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Maria CLARA CAVALIERI LA RASSEGNA DEI FILOSOF! DI FILODEMO: SCUOLA ELEATICA ED ABDERITA (PHERC 327) E SCUOLA PITAGORICA (PHERC 1508)? Abbreviazioni bibliografiche. ANGELI = A. ANGELI, Lo svolgimento dei papiri carboniz- zati, in M. Carasso (ed.), II rotolo librario: fabbricazione, restauro, organizzazione interna, « .w¥etVvew ~ X% 2-77 eo |, © 2 ra -xexnret rEERK le ere Y¥ yp vuwe vow ees . dine W-RECFE pe oP Cees oA srtix< deere -_ZZZZ Tay. I. L’alfabeto del PHere 327, La Rassegna dei filosofi di Filodemo 23 Sulla base di un attento esame paleografico del papiro, il Cavallo ritiene di poter affermare, seppur con una certa prudenza, che esso risalirebbe al II secolo a.C., «con proiezioni di continuita nel I secolo a.C.»!?. Fenomenologia grafica analoga a quella del PHerc 327 mostrano, a suo avviso, i PHere 1508, 1780, 495 © 558 (tutti riconducibili alla Zvvratic «dv g:Aocdpov), «segno che tali ro- toli potevano essere libri diversi, concepiti e trascritti come momenti di un’ uni- ca impresa editoriale della Rassegna dei filosofi, della quale ad Ercolano non poteva mancare un’ edizione definitiva e completa, tecnicamente programmata come tale»'®, II nostro papiro, in conclusione, apparterrebbe alla seconda fase di formazione della biblioteca ercolanese, quella risalente al I secolo a.C. Fu in quel momento, infatti, che sull’originario fondo di libri (costituito fuori dalla Campania e poi trasferito ad Ercolano in un secondo momento)! si innestd quello, ben pid consistente, rappresentato da testi di Filodemo di Gadara™. 11.3. Idisegni. Del PHere 327, che fu svolto dal Paderni nel 1804, esistono 3 disegni na- poletani (N) e 2 disegni oxoniensi (0). I primi furono realizzati nel 1853 da Raffaele Biondi; i secondi furono eseguiti sotto la sorveglianza dell’ Hayter e furono da lui riveduti accuratamente sugli originali in un periodo di tempo compreso tra il 1802 e il 1806. Una prima copia fu eseguita dal Casanova’ sotto la direzione del cappellano inglese, il quale aveva organizzato perfetta- mente il lavoro di svolgimento e di incisione dei rotoli e che in genere faceva "7 Cavaco, p. 50. © CavaLto, p. 62. '® Secondo CavaLLo, p. 58 questo «nucleo originario» della biblioteca della Villa sarebbe riconoscibile nei rotoli riferibili al III, II, 0 al pid tardi Il-I secolo a.C. Cf. Capasso, Manuale, pp. 151-163 ¢ M. Gicante, La biblioteca di Filodemo, «CErc> 15 (1985), p. 13, * Cf. Capasso, Manuale, pp. 163-192. 2 Per le notizie riguardanti lo svolgimento ¢ la trascrizione del papiro in questione mi so- no servita della cartella dei disegni napoletani, dei cataloghi manoscritti dei papiri, conservati in Officina, e di BASSI, p. 446. ™ Bassi, p. 446 considera il 1853 solo una datazione approssimativa, sebbene essa costi- tuisca comunque (come spiega lo stesso Bassi nella sua Introduzione al testo) anche un termi- ne post quem non. Anche sulla cartella dei disegni napoletani l’indicazione della data di ese- curione della copia é seguita da un punto interrogativo, ® Nell’organico dell’Officina comparivano ben 4 Casanova, di cui uno era svolgitore (Giambattista) e tre erano incisori (Giuseppe, Francesco e Antonio). Qui si tratta probabilmen- te di Francesco, che peraltro fu in seguito accusato di aver contraffatto alcune copie eseguite tra il 1822 e il 1835, a quanto pare a causa delle gravi condizioni fisiche in cui aveva lavorato in quel periodo. Vedi W. Cronexr, Falschungen in den Abschrifien der herculanensischen Rol- den, «RhMus» 53, 1898, pp. 585-595 = CRONERT, Studi, pp. 15-25. Cf. anche Carasso, Manua- de, pp. 122 8. Ib., Altre falsificazioni negli apografi ercolanesi, «CErc» 16 (1986). pp. 149-153, e lb, [papirie la collezione dei rami ercolanesi, in Contributi 2, p. 136 n. 21. 24 Maria Clara Cavalieri trascrivere i testi subito dopo l’apertura’. Per questo motivo, si pud pensare che O sia stato delineato nello stesso anno dello svolgimento, vale a dire nel 1804. Nel 1809 Hayter, tormando in Inghilterra, portd con sé tutti gli apo- grafi eseguiti nell’ Officina sotto la sua direzione”®. 1! papiro, dunque, fu ridi- segnato una seconda volta nel 1853, quasi cinquant’anni dopo il suo svolgi- mento e la prima esecuzione dei disegni, da Raffaele Biondi sotto la direzio- ne del Genovesi. II Biondi era uno degli incisori che facevano parte dell’or- ganico dell’ Officina gia nel 1822, sotto la sovrintendenza del Rosini”®. Tdisegni oxoniensi (0) del PHerc 327 sono due (O Il 304-305): 0 305 fr. 1 = N fr. 1 = fr. 1 Crénert 0 305 fr. 2 = N fr. 5 = fr. 5 Cavalieri Idisegni napoletani (N) del PHerc 327 sono tre??: N fr. 1 = 0 305 fr. 1 = fr. 1 Croénert N fr. 2 = fr. 2 Crénert N ft. 3 = fr. 3 Crénert N fr. 4 = fr. 1, 1-8 € fr. 3, 2 Cavalier N ft. 5 = 0 305 fr. 2 = fr. 5 Cavalieri N fr. 6 parte sinistra = fr. 7 Cavalieri N ft. 6 parte destra = fr. 8 Cavalieri I disegni napoletani, rivisti dal Genovesi®, furono tutti e tre incisi; essi nel complesso mi sono parsi, da un confronto con gli originali, di qualita piuttosto buona. Autori delle incisioni furono Carlo Orazi® (fr. 1 e 2 Cré- nert), Ferdinando Ventrella® (fr. 3 Crénert ¢ fr. | e 3, 2 Cavalieri) e Vincen- zo Corazza® (fr. 5 e 7-8 Cavalieri). 24 Cf. Bassi, pp. 441 s.; CAPASSO, Manuale, p. 121 25 Basst, p. 441 afferma che «? strano che non si sia provveduto a far trascrivere le copie, iciamo cosi, dell’ Hayter, tanto pid che al lavoro scientifico intomno ad esse avevano contri- buito anche eruditi napoletani». Come & noto, comunque, a Napoli si provvide ad eseguire una nuova trascrizione dei papiri disegnati sotto la direzione del cappellano inglese, cf. Lon- 60, pp. 169 n. 30, 175. 