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Negli ultimi tempi si sono verificati mutamenti dello scenario politico internazionale
talmente veloci e incredibili, da spingere l’Europa ad uno sforzo di progettazione e
responsabilità che va assai al di la degli impegni assunti per il 1993. In questo
quadro, il processo di integrazione tra i Paesi del MEC deve essere
necessariamente accelerato, e ciò significa anche che vanno fissate con urgenza le
regole comportamentali tra le varie Nazioni, cioè le procedure e le normative. Lo
sforzo compiuto in tal senso in Italia dall’UNI e meritevole e produttivo, ma si svolge
tra mille difficoltà e, spesso, con scarsa collaborazione dei comparti industriali
interessati. Cosi, sembra particolarmente meritevole l’operato dell’AS.A.P.I.A., che
ha voluto, con la supervisione dell’ottimo prof. Raffellini, raccogliere l’esperienza
internazionale e le capacita professionali dei propri associati in una guida per la
scelta, l’ordinazione e la costruzione delle condotte in lamiera. Non un codice
definitivo, ma un tentativo – peraltro ben riuscito – di proporre un linguaggio tecnico
comune in un comparto importante dell’industria termotecnica. E questo un modo
serio per affrontare i grandi temi dell’integrazione europea e della «qualità», senza
roboanti dichiarazioni di in- tenti, ma con il lavoro collegiale, minuto di chi sa che
per costruire una casa occorre partire dal mattone. Non resta che augurarsi che
questa guida si possa presto tradurre in un documento ufficiale dell’UNI, attraverso
I’accettazione da parte del Comitato Termotecnico Italiano, per fornire cosi a tutti gli
operatori del settore un sicuro ausilio professionale.
PREMESSA
1. LE CONDOTTE IN LAMIERA
1.1 Definizioni
1.2 Progettazione
1.3 Classificazione
1.4 Velocità
1.5 Pressione
2.1 Definizioni
3.1 Materiali
3.2 Spessori
3.3 Rinforzi
3.6 Staffaggi .
Infatti, nonostante l’ormai lunga tradizione (in Italia questo tipo di prodotto si e
affermato in modo decisivo intorno alla fine degli anni ’50), questo comparto
produttivo e sempre stata caratterizzato da scarsi scambi e relazioni tra singoli
produttori e, come conseguenza, dalla costituzione di un certo numero di ”isole”
produttive, sparse sul territorio nazionale, all’interno delle quali venivano realizzate
condotte in lamiera dissimili tra loro. Inoltre, tale situazione ha potuto
autoalimentarsi grazie anche alla totale assenza nel nostro Paese di normative di
riferimento ed al proliferare di ”capitolati speciali”, diversi l’uno dall’altro, predisposti
dalle Aziende installatrici di maggiore importanza.
Molti sono i fattori che favoriscano la nascita di una lingua nazionale relativa alle
condotte in lamiera: e sufficiente citare, tra i più importanti, l’introduzione
dell’elettronica nei processi produttivi che ha reso evidente e in qualche modo ha
obbligato i produttori ad intraprendere questa nuova strada.
Perché una Guida Tecnica? Questa domanda merita almeno due considerazioni:
- perché una Guida Tecnica non e una normativa e non potrebbe esserlo, in quanto
l’AS.A.P.I.A. non e investita dell’autorità necessaria per emettere una norma,
sebbene sia ufficialmente rappresentata nel C.E.N. (Comitato Europeo di
Normazione), che sta redigendo norme europee sulle condotte in lamiera. A tale
proposito, e bene sottolineare che nella Guida Tecnica e stato possibile riportare
soltanto gli ”indirizzi” di massima raccolti in sede CEN poiché, a tutt’oggi, non sono
stati prodotti documenti ufficiali;
Con questa pubblicazione L’AS.A.P.I.A. intende anche allinearsi a quanto gia fatto
in altri Paesi europei: per questo motivo, e disponibile a ricevere tutti i consigli e i
suggerimenti che serviranno per le successive versioni della Guida e proseguire
cosi il cammino iniziato.
LE CONDOTTE IN LAMIERA
1.1. DEFINIZIONI
La funzione di una rete di condotte e quella di convogliare l’aria (oppure altri gas, con l’esclusione
di quelli nocivi e/o pericolosi) dall’unita nella quale viene prodotta ai vari locali da ”trattare” e/o di
estrarla dagli stessi per espellerla definitivamente o per ritrattarla in parte.
Questa definizione e valida sia per gli impianti aeraulici di tipo semplice, come ad esempio la
ventilazione forzata di un’autorimessa, sia per quelli molto più complessi (es. a servizio di un
ospedale), nei quali l’obiettivo di raggiungere un certo livello di benessere in spazi determinati
impone l’obbligo del controllo di tutti i parametri più importanti, quali: igienicità, temperatura,
umidità relativa, purezza, velocità e sicurezza antincendio.
Per agevolare l’interpretazione della trattazione successiva, si danno di seguito alcune semplici
definizioni di uso più frequente relative agli impianti aeraulici:
1.2. PROGETTAZIONE
Uno di questi elementi, che riveste un ruolo di primaria importanza ai fini della funzionalità e
dell’affidabilità dell’impianto in esercizio, e la rete di condotte con le quali I’aria viene ”trasportata”
secondo le dimensioni ed i percorsi stabiliti nel progetto.
La progettazione di una rete di condotte pone, a sua volta, tutta una serie di problematiche
tra le quali le più importanti possono essere cosi individuate: lo spazio disponibile, le
perdite di carico, la velocità dell’aria, il livello di rumorosit5, lo scambio termico, le perdite
dovute alla non perfetta tenuta e, non meno importante in talune circostanze, l’aspetto
estetico.
Tali problematiche, tuttavia, sono di competenza del progettista esclusivamente sul piano teorico,
poiché l’impianto aeraulico sarà effettivamente rispondente agli obiettivi posti nel progetto soltanto
effettuando ”a monte” le scelte giuste; ciascuna problematica, in realtà, e strettamente legata sul
piano pratico alla tecnologia costruttiva delle condotte, che assume in questo modo una grande
rilevanza ai fini del risultato finale da ottenere all’avviamento dell’impianto.
Di seguito saranno analizzati gli elementi connessi alla scelta, all’ordinazione ed alla costruzione
delle condotte in lamiera cercando di offrire una visione quanto più ampia possibile di una materia
in verità molto vasta; sebbene siano molti gli argomenti che in una trattazione di questo tipo si
potranno soltanto accennare, si tenterà comunque di non tralasciare quegli aspetti che, seppure in
modo indiretto, si traducono in e1ementi di costo (prezzo di acquisto delle condotte e costi di
esercizio dell’impianto) anch’essi molto importanti per effettuare le scelte giuste in fase di
progettazione
1.3. CLASSIFICAZIONE
E’ stato appena visto come una rete di distribuzione dell’aria realizzata con condotte in lamiera sia
una delle componenti fondamentali di un impianto aeraulico; e bene ora scendere più in dettaglio e
analizzare come possono essere classificate le condotte in lamiera.
Una prima classificazione possibile riguarda la natura del loro utilizzo: una parte delle condotte
viene impiegata per ”immettere” aria negli ambienti (condotte di immissione o di mandata), e una
parte per ”estrarre” aria dagli ambienti (condotte di estrazione o di ripresa). E’ comunque corretto
parlare di estrazione dell’aria dagli ambienti poiché tale rimane, a prescindere dal fatto che la
destinazione successiva dell’aria sia l’espulsione all’esterno o il ricircolo nell’unita di trattamento,
per il miglior funzionamento del sistema nel complesso. In generale, pero, il concetto di estrazione
viene riferito anche ai casi in cui la direzione del flusso d’aria e verso un ventilatore (aspirazione)
oppure ha origine dal ventilatore ed e verso l’atmosfera (espulsione). Tali definizioni consentono di
effettuare la seguente classificazione:
- condotte di mandata;
- condotte di ripresa;
- condotte di aspirazione;
- condotte di espulsione.
(*) Cfr. Circolare 25 novembre 1991, n’ 23, ”Usi delle fibre di vetro isolanti - Problematiche igienico-sanitarie
Istruzioni per il corretto impiego”, Supplemento ordinario alla ”Gazzetta Ufficiale” n. 298 del 20 dicembre
1991.
1.4. VELOCITA’
Una seconda classificazione possibile riguarda la velocità dell’aria che attraversa le condotte.
Sotto questo profilo, tutti gli impianti aeraulici vengono generalmente suddivisi in due grandi
gruppi: impianti ad alta e a bassa velocità. La linea di demarcazione tra i due gruppi non e ben
definita, ma e legata alla tipologia di impianto di volta in volta considerata: e evidente che un
impianto aeraulico a servizio di un edificio industriale deve necessariamente avere requisiti diversi
da un impianto a servizio di un edificio residenziale. In generale, e facendo appello all’esperienza
maturata, si può proporre il seguente schema relativo alle condotte di mandata:
impianti a) bassa fino a 10 m/s;
commerciali e velocità normalmente compresa tra
residenziali 5e8
b) alta oltre 12 m/s
velocità
impianti a) bassa fino a 12 m/s;
industriali velocità normalmente compresa tra
7 e 12
b) alta da 12 a 25 m/s
velocità
Qualsiasi impianto può essere indifferentemente progettato nei due modi in funzione delle scelte
effettuate dal progettista; bisogna tuttavia tenere presente che, per il rapporto inverso che corre tra
area di una condotta e velocità dell’aria che la attraversa, gli impianti a bassa velocità richiedono
condotte di dimensioni assai maggiori di quelli ad alta velocità e, inoltre, questi ultimi pretendono
maggiore affidabilità dal punto di vista della tenuta e del controllo del livello di rumorosità. In
questa seconda classificazione e molto più importante la tecnologia costruttiva adottata,
poiché e evidente che, all’aumentare della velocità dell’aria, le condotte debbono assicurare
maggiori garanzie di tenuta. Si vedranno in seguito quali sono le tecniche utilizzate a questo
scopo.
1.5. PRESSIONE
Una terza classificazione possibile riguarda, infine, la pressione cui e sottoposto l’impianto
e, di conseguenza, la pressione alla quale e sottoposta la rete di condotte.
In generale e noto che, per soddisfare le condizioni poste nel progetto di un impianto
aeraulico, e necessario che quest’ultimo sia in grado di superare tutte le perdite di carico
subite dall’aria nel suo percorso. Per ottenere questo risultato, in fase di progettazione si
sceglie un ventilatore in grado di erogare una determinata pressione totale, calcolata di
volta in volta in funzione del tipo di impianto aeraulico in esame.
(ventilatore classe
bassa pressione fino a 900 Pa(*) B.P.
I)
da 900 a1700 (ventilatore
media pressione M.P.
Pa classe II)
da 1700 a 3000 (ventilatore
alta pressione A.P.
Pa classe III)
Nell’esposizione dei criteri di classificazione delle condotte sin qui effettuata, sono stati soltanto
accennati alcuni dei fattori evidenziati all’inizio: velocità dell’aria, tenuta, perdite di carico. Non
meno importanti risultano essere altri fattori che, a volte, assumono un ruolo determinante,
tale da condizionare ”a monte” le scelte del progettista sul tipo di impianto da realizzare: la
disponibilità di spazi e l’aspetto estetico delle condotte.
Per quanto riguarda la disponibilità di spazi, e da sottolineare come negli impianti di tipo
industriale sia abbastanza comune incontrare strutture architettoniche in grado di ospitare condotte
di dimensioni adeguate ai volumi d’aria che questo tipo di impianto deve trattare e che, spesso,
sono ingenti. Di contro in altri tipi di impianti, in genere definiti di tipo ”civile” come ad esempio
residenze, alberghi, o in generale edifici adibiti ad uffici,lo spazio diventa uno degli elementi
determinanti nella progettazione di una rete di distribuzione dell’aria se non, addirittura, l’unico sul
quale basare la scelta di un tipo di impianto piuttosto che un altro.
Per quanto concerne invece l’aspetto estetico di una rete di condotte, questo elemento ha visto
crescere la sua importanza di pari passo con la presa di coscienza che gli impianti aeraulici sono,
in talune circostanze, indispensabili. Cosi, laddove l’architettura di un ambiente lo consente, come
ad esempio in grandi magazzini o in grossi centri commerciali, una rete di condotte si trova a dover
soddisfare sia le esigenze di affidabilità e funzionalità tipiche dell’impianto, sia quelle di
compatibilità con l’arredo circostante e di gradevolezza dell’impatto visivo.
Anche con riferimento alla disponibilità di spazi e all’aspetto estetico, la ricerca di soluzioni
costruttive adeguate riveste un ruolo molto importante e, in talune circostanze, può
risolvere molti problemi, come si vedrà nei paragrafi successivi.
1.7. OTTIMIZZAZIONE DEL PROGETTO D’UNA RETE AERAULICA
Le note sin qui riportate consentono di evidenziare quanto sia complessa per il progettista la
soluzione di un’equazione a più variabili quale e la progettazione di un impianto aeraulico e come
la fase determinante di quest’ultimo si esplichi sostanzialmente nella rete di distribuzione delle
condotte. In pratica non esiste un impianto aeraulico uguale a un altro e, di conseguenza, non
esiste una rete di condotte uguale a un’altra. II processo che va dalla progettazione all’esecuzione
vera e propria di un impianto deve essere affrontato per stadi successivi, ognuno dei quali richiede
un impiego di tempo e di denaro che vanno ottimizzati in funzione dell’obiettivo da raggiungere.
In tal senso, il progettista non solo deve affrontare le problematiche cui si e gia accennato, ma
deve fornire anche altri elementi necessari all’avvio del processo di realizzazione dell’impianto; due
di questi, di fondamentale importanza, riguardano la stima dei costi di realizzazione e di quelli
di gestione (o di esercizio) della rete aeraulica, dove per costi di realizzazione si intendono
sia i costi veri e propri (cioè quelli di acquisto delle condotte) sia i costi che scaturiscono
dal tempo occorrente per la fabbricazione e l’installazione in opera delle condotte.
- riduzione al minimo indispensabile del numero di pezzi speciali (curve, cambiamenti e raccordi di
sezione, derivazioni, ecc.);
Allo stesso modo, la riduzione dei costi di gestione (o di esercizio) e ottenibile con il
conseguimento dei seguenti risultati:
- realizzazione di condotte con elevata tenuta meccanica al fine di contenere le fughe d’aria;
In realtà, gli aspetti sopra citati sono tutti strettamente correlati; basti pensare che,
all’aumentare del rapporto di forma K, non soltanto aumentano le resistenze al moto per
attrito, ma aumenta anche la lamiera impiegata nella costruzione della condotta, quindi il
suo peso e di conseguenza il suo prezzo di acquisto, almeno fino a quando il costo
complessivo della rete di condotte sarà valutato a peso. In questo senso, e senz’altro positiva
la tendenza che sta portando verso l’unificazione delle dimensioni delle condotte e delle forme
tipiche dei pezzi speciali, confermata dall’attività di normazione svolta dal CEN (Comitato Europeo
di Normazione). Tuttavia, bisogna mettere in evidenza che per quanto riguarda le condotte circolari
l’obiettivo e stato quasi completamente raggiunto, mentre il processo relativo alle condotte a
sezione rettangolare sembra più complesso e articolato; per queste ultime, infatti, e necessario
dapprima giungere alla definizione di standard dimensionali per le grandezze dei lati ”a” e ”b” della
condotta prima di definire quali forme tipiche dei pezzi speciali adottare.
Per quanto riguarda le possibilità di scelta esistenti tra l’utilizzo di condotte a sezione rettangolare
o, in alternativa, a sezione circolare, l’esperienza maturata in questi ultimi anni suggerisce che
l’utilizzo di queste ultime (caratterizzate da una sola dimensione) può presentare, per alcune
soluzioni impiantistiche, dei vantaggi dovuti ai seguenti motivi:
- per la loro stessa natura (con l’unificazione dei diametri e delle forme tipiche dei pezzi speciali)
possono essere prefabbricate, riducendo i tempi di costruzione;
- la posa in opera e più veloce, perché realizzata con pezzi speciali standardizzati e pezzi rettilinei
più lunghi che richiedono meno giunzioni rispetto a quelli delle condotte rettangolari;
- quando gli spazi sono limitati, e più semplice gestire più condotte circolari di piccolo diametro che
una condotta rettangolare ”appiattita”, spesso al di fuori di un rapporto tra i lati accettabile;
Molti, dunque, sono i fattori che intervengono nel momento in cui il progettista si accinge a
realizzare un impianto aeraulico e tutti sono determinanti ai fini della sua ottimizzazione; in
questa sede non 6 importante stabilire se circolare e meglio di rettangolare, si tratta invece
di offrire stimoli e predisporre strumenti idonei, per fare in modo che ci sia corrispondenza
tra le scelte effettuate in fase di progettazione e le tecnologie adottate dai costruttori per
ridurre i costi di realizzazione e soddisfare al tempo stesso le prescrizioni progettuali.
Per misura nominale si intende la dimensione lineare cui si fa riferimento nei calcoli e nei disegni
di progetto, nella costruzione e nell’installazione in opera delle condotte. La misura nominale e
abitualmente espressa in mm.
Per condotte con sezione trasversale circolare, la misura nominale e la dimensione del diametro
interno della condotta, definita ”d”.
Per condotte con sezione trasversale rettangolare la misura nominale e la dimensione interna della
condotta definita dalle due dimensioni seguenti:
a lato maggiore
lato minore
B= 2* (a+b)
B= p*d
l
L’area di superficie laterale A si misura in m ed e il prodotto tra il perimetro della condotta e la sua
l
lunghezza ” ” (mm):
Nota: 10-6 deriva dall’aver espresso le misure dei lati in mm (10 -3 m = 0,001 m) e le superfici in m² =(10 -3)2
=10
Il diametro idraulico di una condotta e il diametro di una condotta circolare che causerebbe la
stessa perdita di carico a parità di velocità dell’aria, e a parità di coefficiente di resistenza al
moto dell’aria; la relazione con la quale si determina è la seguente:
dh= (2 x A x B) / (A + B) [mm]
mentre per le condotte a sezione circolare, il diametro idraulico coincide con la misura nominale:
dh= d
Il diametro equivalente ”de” di una condotta e il diametro di una condotta circolare che
causerebbe la stessa perdita di pressione con una pari portata d’aria e un uguale coefficiente di
attrito.
Per condotte a sezione rettangolare con rapporto di forma a/b < 4, il diametro equivalente ”de” è:
(*) Estratto da: Antonio Briganti (ed.), MANUALE DEI LA CLIMATIZZAZIONE, Tecniche Nuove, 1989 (2
voll.).
TOLLERANZE
La tolleranza, per una data dimensione nominale, e la differenza fra i limiti di misura superiore e
inferiore.
GIOCO MINIMO
Il gioco minimo per la connessione degli elementi e definito come la differenza dimensionale fra il
limite inferiore di misura della prima condotta e il limite superiore di misura della seconda condotta.
A: misura nominale
B: gioco minimo
C: gioco massimo
D1: tolleranza sul diametro del pezzo maschio
D2: tolleranza sul diametro del pezzo femmina
E: diametro minimo maschio
F: diametro massimo maschio
G: diametro minimo femmina
H: diametro massimo femmina
Viene definito come rapporto di forma K il rapporto tra i lati ”a” e ”b” della condotta rettangolare:
Il concetto di rapporto di forma e molto importante ed e stato finora poco considerato nella
letteratura relativa alle condotte in lamiera.
In primo luogo e fintanto che il costo di acquisto di una rete aeraulica sarà determinato in funzione
del peso complessivo della stessa e possibile stabilire uno stretto legame tra rapporto di
forma e prezzo di acquisto di una condotta: le condotte rettangolari, infatti, vengono
dimensionate in fase di progettazione utilizzando il diametro equivalente, al quale corrispondono
molte possibili combinazioni tra i lati ”a” e ”b”; tra tutte, la migliore e senz’altro quella che individua
una sezione quadrata, poiché, passando da questa a una rettangolare, si ottiene un aumento della
lamiera impiegata, quindi un maggior peso e, di conseguenza, un maggior prezzo di acquisto.
In secondo luogo, e possibile stabilire un altro stretto legame tra rapporto di forma e costo di
esercizio di un impianto. E’ noto, infatti, che, come si vedrà meglio più avanti, all’aumentare del
rapporto tra i lati di una condotta aumentano anche le perdite di carico provocate dalla stessa,
ferma restando la portata dell’aria che la attraversa; aumentare le perdite di carico significa
aumentare la potenza del ventilatore impiegato e, quindi, utilizzare un maggior quantitativo di
energia per ottenere lo stesso obiettivo. Da tali considerazioni, si può indicare nel rapporto di forma
K = 1 la scelta più favorevole per il dimensionamento di una condotta in funzione del costo di
produzione e si indica in K = 4 il rapporto limite da consigliare nel dimensionamento di una
condotta anche in relazione alla perdita di carico.
Le considerazioni sin qui svolte sono ben riassunte dalla tabella 1, dove sono riportate alcune
sezioni rettangolari corrispondenti a diametri equivalenti sostanzialmente vicini fra loro.
Perdita
Diametro di Perimetro
Rapporto
Dimensione equivalente carico condotta
di forma
(mm) lineari rettangolare
(Pa/m)
600x500 598 0,98 1,2 2,2
Quanto esposto porta facilmente a concludere che il più basso costo di acquisto e di
esercizio di un impianto si può ottenere con l’impiego di condotte di forma circolare o
quadrata. Tuttavia, l’esperienza insegna che, nella maggior parte dei casi, ciò non e
possibile in quanto le strutture architettoniche molto spesso non consentono tali
possibilità di scelta e ogni progettista sa bene quali e quanti compromessi bisogna
raggiungere per risolvere il problema degli spazi a disposizione per il passaggio degli
impianti. La definizione di rapporto di forma, pero, consente di introdurre un altro concetto
ad esso strettamente correlato che si riferisce alla possibilità di classificare in categorie di
costo le condotte rettangolari in funzione della grandezza del lato maggiore ”a”.
presupposti sui quali si basa la divisione in categorie di costo sono essenzialmente tre:
- in primo luogo, l’esperienza dei costruttori che ben conoscono il valore del loro prodotto in
termini di metri quadrati di materia prima trasformata, a prescindere dal peso che questa sviluppa
alla fine della lavorazione;
- in secondo luogo, si basa sulle norme ISO R 1006, che risultano essere quelle che, di fatto, i
costruttori hanno trovato più rispondenti alle esigenze di normalizzazione delle dimensioni ”a” e ”b”
delle condotte rettangolari;
- infine, si basa sugli indirizzi proposti dal documento di lavoro CEN n’ 36 del 9/90, che presenta
delle ipotesi ancora più restrittive rispetto a quanto indicato in precedenza dalle norme ISO, come
traccia da seguire nelle future normative europee.
