e caro
-,
V vengo Tu pu'
E
Per
ti
mi
sia
avaro
Ma
perch
Dimmi
male
e vale.
fili
e la seta.
VA
ti
15
rispondi'
a San Pa-
un: io dice mo
Vo' siale
il
La
cor affranto
:
Per saper
la
di
Mettendo
San Panunzio
alquanto su spirato
e
qual
ti
fai di
gran virtute,
quando
eri
Deh aprimi
Ch'
i'
ti
far del
mio domandar
lieto.
Allora
i/li
ci
Sonatore
opere
Panunzio,
di-Ile
Un'
altra
volta,,
essendo ancor
nell'
ermo,
per ladrone,
suo aspetto
di
certo e di fermo
Mostrava onesta
16
e di nobil nazione.
Ond'
io le dissi:
La
donna mi rispose allora Non mi far rinnovare e' mie martiri Ma son contenta star senza dimora Come una serva a tutti tuo desiri Io pur dir, perch '1 cor mi divora El mie marito sta in pianti e saspiri
gentil
;
Ancor abbiamo
Per
le
gravezze del
commi
si
predetto,
Ed
oltre a tante
pene e
gran duoli
cospetto
Mi voglion
jiresa in
giorno
mi mosse,
la cibai
;
nella
mia spelonca
Ancor la carit tanto mi cosse, Che trecento monete le donai, Ond' ella e' figli e '1 marito riscosse, Che stavon presi in molte pene e guai,
Ges
li
feci lieti
Ora
ho detto
e'
mie maggior
secreti.
stupefatto per
la
carit
Gresil
Cristo,
Per
me
cose.
nascimento.
come ha
4
il
testo
indugio.
da me.
Costui vivendo infra
17
le
gnte ladre,
Senz'aver
Ila
libri
sacri
o sante chiose,
e si leggiadre
:
fatto opere
degne
forse ancor
Chiamasi ladro, ed
io
mi tengo
sauto.
il
suo fratello
mondo mercatando
el
in
modo
strano
vestimento bello,
Ma
dentro, se di cuore
mondo
e sano.
Dipoi
si
Di
me
fama
t'
ama
chiama,
Che
Per,
priego, se
'1
Signor
ti
Non
Ma
amor
lasciar
'1
mondo,
Che tanto pi
El Sonatore
ti
udite
le
un zio
:
delibera farsi
monaco,
cosi
a San
sponde
Di
sani
it
Non
sermon
in
me
sia
vlo.
Dappoi
Con
E2
voi
nell'elmo
7
in
vita-
molto
stretta,
conila a
vizi
Gesti
mi
padre
ciclo,
e voi in
terza*
2
Km olino Guastalla.
li rullziauo, eto.
E
pogna
ancora
detto questo
e s
il
18
Sonatore s'inginocchia
getta via la
e
zam-
abbraccia
1
le
gambe
e
di
San Panunzio,
e
San Panunzio
dipoi
inginocchia,
abbraccia
bacia
il
Sonatore,
ringrazia
San Panunzio
Dio
Grazie
ti
Che
sai trar
Non risguardando
Tutto
se' stato
Onde mi par, fratel mio dilettissimo, Che dobbiam ripensar tal benefizio Andiamo, adunque, a stare in solitudine,
:
EH
Dalla
XV, ma
e
di incerto autore).
Traiano
El Figliuolo
dello
la
Vedovella.
Imperatore
ammazza
il
Om, che se lo sa l'imperatore E' m' ha la vita con giustizia a trre! Om, eh' io tremo tutto per dolore A quel che '1 ciel ci d nessun pu torre. Sua la colpa, e mio sar l'errore: Ciascun debbe fuggir se un cavai corre. Om, om, ch'io non sar creduto,
:
cfr.
Dante, Pury. X, 73
e segg.
/'//
19
la novella e dice
:
Amico
della
Donna,
i' ti
La Vedova dice:
Che
ci
Amico risponde
El tuo figliuol
"
stato morto.
La Vedova
dice
lassa a me,
vedova meschinella
'1
Dov'
//Amico
la
tua speranza e
tuo conforto?
alla
vedova dice
ti
Deh, non
Lo
iinperator
non per
il
farti torto.
di
Traiano
il
La Vedova
dice
:
va dov"
jUjliuol
morto,
abbracciandolo
ben perduto,
alma
()
afflitta,
misera e smarrita,
Per
Per
me me
peccato non
fia
conosciuto,
in corte;
elle parli
la
Clic,
mani iene
eh' io.
Doverla
Io
il
([nel
so che ehi
ilo\ r.
20
Ma
maggior
fla
il
dolor se
'1
mal non
esce.
