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DELLA
LETTERATURA
VENETA
di Bruno Rosada
dicembre 2002
REGIONE DEL VENETO
Assessorato alla Cultura PROVINCIA DI VENEZIA
e Identità Veneta Assessorato Istruzione e Cultura
Complementi
dell'Offerta Formativa
I SECOLI
DELLA
LETTERATURA
VENETA
di Bruno Rosada
ASSESSORATO
ISTRUZIONE E CULTURA
© 2003
Testi
Bruno Rosada
Coordinamento
Settore Scuole e Cultura - Ufficio Istruzione
Impaginazione e stampa
Arti Grafiche Venete srl - Venezia/Quarto d’Altino
Immagine in copertina:
La Sapienza, 1896-‘97
decorazione del soffitto della Sala Consiliare
della Provincia di Venezia, Ca’ Corner
ad opera di G. Vizzotto-Alberti
Presentazione 3
Conoscere le radici della propria cultura è un passaggio obbligato per chi vuole
avere una proprio identità. La storia dei popoli è sempre stata innanzitutto iden-
tificazione culturale, costruzione di un “senso del sé”, di un'appartenenza comune
quale “capitale sociale”, questo sì fondante delle istituzioni e delle economie.
A ben vedere da sempre prima viene la cultura, che costituisce la fiducia in se
stessi, dunque la capacità di aprirsi ai “diversi” attraverso una proposta cul-
turale, istituzionale, economica. Il rapporto tra i governi e il commercio è da
sempre un riflesso della cultura. Certamente il “senso del sé”, tanto per i sin-
goli quanto per i popoli, nulla ha a che vedere con la chiusura etnocentrica. Anzi,
ne è l'opposto: solo chi appartiene può condividere e viceversa, solo chi sa con-
dividere costruisce la propria appartenenza. Identità e relazione sono infatti l'una
per l'altra, l'una necessaria all'altra.
Riflettere sulle origini e sull'attualità della cultura veneta significa dunque for-
nire gli strumenti per costruire un “cosmo di molteplici”, che si oppone al “caos
dell'uniforme”. Significa saper guardare al Veneto con occhi disincantati e pene-
tranti, in modo da cogliere le difficoltà e le potenzialità per definire scenari futuri
e conseguenti strategie.
Su questi presupposti presentiamo questo breve compendio sulla letteratura
veneta, redatto dal prof. Bruno Rosada, docente della Scuola di Specializza-
zione per la Formazione di insegnanti di scuola secondaria dell'Università di
Venezia, in occasione dei percorsi di aggiornamento sulla cultura veneta orga-
nizzati a Mestre dalla Provincia di Venezia, su promozione della Regione Veneto.
La trattazione, rivolta agli insegnanti, ma avente come destinatari finali i loro
allievi, intende proporre spunti e percorsi di sussidio didattico, che forniscano
ulteriori elementi utili ad accrescere la conoscenza della realtà che li circonda.
Frutto dunque di un cammino congiunto tra l'Assessorato alla Cultura e Iden-
tità veneta della Regione Veneto e l'Assessorato all’Istruzione della Provincia di
Venezia, quest'esperienza si colloca nel solco di un'auspicata integrazione degli
attori sociali anche nella costruzione di un'offerta formativa a più forte valenza
territoriale. L’auspicio è che l’iniziativa possa incontrare l’entusiasmo della
classe docente, soggetto determinante nella valorizzazione di un percorso cultu-
rale così iniziato.
Assessore all’Istruzione
della Provincia di Venezia
Andrea Ferrazzi
I secoli della Letteratura Veneta 5
Il mondo antico 1
La distinzione tra l’aggettivo “vene-
ziano”, riferito alla sola Venezia, e
L’età romana.- L’attività letteraria nell’area veneta1 ebbe fin dall’età romana “veneto” riferito specificamente a
un notevole sviluppo in taluni casi di altissimo livello. Infatti tre dei massimi Venezia, e "veneto", riferito all'intera
regione (e da ciò anche l'uso del ter-
scrittori latini appartengono a quest’area, Publio Virgilio Marone (70-19 av. mine "Veneto" come nome geogra-
Cr.) mantovano2, Gaio Valerio Catullo veronese (I sec. av. Cr.) e Tito Livio fico) risale alla fine del Settecento e
(50 av. Cr. - 17 d. Cr.) padovano, e in essi si ritrovano caratteristiche comuni, non era anticamente in uso. Vedi
G.B. PELLEGRINI, Dal venetico al veneto
che possono essere riferiti alla regione di provenienza3. A Tito Livio, per
(alle fonti dei dialetti veneti), in
esempio, si rimproverava la patavinitas, che non doveva essere solo un fatto AA.VV., Unità e diffusione della civiltà
di linguaggio, ma anche di ideali etici e politici, che presenti in lui, si ritro- veneta. Relazioni e comunicazioni del
veranno poi come tratti peculiari, anche se non esclusivi, in molta letteratura Convegno degli Scrittori veneti -
Gorizia, Ottobre 1974, a c. di U.
veneta prodotta nei secoli successivi: soprattutto un profondo senso della FASOLO e N. V IANELLO , Venezia,
libertà e della uguaglianza, e con esso una intensa religiosità animata da Associazione degli Scrittori veneti,
scarso misticismo e da profonda umanità4 e da un rigore morale, che solo 1974, pp. 17-40. Qui però si userà la
attuale distinzione anche con riferi-
apparentemente si può considerare in contrasto con un certo erotismo pur mento ai secoli precedenti.
esso presente nella letteratura veneta, ora intenso ora delicato, ma sempre 2
Il Venetorum angulus da Augusto in
spontaneo e naturale. C’è tutto questo in Virgilio, il massimo poeta della lati- avanti (cioè dall'inizio dell'era cri-
stiana) era detto Decima Regio, e com-
nità, c’è in Catullo5, che mescola sapientemente il gergo plebeo col raffinato prendeva oltre all'attuale Veneto, l'I-
linguaggio colto o addirittura mondano delle classi alte, Catullo, che riven- stria, il Friuli, il Trentino e una parte
dica i diritti dell'individuo, esalta l'amicizia, e soprattutto l'amore; c’è in Livio, dell'Alto Adige, i territori di Cre-
mona, Brescia, Sondrio e anche Man-
molto amico di Augusto, ma contestatore del suo regime autoritario tanto da tova.
essere schernito coll’appellativo di “pompeiano” per aver esaltato nella sua 3
Accanto a questi massimi scrittori
opera Pompeo, oppositore di Cesare e ultimo difensore della libertà repub- latini sono da ricordare alcuni minori
blicana in Roma. certo non privi di importanza: un
altro veronese, Emilio Macro,
morto nel 16 av. Cr., autore di poemi,
amico Virgilio (sarebbe il Mopso
Il Cristianesimo della quinta egloga virgiliana) di
Aquileia.- Poi l’asse della cultura veneta si incentra su Aquileia6, fondata dai Ovidio e di Tibullo, Quinto
romani nel 181 av. Cr. Era un ricco centro di traffici, ma prima dell'avvento Remmio Palemone vicentino, mae-
stro di Persio e di Quintiliano, autore
del Cristianesimo non vi è testimonianza di una vita culturale in questa città. di una Ars grammatica, i padovani
Ad Aquileia la cultura (e con essa, ovviamente, la letteratura), quando nasce, Quinto Ascondo Pediano e Clodio
nasce cristiana. Stabilire però quando il Cristianesimo approdi sulla sponda Trasea Peto, messo a morte da
Nerone per le sue idee stoiche repub-
lagunare costituisce un problema piuttosto delicato, che vede gli studiosi blicane, Lucio Arruntio Stella, di
moderni schierati su posizioni opposte: la stessa Leggenda Marciana, secondo cui sappiamo che muore nel 101e fu
la quale la regione sarebbe stata evangelizzata da S. Marco 7, è stata recente- amico di Marziale e di Stazio.
Sulla letteratura latina fiorita in area
mente messa in forse con argomenti abbastanza persuasivi8. Non è questa la veneta vedi G. P E LLEG RI N I - L.
sede per affrontare tale questione; è solo da segnalare che una delle più BOSIO - D. NARDO, Veneto preromano
antiche opere della letteratura cristiana, il romanzo Il Pastore del II sec.9, è stato e romano, in Storia della Cultura Veneta
[d'ora in avanti S.C.V.], vol. I,
scritto da un tale Erma, fratello del papa Pio I, detto dagli antichi scrittori Vicenza 1976, pp. 29-101 (in partico-
nacione Venetus ex civitate Aquilegiae. È poi anche da sottolineare che sempre lare il capitolo di D. NARDO, Scrittori
nel II sec., verso la fine, la cultura cristiana ad Aquileia raggiunse un livello latini nella X Regio, pp. 25-30).
4
Più avanti nei secoli, in età cristiana,
tale da produrre un proprio symbolon, vale a dire una sua propria formulazione
quando saranno accese le dispute sul
del Credo. Il che significa che la comunità cristiana già allora ad Aquileia era problema cristologico, troveremo in
notevolmente evoluta ed autorevole. quest’area posizioni favorevoli a sal-
Dopo l’editto di Costantino del 313, che assicurava la libertà di culto al Cri- vaguardare l’umanità di Cristo
contro chi tendeva a negarla o
stianesimo, cessata la clandestinità, in tutte le parti dell’Impero la diffusione quanto meno a ridurla per celebrarne
del Cristianesimo fu rapidissima. Ad Aquileia sorse la splendida basilica i cui esclusivamente la divinità.