Le normative ISO R 1006 e il documento CEN n’ 36 del 9/90 saranno analizzati in dettaglio più
avanti.
Sintetizzando quanto esposto, si ritiene utile proporre la tabella 2 riportata alla pagina seguente:
In funzione della tabella 2 si può costruire la tabella 3 dove sono evidenziate le categorie e,
all’incrocio di ogni riga con ciascuna colonna, le aree di sezione trasversale corrispondenti alle
varie grandezze dei lati ”a” e ”b” della condotta.
Lato
Categoria maggiore Semiperimetro Perimetro
(mm)
1 150 - 300 250 - 600 500 - 1200
Scorrendo i dati esposti in tabella si può facilmente notare come ad ogni variazione nella colonna
relativa al lato ”a” corrisponda una variazione nel rapporto di forma, anche se si mantiene costante
(o molto simile) l’area di sezione trasversale; in questo modo, passando da una categoria all’altra,
si ottiene sempre un aumento delle grandezze sotto indicate:
- perimetro (o semiperimetro);
Per completare l’esposizione vengono riportate di seguito le tabelle 4 e 5 dove sono riepilogate le
informazioni relative a tutte le dimensioni previste per i lati ”a” e ”b” della condotta rettangolare.
1 2 3 4
A x
100 150 200 250 300 400 500 600 700 800 900 1000 1250
B
150 0,0150 0,0220 0,0300 0,0375 0,0450 0,0600
0,0750 0,0900
200 0,0200 0,0300 0,0400 0,0500 0,0600 0,0800
0,1000 0,1200 0,1400 0,1600
1
250 0,0250 0,0375 0,0500 0,0625 0,0750 0,1000
0,1250 0,1500 0,1750 0,2000 0,2250 0,2500
300 0,0400 0,0450 0,0600 0,0750 0,0900 0,1200
0,1500 0,1800 0,2100 0,2400 0,2700 0,3000 0,3600
400 0,0600 0,0800 0,1000 0,1200 0,1600
0,2000 0,2400 0,2800 0,3200 0,3600 0,4000 0,4800
500 0,0750 0,1000 0,1250 0,1500 0,2000
0,2500 0,3000 0,3500 0,4000 0,4500 0,5000 0,6000
2
600 0,0900 0,1200 0,1500 0,1800 0,2400
0,3000 0,3600 0,4200 0,4800 0,5400 0,6000 0,7200
700 0,1400 0,1750 0,2100 0,2800
0,3500 0,4200 0,4900 0,5600 0,6300 0,7000 0,8400
800 0,1600 0,2000 0,2400 0,3200
0,4000 0,4800 0,5600 0,6400 0,7200 0,8000 0,9600
3 900 0,2250 0,2700 0,3600
0,4500 0,5400 0,6300 0,7200 0,8100 0,9000 1,0800
1000 0,2500 0,3000 0,4000
0,5000 0,6000 0,7000 0,8000 0,9000 1,0000 1,2000
1200 0,3600 0,4800
0,6000 0,7200 0,8400 0,9600 1,0800 1,2000 1,4400
4
1400 0,5600
0,7000 0,8400 0,9800 1,1200 1,2600 1,4000 1,6800
1600 0,6400
0,8000 0,9600 1,1200 1,2800 1,4400 1,6000 1,9200
5 1800 0,9000 1,0800 1,2600 1,4400 1,6200 1,8000 2,1600
2000 1,0000 1,2000 1,4000 1,600 1,8000 2,0000 2,4000
Tab. 3 - Aree di sezione trasversale e categorie di costo per condotte rettangolari.
Nota: Le dimensioni dei lati ”a” e ”b” indicati in grassetto sono quelle suggerite dal documento di lavoro
CEN (doc. 36 del 9/90). Le dimensioni addizionali sono l’integrazione con le norme ISO R 1006 attualmente
applicate dai costruttori italiani.
Gli impianti aeraulici sono soggetti a perdite o fughe d’aria che si verificano lungo il percorso
realizzato attraverso la rete di condotte. Una valida definizione, anche se generica, per individuare
le perdite d’aria potrebbe essere la seguente: il quantitativo d’aria determinato come differenza tra
la portata complessiva dell’impianto, stabilita in fase di progettazione, e il quantitativo d’ aria
effettivamente erogato (ovvero aspirato) dall’impianto attraverso i suoi terminali di diffusione (o di
ripresa); tale quantitativo si deve aggiungere a quello effettivo per ottenere il soddisfacimento delle
condizioni inizialmente poste nel progetto.
E’ abbastanza frequente incontrare nei capitolati la richiesta di condotte ”a perfetta tenuta”, senza
ulteriori chiarimenti circa le metodologie da seguire per fare in modo che tale condizione sia
soddisfatta. In realtà non esistono condotte a perfetta tenuta a meno che queste non siano
”stagnate” o saldate lungo le giunzioni longitudinali e trasversali; tali tecniche non sono più in uso
nelle normali lavorazioni, grazie anche alle innovazioni e ai miglioramenti introdotti nelle tecniche
utilizzate per la realizzazione delle giunzioni.
L’attuale stato dell’arte offre varie risposte costruttive che si basano sul concetto del campo
d’impiego; in altri termini la tenuta delle condotte e funzione del tipo di impianto di cui sono a
servizio, cosi, ad esempio, un impianto di ventilazione in un’autorimessa avrà bisogno di condotte
a tenuta minore rispetto a quella necessaria per condotte installate in un impianto di trattamento
aria destinato ad un locale sterile (tipo ”camera bianca”).
Proprio questo indirizzo sembra essere stato recepito a livello europeo dal CEN (Comitato
Europeo di Normazione), che, con il documento di lavoro n 38 del 9/90, definisce le classi di tenuta
per le fughe d’aria in una distribuzione aeraulica.
II campo di applicazione di questo documento vale per la determinazione della perdita per fughe
d’aria di condotte in quanto parte di un sistema aeraulico, e non prese singolarmente in esame.
Le modalità di scelta della classe di tenuta non sono trattate in questa Guida. Quest’argomento
deve essere oggetto di accordo tra il progettista e il cliente, purché ciò non vada in deroga ai
regolamenti emanati dalle autorità competenti.
In tab. 6 vengono definite le tre classi di tenuta e i limiti superiori del fattore di perdita f max
per ogni classe. La definizione e basata sul presupposto che la perdita sia
proporzionale alla superficie laterale della condotta*. Tale innovazione e
particolarmente razionale in quanto una rete aeraulica con maggiore superficie
laterale complessiva delle condotte può presentare una perdita d’aria più elevata
rispetto a una distribuzione con condotte di dimensioni più ridotte. I limiti di perdita
per fughe d’aria sino a oggi ammessi ed espressi in percentuale sulla portata complessiva
della rete (in genere il 5%), erano assolutamente inadeguati per la definizione della qualità
delle condotte, in quanto la percentuale di perdita sulla portata totale non teneva conto
della maggiore o minore lunghezza delle giunzioni trasversali e longitudinali.
Classi di
fmax
tenuta
0,027 x 10-3 x
A
Psm0.65
0,009 x 10-3 x
B
Psm0.65
0,003 x 10-3 x
C
Psm0.65
Tab. 6 - Classi di tenuta
dove:
- fmax e il massimo fattore di perdita consentito, misurato in m3 x m-2 x s-1 e definito dalla
formula: qv1 / A
(dove; qv1 = perdita di portata nella condotta da testare; A = superficie laterale della condotta da
testare.)
- Psm, misurata in Pa, rappresenta il valore della media aritmetica dei valori massimi e minimi della
pressione statica misurata nella condotta sottoposta a test.
La tab. 7 mostra il valore massimo di perdita per le tre classi riferito a quattro tipiche pressioni di
prova. II documento di lavoro CEN n 38 del 9/90 indica inoltre il metodo e gli apparati per le prove
di tenuta alle fughe d’aria in un sistema aeraulico.
PRESSIONE STATICA DI PROVA
FATTORE
CLASSE DI
PERDITA 2000 Pa 1000 Pa 400 Pa 200 Pa
MAX
m3 m-2 s-1
1,32x10-
A fA 2,4x10-3 3 0,84x10-3
00,8x10- 0,44x10-
B fB 3 3 0,28x10-3
Per quanto riguarda le procedure di prova, e necessario che prima dell’inizio della stessa le sezioni
da provare siano isolate ermeticamente dal resto del sistema. La superficie da provare dovrà
essere almeno di 10 m . La sezione da provare dovrà dapprima essere sottoposta a una pressione
non inferiore alla sua pressione operativa di progetto. La pressione manometrica statica (Ps) nella
condotta dovrà essere mantenuta entro il 5% della pressione specificata nelle condizioni iniziali
della prova. Questa pressione sarà tenuta costante per 5 minuti. Non verranno effettuate
registrazioni della lettura finche i valori non si saranno stabilizzati.
Nota: 2,4 x 10-3 m3 /sm2 corrispondono a 2,4 litri al secondo per metro quadrato.
Dalle indicazioni che scaturiscono nella lettura del documento di lavoro CEN n’ 38 del 9/90 e
possibile distinguere le condotte in funzione del campo d’impiego nel modo seguente:
- Perdita per fughe d’aria ammessa 2,4 I/s x m2 (A una pressione di prova di 1000 Pa)
Per la realizzazione di distribuzioni aerauliche con condotte aggraffate per impiego in: sale riunioni,
aule, laboratori, uffici, applicazioni normali all’interno di ospedali. Le tecniche di costruzione da
adottare per questa classe non richiedono accorgimenti particolari.
- Perdita per fughe d’aria ammessa 0,8 I/s x m2 ( A una pressione di prova di 1000 Pa)
Per la realizzazione di distribuzioni aerauliche con condotte aggraffate per impiego in ambienti
sterili (”camere bianche”); in questi impieghi vanno sempre previste misure di tenuta delle
fughe d’aria, che generano un ulteriore aumento dei costi rispetto alla realizzazione in
classe A.
Per la realizzazione di impianti nel settore dell’energia nucleare, degli isotopi e delle radiazioni. In
questo caso la tenuta delle condotte deve essere assicurata per saldatura delle connessioni
longitudinali e non per aggraffatura.
L’obiettivo che si vuole raggiungere con questa breve esposizione dei metodi e dei criteri utilizzati
dai tecnici nella progettazione delle reti aerauliche e quello di rendere edotto il costruttore di
condotte di cio che avviene in questa fase; affinché, nelle successive fasi di preventivazione,
costruzione e installazione delle condotte, le prescrizioni e i criteri adottati dai progettisti siano
rispettati e corrisposti da un’adeguata tecnica di realizzazione. La trattazione di questo argomento
potrebbe apparire estranea agli scopi della guida, tuttavia si riportano le brevi note che seguono
poiché si ritiene importante integrare il lavoro del costruttore col pensiero del progettista * .
Per dimensionare una rete di condotte si richiede innanzitutto di posizionare i terminali di diffusione
e ripresa dell’aria, anche in funzione delle esigenze architettoniche. In seguito, si provvede a
realizzare il tracciato della rete aeraulica per unire questi elementi all’unita di trattamento dell’aria.
A questo punto, i passi successivi sono: la stima delle perdite di carico e la scelta del sistema di
calcolo da adottare per il dimensionamento delle condotte.
PERDITE DI CARICO
Come gia accennato (v. par. 1.5), la pressione totale di un ventilatore deve eguagliare la perdita
totale di pressione dell’aria nella rete aeraulica sulla quale esso e inserito. Da ciò segue che in
qualsiasi tratto di condotta la pressione totale dell’aria decresce nel senso del moto, mentre la
pressione statica e la pressione dinamica possono convertirsi tra loro e quindi I’una o I’altra
possono aumentare o diminuire nel senso del moto stesso. Tale conversione si attua modificando
la sezione trasversale della condotta ferma restando la portata dell’aria, o viceversa. Ogniqualvolta
si attua la conversione, questa non e mai integrale, verificandosi sempre una perdita di energia
dovuta a fenomeni di turbolenza. Quindi, le perdite di pressione (o di carico) subite dall’aria nel suo
moto all’interno delle condotte sono essenzialmente di due tipi:
(*) Quanto riportato in questo paragrafo fa riferimento a: Carlo Pizzetti, Condizionamento dell’aria e
refrigerazione, Masson Italia Editori, 1967.
A causa dell’attrito sulle pareti della condotta, l'aria in movimento e soggetta a una certa
resistenza che si traduce in una inevitabile perdita di carico. Questa e funzione di:
- velocità media;
- dimensioni della condotta,
dove:
Dalla formula si ricava il diagramma (di facile reperibilità sui manuali termotecnici) delle perdite per
attrito nelle condotte rettilinee in lamiera zincata a sezione circolare costante. Tale diagramma e da
leggere unitamente alle tabelle di conversione dal diametro di una condotta circolare al ”diametro
equivalente” di una rettangolare con la stessa portata d’aria.
Perdite localizzate
Come gia accennato, queste perdite si verificano quando il flusso dell’aria nelle condotte subisce
variazioni di direzione e/o di grandezza a causa della presenza di raccordi (curve, diramazioni,
riduzioni, ecc.). Esse devono essere sommate alle perdite per attrito che si verificano lungo tutta la
lunghezza della condotta, inclusa anche la lunghezza dei raccordi. In generale, due sono i metodi
utilizzati per esprimere le perdite localizzate. Un primo metodo parte dalla constatazione che esse
sono approssimativamente proporzionali al quadrato della velocità media dell’aria; pertanto a
ciascun raccordo si può assegnare un certo coefficiente (definito coefficiente di perdita
dinamica) che, moltiplicato per la pressione dinamica dell’aria, consente di determinare la caduta
di pressione che si verifica in corrispondenza del raccordo stesso. Un secondo metodo,
denominato della ”lunghezza equivalente”, viene applicato ai pezzi speciali, poiché in questi la
perdita di pressione dipende anche dal coefficiente di attrito definito in precedenza. Questo
metodo fa corrispondere a ciascun pezzo una ”lunghezza equivalente addizionale” di condotta
diritta che, moltiplicata per la caduta di pressione per metro lineare propria della condotta, darà la
caduta di pressione addizionale causata dal pezzo, che si deve sommare a quella che si
verificherebbe attraverso un tratto equivalente di condotta diritta.
Anche per la valutazione delle perdite di carico localizzate, esistono grafici o tabelle gia predisposti
(e riferiti ai coefficienti di perdita dinamica e alla stima delle lunghezze equivalenti), pubblicati nei
manuali di termotecnica più diffusi.
E’ utile ricordare che, per il calcolo delle perdite di carico complessivo di un impianto aeraulico (e
quindi per la scelta del ventilatore), occorre tener conto anche delle perdite di carico che si
verificano nell’unita di trattamento dell’aria e nei terminali di diffusione e di ripresa.
SISTEMI DI CALCOLO
Una volta eseguito il tracciato della rete aeraulica, si passa al dimensionamento dei vari tronchi di
condotte, utilizzando uno dei metodi seguenti:
- riduzione di velocità;
Prima di esaminarli in dettaglio, e opportuno osservare che la resistenza effettiva di una data rete
aeraulica può, entro certi limiti, differire da quella di progetto, in conseguenza delle variazioni
imposte dalle realtà di cantiere e di quelle che e necessario apportare in funzione della
standardizzazione delle dimensioni delle condotte.
Con questo metodo viene scelta dal progettista una velocità dell’aria nella condotta
immediatamente a valle del ventilatore di mandata e riducendo empiricamente tale velocità nei
successivi tronchi di condotta normalmente in corrispondenza di ciascuna diramazione. Di norma,
la velocità iniziale viene scelta sulla base della tipologia di impianto da realizzare (cfr. par. 1.4). La
pressione richiesta al ventilatore dovrà essere calcolata nella diramazione della rete che presenta
la maggior lunghezza equivalente, che non e necessariamente quella della diramazione più lunga.
Infatti, un tronco di rete può avere tanti raccordi da causare una perdita di carico complessiva
maggiore di quella relativa al tratto più lungo.
Secondo tale metodo, il più diffuso per gli impianti a bassa pressione, l’intera rete aeraulica viene
dimensionata mantenendo costante la perdita di carico per metro lineare. Questo metodo risulta
tecnicamente più affidabile del precedente, perché consente un miglior bilanciamento delle
diramazioni simmetriche. Quando all’interno della rete sono previste diramazioni con diverse
lunghezze, si renderà necessaria la creazione di perdite di carico supplementari, ad esempio con
l'inserimento di serrande di taratura, per equilibrare i vari tronchi e più in generale l’intero sistema.
E’ opportuno notare che ad ogni riduzione di portata (in corrispondenza, ad esempio, di una
diramazione o di un terminale) corrisponde una riduzione della velocità dell’aria nella condotta. In
conseguenza di ciò, si avrà una conversione di pressione dinamica in pressione statica, che
controbilancerà parzialmente la caduta di pressione per attrito nel tratto di condotta successivo.
Per il principio stesso su cui si basa, non e possibile ottenere, con questo metodo, una pressione
statica uniforme a monte di ciascun terminale.
Il principio su cui si basa questo metodo e quello della riduzione della velocità dell’aria nella
condotta in corrispondenza di ogni diramazione o terminale, in modo tale che la conversione di
pressione dinamica in pressione statica cosi ottenuta sia esattamente equivalente alla caduta di
pressione dell’aria nel tronco di condotta successivo. Con questo sistema, la pressione statica
rimane costante in ciascuna diramazione e a monte di ciascun terminale. Agli effetti del calcolo
della pressione statica del ventilatore si potrà tenere conto soltanto della perdita di pressione che
si verifica tra il ventilatore e la prima diramazione (oltre, naturalmente, alla pressione richiesta dagli
elementi esterni alle condotte). Nel risultato del dimensionamento, può verificarsi che una
riduzione della sezione sia troppo piccola e sotto I’aspetto economico ingiustificabile, oppure
troppo grande rispetto alla sezione calcolata. Si potrà avere quindi un recupero di statica maggiore
o minore di quello preventivato, che potrà influire sulla scelta della pressione statica da attribuire al
ventilatore.
L’insieme delle condotte, siano esse a sezione rettangolare o circolare, unitamente agli altri
componenti di distribuzione o diffusione dell’aria ad esse collegati, costituiscono un impianto
aeraulici.
Qui di seguito si riportano pertanto alcuni dei termini impiegati per identificare, all’interno
della rete, gli elementi più importanti:
Pezzi rettilinei modulari Sono componenti con sezione costante rettilinea. Per quanto riguarda
la sezione rettangolare, essi sono normalmente prodotti in lunghezze
modulari pari a 1500 mm (alcuni produttori adottano oggi lo standard
di lunghezza di 2000 mm). Per la sezione circolare, sono
normalmente prodotti in lunghezze modulari pari a 3000 mm.
Pezzi rettilinei adattatori Sono gli elementi di completamento dei pezzi rettilinei modulari. Essi
sono normalmente costruiti a misura che, per la sezione rettangolare,
è < 1500 mm e , per la sezione circolare, < 3000 mm.
Raccordi Sono definiti “raccordi” i componenti di una rete di condotte identificati
da uno o più delle seguenti variazioni, relative a:
- orientamento
- forma della sezione rettilinea
I raccordi si suddividono a loro volta in: curve, riduzioni, trasformazioni, derivazioni e innesti. Di
seguito si riporta un’analisi più dettagliata di ciascuno di essi.
Al fine di unificare la terminologia impiegata nella definizione delle curve e nella loro produzione di
serie si può classificare la maggior parte delle curve rettangolari normalmente impiegate in:
Gli spessori da impiegare nella costruzione delle curve sono gli stessi indicati per le condotte
rettilinee relativamente alle classi A e B delle condotte (v. tabella 14).
Esiste una gamma considerevole di tipi di curve, che possono essere classificate, in rapporto alla
loro diversa difficoltà costruttiva, come nella figura qui sotto:
Fig. 7 - A ogni classe corrisponde una categoria di costo
L’incremento di costo nel passaggio dalla classe A, alla classe B, alla classe C è di difficile
quantificazione, ma comunque sensibile per le ragioni esposte. Ciascun costruttore sarà in
grado di definirlo in base alla propria esperienza.
Altra caratteristica importante per la definizione delle curve a sezione rettangolare è quella
determinata dal loro raggio di curvatura. Da questo punto di vista, possiamo distinguere tre tipi di
curve:
Le curve a largo raggio sono caratterizzate da un rapporto tra raggio interno di curvatura (r) e
dimensione della sagoma della curva (d) comunque non inferiore a 1 (r/d > 1). Tali tipi di curve
solitamente non necessitano di deflettori, in quanto è caratteristica propria del loro raggio quella di
offrire una resistenza minima al passaggio dell’aria.
Le curve a medio raggio hanno le stesse caratteristiche di quelle precedenti, ma con un rapporto
r/d compreso tra 0,5 e 1 (0,5 < r/d < 1=.
Le curve a raggio fisso sono quelle più comunemente utilizzate. Esse, infatti, presentano notevoli
vantaggi, quali ad esempio: standardizzazione, minimo ingombro, possibilità di ottimizzazione della
lamiera impiegata, garantendo al tempo stesso un buon convogliamento dell’aria. Per questo
motivo, la tracciatura automatica di tali pezzi ha portato in questi ultimi tempi alla definizione di uno
standard di raggio interno r = 150 o 200 mm, che è adottato dalla maggior parte dei produttori
italiani. Per il miglior impiego delle curve a raggio fiso in una rete aeraulici è opportuno che esse
sano dotate di un adeguato numero di deflettori che si estendano per tutto l’arco di curvatura (fig.