28 Vedi Carasso, Manuale, p. 102. ™ CronERE, pp. 127 s. scrive che i disegni 1 e 5.N sono riprodotti anche in O (Fotogr: 11 45, 305), per cui «da cid discende che i frr. 1-3 giacevano al di sopra del fr. 50 al di sopra del fr. 6». 28 La firma del Genovesi, che nel 1845 subentrd provvisoriamente allo Scotti nella dire- zione dell’ Officina in qualita di Interprete anziano, @ in calce ai fir. 1-6. ® Capasso, Filista, p.157 n. 116 sostiene che questi probabilmente non & da identificare con il Carlo Orazi svolgitore e disegnatore che lavord alle dipendenze dell’ Hayter, cf. LONGO, pp.197 s., ¢ del Rosini, cf. T. DORANDI, Monsignor Carlo Maria Rosini: da documenti inediti dell’Archivio storico del Banco di Napoli (1807-1808), in Contributi, p. 234, CAPASSO, Rosini ¢ i papiri ercolanesi, pp. 170 n. 156, 178 n. 161 % Questi era uno dei tre incisori che facevano parte dell’organico dell’ Officina gid nel- Vottobre del 1822, Vedi Carasso, Manuale, p. 102 e E. PuaLi, L'Officina dei Papiri Ercola- nesi dai Borboni allo Stato unitario, in Contributi 2, p. 107 n. 40. +! Secondo Capasso, Filista, p. 158 n. 125, costui sarebbe da identificare con !’omonimo ispettore nel Museo durante la direzione del De Petra (1875-1900). La Rassegna dei filosofi di Filodemo 25 Del PHerc 327 esistono inoltre nell’Officina dei Papiri una copia foto- grafica relativa alla cornice 1, eseguita dal Gabinetto Fotografico Nazionale Italiano agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, ¢ una riproduzione digitale su CD-ROM di tutto il papiro eseguita ne! 1999 dal’ équipe ameri- cana guidata dai professori Booras e Seely”. 12, La storia degli studi. La prima edizione del PHerc 327 apparve nel 1873 nell’ottavo volume della Collectio Altera”. L'edizione comprende tutte le copie napoletane in- cise di P, e cioé i frr. 1-3 Cronert, di cui come si & visto esistono solo i dis gni, e i fr. 4-6 Crénert. Da quel momento il papiro non fu pid oggetto di studio per circa trent’ anni, evidentemente perché I’attenzione dei critici si ri- volse piuttosto a rotoli meglio conservati ¢ meno frammentari di P. Nel 1904 il PHere 327 venne esaminato per la prima volta dall’allora giovanissimo Wilhelm Crénert™, che nel 1906 lo pubblicd nel Kolotes und Menedemos*. Nella sua edizione, lo studioso scrisse di aver individuato in questo rotolo, frammentario ed anepigrafo, i resti di un libro della Zvveaétg tév piAoodgev di Filodemo dedicato, con ogni probabilita, alle scuole elea- tica ed abderita. La sua tesi, non inverosimile, era perd basata in gran parte su ampie ricostruzioni intorno a pochissime lettere: secondo una tendenza propria di parte della filologia tedesca di fine Ottocento-inizio Novecento, infatti, il Crénert tendeva ad integrare anche scarsissimi frammenti, pur di % Su questo vedi S.W. Booras-D.R. Setty, Multispectral Imaging of the Herculaneum Papyri, «CEre» 29 (1999), pp. 95-100, 2 VHP VILL, pp. 197-199. Lo studioso consultd il PHere 327 tra aprile e il maggio di quell’anno insieme ad un’altra decina di papiris cf. le sue richieste di lettura in AOP XVI, IL Il Cronert era arrivato a ‘Napoli per la prima volta nel 1899; a questo soggiomo ne seguirono, a quanto pare, altri quat- tro. Sulla storia dell'esperienza ercolanese del filologo tedesco si veda CRoNERr, Studi, pp. = 14; M, Carasso, Per la storia degli studi ercolanesi, «CErc» 15 (1985), pp. 167-176; ID., Storia fotografica dell’Officina dei Papiri Ercolanesi, Napoli 1983, pp. 194-197; Ip., Manua~ le, pp. 131 8; ID., Ettore Pais e i Papiri Ercolanesi, in \.. POLERIN! (ed.), Atti del Convegno su Ettore Pais, Napoli 2002, pp. 219-233; M. GiGaNTe, Per un profilo di Wilhelm Crénert, «CErc» 16 (1986), pp. 94-99 = M. Gicanre, Atakta, Contributo alla Papirologia Ercolanese, Napoli 1993, pp. 39-48; Ib., B. Croce e W. Crdnert, «CErc» 17 (1987), pp. 109-112 = ibid., pp. 48-54; A. BERTINI MALGARINI, Gli studi e¢colanesi di Wilhelm Crénert nelle lettere al Wi- lamowitz, in Atti del XVII Congreso Internazionale di Papirotogia, 1, Napoli 1984, pp. 187- 195; W. ScrMo, Zur Geschichte der Herkulanischen Studien, «PAP» fasc. XLV, 1955, pp. 478-500 = ws. it. Problemi ermeneutici della papirologia ercolanese da Gomperz a Jensen, in C. JENSEN-W. SCHMID-M. GIGANTE, Saggi di papirologia ercolanese, Napoli 1979, pp. 38-42; GALLO, pp. 213-229. 38 CRONERT, pp: 127-133. 26 Maria Clara Cavalieri renderli in qualche modo produttivi**. Con il coraggio e I’onesti che sempre caratterizzarono la sua attivita ercolanese e i suoi scritti, perd, egli sottolined la provvisorietd della sua edizione, basata su un «rapido esame», e ammise che una lettura pid attenta dell’ originale (e soprattutto dei suoi pezzi conser- vati peggio) avrebbe forse potuto dare migliori risultati’”. Allo studioso tede- sco va dunque il merito di essersi occupato con il consueto entusiasmo del nostro papiro, senza indietreggiare davanti alla sua estrema frammentarietd ed alle difficolta poste dalla sua lettura. Dopo il Crénert nessuno ha pit letto il papiro e gli studiosi che in segui- to hanno citato il PHere 327 nel contesto della Eivragts tav graocdpav di Filodemo si sono basati esclusivamente sulla sua ricostruzione. Nel 1938 il Philippson incluse P fra i rotoli filodemei della Rassegna, aggiungendo inoltre (come aveva cercato di dimostrare il Crénert) che si trattava in particolare del libro relativo alla scuola eleatica ed abderita®®, Un breve riferimento al PHere 327 compare nel 1939 in un articolo del Cherniss®, in un contesto relativo ad un pensatore al quale I’Epicureismo deve molto della sua dottrina, Democrito: lo studioso prende in