Mentre che
'
la
vedova va verso
la corte,
Z'Imperatoe
dice
sua baroni
E m'
venuto lettere di
el
nuovo
;
Ch'
Sarem per
mi muovo
tuo soldati.
L Vedova
col figliuolo
e
dolendosi dice
magno
Se
'1
al mio fgliol compagno, ha dato, a me morte nutrisce. Il perder mio non gli sar guadagno Che tanto vo' quanto ragion patisce Quieta el mio dolor col suo tormento, E fa contento te per mio contento.
Questo a
Morte
gii
dice
quand'
io sar
tornato
farassi.
La Vedova
obbligato
se vivo tornassi.
Lo [mperatore risponde:
S' io
21
morr,
1'
Farebbe quanto
ragion portassi.
La Vedova risponde:
Se
lui
il
facessi,
e'
non sar'
:
Traiano.
Lo Imperatoi; rispmide
Tu
di'
'1
ver
in
la
Vedova posa
el figliuole
Questa
la
morte
di
4
mia morte
della
ria
Questo V angor
Questa
la carnei
il
de
la
questo
pestifer,
crudel, mortifer
angue
:
Tu tolto n' hai quel ben che dar non puoi o imperador, fa' giustizia fra noi.
Lo Imperatore
Dimmi,
al figliuol dice:
figliuol,
come pass
ella
la
cosa
'.'
dolorosa,
E
/<;/
io
Figliuolo dolendosi
Fortuna che
i
viventi
far
stata
del
mal
prima cagione:
sarebbe.
torniamo.
:5
sella-.
'
dolore.
:>
in
iignia
Beato transitivo.
Non
ira o sdegno,
22
ma
destino o sorte
Causa fu che
Ho
combattuto, e
combattendo
:
La
In qua, in l con
Condussi
al fin
La
ragion
mi
difende, io la difendo
Che
sia contenta
me
lieto farai.
:
Ragion mi muove e
L' onor m'incita
Cosi
1'
la piet
mi mena,
d pena:
j
mi spigne mi sprona, e costui mi raffrena, Et come carbon che cuoce o tigne Segua che vuol, eh' ogni cosa m' doglia, E non so giudicar quel eh' io mi voglia.
ritien,
un mi
altro
Costei
giustizia
della
mente
:
di
La conscienza E la memoria
Paura triemi
a s sia testimone.
e ragion virilmente
;
arien poi.
Lo Imperatore
al figlino!, dice
ti
condanno.
nella sede.
23
Lk Vedova a
/'
Imperatore dice
Tu non mi puoi per questo il figliuol rendere N col suo danno a me rifar il danno.
.//
Emperatore a
la
vedova dice
e' ciel
Che
mio proprio
figliuol
tuo
sia
Lei
va' via.
ANGELO AMBR0G1NI
Da
detto IL
POLIZIANO
(14f>4-1404).
La Giostra
LIBRO
I.
II!
Lio PREFERISCE
AMORE
Nel vago
tempo
il
primo
fiore
Che
>r
armenti,
co' vnti;
a guisa
saltai'
di
leopardo
Or destro
Or
fea
tea
rotarlo in
breve giro:
siciliani
24
Dando sovente a
Cotal viveasi
el
giovane gagliardo:
'
N pensando al suo fato acerbo e diro N certo ancor de' suo' futuri pianti
Solea gabbarsi degli
Ali
afflitti
amanti.
!
lui sospirorno
il
Ma
fu
si
altero
le
sempre
giovinetto,
Che mai
Mai pot riscaldarsi il freddo petto. Facea sovente pe' boschi soggiorno
Inculto sempre e rigido in aspetto;
'1
Con ghirlanda di inno o verde faggio. Poi, quando gi nel ciel parean le stelle, Tutto gioioso a sua magion tornava
;
'n
compagnia
delle
nove
morelle
Con
Cosi,
Si
Di dolor carco,
Seguir della
3
di piet dipinto
le piante,
nemica sua
il
E dove Amore
Li pascer
1'
alma
due
luci sante.
cieco errore,
Non nudrir
Che
Costui che
di lusinghe
un van furore
4
crudele.
le
Muse.
dilettare.
nasce.
21
d'Amor ha
*
dato
il
mondo
una cicca
peste, a
un mal giocondo.
s'allegra o dole
si
Ah quanto
qua! per
lei
di libert
spoglia
!
Che sempre
mille volte
di vuole e disvuole:
la
vuol
s'
asconde
come alla riva l'onde. Giovane donna sembra veramente Quasi sotto un bel mare acuto scoglio,
e vien,
E vanne
ver tra'
fiori
un giovinoci serpente
2
Ah quanto
fra' pi miseri
dolente
!