8).
Un caso particolare di curve a raggio fisso sono le curve a spigolo vivo. Esse vengono impiegate
quando limitazioni di spazio impediscono l’impiego di curve con raggio di curvatura. Nelle curve a
spigolo vivo è necessario l’impiego di deflettori a profilo alare (vedi Fig.9)
Fig. 9
r = 50 mm.
Larghezza della condotta "a" Numero minimo di deflettori
250 6
300 9
400 12
500 15
600 18
800 24
Le curve a sezione circolare si distinguono in curve stampate (o lisce) e curve a settori. Entrambe
possono essere impiegate per condotte con aggraffatura spiroidale o calandrate.
Le curve stampate sono attualmente disponibili per diametri fino a 400 mm, con raggio medio
uguale al diametro (v. fig. 10).
Fig. 10
Le curve a settori vengono distinte dal numero di settori che la compongono, prescindere
dall’ampiezza degli stessi. Le curve a 4 settori stanno diventando lo standard (cfr. documento di
lavoro CEN n° 37 del 9/90=, perché curve a 5 o più settori, che costituirebbero una valida
alternativa alle curve stampate in quanto a perdita di carico, sono economicamente poco
convenienti. Reciprocamente, curve a 3 settori presentano una perdita di carico troppo alta.
Nelle applicazioni particolari (impianti ad alta velocità) si consiglia l’utilizzo di raggi di curvatura più
mpi.
Le inclinazioni normalmente realizzate sono, per entrambi i tipi di curve: 15°, 30°, 45° e 90°.
Riduzioni di sezione
Di regola, nel dimensionamento delle condotte si ricorre all’impiego di una riduzione di sezione al
decrescere della portata del flusso d’aria dovuta a un terminale (bocchetta o diffusore). La forma
tipica delle riduzioni on varia, siano esse a sezione circolare o rettangolare. Pertanto esse si
distinguono, per entrambe le sezioni, in due costruzioni standard: concentriche ed eccentriche (v.
fig. 11).
Fig. 11
Per le condotte rettangolari, se la sezione ridotta a valle del terminale comporta, su uno dei due
lati, una variazione delle dimensioni “a” e/o “b” inferiore ai 100 mm, è preferibile mantenere la
sezione originaria fino al diffusore o alla diramazione successivi. Infatti l’economia sui costi di
produzione e di installazione, può essere realizzata conservando la stessa sezione (anche per più
diffusori), finchè non si raggiunge un valore della variazione pari al 25% della sezione iniziale. In
ogni caso è buona norma evitare l’impiego di riduzioni che modificano contemporaneamente
entrambe le dimensioni. Quanto sopra vale per le forme tipiche dei raccordi raffigurati a pag. 57
(fig. 18) con le abbreviazioni RC, RE, US, UA.
a = 150 mm;
b = 100 mm;
Trasformazioni di sezione
Si ricorre all’impiego di questi componenti quando, in una rete aeraulici, si rende necessario il
passaggio di forma dalla sezione trasversale da rettangolare a circolare o viceversa. Quando nella
trasformazione l’area della sezione trasversale rimane costante si consiglia di mantenere l’angolo
α all’interno del seguente intervallo: 22,5° < α < 45°.
Fig. 12
Derivazioni
Sono raccordi che suddividono il flusso di una condotta principale in una o più condotte
secondarie. Nella pratica vengono utilizzate diverse derivazioni: le rappresentazioni delle figure
alle pagg. 56, 58, 63 e 64 con le sigle di DI, TG, TA, HS, DC, per la sezione rettangolare, e con le
sigle ATE, ATF, AYE, AYF, ARE, ARF, ADE, KXE, KXF, per la sezione circolare; e la
suddivisione in categorie di costa “A” e “B” (definita solo per la sezione rettangolare) ne
indica l’opportunità di impiego in applicazioni standard.
Le derivazioni di tipo dinamico, composte dalla congiunzione di due o più degli elementi fin qui
descritti (trasformazione + curva, curva + curva, disassamento + curva ecc.) rappresentano la
costruzione tipica più affidabile per il controllo della portata e della velocità dell’aria poiché,
suddividendo il flusso di una condotta principale in due o più derivazioni secondarie, consentono,
in fase di progettazione, una più precisa determinazione dei flussi d’aria derivati (vedi figure di
pagina 55, 58, 59 e 65 con le sigle BD, ND, MD, DD, DE, DF, per la sezione rettangolare e HSE,
HSF, per la sezione circolare).
Innesti
Sono i componenti che si inseriscono nella condotta principale tra nodo e nodo, per captare il
flusso d’aria e deviarlo in un tratto di condotta secondaria. Il loro uso è limitato a diramazioni
destinate ad alimentare un solo terminale (diffusore e bocchetta). E’ sempre raccomandabile,
per la sezione rettangolare, prevedere l’impiego di £deflettori”, “raddrizzatori” o “captatori” per
assicurare una corretta e uniforme ripartizione dell’aria nei tratti di condotta derivati dal collettore
principale. Gli innesti a sezione rettangolare sono rappresentati con le sigle SU, SA, IP, ES, di fig.
15 a pag. 54 e fig. 17 a pag. 56; quelli a sezione circolare con sigla STE di fig. 26 a pag. 65.
Nella figura qui sotto sono rappresentate forme tipiche di innesti a 90° per sezione rettangolare.
Fig. 13
Giunti (o raccordi) Oltre ai componenti rigidi delle condotte esistono raccordi flessibili (a
antivibranti sezione circolare o rettangolare) che consentono di ridurre la
propagazione di vibrazioni meccaniche e/o acustiche e le dilatazioni tra
due componenti (es. condotte e unità di trattamento aria).
Equalizzatori di flusso Sono elementi finalizzati al controllo del flusso d’aria all’interno di una
condotta, regolandone la velocità, riducendone il moto pulsante
caratteristico o raddrizzandone il profilo. Sono considerati equalizzatori di
flusso:
- le serrande di taratura
- i deflettori
- i diaframmi forati
- i captatori
Serrande e valvole Sono elementi inseriti nelle condotte d’aria o installati sui terminali di
queste per permettere il controllo della resistenza al moto dell’aria nel
sistema e le conseguenti modifiche della portata (serrande) o
l’interruzione completa del flusso d’aria (valvole). Esempi di serrande che
possono agire come valvole, o valvole di controllo, sono:
Serranda a pale multiple – hanno due o più pale tra loro allineate, con
movimento coniugato ad alette contrapposte o parallele.
Serrande a iride – Hanno diaframmi settorizzati.
Serrande tagliafuoco Sono accessori inseriti per separare due compartimenti attraversati dalla
Serrande tagliafumo stessa rete di condotte, intesi a prevenire la propagazione del fuoco e/o
del fumo a monte e a valle.
Sigillanti Sono accessori utilizzati per ridurre le perdite per fughe d’aria nelle
condotte.
Isolamenti acustici Sono materiali applicati all’interno e/o all’esterno delle pareti delle
Isolamenti termici condotte al fine di ridurre la trasmissione del rumore e le dispersioni
termiche.
Dispositivi di attenua- Sono accessori utilizzati per assorbire le vibrazioni sulle pareti delle
zione delle vibrazioni condotte e ridurre la propagazione del rumore (supporti antivibranti, pani
antivibranti, ecc.).
Tappi e rubinetti di Sono accessori che, applicati nei tratti terminali delle condotte,
drenaggio consentono il deflusso di eventuali liquidi accumulati o condensati
all’interno delle stesse.
Stazioni di misura Sono accessori che consentono l’applicazione degli apparecchi di misura
della portata d’aria e di rilevazione della temperatura e della pressione
all’interno delle condotte.
Fino ad oggi, i costruttori si sono spesso riferiti alla norma ISO (international standard
organization) R 1006 (cfr. taqb. 4 e 5 alle pagg. 25 e 26). Tale norma indica, per le condotte
rettangolari, l’impiego dei seguenti parametri:
Ed i seguenti incrementi:
Fig. 14
Per le condotte rettilinee e i raccordi, le misure nominali sono definite come “dimensioni
interne delle condotte”, al fine di poter unificare i processi di produzione automatizzata,
indipendentemente dallo spessore delle lamiere impiegate nella costruzione.
Al riguardo, è utile evidenziare che il documento di lavoro CEN n. 36 del 9/90 differisce dai
parametri contenuti nelle norme ISO R 1006 e suggerisce, ai fini di una unificazione
europea, i seguenti nuovi standard dimensionali:
b
a
100 150 200 250 300 400 500 600 800 1000 1200
200 0,60 0,70 0,80
250 0,70 0,80 0,90 1,00
300 0,80 0,90 1,00 1,10 1,20
400 1,00 1,10 1,20 1,30 1,40 1,60
500 1,30 1,40 1,50 1,60 1,80 2,00
600 1,50 1,60 1,70 1,80 2,00 2,20 2,40
800 2,00 2,10 2,20 2,40 2,60 2,80 3,20
1000 2,50 2,60 2,80 3,00 3,20 3,60 4,00
1200 3,00 3,20 3,40 3,60 4,00 4,40 4,80
1400 3,60 3,80 4,00 4,40 4,80 5,20
1600 4,00 4,20 4,40 4,80 5,20 5,60
1800 4,60 4,80 5,20 5,60 6,00
2000 5,00 5,20 5,60 6,00 6,40
In funzione dei lati “a” e “b” espressi in mm, si deduce dalla tabella 10 la relativa superficie
A1 = superficie laterale della condotta espressa in metri quadrati per metro lineare (m2/m).
Ai fini della standardizzazione dei processi produttivi impiegati nella costruzione dei pezzi speciali,
l’AS.A.P.I.A. ha eseguito una ricerca sulla base delle normative a tutt’oggi applicate (norme
ISO – DIN – EUROVENT – AFNOR – SMACNA – BRITISH – ecc.) e propone di utilizzare in
campo nazionale le seguenti denominazioni, in attesa dell’emanazione delle norme europee
CEN.
Oltre alle denominazioni, nelle tabelle che seguono sono riportati alcuni elementi che si ritiene
opportuno specificare .
La colonna “sigla” riprende e amplia l’insieme delle sigle sin qui utilizzate a livello europeo (DIN).
La colonna “categoria di costo” si richiama a quanto già affermato nel par. 2.5 a proposito delle
curve per evidenziare come esistano diversi livelli di costo a seconda delle particolarità costruttive.
L’appartenenza di un componente alla categoria “A” o “B” non implica un valore assoluto, ma
definisce una differenza relativa (A = esecuzione meno onerosa, B = esecuzione più complessa).
La colonna “riferimenti”, infine, prelude a una possibile unificazione delle tipologie alle quali alcuni
produttori di software per la progettazione e di processi automatizzati per la costruzione
assegnano i medesimi componenti.
Categ.
Abbrevia-
Denominazione Esecuzione Dimensioni (in mm) di Riferimenti
zione
costo
LW 1
Condotta
I = 1500 CR 1
KS rettilinea A
I = 2000 MC/310R
standard
ESS 10
LW1
Pezzo
CR1
KT rettilineo I < 1500 B
MC/301/R
adattatore
ESS 10
LW 10
Innesto I < 900 LW 62
SU B
raccordato b=c MC / -
ESS 41
CR 19
Innesto I < 900
SA A MC / -
angolato b=c
ESS 41
LW / -
Innesto CR 60
IP b=c A
piano MC / -
ESS 21
Innesto
CR 64
IS inclinato b=c B
MC / -
a 45°
Categ.
Abbrevia-
Denominazione Esecuzione Dimensioni (in mm) di Riferimenti
zione
costo
LW / 2
Curva
Simmetrico CR 3
BS con o senza A
α = angolo MC/ 079R
deflettori
ESS 20
LW / 2
Curva di riduzione Simmetrico
CR 75
BA Con o senza α = angolo A
MC/ 374A
Deflettori r = c > 25 mm
ESS 21
R = 0 se non
Angolo (gomito) diversamente LW / 2
con alette indicato CR 7
WS B
deflettrici MC/ 069R
simmetrico ESS 30
LW / 2
Gomito di riduzione R = 0 se non
CR 7
WA con alette diversamente B
MC/ 3410
deflettrici indicato
ESS 31
LW / 2
Curva
Simmetrico CR 82
BT terminale B
α = angolo MC/ 0791R
parapioggia
ESS -
Doppia LW / 2+2
curva CR 3+3
BD B
a derivazione MC/ 2+2
dinamica ESS 20+20
Categ.
Abbrevia-
Denominazione Esecuzione Dimensioni (in mm) di Riferimenti
zione
costo
LW / 11
Spostamento CR 6
DS Simmetrico B
raccordato MC/ 344R
ESS 60
LW / 11
Spostamento
CR 63
DA raccordato in c = b B
MC/ 345R
riduzione
ESS 61
LW / 4
Spostamento CR 85
ES Simmetrico A
angolato MC/ 344R
ESS 60
LW / 4
Spostamento
CR 85
EA angolato c=b A
MC/ 345R
in riduzione
ESS 61
LW / -
Doppio
CR 67
SS spostamento B
MC/ -
raccordato
ESS -
LW / -
Derivazione CR 55
DI A
inclinata MC/ 31RC
ESS -
Categ.
Abbrevia-
Denominazione Esecuzione Dimensioni (in mm) di Riferimenti
zione
costo
LW / 6
Riduzione CR 8
RC Simmetrico A
concentrica MC/ 273R
ESS -
LW / 6
Riduzione Asimmetrico CR 8
RE A
eccentrica b=c MC/ 263R
ESS -
LW / 6
CR 8
US Trasformazione Simmetrico A
MC/ 273R
ESS 40
Asimmetrico
Per le dimensioni (e)
LW / 6
e (f) occorre fare
CR 8
UA Trasformazione attenzione al segno B
MC/ 263R
(- o +) che varia a
ESS 41
seconda della
posizione del salto
LW / 7
Trasformazione CR 17
RS Simmetrico A
tondo-quadro MC 3577CR
ESS 50
Asimmetrico
Per le dimensioni (e)
e (f) occorre fare
LW / 7
attenzione al segno
Trasformazione CR 17
RA (- o +) che varia a B
tondo-quadro MC 41R3
seconda della
ESS 51
posizione del salto g
= l2 conformemente
alla DIN 24 145
Categ.
Abbrevia-
Denominazione Esecuzione Dimensioni (in mm) di Riferimenti
zione
costo
LW / -
Derivazione
CR 113
ND monolitica A
MC/ -
a 2 vie
ESS -
LW / -
Derivazione
CR 115
MD monolitica A
MC/ -
a 3 vie
ESS -
LW / 3
Piatto sopra CR 10
TG Derivazione a T A
b=c=g MC/ 3734R
ESS 70
LW / 3
Derivazione a T Obliquo sopra CR 10
TA A
ridotte g=c=a MC/ -
ESS 71
g=c=a LW / 13
Derivazione m = mnimo 2 CR 74
HS B
a tre vie a Y volte l’altezza MC/ -
della flangia ESS 42
LW / -
Derivazione d=h CR 57
DC A
a croce a=e MC/ -
ESS 72
Categ.
Abbrevia-
Denominazione Esecuzione Dimensioni (in mm) di Riferimenti
zione
costo
LW / 16
Derivazione CR 15
DD B
dinamica a 3 vie MC/ 3736
ESS -
LW / 14
Derivazione
CR 13
DE dinamica B
MC/ 7322
a 2 vie
ESS -
Derivazione
LW / 15
dinamica
CR 14
DF a 2 vie B
MC/ 3733D
contrapposte
ESS -
asimmetrico
Nell’affrontare gli aspetti costruttivi delle condotte circolari, occorre tenere presente che, per
quanto riguarda i tratti rettilinei, esistono due metodi di esecuzione differenti tra loro, che
determinano i seguenti prodotti:
Condotte calandrate:
sagomatura circolare a
calandra, con giunzione
longitudinale continua
mediante aggraffatura;
Condotte spiroidali:
profilatura continua di
un nastro di lamiera
zincata di larghezza
determinata, con
aggraffatura spiroidale.
Gli standard per il dimensionamento delle condotte a sezione circolare sono basati sulla
progressione geometrica di Reinard R.20 a completamento della gamma di produzioni unificate
proposte.
Diametri consigliati.
Diametri addizionali
355 0,09898 1,115 0.70 0,90
450 0,15904 1,414 0.70 1,00
560 0,24630 1,759 0.70 1,10
710 0,39592 2,231 0.70 1,20
900 0,63617 2,827 0.70 1,30
1120 0,098520 3,519 0.70 1,40
Per la definizione dei raccordi a sezione circolare, l’AS.A.P.I.A propone di adottare lo standard
ricavato da norme DIN 24145 del 10/1975 con dimensioni conformi alla DIN 24147 in attesa della
norma CEN di futura emanazione.
Anche in questa circostanza, si riportano nella colonna “riferimenti” le sigle adottate da alcuni
produttori italiani di software per la progettazione e di processi automatizzati per la costruzione
delle condotte.
Liscio con
BGE estremità ad
innesto
Liscio con
BGF flangia
Curve
A settori
CR 21
BSE con estremità
LW 101
ad innesto
A settori CR 21
BSF con flangia LW 101
Simmetrico
CR 22
USF con estremità
LW 106
con flangia
Riduzioni
coniche
Simmetrico
CR 22
USE con estremità
LW 100
ad innesto
Asimmetrico
CR 49
UAF con estremità
LW 111
a flangia
Riduzioni
coniche
Asimmetrico
CR 49
UAE con estremità
LW 111
ad innesto
Simmetrico
SSE con estremità
ad innesto
Manicotti
di
riduzione
Asimmetrico
SAE con estremità
ad innesto
Simmetrico
CR 27
ATE con estremità
LW 102
ad innesto
Raccordo
di
derivazione
a 90°
Simmetrico CR 27
ATF con flangia LW 102
Simmetrico
CR 27
AYE con estremità
LW 102
ad innesto
Riduzioni
di
derivazione
a 45°
Simmetrico CR 27
AYF con flangia LW 102
Simmetrico
CR 27 + 22
ARE con estremità
LW –
ad innesto
Riduzione
di Simmetrico CR 27 + 22
derivazione ARF con flangia LW –
a 90°
Simmetrico
CR 271
ADE con estremità
LW –
ad innesto
Simmetrico CR 28
KXE con estremità LW –
ad innesto
Raccordi
a quattro
vie a 90°
Simmetrico CR 28
KXF con flangia LW -
Portelli CR 30
di pulizia RDE Per raccordo
LW -
Da innestare
nel tubo CR 30
DRE (imboccatura LW -
femmina)
Tappi
Da inserire
su raccordi CR 30
DFA (imboccatura LW –
femmina)
Riduzione
CR 87
a sella STE Libero
LW 102
a 90°
Per collegare
raccordi CR 30
Manicotto MFA con estremità LW –
ad innesto
Simmetrico CR 77
HSE con estremità LW 114
ad innesto
Raccordi
a tre vie
aY
Simmetrico CR 77
HSF con flangia LW 114
3.1. MATERIALI
Per la costruzione delle condotte in lamiera possono essere impiegati materiali di diverso tipo:
- acciaio zincato
- acciaio inossidabile
- acciaio verniciato e preverniciata
- zinco – alluminio
- alluminio
Comune a tutti questi tipi è il termine “lamiera”, che identifica l’impiego di nastri laminati di
spessore inferiore a 3 mm., ottenuti con processi di lavorazione caratteristici di ogni materiale e
normalmente commercializzati sotto forma di rotoli (coils) oppure fogli (lamiere piane). La
larghezza dei rotoli è, generalmente, di 1500 mm, mentre i fogli hanno dimensioni variabili ma
sempre soggette alla larghezza commerciale dei rotoli da cui sono ricavati.
ACCIAIO ZINCATO
E’ il materiale più comunemente usato. Si ricava da lastre di acciaio laminate a caldo o a freddo,
zincate con procedimento per immersione continua a caldo. La protezione contro la corrosione,
garantita dal rivestimento continuo di zinco, è direttamente proporzionale alla massa dello stesso.
La denominazione “Sendzimir” indica il processo di zincatura normalmente impiegato per
garantire una particolare aderenza acciaio/zinco nella fase di zincatura delle lamiere. In base alla
tabella. UNI 5753, lo zinco deve essere di prima fusione del tipo ZN A 98,25 UNI 2013. Per
l’identificazione dello zinco, occorre riferirsi alla norma UNI 4179.
TIPO DI RIVESTIMENTO DI ZINCO: MINIMI CONSIGLIATI DA IMPIEGARE NELLA COSTRUZIONE DELLE CONDOTTE
Tab.12
Per la produzione standardizzata delle condotte sono solitamente utilizzati dai produttori italiani i
parametri della tabella riportata qui sopra.
La norma UNI 5753 indica il tipo di materiale denominato FeP02G la lamiera di acciaio
adatta per tutte le operazioni di piegatura e profilatura necessarie nella costruzione delle
condotte. La tabella successiva, estratta dalla UNI 5753, mette in evidenza il grado di formabilità
dell’acciaio in relazione alle aggraffature (“lock seams”) che sono normalmente impiegate nella
costruzione delle condotte.
Tab. 13
In accordo con la norma UNI 5753 vengono definiti i diversi tipi di finitura superficiale delle lamiere
di acciaio zincato, ripresi anche dal documento di lavoro CEN n° 6:
Questo tipo di finitura presenta una lucentezza metallica. E’ quello normalmente impiegato per
la costruzione delle condotte, ed è il risultato della crescita spontanea dei cristalli di zinco
durante la normale solidificazione.
