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LUNED 2 NOVEMBRE 2009 IL TIRRENO 17
LIVORNO

LA MIA LIVORNO
FRANCO FERRUCCI

IDENTIKIT
Una libreria fra informatica e cultura locale
E
rano gli anni Sessanta, e per me che
a quei tempi abitavo nella caotica
Roma, Livorno dove venivo in va-
canza, rappresentava la libert: noi bambini
giravamo da soli in bicicletta, non cerano pe-
ricoli, per le strade si respirava un senso di
tranquillit e io vivevo tutto questo come un
sogno. Quel sogno a Franco Ferrucci, classe
1953 livornese da pi generazioni, direttore
della libreria Gaia Scienza, salotto buono de-
gli incontri letterari per un pubblico attento
alle pagine scritte rimasto dentro. Diven-
tando dopo molti anni una bellissima realt.
La prima infanzia vissuta a La Spezia per-
ch il padre era ufficiale di
marina, ladolescenza e la gio-
vinezza trascorsa nella Capi-
tale: una volta raggiunta la
piena maturit, Ferrucci ha
deciso di ritornare come Ulis-
se alla sua Itaca, Livorno,
amata per le sue bellezze ma
anche per le sue negativit,
come una donna affascinante
ma difficile da conquistare. E
da Livorno non se ne pi an-
dato, se non per breve tempo:
una vacanza, la visita al figlio
giornalista che vive a Roma,
qualche viaggio allestero...
Ferrucci, qual la cosa
che ama di pi di Livorno,
dove ha deciso di stabilirsi
lasciando alle sue spalle
una grande realt come
quella della Capitale?
Il mare. Che significa vita:
una presenza che ogni livor-
nese vorrebbe avere accanto
in tutte le stagioni.
In effetti, la prima do-
manda a chi viene ad abita-
re a Livorno non dove
hai trovato casa, ma do-
ve hai affittato la cabina.
Proprio cos. E anchio mi
sono arreso a questo rito: ho
preso per la prima volta lan-
no scorso la
cabina ai ba-
gni Roma:
bellissima
esperienza.
Per i livor-
nesi per an-
dare al ma-
re non signi-
fica tanto fa-
re i bagni
quanto ri-
trovarsi fra
amici a bisbocciare.
Le tavolate sul mare, so-
prattutto la sera, sono una
gioia insostituibile. Con le
donne che portano da casa il
cibo come se fosse ogni volta
festa grande.
Il mare vissuto a 360 gra-
di in modo ludico.
Il mare descritto dal Mar-
mugi nei suoi libri in modo
esilarante.
Mare a Livorno fa rima
con sole. Tanto che i livor-
nesi cominciano ad aprile
ad abbronzarsi per finire,
anzi ricominciare, in inver-
no con le lampade. Segue
anche lei questa linea?
No, mi mancherebbe il
tempo, ma la capisco. Qui ma-
re e sole sono una necessit,
perci la gente vive in simbio-
si con il salmastro e labbron-
zatura. In questo senso Livor-
no una
citt meridio-
nale: la vita
che si svolge
il pi possibi-
le allesterno
una caratte-
ristica del
Sud dove, ap-
pena c un raggio di sole, ci
si riversa in strada come le lu-
certole.
Parliamo di cultura. Co-
me vede da questo punto di
vista la livornesit?
La vedo bene. A Livorno