5
mosaici sono una sorta di catechismo dipinto che attesta lo sviluppo della cul- L’opera di Catullo, conservata fino
al VII secolo e poi dimenticata, venne
tura cristiana10; ma l’episodio più importante della cultura aquileiese del IV riesumata proprio nel Veneto, nel 965
sec. è costituito dal cosiddetto Seminarium Aquileiense11, una accolta di studiosi dal vescovo di Verona Raterio, e più
tra i quali pare che per un breve periodo verso il 373 sia stato anche S. Giro- tardi dai preumanisti padovani
Lovato de' Lovati (1240-1309) e
lamo12: a prova abbiamo le sue lettere agli amici aquileiesi, tra i quali emer- Albertino Mussato (1262-1329).
gono Cromazio, autore di numerosi Sermones, omelie e trattati, che sarà 6
Sull’argomento vedi in particolare
6 I secoli della Letteratura Veneta
AA.VV, Vita sociale artistica e com- vescovo di Aquileia, Turranio Rufino, traduttore di Origene, prima amico
merciale di Aquileia romana, Antichità
di S. Girolamo e poi da questi furiosamente avversato, Eliodoro, futuro
Altoadriatiche, XXIX, 2 voll., Udine
1987, ma tutta la collana “Antichità vescovo di Altino, Eusebio, fratello di Cromazio, futuro vescovo di Bologna,
Altoadriatiche”, che raccoglie gli atti Giovino, che pure divenne vescovo, anche se ci è ignota la sede, Bonoso,
dei Convegni annuali sul tema di compagno di studi di Girolamo. Anche un importante concilio con la pre-
Aquileia, è una fonte inesauribile di
informazione dotta sulle problema- senza di S. Ambrogio si tenne ad Aquileia nel 381. Ma anche nelle altre dio-
tiche aquileiesi. cesi Venete si svolgeva una intensa vita culturale cristiana: a Verona S. Zeno
7
La redazione più matura di questa di origine africana scrive dei Sermoni e due brevi scritti ha lasciato il con-
leggenda si trova in Andrea Dandolo,
il grande doge cronista, il quale apre temporaneo vescovo di Trento, S. Vigilio, ed entrambi questi vescovi furono
la sua opera col capitolo De pontificatu in relazione con l’ambiente aquileiese.
Sancti Marci Evangeliste, e con la frase Inquietudini religiose e lo scisma dei Tre capitoli13.- Col V sec., che vede
“Marcus Evangelista in Aquilegia primo
catholicam fundavit ecclesiam anno in Italia le disastrose incursioni dei visigoti di Alarico nel 408 e degli unni di
Domini nostri Iesu Christi LXVIII” Attila nel 450, si registra dovunque un rapido decadere della cultura, ma ciò
[=“L'Evangelista Marco fondò per la non impedì ad Aquileia di dare segni precisi di un persistente impegno cul-
prima volta una chiesa in Aquileia
nell'anno 48 del Signor nostro Gesù
turale, che si manifesta proprio nella presenza di posizioni ereticali (segno
Cristo”], ANDREAE DANDULI c’era un dibattito in corso): quando papa Zosimo nel 418 emanò la sua let-
Chronica per extensum descripta (Rerum tera Tractoria, di cui abbiamo solo un frammento, per colpire l'eresia pelagiana,
Italicarum Scriptores d'ora in avanti
un gruppo di vescovi suffraganei della provincia ecclesiastica aquileiese scrisse
RISS] XII), Bologna, Zanichelli,
1940, pp. 9-10. un libellus fidei con cui respinse la Tractoria. Considerato che la religiosità
8
S. TRAMONTIN, Origini e sviluppi veneta fu sempre aliena da slanci mistici e molto legata all’umanità e alla con-
della leggenda marciana, in AAVV, Le cretezza, acquista significato questo atteggiamento non dichiaratamente ostile
origini della Chiesa di Venezia, Venezia
1987, pp. 167-186. A. N IERO, I mar- all’eresia pelagiana, che nelle sue formulazioni estreme arrivava a negare la
tiri aquileiesi, in Aquileia nel IV secolo, divinità di Cristo14, considerato solamente un uomo: inoltre venticinque anni
AAAd XXVI, Udine 1985, pp. 151- dopo c’è una lettera di papa Leone Magno, databile presumibilmente attorno
174:154.
9
Il libro ebbe una larghissima diffu- al 443, indirizzata al vescovo di Aquileia, Gennaro ( Januarius), che lo accusa
sione fra i cristiani di quel secolo e dei di eccessiva tolleranza nei confronti di elementi del clero aquileiese sospetti
secoli successivi ed è pervenuto fino di Pelagianesimo.
a noi in versione greca e in versione
latina, ma esiste anche una versione Alla fine del VI sec. poi Aquileia sarà protagonista dello Scisma dei Tre capi-
etiope ed una copta. toli15, che in un primo momento aveva coinvolto quasi tutta la Cristianità occi-
10
È fondamentale studio di G. dentale. Paradossalmente con lo scisma si difendeva l’ortodossia, cioè le dot-
M ENIS, La cultura teologica del clero
aquileiese all’inizio del IV secolo inda-
trine già definite nel Concilio di Nicea del 325 e ribadite da quello Calcedonia
gata attraverso i mosaici teodoriani ed del 451, che propugnavano la tesi delle due nature in Cristo quella divina e
altre fonti, in Aquileia nel IV secolo, quella umana, contro il Papato, potenza spirituale, e contro l’Impero bizan-
AAAd XXII, Udine 1982, pp. 463-
tino, potenza politica, che per ragioni opportunistiche accondiscendevano a
527.
11
Vedi A. S CHOLZ, Il “Seminarium tesi opposte, monofisite, diffuse soprattutto nei domini asiatici dell’Impero
Aquileiense”, in “Memorie storiche bizantino, nelle quali si accentuava la natura divina di Cristo fino (al limite)
forogiuliesi”, L (1970), pp. 17-106; a negare quella umana. Abbandonata dalle altre diocesi occidentali Aquileia
contraddetto da G. S PINELLI, Asce-
tismo, monachesimo e cenobitismo ad rimase sola a difendere solamente delle idee, non interessi materiali, e questo
Aquileia nel IV secolo, in AA.VV., Aqui- è significativo indice dell’esistenza di una realtà culturale, vissuta con parti-
leia nel IV secolo, cit., pp. 273-300. colare fervore, sia pure nelle uniche forme possibili in quell’epoca, le forme
12
Girolamo nella centotrentacinque-
sima ed ultima biografia del suo De della problematica religiosa. La controversia dura fino al 696, quando Aqui-
viris illustribus, dice di essere nato in leia si piega e rientra nella ortodossia, ma nel frattempo si esercita nel basso
un oppidum, una cittadina al confine Friuli una intensa attività culturale: abbiamo una lettera del Patriarca sci-
della Dalmazia e della Pannonia,
chiamata Stridone, rasa al suolo dai
smatico di Aquileia, Giovanni, al re longobardo Agilulfo databile 605 o 607,
Goti. È stato detto che Stridone che, come è stato autorevolmente detto, “è documento molto significativo
sarebbe sorta nelle vicinanze dì Aqui- della validità dell’insegnamento della retorica nell’ambiente aquileiese”.
leia; ma in realtà non è possibile
scambiare la Pannonia che si esten-
Venanzio Fortunato16.- È qui il caso anche di ricordare una personalità di
deva alla destra del Danubio e com- spicco, che non si inserisce direttamente nella storia della cultura e della let-
prendeva all’incirca l’attuale Austria teratura dell’area veneta, perché operò altrove, ma che nell’ambito della cul-
meridionale, e parte della Stiria, della tura aquileiese ebbe la sua prima formazione. Questo grande poeta dell'alto
Slovenia e della Croazia attuali, col
Veneto, e non è chiaro quale fosse medioevo, Venanzio Fortunato, nacque verso il 540 a Duplavilis, che oggi
l'esatta ubicazione di questa cittadina si chiama Valdobbiadene, come egli stesso ci attesta nel quarto libro della sua
I secoli della Letteratura Veneta 7
Vita Sancti Martini.17 La sua famiglia – come egli stesso ci attesta – era di ori- già distrutta a quei tempi e successi-
vamente del tutto scomparsa nel
gine aquileiese, aveva delle proprietà in quella zona ed era amica del patriarca ricordo dei posteri; e quindi non si
Paolo di Aquileia, che lo indirizzò alla vita religiosa. Completò poi gli studi può dire nemmeno se e quanto
di grammatica, retorica e giurisprudenza, sotto la guida di Aratore, dal quale vicina fosse ad Aquileia e fino a che
apprese il culto di Virgilio, a Ravenna, dove rimase fino a trentacinque anni, punto si possa considerare Girolamo
aquileiese per nascita.
quando, colpito da una grave malattia agli occhi, ne guarì facendo voto di 13
G. CUSCITO, Fede e politica ad Aqui-
recarsi alla tomba di S. Martino di Tours. E così dopo un lungo pellegrinaggio leia. Dibattito teologico e centri di potere
attraverso l’Europa raggiunse Tours. Poi si trasferì a Poitiers dove strinse con (secoli IV-VI), Udine 1987.
14
Principio fondamentale è per il
la regina Radegonda, che si era dedicata alla vita monastica, una amicizia casta Pelagianesimo la libertà del volere
ma intensa, che gli suggerì dei versi dolcissimi. Lì Venanzio divenne sacer- umano. In questo modo però Pelagio
dote e in seguito vescovo di quella città. Morì nei primi anni del settimo secolo. negava la trasmissione del peccato
originale e la necessità e l'efficacia
Tra le sue poesie in latino di argomento religioso spiccano il Pange lingua glo- della grazia divina: il grande confu-
rosi proelium certaminis (da non confondere col Pange lingua gloriosi corporis myste- tatore di Pelagio sarà Sant’Agostino,
rium scritto da S. Tommaso d’Aquino sette secoli dopo) e il Vexilla regis pro- che rivendicherà con forti accenti il
primato della grazia e della provvi-
deunt, e degli scritti teologici in prosa. denza divine.
15
La denominazione deriva dal fatto
che nell’anno 544 l’Imperatore di
Il Medioevo Costantinopoli Giustiniano emanò
un editto che condannava tre Capi-
I longobardi.- Intanto nel 569 si era verificato un avvenimento molto impor- toli, che quasi un secolo prima il Con-
tante, la venuta in Italia dei longobardi, che professavamo l’eresia di Ario18, cilio di Calcedonia con significativa
una considerevole parte dei quali si stabilì nel Friuli e nel Veneto. La loro pre- consapevole astensione non aveva
condannato, nei quali si sosteneva
senza non giovò alla cultura della regione poiché essi facevano della scrittura che nella persona di Cristo oltre alla
un uso molto limitato e puramente pratico: in quest’ambito un documento natura divina c’è la natura umana. I
rilevante è l’Editto di Rotari, prima raccolta di norme consuetudinarie longo- tre Capitoli si riferivano a Teodoro di
Mopsuestia, a Teodoreto di Ciro
barde, redatta nel 643 in lingua latina dal Ansoaldo notaio di corte, ma solo contro Cirillo di Alessadria e ad una
alla fine del sec. IX abbiamo un’opera molto importante sia sul piano sto- lettera di Iba di Edessa.