Questa finitura, anch’essa normalmente impiegata nella costruzione delle condotte, ha come
caratteristica quella di presentare una certa difformità dell’aspetto superficiale all’interno di uno
stesso rotolo o in una stessa lamiera piana. Tale finitura si ottiene riducendo la normale
cristallizzazione dello zinco durante la solidificazione. Nonostante un aspetto estetico diverso, le
caratteristiche tecnico-funzionali di questa lamiera non sono difformi da quelle della lamiera con
finitura di tipo a).
ACCIAIO INOSSIDABILE
E’ un materiale che presenta alta resistenza alla corrosione unita a un basso costo di
manutenzione. Viene utilizzato nella costruzione delle condotte destinate ad impieghi per i
quali esso deve mantenere intatte nel tempo le proprie caratteristiche, oppure garantire un
alto grado di igiene, ovvero ancora laddove l’utilizzo avviene in ambienti aggressivi e/o tossici
(industrie chimiche, applicazioni nucleari e marine, esposizione agli agenti atmosferici). Il suo uso
può essere richiesto anche per particolari esigenze estetiche.
Per la costruzione delle condotte vengono utilizzati due tipo di acciaio inossidabile: serie ferritica
400 (magnetica) e serie austenitica 300 (non magnetica). Quest’ultima contiene, in aggiunta al
cromo, una percentuale variabile di nichel che ne aumenta la resistenza alla corrosione.
Anche gli acciai inossidabili possono essere classificati con le seguenti sigle convenzionali, che
permettono di distinguerle in base alle loro caratteristiche:
- Tipo 409: contiene l’11,5% di cromo e lo 0,3% di titanio. E’ un acciaio inox ferritico che
presenta buone caratteristiche di formatura e un costo contenuto, ma minore resistenza
alla corrosione rispetto agli acciai medi. Non richiede trattamenti dopo la saldatura e può
essere lavorato con metodi tradizionali.
- Tipo 316: contiene il 17% di cormo, l’11% di nichel e il 2,5% di molibdeno. E’ un acciaio
inox austenitico, con elevata resistenza alla corrosione, che lo rende adatto per l’impiego ni
ambienti particolarmente aggressivi. E’ saldabile, ma presenta notevoli difficoltà nella
profilatura tipo “Pittsburg” e “Snap-Lock” e nella realizzazione dei giunti trasversali a
flangia profilata riportata.
a) zincatura
b) fosfatazione sui due lati
c) “primer back coat” sul lato non in vista
d) verniciatura a fuoco, nel lato in vista
ZINCO-ALLUMINIO
E’ una lamiera di acciaio che si differenzia da quelle finora trattate perché rivestita superficialmente
con una lega composta da: 55% di alluminio, 43,4% di zinco e 1,6% di silicio. Queste percentuali
sono calcolate sul peso complessivo del materiale, che può variare da 150 a 185 g/m 2.
Indipendentemente dalle caratteristiche del rivestimento, la resistenza meccanica di questo
materiale deve corrispondere a quella della lamiera di acciaio zincato (di norma 200 N/mm2).
ALLUMINIO
In alcun casi particolari, le condotte possono essere costruite con lamiere di alluminio di qualsiasi
lega tra quelle disponibili in commercio. E’ opportuno però scegliere il tipo di lega che meglio si
presta alla lavorazione richiesta. Le leghe convenzionalmente indicate con le sigle 1200, 3303 e
5251 sono facilmente formabili e forniscono un’eccellente resistenza agli agenti atmosferici; tra
queste, la lega 5251 è la più resistente all’atmosfera marina.
Ciascuna di queste leghe può essere prodotta in due diversi stadi di durezza, convenzionalmente
denominati “cotto” e “crudo”. E’ bene scegliere il grado di durezza in base alle necessità di
formatura; ad esempio, le tempere di maggior durezza (alluminio crudo) possono comportare
problemi di rottura della lamiera durante le operazioni di profilatura. Per questo motivo, la lega
6082-TF, ad alta durezza, non è consigliata per operazioni di profilatura tipo “Pittsburgh”.
All’interno di una rete di condotte in lamiera di alluminio è bene utilizzare accessori (rivetti, bulloni,
ecc.) omogenei o di altro materiale compatibile (acciaio inossidabile).
3.2. SPESSORI
Rigidezza e stabilità delle condotte sono requisiti fondamentali per la realizzazione di una rete
aeraulici. Per questo, lo spessore delle lamiere da impiegarsi nella costruzione, al pari di altri
accorgimenti (rinforzi, tipo di aggraffature e di giunzione tra i vari elementi), deve essere
dimensionato in funzione delle caratteristiche di velocità o pressione alle quali il sistema aeraulici è
sottoposto.
CONDOTTE RETTANGOLARI
Dal documento di lavoro CEN n° 50 del 01/91 si ricava il seguente orientamento sulle
caratteristiche dimensionali richieste nella costruzione delle condotte rettangolari, al fine di
assicurare la riduzione delle deformazioni dei piani per ragioni funzionali ed estetiche: la
deformazione massima ammessa sui lati delle condotte sottoposte a una pressione di 1 kPa non
deve superare il 2% della lunghezza del lato in questione, e comunque non deve essere maggiore
di 20 mm (cfr. Eurovent 2/2).
350-750 0,8 6,7 1,0 2,7 Baionette o flange distanti 1500 mm con nervature di rinforzo
800-1200 1,0 8,2 1,2 3,3 Flange in profilato distanti 1500 mm con nervature di rinforzo
1250-2000 1,2 9,8 1,5 4,2 Flange in profilato distanti 1500 mm con rinforzo a metà
Oltre 2000 1,5 12,0 1,5 4,2 Flange in profilato distanti 1000 mm con rinforzo a metà
La tabella precedente si riferisce alle condotte rettangolari di classe tenuta “A” (cfr. par. 2.3). Per la
costruzione delle condotte di classe tenuta “B”, si suggerisce l’utilizzo di lamiere con uno spessore
maggiorato di 0,2 mm rispetto a quello indicato per la classe “A” , a parità di dimensione del lato
maggiore.
Gli spessori indicati in tabella nella colonna relativa alla lamiera zincata sono utilizzabili anche per
l’impiego di materiali diversi come: acciaio inossidabile, acciaio preverniciata, zinco-alluminio.
L’emissione di una chiara normativa CEN al riguardo, e/o la definizione di parametri di prova che
potranno essere oggetto di specifiche certificazioni da parte dei costruttori di condotte,
consentiranno di aggiornare la tabella della pagina precedente, per raggiungere un obiettivo
comune a costruttori e committenti: correlare l’affidabilità meccanica del prodotto a criteri che
non facciano riferimento esclusivamente al peso del materiale.
CONDOTTE CIRCOLARI
Spostando l’analisi sulle condotte a sezione circolare, è stato effettuato lo stesso tipo di
integrazione tra norme esistenti e indicazioni tratte dall’esperienza dei costruttori associati,
ottenendo i risultati mostrati nella tabella successiva. Nel campo delle sezioni circolari si hanno più
elementi tendenti alla standardizzazione costruttiva, ma resta la necessità che il CEN indichi chiare
linee di comportamento per il futuro.
La scelta degli spessori delle lamiere da impiegare è la condizione fondamentale per ottenere il
peso complessivo della rete di condotte, sistema fin qui usato, almeno in Italia, per determinare il
costo globale della stessa. Da questo punto di vista, è opportuno precisare che il peso delle
lamiere calcolato in Kg per metro quadrato e indicato nella tabella 14 si riferisce alla sola lamiera
impiegata per la costruzione delle condotte. Per ottenere il peso del manufatto completo occorrerà
aggiungere i pesi relativi a profili, flange, sostegni, sormonti per aggraffature, deflettori, ecc.,
secondo le tabelle forniti dai produttori di condotte.
Il passaggio ad un’unità di misura diversa come, ad esempio, il metro quadrato (misura,
questa, già adottata in altri paesi europei), apporterebbe senz’altro maggiore chiarezza nei
rapporti tra costruttori e committenti; tanto più che, per calcolare il peso complessivo della
rete di condotte, è comunque necessario farne il computo in metri quadrati di superficie.
Si consideri inoltre che il calcolo in termini di superficie anziché di peso costituisce, anche in Italia,
il sistema di determinazione dei costi delle coibentazioni termiche, recepito e regolamentato dalla
normativa UNI in vigore (UNI 6665-70). Del resto, il CEN è orientato a regolamentare anche il
sistema di calcolo delle perdite per fughe d’aria in una rete aeraulici in metri quadrati di superficie,
abbandonando il criterio della percentuale sul volume globale della portata d’aria dell’impianto, fin
qui utilizzato.
TOLLERANZE DIMENSIONALI
Nella compilazione dei capitolati d’appalto vengono nominalmente indicati gli spessori delle
lamiere da impiegare per la costruzione delle condotte. La norma UNI 5753 stabilisce che essi
sono quelli nominali e soggetti alle tolleranze riportate nella tabella successiva. Lo spessore delle
lamiere di acciaio zincato si intende comprensivo del rivestimento di zinco.
3.3. RINFORZI
Per aumentare la resistenza meccanica dei piani delle condotte rettangolari, ferme restando le
indicazioni date nel paragrafo precedente riguardo agli incrementi di spessore delle lamiere in
funzione dell’aumento di dimensione del lato maggiore della condotta, occorre che essi siano
adeguatamente rinforzati. Nel caso di condotte appartenenti a una rete aeraulici soggetta a
bassa o media pressione è sufficiente utilizzare sistemi di rinforzo esterno realizzati
direttamente sulla lamiera. Nel caso, invece, di condotte per impianti nei quali è richiesta una
resistenza meccanica più elevata (nei limiti comunque imposti dalla struttura di queste condotte) è
necessario aggiungere rinforzi all’interno.
Nelle figure seguenti sono riprodotti i due sistemi di rinforzo esterno più comunemente utilizzati
Nervatura trasversale “z”
Fig. 32
Tab.17
Esiste una vasta gamma di giunzioni longitudinali che va dalla saldatura (d’angolo, testa a
testa o per punti) fino alla giunzione ottenuta con la profilatura delle lamiere. Di seguito si
prenderanno in esame soltanto le giunzioni per profilatura, poiché sono quelle
comunemente utilizzate nella lavorazione delle lamiere zincate.
Il criterio di scelta del tipo di giunzione longitudinale è funzione delle caratteristiche della
lamiera da impiegare, della classe di tenuta richiesta e dei criteri di standardizzazione
perseguiti dai produttori. Le giunzioni di qualsiasi tipo, comunque, vanno realizzate
tenendo conto delle caratteristiche tipiche delle stesse e dei limiti d’impiego in conformità
agli spessori da utilizzare, o per rendere omogenea l’esecuzione di raccordi e tronchi
rettilinei.
Tali esigenze costruttive si ripercuotono sul risultato globale del manufatto, anche per ciò
che si riferisce alle garanzie richieste per le diverse classi di tenuta. È ormai appurato che
una componente fondamentale tra quelle che determinano le perdite per fughe d’aria nelle
condotte è il sistema di profilatura longitudinale delle stesse, che dipende in primo luogo
dal tipo di aggraffatura impiegata e, in secondo luogo, dai metri lineari di aggraffatura
realizzati per metro quadrato di superficie della condotta. È infatti dimostrato che,
misurando le perdite per fughe d’aria in metri lineari di giunzione, e dividendole poi per i
metri quadrati di lamiera che compongono la condotta, piccole sezioni trasversali
presentano un rapporto metri lineari di giunzione / metri quadrati di condotta più
sfavorevole rispetto a condotte di sezione maggiore. Analogamente, i raccordi (che
richiedono quattro aggraffature d’angolo) hanno un rapporto ancora più sfavorevole.
Si può ricorrere a ulteriori interventi per migliorare la tenuta delle condotte, se richiesti da
particolari esigenze. Essi consistono nell’applicazione di sigillanti contemporaneamente o
successivamente alle operazioni di profilatura. Ciò comporta, ovviamente, un aumento del
costo di produzione.
Fig. 34 - Pittsburgh
-resistenza meccanica;
-tenuta alle fughe d’aria;
-classi di pressione;
-caratteristiche dei materiali;
-interasse degli staffaggi.
Non esistono regole che indirizzino la scelta in modo univoco, se non quelle determinate di volta
in volta dalle condizioni di oggetto e di impiego, affidate all’esperienza del progettista e del
costruttore. Si riportano di seguito le rappresentazioni tipiche dei sistemi di giunzione
trasversale maggiormente impiegati, facendo presente che essi sono validi in applicazioni
normali, senza particolari sollecitazioni dovute a pressione, peso proprio delle condotte,
temperatura, spinta del vento, ecc. In questi casi, sono necessarie prove statiche specifiche.
A SEZIONE CIRCOLARE
Gli esempi di giunzione riportati nelle figure successive valgono per l’impiego su condotte
rettilinee ad aggraffatura spiroidale continua o rettilinea calandrata, con esclusione della
giunzione riportata in fig. 39, utilizzabile solo per condotte calandrate.
ESEMPI DI GIUNZIONI
Fig. 36
Fig. 37
Y) Giunto con profilo Dettaglio Y
flangiato e anello elastico
Fig. 38
Fig. 39
A SEZIONE RETTANGOLARE
Tra i sistemi di giunzione trasversale utilizzati per congiungere tra loro i singoli elementi di
condotte, siano essi rettilinei o raccordi, i più comuni sono:
Fig. 40
La flangia in profilato zincato va assicurata alla parete della condotta mediante fissaggio
meccanico ottenuto con puntatura elettrica, rivettatura con rivetti ciechi o punzonatura. È prescritto
l’impiego di morsetti di serraglio delle flangie che vanno posti su tutti i lati delle condotte a intervalli
di 400 mm. In sintonia con i metodi di costruzione adottati dai costruttori europei, è consigliato
realizzare il fissaggio meccanico delle flangie scegliendo tra i sistemi sopraindicati la rivettatura o
la punzonatura.
Questo sistema di giunzione è ricavato direttamente dalla sagomatura della condotta, fissando ai
bordi della stesa degli angolari di lamiera prestampata. È prescritto l’impiego di un profilo di
serraggio per assicurare l’aderenza dei lembi della giunzione. Qusto sistema è ancora poco
diffuso in Italia, anche se le caratteristiche di tenuta meccanica lo propongono come valida
alternativa al tipo di giunzione “a flangia riportata”.
C) Giunzione a baionetta
Poiché le giunzioni trasversali rappresentano una sensibile causa di perdita per fughe d’aria, è
consigliabile in ogni caso ricorrere all’applicazione di sigillantie di guarnizionidi tenuta nella fase di
assemblaggio dei singoli elementi.
3.6. STAFFAGGI
La cura nella costruzione delle condotte è il presupposto per una corretta interpretazione e
applicazione delle condizioni poste nel progetto di una rete aeraulica; tuttavia, i risultati di buona
esecuzione possono essere vanificati da una non corretta realizzazione del sistema di staffaggio. Il
rischio è reale, perché frequentemente viene attribuita poca importanza a questa fase e raramente
nei capitolati si fa riferimento a prescrizioni specifiche in materia, e questo perché l’ideazione del
sistema di staffaggio viene normalmente lasciata all’esperienza e alla responsabilità del ocstruttore
e/o dell’installatore. È perciò utile ricordare che esistono anche in questo campo alcune “regole
dell’arte” da rispettare per la corretta esecuzione del sistema di staffaggio, che andrebbero
pertanto definite nella fase di progettazione della rete.
La scelta tra i possibili metodi di staffaggio dipende dalle condizioni oggettive poste dalla struttura
architettonica (caratteristiche dell’edificio, spazi disponibili, percorso delle condotte, aspetto
estetico, ecc.) Inoltre, le tecniche impiegate sono diverse a seconda del tipo di condotte da
installare: per questi motivi, sarebbe troppo dispersivo affrontare nei dettagli tutte le soluzioni
possibili. Quindi l’analisi si limiterà agli elementi di staffaggio che costituiscono i casi tipici di
impiego. La norma DW 142 – “Addendum A”, ripresa del documento di lavoro CEN n° 7, distingue
gli elementi dllo staffaggio, in ordine alla loro funzione, in:
Qualunque sia la configurazione, èconsigliato inteporre fra le parti rigide (strutture, sostegni e piani
delle condotte) strati di materiale elastico.
I componenti utilizzati per il fissaggio devono avere le stesse caratteristiche di robustezza dei
sostegni delle condotte ad essi ancorate.Per garantire l’affidabilità dell’aggancio a una struttura in
cemento, in laterizio alveolare o in carpenteria metallica si ricorrerà, di volta in volta , all’utilizzo di
tasselli ad espansione (da pieno o da vuoto), muratura di inserti metallici oppure “cravatte” o
“morsetti”, questi ultimi in alternativa alla saldatura che è sempre sconsigliata.
L’uso di chiodi “a sparo” conficcati direttamente nella struttura non è consigliato per carichi
sospesi.
Qualunque sia il tipo di sospensione o sostegno scleto, esso dovrà essere di tipo
metallico, zincato per immersione a caldo, zincato a freddo o protetto con altri trattamenti
anticorrosivi.
Per il posizionamento a soffitto delle condotte circolari, l’esecuzione può essere fatta in due modi
a seconda del peso delle stesse. Per pesi ridotti, le condotte vengono normalmente sostenute per
mezzo d iuna sottile lamiera zincata flessibile (reggetta metallica) della larghezza di circa 30
mm., solitamente preforata per consentire l’introduzione dei bulloni di fissaggio e di regolazione
della quota di posa delle condotte (vedi fig. 41). Tale reggetta metallica può quindi essere fissata
al soffitto a mezzo di tasselli ad espansione o con un altro dei sistemi di fissaggio già citati. Per
condotte di peso più consistente, viene di solito utilizzato un supporto di Fe piatto (di spessore 2-3
mm), con due fori laterali per l’aggancio delle sospensioni.
Fig. 41 – condotta circolare
sospesa al soffitto con reggetta
metallica e tassello ad
espansione
Per le condotte a sezione rettangolare di piccole dimensioni e peso si impiegano normalmente dei
profili stampati (squadrette) di lamiera zincata fissate alla condotta mediante viti autofilettanti
oppure rivetti (fig. 42).
Fig. 42 – Sospensione di
condotta rettangolare di piccole
dimensioni (< 800 mm.) in
aderenza al soffitto con impiego
di squadrette metalliche
Fig. 43 – Sospensione di
condotta rettangolare di piccole
dimensioni (< 800 mm.)
distanziate dal soffitto
In ogni caso questi tipi di sostegni vanno applicati in coppia ai lati della condotta. L’applicazione
delle squadrette solo su un lato non è corretta.
Qualora le dimensioni delle condotte a sezione rettangolare e il loro peso siano rilevanti ai fini dello
staffaggio, si ricorre all’impiego di una barra di sostegno trasversale (normalmente in profilato
zincato preforato). Il dimensionamento di tale supporto sarà in funzione del peso e delle dimensioni
della condotta. In ogni caso, non è accettabile la flessione dello stesso.
Nel caso particolare di condotte posizionate in prossimità di un pavimento, l’appoggio può essere
costituito da piccoli muretti di mattoni di alteza limitata (cm. 10) sui quali va appoggiato, prima
della messa in opera della condotta , un supporto anelastico con il compito di isolare la lamiera dal
materiale cementizio. Qualora la condotta sia posizionata a una certa quota dal pavimento, si può
optare pe lo staffaggio con impiego di sostegni costituiti da profilati metallici con base di
appoggio quadrata e in forma avvolgente la condotta.
Quando le condotte devono essere installate a parete il sistema di staffaggio può essere realizzato
con impiego di angolari di ferro o in profilato zincato preforato (mensole) murati o fissati con
tasselli (Fig. 44).
Un altro sistema impiegato per questo tipo di esecuzione è quello costituito da un sostegno
orizzontale in profilato tenuto in opera dalla parete laterale e da una sospensine affrancata al
solaio con tondino di barra filettata o cavetto d’acciaio.
Si sono sin qui esposti alcuni modi per eseguire gli staffaggi. È difficile indicare le misure, anche
per il fatto che queste sarebbero soggette alla variazione dei carichi che debbono sostenere: si
possono però dare alcuni suggerimenti di come esse debbano adattarsi all’impianto di una rete
aeraulica.
Tutti i sostegni, per svolgere al meglio la loro funzione, debbono rispettare le seguenti
prescrizioni:
a) Essere posizionati ad angolo retto rispetto all’asse della condotta che devono
sostenere.
b) Gli ancoraggi realizzati con la reggetta metallica devono interessare tutte le condotte
e non una sola parte; in altre parole devono essere installati in coppi e posizionati
uno opposto all’altro.
f) I montanti verticali delle condotte attraversanti i locali con altezza superiore a 4,5 m
devono essere sostenuti con staffaggi intermedi oltre a quelli realizzati in prossimità
dei solai di attraversamento ai piani.
g) La spaziatura degli staffaggi per condotte rettilinee deve essere in rapporto alla
sezione delle condotte e comunque sempre secondo la tab. 18
Queste poche regole vanno bene per la maggioranza degliimpianti, nei casi particlari deve essere
il progettista con la sua esperienza ad aggiungere materiale di supporto al fine di rendere affidabile
l’impianto.
I sistemi che si adottano per la definizione della corretta posizione degli staffaggi sono due: uno fa
riferimento al perimetro delle condotte ed è detto “sistema del semi perimetro”; l’altro invece fa
riferimento all’area della sezione trasversale delle condotte ed è quello che viene preso in
considerazione nella tabella 18 per dimensionare lo staffaggio.
La tabella si limita a fornire dimensioni delle condotte il cui rapporto tra il lato minore e quello
maggiore è al massimo di 4:1, anche prchè è sconsigliabile realizzare condotte oltre questo
rapporto di forma.
COLONNA 1 COLONNA 2
Condotte con sezione di area Condotte con sezione di area
sino a 0,5 m2 oltre 0,5 m2 sino a 1 m2
700x700 mm 1000x1000 mm
650x770 mm 950x1050 mm
600x800 mm 900x1110 mm
550x900 mm 850x1170 mm
560x1000 mm 800x1250 mm
450x1110 mm 750x1330 mm
400x1250 mm 700x1430 mm
350x1430 mm 650x1540 mm
600x1660 mm
550x1810 mm
500x2000 mm
Note:
1. Le condotte con dimensioni uguali o minori a quelle indicate in colonna 1 vanno sostenute con staffaggi il cui
interasse non sia inferiore a 3 m.