considera- zione in particolare il fr. 5 di P, che secondo il Crénert® tratta sicuramente di questo filosofo. Nel 1980 il PHerc 327 venne ricordato da Gigante ¢ Indelli tra i papiri filodemei che fanno menzione dello stesso Democrito: in particolare, viene sottolineata I'importanza dei frr. 1, 3 ¢ 5, riferiti dal Crénert all’atomista‘!. Ancora nel 1980 il Dorandi si occupd pid estesamente del nostro testo nell’Ambito di uno studio relativo alla Rassegna dei filosofi di Filodemo?. A suo avviso, «le ricostruzioni del Crénert superano qui ogni limite di credibi- itd» e «anche una nuova autopsia dei papiri ha rilevato la medesima situazio- ne disastrosa»; inoltre, le scarse osservazioni sul contenuto di P terrebbero %6 Sull’edizione del Crénert si espresse in termini severi A. KOnre, rec. a W. Crénert, Ko- lotes und Menedemos, Leipzig 1906, «GGA» 169 (1907), p. 264. II Korte sostiene che i ten- tativi di integrazione proposti dal Crénert per il PHere 327 degenerano spesso in un «gioco di sagacia che egli non avrebbe dovuto eternare nella stampa». Inoltre aggiunge che «cid che nel caso del fisso stile documentario delle iscrizioni attiche riesce occasionalmente, cio’ inte grazione di un'intera colonna sulla base di 5 lettere conservate in ciascun rigo, in papiri di in- Certo contenuto @ un’assurdita, adatta solamente ad indurre in errore il lettore». Sulla tenden- za ad integrare che caratterizzd la ricerca ercolanese dei filologi tedeschi della seconda meta del XIX - prima meta del XX secolo si veda H. UsENER, Epicurea, Lipsiae 1887, Roma 1963, Stuttgart 1966, pp. LIl s. Cf. anche Carasso, Manuale, pp. 130-133, > CRONERT, p. 127. 38 PuiLiPPSON, col. 2464. » H. Cueaniss, rec. a D.-K., «AJPh» 60 (1939), p. 255. * CroNERT, p. 128. “1 GIGANTE-INDELLL, p. 451 € p. 464. “2 Doranpi, Rassegna, p. 32e pp. 41-44, La Rassegna dei filosofi di Filodemo Ea conto soltanto di quel poco che si legge di sicuro o di «qualche sporadico sup- plemento ritenuto meno incerto». Secondo i] Dorandi, quindi, alle incerte rico- struzioni del Crénert relative al contenuto e al contesto dei singoli frammenti del nostro papiro manca assolutamente una «solida base d’appoggiow*?. In mancanza di «element distintivi all’interno dei pochi resti», conclude lo stu- dioso, «unica prova decisiva restano quelle caratteristiche paleografiche ri- chiamate dal Crénert, troppo poco perd per attribuire con sufficiente attendibi- lita questi due papiri“* al complesso filodemeo», proprio perché «I’esiguita del materiale impedisce un’ oggettiva valutazione negativa o positiva»*. Nel 1982, tuttavia, lo stesso Dorandi affermava in un suo articolo che «almeno due libri della Rassegna dei filosofi di Filodemo hanno per oggetto la trattazione della scuola eleatica ed abderita (PHerc 327) e di quella pita- gorica (PHerc 1508)», aggiungendo perd in nota che il testo dei due papiri é «assai malconcio» e per questo «si @ anche dubitato della loro appartenenza alla Rassegna»*®, Nel 1983 il Cavallo" incluse il PHerc 327 tra i papiri che contengono «di sicuro o almeno con massima probabilit» parti della monumentale ope- ra di storiografia filosofica di Filodemo. L’analisi paleografica delle parti ri- manenti del rotolo confermerebbe, secondo Cavallo, |’attribuzione di questo alla suddetta opera del Gadarese, consentendo altresi di collocarlo cronolo- gicamente al Il sec. a.C.8 Un nuovo contributo é venuto ne] 1987 dal Capasso nell’ambito di un suo studio incentrato proprio sul rapporto tra Epicureismo ed Eleatismo®. A * Ibidem, p. 43. Lo studioso scrive: «La presenza dei nomi di Democrito (fr. 1, 3), Seno- fane (fr. 2, 3 ¢ 4), di un ignoto Philopolis (5, 1); una probabile testimonianza dai Silloi di Ti- mone (0 di Senofane? 1, 4) ed una da Neante (4, 1); parole come éxcign ¢ xautv (5, 5 € 6) 0 ypdgeltar? (5, 10) € Aéyoufory (6, 1) sono gli unici elementi sicuri su cui fare affidamento. 1 Cronert aveva ricostruito con molte incertezze il contenuto ¢ il contesto dei singoli frarmmen- ti, individuandovi accenni alle dottrine cosmogoniche di Democrito e Senofane a livello dos- sografico e notizie pitt dettagliate sulla loro vita ¢ la loro morte». “Si atta del PHere 327 e del PHere 1508, anch’esso attribuito dallo studioso tedesco alla Rassegna dei filosofi di Filodemo e in particolare al libro relativo ai pitagorici, vedi infra, HL. © Doranbl, Rassegna, p. 44. “ Doranoi, Note eraclitee, p. 351. Ancora il DoraNoi, Testimonia Herculanensia, in Corpus dei papiri filosofici greci e latini, vol.1*, Firenze 1989, p. 4 accennerd ancora al no- stro papiro affermando che la sua appartenenza alla Rassegna ® pitt dubbia rispetto ad altri li- bri anche a causa dell’esiguo numero dei frammenti conservati. Nel 1983 A. ANGEL, Filode- ‘mo: le altre opere, in SYZHTHSIE. Swidi sutl’Epicureismo greco-romano offerti a Marcello Gigante, Il, Napoli 1983, pp. 593 s. dichiara di considerare o «Terra € acqua sono tutte le cose che na- scono € crescono». CF. Carasso, Eleatismo, pp. 157 s CRONERT, p. 129. 32 Maria Clara Cavalieri Tav. I. PHere 327, er 1, pz I (su concessione del Ministero per i Beni e le Attivita Culturali). La Rassegna dei filosofi di Filodemo 3 akcéBerav { Jeoul thy dlogBevav ot08 Jvnav [ N novpt{apov] xo 5 vro0 5 Aéyoujaw 7 Betov Ire N npwtov Icoul gnocpévoug tote Adyors ov t}oig Adyors ON 1 jweav[ N 2 JPartic{ N; @ non esiste pid in P 3 |ceBerav[+ 3}rov[ W 4 Jynavroverv[ N 5 JeavsoBerovl N 6 Ivporo.[ N 7 Incapevoucl N 8 Jorcdo P; Jouchoyorcaov[ N Leditore sosteneva che il frammento avesse come oggetto Senofane, sebbene dei suoi scarsissimi resti oggi @ possibile leggere ben poco. La pre- senza, non inverosimile, di termini come Aéyos (I. 8) € onpi (1. 