16
riografico sia su quello letterario, l’Historia Langobardorum del nobile longo- Cfr. A. Q UACQUARELLI, Poesia e
retorica in Venanzio Fortunato, in La
bardo Paolo Warnefrido, detto Paolo Diacono (720-799)19. poesia tardoantica tra retorica, teologia e
Gli “scriptoria” di Verona20.- In quei secoli bui Aquileia non era stato il politica, Messina, 1984, pp. 431-465.
solo centro di attività culturale dell’area veneta. Del resto essa già ai tempi M. I. CAMPANALE, Concordanza critica
dei carmi a struttura epitalamica di
dell’invasione di Attila aveva subito gravi danni, e dopo la conclusione dello Venanzio Fortunato, Bari 1990.
Scisma dei Tre capitoli conobbe una rapida decadenza: era ridotta a un 17
“Qua mea Tarvisus residet, si molliter
cumulo di rovine e anche la sede episcopale era stata trasferita a Cividale. intras, / Illustrem socius Felicem, quaeso,
require. / Per Cenetam gradiens, et amicos
Ma intanto fin dagli inizi del VI sec. a Verona ferveva una intensa attività cul- Duplavilenses, / Qua natale solum est
turale: abbiamo un manoscritto di tale Ursicino, che si firmava “lettore della mihi sanguine, sede parentum, / Prolis
chiesa veronese”, datato 517. Poi si sviluppò presso la cattedrale uno scripto- origo patrum, mater, soror, ordo nepotum,
rium che svolse un ruolo fondamentale nella conservazione della cultura / Quos colo corde, fide, breviter, peto, redde
salutem” ["Se dolcemente ti inoltri là
antica e darà frutti nei secoli successivi, mentre intanto in città sorgevano altri dove sorge la mia Treviso, chiedi ti
scriptoria, il più importante a S. Zeno: vengono copiati scritti di S. Paolo e di prego del mio illustre amico Felice
Origene, testi liturgici, e anche significativamente sono conservati in mano- [Vescovo di Treviso, compagno di
studi di Venanzio, secondo la testi-
scritti i più antichi dei quali risalgono al VI sec. gli atti del Concilio di Cal- monianza di Paolo Diacono, Hist.
cedonia, contenenti le tesi difese dallo scisma dei Tre capitoli, e altri docu- langob. 2, 13.], e avanzando verso
menti relativi a quello scisma. Ceneda, degli amici di Duplavile,
dove è la mia terra natale, per
Ma non solo documenti o riproduzioni di testi antichi vedono la luce negli sangue, dimora dei genitori, dove è
scriptoria veronesi, ma anche scritti originali in versi e in prosa: verso la fine l'origine della stirpe dei padri, la
dell’VIII sec. appare una Vita di S. Zenone del notaio Coronato, scritta in un madre, la sorella, la schiera dei
nipoti, che amo con tutto il cuore, e
latino corretto e nobile, da cui probabilmente deriva il Rhythmus de vita Sancti in breve, ti prego, salutami quei
Zenonis, scritto invece in un latino più dimesso e molto meno corretto. Sempre luoghi"].
18
alla fine del sec.VIII risalgono i Versus de Verona, scritti in una lingua latina Si tratta di una eresia antica, che fu
condannata nel primo Concilio della
che fa già presagire il nascente volgare, un poema celebrativo De Pippini vic- cristianità, il Concilio di Nicea del
toria avarica, e il celebre Indovinello veronese, che costituisce la più antica testi- 325.
monianza del volgare italiano. Poco tempo dopo verso la metà del IX sec. il 19
Educato alla corte longobarda di
8 I secoli della Letteratura Veneta
II, era stato il precettore di Ottone III, da cui trasse poi origine la scuola di
Chartres). Sono noti i rapporti di stretta alleanza e di parentela degli Orseoli
che allora erano il partito dominante in Venezia, soprattutto per l’alta figura
di Pietro Orseolo II, con gli Ottoni. E Venezia fu partecipe di questa rinascita
con due personaggi, uno dai contorni non ben definiti, S. Gerardo (che forse
impropriamente è stato ritenuto della famiglia dei Sagredo, evangelizzatore
dell’Ungheria)25 e Giovanni diacono26, ministro di Pietro Orseolo II, autore
del Chronicon Venetum, che si può considerare la prima opera della letteratura
veneziana. Essa narra la storia di Venezia dalla invasione dei Longobardi al
1008, quando si interrompe bruscamente senza nemmeno menzionare la
morte del doge Pietro Orseolo II avvenuta quell’anno. Con quest’opera si
inaugura il genere storiografico, che di tutti generi letterari è quello di gran
lunga il più praticato nella regione veneta e soprattutto a Venezia, i cui gover-
nanti spesso intesero la storiografia una maniera alta di far politica, pur non
rifuggendo a volte da vere e proprie falsificazioni. Esiste poi un altro testo di
incerta datazione, di cui alcune parti potrebbero risalire al IX o X sec., il Chro-
nicon Altinate27, un coacervo di brani storici di provenienza ed epoca diversa,
che prende impropriamente il nome da uno di essi. È scritto in un latino 25
Nella sterminata bibliografia, di cui
impossibile e spesso incomprensibile, e tramandato a noi in tre codici due- molta parte in lingua ungherese per
centeschi, che presentano fortissime differenze uno dall’altro. un primo approccio si suggerisce F.
I tre secoli successivi sono poveri di cultura nell’area veneta, mentre altrove BANFI, Vita di an Gerardo da Venezia,
vescovo di Csanàd nel leggendario di
ci sono grandi figure come Pier Damiani e Anselmo d’Aosta o Gioachino da Pietro Calò, in “Janus Pannonius”, Vol.
Fiore. I, Roma 1947, pp. 5- 23; J.
LECLERCQ, San Gerardo di Csanàd e il
monachesimo, in Venezia e Ungheria nel
Rinascimento, Firenze 1973 , pp. 3-22,
Il Duecento e L. SZEGFÜ, La missione politica ed
La rinascita.- Il Duecento è per tutta l’Italia, ed anche di riflesso per l’Eu- ideologica di San Gerardo in Ungheria,
ovo, pp. 23-36; G. M AZZUCCO ,
ropa, il secolo della grande ripresa culturale e in particolar modo letteraria. Ritratto dell’uomo di Dio: San Gerardo
È il secolo che vede la nascita della letteratura in lingua italiana: si apre con Sagredo, vescovo di Csanàd e martire,
la parola poetica di S. Francesco (1182-1226), il cantico di Frate Sole (1224?), Padova 2000.
26
ed è vivificato dalla grande iniziativa politica culturale e morale sua e di S. Cronache veneziane antichissime, a c.
di Giovanni Monticolo, Roma 1890,
Domenico (1170 ca.-1221); vede il sorgere della scuola siciliana alla corte Fede- pp.57-187; La Cronaca veneziana di
rico II (1194-1250), e il progressivo emanciparsi dei Comuni dalla servitù feu- Giovanni Diacono, traduzione e com-
dale; vede il fiorire del pensiero filosofico di Bonaventura da Bagnoregio (1217 mento di Mario De Biasi, 2 voll.,
Venezia 1986-88. Cfr. G. FASOLI, I
ca.-1274) e di Tommaso d’Aquino (1221-1274) e si concluderà colla scuola del fondamenti della storiografia veneziana,
Dolce Stil Nuovo e gli esordi della poesia dantesca. in AAVV, La storiografia veneziana fino
Nella regione veneta nel 1222 nasce l'Università di Padova, centro di irra- al secolo XVI. Aspetti e problemi, a c. di
A. P ERTUSI, Firenze 1970, pp. 11-44;
diazione culturale, e nelle diverse città si registra la produzione di opere let- B. ROSADA, Il “Chronicon Venetum” di
terarie, di vario genere e in diverse lingue, in latino sopratutto, ma anche in Giovanni Diacono, “Ateneo veneto”,
francese, in provenzale e in toscano, e intanto vedono la luce anche i primi 1990, pp. 79-94.
27
Origo civitatum Italiae seu Venetiarum,
documenti in dialetto. (Chronicon Altinate et Chronicon Gra-
Il dialetto.- Il più antico documento in dialetto veneziano, un atto notarile,28 dense), a c. di R. CESSI, Roma 1933.
è datato 1253; ma i più antichi testi letterari in volgare veneto potrebbero Cfr. B. ROSADA, Storia di una cronaca.
Un secolo di studi sul “Chronicon Alti-
anche risalire alla seconda metà del secolo precedente, e sono di provenienza
nate”, “Quaderni veneti” 7, 1988, pp.
veronese: un sirventese giullaresco che comincia col verso Compagno Guliemo, 155 - 180.
tu me servi tropo, e un poemetto sulla Caducità della vita umana, e accanto a questi 28
Designazione di terre nel Ferrarese, in
i Proverbi sulla natura delle femmine, un testo misogino derivato dal francese Cha- Testi veneziani del Duecento e dei primi
del Trecento, a c. di A. STUSSI, Pisa
stiemusart; poi verso la metà del Duecento ecco il primo nome di uno scrit- 1965, p. 1.
tore, Giacomino da Verona29, un frate minore, che scrive due poemetti in 29
Poeti del Duecento, a c. di G. CON-
TINI, Milano-Napoli 1960. L. RUSSO,
quartine monorime, De Babilonia infernali in cui descrive gli orrori dell’inferno
Giacomino Veronese, in Ritratti e disegni
e De Jerusalem celesti, in cui descrive le gioie del paradiso anticipando la tema- storici. Studi sul Due e Trecento, Bari
tica della Divina Commedia. Degno di attenzione è il Frammento Papafava o 1951.
10 I secoli della Letteratura Veneta
Lamento della sposa Padovana, anonimo. Inoltre sono da segnalare alcune tra-
duzioni: il Cato, traduzione in dialetto veneto il primo dei Distica Catonis, una
raccolta di massime che risale all’età imperiale, e il Pamphilus, un poemetto
di sapore ovidiano composto in Francia nel secolo precedente. Anche la
Navigatio Sancti Brandani è la traduzione in prosa di una composizione in
lingua latina, una visione medievale, opera di un ignoto monaco del sec. XI,
che dall’Irlanda si diffuse per tutta Europa, arricchendosi successivamente di
nuovi episodi, e La leggenda di Santo Stady è la traduzione in versi di un poema
francese della fine del dodicesimo secolo, con la quale probabilmente siamo
già addentro al sec. XIV. Il fatto che si tratti di traduzioni rivela certo la scarsa
creatività dell'ambiente veneziano e la sua subordinazione a modelli letterali
stranieri, ma tuttavia la qualità dei testi, soprattutto la buona fattura della ver-
sificazione, rivelano altresì che in ambito lagunare si era formata una certa
sensibilità letteraria.
