Vous êtes sur la page 1sur 2

Le critiche alla critica

Sempre labile si rivelata la linea di confine fra il relato storico ed il commento critico, e ben pi che per la storia,
si segnala per questa disciplina invece un costante conflitto fra l'esigenza di una narrazione oggettiva e neutrale,
come nel metodo scientifico tradizionale, e la difficolt di rendere l'elaborazione e l'analisi senza far trapelare un
convincimento dello studioso (artistico, filosofico, religioso, etico) che inevitabilmente finisce col costituire
interpretazione e dunque si pone a rischio di partigianeria, comunque motivata.
Nel tempo, quindi, la critica ha assunto un ruolo di cospicua infiltrazione (con la relativa influenza) nella
narrazione storica, determinando, a detta di alcuni, i successi o l'oblio di talune opere e di taluni artisti; la
circostanza ha una sua rilevanza non irrisoria dato il necessario riferimento materiale al finanziamento dell'arte,
che abbisogna infatti quasi sempre (con poche eccezioni) di una disponibilit finanziaria di terzi (anche
successivamente alla realizzazione dell'opera, in stretti termini di "vendibilit commerciale" della stessa) per
potersi alimentare. La determinazione delle provvidenze per l'arte (mecenatismo) infatti spesso storicamente
dipesa dalle analisi degli storici dell'arte, assunti (taluno dice, assoldati) dai munifici "sponsor" che desiderano
finanziare l'arte (ed investire in arte), pur non disponendo di capacit critiche personali.
Temi prevalenti
Per ragioni probabilmente da ricondursi ad un pi antico e profondo sviluppo dello stesso concetto di arte, oltre
che ad una numericamente pi copiosa produzione, la storia dell'arte sino a tempi recenti si occupata in
prevalenza delle aree culturali del bacino del Mediterraneo, sul quale si affacciano le regioni dell'arte classica e
rinascimentale.
Con il sorgere del secondo millennio, allo studio dell'arte greca e di quella romana, di quella bizantina e di quella
prodotta nell'area italiana e provenzale, si estesa la considerazione alle produzioni delle aree dei Franchi e dei
Sassoni, includendo quindi progressivamente porzioni sempre pi estese di fonti del Vecchio Continente, di pari
passo con lo sviluppo delle comunicazioni culturali fra gli stati europei, che consentivano di prendere scambievole
nozione, ad esempio del contributo romanico e di quello gotico.
Il succedersi dell'Umanesimo e del Rinascimento italiano seguito dalla renaissance francese, riport sulla penisola
italiana e sul paese confinante il fuoco dell'attenzione. questo, del resto, il periodo in cui la produzione artistica
esplose di rigogliosa fioritura particolarmente nei campi della pittura, della scultura e dell'architettura, ed
dunque la fase in cui divenne parimenti necessario uno sviluppo organico dello studio, anche in ragione, non va
nascosto, del crescente valore economico delle opere di quei campi.
In pi, mutate condizioni culturali favorirono lo sviluppo di una sorta di ceto artistico, forse non organizzato in
corporazione, ma comunque di sempre pi solida importanza sociale, caratterizzato da un verso dalla pluralit di
modi espressivi di ciascun autore (spesso capace, cio, di dipingere come di scolpire, o di usare altre forme
artistiche) e da un altro verso da una sempre pi intensa comunicazione fra gli autori che, nella sfida competitiva
come nella prova istrionica, davano prova costante di conoscenza tecnica e logica delle opere dei colleghi (e
quindi compivano un vero e proprio studio dell'arte altrui). Il pi noto fra coloro che si posero con consapevolezza
scientifica dinanzi alla produzione dei colleghi fu certamente Giorgio Vasari, che con la sua opera "Vite degli
Artisti", malgrado l'assenza del mero tentativo di evitare giudizi personalistici, introduce peraltro un canone (si
potrebbe forse dire un canone artistico) nello studio storico che si riflette tuttora nello svolgimento dei temi di
questa disciplina.
Se nel Seicento entrarono a far parte dello studio le "barocche forme del barocco" (intendendosi con questa nota
locuzione l'innumerevole e ridondante quantit di differenziazioni produttive nei sempre pi numerosi paesi in cui
fu sviluppata, e mentre si consolidava l'importanza della produzione dei paesi dell'Europa settentrionale, con il
riconoscimento dell'importanza dell'area fiamminga, il lussuoso Settecento apr a nuove aree di studio,
incrementate peraltro dallo sviluppo della musica e delle arti letterarie e teatrali.
Lo studio Ottocentesco si giov dei progressi tecnici (anche delle altre scienze, ad esempio dell'archeologia) per
approfondire l'indagine e di un diffuso crescente sentore di "necessit d'arte" per imporre l'importanza delle
proprie elaborazioni, nel secolo che avrebbe celebrato la consacrazione delle "Belle Arti".
Il Novecento, con gli straordinari sviluppi delle modalit di comunicazione, ma anche (e forse per effetto di quelli)
con la sua crescente progressione di approfondimento culturale, di pari passo seguita dall'espansione fra le classi
sociali della frequentazione dell'arte (e con la diffusione dell'arte popolare), cre le condizioni per una venuta a
maturit della storia dell'arte, che oggi ricerca con indirizzo pi strettamente scientifico di ristrutturare le proprie
metodologie.
La storia dell'arte, contrariamente ad una tradizione peraltro pi avvertita presso le culture anglosassoni che non
presso quelle latine, non si limita (o forse non si limita pi) all'indagine sulle arti figurative (e visive in genere),
nonostante soprattutto in relazione ai secoli passati tale specialit costituisca una porzione ben rilevante
dell'intera sua analisi.

Vous aimerez peut-être aussi