Che quanto ha
Quanto
il
quanto
pi sicuro
Seguir
fuggitive in caccia,
di
fossa o
!
muro
Veder
la valle e '1 colle e l'aer puro L'erbe e' fior, l'acqua viva chiara e ghiaccia! rimbombar l'onde, Udir gli aiigei svernar,
:i
dolce
al
'
vento mormorai'
a mirar pender
le da,
fronde
Quanto giova
un'erta
;
Le capre, e pascer questo e quel virgulto E '1 montanaro, all' ombra, pili conserta,
Destar
la,
sua zampogna, e
terra
di
'1
verso inculto!
Veder
la
pomi coperta,
nascosta.
<<!
La spoglia
(pici
clic
Lasciano
clic
serpenti,
lei
can-
tari-,
a,
<
propriamente
'
cantare
usciti
verno l'anno
primavera.
piace
Ogni arbor da' suo'
26
Veder cozar monton, vacche mugghiare, E le biade ondeggiar come fa il mare Or delle pecorelle il rozo mastro Si vede alla sua torma aprir la sbarra: Poi, quando move lor co '1 suo vincastro
!
'
Or
si
vede
il
villan
domar
col rastro
Le dure
Or
zolle,
or maneggiar la marra;
una
balza.
antiche genti
al secol d' oro
:
godute
le
N N
fatte
ancor
figli
3
De' morti
si
al
credeva
ancor la vita
a' vnti,
toro:
e
grande
Non
le
genti liete
:
Ruppe ogni
Che
la
La
Caccia.
Avea
1
de'
monti
tolta ogni
pruina
rimprovera.
si
la guerra.
3 si
affidava.
Brina
e in
un
senso lato
vea
fatto al
27
Soavemente air ra
mattutina
al
la
ingegnosa pecchia
primo albore
fiore.
Fatto frenare
il
corridoi* superbo,
Verso
Preso
la
il
cammino
(e
sotto
la
buon riserbo
schiera stretta)
Di
Con
Il
Gi eireundata avea la
tolto bosco:
e gi
si
schiera
Givan seguendo
bracchi
il
lungo odore.
il
rumore:
Di
fischi e
bussi
ciel rintruona.
4
Con
tal
1'
aer discorda
Di Giove
fuoco
d'alta
nube piomba:
Con Con
tal
Dall'alte cateratte
Nil
rimbomba:
sangue ingorda
li
Son Megera
Qua! animai
tartarea
stiza
tromba.
si
di
al
par
la
roda;
Quale serra
ventre
tremante coda.
aura.
guardia,
prodotto
"
:{
percosso.
diversi
sonanza dell'aria
(linci
:>
dai
strepili
tuoni .
(Car
).
il
fulmine.
infernale.
-- 28
suo ammette,
'1
chi
'1
richiama e alletta
:
buon destrier per la campagna CI li l'adirata fera armato aspetta: Chi si sta sopra un ramo a buon riguardo:
Chi sprona Chi in
Gi
le
man
lo spiede e chi
s'acconcia
i
il
(laido.
denti
El porco entro
burron
gi d'
i
una grotta
Spunta gi
'1
cavrinol; gi
vecchi armenti
:
della volpe
ha spenti
assalto
vanno
in rotta
riusciva,
il
meschino:
Ma
De'
'1
lacci el
Vedesi
lieto or
qua or
il
volare
Fuor d'ogni
scili era
giovan peregrino:
cavai mette ale;
fier
LIBRO
Il
II.
Giardino di Venere.
Zefiro
il
Spargendolo
Ovunque
D
vola,
29
la
campagna
veste
rose gigli
violette e fiori:
Ma
Ardisce aprire
Questa di verde
Quella
si
gemma
s'
incappella
i
:
Languida cade
il
Descritto ha
il
Narcisso al rio
specchia
come
suole:
Adon
Mai
rinfresca a Venere
il
suo pianto,
e ride Acanto.
gemme
l'erba
'1
La
mondo
Sol
avviva.
Sovresso
si
comincia ad aprirsi.
Ja-
volontariamente
un
fiore di
si
abbia scritto
voce di dolore.
(F.).
Clizia era
una ninfa
girasole. (F.).
'
Adone,
letto
dea
Ini
nacque
clic
un
in
lime
anemone
fiocco
fiore
Un
si
rosso, cui
da
il
mozzo un nome di
diviso
cordoni di
color
/all'erano. (Y.).
dove.
30
Con
si
bel
monte sospende;
al fonte
per
scende;
umor distilla ombre agli arbor rende Ciascun si pasce a mensa non avara; E par che l' un dell'altro cresca a gara.
Che
'1
premio
'
di lor
Da
E
Ma
1'
Col platan
Surge robusto
cerro et alto
e
'1
'1
il
faggio,
salcio
umido
il
e lento,
frassin
fischi
pur selvaggio:
vento
:
L'avornio
tesse ghirlandette al
maggio:
scorrendo
2
seminata di pinti
loro
fiori. (F.).
lambiva continuamente una riva rende il' premio agli alberi delle
(F.).
il
3
ombre
secondo
crescano
fu,
pili
i
belli.