La storiografia.- Ma il genere letterario che nel Duecento come nei secoli
successivi predomina a Venezia e in tutta la regione veneta è la storiografia.
A Venezia nel Duecento ci sono tre opere di notevole importanza, due in
latino, l’Historia Ducum30, scritta probabilmente nella prima metà del secolo,
che narra gli avvenimenti dal dogado di Ordelaffo Falier fino alla morte di
del doge Pietro Ziani (1229), ed è animata da una logica politica mirante ad
esaltare l’istituzione dogale, e la cosiddetta Storia di Marco datata nel pro-
logo 1292, che recenti studi tenderebbero ad attribuire al Marco Lombardo
di cui parla Dante nella Commedia, ed una in francese, un'opera storica di
eccellente livello, Les estoires de Venise, scritta nel 1276 da Martino da Canale31,
che narra la storia di Venezia fino al settembre dell'anno 1275, e però non
ebbe diffusione: fu trattenuta, per non chiare ragioni politiche, negli archivi
della Repubblica, e pubblicata solamente nel sec. XIX. Ancora in lingua fran-
cese verrà redatto alla fine del secolo il capolavoro della letteratura veneziana
medievale, Le divisament dou monde, volgarmente detto Il Milione32, dettato negli
ultimi anni del secolo da Marco Polo (1254-1334) allo scrittore Rustichello33
da Pisa in un carcere di Genova dove entrambi erano trattenuti come pri-
gionieri di guerra: è la narrazione dei viaggi compiuti in Asia attraverso
regioni sconosciute come la valle del Pamir e il Deserto del Gobi e della sua
vita nel Catai, dove soggiornò per diciassette anni divenuto uomo di fiducia
del Gran Khan Kubilai.
Anche la terraferma veneta è fertile di opere storiografiche. La sanguinaria
tirannia di Ezzelino Da Romano provoca forti reazioni etiche e politiche: se
infatti la "leggenda" ezzeliniana è legata al ricordo che di essa ci ha lasciato
il poema Eccerinis di Albertino Mussato (1261-1329), la concreta vicenda del
"dominus Eccerinus" fornì una nuova esperienza politica: se in Parisio da
30
Testi storici veneziani (XI-XIII secolo),
Cerea (sec. XIII), notaio e figlio di notaio, i cui Annales veronenses giungono
edizione e traduzione a c. di L. A. sino al 1277 (opera di continuatori è la parte relativa agli anni 1301-1375), per
B ERTO, Padova 1999. i suoi limitati orizzonti storici e geografici l’annalistica cittadina rivela tutta la
31
MARTIN DA CANAL, Les estoires de sua costituzionale insufficienza a rappresentare un fenomeno politico com-
Venise, a c. di A. LIMENTANI, Firenze
1972. plesso come quello ezzeliniano, più pronto a cogliere la nuova realtà politica
32
Delle innumerevoli edizioni del rappresentata da Ezzelino è il "ghibellino" Gerardo Maurisio (prima metà
libro si segnala Il Milione trad. ital. di sec. XIII) di Vicenza, autore di una Cronica dominorum Eccelini et Alberici fra-
L. F. B ENEDETTO, Milano 1942.
33
Era uno scrittore di buona fama, trum de Romano, narrazione delle imprese della famiglia da Romano dal 1182
autore anche di un poema cavalle- al 1237.
resco intitolato Meliadus. È ancora degno di menzione il notaio Rolandino da Padova34, che scrive
34
G. ARNALDI, Studi sui cornisti della
Marca trevigiano nell’età di Ezzelino da attorno al 1260 i Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane, appassionata
Romano, Toma 1963. difesa delle libertà comunali contro Ezzelino. A Verona, Bonifacio da
I secoli della Letteratura Veneta 11
Il Trecento
Il preumanesimo veneto.- Il Trecento è il secolo che a livello nazionale vede
la grande opera di Dante Alighieri (1265-1321), Francesco Petrarca (1304-
1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375). Dalle loro esperienze nasce l'Uma-
nesimo, contrassegnato dalla riscoperta della cultura greca e latina e da una
nuova visione del mondo e della vita, che mette l’uomo al centro dell’uni-
verso.
Il territorio veneto regista anch’esso una consistente produzione, molto varia
e spesso divergente rispetto al main stream della rimanente letteratura ita-
liana; anche se rispetto a quella può vantare un primato quanto meno cro-
nologico nell'elaborazione della cultura umanistica, perché alla fine del Due-
cento a Padova Lovato dei Lovati37 (1240-1309), autore di Epistolae metricae,
che evidenziano con chiarezza la presenza di fonti classiche, riscopre Seneca,
e Albertino Mussato38 (1261-1329) il notaio già menzionato come autore del 35
P.G. S CHMIDT, L’epica latina del
poema Eccerinis, scrive anche una orazione intitolata Senece vita et mores e varie secolo XIII. Notizie su Bonifacio da
epistole metriche. Un quegli stessi anni Marsilio da Padova (1275-1343), Verona e la sua Eulistea, in AAVV,
scrive il Defensor pacis, opera in tre libri nella quale analizza le cause delle Aspetti della letteratura latina nel secolo
XIII, Atti del primo Convegno inter-
discordie civili e propone un’ideale di pacifica convivenza umana. Questi scrit- nazionale di studi dell’Associazione
tori padovani diedero i primi segni di quell'atteggiamento culturale, che poi per il Medioevo e l’Umanesimo latini
sarà ampiamente sviluppato dalla cultura toscana; a Verona intanto la ripresa (Perugia 3-5 ottobre 1983) a c. di C.
LEONARDI e G. ORLANDI, Perugia –
dell’attività di trascrizione dei codici antichi non è l’unica attività culturale, Firenze 1985.
che si affianca ad attività di scuola e si espande ad altri settori come il diritto 36
Sconfitto da Ezzelino nel 1212 a
e la medicina. È da ricordare in particolar modo Guglielmo da Pastrengo, Ponte Alto, e morto poche settimane
amico di Petrarca e autore di un’opera estremamente significativa della men- dopo come il suo amico e alleato
conte Bonifacio di S. Bonifacio di
talità innovativa del secolo, De originibus rerum, che parla di coloro che con le Verona.
loro invenzioni hanno contribuito a migliorare la vita degli uomini. 37
Cfr. G. B ILLANOVICH, Il preumane-
A Venezia scrive versi latini il gran cancelliere Tanto e a tal proposito è da simo padovano, in S.C.V., vol. II,
Vicenza 1976, pp.28-40.
narrare una storia divertente. Nel 1316 il re di Trinacria, Federico II d'Ara- 38
Cfr. M. DAZZI, Il Mussato preuma-
gona, mandò in dono al doge Giovanni Soranzo una coppia di leoni, che nista, Venezia 1964.
12 I secoli della Letteratura Veneta
furono collocati entro una gabbia nella piazzetta, accanto al Palazzo ducale.
La mattina del 12 settembre la leonessa diede alla luce tre leoncini "vivi e
pelosi", come dice un cronista dell'epoca. Il fatto fu considerato di buon
auspicio e celebrato con versi latini da un maestro di grammatica chiamato
Giovanni, dal gran cancelliere ducale Tanto e da un frate Pietro dell'ordine
dei predicatori.39
Due scrittori medievali.- Pure in latino ma di schietto sapore medievale
sono gli scritti delle maggiori personalità della cultura dell'epoca, fra Paolino
39
Da identificarsi forse con Pietro da Venezia (1225 ca.-1344)40 e Marin Sanudo il vecchio, detto Torsello41
Calò, autore di una raccolta di (1270 ca.–1343 ca.). Il primo, un frate minore che divenne vescovo di Poz-
Legendae de Sanctis, nato a Chioggia e zuoli, fu autore di numerosi scritti, il più importante dei quali, la Cronaca ci è
morto forse a Cividale del Friuli nel
1348; ci fu anche uno scambio di pervenuta in tre redazioni diverse, la Nobilium Historiarum Epitoma, la Chro-
versi col padovano Albertino Mus- nologia Magna o Compendium, e la Satyrica Historia42, di cui sono stati pubbli-
sato. cati solo alcuni estratti. Il secondo perseguì l’intento di persuadere i principi
40
A. G HINATO, Fr. Paolino da Venezia
O.F.M., vescovo di Pozzuoli (+1344),
e il papa a liberare la Palestina, ed occupa anche un posto notevole anche
"Atti Acc. Torino, XCVIII, 1963-64. nella storia della geografia per le carte geografiche allegate alla sua opera Con-
41
Su Marin Sanudo Torsello vedi A. diciones Terrae Sanctae, originariamente concepita come opera a sé stante e poi
MAGNOCAVALLO, Marin Sanudo il vec-
chio e il suo progetto di crociata, Ber-
premessa all’altra sua opera, il Liber secretorum fidelium Crucis. Scrisse anche
gamo 1911. una Istoria del regno di Romania, sive regno di Morea.
42
La Satyrica Historia non ha niente I poeti in lingua italiana43.- Per quanto riguarda l’attività poetica propria-
di satirico, si chiama così perché è mente detta in lingua italiana, essa fu piuttosto sviluppata a Venezia nel Tre-
uno scritto “saturo”, cioè, miscel-
laneo che contiene argomenti diversi. cento: da segnalare in primo luogo non solo per il significato storico della sua
43
V. LAZZARINI, Rimatori veneziani del opera, la prima a Venezia in toscano, ma per l’intensa e commossa liricità di
secolo XIV, Padova 1887. alcuni componimenti, il Canzoniere di Zanin (Giovanni) Querini (o Qui-
44
Le rime di Zanin Quirini sono
strate conservate nel manoscritto rini)44, che palesemente rivela frequenti movenze e andamenti danteschi, il
Marc. Lat. XIV 223, presso la Biblio- che sembra avvalorare l'ipotesi di una amicizia fra i due poeti. Da lui discende
teca Marciana di Venezia, è in pre- poi tutta una generazione di poeti veneti in lingua italiana45, ma è ancora a
parazione presso la casa editrice
Antenore di Padova-Roma Le Rime, Treviso che si afferma maggiormente il gusto della nuova poesia in lingua
edizione critica e note a c. di E. M. grazie all'opera di Niccolo de’ Rossi (1285 ca.-1350 ca.), giurista di parte
DUSO. cfr. G. F OLENA, Il primo imi- guelfa, di cui abbiamo quattro canzoni e settantacinque sonetti di intonazione
tatore veneto di Dante, Giovanni Qui-
rini, in Dante e la cultura veneta, a c. di
stilnovistica, mentre importante sul piano teorico è l’opera del padovano
V. B RANCA e G. PADOAN, Antonio Da Tempo (1275 ca.-1336 ca.) banchiere e giudice, ghibellino ban-
Firenze 1966. dito dalla sua città dal 1314 al 1318, che riparò a Venezia e scrisse il primo
45
F URIO B RUGNOLO , I toscani nel
trattato di metrica italiana, il Trattato delle rime volgari (1332). Per la genera-
Veneto e le cerchie toscaneggianti, in
S.C.V. II, pp.369-439. zione successiva è da ricordare Francesco Vannozzo (1340 ca.-1390), poeta
46
E. LIPPI, Per l'edizione critica della di corte che fu a Venezia prima e poi a Bologna e poi a Verona presso gli Sca-
"Leandreride" di Giovanni Girolamo ligeri; accanto a finissimi testi poetici di contenuto amoroso, politico e anche
Nadal, in "Quaderni veneti", 8, 1988,
pp. 7-33. ID., Parole della Leandreride, d’occasione in una lingua mista di dialettismi veneziani e padovani, produsse
in Saggi di linguistica e di letteratura in anche delle fresche frottole in dialetto. Un poema allegorico della fine del
memoria di Paolo Zolli, Padova 1991. secolo, la Leandreride46, probabilmente di Giangirolamo Nadal, elenca un
47
Non abbiamo finora una tradu-
zione delle opere storiche di Andrea grande numero di rimatori veneziani del periodo.