7) lascia pen- sare ad un contesto dossografico. Alla |. 1 il Cronert integrava Nedv[@ng, laddove nel papiro mi & stato pos- sibile leggere soltanto ].ea1{. Questo Neante dovrebbe essere il Neante di Ci- zico autore dell’ opera Mepi &vSd&av dvipdv™, ¢ lo stesso Crénert sottolinea- va che una testimonianza del Ciziceno sugli Eleati non era ancora nota, al contrario di quanto avveniva per i Pitagorici®. Non certa la presenza del termine Geiov alla I. 5, che il Crénert leggeva per intero ma di cui oggi é vi- sibile solo la prima lettera. Fr. 2 Cavalieri Fr. 4a, 1-5 Crénert 5 tracce di una lettera situata in basso a sinistra rispetto ad .orewv Allla 1. 1 Jacouf non contrasta con xol}eé o03 proposto dal Cronert; & diffi- cile perd capire a chi possa riferirsi questa eventuale seconda persona del pronome. Sono comunque altrettanto possibili altre ricostruzioni, come ad es. Jag ovf, ® Vedi F. Jacosy, PGrHist 84 F 13 17-35, su cui cf. J. Meier, Diogenes Laertius and his Hellenistic Background, «Hermes» Einzelschrifien 40, Wiesbaden 1978, pp. 21 s., 74, 91-93, © F.JAcoy, FGrHist I1C, p. 149 (Komm. a 84 F 34), ® Si vedaC. MOLLER, Fragmenta Historicorum Graecorum, Ill, Patis 1849, pp. 5-8, fr 17-22, 34 Maria Clara Cavalieri Alla |. 2 ho letto con sicurezza ¢ non x, per cui cade l’integrazione ..b}ncipye[w proposta dall’editore. Alla I. 5, allo stesso modo, la presenza del c, abbastanza sicura, rende impossibile la lettura xovetiv[t del Crénert. Fr. 3 Cavalieri Fr. 4, 9 Cronert Me Ixoal Croi 2 Iwoul N Pezzo I Questo pezzo contiene una serie di gruppi di lettere sicuramente apparte- nenti a strati diversi. Nella parte alta si pud isolare il primo strato (fr. 4 Ca- valieri); immediatamente in basso, sottoposto al primo, si trova invece il se- condo strato (fr. 5 Cavalieri). Pochissime lettere sovrapposte al fr. 5 Cavalie- ri costituiscono un altro piccolo frammento (fr. 6 Cavalieri). Fr. 4 Cavalieri a Incl Fr. 5 Cavalieri Fr, 5, 2-10 Crénert M JoAL Fal 21d severe BIRO MOMG BE L-L¢ 6}n0..[ 806... -MN..... Jnvno..A.f+ 3Jaer _.2xAa0)n tind tv oher- 5 navJonyleli 8 'étdon 5 tv xo xav]Snpleli 8’étdéign: Jon zoAxtiv ow 04 8 onfjoae]ox zaAxiiv o- Jev[.vtat0 108 eixdva Eyvaoay [é]v tf &yo- 10 2 gthemi[t 4]3[ O; }ptdenovidi[ N; dopo 2 traccia appartenente ad uno strato sottopo- sto; dopo x tracce appartenenti a due altri strati 3 [+ Jhovor O; Ivovl N; prima di n ammasso di tracce d’inchiostro non distinguibili 4° Jnvro[+ 4}roxr{ O; Jono 4}rorel N 5 Jonul. Sevan P; nul 3Jae( 6In{ O; La Rassegna dei filosofi di Filodemo 35 ‘Jony[+ 3}el+ 4]nf N 6 cagordxn [+ 3)cv{ O; Jonyadxni[+ 2Jav[ N; prima dell’ « iniziale lettera incerta, escluso che sia @ 7 javevt[+ 3)atol O; Javle: Lv..orof N 8 [+ 2jecls 10] 0; lev 9|jv pocts: 8]0 10 Joa 2le[+ 8] O; prima di o possibile un +0 un y Il Cronert riferiva con certezza il frammento a Democrito, sebbene il suo nome non vi comparisse, Si leggerebbe qui, a suo avviso, la storia degli onori attribuiti al filosofo dalla sua citta natale. Alla 1. 2 il Crénert leggeva giAénodic, «amante della patria». Questo so- prannome sarebbe stato dato a Democrito perché egli non si sarebbe preoc- cupato di ottenere il favore degli Ateniesi, desiderando piuttosto essere lui a rendere famosa la citta®’. In realta, perd, la sua interpretazione non tiene conto né della lezione dell’ apografo oxoniense, che alla stessa linea propone ovdem|+ 4]6[, né di quella del disegno napoletano, che invece propone ]ptAe- novidi[. Alle Il. 4 s. la ricostruzione dell’ editor princeps, éxdi{®|n nd tév rohe1[r6v, «fu chiamato dai concittadini», con chiaro riferimento all’appella- tivo @iAdmoArc, non sembra sostenuta dai miseri resti della linea. Un’ipotesi accettabile mi sembra invece quella proposta dal Crénert per Ia |. 5: mav]Snnfe]i 5 'écéon, «fu sepolto a pubbliche spese», che sembrerebbe - seppur parzialmente - confermata dal papiro. Alle Il. 6-8 la ricostruzione dell’editore, in sé non inverosimile, appare, alla luce dell’estrema frammentarieta del testo, piuttosto audace: oi 38 otr- ca0]8a1 xaAxiiv odftod eixdve Eyvaolay [élv tH éyo[pén, «essi decisero di in- nalzargli una statua di bronzo nell’agor&». Lo Spinelli®, con riferimento alla ricostruzione delle Il. 5-8 del Crénert, scrive che Democrito, grazie anche al- Lautorita derivante dalla sua sapienza, «si inseri a pieno titolo nella vita po- litica di Abdera e partecipd al governo della citta, distinguendosi a tal punto, Secondo il Cronert Senofane, Parmenide e Democrito costituivano un libro di diado- chai che doveva essere abbastanza simile al IX libro di Diogene Laerzio, in cui a Eraclito succedevano gli Bleati, a costoro i Democritei e a questi, infine, gli Seettici. Per il Crénert, inoltre, anche il tipo di trattazione sarebbe stata simile a quella delle Vite di Diogene, in quan- to alla biografia dei singoli filosofi era aggiunta una visione d’insieme sulle loro dottrine fon- damentali; a suo avviso, comunque, l'avvicinamento degli Abderiti agli Bleati non era usuale Doranb1, Rassegna, p. 43 sostiene che manea assolutamente una base d’appoggio per giusti- ficare l'avvicinamento degli Abderiti agli Eleati. Su tale questione si veda M. TimpaNaro Carpint, Pitagorici. Testimonianze e frammenti, Il, Firenze 1964, pp. 27-36. & Cronenr, p.129. Egli ricorda inoltre che Demetrio Falereo (Diog. Laert. IX 37) defini- va Democrito dxeportixés, «sdegnoso», proprio perché egli non aspirava al favore degli Ate- niesi. Cf. GIGANTE-INDELL, p. 464 € GIANNATTASIO, pp. 67 s., la quale sostiene che 'appella- {ivo gihérodig era dovuto al suo rifiuto di recarsi ad Atene. © E, SPINELLI, ITAOYTOE H IIENIH: il pensiero economico di Democrito, «Philologus» 135 (1991), p. 293. 