abbiamo delle punte di qua-
lit culturali altissime, che
molte volte non hanno uno
sfogo, una verifica. La citt
ha goduto e
gode ancora
adesso di
grandi intel-
lettuali: quel-
li di oggi ma-
gari non han-
no voglia di
apparire pe-
r ci sono. E anche vero che
il disincanto nellaria e nei
comportamenti. Ma Livorno
ha sempre avuto delle poten-
zialit, una delle poche citt
italiane con un retroterra e,
da un certo punto di vista, si
potrebbe dire che una citt
benedetta. Una citt ricchissi-
ma di associazioni che si occu-
pano di cultura, c grande at-
tenzione alla
scuola: le no-
stre elemen-
tari e mater-
ne sono fra
le migliori
dItalia.
La gente,
anche gli
stessi livornesi, afferma pe-
r che, in questi ultimi an-
ni, Livorno diventata sta-
tica e regressiva.
A me non risulta. Qui non
ci sono grandi imprese, i gio-
vani fanno fatica a trovare la-
voro, per i non pi giovani
come me ci stanno bene: vivo-
no in una dimensione meno
frenetica ma non per questo
apatica o vuota.
Allora un luogo comu-
ne quello
che vuole
una Livor-
no distrat-
ta, assente,
annoiata?
Direi di
s, anche se
qui ma il
problema generale man-
cano crescita collettiva ed
educazione: molto carente
la politica culturale rispetto
alle norme di convivenza.
E c anche il rifiuto del
non livornese, come se ave-
ste paura che vi porti via
qualcosa.
Pi che per il non livorne-
se o per il turista direi che Li-
vorno ha il rifiuto dellindu-
strializzazione del turismo e
cio dellidea di avere un turi-
smo di massa. Non vero pe-
r che chi arriva da fuori ac-
colto malamente. Anzi, il no-
stro carattere istrionesco, il
modo caciarone di imporci,
di esibire la nostra colorita ge-
stualit (la descrive molto be-
ne lo psicopedagogista Mauro
Pardini nel libro Mosse, mos-
sette e mossacce) fa s che co-
me padroni di casa siamo an-
che divertenti.
Un importato per fa
molta fatica ad abituarsi al
vostro modo di vivere, ma
anche a integrarsi.
Se abituato a luoghi do-
ve gli appuntamenti sono ri-
spettati, dove c puntualit e
precisione, dove esiste lordi-
ne assoluto, avr senzaltro
grande difficolt a convivere
con il nostro ritmo. E se pre-
tende di cambiarlo rischia di
diventare matto, soprattutto
per ci che ri-
guarda le re-
lazioni uma-
ne, dove c
lo stesso ge-
nere di sciat-
teria. Senza
contare che i
livornesi poi
sono falsa-
mente avvol-
genti.
In che sen-
so?
Al primo impatto instaura-
no un clima di amicizia: si ha
limpressione che al bisogno
siano disponibili, ma dopo il
chiacchiericcio e lascolto, o
la bevuta del caff, ci si accor-
ge che nei fatti lamicizia
una parola difficile da met-
tere in pratica.
Del genere amici al bar
ma poi ognuno a casa sua e
con i suoi problemi. E
questo che intende?
Esattamente. Il motto : ac-
cogliere lospite ma senza esse-
re troppo disponibili nei suoi
confronti e, soprattutto, senza
scomodarsi pi di tanto.