Cipresso o Ciparisso
poeti,
un giovinetto
nome.
(F.).
il
pioppo.
bianchi o
:;i
M;i
e contento:
a' forti:
distorti.
Mostronsi adorne
le viti
novelle
la pelle;
gi perse braccia:
Quella tessendo vaghe e liete ombrelle Pur con pampinee fronde Apollo 4 scaccia; Quella ancor monca piange a capo chino,
al
vento ondeggia,
3
E
Il
fa la piaggia di
verdura adorna:
verdi capelli orna.
Di bianchi
e'
le
corna;
Drento
al
E spesso intorno
roteando
Guidon
Tal volta sopra l'acqua, un po' guizando, Mentre l'un l'altro segue, escono a gallo:
N spengon
le
fredde acque
il
dolce foco.
un' armonia
si
s'
accoglie
beate note e
sublime
queste
in
umane
spoglie
il
sole
pii
'
comunemente
galla.
boss*
o bossolo.
;;
Venere
a cui
era sacro.
32
sue cime:
boschetto
ramo a lor diletto. Al canto della selva Eco rimbomba, Ma sotto l'ombra che ogni ramo annoda La passeretta gracchia e attorno romba: Spiega il pavon la sua gemmata coda:
in
ramo
Bacia
il
E E
Il
Da
La
favola di Orfeo
Canzona.
Udite, selve, mie dolci parole,
La
E
Di
'1
suon di nostra
il
fistula
ci si lagna
La
ha
il
core,
:
Anzi di
anzi
1'
ha
di
diamante
Ella fugge da
me sempre
d' avante,
Come
Digli,
Co
33
digli
come
il
tempo ne distrugge,
si
N
(Mie
l'et
persa mai
l'innovella
torma bella,
viole.
Dentro
all'
Dite (piani'
per
lei
lacrime versi
E E
lei
al sole.
Preghiera
di
Orfeo a Plutone.
C hanno
perduta
la
superna luce;
produce;
Al qua! discende
ciel
e l'erba
anzi
il
mio core
meno
pi
la
vita in
pena acerba
dolore.
N posso
resistere al
Ma
Del
se memoria, alcuna in
voi
si
serba
amore
Se
vecchia, rapina
niente avete,
Ogni cosa
nel
fine a
voi
a
ritorna,
voi
Ogni
vita
mortale
la
li
ricade
Quanto cerchia
live
<;i
istalla.
Poliziano,
eto.
Convien
Chi
pili
eli'
34
chi
men
tra' .superi
soggiorna;
cerchi
queste strade:
serba
Quando sua morte gli dar natura. Or la tenera vite e 1' uva acerba
Tagliata avete con la falce dura.
la
sementa in erba,
sia
la
non ve
'1
el
mondo nacque,
E
Io
se
pur
me
invita
le
Orfeo.
Ecco quel che l'amor nostro dispreza!
o sorelle! o o diamogli morte.
Tu Tu
scaglia
piglia
il
tirso; e tu quel
ramo speza;
un sasso o fuoco,
e getta forte;
Giri, percorra
cfr.
1.
bo
scaveza.
tristo porte.
scellerato,
mora mora
la testa di
Baccante con
morto
Orfeo,
e dice
cosi:
<>!
o o!
lo scellerato!
io ti ringrazio.
Per tutto
il
bosco
1'
abbiamo stracciato
a
membro
la
membro
*
lacerato
Or vada
biasmi
teda
legittima!
Baccanti
in onore di
te!
Bacco.
Bacco, Bacco, e o!
Vegna
lo
a bever,
veglia qui.
8
ti.
ho vto gi
p
il '1
mio corno;
bottazzo
3
Dammi un
in qua.
Ognun corra in qua e in Come vede fare a me. Ognun segua, Bacco,
te.
fiaccola matrimoniale.
la
imbottare significa
di
gonfiare per
il
soverchio bere;
in
pevera
<
imbuto: qui
genere.
:;
F mi moro
Son
Star
io ebra,
i>i ritti
36
si
gi di sonno.
o
i
o no?
pi non ponno.
eli'
Voi
siet' ebrie,
io lo so.
Ognun facci com' io f: Ognun succi come me, Ognun segua, Bacco, Ognun gridi Bacco Bacco
te.
E pur
Bevi
e tu, e tu.
V non
Bacco Bacco, e o!
Dai
Rispetti continuati
Miser' a
I'
me
quando
ti
vidi in prima,
;
V non
Infili
freddo core.
