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Questo lavoro è un'analisi riassuntivo della religione dei Romani in sette dimensioni diverse: sociale, rituale, dottrinale, esperimentale, materiale, etica e narrativa.
Questo lavoro è un'analisi riassuntivo della religione dei Romani in sette dimensioni diverse: sociale, rituale, dottrinale, esperimentale, materiale, etica e narrativa.
Questo lavoro è un'analisi riassuntivo della religione dei Romani in sette dimensioni diverse: sociale, rituale, dottrinale, esperimentale, materiale, etica e narrativa.
Introduzione difficile storicamente definire chi sia stato il fondatore della religione romana, ma secondo la tradizione possiamo riferirci a Numa Pompilio (754-7! a"#"$ come %uello che principalmente ha a&uto %uesto ruolo ' " (l fatto stesso che si tratti del leggendario secondo re di )oma, dimostra gi* %ualcosa di significati&o (perch+ infatti re"""$" ,o--iamo distinguere all.ingrosso tre periodi distinti nella religione dei romani/ il primo corrisponde pi0 meno all.epoca dei re romani e la religione 1 %uella originaria italica2 nel secondo periodo in&ece, sin dalla seconda guerra punica, si &erifica un miscuglio con la religione dei 3reci2 nel terzo periodo cominciano ad arri&are le religioni orientali e misteriche soprattutto" 4uesta distinzione ci permette di far notare che in %uesto la&oro ci riferiremo innanzitutto alla religione romana pi0 originaria, anche se in %ualche parte accenneremo a %ualche aspetto della religione romana posteriore" 1) Dimensione sociale 5a dimensione sociale 1 molto significati&a nella religione e cultura romana, perch+ come -en sottolinea 6ommsen 7 la famiglia romana 1 un riflesso dello 8tato e la sua struttura rispecchia accuratamente la struttura statale primaria (%uella dei re$" #os9 &ediamo, ad esempio, il culto ai Penates che erano i dei che prende&ano cura dell.unione e conser&azione della famiglia" :gnuna famiglia a&e&a i loro Penates, e le sue figure o statuette si ser-a&ano nel tablinum, in un posto &icino all.atrium della casa" 4uesti dei erano cos9 importanti che molti dei riti familiari li a&e&ano da testimoni/ per il matrimonio, per i riti di maturazione dei figli, ecc" ( Penates ottenettero su-ito un posto di culto nell.organizzazione statale, poich+ esistette un culto pu--lico ai Penates publici" ;ltri am-iti anche a&e&ano la loro protezione" 6a c.1 anche un altro elemento che mette in rilie&o lo stesso aspetto sociale" #i riferiamo all.incaricato di %uesti riti e culti nei di&ersi am-iti/ il pater familias a casa propria e il re come capo dello 8tato" 2) Dimensione rituale 5a religione romana dal punto di &ista della maggioranza degli esperti 1 molto rituale, nel senso che sin dai tempi dei re c.erano dei riti con delle preghiere sta-ilite che do&e&ano essere effettuati con esattezza perch+ ci fossero effetti" Per esempio, a--iamo notizie del Carmen Saliare tramite <arrone e =erenzio e sappiamo secondo %uello che 4uintilliano ci ha tramandato che %uesti canti non erano del tutto intelletti dai sacerdoti saliari che li ripete&ano lungo i secoli" >cco il primo frammento/ ?di&um @emptaA cante, di&um deo supplicateB" 1 5a maggior parte dell.informazione che riferiamo l.a--iamo presa dal li-ro/ 3;5,(, 6", La religione dei romani in P" =;##C( <>N=D)( >= ;5", Storia delle religioni, (, Dnione tipografico-editrice torinese, =orino 'E!E, pp" 5'-77'" 2 =" 6:668>N, Storia di Roma, (, ;e%ua, )oma 'E!F, li-ro (" =heodor 6ommsen ('F'7-'EG!