36 Maria Clara Cavalieri da meritare onori eccezionali per un noAitng, cio’ la sepoltura a spese pub- bliche e l’erezione di una statua nell’agora»”, Allle Il. 9-10 le poche, incerte lettere oggi visibili nel papiro non consen- tono di legittimare le congetture del Crénert, che integrava cosi questo pas- so: Jév tar abtafi 88 cvvypdnuaer) ypdigeltat, «nella stessa opera & scritto che». Secondo questa lettura, quindi, siffatte notizie costituirebbero una cita- zione di Filodemo da qualche opera di carattere probabilmente biografico®. Il breve testo contenuto nel fr. 5 mostrerebbe, secondo il Crénert, «una tradizione pid pura rispetto ad Antistene®; gli onori della cit a Democrito non sarebbero ancora contaminati con la storia del processo, che sembra es- sere derivata dall’aneddoto di Sofocle». I testo a nostra disposizione risul- ta troppo esiguo, tuttavia, per una simile affermazione. A mio avviso non é nemmeno sicuro che il fr. 5 parlasse di Democrito: I'unica cosa certa é, in fondo, che fosse menzionato qualcuno che venne seppellito a spese pubbli- che e a cui forse si dedicé una statua di bronzo. Fr. 6 Cavalieri veal © Cf. anche GiGante-InveLLi, p. 464 © A. Carizzi, I Presocratici, in B. ZELLER-R. MON- otro, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, vol. V, Firenze 1969, p. 341. Quest’ul- timo scrive che il frammento di P si accorda bene con la testimonianza di Suida (VS 68 A 2) nell’attestare che |’ Abderita «ricopri cariche pubbliche nella sua citt®».. CE. GiANWATTASIO, p. 68. © Diog. Laert. IX 39 = D.-K. 68 Al. Qui si legge: «(Antistene) dice poi che egli, tornato dai suoi viaggi, viveva assai miseramente perché aveva dato fondo a tutte le sue sostanze ¢ che per la sua indigenza veniva sostentato dal fratello Damaso. Acquistd rinomanza per aver predetto alcuni eventi futuri ¢ da allora fu dai pid ritenuto che meritasse la fama di essere di- vinamente ispirato. Antistene afferma pure che, poiché era legge che chi avesse sperperato ill patrimonio paterno non fosse considerato degno della sepoltura in patria, Democrito, avendo intuito il pericolo, per non essere chiamato a rendere conto davanti ad alcuni invidiosi ¢ dediti alla delazione, lesse loro la Grande Cosmologia, che & il pitt importante di tutti i suoi scritti, ¢ fu onorato con la ricompensa di cinquecento talenti, non solo, ma anche con statue di bronzo, quando mori, a pid di cent’ anni, fu seppellito a pubbliche spese». Su questo cf. anche M. GIGANTE, Frammenti di Ippoboto. Contributo alla storia delta storiografia filosofica, in Omaggio a Piero Treves, Padova 1983, pp. 174s. Lo studioso scrive che il passo relativo ai viaggi, alla storia della dissipazione de! patrimonio e alla conseguente condizione di indigen- za vissuta dal filosofo in patria sarebbe da attribuire ad Ippoboto, cui Antistene si sarebbe ri- fatto tranne che in due particolari, cio’ la lettura della Grande Cosmologia fatta da Democrito stesso ed il premio, di 500 talenti invece che 100, che invece furono accettati da Demetrio. 7 I] racconto del proceso richiama infatti inevitabilmente alla mente il famosissimo aneddoto relativo ad una vicenda analoga occorsa a Sofocle, il quale si difese leggendo al pubblico I'Edipo a Colono, riuscendo cost ad evitare linterdizione. GIANNATTASIO, p. 67 sot- tolinea che Democrito & accostato a Sofocle anche in Philostr., Vit. Apoll. VIII 7, p. 313, 17, dove 2 detto che Democrito liberd dalla peste gli Abderiti e che Sofocle calmava i venti. La Rassegna dei filosofi di Filodemo 37 Pezzo III Nel pezzo & possibile isolare pid di uno strato. Sulla sinistra si trova la parte finale di una colonna di scrittura (fr. 7 Cavalieri); il resto del pezzo contiene dei gruppi di lettere che molto probabilmente non appartengono al- lo stesso strato, ma che ho indicato come fr. 8. Fr. 7 Cavalieri Fr. 6a, 1-8 Crénert te ovvox}ud- Jvnokv oaveo 88 thy HArxicrly HoAv- Jone xpdnt tar topdvva)t, Kae Jev> now Kai ‘AnoAAdSapos] Ev 5 Jode 5 tig Xpovixoic: kat] 8° “E[p- Trev junnov ndvv mpoiog éreJhev- Jrouc ayoev, tg xa ovitdg ev] tots _ Eneow gugatvet.....JE 1a 2 |vnokw N 3 Juxan. N 4 Jev N; do- po v segno di riempimento ad uncino, del tipo comune usato nei papiri ercolanesi 5 Jase N 6 ew N 7 Jtoue N Del frammento rimangono pochissime lettere appartenenti alla parte de- stra della colonna. Su questi miseri resti il Crénert costrui interi periodi: ba- sti pensare che, dei suoi otto righi, due contengono 5 lettere e gli altri 1-4 lettere”'. Per quanto suggestive ed in sé non inverosimili possano apparire le sue ricostruzioni del testo, incentrate su dei riferimenti cronologici relativi ad un non meglio specificato personaggio (lo stesso, secondo il Crénert, di cui si parlava anche nel suo fr. 6), in questo caso le congetture dell’editore non mi pare possano essere accettate in alcun modo. Fr. 8 Cavalieri Fr. 6, 1-6 + fi. 6b, 6-9 Cronert |.-zovl - éyorfor 8° &u obtain Bunvrl Koti yorx}iiv [Eynotoavto eixé- Jovrovvapl vor 816. thy dpletiy Kor éxéypa- Janeixoal - yay]: dBper xaAlxeov efog 5 Jrepil 5S. -.HCTAIINEPI Jexs8pl-Jocl ~ AIMPA..YC ] otxov[ ~ xJat’ ofxov [énoter thy Sic- qw.nl ~ wpiBhiv: of 3E 8.0L OKA sno NOC 10 }..voef 7" A questo proposito si vedano le critiche mosse al Cronert dal Kore (supra, 12. n. 36). 