2. Le condotte con dimensioni uguali o superiori a quelle indicate in colonna 2 vanno sostenute con staffaggi il cui
interasse non sia superiore a 1,5 m.
3. Le condotte le cui dimensioni sono maggiori di quelle riportate in colonna 1 ma inferiori a quelle di cononna 2
vanno sostenute con staffaggi ad interasse non superiore a 2 m.
CONCLUSIONI
Un grande lavoro, affrontato con notevole fatica. Al termine di questo lavoro resta, da un lato, la
speranza di essere riusciti a spiegarci; e, dall’altro, un certo compiacimento per essere stati capaci
di allontanarci dalle nostre abitudini quotidiane per produrre qualcosa di nuovo.
Già da anni le riviste tecniche, i quotidiani che si interessano di temi economici e ogni tipo di
pubblicazione che riguardi le problematiche del settore industriale non fanno altro che parlare
dell’integrazione europea come di un esame, il cui esito dev’essere necessariamente positivo,
pena una stentata sopravvivenza in un mercato sovranazionale agguerrito e rinnovato. Da parte
nostra, siamo coscienti che il lavoro da fare sarà ancora molto impegnativo; ma, senza dubbio, la
redazione di queste pagine ha reso possibile una coesione e una determinazoine che ci fanno
guardare verso il futuro con fiducia.
Al termine del lavoro, ci siamo resi conto che poteva essere utile fare una sintesi di quanto
esposto: per questo motivo, riportiamo nelle pagine seguenti non tanto un riassunto (che sarebbe
fine a sé stesso), quanto un vero e proprio “prontuario” di tutte le informazioni utili per formulare le
offerte in modo corretto.
È importante sottolineare che le indicazioni che si traggono dalle pagine seguenti sono sufficienti
per formulare le offerte non soltanto cn riferimento al peso complessivo della rete di condotte, ma
anche ad altri parametri (per esempio il metro quadrato), più in sintonia con gli altri Paesi europei.
Riferimento commessa:
Aggiornamento: _________________________________________
Piano: _________________________________________________
Rettangolare o quadrata
Circolare
1 2 3 4 5
Acciaio zincato per immersione continua a caldo, con procedimenti tipo “Sendzmir”, con
copertura di zinco minima di 200 g/m2 (Z 200), formabilità minima FeP02G, negli spessori
come di seguito specificato, con tolleranza come da Norma UNI 5753 dell’1/84.
Acciaio preverniciato
Zinco-alluminio
Validi per condotte rettilinee e raccordi a sezione rettangolare riferite alla dimensione del lato
maggiore della condotta – classe di tenuta A – per i seguenti materiali: acciaio zincato,
preverniciato, inox, zinco-alluminio.
Validi per condotte rettilinee spiroidali e raccordi a sezione circolare, riferiti al diametro interno –
classe di tenuta A – per i seguenti materiali: acciaio zincato e acciaio inox.
A ciascuno degli spessori suindicati corrisponde un peso unitario, che serve come elemento di
riferimento per la determinazione del peso complessivo della rete condotte, al quale occorre
aggiungere l’incidenza per: profili, flange, sormonti, per aggraffature, deflettori e rinforzi interni,
nella misura del
Giunzione a baionetta
Giunzione “MABAG”
Giunzione spiroidale
Accoppiate con curve a settori e/o stampate, e raccordi o pezzi speciale in esecuzione calandrata.
STAFFAGGI
Commissione tecnica: Romano Cantelli, Luigi Gabella, Franco Guazzone, Carlo de Vignani,
Franco Innocenzi, Marco Roccheggiani, Vincenzo Veronesi, Giancarlo Zoppellaro
Redazione dei testi: Franco Innocenzi e Vincenzo Veronesi
Questa pubblicazione è stata redatta come manuale di consultazione per gli operatori del settore
e, pur contenendo una sintesi delle norme attualmente in vigore in vari Paesi e dei criteri di
costruzione oggi in uso, non costituisce standard di qualità. L’applicazione di contenuti a un
progetto dipende esclusivamente dalla scelta del progettista. L’ASAPIA non assume alcuna
responsabilità in merito alla corretta interpretazione e applicazione di quanto contenuto nella
Guida.
Un’interpretazione autentica di parti del testo che dovessero risultare di dubbia definizione, può
essere richiesta per iscritto all’Associazione. Interpretazioni orali o scritte espresse da singoli
associati non sono da considerarsi ufficiali. Ciò non impedisce a ogni associato di esprimere la
propria opinione su parti della Guida, purchè specifichi chiaramente che si tratta di un’opinione
personale e che in nessun modo ciò rappresenta un atto ufficiale dell’Associazione.
Le indicazioni contenute in questa pubblicazione sono state sviluppate sulla base di principi di
ingeneria e ricerca con la consulenza e le informazioni contenute da costruttori, utilizzatori,
laboratori sperimentali e altri specialisti del settore.
L’ASAPIA non assume alcuna responsabilità per l’applicazione dei principi e delle tecniche
contenuti in questa pubblicazione. È comunque prevalente, nella progettazione e nella
costruzione, il rispetto di leggi o regolamenti emanati dalle autorità competenti in materia.
È permesso l’uso non esclusivo ed esente da diritti d’autore di parti dl testo e delle illustrazioni
(purchè per pagine intere o citando la fonte), qualora l’impiego sia finalizzato all’inserimento in
capitolati d’appalto, bandi di gara, disegni contrattuali e specifiche di buona esecuzione nella
realizzazione di reti aerauliche eseguite nel territorio nazionale. L’utilizzatore è responsable della
corretta interpretazione dei testi e della conseguente applicazione all’esecuzione specifica, inclusi
gli errori eventualmente compresi nella stesura della Guida.
GUIDA TECNICA n. 2
Per la classificazione
la scelta e l'applicazione
di materiali e sistemi
per l'isolamento termico e acustico
nelle distribuzioni aerauliche
PREMESSA:
Il Consiglio Direttivo
AS.A.P.I.A.
z CAPITOLO 1
z CAPITOLO 2
2.1 Premessa
2.2.1 Premessa
z CAPITOLO 3
PANORAMA NORMATIVO
z CAPITOLO 4
4.1 Generalità
4.2 Definizioni
4.3 Classificazione
z CAPITOLO 5
z BIBLIOGRAFIA
TORNA
ALL'INIZIO
Per quanto nei tre casi l'effetto finale sia uguale, cioè porti sempre
ad un aumento dell'energia totale del corpo che riceve calore a
spese di una diminuzione dell'energia del corpo che lo cede,
questi fenomeni sono nettamente diversi tra di loro.
Nella conduzione
attraverso i solidi la
trasmissione del calore è
in parte causata dalle
interazioni tra molecole
adiacenti, oscillanti
nell'intorno della loro
posizione media nel
reticolo cristallino ed in
parte è dovuta a scambi
radiativi. Nei fluidi invece
le singole molecole
possono compiere
notevoli spostamenti,
entrando anche in
collisione con le altre
molecole, ed a questi
processi elementari è
dovuta la propagazione
termica per conduzione
nel fluido.
Nella convezione,
caratteristica dei liquidi e
dei gas, la trasmissione
del calore avviene invece
attraverso un movimento
macroscopico di alcune
parti della massa del
fluido rispetto ad altre,
cioè si ha trasporto di
materia. La convezione
può essere naturale o
forzata: quest'ultima si ha
quando si attiva, con
ventilatori o pompe, il
moto dei fluidi.
Nell'irraggiamento infine
la trasmissione del calore
avviene sotto forma di
radiazione
elettromagnetica
indipendentemente dalla
presenza di molecole. Si
tratta cioè di una
trasmissione di energia
dello stesso tipo
dell'energia luminosa, che
quindi può propagarsi
anche nel vuoto.
In formula:
(1)
Nella formula (1) del flusso di calore che attraversa una parete
omogenea compaiono la conduttività termica l del materiale
costituente il divisorio e lo spessore s del divisorio stesso.
La trasmissione del calore tra due ambienti dipende, oltre che dal
fenomeno di conduzione attraverso il divisorio, dalle modalità di
trasferimento del calore dall'aria dell'ambiente interno, a
temperatura maggiore, verso la superficie interna della parete e
dalla superficie esterna della stessa verso l'ambiente esterno,
supposto a temperatura minore.
- hi = 7.7 W/m²K
- he = 25 W/m²K
(2)
(3)
K = 1/R [W/m²K]
(4)
Ad esempio per l' isolante di cui sopra, abbiamo per la (4) e per
Tfc = 80 °C e Tfe = 20 °C :
TORNA
ALL'INIZIO
DIMENSIONAMENTO DEGLI
SPESSORI ISOLANTI - CRITERI DI
SCELTA
2.1 Premessa
1) Esigenze tecniche
superfici isolate
2) considerazioni economiche
5) Caratteristiche acustiche
TORNA
ALL'INIZIO
2.2.1 Premessa
leff = l + Dl
Accessori aeraulici
Fig. 2.1 - Eliminazione dei ponti termici nello staffaggio delle condotte
Flangie
(1)
De = 0,640 x (a + b) [mm]
(2)
(3)
[m K/W]
(4)
[m]
(5)
[m K/W]
(6)
[m]
(7)
[m² K/W]
(8)
[m]
Superfici piane
(9)
(10)
s = [(Ti-Te)/q] *l [m]
Nota importante
Gli impianti
aeraulici sono
soggetti a perdite
o fughe d’aria che
si verificano lungo
il percorso
attraverso la rete
di condotte. Una
valida definizione,
anche se
generica, per
individuare le
perdite d’aria
potrebbe essere
la seguente: il
quantitativo d’aria
determinato come differenza tra la portata complessiva
dell’impianto, stabilita in fase di progettazione, e il quantitativo
d’aria effettivamente erogato (ovvero aspirato) dall’impianto
attraverso i suoi terminali di diffusione (o di ripresa); tale
quantitativo si deve aggiungere a quello effettivo per ottenere il
soddisfacimento delle condizioni inizialmente poste nel progetto.
Per quanto riguarda i flussi dunque, per tenere conto dei difetti di
tenuta, occorre sostituire in tutte le formule precedentemente
indicate al flusso q l' espressione:
(11)
[W/m K o W/m² K]
fA 1,32x10- 0,84x10-
A 2,4x10-3 3 3
(12)
(13)
Nota importante
In tal caso l' energia scambiata dal sistema di distribuzione con l'
ambiente circostante, così come determinata in base alle formule
precedentemente riportate, viene in parte ceduta all' ambiente
esterno ( energia non recuperata Qdnr) ed in parte ceduta a quello
interno (energia recuperata Qdr).
- tubazioni interrate:
- alla portata Por quella media all' interno della condotta che tiene
conto delle perdite qv dovute alle giunzioni.
Formula generale
(14)
[°C]
N.B. Le formule sopra riportate possono essere usate sia per l'
aria calda ad alta temperatura che per gas di combustione. In tal
caso i calori specifici dei due fluidi possono essere dedotti dalle
tabelle 2.2 e 2.3
Temperatura
50 100 150 200 250
aria (°C)
Calore
specifico 1009 1013 1017 1021 1026
(J/KgK)
Temperatura
0 100 200 300 400 500 600 700
aria (°C)
Calore
specifico 101 1038 1063 1084 1105 1130 1151 1172
(J/KgK)
(15)
[m]
(16)
[m]
Formula generale
(17)
[°C]
(18)
(19)
[m K/ W]
Superfici piane
(21)
(22)
[m]
Considerazioni teoriche
(23)
Ts > Tr [°C]
(24)
DT = Te - Ts [°C]
U.R.
°C
30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95
-20 ----- 10.4 9.1 8 7 6 5.2 4.5 3.7 2.9 2.3 1.7 1.1 0.5
-15 12.3 10.8 9.6 8.3 7.3 6.4 5.4 4.6 3.8 3.1 2.5 1.8 1.2 0.6
-10 12.9 11.3 9.9 8.7 7.6 6.6 5.7 4.8 3.9 3.2 2.5 1.8 1.2 0.6
-5 13.4 11.7 10.3 9 7.9 6.8 5.8 5 4.1 3.3 2.6 1.9 1.2 0.6
0 13.9 12.2 10.7 9.3 8.1 7.1 6 5.1 4.2 3.5 2.7 1.9 1.3 0.7
2 14.3 12.6 11 9.7 8.5 7.4 6.4 5.4 4.6 3.8 3 2.2 1.5 0.7
4 14.7 13 11.4 10.1 8.9 7.7 6.7 5.8 4.9 4 3.1 2.3 1.5 0.7
6 15 13.4 11.8 10.4 9.2 8.1 7 6.1 5.1 4.1 3.2 2.3 1.5 0.7
8 15.6 13.8 12.2 10.8 9.6 8.4 7.3 6.2 5.1 4.2 3.2 2.3 1.5 0.8
10 16 14.2 12.6 11.2 10 8.6 7.4 6.3 5.2 4.2 3.3 2.4 1.6 0.8
12 16.5 14.6 13 11.6 10.1 8.8 7.5 6.3 5.3 4.3 3.3 2.4 1.6 0.8
14 16.9 15.1 13.4 11.7 10.3 8.9 7.6 6.5 5.4 4.3 3.4 2.5 1.6 0.8
16 17.4 15.5 13.6 11.9 10.4 9 7.8 6.6 5.4 4.4 3.5 2.5 1.7 0.8
18 17.8 15.7 13.8 12.1 10.6 9.2 7.9 6.7 5.6 4.5 3.5 2.6 1.7 0.8
20 18.1 15.9 14 12.3 10.7 9.3 8 6.8 5.6 4.6 3.6 2.6 1.7 0.8
22 18.4 16.1 14.2 12.5 10.9 9.5 8.1 6.9 5.7 4.7 3.6 2.6 1.7 0.8
24 18.6 16.4 14.4 12.6 11.1 9.6 8.2 7 5.8 4.7 3.7 2.7 1.8 0.8
26 18.9 16.6 14.7 12.8 11.2 9.7 8.4 7.1 5.8 4.8 3.7 2.7 1.8 0.9
28 19.2 16.9 14.9 13 11.4 9.9 8.5 7.2 6 4.9 3.8 2.8 1.8 0.9
30 19.5 17.1 15.1 13.2 11.6 10.1 8.6 7.3 6.1 5 3.8 2.8 1.8 0.9
35 20.2 17.7 15.7 13.7 12 10.4 9 7.6 6.3 5.1 4 2.9 1.9 0.9
40 20.9 18.4 16.1 14.2 12.4 10.8 9.3 7.9 6.5 5.3 4.1 3 2 1
45 21.6 19 16.7 14.7 12.8 11.2 9.6 8.1 6.8 5.5 4.3 3.1 2.1 1
50 22.3 19.7 17.3 15.2 13.3 11.6 9.9 8.4 7 5.7 4.4 3.2 2.1 1
Tab. 2.4 - Differenza di temperatura ammessa tra superficie e aria ambiente a diverse
percentuali di umidità relativa
(25)
[°C]
dove:
(26)
(27)
DT*<DT [°C]
(28)
[m K/ W]
(29)
[m K/ W]
Fig. 3
Superfici piane
(30)
(31)
(32)
[m]
TORNA
ALL'INIZIO
(33)
dove:
Q = K * (T1 - T2)
(34)
P= p/s [g/m2 h]
[g/m² h mmHg]
(36)
pa = 0,09 g/ m h mmHg
- permeabilità: kg/ m s Pa
- permeanza: kg/m2 s Pa
Il fattore di trasformazione è:
(38)
Barriera al vapore
Tipo di
d L P M c L M c
materiale
Condizione Kg/s m KJ/Kg Kcal/h g/h m Kcal/Kg
Kg/M³ W/mK -
di impiego Pa K m °C mmHg °C
Carta e
cartone 1100 0.23 2.5x10-15 7500 1 0.2 12x10-6 0.25
bitumati
Velo di vetro 9.38x10-
1200 0.23 20000 0.92 0.2 4.5x10-6 0.22
bitumato 15
Foglio di
alluminio
2700 220 268x10-18 70000 0.96 189 129x10-9 0.23
(spes. 0.025-
0.05 mm)
Foglio di
alluminio
rivestito in
2700 220 110x10-18 1700000 0.96 189 53x10-9 0.23
plastica su 2
lati (spes.
0.05-0.08mm)
Foglio di
alluminio
rivestito in
2700 220 94x10-18 2000000 0.96 189 45x10-9 0.23
plastica su 2
lati (spes.
>0.08mm)
18.75x10-
PVC in fogli 1400 0.16 15 10000 1.3 0.14 9x10-6 0.3
Polietilene in 3.75x10-
950 0.35 50000 2.1 0.3 1.8x10-6 0.5
fogli 15
200 31 22 13 43 32 19
400 32 23 13 46 33 20
600 33 23 13 47 34 21
800 34 23 13 48 35 21
1000 34 24 13 49 35 21
1500 34 24 13 49 35 21
parete
34 24 13 49 35 21
piana
Tab. 2.8 - Spessori isolanti (mm) anticodensa minimi per condotte, in funzione
dell'umidità relativa dell'aria
ambiente e della conduttività termica utile dell'isolante utilizzato (conduttività
termica utile alla temperatura
media di 20°C: l 0.045 W/mk)
TORNA
ALL'INIZIO
- Norme Uni attuative del DPR 26 agosto 1993, n. 412 sopra citato,
I valori utili delle conduttività dei vari materiali isolanti non figurano però nel
decreto citato, ma sono invece riportati, a titolo indicativo per la progettazione di
massima, nella norma UNI 10376. (vedi tabella 2.12)
0.030 13 19 26 33 37 40
0.032 14 21 29 36 40 44
0.034 15 23 31 39 44 48
0.036 17 25 34 42 47 52
0.038 18 28 37 46 51 56
0.040 20 30 40 50 55 60
0.042 22 32 42 54 59 64
0.044 24 35 46 58 63 69
0.046 26 38 50 62 68 74
0.048 28 41 54 66 72 79
0.050 30 44 58 71 77 84
Tab. 2.10 Valori minimi d'isolamento
In assenza di tali indicazioni ci sembra rientri nello spirito del legislatore estendere alle
condotte le correzioni previste per le tubazioni, correzioni che quindi potrebbero essere
cosi enunciate:
- per condotte correnti entro strutture non affacciate ne all’esterno ne su locali non
riscaldati, gli spessori precedentemente indicati vanno moltiplicati per 0,3 (vedi tabella
2.11, condotte tipo C).
In relazione a quanto sopra, gli spessori previsti per le condotte, in funzione della
conduttività termica utile del materiale isolante, espressa in W/m °C, alla temperatura
media di 40 °C, dovrebbero dunque risultare, alla luce della nostra interpretazione, quelli
riportati nella tabella 2.11.
Per materiali isolanti con conduttività termiche utili diverse da quelle indicate in tabella
2.10, i valori minimi degli spessori di isolante devono essere ricavati per interpolazione
lineare.
Va precisato che gli spessori sopra riportati sono quelli minimi per cui vanno arrotondati
agli spessori commerciali disponibili immediatamente superiori.
Inoltre gli spessori succitati potrebbero non essere sufficienti a rispettare il disposto della
norma che fissa il rendimento globale medio stagionale dell’impianto, e quindi anche
quello della rete di distribuzione dell’aria, rendimento evidentemente legato al grado di
isolamento delle condotte e alla loro capacita di tenuta alle fughe d’aria.
(39)
dove:
Per calcolare il rendimento di distribuzione delle reti di condotte si può fare riferimento, in
mancanza di una norma ad hoc, alla norma UNI 10348-94 che, per calcolare hg, da la
formula:
(40)
[adimensionale]
dove:
Qhrj è l'energia termica richiesta da ogni singola zona (fabbisogno energetico utile reale)
Qdnr è l'energia termica scambiata dalla rete di distribuzione con l'ambiente e non
recuperata (vedi paragrafo 2.2.4).
Un altro motivo che potrebbe portare all’aumento degli spessori minimi indicati in tabella
2.11 deriva dal rispetto di particolari esigenze tecniche, del tipo di quelle citate nei
precedenti paragrafi e che qui brevemente riassumiamo:
Note:
I dati riportati nella tabella seguente sono forniti a titolo indicativo per la
progettazione di massima. I valori utili da adottare nella progettazione esecutiva
di dettaglio devono essere sempre desunti dal valore dichiarato dal produttore,
se certificato. I dati sono riferiti alla temperatura media di 40°C e tengono conto
dell’influenza della posa, delle tolleranze di spessore, delle tolleranze di
produzione, del comportamento nel tempo, della stabilita dimensionale, ecc., in
senso generale.
l a 40°
Densità
Tipo di materiale Configurazione C
(Kg/m³)
(W/mK)
Lana di vetro feltri 19 0.050
22 0.046
55 0.041
pannelli 22 0.046
60 0.040
coppelle 60 0.039
40 0.038
Poliuretano espanso coppelle
15 0.040
Pur/Pir in flessibile
30 0.039
Poliuretano espanso
Pur/Pir espanso in 30 0.045
situ
Elastomeri espansi
(FEF) estrusi in 55 0.040
continuo
70 0.040
Resine fenoliche
coppelle 30 0.038
(FF) espanse
Polistirene (PSE)
coppelle 20 0.045
espanso
Polistirene estruso
coppelle 30 0.040
(PER) rigido
Tab. 2.11 - Conduttività termiche indicative di riferimento di alcuni materiali isolanti
tratte da UNI 10376
Spessori Spessori
Esempio: CONDUTTIVITÀ secondo secondo
LANA DI UTILE (W/m°C) DPR DPR
VETRO 1052/77 412/93
(mm) (mm)
55 Kg/m³ 0.041 31 31
22 Kg/m³ 0.046 35 38
19 Kg/m³ 0.050 39 44
Tab. 2.13 - Spessori isolanti per le condotte d’aria (confronto tra DPR 1052/77 e
412/93)
I requisiti da soddisfare sono legati sia alle proprietà termiche, di resistenza alla
temperatura di impiego, di comportamento al fuoco, ecc., sia alla loro idoneità
all’impiego (stabilita dimensionale, assorbimento di acqua, resistenza alla trasmissione
del vapore acqueo, ecc.).