Dandolo, il cui testo originale si legge La storiografia.- Nel campo della storiografia spicca la grande opera di
in Rerum Italicarum Scriptores, 12/1, Andrea Dandolo47, doge cronista, coadiuvato nella ricerca storiografica
1938-58. Sul Dandolo si veda in par-
ticolare G. ARNALDI, Andrea Dandolo come nel reggimento dello stato dal Cancellier Grando, Benintendi de’ Rave-
Doge-Cronista, in AAVV, La storio- gnani, l’uno e l’altro amici di Francesco Petrarca il cui soggiorno a Venezia
grafia veneziana fino al secolo XVI. dal 1362 al 136848 (e nel 1363 ricevette la visita di Boccaccio) fu un grande
Aspetti e problemi, Firenze 1970, pp.
127-268.
stimolo allo sviluppo della cultura; i modelli delle sue lettere furono intro-
48
Cfr. AAVV, Petrarca, Venezia e il dotti a innovare l’attività della cancelleria veneziana.
Veneto, a c. di G. PADOAN, Firenze L’opera cronachistica di Andrea Dandolo (1306-1354) presenta due diversi
1976; L. LAZZARINI, Francesco Petrarca
documenti, la Chronica brevis, (solo ventidue pagine della ristampa murato-
e il primo umanesimo a Venezia, in Uma-
nesimo europeo e umanesimo veneziano, a riana), scritta quando Dandolo era ancora procuratore, abbraccia il periodo
c. di V. B RANCA, Firenze 1963. che va dalle origini di Venezia, trattate per sommi capi, fino alla morte di Bar-
I secoli della Letteratura Veneta 13
derio re dei Lombardi, che deve difendersi dai Tedeschi i quali vogliono usur-
pargli il merito, e ottiene in premio che tutti gl’italiani siano liberi e posso cin-
gere spada, anche innanzi all'imperatore. I poemetti del terzo manoscritto for-
mano un ciclo che prende il personaggio di Carlo Magno sin dal principio
nella sua origine e lo porta agli ultimi avvenimenti di sua vita; e con esso si
celebrano personaggi, come Orlando, che vi hanno parte principale. Anche
questi poemetti trovano riscontro in testi francesi, ma presentano sistematiche
trasformazioni secondo l’intendimento dell'autore italiano.
Il Quattrocento
Una nuova cultura.- Il Quattrocento è il secolo che vede in tutta Italia una
grande fioritura culturale e artistica incoraggiata dal regime delle Signorie,
che, pur nel suo autoritarismo spesso dispotico, favorisce per ragioni di pre-
stigio lo sviluppo delle lettere e delle arti.
In questo secolo Venezia acquisisce rapidamente tutta la Terraferma fino
all’Adda. L'Università di Padova diventa un’università veneziana, protetta e
tutelata dalle leggi della Serenissima e la cultura veneta acquista un carattere
più unitario, ma intanto si stabiliscono a Venezia grandi maestri50, come il ber-
gamasco Gasparino Barzizza (1360-1431)51, Guarino veronese52 (1374-
50
1460) e Vittorino da Feltre (1373-1446)53, che di Guarino fu allievo proprio
G.O RTALLI , Scuole e maestri tra
Medioevo e Rinascimento. Il caso vene- in Venezia e da lui apprese il greco, ed esercitano il loro magistero contribuen-
ziano, Bologna 1996. do in maniera determinante alla formazione della classe dirigente della
51
Fu ospite a venezia nel 1407 della Repubblica, dalle cui file usciranno gli umanisti delle nuove generazioni,
famiglia Barbaro come precettore del
giovane Francesco.
come il nobile Leonardo Giustinian54 (1388-1446), fine poeta che scrive in
52
Concluse la sua esistenza a Ferrara latino le Epistolae, traduce dal greco, ma rimane celebre soprattutto per i suoi
come precettore di Lionello d’Este. Strambotti e le sue Canzonette dette Giustinianee, nelle quali il tono popolare si
53
Lasciò Venezia nel 1423 e si stabilì
fonde con una lingua colta ed elegante, lontana sia dal dialetto padano sia
a Mantova, dove trasformò in scuola
una villa e la denominò “Scuola dalle forme toscane. Accanto a lui va ricordati un altro patrizio, Francesco
Gioiosa”. Barbaro (1395-1454), cultore di lettere latine e greche, che scrisse De re uxoria,
54
M. DAZZI, Leonardo Giustinian poeta sulla vita matrimoniale; mentre nella generazione successiva un posto a sé
popolare d'amore, Bari 1934.
55
L'aristotelismo padovano, secondo per l’elevatezza del suo pensiero e la profondità e il rigore delle ricerche filo-
una celebre osservazione del Ficino, logiche va attribuito al nipote di Francesco Barbaro, Ermolao il giovane
si era venuto distinguendo in due (1455-1493): che sotto la guida dello zio, Ermolao Barbaro il vecchio, rea-
correnti fondamentali, dei seguaci
del commento di Averroè e dei soste- lizzò un profondo rinnovamento degli studi aristotelici55 fin dagli anni del suo
nitori di Alessandro di Afrodisia insegnamento a Padova dal 1474 al 1479, quindi dedicò la sua attenzione ai
(noto fin dal Quattrocento per la tra- poeti greci. Dopo aver svolta una intensa attività diplomatica fu dal papa
duzione di Girolamo Donà) ed
Ermolao il giovane sostenne una nominato Patriarca di Aquileia, nomina poco gradita alla Signoria che lo
aspra polemica con Pico della Miran- costrinse a vivere a Roma, dove scrisse le sue Castigationes pliniane, uno dei
dola nel 1485 sui problemi della prodotti più importanti della filologia umanistica; scrisse anche dei trattati,
poesia e dell’ l'eloquenza basandosi
cui testi aristotelici genuini. Lo stesso
De coelibatu e De officio legati, oltre a Epistolae, Orationes e Carmina.
Poliziano, venuto a Venezia nel 1491 Ma la vita culturale della Terraferma é intensa e vivace56. Una figura singo-
assieme a Pico ricevette nell’am- lare è quella del padovano (ma originario di Levico) Sicco Polenton (1375-
biente veneziano quella sensibilizza-
1447), autore della Catinia57, un testo in lingua latina considerato inesattamente
zione per i problemi della filologia
testuale (ecdotica) che prima di allora commedia per la sua struttura dialogica, che va ricollegato per il suo carat-
gli era stata piuttosto estranea. tere ironico ai successivi sviluppi della farsa goliardica e della letteratura
56
A. S ERENA, La cultura umanistica a maccheronica.
Treviso nel secolo decimoquinto, Venezia
1912. L’invenzione della stampa.- Intanto un avvenimento di grande importanza
57
Ed. critica a c. di G. PAD OAN , interessa la cultura europea, l'invenzione della stampa e a Venezia si sviluppa
Venezia 1969. Vedi anche G. la nuova industria culturale. Il primo a realizzare una tipografia a Venezia fu
PAD OAN , La “Catinia” di Sicco
Polenton, in Momenti del Rinascimento Giovanni da Spira, ma subito dopo fu Aldo Manuzio, un laziale trapiantato
veneto, Padova 1978, pp. 1-33. a Venezia, a sviluppare questa attività con grande spirito imprenditoriale
I secoli della Letteratura Veneta 15
Il Seicento
L’età Barocca.- Il Seicento è il secolo del Barocco. È anche il secolo in cui
in Italia, come disse Benedetto Croce, la grande poesia tace: e il Veneto non
è da meno.
Però non si può ignorare la presenza di alcune voci dialettali79 che assumono
un significato autenticamente polemico nei confronti del pesante gusto
barocco allora di moda, come Dario Varotari (1588-1648)80, Gian Fran-
cesco Busenello (1598-1659), Nicolò Mocenigo, Alvise Paruta, Barto-
lomeo Dotti.
Ma silenzio della poesia non significa silenzio della cultura, e in quel secolo,
quando dovunque in Europa è spenta la libertà di pensiero, Venezia, grazie
al suo regime di tolleranza e di libertà, diventa il punto di riferimento per gli
intellettuali che non accettano il sistema oppressivo dominante altrove. Ed è
molto significativo che proprio a Venezia nel 1630 venga fondata dal Sena-
tore Giovan Francesco Loredan (1606-1661)81 l’Accademia degli “Inco-
gniti”, che per trent’anni sarà un vero e proprio centro di cultura “libertina82”,
caratterizzata da un atteggiamento molto spregiudicato in materia di morale
e di religione, con tendenze se non ereticali almeno fortemente anticuriali.
Ma al di là di queste posizioni radicali, sintomo peraltro della grande libertà
di pensiero di cui si godeva nei territori della Repubblica, sono da eviden- 79
Il fiore della lirica veneziana a c. di M.
ziare all'Università di Padova alcune presenze di grande rilievo nel campo DAZZI, Seicento e Settecento, Venezia
degli studi filosofici, Pietro Pomponazzi (che poi passerà a Bologna), "il più 1956, pp. 9-146.