Ma
L' ho riverito
I'
me
di
cotanto strazio,
ne
lo ringrazio.
cor,
dolze
si
mio bene,
contente,
Da
Da ch'io
te
ma
M
Che sol questa speranza lo mani iene, E sai che vii a suo amor m' acconsente.
Tu
lo
Ch' a
mai
ti
sar tolto.
Non mi
so
eli' io
non
sarei
manco
costante.
me
Non t'amando
Ben mi
si
i'
sarei di
diamante:
Ma
eh' io
Se mille volte
Amor me
'1
comandassi
Che pu far di me strazio quanto vuole; Tanto potrebbe far eh' io non t' amassi, Quanto potrebbe far fermare il sole; E se mille altri amanti mi mostrassi
Sarebbon tutte invan
le lor parole.
i'
Tu mi
N
chiedesti
il
core,
tei
donai;
Dai
Rispetti spicciolati
sia,
mio bene,
Viva speranza, dolze vita mia. Deli guarda quel che a rivederti viene;
Deh
fagli
D
Se
ss
IL
Io
mi sento passare
infili
nell' ossa
E E
par che d' altro pascer non mi possa Ch'ogni piacere questo piacer imbola:
crederrei, s
7
io fussi
entro la fossa
^Risuscitare al
Crederrei,
quando
III.
In alto mar tra 1' onda irata e bruna, Tra le secche e gli scogli, meschinella, Combattuta da' vnti e da fortuna,
Sanza lbore
il
ciel
il
Pure
Ch'
cammin da
io spero salvo
pervenire in porto.
IV.
La
Ma
Se
possiede in pace:
fin
il
poi viene,
vero bene.
albero.
Dalle
Ballate
I.
Chi non
sa
come
fatto el paradiso
misi
Guardi Ipolita
Ch'
e'
freddi petti
core
Che va dicendo
mentre eh'
e' si
muore
move
Ch'
i' 1'
diamante speza
s tanta dolceza
Piove
letizia tanto
onesta e grave
lei
s'
inchina,
Che d'ogni chiuso cor volge la chiave Onde 1' anima fugge in paradiso. Chi non sa come
Negli occhi di costei belt
si
siede
Che seco
vede
Quanta nel mondo mai per uom si vide: Ma qualunque costei cogli occhi uccide
Lo
Chi non
sa
come....
40
II.
Dolorosa e ncschinella
Sento via fuggir mia vita
me, tosto
ci
fia
tolto!
Or
Prima che da voi partendo Per gran doglia mi consumi. Ogni spirto in foco ardente
S'
mio cor
tristo dolente
Lacrimoso
ti
distempre;
ti
consumi.
SONETTI.
I.
Sceglie
soi tgli
non pu, sdegnata e fiera nido e non lo vole. Simile spesso fai' naia mente suole
fissar
E qual
Morto
lo
tra' del
non mira a
la
mia donna
si
altiera
Presto
1'
ne duole.
Che
Perch
se
'1
el
vidi io
Diria
la
eli' al
Che conoscer mi
II.
Ad un
libretto della
sua donna.
(elice libretto
ove
si
spesso
scrive
Tutti
secreti soi
madonna
Deh,
di'
'1
come
el
se
ha messo.
42
Io soli
d
io
lei
d lunge,
e tu
da presso.
Tu
Oh'
non
arri ve,
E ben
ine maraviglio essendo degno Di tanto onore ognor lieto e contento Che non te accendi, essendo arido legno;
Ch'
moro e abraso se la vedo o sento non che col pianto io me sostegno Arso serria de fuor come son drente
io
se
III.
Nuda de
d'
Radice de miseria, adversitate Rivo abondante de malignitate Et a lieta fortuna sempre ostica
l
;
Deh
quando
aprir
2
fia
gi
cielo
Scendano
di
Vulcano
fieri
dardi
Ad
Ma
s' io
bianco pelo
Spero vederte
bench tardi
Con
ostile.
manifestare.
ANTONIO CAMMELLI
detto IL
PISTOIA
(1440-1602).
Dopo
Pass
il
la battaglia del
Taro (1495).
mai
'1
popul romano,
mano
Con nemici
E' nemici
costui,
Mordendo questo e quel, pass via netto. Madre vituperata de' taliani 1 Se Cesare acquist, pili non si dica
Insubri, galli, cimbri, indi o germani.
Concabina
di
Mida
al ciel
nemica,
C hai
fatica
3
il
gallo le confine
Tutti
Sia
come vole
l'
il
fine
Se ben del
mondo
acquistasti
il
imperio
Mai non
si
estinguer
tuo vituperio.
Di se stesso.
Pili
Italiani.
'
passarti.
confini.
u
Gli ocelli
mi fece e
la
bocca a ventura,
Come fa chi scrivendo veglia e dorine Non ad alcun il mio viso conforme N in triangola n in tondo, n in misura.