38 Maria Clara Cavalieri 1 JAeyoucl N 2 Jenne V 3 Jotovvarul N 4 Lf Alva 5 Jrepo[ N 6 Jondponer N 7 Jrowxovl N 8 Jvor8el V 9 Jal lewl N 10 Wl N Gli scarsissimi resti di scrittura di queste linee non mi sembra possano consentire, anche in questo caso, di legittimare le integrazioni proposte dal- Veditore. Egli scriveva che tale frammento, che a suo parere non poteva es- sere collegato direttamente col precedente, trattava probabilmente di un ono- re simile a quello descritto nel suo fr. 5. Sulla persona celebrata, inoltre, a suo avviso si poteva dire soltanto che essa doveva coincidere con quella del suo fr. 6a. Alla 1. 2 le chiare tracce di un 6 iniziale e di uno v finale si oppongono alla ricostruzione della linea proposta dal Crénert. Alla |. 7 editore, che leggeva un « iniziale, integrava cos}: xJat’ oixov [ ‘A suo parere qui era probabilmente celebrata la stessa persona cui Filodemo faceva riferimento anche nel fr. 7 Cavalieri. Il ].ovxov[ che oggi si legge in P potrebbe perd anche essere integrato diversamente; anche questa proposta del Crénert, percid, considerata I’estrema frammentarieta ed incertezza del contesto, é destinata a rimanere una semplice congettura. La lacunosita delle Il. 9-10 dovette scoraggiare anche il Crénert, il quale infatti affermava di non essersi voluto cimentare con esse. Pezzi IV-VI In questi pezzi, come si é gia visto”, & possibile distinguere soltanto po- che e confuse trace d’inchiostro, in molti casi sicuramente appartenenti a strati diversi”. Pezzo VII (tav. III) Nel pezzo risulta impossibile distinguere i vari strati, che si presentano sovrapposti confusamente gli uni agli altri. Tra i numerosi gruppi di lettere visibili in esso ne ho isolato uno che mi é parso piuttosto significativo e che indicherd come fr. 9. Fr. 9 Cavalieri Jhol Al di sotto delle due lettere c’é sicuramente un ampio margine non scrit- to. Esse, inoltre, si trovavano su uno strato pid volte sovrapposto, e dunque ” Vedi supra, 11. 1. ® Cf. CaiPEre, p. 126, dove i pezzi 1V-VI vengono defini «illeggibili>. 39 La Rassegna dei filosofi di Filodemo (sean BHAMY 9] 2 1uog f Jad oraISIUIPY [ap atloTssaouOD AS) TIA 2d “p 19 °LZE HOH “TL ACL 40 Maria Clara Cavalieri vanno spostate molto in avanti”. Dal momento che il pezzo VII appartiene sicuramente alla parte finale del rotolo (come attesta l'ampiezza minima del- la sezione), queste lettere potrebbero essere quanto rimane dell’ ultima linea della colonna finale oppure del titolo (inépvnjua, Snopviilualto. ?) 0 anche delle indicazioni sussidiarie del titolo (numero dei xoAArjJua[ta. del rotolo)”. IL. La storia della scuola pitagorica nel PHerc 1508. 111.1 PHere 1508. 111. 1.11 papiro. Il PHere 15087 (P) fu svolto parzialmente nel luglio del 1802, sotto la direzione di J. Hayter”’, da Antonio Lentari”. La parte svolta & costituita da 5 pezzi che costituivano il midollo” del papiro™. % Un sistema di caleolo per il corretto riposizionamento di sovrapposti ¢ sottoposti nei papiri ercolanesi, basato sul computo delle sezioni del papiro, é stato formulato da NARDFLLI, pp. 104-115 75. Cf. M. Capasso, Volumen. Aspetti della tipologia del rotolo librario antico, Napoli 1995, pp. 124 ss. 1 Capasso individua nella parte finale del PHere 1675 (Filodemo, 7 vizi le virtd condrap- poste) lindicazione del numero dei fogli da cui il rotolo era formato, e ricorda anche I'esempio del PHerc 1414 (Filodemo, La gratitudine). Egli sostiene che la registrazione del numero dei kollemata nei papiri ercolanesi probabilmente non era un fenomeno raro: accompagnato o meno da quello delle selides, il numero dei fogli «stava ad indicare che l'unita di misura dell’estensione dei volut 1na gid costtuiti come tai e scritti continuava ad essere, in qualche modo, il singolo foglio». A pro- posito dell’eventuale funzione pratica della registrazione della quantitA complessiva dei kollemata di un papiro, a trascrizione del testo avvenuta, Capasso scrive che spesso si rendeva necessaria da parte degli scribi ’aggiunta di fogli supplementari a quei rotoli che risultavano insulficienti a conte- nere il testo da ricopiare. Pertanto non si pud escludere che in questi casi, «quale computo della ma- no d’ opera prestata e dei materiali impiegati, si annotasse, oltre a quello delle colonne trascritte, an- iumero dei fogli da cui, a trascrizione avvenuta, risultava formato il rotolo». 7 Numero d’inventario 108934/1484 della Biblioteca Nazionale di Napoli. 7 Sull’attivita ercolanese di Hayter cf. anche G. GUERRIERI, L’Officina dei papiri ercola- nesi dal 1752 al 1952, in Papiri Ercolanesi I, p. 10; F. S8oRDONE, Due programmi papirolo- gici all'inizio del secolo scorso, in Papiri Ercolanest 1, pp. 43-55; M. Gicanre, Atakra VI, «CEre» 17 (1987), pp. 105-112. % Per le notizie relative allo svolgimento di P ho fatto riferimento a E. Maxmint, Catalogo generale dei Papiri Ercolanesi, in D. Compare rn-G. De Petra, La Villa Ercolanese dei Pisoni I suoi monumenti e la sua biblioteca, Torino 1883, Napoli 1972, p. 137 € a CarPErc. p. 350. Si tratta della parte intema del rotolo, privato, in seguito alle incisioni effettuate dal Paderni © alla pulizia preliminare degli svolgitori (scorzatura parziale), delle sue parti esteme. Ci. in pro posito almeno Capasso, Manuale, pp. 89-92; Io, [toli nei Papiri Ercolanesi. 