80
grande degli aristotelici del Cinquecento ed uno dei filosofi maggiori del Era anche pittore, noto col nome di
Padovanino. Scrisse dodici satire in
Rinascimento"83, e Iacopo Zabarella (1533-89). E Gaspare Contarini, noto dialetto veneziano, noiosissime pub-
per la sua polemica antiluterana, anch'egli dotto studioso di Aristotele. blicate col titolo Vespaio stuzzicato,
Narrativa.- Del resto se la poesia nel Seicento anche a Venezia e nel Veneto Venezia 1611, e un centinaio di
non dà grandi frutti84, la prosa sia trattatistica sia narrativa dà invece una pro- sonetti pubblicati postumi col titolo
Cembalo d’Erato, Venezia 1664.
duzione lussureggiante. Per la narrativa ricorderemo le novelle e i romanzi 81
Il Loredan scrisse un’opera critica,
del Loredan, tra i quali La Dianea, e di altri veneziani, come Giovanni Bizzarrie accademiche, una parodia del-
Sagredo (1617-1682), letterato e uomo politico, che, ne L'Arcadia in Brenta, l’Iliade, intitolata L’Iliade giocosa, e
numerose altre opere di minore
ovvero La malinconia sbandita (1667) riprende lo schema del Decameron del importanza, fra cui Scherzi geniali, Il
Boccaccio, e raccoglie quarantacinque novelle che immagina raccontate in cimiterio, Sei dubbi amorosi, Le freddure
una settimana di giugno da tre gentiluomini e tre gentildonne ai quali si estive. Scrisse anche una biografia di
Giovan Battista Marino ancora oggi
aggiunge un "forestiero", che trascorrono una settimana di vacanza in una villa
consultata dagli studiosi. G. AUZZAS,
sul Brenta85, come Pace Pasini (1583-1644) autore di un romanzo, Il cavalier Le nuove esperienze della narrativa: il
perduto, che fu indicato come una delle fonti dei Promessi sposi. E poi sono da romanzo, S.C.V., 4,1, pp. 258-262.
82
ricordare il ferrarese Maiolino Bisaccioni (1582-1663), che scrisse molte Venivano detti “libertini” nel
Cinque e Seicento coloro che oppo-
novelle e un romanzo, il Demetrio Moscovita, e tradusse gli scrittori francesi alla nendosi all’intolleranza religiosa e
moda, il dalmata Giovan Francesco Biondi che scrisse anche lui una tri- all’assolutismo imperante pro-
logia di romanzi di carattere eroico-galante, Eromena, La donzella desterrata e pugnavano la libertà di pensiero e
talvolta si ponevano contro i dogmi
Corallo. Questo genere evolverà verso il romanzo realistico per opera di religiosi, talvolta su posizioni aperta-
Girolamo Brusoni (1614-1686), che dopo aver girovagato per l’Italia cen- mente razionalistiche o addirittura
trale a Venezia trovò ispirazione per i suoi romanzi, scrisse la trilogia, La gon- ateistiche.
83
dola a tre remi, Il carrozzino alla moda e La poeta smarrita, che anticipa quella E. GARIN, Storia della filosofia ita-
liana, Torino 1966, vol. II, p. 502
critica dei costumi di una società avviata alla decadenza, che un secolo dopo 84
Anche la letteratura veneziana
sarà compiuta da Carlo Goldoni. risente del gusto Barocco del tempo.
Trattatistica.- Per la trattatistica sono sostanzialmente due i generi, la tratta- Tra i poeti vanno ricordati Pietro
Michiele (1603-1651) e Leonardo
tistica giuridico-politica e la critica letteraria e d’arte con implicazioni storio- Querini, autore dei Vezzi di Erato.
grafiche. Nella trattatistica politica emerge la grande figura di Paolo Sarpi. Per 85
Ma oltre a questo il Sagredo ha
Venezia il secolo si era aperto con una pesante vertenza con lo Stato ponti- scritto un interessante Trattato dello
Stato e del Governo veneziano, e delle
ficio. Nel 1605 il papa Paolo V, ritenendo violati i diritti della Chiesa, lancia Rime che peraltro attendono ancora
l'interdetto contro la Repubblica, che non si piega, anzi, per rintuzzare le la pubblicazione.
20 I secoli della Letteratura Veneta
Il Settecento
La cultura del rinnovamento.- Il Settecento è l'ultimo secolo di vita per
Venezia, ormai condannata dalle circostanze storiche e dalla sua intrinseca
debolezza ad una neutralità disarmata che vedrà i suoi domini di terra e di
mare percorsi dagli eserciti francese e austriaco nelle diverse guerre che
insanguinarono il secolo. Ma in quel secolo Venezia godette di una qualità
della vita fra le più alte d'Europa e in questo clima fiorirono tutte le arti, e fra
86
Vedi G. C OZZI , Paolo Sarpi tra queste anche la letteratura, che di tutte le arti è in fondo la meno congeniale
Venezia e l’Europa, Torino 1979. a Venezia, fiorì molto più che in altri periodi.
87
A. LIVINGSTON, La vita veneziana
nelle opere di Gian Francesco Busenello, La mappa della cultura letteraria del territorio vede propriamente due centri:
Venezia 1913. Venezia, in questo secolo veramente l’Atene d’Europa, soverchiante per vita
I secoli della Letteratura Veneta 21
culturale su tutte le altre città del Veneto, e non solo su quelle, e Padova, il
polo accademico con l’Università e il Seminario, roccaforte degli studi eru-
diti con l'abate Giuseppe Gennari, ma percorsa da venature di moderato
Illuminismo con Melchiorre Cesarotti e il suo entourage, in particolare
Simone Stratico e Pietro Toaldo. Nelle altre città sono attive le locali acca-
demie, che dopo la fondazione dell’Arcadia (1690) ne assumono i caratteri88.
A Venezia per iniziativa di Apostolo Zeno (che assume lo pseudonimo di
Emaro Simbolio) nasce l’accademia degli”Animosi”, a Verona per iniziativa
di Scipione Maffei nel 1705 l’accademia veronese, a Vicenza opera l’Acca-
demia olimpica, ed una delle figure più rappresentative della cultura del
secolo, Elisabetta Caminer Turra (1751-1796, che a Vicenza89 trasferisce nel
1777 la sede del “Nuovo giornale enciclopedico”90, anche se gravitò però
sempre su Venezia anche dopo il trasferimento.
Infatti mai come nel Settecento gravitarono su Venezia tutti gli intellettuali
della regione, così a Venezia con l’istituzione delle Pubbliche scuole nel 1773
affluiscono docenti da diverse località del Veneto, a cominciare dal Rettore,
Bartolomeo Bevilacqua di Asolo, ai trevigiani Marco Osvaldo Fossadoni
e Ubaldo Bregolini e Giusepe Rossi, a Francesco Bonato di Maderno, a
Giambattista Capobianco di Verona; a Venezia in Maggior Consiglio siede
nobile veronese Scipione Maffei91 (1675-1755), insigne scrittore autore di una
tragedia, la Merope (1713), che ebbe un notevole successo; nel 1736 propose
un Consiglio politico, cioè un progetto di riforma costituzionale che prevedeva
un coinvolgimento delle città venete nel governo dello Stato, e che non fu
accolto per la scarsa lungimiranza dei patrizi, ha Venezia hanno una lussuosa
residenza i fratelli Giovanni ed Ippolito Pindemonte, anch’essi di Verona.
Degli studiosi locali è da evidenziare Giambattista Verci di Bassano (1739-
1795), autore della Storia degli Ecelini, Bassano 1779, e della Storia della Marca
Trivigiana e Veronese, Venezia 1786.
Il secolo si era aperto a Venezia con uno degli iniziatori del rinnovamento
della cultura italiana, Apostolo Zeno (1668-1750)92, che più tardi sarà chia-
88
A. F RANCE SCH ETTI , L'Arcadia
mato alla corte di Vienna in qualità di poeta cesareo. Egli sarà la indispensa-
veneta, SCV pp. 131-170.
bile premessa del lento e graduale processo di acquisizione di una coscienza 89
Vicentino era anche il più autore-
nazionale. A lui spetta il merito di aver iniziato la riforma del melodramma vole collaboratore del “Nuovo Gior-
che sarà poi portata a termine dal Metastasio. Con lui ha inizio la revisione nale Enciclopedico”, l’economista e
giurista Giovanni Scola.
del cattivo gusto dell'età barocca cui si preferisce uno stile sobrio ed elegante, 90
Sul giornalismo vedi : M.
e col Giornale dei letterati d’Italia da lui redatto e curato ha anche inizio il gior- B ERENGO, Giornali veneziani del Sette-
nalismo letterario93. cento, Milano 1962.
91
S. M AFFEI , Opere drammatiche e
Il romanzo94.- Intanto continuava la sua linea di sviluppo il nuovo genere poesie varie, Bari 1928.
letterario, il romanzo, nato nel secolo precedente. A Venezia questo genere 92
Vedi F. NEGRI, Vita di Apostolo Zeno,
trova alimento dal fatto che, vuoi per l’esistenza di una industria editoriale Venezia 1816;
93
cfr. C. DE M ICHELIS, Le iniziative di
vuoi per la tradizione di tolleranza e di libertà, vi affluiscono libri e scrittori riforma di Apostolo Zeno, in Letterati e
da ogni parte d’Europa. Abbiamo così a Venezia scrittori come Zaccaria lettori nel Settecento veneziano, Firenze
Seriman (1708-1784), che scrive un romanzo dal lungo titolo, Viaggi di Enrico 1979, pp.37-90; M. B ERENGO, op.cit.
94
G. DA P OZZO, Tra cultura e avven-
Wanton alle terre incognite australi ed ai regni delle Scimmie e dei Cinocefali, satira tura: dall'Algarotti al Da Ponte, S.C.V.,
della società del suo secolo, il bresciano Pietro Chiari (1711-1785)95, com- V,1, pp. 509-555; G. P IZZAMIGLIO,
mediografo avversario di Goldoni e fecondissimo autore di una quarantina Le fortune del romanzo e della letteratura
di romanzi di sapore illuministico dei quali più di dieci vedono la luce nel d'intrattenimento, SCV, pp 171-196.
95
Per lui un romanzo è una "'com-
decennio veneziano che si conclude nel 1762: fra il '51 e il 52 scrive tra l’altro bine' di novelle e racconti, iniezioni
una trilogia tratta da Tom Jones, L'orfano perseguitato, L'orfano ramingo e L'or- di esperienze personali, cronologie
fano riconociuto (1751), Il soldato francese (1752) e poi La filosofessa italiana del memorialistiche e 'pezzi' di false
memorie". G. PETROCCHI, Il soldato
'53 e La francese in Italia; e Antonio Piazza (1742-1825), che si professava francese, "Critica letteraria", IV (1976),
alunno del Chiari, i cui primi romanzi (inizia a scrivere a vent'anni nel '62, p. 4.