:
Il
naso con
la
punta
al
mento
accosto,
La
Il
Vo
dritto
come va
in
in arboro vita.
La mia
figura,
di chi ci governa.
Una donna
Che
Si che
morendo
il
n' avesse
un migliore;
'1
Venne
I
prio.
lor protettore;
mosso a furore,
Mandli
il
Non
Desiderati
il
ciel
Perch oggi
si
elegge
raglia e porta
il
basto.
in albero la vite.
cercate.
augurate.
45
ANTONIO VINCIGUERRA
(?-1502).
Lode
Beata fu
la
della et saturnia.
N'erano Nate
ancor
le
sanguinenti risse
miseri mortali
fra' ciechi e
N N V
le
mali,
ali.
Ma
sol
la virt
propensa.
Nutr
la famigliola
il
padre antico
cucina grande.
il
Senza
nitor
le
de
la
'nvece de
piume era
pudico
Fien che
si
in la
tomba
Ma
di
musa
pi celer che
colomba
non erano.
:
da
Sicilia.
la
'
splendore;
oggetto
il
soggetto
(Iella
proposi/ione e
morte.
Fu
46
Tutta ripiena
d'
innocente et alma
di avare industre.
*
Simplicitade, e
non
eli'
vi recavan la onorata
palma
eburnea
3
Altre palestre
1'
1'
lira
2
Che
di
immortalit
arboro incalma.
aspira
f
Ma
Chi
Dice
gli antri
di Elicona abita e
onora f
la sciocca e vii
plebe delira.
PANDOLFO COLLENUCCIO
(1444-1504).
Canzone
alla Morte.
Qual peregrin nel vago errore stanco De' lunghi e faticosi suoi viaggi
di
prima
io,
gli
ai
piacque
Tal
che
in
In sogni,
industrie.
J,
L'alloro
cfr.
Dan-
te, Par.,
32-33.
giovanile.
sono vlto.
A
te
47
umane
1'
fatiche,
inclita Morte.
torbidi'
onde
aggiunto
1
Tra
ira di
Nettuno e
d' Eolo,
Le
disiato porto
i
Rimirando,
pericoli raccoglie
vita pi tranquilla
2
;
Di poi
'1
danno
nel
mal
;
fatto alfin
saggio
A
()
te
Che Stige e
Con
l'
infocato Flegetonte,
Oocito ed Acheronte,
le dolci onde del tuo ameno Lete Non che tempre, ma estingue, E levi d' ignoranza il scuro velo,
1 1
Sciocco chi
in
Ila,
tutto
gi
al
ver contende,
visla
sua
la
tenebrosa
il
al
cielo
Chi de
Clic
'l
tua piotate
Tu
Il
Se'
perpetuo
;
'l
frale,
Dall' eterno
mortale
'
giunto.
scogli.
dopo
il
danno.
'
contrastai
Di magnanimi
4X
.spiriti
consorte
mi volgo, generosa Morte. Candido vien dal ciel, puro e divino, L' animo immortai nostro in questa Ove in tutto si spoglia
te
spoglia.
Del lume
di
sua gloria
in
suo cammino,
Fra paura
e desio,
letizie,
Dolor, vane
sdegni ed
ire,
Mirabil cosa
tia,
se
mai
'1
ciel
mire,
mondo
Da
Per
Questa
te
adunque pietade
*
Chiedendo, aspetto
la
e'
alla
mia crudel
2
sorte
in terra
Che
bene
;
Che
'1
fine
:
dicon
Non
Con generosa
voglia.
Tu
se' quella,
Madre, eh'
e' vii
sono pronto.
Soccormi adunque,
49
graziosa Morte.
Qual
di
Di lingue e
stil
diversi.
Quanti
Te
lian
Felice,
Altri,
moie
in
fasce
quando
la
vita
s"
pi diletta;
:
Chi,
quando men
torte
aspetta
man
non
1*
han cerco e
!
tolta,
Grave turba,
stolta
Tu Tu
Il
Benigna
e valorosa,
optata
Morte.
il
legno,
La
Che
Me asperga
Attenda
6
mondi, placido
fragil stato
benegno.
sua pietade
il
Non
Che
del
mio
il
van discorso,
sotto
Delle sue
man
opra.
di
'1
sua boutade
fatai
Leve
la
tua virtute
crine
Ed
al
celeste fine
guide.
"
'-'
di quanti.
7
:{
separi.
il
desiderata,
Ges
Cristo.
guardi, osservi.
i
u.i.a.
//
Poliziano,
Apri
le
50
uniil,
ma
forte
da Tarso
le' la
Morte.
BENEDETTO GARETH
detto IL
CAR1TEO
(1450M515).