Nelle relazioni
umane c
apertura ma anche
sciatteria. E lamicizia
resta a met: disponibili
ma senza scomodarsi

Il mare. Viviamo in
simbiosi col salmastro
e labbronzatura

Il buon vivere. Poco
lavoro per i giovani
ma vita senza stress

Rifiutiamo chi
viene da fuori? No,
anzi siamo perfino
istrioni ma in fondo
il turismo di massa
vogliamo tenerlo lontano

Macch addormentati
Il signor Gaia Scienza: non vero che qui non c cultura

di Maria Antonietta Schiavina
Situata nel centro di
Livorno, dove occupa uno
spazio di 520 mq circa, su due
piani, la libreria Gaia Scienza
diretta da Franco Ferrucci
offre al lettore oltre 30.000
titoli: dalla narrativa alla
poesia, dalla letteratura per
linfanzia allinformatica, dai
manuali tecnico giuridici ai
libri sulla Toscana e su
Livorno (dedicando a questi
ultimi unattenzione
particolare).
Allinterno del locale ci sono
una caffetteria, una sala per le
presentazioni. In estate, nello
spazio della galleria di Via
Cairoli, si tengono anche
spettacoli e i clienti hanno una
tesserina, che d diritto anche
al 10% di sconto per la
caffetteria.
Da cinque anni Gaia
Scienza ha una casa editrice
le Edizioni Erasmo che
pubblica sia libri di storia e di
costume locale, sia opere di
narrativa e di cucina. La casa
editrice Edizioni del Boccale
svolge invece la funzione di
servizio per i clienti,
pubblicando libri su richiesta e
garantendo la presenza e la
diffusione dei libri prodotti in
libreria.
La libreria, che ha un sito on
line Librinformatica, svolge
anche attivit dinformazione
e vendita rivolta al settore
informatico e ha una
succursale a Rosignano
Solvay (Cala de Medici),
fornita soprattutto di libri
dedicati alla nautica e al mare. Ferrucci con Brogi Taviani
Tre cose di Livorno di cui non potrei fare
a meno.Il mare, la torta di ceci, il Vernacoliere e
il modo di sgonfiare i boriosi con una battuta:
se uno si sente importante a Livorno lo smonta-
no in trenta secondi e se si vuole essere accetta-
ti non bisogna menarsela troppo.
Tre cose che invece eliminerei volentieri
dalla mia citt. Il caratteraccio della gente, anche se
so che non potremo mai diventare svizzeri: lideale sa-
rebbe un po del loro ordine mischiato alla nostra go-
liardia. Poi leverei le automobili, di cui si potrebbe fa-
re volentieri a meno, perch la citt si gira benissimo
in bicicletta. E caccerei i ladri di biciclette: da quando
sono qui me ne hanno rubate dodici.
I livornesi amano tantissimo la loro citt, ma
poi non se ne curano. Basta guardare i cassonetti
della spazzatura che sono lo specchio di una societ
menefreghista. Davanti alla libreria Gaia Scienza, che
non si trova in una zona periferica ma in centro, in un
quartiere abitato da professionisti, se qualcuno traslo-
ca si capisce subito: dai materassi, dai mo-
bili, da tutto ci che viene buttato con asso-
luta mancanza di senso civico. Del gene-
re: mimporta... Il problema di Livorno non
lo sporco nelle strade che fa impressio-
ne, ma la modalit con cui i cittadini spor-
cano: la casa deve essere pulita e fuori chi
se ne frega se c lo schifo.
A Livorno ci sono tante case, troppe
e tutte appiccicate.Se io fossi il sindaco
metterei uno stop alle costruzioni. Il vec-
chio detto il pesce puzza dalla testa qui
vero: devo proprio dire che una classe di-
rigente allaltezza non c mai stata, perci non
c mai stato neppure lobbligo del rispetto delle
regole.
Quali consigli darei un non livornese per
farsi accettare.Gli direi di ascoltare e stare zit-
to. Di fare poche domande, di non imporsi. Di
stare al gioco se preso in giro, perch da noi
questo il minimo che possa capitare e sta a si-
gnificare anche affetto. E poi gli consiglierei di af-
fittarsi una cabina per lestate, cos non rischia
di girare da solo in una Livorno vuota, durante
le ore in cui i livornesi si abbrustoliscono gioio-
samente al mare. Mia moglie di Caserta e alla
livornesit non si mai molto rassegnata. Lei ha
una formazione giuridica, precisissima e tanta
sciatteria la sconvolge. Mio figlio invece ha per
questa citt una grande passione, cos come i
miei fratelli e i loro figli: vivono a Roma (solo
mia sorella abita come me tutto lanno a Livor-
no) ma appena possono vengono a respirare la
nostra aria.

COS PARL FRANCO

Menefreghisti al cassonetto
Troppa sporcizia, il senso civico un Ufo
Mai vista una classe dirigente allaltezza
Ferrucci
LX5POM...............02.11.2009.............00:30:21...............FOTOC21
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