1V: altri tre esempi di titoli iniziali, 22 (1992), pp. 179 s. € R. JANKO, Philodemus resartus: Progress in Reconstructing the Philosophical Papyri from Hercula~ rneum, in «Proc. of the Boston Area Colloquium in Ancient Philosophy» 8 (1992), pp. 265-302. { Nel Catalogo del Martini (1883) vengono registrati i seguenti dati: lunghezza 0,210 m; diametro 0,45 m; peso 20 gr. Essi si riferiscono alla parte residua non svolta del rotolo, che La Rassegna dei filosofi di Filodemo 41 I5 pezzi sono conservati in 4 cornici e contengono 8 frammenti cosi di- stribuiti: cornice 1: pezzi LIT; cr 2: pz III (frr. 1-5 Cavalieri); or 3: pz IV (fir. 6-7 Cavalieri); cr 4: pz V (fr. 8 Cavalieri). Queste le misure in centimetri dei pezzi: pz I: 6,1 di lunghezza, 17,4 ca di altezza; pz II: 11,4 1, 14,8 h; pz Il: 24,5 ca 1, 19,8 h; pz IV: 28,21, 19,4 ca h; pz V: 28,6 1, 20,4 h8. I cinque pezzi in cui fu aperto il papiro, di colore marrone scuro, si pre- sentarono sin dall’inizio molto frammentari: le lettere riconoscibili risultaro- no cost poche e sparpagliate che non si poté neppure approntare una trascri- zione®. Il papiro si presenta estremamente raggrinzito ¢ ricco di sovrapposti € sottoposti; proprio a causa della grande irregolaritd stratigrafica si pud scorgere soltanto una congerie di parti di lettere addossate le une alle altre; per di pid le poche lettere superstiti sono molto spesso incerte. Come nel caso del PHere 327, anche il supporto cartaceo su cui é incol- lato il PHere 1508 é del tipo bianco*. 11 1. 2. Tipologia libraria e fenomenologia grafica. A causa dell’estremo deperimento delle fibre del papiro, & molto difficile riuscire a stabilire il numero delle lettere contenute in ogni linea, quello del- le linee contenute in ogni colonna, le modalit’ di allineamento dei margini o Ja loro ampiezza. Il Crénert fissava a 15-19 il numero delle lettere contenute in ogni linea, e a circa 34 il numero delle linee contenute in ogni colonna; si trata tuttavia di una mera ipotesi, che le condizioni dell’originale non con- sentono né di confermare né di smentire. L’'unico dato che mi & stato possi- bile annotare, in una situazione cosi critica, & quello relativo alla larghezza e all’altezza delle colonne, che si aggirano rispettivamente intorno ai 6 ¢ ai 16 cm, la misura pid frequentemente attestata nei rotoli ercolanesi**, tuttavia risultava scomparsa. Tale porzione & stata ritrovata dal Prof. Mario Capasso in data 25/1/2003 allinterno del cassetto LXXXIV. A cura del personale dell’ Officina, si é provvedu- to a ripristiname il numero d’inventario. 8! Vedi anche CatPErc, p. 350. © Vedi Crowest, p. 131. Questi scrive che del papiro non fu possibile effettuare una tra- scrizione perché la parte pid cospicua era venuta alla luce «in frantumi e a brandelli» le lette- te riconoseibili, inoltre, erano «cosi sparpagliate che non si pott neppure stabilire dove i Ziassero ¢ dove finissero i righi. ® Vedi supra, LL. Len. 1 * Cf. CavaLto, p. 18. L'altezza del margine inferiore del pz III, inoltre, 8 di 2,4 em, men- tre quella del margine superiore misura 2,2 cm. 42 Maria Clara Cavalieri La scrittura di P, come quella del PHere 327, é stata inserita da Cavallo nel gruppo D®. Il paleografo individua delle analogie tra la grafia del PHere 1508 e quella del PHerc 495, a sua volta attribuito dal Crénert alla stessa mano del PHerc 327°. Lo studioso tedesco associa la tipologia grafica di Pa quella del PHerc 1018, e la descrive come una bella scrittura di media gran- dezza, accurata, riccamente provvista di linee ornamentali, con eta e pi diffi- cilmente distinguibili (tav. TV). Date le pessime condizioni del rotolo, in realt&, non @ facile cogliere le caratteristiche grafiche di questa scrittura: laddove I’inchiostro non sia anda- to via del tutto e lo stato delle fibre lo consenta, comunque, si pud notare una grafia piuttosto accurata e regolare, di media grandezza, dal tracciato abbastanza sottile. Le dimensioni delle lettere tendono spesso a variare: del- 1a, iota, omicron € sigma hanno in genere un modulo piuttosto minuto; gam- ‘ma, my, ny, xi € ypsilon, invece, presentano talvolta un leggero slargamento. Da notare il prolungamento della seconda asta verticale di ny verso l’alto e quello dell’asta verticale di rho e ypsilon oltre la base ideale della scrittura. Alpha, inoltre, ha spesso il tratto mediano obliquo; epsilon presenta talvolta la linea mediana staccata dal corpo della lettera ¢ pid! o meno ridotta; sigma ha a volte l'estremitd superiore pit! o meno diritta. Non ho notato particolari inclinazioni delle lettere, mentre di frequente é possibile scorgere delle api- cature piuttosto pronunciate nelle estremita inferiori di lettere come alpha, beta, ny, xi, pi, tau, ypsilon. Si pud segnalare anche la presenza sporadica di legature, come nel caso del gamma, la cui asta orizzontale tende ad allungar- si verso la parte superiore della lettera seguente, 0 del tau, il cui tratto supe- riore si protrae fino ad unirsi con l’omicron. Come gia si é detto a proposito del PHerc 327, anche P, appartenente al- lo stesso gruppo delle grafie ercolanesi, risalirebbe, secondo la ricostruzione del Cavallo, alla seconda fase di formazione della biblioteca greca della Vil- la (I sec. a.C.), quando cioé sull’originario fondo di libri si innesto quello costituito da testi filodemei®”. II 2. La storia degli studi. A causa del suo pessimo stato di conservazione, i] PHere 1508 non fu preso in considerazione né dai disegnatori né da altri. Fu esaminato unica- mente da Wilhelm Crénert all’ inizio del secolo, nel corso di uno dei suoi bre- vi soggiomni a Napoli; questi lo pubblicd poi per la prima volta nel 1906 nel 5 CavaL.o, p. 31. Sulle caratteristiche grafiche delle seritture di questo gruppo vedi su- 8 Vedi supra, 11.2. La Rassegna dei filosofi di Filodemo a TB yy ~fe fe |e Jn fe fe fe JA Te ATR Ale H}O}) RJA [M Alp AE KIO]! A|M Aly AJE A A & AL v |€ jo Iw |p jo |r jv (> (x |b fo N Olt lp IC IT ly Je [x] Ie N PIM IP lo ITY |e [x Joo N o (he le |r iy |g N o jn Cc ¥ Tay. IV. L’alfabeto del PHere 1508. 