22 I secoli della Letteratura Veneta
proprio l'anno della partenza del Chiari) L'omicida irreprensibile, L'ebrea, istoria
galante scritta da lei medesima e I Zingani. Di lui ricordiamo ancora L’impresario
in rovina, La pazza per amore. Spesso fa uso di fatti di cronaca; Il teatro, per
esempio, è un brutto romanzo, ma una vera miniera di notizie e pettegolezzi
sulla vita teatrale a Venezia. Scrisse anche molto per il teatro, lasciandoci due
volumi di commedie e dal 1787 al 1798 diresse la “Gazzetta urbana veneta”.
Un romanzo che fa la satira del romanzo è quello di Francesco Gritti (1740-
1811) La mia istoria, ovvero memorie del sig. Tommasino, scritte da lui medesimo,
opera narcotica del Dott. Pif-Puf.
Il teatro.- Certamente in questo secolo Carlo Goldoni96 (1707-1793) è la per-
sonalità di maggiore spicco della cultura veneziana. Con la sua riforma del
teatro egli trasformò la commedia d'intreccio in commedia di carattere, cioè
spostò l'attenzione dello spettatore dall'intreccio al carattere dei personaggi
mettendo così al centro della vicenda l'uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti,
i vizi e le virtù. E la sua riforma scatenò feconde polemiche, alle quali tra gli
altri presero parte proprio i due scrittori testé nominati, Chiari avversario di
a Goldoni e Piazza suo ammiratore. La prima occasione al contrasto Chiari-
Goldoni fu offerta dal successo conseguito nel 1748 da Goldoni con le sue
Vedova scaltra e Putta onorata a teatro Sant'Angelo. Di qui il tentativo del Gri-
mani, proprietario del teatro San Samuele in concorrenza cin quello di
Sant’Angelo, di correre ai ripari invitando a scrivere per il suo teatro il Chiari,
che scrisse una parodia de La vedova scaltra intitolata La scuola delle vedove.
Diverso l’atteggiamento dell’altro grande competitore e ostinato oppositore
di Goldoni, Carlo Gozzi (1720-1806)97, decisamente conservatore, parimenti
ostile anche a Chiari, che alla riforma fondata sul carattere dei personaggi e
sul realismo delle situazioni, oppose le Fiabe, canovacci di rappresentazioni
sceniche fantastiche, che gli procurarono un grande successo in tutta l’Europa.
E per restare nel campo del teatro dobbiamo ancora ricordare un personaggio
di grande levatura, Antonio Conti98 (1677-1749), padovano, autore di quattro
tragedie fondate sulla autenticità dei fatti storici e rispettose delle tre unità ari-
stoteliche, Giunio Bruto, Marco Bruto, Druso e Giulio Cesare; intellettuale di
livello europeo, prima di stabilirsi a Venezia viaggiò molto e fu addirittura
scelto a dirimere la controversia sul calcolo infinitesimale sorta tra Leibniz e
Newton.
96
Non è il caso, data la natura di Saggisti e poligrafi.- Ma tuttavia altre figure di scrittori e letterati animano
questo scritto, di dire di più su Gol- la vita culturale del Settecento veneziano, dal conte Francesco Algarotti
doni. Si rinvia piuttosto ad alcuni testi (1712-1764), tipico letterato italiano del Settecento, che si dedicò a studi scien-
essenziali per un primo approfondi-
mento: M. BARATTO, La letteratura tifici e filosofici e intraprese lunghi viaggi in Italia e all'estero, autore del
teatrale del Settecento in Italia (studi e celebre saggio di divulgazione scientifica Il newtonianismo per le dame (17379,
letture su Carlo Goldoni), Vicenza a Gasparo Gozzi99 (1713-1786), fratello di Carlo, tanto diverso da lui per
1885. ID. "Mondo" e "Teatro" nella poe-
tica del Goldoni, in Tre saggi sul teatro, impostazione letteraria e filosofica. Gasparo era su posizioni più avanzate
Vicenza 1971. AAVV, Carlo Goldoni “quasi un illuminista”, ma soprattutto si può considerare il prototipo dell’in-
1793-1993. Atti del Convegno del Bicen- tellettuale moderno: poeta, romanziere, giornalista (tra il 1760 e il 1762 fonda
tenario, a c. di C. ALBERTI E G. P IZ-
ZAMIGLIO, Venezia, 1995, F. F IDO,
dapprima la “Gazzetta veneta” e poi “L’osservatore”), insegnante e organiz-
Nuova guida a Goldoni, Torino 2001. zatore di scuole (al suo progetto si devono le Pubbliche scuole istituita dalla
97
La sua arguta autobiografia, intito- Repubblica veneta dopo la soppressione dell’ordine dei Gesuiti nel 1773),
lata Memorie inutili, delizia ancora
oggi il lettore moderno.
autore di teatro e impresario teatrale, traduttore, editore, ricercatore, consu-
98
Cfr. N. Badaloni, Antonio Conti, un lente del Senato in materia di scuola e di editoria. Quello che fa di lui un intel-
abate libero pensatore, Milano 1968. lettuale “moderno” è il fatto ha tutte queste attività, e a volte le svolge anche
99
cfr. AAVV, Gasparo Gozzi. Il lavoro contemporaneamente, ma soprattutto che tenta (anche se con assai scarsa for-
di un intellettuale nel Settecento vene-
ziano, a c. di I. Crotti e R. Ricorda, tuna) di trarre da esse un guadagno, di fare insomma della cultura una pro-
Padova 1989. fessione, laddove in precedenza, in altri tempi ma soprattutto sotto altri cieli,
I secoli della Letteratura Veneta 23
L'Ottocento
Da dominante a dominata.- Il 12 maggio 1797 Venezia cessa di esistere
come stato indipendente. Dal quel momento sopravvive a se stessa nel triste
ricordo di un passato glorioso. Subitaneo fu il tracollo delle attività in tutti i
campi della cultura, nella pittura, in letteratura e nella musica. La scarsa pro-
duzione culturale si municipalizzò, emerse il vernacolo, pallida imitazione
della sfolgorante parlata dialettale goldoniana e persino la pronuncia del dia-
letto subì un degrado.
La storiografia.- Dei tre generi più consentanei alla cultura veneziana che
nei secoli precedenti avevano dato i migliori prodotti, cioè la storiografia, il
teatro e il giornalismo, l’unico che si mantenne ad un buon livello in quegli
anni di crisi fu la storiografia, con una produzione quantitativamente consi-
stente e qualitativamente di grande dignità, che certo fiorisce anche a celebrare
il misero orgoglio del tempo che fu, ma non solo per questo. L’abate Gian-
nantonio Moschini pubblica tra il 1806 e il 1808 una Storia della letteratura
veneziana nel secolo.XVIII, Venezia, Palese, 1806-1808, che sia pure in maniera
spesso arruffata e farraginosa ci dà un quadro completo e molto dettagliato
della vita culturale veneziana nel Settecento: infatti per letteratura egli mostra
di intendere molto di più di quello che oggi intendiamo per essa e ne fa quasi
come un sinonimo di cultura.
Ma l’evento che mise in moto un processo di indagine storica, ma anche di
interpretazione di essa in chiave politica, fu la pubblicazione nell’anno 1819
del libro di uno storico francese, Pierre-Antoine Daru, Histoire de la République
de Venise, 7 voll. Parigi, Didot (2 ed. in 8 voll. 1821), tradotta in italiano da
Aurelio Bianchi-Giovini, dove si sviluppa l’immagine menzognera di una
Venezia retta da un regime cupo e oppressivo, sulla quale si allineerà non
molta storiografia dell’Ottocento; basti pensare al Conte di Carmagnola di Ales-
103
cfr. G. B ENZONI, Pensiero storico e sandro Manzoni. Replicarono al Daru Giandomenico Ermolao II Tiepolo
storiografia civile, S.C.V. V, 2, Il Sette-
cento, pp.71-95; A. NIERO, L'erudizione coi Discorsi sulla storia veneta, cioè rettificazioni di alcuni equivoci riscontrati nella
storico ecclesiastica, ibidem, pp. 97-121. Storia di Venezia del signor Daru, voll. 2, Udine 1828. Anche Foscolo, fingendo
I secoli della Letteratura Veneta 25
di recensire una inesistente seconda edizione delle Memorie venete del Gallic-
ciolli, scrisse in risposta al Daru il suo ultimo lavoro, la Storia delle Costituzione
democratica di Venezia, che pubblicò in lingua inglese (fu tradotto da Sarah
Austin) sul numero del giugno 1827 dell’ “Edimburg Review”, apparsa nel-
l’agosto poco più di un mese prima della sua morte.