$ 1 un archeologo, giurista, storico e autore di gran fama2 1 stato lui a cominciare e fare la gran collezione di iscrizioni romane (#(5$" ' anche importante notare come il calendario romano a&e&a una di&isione di giorni la&orati&i, di riposo e di cele-razione/ dies festi o feriae (erano i giorni in cui era proi-ito nefas realizzare negozi$, dies profesti (i giorni la&orati&i$ e dies fasti (giorni per amministrazione della giustizia$" ;ltre molte feste, come la lustratio, erano anche di carattere statale" > %uindi l.intero popolo romano si raduna&a a seconda dei casi per fare i riti prescritti" 3) Dimensione etica ?(l )omano si regola&a nei suoi rapporti con la di&init* n+ pi0 n+ meno che col proprio simile/ il ius divinum era concepito secondo il ius civile" #ome &incoli giuridici intercede&ano tra uomo e uomo, cos9 intercede&ano pure tra lHuomo e la di&init* determinati riti, o uffici2 ed il dio, in forza di %uesti riti, sHimpegna&a ad esercitare regolarmente la funzione a cui era prepostoB ! " 5a dimensione etica nella religione romana ha il suo carattere ci&ile, perch+ il ragazzo che arri&a alla maggioranza d.et* non soltanto assume un posto nuo&o e o--lighi nuo&i nei confronti della citt*, ma anche nei confronti della religione ufficiale" 5a cultura romana 1 portatrice del diritto e dun%ue non pote&a non esserci un &incolo o nesso tra %ueste due realt*/ il diritto e la religione" 5a traccia pratica dei romani si tra&ede anche nella religione/ una religione che ser&e a radunare i cittadini con delle norme molto pratiche (cf" le dodici ta&ole delle leggi$" 4) Dimensione narrativa 5a dimensione narrati&a della religione romana 1 pi0 difficile di esser riconosciuta e separata dalla religione che &ige&a nell.et* imperiale" 4uesto si de&e, come a--iamo gi* commentato, al fatto che la religione romana assunse il pantheon greco e attri-u9 molte delle caratteristiche degli dei greci agli dei romani, ma conser&ando tal&olta %ualche marchio romano/ Ieus-3io&e, #ronos-8aturno, ;pollo-Je-o- ;pollo, Poseidone-Nettuno, ;res-6arte, >rmes-6ercurio, >festo-<ulcano, ;de-Plutone, >ra- 3iunone, ;tena-6iner&a, ;frodite-<enere, >stia-<esta, ;rtemide-,iana, ,emetra-#erere, Persefone- Proserp9na 4 " 4uesta dimensione ha molto a che fare con %uella dei greci e perciK non ci tratterremo pi0 in essa" 5) Dimensione dottrinale ed esperimentale (n %uesta sezione &ogliamo soltanto sottolineare che la religione antica man mano di&entK estesa a tutto l.imperio, si trasformK in una serie di riti e sim-oli senza molto contenuto dottrinale ed esperimentale" 5a religione romana statale 1 chiaramente politeista" > non 1 un caso che la confutazione di sant.;gostino nei li-ri De civitate Dei sia assai serrata nei confronti della moltitudine di dei che pullula&ano nella religione romana" 5o stesso atteggiamento mostra 6inucio Jelice nel dialogo apologetico Octavianus" #on ciK &ogliamo soltanto raffermare il carattere politeista della religione romana" &ero comun%ue che i romani come &iene manifestato dalle iscrizioni sopra&&issute al tempo crede&ano ai Manes, specie di geni dei morti e possi-ilmente a un %ualche aldil*" 6a ciK era troppo 3 3;5,(, 6", La religione dei romani in P" =;##C( <>N=D)( >= ;5", Storia delle religioni, (, Dnione tipografico-editrice torinese, =orino 'E!E, p" 5" 4 #.1 tutta&ia -isogno di distinguere tra gli dei originari e gli stranieri/ indigetes e novensides" 7 poco" 4uesto lo si puK compro&are dal fatto che le religioni misteriche furono rapidamente diffuse in tutto l.imperio, specie nella capitale e nelle pro&incie do&e manca&a %ualche religione che mettesse l.accento nel contatto con dei trascendenti e una realt* al di l* della morte, come %uei culti misteriosi di ,ioniso Iagreo, di ,emetra >leusina, di )ea #i-ele, e, pi0 tardi, %uelli di (side, :siride, 6itra, ecc", che promette&ano felicit* piena, compiuta ai loro iniziati e, per di pi0, l.immortalit* nell.altra &ita" !