In merito alla determinazione della conduttività termica ricordiamo che essa deve essere
eseguita secondo UNI 7745 o secondo UNI 7891, per tutti i materiali per i
quali e possibile ricondursi a pannelli piani, utilizzando invece la misura secondo la
norma ISO 8487 sulla ”simmetria cilindrica”, quando ciò non sia invece possibile.
Tale attestazione, in relazione alla legislazione vigente, deve essere contenuta in una
dichiarazione fornita dall’installatore dell’impianto e riportante tutte le informazioni
necessarie ed in particolare l’elencazione dei tipi di materiale coibente impiegati e relativi
spessori, nonché la dichiarazione di conformità resa dal produttore del materiale
isolante.
La norma precisa che, oltre all’isolamento della parte corrente delle condotte, realizzato
con strati di materiale isolante a giunti ben sigillati, vanno adeguatamente isolati anche
le curve, i raccordi, le flangie, le serrande e tutto ciò che possa costituire ”ponte termico”.
Devono essere previste adeguate protezioni superficiali del materiale isolante per evitare
il deterioramento di quest’ultimo.
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ALL'INIZIO
Anche i prezzi dei vari materiali isolanti sono molto diversi tra loro, per cui viene
spontaneo chiedersi se sia possibile effettuare una precisa analisi del rapporto
costo/prestazioni sia per quanto riguarda le proprietà isolanti termiche sia per quelle
acustiche.
Per effettuare le suddette valutazioni occorre evidentemente disporre di metodi di- versi
a seconda che si tratti di stabilire la convenienza di un isolante rispetto alla protezione
termica oppure rispetto a quella acustica.
Effettuando il rapporto:
(41)
Per quanto riguarda la conduttività termica l occorre far riferimento al suo valore ”utile”,
soprattutto per due motivi:
Tale delicato compito riguarda evidentemente il progettista, il quale può tener conto delle
indicazioni riportate nella tabella 2.12 (norma UNI 10376-94).
Il materiale in questione avrà un costo C dato dal prodotto del suo costo a metro cubo p
moltiplicato per lo spessore s.
In formula:
(42)
C= p x s [L/m²]
La resistenza termica del materiale in questione sarà, in base a quanto prima precisato,
data da:
(43)
(44)
Il rapporto suddetto, che rappresenta il costo dell’unita di resistenza termica, ci dice che
un materiale isolante termico e tanto più appetibile quanto più ridotto e il suo
costo a metro cubo p e quanto più e contenuto il valore della sua conduttività
termica utile. Effettuando il prodotto p x l per i vari manufatti isolanti utilizzati nella
pratica quotidiana e facile verificare per quali di essi il rapporto costo/ prestazioni
assume il valore più favorevole.
Nell’ambito del controllo del rumore si ricercano materiali, componenti e sistemi in grado
di fornire la necessaria difesa contro la propagazione del suono anche negli impianti
aeraulici. L’idoneità all’impiego per questi fini viene definita prestazione acustica e, a
seconda dello specifico compito, viene quantificata da diverse grandezze fisiche tra cui
in particolare:
La perdita per inserzione PI delle condotte migliora con l’impiego di materiali isolanti
posti all’interno delle condotte stesse o con l’impiego di opportuni silenziatori.
Se per migliorare la perdita per inserzione PI, e quindi l’isolamento acustico D tra due
locali, di una prefissata quantità DR, si inserisce nella condotta un materiale isolante del
(45)
q= C/DR [£/Decibel]
- gli scambi termici con l’ambiente lungo la condotta; - il rapporto tra le dimensioni della
condotta; - le perdite di carico lineari; - il tipo di curve o trasformazioni.
Gli scambi termici con l’ambiente di una rete aeraulica possono essere considerevoli, e
possono riguardare sia le condotte correnti all’interno di locali non condizionati che
quelle di grande lunghezza installate all’interno di locali trattati.
- per una data sezione, la condotta con il minor perimetro presenta le rientrate di calore
più basse (fig. 2.8);
Rapporto di forma
Per rapporto di forma si intende il rapporto tra il lato maggiore e quello minore di
una condotta. Si tratta di un rapporto molto importante, che va sempre preso in
considerazione durante la fase di progettazione, poiché al suo aumentare corri-
sponde un incremento dei costi di acquisto e di esercizio dell’impianto.
LATO
PERIMETRO
CATEGORIA MAGGIORE
(mm)
(mm)
1 da 150 a 300 da 500 a 1200
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Confrontando le suddette caratteristiche con quelle degli isolanti presenti sul mercato
scopriamo che, se da un lato nessun prodotto offre al cento per cento tutte le proprietà
richieste, dall’altro alcuni di essi si avvicinano maggiormente all’isolante perfetto.
= Insufficiente
= Sufficiente
= Buono
= Ottimo
Materiale isolante
CARATTERISTICA
X Y Z T
conduttività
utile/conduttività di
riferimento
costo/prestazioni
termiche
costo/prestazioni
acustiche
reazione al fuoco
stabilità
dimensionale
energia
risparmiata/energia
di produzione
Tab. 2.16 - Matrice materiali/prestazioni
Nella scelta del materiale isolante deve essere valutata la presenza di agenti inquinanti
emessi dagli impianti stessi o presenti nell’ambiente circostante (ad esempio ambiente
salino).
Sollecitazioni meccaniche
Si tratta nel caso specifico della norma UNI 10376-94, nella quale viene precisato che i
requisiti da soddisfare sono legati sia alle proprietà termiche, di resistenza alla
temperatura d’impiego, di comportamento al fuoco, ecc., sia alla loro idoneità
all’impiego, in termini di stabilita dimensionale, assorbimento di acqua, resistenza alla
trasmissione del vapore acqueo, ecc.
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3. PANORAMA NORMATIVO
3.1 La normativa al fuoco - Generalità
La sicurezza al fuoco in Italia e disciplinata da prescrizioni del Ministero dell’Interno e da
norme tecniche dell’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione).
La normativa antincendio può essere schematicamente suddivisa in tre punti
fondamentali.
Normativa verticale
Stabilisce, per ogni attività ritenuta pericolosa, le condizioni di sicurezza ed i relativi limiti
affinché l’esercizio della stessa consenta garanzie sia ai diretti interessati sia a terzi. In
particolare questa normativa stabilisce le modalità per la richiesta ed il rilascio del
Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) e fornisce un dettagliato elenco delle attività
soggette al CPI.
I manufatti che si collocano in classe zero sono i più sicuri, in quanto non favoriscono ne
l’insorgere ne lo sviluppo dell’incendio. Per poter essere classificato ”non combustibile”
un materiale deve superare il test ISO DIS 1182.2, che consiste nell’introdurre un
provino cilindrico di piccole dimensioni (diametro 45 mm e altezza 50 mm) in un fornetto,
portato alla temperatura di 800°C circa, per un tempo di 20 minuti.
Le condizioni che determinano il superamento della prova sono molto restrittive, infatti il
materiale non deve presentare:
- una perdita di massa media superiore al 50% della massa media originale;
- variazioni di temperatura tra la superficie del provino e l'ambiente del forno nelle
condizioni iniziali, maggiore di 50°C.
I materiali che non sono in grado di superare la prova ISO DIS 1182.2 sono considerati
combustibili e a diversi livelli di infiammabilità. Per la loro classificazione vengono
utilizzati i metodi di prova:
Mediante i primi due metodi, detti comunemente ”della piccola fiamma”, e possibile
valutare i seguenti parametri:
Con il terzo metodo, cosiddetto ”del pannello radiante”, che simula il comportamento del
materiale in presenza di incendio, si valuta anche la velocità di propagazione della
fiamma. La classe finale al fuoco del materiale viene definita da un’opportuna
combinazione dei risultati ottenuti dalle prove CSE RF 1/75/A o CSE RF 2/75/A e CSE
RF 3/77.
Il materiale, nel test del pannello radiante, viene provato nelle effettive condizioni di
impiego: in posizione orizzontale, se dovrà essere applicato a soffitto o a pavimento, in
posizione verticale, se destinato a parete. Qualora non venga definito a priori dal
produttore l’impiego finale, il materiale viene testato a parete, in quanto la prova e più
severa e cautelativa.
L’omologazione ha validità cinque anni e può essere rinnovata, senza ricorrere prima
alla procedura della certificazione presso un laboratorio autorizzato, ma presentando
richiesta direttamente al Ministero competente, qualora il materiale non abbia subito
modifiche di alcun genere.
Per quanto riguarda gli impianti aeraulici, non esiste nella regolamentazione un richiamo
puntuale alla loro classe di reazione o resistenza al fuoco, per tutta la possibile casistica.
Per quanto riguarda gli isolamenti, di norma si fa riferimento all’art. 137 della circo- lare
16/51 ”Norme di sicurezza per la costruzione, l’esercizio e la vigilanza dei teatri,
cinematografi e altri locali di pubblico spettacolo in genere” e, di recente, all’art. 8,
paragrafo 8.2.2.2 del Decreto Ministeriale 9/4/94 ”Approvazione della regola tecnica di
prevenzione incendi per la costruzione e l’esercizio delle attività ricettive turistico-
alberghiere”.
L’art.137 ”Condotte” della circolare 16/51 cosi recita: ”Eventuali rivestimenti delle
condotte, sia interni che esterni, applicati ai fini dell’isolamento termico od acustico,
debbono essere eseguiti soltanto con materiali incombustibili; le superfici interne delle
condotte devono risultare lavabili.”
L’art.8 paragrafo 8.2.2.2 del DM 9/4/94 prevede che: ”Le condotte vengano realizzate
con materiale di classe zero di reazione al fuoco e che le tubazioni flessibili di raccordo
siano di classe non superiore alla classe 2. Negli attraversamenti di pareti e solai lo
spazio attorno alle condotte venga sigillato con materiale di classe zero, senza
ostacolare le dilatazioni delle stesse.”
Infine, in base al DM 6/7/83 ”Norme sul comportamento al fuoco delle strutture e dei
materiali da impiegarsi nella costruzione di teatri, cinematografi ed altri locali di pubblico
spettacolo in genere” e successive modificazioni, le intercapedini, indipendentemente
dalla loro giacitura, devono essere totalmente riempite di materiali di classe zero, cioè
non combustibili.
realizzate con materiali non propaganti il fuoco di classe 1 o 2, permette, a causa della
deformazione sotto l’azione del calore, la fuoriuscita di eventuali gas e la loro
propagazione in compartimenti attigui.
A: qualora la condotta
non sia costruita con
materiale incombustibile
(lamiera d’acciaio), essa
si deforma sotto l’azione
del calore, consentendo
ai fumi dell’incendio di
invadere i compartimenti
attigui.
Le serrande tagliafuoco
rappresentano un
componente essenziale
delle reti aerauliche, e il
loro posizionamento, che
interessa in genere gli
attraversamenti di solai o
di pareti compartimentali,
e regolato da precise
disposizioni dei Vigili del
fuoco. Si tratta, in sintesi,
di un sistema passivo per
interdire l’immissione e/o
l’estrazione dell’aria da
compartimenti invasi dal
fuoco e dal fumo che, una
volta attivato, diviene
definitivamente statico.
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La legge 373/76 era costituita da tre parti: la prima riguardava gli impianti di produzione
del calore e gli annessi sistemi di termoregolazione, la seconda trattava l’isolamento
termico degli edifici e la terza le sanzioni previste per la mancata osservanza della
legge. Era inoltre integrata da tre importanti documenti e cioè:
- D.P.R. 1052/77, che definiva i criteri di applicazione della legge, nonché le modalità e i
termini per la presentazione della relazione tecnica;
- D.M. 10/3/1977, che stabiliva le zone climatiche ed i valori minimi e massimi del
coefficiente di dispersione del calore negli edifici;
- D.M. 30/7/1986, che aggiornava i valori limite dei coefficienti di dispersione termica
Cd, sulla base del rapporto di forma S/V (Superficie disperdente/Volume riscaldato)
dell’edificio e della fascia climatica di ubicazione.
In data 9 gennaio 1991 e stata emanata la legge 10, che ha abrogato non solo la legge
373/76, ma anche la legge 308/82 (solo parzialmente), relativa alle incentivazioni
economiche per gli interventi di risparmio energetico, il D.M. 23/11/1982 sul
contenimento dei consumi di energia negli edifici a destinazione industriale e artigianale
e la legge 645/83 sugli orari di funzionamento degli impianti di riscaldamento.
– D.P.R. attuativo dell’art. 4 comma 1, su proposta del Ministero dei Lavori Pubblici, che
definisce i criteri generali tecnico-costruttivi e le tipologie per l’edilizia sovvenzionata e
convenzionata, per l’edilizia pubblica e privata, anche riguardo la ristrutturazione degli
edifici esistenti;
- D.M. attuativo dell’art. 4 comma 2, sempre su proposta del Ministero dei Lavori
Pubblici, che contiene la normativa tecnica al cui rispetto risulta condizionato il rilascio
delle autorizzazioni e delle concessioni e l’erogazione di finanziamenti e contributi per la
realizzazione di opere pubbliche;
- D.P.R. attuativo dell’art. 30, su proposta del Ministero dell’Industria, del Commercio e
dell’Artigianato, che specifica le modalità per la certificazione energetica degli edifici;
- D.P.R. attuativo dell’art. 32, su proposta del Ministero dell’Industria, del Commercio e
dell’Artigianato, che definisce le norme per la certificazione dei materiali e dei
componenti che presentano prestazioni termiche tali da contribuire al risparmio
energetico degli edifici;
Rispetto alla normativa precedente sono stati elevati da +1 ’C a +2’ C i limiti di tolleranza
– la figura del terzo responsabile, che deve possedere adeguati requisiti tecnici e
occuparsi della gestione dell’impianto;
Da un’analisi più dettagliata del D.P.R. 412/93 emergono altri aspetti particolarmente
significativi.
Il territorio nazionale resta suddiviso nelle sei zone climatiche consuete (A, B, C, D, E ed
F).
Il decreto fornisce inoltre, nell’allegato A, i valori dei gradi giorno e la relativa fascia
climatica di appartenenza per oltre 8.000 località italiane. Si tratta di un ulteriore
aggiornamento del precedente D.M. 7/10/1991, cessato quindi di validità.
La classificazione degli edifici in base alla loro destinazione d’uso viene solo
parzialmente modificata rispetto a quella della normativa precedente (D.P.R. 1052/77).
E’ stata infatti aggiunta la categoria E.S ”Edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali
e assimilabili”, che in precedenza era disciplinata dal D.M. 23/11/1982, or- mai decaduto.
Viene qui sottolineato il concetto della separabilità dell’edificio, qualora questo presenti
delle parti adibite ad usi differenti.
Sono concesse deroghe a tali limiti qualora sussista almeno una delle seguenti
condizioni:
Questo punto raccoglie le maggiori novità, ed in particolare una serie di norme tecniche
UNI, che sono state emanate e recepite da un decreto del Ministero dell’Industria, il D.M.
6/8/1994, pubblicato sulla G. U. del 24/8/94. Con il recepimento da parte del Ministero
dell’Industria queste norme tecniche sono diventate cogenti.
Viene ribadito il fatto che sono soggetti al rispetto delle prescrizioni di legge gli impianti
(1)
dove log Pn e il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o del
complesso dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in
kW.
Il calcolo del rendimento medio globale stagionale di progetto, da confrontare con quello
limite sopra riportato, deve essere effettuato sulla base della norma UNI-CTI 1 0348-94.
Il rendimento globale medio stagionale, che viene definito come rapporto tra il
fabbisogno di energia termica utile per la climatizzazione invernale e l’energia primaria
delle fonti energetiche, compresa quella elettrica, con riferimento al periodo annuale di
esercizio, deve essere la risultante del prodotto dei quattro rendimenti di produzione,
emissione, regolazione e distribuzione.
Nel caso invece di sostituzione del generatore di calore, deve essere rispettato un
”rendimento di produzione medio stagionale”, il cui limite viene definito dalla se-guente
formula:
(2)
Il rendimento di produzione medio stagionale viene definito come il rapporto tra l’energia
termica utile generata ed immessa nella rete di distribuzione e l’energia primaria delle
fonti energetiche, compresa l’energia elettrica, calcolato con riferimento al periodo
annuale di esercizio.
Le metodologie di calcolo relative al F.E.N. sono contenute nelle norme UNI-CTI 10344
e 10379 e prevedono livelli differenti di complessità.
Metodo A: il più completo, articolato e preciso, su base mensile, che può essere
applicato sempre ed a qualsiasi tipologia di edificio (dalla villetta monofamiliare
all’edificio multipiano).
Metodo C: ancora più semplificato, poiché non tiene in alcuna considerazione gli apporti
di calore gratuiti e comunque applicabile solo agli edifici con volumetria inferiore a
10.000 m³, quando il rapporto percentuale tra gli apporti di calore e le dispersioni
termiche non risulta superiore al 20%.
Viene inoltre definito il valore limite del fabbisogno energetico per la climatizzazione
invernale, che non deve essere superato da quello di progetto, calcolato con una delle
metodologie sopra indicate.
dove:
Il valore di n viene fissato in 0.5 nel caso di edificio residenziale e in assenza di ricambi
d’aria meccanici controllati. Qualora sussistano norme igieniche e sanitarie imposte dalla
diversa destinazione d’uso dell’edificio e di singoli locali, vanno considerati i valori minimi
di ricambi d’aria fissati, moltiplicati per 1,1.
I valori utili delle conduttività dei vari materiali isolanti non figurano nel decreto citato, ma
vengono invece riportati, a titolo indicativo per la progettazione di massima, nella norma
UNI-CTI 10376-94.
Per la pratica attuazione dei disposti della su citata normativa si rimanda al capitolo 2
paragrafo 2.4.
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- UNI 10344: ”Riscaldamento degli edifici – calcolo del fabbisogno di energia”, attuativa
dell’art. 8, comma 3;
- UNI 10355: ”Murature e solai - valori della resistenza termica e metodi di calcolo”.
il decreto del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato (MICA) 13/ 12/93
”Approvazione dei modelli tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui all’art.
28 della legge 9/1/1991 n. 10, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di
contenimento del consumo energetico degli edifici”; la circolare del MICA 13/12/1993 n.
231/F ”Art. 28 della legge 10/91. Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni in
materia di contenimento del consumo di energia degli edifici. Indicazioni interpretative e
di chiarimento”.
I disposti del decreto in esame sono entrati in vigore 180 giorni dopo la data di
pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e cioè dal 18/6/1994.
- deposito del progetto termico che può essere sostituito dalla sola relazione;
Il decreto contiene un solo articolo nel quale vengono approvati i modelli tipo per la
compilazione della relazione di cui all’art. 28 della legge 10/91. I modelli tipo sud- detti
sono riportati negli allegati A, B e C che si differenziano in base alle tipologie di
intervento e precisamente:
B) Opere relative agli impianti termici di nuova installazione in edifici esistenti oppure
opere relative alla ristrutturazione di impianti termici esistenti
Ciò premesso, poiché gli schemi di relazione tecnica riportati negli allegati B e C
derivano dall’allegato A, tratteremo nel dettaglio solo quest’ultimo limitandoci, per gli altri
allegati, ad elencarne solo i capitoli.
Allegato A
a) INFORMAZIONI GENERALI
- Comune
- Indirizzo
- Committente
- Disciplina a cui deve rispondere l’edificio (se rientra nei disposti dell’art. 4 comma 1
oppure in quelli dell’art. 4 comma 2)
- Piante, sezioni e prospetti degli edifici - elaborati grafici relativi ad eventuali sistemi
solari passivi.
- Rapporto S/V
- Trasmittanza termica K (W/m² °C) degli elementi divisori verticali ed orizzontali tra
alloggi. Va precisato che il valore massimo di detta trasmittanza deve risultare inferiore a
quelli che verranno fissati dai decreti attuativi dell’art. 4 commi 1 e 2
- Valore del rendimento globale medio stagionale (valore di progetto e valore minimo
imposto)
- Tipo di tecnologia
- Investimento aggiuntivo
i) DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
- Prospetti e sezioni con sistemi di protezione solare – Elaborati sui sistemi solari passivi
l) DICHIARAZIONE DI RISPONDENZA
- il progetto relativo alle opere e rispondente alle prescrizioni contenute nella legge 10/91
e nei suoi regolamenti attuativi e cioè: D.P.R. attuativo dell’art. 4 comma 1, D.M.
attuativo dell’art.4 comma 2 e D.P.R. attuativo dell’art. 4 comma 4 (D.P.R. 412/93);
Allegato B
Opere relative agli impianti termici di nuova installazione in edifici esistenti e opere
relative alla ristrutturazione degli impianti termici. I principali paragrafi dell’allegato B
sono:
a) INFORMAZIONI GENERALI
h) DOCUMENTAZIONE ALLEGATA
i) DICHIARAZIONE Dl RISPONDENZA
Allegato C
a) INFORMAZIONI GENERALI
d) VOLUMETRIA RISCALDATA
f) DICHIARAZIONE DI RISPONDENZA
A regime, il decreto attuativo dell’art. 32 della legge 10/91 imporrà quindi che, per
tutti i componenti per i quali, ai fini della costruzione degli edifici e degli impianti,
le norme in materia di risparmio energetico prescrivano determinati requisiti, la
certificazione sarà sempre obbligatoria.
Per tutti gli altri materiali e manufatti l’obbligo di certificazione sarà limitato ai casi in cui
nella denominazione di vendita, nell’etichetta o nella pubblicità siano usate espressioni
che possano indurre l’acquirente a ritenere il prodotto destinato a un utilizzo finalizzato al
risparmio di energia.
- il nome del laboratorio presso il quale sono state effettuate le prove; - le procedure di
prova applicate.