Pene
Ecco
la notte
d'
amore.
splende
;
el ciel scintilla e
Di
I
stelle ardenti,
lucide e gioconde
il
nido asconde
E voce umana al mondo or non s' intende. La rugiada del ciel tacita scende, Non si move erba in prato o 'n selva fronde Chete si stan del mar le placide onde
;
Ma non Amor
Ha
suo furore.
sementato
in
'1
frutto clie
mi rende
di
dolore.
Elia.
San Paolo.
seminato.
piena
Con
(al
dolor
ti
!,
pena
Qual, lasso
A
Or
dio, amici
([ili
ragion
felici,
Vivete voi
a cui
gi la sua fortuna
io
son chiamato
*
:
PANFILO SASSO
(1447-1527).
Strambotti.
III.
el fiore,
:
terra
mio
tmpre veduto.
Barcellona.
'
travagliato.
Ogni animai Et
io
52
1'
fa pace con
aiuole,
mio dolore
IV.
La
giorno
s'
Se quando al Sole
bove mena
si
1'
anca,
;
Quando
la luna
almen posar
spera
Ma
s'
io patisco el
L' inverno almen non se lamenta tanto Se nel bon tempo piange la Sirena
Ne
la fortuna
S' el tortorin
Perso
il
compagno,
di juango
pur tempra
il
pianto
Ma
s'
un
altro
mi lamento
il
E non
che manca,
ma
cresce
tormento.
XXIV.
Gridati
3
tutti
amanti
Al foco,
al foco
;
Al foco che
me
lo
mio
core,
usignolo.
la tempesta.
gridate.
53
E vederete come
a poco a poco
E mai non 1' amor si sazio sazio De mal che non se serva a maggior
strazio.
XXXI.
Io son
La pecorella afflitta e fiacca
Clic
va piangendo dreto
la
el
pecorino
Io son
Che
mugendo cercando il bucino 10 son la madre che '1 petto si spacca Seguendo 1' orma del perso bambino
va
; :
11
spirto pronto,
ma
la
carne stracca:
el
per
camino.
XXXVI.
Andiamo tutti amanti in barbarla Ove non s'oda nominar cristiani. Andiam tutti meschini in compagnia
A
E
Che
per dinar
esaltan
villani
LV.
Menar voglio
< )
la vita in
un deserto
senza coperto,
le
fere selvagie
in
compagnia,
vitello.
efr.
Petrarca,
son.
151
in
Vita di
M.
L.
Con
gli
54
Piangendo
mia
Guardar non voglio il ciel perch noi m'erto Come colui che ognun scaciato ha via.
LVII.
Non
dicali
salmi,
2
ma
biastemin
forte
Quellor
eh' al
mio morir
nanti a
se
troveranno
per scorte
Non
portili croce
me
Ma
Il
foco e
male
in vita e pegio in
morte
Sempre mi
trovi con
maggior affanno.
LXXTV.
Come
fa
il
passer solitario
la
i'
volo
:
Piangendo
mia cruda e trista sorte Come la madre che ha perso il figliolo Ch' el va cercando se lamenta forte
Che per compagno acceptaria
SONETTO.
Or
ti
lieto dell'
fa terra, corpo,
fa
smorto
bestemmino.
coloro.
E giunta
gi
la
mia barchetta
al
porlo.
Non ebe
in
E quanto
Ora
esci,
pili nel mio viver mi specchio Tanto meglio mi par quanto pi corto.
Clic
Clic star in
Or
esci
convien uscire,
Non temer quel che fa la vulgar gente Ch'altra vita non dopo il morire.
IACOBO SANNAZARO
(1458-ir>30).
Da
L'Arcadia
CANZONE.
Galitio
Sovra una verde riva Di chiare et lucide onde
In un bel bosco di
fioretti
solo.
adorno,
Un
pastor che su
il
1'
Cantava
terzo giorno
;
cui
li
vaghi uccelli
gli
Di sovra
arbuscelli
et gentile
;
sole,
:
56
Apri
1'
Con naturai
colore,
Un
maggio
Tien pi alto il viaggio, Acci che tua sorella Pi che l'usato dorma;
Et poi per
la
sua orma
stella
:
Guardasti
bianchi armenti.
Porgete orecchie a
le
Et non teman
de' lupi
Li agnelli mansueti,
Ma tome
I
il
mondo
le
Fioriscan per
cime
Et per
spine dure
;
alte e nodose,
asprezze e
pecti crudi
Vegnian
vaghi Amori
strali
;
Senza fiammelle o
Canten
Et con
le
bianche Nini f
et Selvani
abiti strani
;
Canten Fauni
Ridai!
Et
li
non
vedan ogie
Venti,
novoli o pioggie.
