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L'evento della nascita

"Dedico questo articolo a mio figlio Leonardo, il mio piccolo faraone, nato il 29 giugno 2003, con l'augurio
di un futuro felice e solare! "Alf Mabruk Ya Habibi". " - Stefania Sofra
Nell'Antico Egitto procreare era un obiettivo importante, la gioia di ogni coppia, il suggello di una unione
felice, soprattutto quando nasceva un maschio, erede al trono in veste di faraone.

Il periodo della gravidanza, allora come oggi, era gestito dalla donna con dolcezza e
responsabilit: ella si preparava al lieto ed atteso evento nutrendosi in modo sano, ungendosi
il ventre con olio per mantenere la pelle morbida ed elastica e solo al momento del travaglio
si recava in un edificio, chiamato in copto "Mammisi", cio "Luogo della nascita", annesso al
tempio, dove si compiva il rito della nascita, accompagnata da donne della famiglia esperte, e
da un ostetrica.
In geroglifico il verbo "partorire" si dice "mesi" e l'ideogramma rappresentato da una donna
accovacciata con un bambino che nasce. Le donna egizia partoriva infatti accovacciata con i piedi poggiati
su dei mattoni o seduta su sedie forate, posizioni che si sono rivelate di grande aiuto per la nascita del
bambino, mentre l'ostetrica, inginocchiata, era pronta a prendere il neonato. Non erano presenti medici
poich il parto era considerato un fatto naturale e privato, n venivano usati strumenti chirurgici ad
eccezione di un coltello di ossidiana per tagliare il cordone ombelicale.
Il parto, spesso temuto per l'alto rischio di mortalit sia della mamma che del nascituro, era
accompagnato da riti, formule magiche e invocazioni agli dei per far s che alleviassero i dolori del
travaglio, e da scongiuri per allontanare eventuali complicazioni. Nel Nuovo Regno tali scongiuri erano
scritti su papiro e posti in una scatolina che si legava al collo del nascituro per proteggerlo, come fosse un
amuleto.
La dea Tueret, raffigurata con il corpo di ippopotamo, le zampe di leone, la coda di coccodrillo, le braccia
ed il torace umano e la testa di donna o di ippopotamo, era colei che proteggeva la donna durante la
gravidanza, assieme al dio Bes, un nano dall'aspetto grottesco, rappresentato spesso con una corona di
piume, una criniera da leone e armato di coltello nell'atto di tenere lontano gli spiriti maligni e proteggere
le partorienti, mentre la dea Heqet era la divina ostetrica dell'Antico Egitto, la protettrice della nuova vita,
colei che si pensava desse la forma del bambino durante la gestazione ed era rappresentata come una
rana, o una donna con la testa di rana. Questo perch le rane esistevano sin dall'inizio della civilt,
procreandosi a migliaia nelle acque del Nilo e per gli Egiziani la vita nacque proprio dalle acque
primordiali. Per similitudine il bambino, nascendo dalle acque rotte nel ventre materno, veniva associato
alle rane che emergono dall'acqua. Addirittura le donne durante la gravidanza portavano amuleti e
scarabei con incise raffigurazioni di rane: un modo per assicurarsi la protezione sacra ponendosi sotto la
sua tutela della dea Heqet. Tutte le ostetriche erano cos definite "serve di Heqet" in onore del loro
compito di dispensare la vita.
Appena avvenuta la nascita, si aspettava con ansia il primo vagito: se aveva un suono simile alla parola
"no" era presagio di morte, se invece ricordava il suono "si" significava che il neonato sarebbe vissuto. E
dopo il parto la donna compiva per circa 14 giorni un rito di purificazione prima di riprendere la vita in
comunit.
Esistono fonti che ci documentano i riti in occasione della nascita di un bambino: ad es. nel Papiro
Westcar scritto nel Medio Regno, il racconto "Cheope e i maghi" parla del parto della regina Redgedet che
diede alla luce tre re della V dinastia, futuri detronizzatori della famiglia di Cheope. E' narrato che
assistita al parto dalle dee Nefti, Iside ed Heqet, la regina Redgedet indossava abiti a rovescio come
allusione al ciclo di nascita, morte e rinascita e quando il bambino nacque le divinit dissero: "ecco il re
che eserciter la sovranit su questo paese intero". Inoltre erano presenti sette divinit che con l'aspetto
di fanciulle predicevano al nascituro il suo futuro.
Sappiamo anche che nell'Antico Egitto la sterilit era vissuta come una grande sventura, una punizione
divina quasi, da esorcizzare attraverso la magia, al contrario della procreazione che era un dono divino. E
quando le donne non potevano avere figli, il marito poteva divorziare o prendere una seconda moglie.
Dunque l'evento della nascita era considerato, allora come oggi, un'esperienza unica, la gioia pi grande
ed irrinunciabile. Parola di mamma!

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