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Giulia Rodano - Assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio -

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LE DONNE DELLO SPORT ITALIANO TRACCIANO


LE LINEE GUIDA DEL MANAGEMENT SPORTIVO
FUTURO

La Regione Lazio, Assessorato Cultura, Spettacolo e Sport,


ha riunito giovedì 3 dicembre, presso la propria sede, uno
incontro di lavoro fra le dirigenti e le manager del mondo
sportivo italiano.

Le due Associazioni, Assist per le atlete e D@Sport per le


manager, sono riuscite a portare al Forum delle Donne di
Sport oltre 40 rappresentanti fra Università, Enti,
Federazioni, Aziende, Associazioni e Giornalismo del
mondo
sportivo italiano. Al loro fianco la prestigiosa presenza
internazionale di Lila de Soysa (Commissione Europea
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Federazione Internazionale Tennis Tavolo), figura di spicco


della International Working Group on Women and Sport,
organizzazione che l'anno prossimo a Sydney convocherà
gli "stati generali" delle donne dello sport mondiale.

Presenti le campionesse Diana Bianchedi (scherma) e Vera


Carrara (ciclismo) che si sono unite al coro autorevole per
chiedere uno nuovo modo di pensare e vivere lo sport.

Giulia Rodano, Assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport


della Regione Lazio, ha presentato così la terza edizione
del Donne Sport Day e ha annunciato una nuova Legge
Regionale dello Sport che recepisca con ancora più forza
le istanze emerse in maniera inequivocabile durante i lavori
dei gruppi: maggiore rappresentanza, pari opportunità e
una migliore visibilità e promozione dello sport
femminile. "Ma non basta. Partendo dalla Legge Regionale
- ha dichiarato Giulia Rodano - potremo essere promotori
di una Legge Quadro Nazionale sullo sport che possa
prevedere fondi necessari e un ordinamento specifico su
una
materia socialmente così rilevante. Che dia avvio ad una
politica pubblica dello sport".

I quattro workgroups che si sono tenuti in mattinata presso


la Regione Lazio hanno discusso di comunicazione,
normativa
e lavoro, pari opportunità e formazione nello sport. Molto
interessanti le relazioni che hanno presentato le linee
guida di ciascun gruppo e l'apporto delle due campionesse
Diana Bianchedi e Vera Carrara. Infatti, il Forum ha
individuato una serie di proposte concrete sulle quali
costruire uno sport inclusivo per le donne in ogni ambito e
competenza.
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"C'è bisogno di ricerca e dati statistici - dice


Patrizia Minocchi presidente di D@Sport - che possano
fotografare rappresentanza, lavoro, norme e
comunicazione.
Questo processo non può eludere da un sostegno
significativo delle Istituzioni e degli Enti Territoriali
che devono capire il valore di questo progetto. E per fare
questo dobbiamo sviluppare ulteriormente una Rete
qualificata ed efficace tra le donne che governano lo sport
e gli ambiti ad esso collegati".

Diana Bianchedi, pluricampionessa olimpica di scherma,


membro del Consiglio nazionale del CONI ha sostenuto nel
Forum "la necessità di concretizzare la tutela della
maternità delle sportive, annunciando i passi importanti
fatti sino ad oggi che si dovranno tradurre presto in
concreto attraverso specifiche leggi che oggi non ci sono.
Questo è un vuoto urgente da colmare".

Non solo: "Lo Sport Italiano deve assolutamente rivedere


insieme alla politica la legge sul professionismo sportivo,
ormai superata (legge 91/81), - dice Luisa Rizzitelli
presidente di ASSIT - e che non consente a migliaia di
lavoratori e lavoratrici sportive di godere di diritti e
tutele propri di chi esercita una professione".

Conferma di questo si trova nella testimonianza di Vera


Carrara, plurititolata campionessa mondiale di ciclismo su
pista, adesso impegnata nel perseguire l'obiettivo
olimpico nella disciplina della mountain bike:
"Effettivamente esiste una oggettiva differenza fra sport
maschile e femminile in alcune discipline, compresa la mia,
quella del ciclismo. In particolare le discipline che hanno
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il settore maschile professionistico non hanno il settore


paritetico femminile. Questo comporta che non ci sia tutela
nella contrattualizzazione del lavoro e in particolare non
ci sia tutela durante una gravidanza. Un'atleta nel
momento stesso in cui rimane incinta esce dalla squadra e
non ha la certezza di essere reintegrata come dovrebbe
essere secondo un diritto. Dal punto di vista economico,
poi, il gap tra uomini e donne è imbarazzante. Spesso i
premi federali consistono in meno della metà di quanto
destinato agli uomini. Io mi sento una privilegiata perché
appartengo al Gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria
che mi consente di praticare lo sport che amo e di
proseguire ora con il mio progetto di arrivare a Londra".

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