In questo di giocondo
Nacque
Et
le
1'
alma beltade
;
Per questo
cieco
mondo
Conobbe castitade
La qua! tant' anni avea gettata a tergo:
Per questo
I
io
scrivo et vergo
Andran
Et
li
le fiere
errando,
alti
li
Mentre
Correran murmurando
Nell'alto
li
accoglie;
Mentre
Vivran
fra
gli
amanti in terra;
Sempre fa noto il nome Le man, gli occhi e le chiome Di quella che mi fa si lunga guerra
Per cui quest' aspra, amara
Vita m' dolce e cara.
Che
sia
sempre sereno.
oggi.
58
ANTONIO TEBALDEO
(1466-1635).
Dalle
Ecloghe
Clearco
dice a
Paleno
Non perdio non sia bella abbandonai La patria mia eli' egli si vaga e Come un' altra che '1 sol scaldi coi
;
lieta
rai
Ma
perch sempre
il
mio
fatai pianeta
Ivi
mi
fu contrario,
come accade,
non alcun profeta.
;
Vedea rider le viti e 1' altrui biade Le mie guaste da grandine e da vnti E ogni anno esser miei campi al fiume strade Vedea i greggi d' altrui grassi e gli armenti, Sempre i miei magri e ci che con le labbia
;
;
acqua rabbia
tolte
Le
E vedendo
Partir
:
il
tsco
farsi
:
1'
uman
gusto graziosi.
:
Dissi
Qui
steril
pianta mi conosco
Forse di
S' io
1'
tal
natura muterommi
Ma
vo sott' altro cielo, in altro bosco. empia stella mia eh' ognor guidommi Di male in peggio con suoi occulti inganni
Questo pensier da
1'
animo levommi.
51)
gli affanni.
N maraviglia fu se la mi prese, Scudo lei troppo bella, io giovili troppo Ma qnell' et fa contr' amor difese.
Risemi
infili
eli'
il
groppo
cruda divenisse
il
Che qual d' un serpe poi m' era Con diversi pastori in mille risse
Per
lei
suo intoppo.
son stato
Prima che dal suo giogo io mi partisse. Per ben servirla abbandonar soffersi
Il
taccio
il
gran grido
Che
Da fortuna agitato e da Cupido Fuggendo me ne venni in queste ville E sotto questa pianta ho fatto il nido.
Qui
le
e,
me
la
grande fama.
pr-s^
INDICE
Li <>\ \kim>
Giustiniani
Lamento amoroso
Giusto
Di.'
Pag.
Conti
il
Benedice
Domenico
di
Giovanni
i
Burchiello):
5
Per correggere
figliuoli
7
:
10
Feo Belcari
........
:
12
Dalla
Traiano e
18
a quelli di amore
23
La Caccia
Il
26
28
:
Giardino di Venere
Ha
La
favola di Orfeo
Canzona
32
33
34
36
Prato
Dalle Ballato
Sceglie
i
62
Pag.
.
41
ivi
Ad un
donna
Contro la Corte di
Roma
:
42
(1495)
43
ivi
di chi ci
governa
44
45
Paxdolfo Collenuccio
Canzone
alla
Morte
(il
46
Benedetto Gareth
Pene
d'
Cariteo)
amore
50 51
Panfilo Sasso
Strambotti
ivi
morte
54
Iacobo Sannazzaro
Da
L' Arcadia
:
Canzone
55
Antonio Tebaldeo
Dalle Ecloghe
.58
EMMA BOGHEN-CONIGLIANI
STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA
AD USO DELLE
RR. SCUOLE NORMALI.
XIV.
Con
L.
illu-
2.
50
50
Volume
Con
secondo.
illustrazioni
e
L.
XVIL
2.
iilu-
Volume
terzo.
- SECOLI
XIX.
Con
L.
strazioni
2.
75
Nuova
pubblicazione.
Emma
II.
d
5<
Emma
Bo-
ghen-Conigliani
III.
L. 0. 50
Emma
Boghen-Coni."
gliani
L.
di
0.
60
IV.
La Prosa
XIV
di
Laura
Romagnoli
V.
Vi.
L. 0. 40
XIV
chi
Paolina TacL. 0. 40
sec.
XIV
L. L.
0. 0.
di
Ada
Vii.
L. 0. 50
Giovanni Boccaccio e
secolo
XIV
di
Emma
i
Boghen-Conigliani.
di R.
70
25
Vili.
Il
Lorenzo
de'
Medici
Errer
IX.
colo
XV
Poliziano e
di
Rosolino Guastalla
s
Cifr-
University of Toronto
ai
H
H
tic
g
O
Library
o>
co
o
(D
DO NOT
REMOVE THE CARD FROM
THIS
H O
r-j
O
t
fc
3> HO # H
O O
r-\
H
co
Ph
PH M
a
<D
z o z
oH H Oi
fr~
IO