Si rammenta inoltre che la legge 10/91 ha abrogato una serie di articoli della legge
308/82 (e in particolare l’art. 22, che prevedeva l’omologazione degli impianti e delle
apparecchiature) e la legge 373/76, lasciando in vita i disposti del suo regola- mento di
attuazione (D.P.R. 1052/77), compatibili con la legge 10/91 stessa, fino all’adozione del
decreto di cui all’art. 32.
Pertanto del D.P.R. 1052/77 e rimasto operante il Titolo I relativo all’omologazione di:
Il punto saliente riportato nella suddetta direttiva riguarda l’enunciazione dei sei requisiti
essenziali ai quali i prodotti, ma anche le opere finite, devono rispondere e cioè:
L’opera deve essere concepita e realizzata in modo tale che le azioni cui può essere
sottoposta durante la realizzazione o l’esercizio non provochino crolli, deformazioni non
L’opera deve essere concepita e realizzata in modo da non provocare lo sviluppo di gas
tossici, la presenza nell’aria di particelle pericolose, l’emissione di radiazioni pericolose,
ecc., tali da compromettere la salute degli occupanti.
4) Sicurezza nell’impiego
L’opera deve essere concepita e realizzata in modo che la sua utilizzazione non
comporti rischi di incidenti inammissibili.
All’interno della direttiva i sei requisiti essenziali sono espressi in termini generali,
pertanto essi vengono meglio precisati in documenti interpretativi, che danno loro
carattere di applicabilità a livello tecnico, fornendo inoltre un preciso riferimento anche
per quanto riguarda la definizione di norme europee armonizzate.
In Italia la Direttiva CEE Prodotti da Costruzione e stata recepita con il D.P.R. 21/4/1993
n. 246 ”Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai pro- dotti da
costruzione”, apparso sulla Gazzetta Ufficiale n. 170 del 22/7/93.
Come indicato dal decreto stesso, esso e applicabile ai ”materiali da costruzione nei casi
in cui essi debbano garantire il rispetto di uno o più requisiti essenziali, relativi alle opere
di costruzione”. Il decreto specifica anche che per materiale da costruzione deve essere
inteso ogni prodotto fabbricato al fine di essere inserito o assemblato in maniera
permanente nell’edificio o in altre opere di ingegneria civile. Risulta pertanto molto ampia
la gamma di prodotti che rientrano nel decreto. Inoltre, le condizioni di immissione sul
mercato di tali prodotti sono vincolate alla rispondenza dei requisiti essenziali,
ovviamente se prescritti, in funzione della specifica applicazione.
- Sicurezza nell’impiego;
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In base ai principi esposti nel capitolo 1 della presente Guida, la trasmissione del calore
in questo tipo di isolanti avviene, oltre che attraverso il gas, anche per mezzo della
matrice solida. Quest’ultima, rispetto al volume totale occupato dall’isolante, e molto
modesta, di norma inferiore al 5 % e talvolta anche all’1 %.
Quanto esposto spiega come la trasmissione del calore negli isolanti attraverso la
matrice solida sia una frazione molto contenuta di quella totale. Pertanto gli isolanti
comunemente usati sono sistemi eterogenei, costituiti da una matrice solida con
interstizi pieni d’aria o di gas particolari, nei quali la trasmissione del calore avviene:
- con forti contributi dovuti alla trasmissione per irraggiamento, soprattutto per i materiali
a bassa densità;
Nonostante la contemporanea presenza dei tre tipi su citati di trasmissione del calore, si
può ancora parlare di conduttività termica dell’isolante ricorrendo a una grandezza che
viene definita ”conduttività apparente del prodotto” o anche ”conduttività misurata”. Tale
parametro dunque tiene conto, in condizioni di esercizio assegnate, delle proprietà del
sistema e non solo del materiale costituente. Da sottolineare poi che negli isolanti
leggeri, per l’influenza degli scambi radiativi molto importanti presenti all’interno del
materiale, la conduttività apparente risulta funzione anche del loro spessore.
Più precisamente, poiché la conduttività negli isolanti a bassa densità aumenta con lo
spessore, se si vuole ricorrere a un solo valore prudenziale di detta conduttività, e
opportuno determinarlo per forti spessori (di norma superiori o uguali a 10 cm), cosi
come previsto dalla norma UNI 10351. Quanto detto vale soprattutto per l’edilizia e per
gli isolamenti industriali dove sono utilizzati spessori elevati.
4.2 Definizioni
Si definisce porosità p di un materiale isolante il rapporto tra il volume del gas
contenuto ed il volume totale dello spazio isolato.
contenere un numero di eterogeneità, cime di celle o di fibre, tali da costituire una media
significativa di tutte le proprietà che caratterizzano l’isolante attorno a quel punto.
Si definisce tecnicamente omogeneo - ovvero ai fini dei calcoli pratici - un materiale per
il quale in ogni punto si abbia:
P=Pe
Nel caso in esame si e adottata la classificazione che si basa sulla natura della matrice
solida degli isolanti, per cui in quanto segue verranno illustrate le principali
caratteristiche delle seguenti famiglie di materiali, cosi come riportate nella norma UNI
10376:
- la densità apparente;
- gli spessori minimi fissati dalla norma in vigore per le condotte trasportanti aria calda
negli impianti di riscaldamento (allegato B del D.P.R. 26/8/1993 n. 412 e tab. 2.11 della
presente Guida);
Invero gli isolanti in questione possiedono anche altre importanti caratteristiche i cui
valori, pero, sono spesso ottenuti con metodi di misura molto diversi da un materiale
isolante all’altro, per cui non sempre e possibile fare confronti significativi.
Queste e altre considerazioni hanno spinto a dare alla materia questa particolare
impostazione che, anche se limitata alle caratteristiche principali, fornisce gia al
progettista gli elementi per scegliere e valutare l’isolante più idoneo per le varie
applicazioni.
Tra queste sicuramente la più importante e la conduttività termica ”utile”, i cui valori da
adottare nella progettazione esecutiva di dettaglio devono essere fissati dal progettista
partendo dal valore dichiarato dal produttore, se certificato.
Invecchiamento
Altro fattore di invecchiamento può risultare l’esposizione agli agenti atmosferici e cioè al
sole (e in particolare alla radiazione ultravioletta), alla pioggia e al gelo.
Umidità
E’ questo il fenomeno che può avvenire nei materiali isolanti che proteggono condotte
trasportanti fluidi freddi, quali ad esempio aria condizionata per il raffrescamento estivo.
Infine di decisiva importanza, per tutti gli isolanti, al fine di evitare le condense sulla
superficie fredda delle condotte, risulta importante la cura da porre nella sigillatura dei
giunti trasversali e longitudinali degli isolanti al momento della loro posa in opera, anche
se si tratta del tipo a celle chiuse.
Tolleranze dimensionali
La misura della conduttività viene eseguita in laboratorio sullo spessore reale del
campione di prova, mentre invece il produttore dichiara la conduttività dell’isolante
associando detto valore al suo spessore nominale, che ha evidentemente una sua
tolleranza.
Ne deriva che il progettista, per calcolare la resistenza termica,
deve utilizzare non gia lo spessore nominale ma lo spessore
minimo che risulta considerando anche le tolleranza
dimensionale negativa sullo spessore.
IL fatto e rilevante sui piccoli spessori, quali ad esempio quelli richiesti dalla normativa
per le condotte installate in locali di tipo B e C (vedi schede dei prodotti): se la tolleranza
sullo spessore e di 2 mm e lo spessore del prodotto e di 10 mm la prestazione termica
va peggiorata del 20 %.
Altro fattore di rilievo e la possibilità che il manufatto isolante venga compresso durante
l’installazione, non rispettando quindi il valore di progetto. In quest’ultimo caso non
devono essere maggiorati i dati di specifica, ma deve essere controllata la corretta
installazione da parte della direzione lavori.
Entrambi i suddetti parametri possono risultare determinanti sul valore delle prestazioni
termiche in opera dei materiali isolanti. Mentre pero il primo e affidato all’accuratezza
dell’esecuzione e alla sorveglianza della direzione lavori, il secondo dipende dalle scelte
del progettista, che deve considerare le reali condizioni di esercizio del manufatto
isolante, quali ad esempio la pioggia o la necessita di prevedere adeguate barriere al
vapore.
Di grande importanza risulta in ogni caso una precisa descrizione del sistema di posa
che possa permettere alla direzione lavori di controllare la rispondenza dell’esecuzione
alla prescrizione di progetto.
Si ricorda infine che le conduttività termiche indicate nelle schede sono riferite a una
temperatura media di 40 °C (ad esempio 60 °C per la faccia calda dell’isolante e 20 °C
per quella fredda).
Da segnalare poi che anche l’entrata in vigore delle norme CEN sui materiali isolanti
destinati agli impianti termici potrà influire su tutta la materia trattata, richiedendo
adeguati aggiornamenti.
Un’ultima importante annotazione per quanto riguarda i riferimenti alle normative: mentre
per alcune grandezze possono essere citati valori determinati secondo normative di altri
paesi, relativamente alla sicurezza al fuoco e obbligatorio riferirsi solo ai disposti del
Decreto Ministeriale 26/6/1984 e successivi aggiornamenti.
Coppelle 15 0.040 30 15 9
Lastre, rotoli, da 55 s
0.040 30 15 9
tubi flessibili 70
Polistirene
espanso
sinterizzato
Lastre e da 20 a
0.045 36.5 18.3 11
semicoppelle 30
Polistirene
espanso
estruso
Lastre e
30 0.040 30 15 9
semicoppelle
Resina
fenolica rigida
espansa
Pannelli e da 30 a
0.038 28 14 8.4
semicoppelle 40
Tab. 4.1 - Isolamento delle condotte dell'aria calda per la climatizzazione
invernale secondo il D.P.R. 26/8/1993 n. 412
La tabella 4.1 riporta la sintesi degli spessori dei materiali isolanti illustrati al capito- lo 4
della presente guida.
N.B. Le conduttività termiche ”utili” utilizzate per determinare gli spessori minimi dei
materiali isolanti da utilizzare per l’isolamento delle condotte dell’aria calda secondo la
tabella 1 dell’allegato B del D.P.R. 26/8/1993 n. 412 sono state dedotte, quando
espressamente indicato, dall’appendice della norma UNI 10376. Si ricorda che le
conduttività termiche ivi riportate devono intendersi come ”indicative di riferimento”, per
cui i relativi valori non devono intendersi come valori normativi, bensì informativi.
Le conduttività della norma UNI 10376 devono quindi essere utilizzate per la
progettazione di massima, anche se occorre precisare che non sono ancora stati fissati i
criteri per la progettazione esecutiva. In quest’ultima fase i valori della conduttività
termica devono essere desunti dal valore dichiarato dal produttore, se certificato,
maggiorandoli opportunamente per determinare le reali condizioni di esercizio. Si
termina precisando che le ”conduttività termiche indicative di riferimento” della norma
UNI 10376:
- devono intendersi come valori ”utili”, poiché tengono conto dell’influenza della posa,
delle tolleranze di spessore, delle tolleranze medie di produzione, del comportamento
nel tempo, della stabilita dimensionale, ecc.
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ALL'INIZIO
LANE MINERALI
DESCRIZIONE
Manufatti in lana di vetro, trattata con particolari leganti, per l’isolamento termico
all’interno o all’esterno delle condotte.
SISTEMA PRODUTTIVO
ASPETTO
- Feltri (rotoli)
- Coppelle
Gamma spessori
– Feltri: da 15 mm a 50 mm
- Coppelle: da 20 mm a 80 mm
Rivestimenti
Feltri:
1) Isolamento esterno: applicazione in aderenza del feltro rivestito con carta kraft
alluminio retinata, mediante utilizzo di appropriati collanti. Sigillatura dei giunti
con nastri autoadesivi.
Isolamento esterno: applicazione delle coppelle o feltri come per il punto 1).
CARATTERISTICHE
Densità nominali
- Feltri: da 19 a 22 kg/m³
Feltri
0.050
densità
W/mK
19 kg/m³
Feltri
0.046
densità
W/mK
22 kg/m³
0.039
Coppelle
W/mK
Spessori isolanti minimi (mm) secondo DPR 26 agosto 1993 n.412 (da
arrotondare agli spessori commerciali i mediatamente superiori)
CONDOTTE
A B C
TIPO
spessore 100% x0,5 x0,3
locali
pareti pareti
non
perimetrali divisorie
riscaldati
Tipo di
manufatto
Feltri
densità 19 44 22 13.2
kg/m³
Feltri
densità 22 38 19 11.4
kg/m³
- Feltri - classe 1
- massima: la temperatura limite e data dal collante che fissa il rivestimento e non
deve superare, di norma, + 80 °C
- minima: 0 °C
Caratteristiche particolari
Avvertenze
5. PROBLEMATICHE IGIENICO -
SANITARIE E
MODALITÀ D’IMPIEGO
Le problematiche connesse alla corretta identificazione dei materiali più idonei
all’isolamento delle condotte richiedono una preventiva classificazione in famiglie di
appartenenza. Esse possono essere cosi suddivise:
I primi materiali a essere utilizzati sono stati quelli appartenenti alla famiglia A),
principalmente a causa dell’importazione di tecniche di lavorazione dagli U.S.A. In
particolare si trattava del materiale denominato ”Ultralite”, che e costituto da lunghe fibre
di vetro di tipo tessile a orientamento casuale legate da una resina termoindurente, per
formare un materassino resiliente, robusto e in grado di ritornare allo spessore iniziale
se compresso. Le sue caratteristiche (fibre lunghe e di tipo tessile) lo differenziano
sostanzialmente dai prodotti apparentemente similari.
Questo materiale e stato a lungo utilizzato per la coibentazione all’interno delle condotte,
grazie all’elevato potere fonoassorbente e alle caratteristiche di incombustibilità. Ancora
oggi si trova traccia della prescrizione di questo materiale in alcuni capitolati, pur
esistendo forti difficoltà di approvvigionamento e nonostante l’alto costo dovuto
all’importazione.
Questi fattori hanno portato nel tempo alla produzione, talvolta, di materiali similari a
costi inferiori, ottenuti pero con accorgimenti tecnici di qualità difforme e che si sono
rivelati, in alcuni casi, insufficienti a garantire i requisiti di igienicità e protezione
ambientale oggi richiesti.
Gli stessi organismi internazionali che si occupano della salute e gli studi legati alla
qualità dell’aria e alle problematiche connesse all’inquinamento all’interno degli edifici
hanno messo in discussione il principio stesso dell’applicabilità dei materiali isolanti in
generale all’interno delle condotte.
Motivazioni economiche legate alla lievitazione dei prezzi della materia prima (caucciù),
accompagnate dal progressivo incremento degli spessori di isolante richiesto dalle
normative tecniche succedutesi nel tempo (legge 373/76 e legge 10/91) hanno favorito
la commercializzazione nel settore aeraulico dei prodotti derivati della polimerizzazione
di idrocarburi (poliuretani, polietileni e polistireni).
Per quanto riguarda le lane minerali, qualora applicate all’interno, essendo il materiale
non combustibile (classe 0), necessita di collanti in soluzione acquosa per non alterare
la classe di reazione al fuoco del prodotto. Per l’applicazione all’esterno, esse assolvono
pienamente a tali prescrizioni a condizione che il materiale protettivo superficiale che
viene applicato per contenere le fibre non sia a sua volta combustibile.
Allo stato attuale, quanti devono operare una scelta in ordine ai materiali da impiegare
per l’isolamento delle condotte si trovano di fronte a questa situazione: da una parte, la
circolare n° 23 del 25/11/1991 del Ministero della Sanità che afferma, tra l’altro, che ”...
le fibre minerali non pongono il problema dell’emissione di gas tossici in caso di
incendio, tipica degli isolanti plastici, la cui introduzione e molto più recente ed i cui rischi
sulla salute non sono stati ancora adeguatamente indagati...”; dal- l’altra l’assenza di
una normativa specifica in riferimento a tossicità e opacità dei fumi (cfr. il Decreto del
Ministero dell’Interno del 26/6/1994, tuttora in vigore).
Per questo motivo, in attesa che le commissioni avviate a livello internazionale (ISO/
TC/92/SC 93 ”Toxic hazard in fire”) col compito di emanare precise prescrizioni a
carattere cogente comunichino i risultati del loro lavoro, e auspicabile che i produttori
riescano a conformare i materiali a tutte le esigenze poste dalle nuove tendenze in
materia di sicurezza e igiene ambientale.
In questa parte della Guida ci occupiamo soltanto degli isolamenti termici. Essi sono stati
applicati, sino a oggi e nella maggior parte dei casi, all’interno delle condotte; tale
situazione e frutto anche del fatto che alcuni dei materiali utilizzati come isolanti termici
Per tutti i tipi di coibentazione, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso e dal
materiale impiegato, i problemi che si presentano a livello di progettazione e costruzione
si possono riassumere in:
E’ importante isolare tutte le parti di condotte, anche quelle che sono costituite da pezzi
speciali. I punti di discontinuità delle coibentazioni tra un elemento e l’altro di una
condotta diritta o di un raccordo devono essere evitati utilizzando i sistemi di giunzione
che lo consentano. E’ necessario operare con buon senso, evitando in particolar modo i
ponti termici che possono dare origine a condensazioni sulle pare- ti delle condotte e in
ogni caso a dispersioni di calore all’esterno delle stesse.
Ad esempio, sia nel campo delle lane minerali che in quello dei polietileni, sono stati
commercializzati prodotti del tipo sopra descritto con lamine di alluminio di diversi
spessori. Questo tipo di accoppiamento consente di ottenere risultati soddisfacenti
mirando alla risoluzione di entrambi i problemi, perché permette di utilizzare materiali
molto vantaggiosi dal punto di vista dell’isolamento termico rendendoli accettabili anche
per quanto concerne il loro comportamento al fuoco. In tal modo e possibile scegliere, di
volta in volta, il materiale più adatto a ogni circostanza senza la preoccupazione di avere
trascurato o ignorato le normative riguardanti la sicurezza e l’igiene. Più in generale,
laddove le caratteristiche della struttura architettonica nella quale e inserito l’impianto
aeraulico lo consentano (ad esempio un cavedio o un controsoffitto completamente
compartimentato), non e necessario che i materiali isolanti posti all’esterno delle con-
dotte rispondano a norme restrittive relative al comportamento al fuoco.
b) installazioni interrate;
E’ utile a questo punto riprendere la distinzione in impianti a bassa, media e alta velocità
e applicare le considerazioni seguenti ai casi specifici.
Occorre applicare a pennello sulla superficie interna della condotta adesivi di tipo
ininfiammabile, ricoprendo almeno il 50% della superficie. Per applicazione a spruzzo si
consiglia di ricorrere a prodotti specifici. Occorre stendere il materiale isolante tenendolo
pressato per alcuni secondi, in modo da favorirne una uniforme aderenza.
I lembi da unire dovranno essere ben accostati, esercitando su di essi una leggera
pressione dopo aver applicato l’adesivo utilizzato. Si suggerisce, inoltre, l’applicazione
addizionale di arpioni o borchie, fissati alla superficie interna della condotta: sui piani
orizzontali quando la lunghezza di quest’ultima supera i 400 mm, e sulle pareti laterali
quando queste hanno un’altezza superiore ai 600 mm. Gli arpioni dovranno essere posti
a non più di 300 mm l’uno dall’altro.
Seguire il procedimento descritto al punto 2), avendo cura, in questo caso, di applicare
inoltre arpioni sull’intera superficie della condotta, a un intervallo fra di essi non superiore
ai 300 mm, e a una distanza dall’intersezione delle pareti non superiore ai 75 mm.
Dopo avere visto il corretto impiego dei metodi di incollaggio e ancoraggio dei materiali,
prendiamo in esame altre particolarità esecutive che riguardano la protezione delle
estremità delle condotte, che devono essere particolarmente protette dai rischi di
sfaldamento. A tale riguardo vengono utilizzati dai costruttori di condotte diversi sistemi
di seguito descritti. La scelta tra di essi deve essere effettuata in funzione del costo e del
problema specifico definito nella richiesta di offerta.
SOLUZIONE A
SOLUZIONE B
SOLUZIONE C
E’ evidente che le soluzioni B e C sono più onerose della soluzione A a causa della
realizzazione e messa in opera di profili in lamiera antisfaldamento.Ma anche se viene
scelta la soluzione C e c’e modo di fissare i profili sui lati di alcuni pezzi, il rischio di
erosione rimane ancora alto sulle pareti interne arrotondate delle curve, delle derivazioni
a ”T” e degli innesti sulle estremità divergenti dei coni o delle riduzioni, sulle derivazioni
con angolo accentuato.
2) si fissa mediante legatura il prodotto utilizzando filo di ferro zincato. Laddove questo
tipo di materiale sia gia completo di finitura esterna (carta kraft alluminio retinata) esso
può essere applicato con nastri adesivi di alluminio, ottenendo un risultato migliore e un
In caso di rivestimento con doppio strato isolante i giunti dei due strati devono esse- re
accuratamente sfalsati.
Nel caso di foratura dei piani delle condotte per applicazione di innesti o bocchette, e
necessario proteggere i lembi tagliati del materassino con adesivo, bende o profili
metallici.
Le resine fenoliche espanse vengono applicate direttamente sotto forma di lastre sul
materiale da isolare. Si collegano i giunti con ritagli dello stesso materiale, si lega con filo
zincato, si da una mano di apposita vernice protettiva, si mette una rete di vetro e si da
infine un’altra mano di vernice protettiva.
Poliuretano
Il poliuretano può essere fornito come materiale espanso in lastre; in questo caso si
opera esattamente come per i prodotti fenolici. Può essere anche applicato in
espansione libera o iniettato in opportune intercapedini: occorre in questi casi rivolgersi a
ditte specializzate dotate delle attrezzature necessarie per realizzare la reazione
chimica. Si ricorda che si tratta di miscelare in un’opportuna pistola spruzzatrice poliolo e
isocianato. Quest’ultimo e un composto chimico difficile da manipolare e può dare
problemi di sicurezza per il personale addetto all’applicazione. E’ evidente che operando
in espansione libera si possono rendere molto economiche le applicazioni, soprattutto su
grandi dimensioni, per ammortizzare il costo dell’installazione che, per le ragioni
suddette, e alquanto oneroso. Per contro, questo sistema non garantisce l’uniformità
dello spessore coibente applicato.