Il giornalismo.- Il giornalismo era affidato alle flebili cure di un Locatelli,
direttore della “Gazzetta Veneta” o, anche in questo campo come in altri, a
quelle più valide, ma non certo dal punto di vista imprenditoriale, di Luigi
Carrer (1801-1851)104 che peraltro è da considerarsi la personalità di livello
culturale più elevato a Venezia della prima metà del secolo per la varietà e la
vastità dei suoi interventi negli ambiti più diversi dal teatro al giornalismo,
dall’editoria alla critica letteraria, dalla filologia alla poesia. Le nuove idee
romantiche faticarono notevolmente a penetrare e ad affermarsi105 a Venezia
e nel Veneto ma trovarono l’unica eccezione in Luigi Carrer, che le recepì e 104
Luigi Carrer nacque a Venezia il
diffuse. 12 febbraio 1801 e morì il 23
Il teatro.- Anche il teatro non dava esiti molto esaltanti. Le personalità di dicembre 1850. Si laureò in legge a
maggiore rilievo, giustamente ricordate anche dalla manualistica nazionale, Padova nel 1822. Della sua varia pro-
duzione si parla a più riprese nel
Francesco Augusto Bon (1788-1858) e, anche qui, Luigi Carrer, che non
testo. Della sua attività di operatore
limitò la sua attività al campo teatrale, è da ricordare in questo campo soprat- culturale è da dire che fu insegnante
tutto come improvvisatore di tragedie molto applaudite non solo in teatro ma al ginnasio comunale di Castelfranco
anche in pubbliche accademie, anche se abbandonò presto questo genere di nel 1822-23, assistente alla cattedra di
Filosofia all’Università di Padova dal
produzione per dedicarsi ad una produzione più meditata. 1827 al 1830, e docente di lettere e
Francesco Augusto Bon, di famiglia patrizia, era uomo di teatro a pieno titolo, geografia alla Scuola tecnica di
attore, autore e capocomico. È rimasto famoso per la sua trilogia del Ludro, Venezia dal 1842 al 1844, insegna-
mento che dovette abbandonare per
Ludro e la sua gran giornata (1832), Il matrimonio di Ludro (1836), La vecchiaia motivi di salute. Lavorò per il tipo-
di Ludro (1837), con cui restiamo nell’alveo della tradizione goldoniana, in par- grafo editore veneziano G. Tasso e
ticolare con la prima delle tre, Ludro e la sua gran giornata. Altri comme- nel 1825 fu direttore della Stamperia
della Minerva di Padova, apparte-
diografi di rispettabile livello sono ancora da ricordare il padovano Antonio nente al famoso editore d'allora Nic-
Simeone Sografi (1759 - 1818)106, Luigi Duse (1792-1854), chioggiotto che colò Bettoni. Dal 1833 iniziò le pub-
scrisse l’eccellente libretto della Lucia di Lammermoor musicato da Gaetano blicazioni del “Gondoliere, giornale
di amena conversazione” di cui era
Donizetti. anche proprietario. Fu socio effettivo
La poesia.- Naturalmente ancor più nel campo della poesia lirica assistiamo e vicesegretario dell'Istituto veneto
al ripiegarsi dell’anima della città in composizioni per lo più vernacole di di scienze, lettere ed arti, socio l'A-
modestissimo livello, malgrado la generosità dei sentimenti dei loro autori. teneo veneto di cui fu dapprima
segretario e poi vicepresidente, e nel
Venezia e il Veneto rimangono appartati, tagliati fuori dal flusso delle nuove 1846 conservatore e direttore del
idee e delle stesse mode culturali e letterarie. Museo Correr. Scrisse anche un
La maggior parte dei versi di Jacopo Vincenzo Foscarini, che fu vicediret- romanzo intitolato Osanna, rimasto
inedito fino ai nostri giorni, il cui
tore del Museo Correr, si conserva inedita nell’Archivio di quel museo. manoscritto si conserva nella biblio-
Risulta di livello sensibilmente più modesto la produzione di Camillo Nalin teca del Museo Correr: l’edizione cri-
(1788-1859); Nalin non è un poeta. È rimasto celebre tra i veneziani fino a tica è stata pubblicata da Monica Gia-
chino nel 1997 per i tipi dell’Edito-
qualche decennio fa il suo scurrile Elogio scatologico, non privo, bisogna rico- riale Programma di Padova.
noscere, di una certa sua garbata disinvoltura, malgrado l’argomento certo 105
cfr. G. GAMBARIN, La polemica clas-
inopportuno. L’unico nome di rilievo che si sia in grado di annoverare nel sico-romantica nel Veneto, in “Ateneo
Veneto”, XXXV (1912), II, pp. 105-
campo della poesia lirica e della letteratura in genere è quello già più volte 138, e XXXVI (1913), I, pp. 43-67. La
citato di Luigi Carrer. tesi è sostanzialmente condivisa da
L’intesa vita culturale in Terraferma.- Nonostante la grave decadenza, o U MBERTO BOSCO, Romanticismo lette-
rario veneto, in Storia della Civiltà Vene-
forse proprio per questo, gli scrittori veneti guardano a Venezia con intensa ziana, Firenze 1979, III, pp. 279 - 287.
passione: Venezia, rievocando un passato glorioso, è il segno distintivo di 106
Secondo un cliché ripetuto lavo-
essere veneti, nel momento in cui l’amore per la nuova patria, l’Italia, occupa rava presso uno studio legale a
le loro coscienze: riassume bene questo stato d’animo l’inizio delle Confessioni Venezia, ma preferiva dedicarsi al
teatro: le sue due opere più celebri
di un Italiano di Ippolito Nievo: “Io nacqui veneziano … e morrò per la grazia di sono Le convenienze teatrali del 1792 e
Dio italiano”. E vanno quindi ricordati fra gli scrittori veneti del secolo del- Le inconvenienze teatrali del 1800.
26 I secoli della Letteratura Veneta
Il Novecento
La mappa.- Con la fine dell’Ottocento nell’area veneta la produzione lette-
raria subisce una consistente trasformazione. Venezia da molto tempo ormai
non ha più rispetto al Veneto la funzione egemone esercitata nel passato in
campo culturale e in particolar modo nel Settecento in campo letterario: non
ci sono a Venezia scrittori di rilievo; la città non offre nessuna attrattiva, se
non la sua trascurata bellezza. Così certe presenze, come quelle di D’Annunzio
o di Proust, di James o di Pound, hanno il valore di visite turistiche, che val-
gono ad alimentare l’ispirazione dei singoli artisti, ma non determinano una
autentica vita culturale nella città.
L’istituzione della Biennale, voluta nel 1895 dal Sindaco poeta Riccardo Sel-
vatico, aveva dato a Venezia qualche giovamento alle arti visive già in netta
ripresa nella splendida precedente stagione dell’impressionismo veneziano,
ma non stimolò altre attività culturali, e la produzione letteraria cittadina con-
tinuò a languire e si rifugiò per lo più nel dialetto, seguendo l’esempio dei
due migliori epigoni di Goldoni, sopra citati, Riccardo Selvatico, appunto,
e il commediografo Giacinto Gallina.
E non costituisce una eccezione l’eredità dannunziana presente in Giovanni
Comisso (1895-1969), trevigiano, soprattutto nel suo primo romanzo Porto
dell’amore115 del 1925, che esprime una sensualità forte e vitale, che si respira
del resto anche nelle altre opere successive, come Capricci italiani, premio Via-
reggio del 1952 e La mia casa di campagna del 1958, che è forse il suo capola-
voro, perché Comisso colse proprio da D’Annunzio il senso della positiva
peculiarità delle culture locali. Ed è su questa linea che si prospetta una let-
teratura veneta anche nel Novecento.
Così nel più vasto ambito regionale si vanno definendo delle vere e proprie
“linee” con una loro continuità: una linea vicentina, per esempio, che dall’a-
bate Giacomo Zanella (1820-1888) attraverso Antonio Fogazzaro,
115
Poi ristampato col titolo Al vento Eugenio Ferdinando Palmieri (1904-1968), Guido Piovene (1907-1974),
dell’Adriatico. Goffredo Parise (1929-1986), arriva a Mario Rigoni Stern (1921-viente) di
116
Le sue poesie si leggono nella rac-
colta Canzoniere la cui edizione defi- Asiago, Luigi Meneghello (1922-vivente) e a Ferdinando Bandini (1931-
nitiva è del 1948, seguita da due altre vivente), o una linea triestina o più estesamente istriana, da Svevo ai poeti
edizioni del ’51 e del ’61 (postuma). dialettali come il triestino Virgilio Giotti (1885-1957) o il gradense Biagio
117
Una sua commedia di grande
valore culturale, Per la regola, venne
Marin (1891-1985), e per la poesia in lingua da un poeta, anch’egli triestino
rappresentata dalla compagnia di F. come Umberto Saba (1883-1957), che è tra i massimi poeti del Novecento
Benini al Teatro Apollo di Roma il 30 italiano116 e a scrittori come Scipio Slataper (1888-1915) e Giani Stuparich
gennaio 1914. Domenico Varagnolo (1891-1961), fino a Fulvio Tomizza (1935-1999) e a Susanna Tamaro (1957-
aveva in sé la capacità e la forza di
sollevare il teatro veneziano al di vivente).
sopra dei livelli vernacoli in cui si era Il teatro in dialetto.- Ma anche chi dopo di loro ebbe una produzione un
collocato. Come commediografo dialetto di alto livello e fortemente innovativa, come il poeta e commedio-
proseguì l’opera di Giacinto Gallina,
ma fu aperto alle novità culturali grafo Domenico Varagnolo117 (1882-1949), non trovava in città sufficiente
europee e soprattutto con la com- consenso e comprensione, tant’è vero che molte opere di Varagnolo furono
media L’omo che no capisse gnente del rappresentate ripetutamente con successo in altre città d’Italia ma ebbero in
‘26, diede gli elementi per un rinno-
vamento in chiave psicologica del
proporzione minor successo a Venezia. Maggiore successo ebbero due altri
teatro veneto. Varagnolo fu anche l’i- autori di teatro, che, pur non essendo veneziani, si posero sulla stessa linea
niziatore dell’Archivio Storico delle di Varagnolo, realizzando una produzione in dialetto veneziano, il veronese
Arti Contemporanee della Biennale.
Renato Simoni (1875-1952), autore di Tramonto del 1906 e Congedo del 1901,
Cfr. N. MANGINI, Domenico Varagnolo
e il teatro veneto del primo Novecento, in che scrisse anche commedie in italiano e il libretto della Turandot di Puccini,
Alle origini del teatro moderno e altri e il mantovano Gino Rocca (1891-1941), il cui capolavoro è Se no i xe mati
saggi, Modena 1989, pp. 207-229; B. no li volemo del 1926, cui sono da aggiungere La scorzeta de limon del 1928 e
ROSADA, Domenico Varagnolo e il suo
tempo in D. VARAGNOLO, Sie mono- Sior Tita paron pure del 1928.
loghi veneziani, Venezia 1999. La poesia in dialetto.- Ma il dialetto non è solo teatro, è anche poesia. E
I secoli della Letteratura Veneta 29
Ugo Facco De Lagarda del ‘58; e continua con testi che mutuano linguaggio
e problemi dal giornalismo migliore come Stramalora di Antonio Cibotto
(1925-vivente), di cui peraltro è da ricordare ancora Scanoboa del 1961 e La
vaca mora del 1964 o dalla narrazione storiografica come Dorsoduro di Pier
Maria Pasinetti.
Un posto a sé, nel quadro della letteratura veneta, occupa Romano Pascutto
(1909-1982), che scrisse poesie in lingua e dialetto, raccolte nel volume L’acqua,
la piera, la tera ed altre poesie126, racconti raccolti sotto il titolo, Il pretore delle
baracche, e due romanzi, La lodola mattiniera e Il viaggio127.
126
A c. di A. Daniele, Venezia 1994;
a c. di
127
Pubblicati in un unico volume a c.
di Saveria Chemotti, Venezia 1996.