L’utilizzo di questi materiali si e molto diffuso nel settore aeraulico negli ultimi anni. Le
caratteristiche proprie di questi materiali (flessibilità, standardizzazione dei formati,
assenza di controindicazioni di tipo ambientale in fase di lavorazione, possibilità di
accoppiamento con films protettivi o lamine metalliche, commercializzazione in rotoli
adesivi, compatibilità con i sistemi di taglio automatizzati, ecc.) li rendono i più adatti alla
coibentazione delle condotte realizzata in stabilimento.
2) nel caso che il materiale non sia autoadesivo occorre procedere all’applicazione
dell’apposito collante su entrambe le facce da far aderire. Per evitare la formazione di
bolle (trattandosi di materiale a cellule chiuse) e necessario attendere l’evaporazione
della parte solvente del collante prima di procedere all’accoppiamento. Si trovano oggi in
commercio collanti a base di soluzioni acquose che non richiedono tale procedura. La
buona tenuta di tali collanti e soggetta pero a particolari condizioni termoigrometriche di
difficile controllo: per questo motivo l’affidabilità del risultato e determinata dal ricorso
all’integrazione con sistemi di fissaggio meccanico (borchie, fascette, angolari di
protezione, ecc.). Si sconsiglia l’uso di arpioni (vedi fig. 5.2), perché la loro fuoriuscita
all’esterno del materassino può risultare pericolosa durante la posa e nelle successive
fasi di manipolazione della condotta. E’ importante inoltre tenere conto, qualunque sia il
sistema di fissaggio meccanico prescelto, che esso sia uniformemente realizzabile sia
per le condotte rettilinee che per i pezzi speciali. E’ opportuno infine che il materiale di
fissaggio presenti caratteristiche di comportamento al fuoco almeno pari a quelle
dell’isolante. Ciò esclude, ad esempio, l’uso di reggette o borchie in materiale plastico.
Per la bordatura e possibile invece utilizzare, come per le lane minerali, nastri adesivi di
alluminio o dello stesso materiale coibente.
In caso di rivestimento con doppio strato isolante, i giunti dei due strati devono essere
accuratamente sfalsati.
Nel caso di foratura dei piani delle condotte per applicazione di innesti o bocchette, e
necessario proteggere i lembi tagliati ricorrendo ai sistemi meccanici summenzionati o a
nastri di bordatura dello stesso materiale utilizzato per la coibentazione.
a) Neoprene
Il neoprene nero, a base di gomma naturale, usato per l’apprettatura degli isolanti a base
di fibre, e il più efficace dei composti protettivi, poiché, mentre fornisce un’assoluta
garanzia contro la tendenza dell’aria ad erodere le fibre, consente alle onde sonore di
penetrare totalmente nel materassino che provvede ad assorbirle; ciò non si verifica
nella maggior parte dei prodotti isolanti similari dove viene usato, sotto forma di velo
superficiale, un appretto non a base di gomma e quindi non permeabile alle onde
sonore.
b) Lamierino di alluminio
E’ questo il sistema più costoso di rivestimento, ma anche il più efficace e quello con i
migliori risultati estetici. E’ consigliabile il suo utilizzo quando siano da isolare condotte a
vista. E’ pure necessario il suo impiego per opere esterne e pertanto soggette a continue
variazioni di condizioni di esercizio (sole, acqua, vento ecc.), ma in tal caso vanno
particolarmente curati la sigillatura dei giunti e l’accoppiamento con materiali di finitura
adatti (viti autoforanti in acciaio inox).
c) Lamiera zincata
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ALL'INIZIO
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Manuale della climatizzazione, Tecniche Nuove. Bleuer, P., Reneault, P.,
Isolation thermique, H. Vial.
Circolare Ministero della Sanita 25/11/1991, n. 23 Usi delle fibre di vetro isolanti -
Problematiche igienico-sanitarie - Istruzioni per il corretto impiego.
Documenti: DS 91.11 - 12/91, DS 91.21 - 12/91, DS 91.31 - 12/91 del FILMM (Comite
Sante du Syndacat National des Fabricants d’Isolants en Laines Minerales
Manifaturees).
Autore?, Il punto sulle fibre di vetro, in ”Giornale degli igienisti industriali” Vol 15 n. 2
- Roma 31/3/1989.
Atti del Convegno Nazionale ”Utilizzo delle fibre di vetro isolanti” - Roma, 24/11/ 1992.
E’ permesso l’uso esente da diritti d’autore di parti del testo e delle illustrazioni
(purché per pagine intere o citando la fonte), qualora l’impiego sia finalizzato
all’inserimento in capitolati d’appalto, bandi di gara, disegni contrattuali e
specifiche di buona esecuzione nella realizzazione di reti aerauliche eseguite nel
territorio nazionale. L’utilizzatore e responsabile della corretta interpretazione dei
testi e della conseguente applicazione all’esecuzione specifica, inclusi gli errori
eventualmente compresi nella stesura della Guida.
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ALL'INIZIO
GUIDA TECNICA n. 3
Criteri e metodi di misurazione
delle condotte a sezione
quadrangolare
PRESENTAZIONE:
Malgrado tutto l'impegno che abbiamo messo nel lavoro, potranno esserci in
esso degli elementi non condivisibili o delle conoscenze che possono evolversi
rapidamente.
Presupposto e scopo
Allo stato attuale, i diversi livelli raggiunti nelle singole nazioni sono così
riassumibili:
- gli Stati Uniti adottano un criterio basato sul kg, rilevabile quasi
esclusivamente dagli elaborati grafici di progetto;
Con il metodo di misurazione che qui si propone si intende superare il limite fino
a oggi esistente di ottenere, pur partendo dalla rappresentazione grafica della
rete aeraulica, il risultato di stime di quantità di materiali talvolta così difformi da
fornitore a fornitore in misura tale da inficiare l’affidabilità delle stime stesse e
impedire il raffronto commerciale tra valutazioni diverse perché basate su valori
tra loro non omogenei.
Una tale impostazione mette in evidenza quali siano, sin dal momento della
valutazione complessiva dell’opera, gli elementi caratterizzanti, e come sia
necessario (e possibile) assegnare a ciascuno di essi il valore relativo che gli
compete.
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ALL'INIZIO
z - classi di tenuta;
z - categorie di costo;
z - standard costruttivi.
Classi di tenuta
Le molteplici classificazioni fin qui usate per definire la funzione a cui le condotte
rettangolari sono destinate negli impianti aeraulici (come distribuzioni a bassa o
ad alta velocità, a bassa, media o alta pressione, tipo di esecuzione leggera,
media o pesante) sono ormai sostituite dalla classificazione delle condotte stesse
in funzione delle classi di tenuta alle fughe d’aria (cfr. UNI 10381 - 4.4 pag. 4)
come segue:
Riprendendo il tema trattato nel paragrafo 2.2 della Guida Tecnica n° 1, nel quale
si metteva in risalto la correlazione esistente tra il rapporto di forma e il prezzo di
acquisto di una condotta, ricordiamo i criteri che portavano a tale conclusione.
LATO MAGGIORE
CATEGORIA SEMIPERIMETRO PERIMETRO
(mm)
1 150 - 300 250 - 600 500 - 1200
z - perimetro (o semiperimetro);
Alla data attuale, i criteri proposti nella Guida Tecnica n. 1 sono stati recepiti nella
norma UNI 10381-1 del 05/96 (cfr. cap. 5)
Standard costruttivi
Per rendere omogenea l’analisi che seguirà, è necessario scegliere un
determinato criterio di costruzione tra quelli esposti nel cap. 3 della Guida
Tecnica n° 1. In questa elaborazione ci riferiremo ai seguenti standard di
costruzione per le condotte rettangolari:
Le dimensioni standard per i lati “a” e “b” delle condotte sono quelle del prospetto
n. 4 della UNI 10381-1. Dimensioni difformi da quelle indicate escono dagli
standard produttivi e la loro esecuzione si intende “speciale”.
Naturalmente, ciò che qui si intende fare è dimostrare la validità dei risultati e
quindi l’applicabilità del metodo. Scelte diverse, tra quelle proposte nel citato cap.
3 della Guida Tecnica n° 1, condurranno ovviamente a risultati altrettanto validi
qualora ad esse venga applicato lo stesso metodo.
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ALL'INIZIO
Tra tutti i criteri da noi analizzati, ci sembra utile confrontare i due che, per la loro
filosofia di base si pongono agli estremi opposti: quello adottato negli Stati Uniti e
quello da cui originano le Norme DIN in Germania. (in particolare la norma DIN
18379 del dic. 92).
Negli Stati Uniti esiste una standardizzazione nella costruzione delle condotte,
ormai consolidata; tale standardizzazione, così come accade per le condotte a
sezione circolare, limita la scelta delle dimensioni e delle tipologie costruttive ma
facilita la stima delle reti attraverso la semplice rappresentazione grafica unifilare
delle stesse.
Da questa filosofia è scaturita la norma DIN che raccoglie per ogni figura tipica
le diverse formule di sviluppo matematico della superficie, tenendo conto delle
caratteristiche costruttive specifiche.
Gli americani hanno il pregio di ottenere con molta velocità le stime delle reti, a
discapito di una certa precisione; tale mancanza di precisione gli obbliga ad
assumere una unità di misura come il kg. e ad adottare il criterio della
maggiorazione percentuale sull’unità di misura a titolo di compensazione
forfetaria degli oneri non meglio definibili e comunque compensativi della esiguità
di pezzi tipici normalmente impiegati.
Per quanto riguarda la tipologia dei pezzi speciali rappresentati nella stessa DIN
18379 si può osservare che essa non è abbastanza rappresentativa dei pezzi
speciali utilizzati in Italia.
Tab. 1
Canale
rettilineo
l <1500 2(a+b) L1= l +2
pezzo speciale
adattatore
Innesto l
l U900 2(a+b) √( l ²+(b-
c=a
Canale
circolare
πd l
l U500
Tab. 2
Curva 2(a+b)
simmetrica @°π(r+b)+e+f
BS 180
e<500
f<500
b>d
Curva ridotta 2(a+b) @°π(r+b)+e+f
180
c=a
eU500 b<d
fU500 2(c+d) @°π(r+b)+e+f
180
Curva a
squadro
r= 0³) 2(a+b) 2b+e+f
eU500
fU500
Per quanto sopra analizzato, riteniamo che ciascuno dei due metodi presi in
considerazione non possa essere utilizzato per una proposta applicabile in
campo nazionale.
Per giungere a una proposta innovativa, che prenda in esame un diverso sistema
di misurazione rispetto a quelli fin ora applicati, bisogna tener conto degli aspetti
positivi del sistema americano e dall’altro l’affidabilità e una certa precisione
riscontrabili nel metodo tedesco.
La nostra proposta tiene conto della realtà italiana che deve consentire
l’applicabilità sia a rilevazioni grafiche unificai che a rappresentazioni bifilari della
rete aeraulica.
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ALL'INIZIO
CONDOTTE RETTILINEE
Le condotte rettilinee si identificano con le dimensioni “a” e “b” dei loro lati e la lunghezza
“l”. Per convenzione si intende, in fase d rilevazione grafica delle dimensioni della condotta,
che il lato “a” è il lato visibile in pianta indipendentemente dal fatto che sia maggiore o
minore di “b”. Altra definizione di cui tenere conto è quella di pezzo rettilineo modulare e
pezzo rettilineo adattatore.
Il pezzo rettilineo modulare è definito come nella Norma UNI 10381-2 (pag. 1) e
corrisponde all’elemento costruttivo di esecuzione più industriale, pertanto ad esso
vengono imputati i minori costi di produzione da tutti i costruttori di condotte.
Tutto ciò che non rientra nella definizione di pezzo rettilineo modulare è da classificare
come pezzo rettilineo adattatore e rientra nella categoria dei raccordi.
La lunghezza del pezzo rettilineo modulare può variare infatti in funzione delle attrezzature
di produzione di ogni singolo costruttore; attualmente, la maggior parte dei produttori
individua questa lunghezza nello standard di 1.500 mm anche se le tecnologie di cui
dispongono alcuni costruttori accompagnate da una tendenza commerciale dei produttori
della materia prima porteranno in tempi brevi ad una estensione della lunghezza del
modulo standard fino a 2000 mm
Categoria
Esecuzione
Denominazione Sigla Configurazione di
mm
esecuzione
Condotta l = 1500
KS A
rettilinea l = 2000
RACCORDI
Per raccordi si intendono i pezzi rettilinei adattatori, come sopra detto, e tutti i pezzi
speciali utilizzati per la composizione di una rete aeraulica.
Categoria
Esecuzione di
Denominazione Sigla Configurazione
mm esecuzione
Pezzo
rettilineo Kt l < 1500 B
adattatore
A differenza delle norme DIN 18379, abbiamo preferito raccogliere i pezzi speciali in
“famiglie” di tipologia omogenea per assegnare a ciascuna famiglia una formula di sviluppo
specifica. In questo modo siamo riusciti a condensare in cinque famiglie il maggior numero
di pezzi speciali comunemente utilizzati assegnando a queste le seguenti denominazioni:
z CURVE
z RIDUZIONI
z SPOSTAMENTI
z DERIVAZIONI
z INNESTI
z COSTI D'INSTALLAZIONE
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ALL'INIZIO
CURVE
Sono elementi delle reti aerauliche che comportano un cambio di direzione del
flusso d’aria. Dal punto di vista costruttivo, le curve sono composte da due
elementi principali detti comunemente “sagoma” e “fascia” (vedi fig. 4 pag. 40
G.T. 1)
Altri parametri di cui bisogna tenere conto per l’applicazione della formula sono i
seguenti:
- il lato che non ruota sul piano deve rimanere costante; laddove esista
una variazione di dimensione su questo lato essa richiede
l’inserimento di una riduzione di sezione posizionata a valle della
curva; tale soluzione è resa necessaria ai fini del computo ma, in fase
costruttiva, può essere realizzata una curva ridotta che, comunque,
rappresenta un costo che è pari alla somma dei costi dei due pezzi
speciali computati.
- se varia la dimensione del lato che ruota sul piano, deve essere
assunta a riferimento la dimensione maggiore tra i due lati.
B = costante
Perimetro = 2(A+B)
BS BA
WS WA
2(A+B) = perimetro
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RIDUZIONI
S= 2 x (A+B) x L
RE RC
US
RA
RS
S = 2(A+B) x L
dove:
2(A+B) = perimetro
posto che α = 11°, poiché in questo modo sono orientate tutte le normative di
nostra conoscenza,
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ALL'INIZIO
SPOSTAMENTI
B = costante
Perimetro = 2(A+B)
S= 2 (A+B) x L
ES EA
DS DA
S = 2(A+B) x L
dove:
2(A+B) = perimetro
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ALL'INIZIO
DERIVAZIONI
MD
ND
DD
DE
DF BD
180
180
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INNESTI
La differenza tra derivazione ed innesto è data dal rapporto fra la portata del
tronco principale e quella della derivazione. Se il rapporto Q2/Q1 (in cui Q1=
portata tronco principale e Q2= portata derivazione) è inferiore a 1/10, si tratta
d’innesto.
Questa regola vale per canali aventi rapporto dimensionale (A/B) fino a 1/4.
S= [2 (A+B)] x [(A/2)+r]
SU SA
IP IS
dove:
2(A+B) = perimetro
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ALL'INIZIO
La stima di quanto verrà a costare il montaggio di una rete di condotte e dei relativi
accessori aeraulici costituisce frequentemente un motivo di forte difformità nelle valutazioni
delle ditte installatrici.
Nella generalità dei casi la stima si basa sull’esperienza e sull’analogia con situazioni
precedenti.
E’ tuttavia l’esigenza di disporre di strumenti analitici di stima che spinge alla ricerca di
criteri univoci di valutazione nell’ambito delle aziende aderenti all’AS.A.P.I.A. (Associazione
Nazionale tra Aziende Produttrici di condotte e componenti Aeraulici).
I metodi presentati, pur non essendo immuni da difetti, possono costituire validi riferimenti
nella maggior parte delle situazioni.
Pur se l’esperienza in tale campo può evitare - o meglio ridurre - il rischio di valutazioni
economiche non “centrate”, il metodo del paragone con installazioni precedenti,
contrariamente alle apparenze di “oggettività” che vorrebbe avere, è in realtà un metodo
“soggettivo” dai contorni imprecisi. Infatti nessun impianto o tratto di rete aeraulica è uguale
a un altro, e inoltre le condizioni di lavoro possono essere estremamente diverse.
Un altro metodo è quello di applicare coefficienti precisi al costo delle condotte “a piè
d’opera” per ottenere il costo “in opera”, ricavando questi coefficienti da lavori eseguiti dei
quali sia stata fatta una precisa analisi dei costi. Anche questo sistema ha come limite quel
fattore di diversità che differenzia tutti gli impianti e che non può essere trascurato.
Da qui nasce la proposta di suggerire un metodo di calcolo di ispirazione più analitica dei
precedenti, che non ha la pretesa di sostituirli, ma permette un’analisi più accurata e
misurabile delle reali difficoltà di installazione che l’impianto presenta e una valutazione
statistica dei tempi di posa in opera basati su condizioni standard.
Questo documento si propone come guida alla stima dei costi di installazione degli impianti
aeraulici. Non pretende di fornire un’elaborazione definitiva, ma al contrario richiede di
essere perfezionato con i suggerimenti di tutti gli utilizzatori, per consentirne un più corretto
e affidabile impiego alla determinazione preventiva dei costi di installazione.
Lo scopo che ci si prefigge non è quello di concorrere alla formazione di un listino prezzi,
bensì di elaborare un tempario che possa essere fatto proprio dal maggior numero
possibile di aziende installatrici, laddove l’espressione dei tempi di posa anziché dei prezzi
contribuirà a mantenere nel tempo la validità di questi dati, senza che essi siano influenzati
dall’incidenza del costo della mano d’opera, che è variabile a fronte di fenomeni inflattivi e
di fattori locali o di dimensioni dell’azienda installatrice.
Il documento vuole essere un punto di riferimento stabile nel tempo perché si possa
successivamente giungere alla determinazione dei prezzi in opera dei singoli componenti
degli impianti aeraulici.
Al fine di determinare il prezzo delle opere è quindi necessario moltiplicare il tempo indicato
dalle tabelle per il costo della mano d’opera, tenere conto dei vari coefficienti di correzione
(per le diverse situazioni e condizioni di difformità più oltre indicate), aggiungere le spese
generali e infine considerare l’utile d’impresa.
Ciò permetterà una determinazione univoca dei criteri di stima delle offerte, consentendo a
ciascuna azienda di integrare e personalizzare i dati, che potranno essere redatti e
aggiornati rapidamente allo scopo di giungere alla redazione personale dell’offerta.
Nel caso in cui tali condizioni non si verificassero occorre considerare opportuni fattori di
correzione, dei quali viene data indicazione in ulteriori apposite tabelle.
Come già accennato, i dati forniti non intendono sostituire quelli raccolti in proprio dai
singoli utilizzatori, ma sono un punto di riferimento nell’ipotesi di ufficializzarli e consigliarne
l’applicazione nella stesura dei contratti.
Tengono conto di tolleranze relative a normali tempi non produttivi e non devono essere
utilizzati da soli per la stesura di piani di incentivi della manodopera o per la sua
pianificazione (cottimi) in deroga alle leggi e ai contratti di lavoro che tutelano le
maestranze dipendenti.
La stima dei tempi di montaggio viene effettuata secondo la procedura del metodo dei
valori unitari.
Le tabelle che seguono sono redatte applicando il metodo dei valori unitari.
Note:
sommatoria di n. 3 addetti.
Allo stesso modo possono essere espressi i tempi di montaggio dei componenti accessori
divisi in categorie di costo in funzione delle loro dimensioni:
A) GIUNTI ANTIVIBRANTI
TEMPO DI
CATEGORIA LATO MAGGIORE (MM)
MONTAGGIO
1 150 - 300 0,45
2 400 - 700 0,55
3 800 - 1000 0,75
4 1200 - 1400 0,90
5 1600 - 2000 1,45
TEMPO DI
CATEGORIA LATO MAGGIORE (MM)
MONTAGGIO
1 150 - 300 0,60
2 400 - 700 0,75
3 800 - 1000 0,90
4 1200 - 1400 1,45
5 1600 - 2000 2,20
E inoltre per quanto riguarda il montaggio di bocchette e diffusori, valgono le seguenti indicazioni:
TEMPO DI
DESCRIZIONE
MONTAGGIO
In condizioni differenti occorre correggere i valori facendo uso di quanto indicato nelle tabelle
“fattori di correzione”.
1) TIPO DI LAVORO
3) FATTORI GENERICI
Sono quelli che possono avere incidenza sui costi di mano d’opera, quali la
posizione geografica, le risorse disponibili attrezzature speciali, predisposizione di
sistemi particolari di staffaggio entità del contratto in rapporto alla potenzialità operativa
della ditta, stagione (ore di luce giornaliera e clima).
FATTORI DI CORREZIONE
TABELLA 1
FATTORE DI
TIPO DI LAVORO ALTEZZA (M)
CORREZIONE
TABELLA 2
FATTORE DI
CONDIZIONI DI LAVORO
CORREZIONE
Luoghi di facile accesso
0,9 - 1,0
TABELLA 3
FATTORE DI
CONDIZIONI DI LAVORO
CORREZIONE
TABELLA 4
TABELLA 5
TABELLA 6
FATTORE DI
LUOGHI DI LAVORO CORREZIONE
nuovi cantieri 1,00
edifici esistenti (ristrutturazioni) 1,10 - 1,25
edifici occupati con limitazioni di rumore
1,20 - 1,50
lavori ripetitivi 0,75 - 1,00
TABELLA 7
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