44 Maria Clara Cavalieri Kolotes und Menedemos®*. Nella sua edizione, il Crénert sosteneva che il PHerc 1508 conteneva con ogni probabilita un libro della Svvragig tv prdo- odgav di Filodemo, in particolare quello dedicato alla scuola pitagorica. Egli fondava la sua tesi, oltreché su elementi di carattere grafico, soprattutto sulla presenza di termini come iarpdv e vow e di nomi come Moknvactoc ed ES puodv, che egli collegava all’ambiente medico pitagorico. I risultati conse- guiti dal filologo tedesco nell’analisi di P sono senza dubbio preziosi, soprat- tutto in assenza di ogni altro riferimento; quel che continua a lasciare perples- si é la tendenza ad integrare ad ogni costo, caratteristica riscontrata anche nel caso del PHere 327%. Com’é avvenuto nel caso di quest’ ultimo, dopo il Cré- nert nessuno studioso si é pid accostato al PHere 1508, e nell’ambito delle di- scussioni relative all’appartenenza o meno di P alla Rassegna del Gadarese ci si affidati unicamente alle ricostruzioni proposte dal filologo tedesco. La prima citazione relativa al PHerc 1508 risale al 1938, quando il Phi- lippson® lo incluse tra i rotoli filodemei della Rassegna, aggiungendo che si trattava del libro dedicato ai Pitagorici. Nel 1967 il Wehrli?! inseri nei frammenti di Aristosseno alcuni brani di P se- condo la ricostruzione che ne aveva fatto il Crénert, aggiungendo che il papiro sembrava contenere un brano della Storia della medicina, forse di Filodemo”. Nel 1980, come si & visto™, la questione dell’appartenenza del PHere 1508 e del PHere 327 alla Rassegna di Filodemo fu affrontata dal Dorandi™. A suo avviso, l’appartenenza del papiro alla Syntaxis restava problematica; egli riteneva comunque che l'autore avrebbe qui «spostato I’attenzione sui medici pitagorici», come farebbe intendere la presenza di nomi di luoghi o di personaggi legati a quella realta e di termini relativi ad un contesto medi- co, sebbene talvolta assai incerti®® Nel 1987 il Capasso” ha ribadito la necessitd di considerare la ricostru- zione del Crénert, largamente congetturata, e l’ipotesi dell’ appartenenza di P alla Rassegna dei filosofi filodemea con estrema cautela, come gia sottoli- neato per altro papiro”” *® Cronerr, pp. 131-133. © Vedi supra, 12. € n. 36. 59 PritiprsoN, col. 2464. 9° WenrLi, p. 14 fr, 22, * Ibid., p. 54. % Vedi supra, | 2. %* Doranoi, Rassegna, p. 32¢ pp. 41-44. °5 11 Dorandi ritomnd poi sul problema due anni dopo, cf. supra, 12. en. 46. % Capasso, Eleatismo, p. 158 n. 237 * Al papiro accenna brevemente la GIANNATTASIO, p. 16, sottolineando che le sezioni del- la B¥vea£ic filodemea relative alla scuola eleate ed abderita e a quella pitagorica ci sono per- venute «con attribuzione congetturale e in misura ridottissimay. La Rassegna dei filosofi di Filodemo 45 Nel 1990 il Dorandi%®, tomato sul problema affrontato qualche anno pri ma®, scrive che nel PHerc 1508 «l’attenzione dell’autore pare rivolta ai me- dici della scuola pitagorica», aggiungendo inoltre che vi sono accenni a lo- calitA (Akragas, Mitilene) 0 a personaggi (Apollodoro, Aristosseno, Polim- nasto ed Eurifonte), non sempre certi, e che alla medicina (0 ad un contesto medico) farebbero pensare anche alcuni termini come sly iaxp[d]v € gvowv. Ultimo intervento in ordine di tempo & quello del Gigante", che si & soffermato in breve sul significato della presenza del nome di Aristosseno in due frammenti di P. IL 3. Appartiene il PHere 1508 alla Rassegna filodemea? Come ho gid avuto modo di dire a proposito del PHerc 327!°!, anche la tesi dell’appartenenza di P all’opera di storiografia filosofica del Gadarese ha suscitato spesso la perplessita degli studiosi. Coloro che, pitt o meno mar- ginalmente, si sono occupati nel tempo di questo rotolo hanno infatti mante- nuto, come si é visto', una certa distanza dalle spesso improbabili ricostru- zioni dell’ editor princeps. Alla luce dei pochissimi elementi di cui disponiamo, dopo I’autopsia di questo secondo malridotto papiro, la situazione non sembra purtroppo su- scettibile di possibili sviluppi futuri, come aveva d’altra parte prospettato lo stesso Cronert!?, Infatti, se sono fuori di dubbio l’analogia fra la scrittura di Pe quella di altri rotoli attribuiti alla Rassegna, la sola presenza delle parole iatpdv e got e quella di alcuni nomi di personaggi certamente vicini al- l'ambiente pitagorico (quali Polimnasto ed Eurifonte) pud essere considera- to elemento sufficiente a risolvere i richiamati dubbi sulla questione? II 4. Il testo. Cavalieri Cronert fi. 11, fi. IIL 2,5 fr. 1 fr. I3,, fr. 4, % Dorano1, Filademo storico, p. 2418. ® Doranoi, Rassegna, p. 32 pp. 41-44 1 Gicante, p. 10 en. '®1 Vedi supra, 13. ' Vedi supra, 112. '@ CRONERT, p. 132. Lo studioso scrive infatti: «i doloroso che il danneggiatissimo papi- +o consenta solo in misura esigua di sperare in un miglioramento e in un ampliamento dei re- sti disponibili. 46 Maria Clara Cavalieri fir. IIL 54, fr.2 fi. 3 fr. 4 fir. IT 6,5 fr. 7,4 fr. I8,, fr. 19, fr. 1110, fr. 5 fr. HI Lg fr. IV Log fr. 6 fir IV 2p, f.7 fr. IV 3,5 fr. V Log fr.8 fr. V 2g Pezzi 1-1 A causa delle pessime condizioni di conservazione del papiro, in questi pezzi é possibile individuare soltanto pochissime e confuse tracce di lettere, nella maggior parte dei casi appartenenti a strati diversi. Pezzo Ill In questo pezzo sono riuscita ad isolare 5 frammenti di una certa esten- sione, oltre a molti altri costituiti da pochissime lettere. Riporto, immediata- mente dopo, anche i frammenti dell’ editor princeps che a me 2 stato impos- sibile individuare; oltre alle numerose irregolaritd stratigrafiche presenti nel pezzo, infatti, l’inchiostro risulta in molti casi del tutto sbiadito. Fr. 1 Cavalieri Fr. IN 3,, Cronert Bpyov ef 25 EPYOV Conse ona ATIA xo} Bloaxd ndvov &- oncom on 20 riulcr 23 yevdpevov emotpéoe{ émorpége[oOan, énet ovu- 5 Baiver thyl Baiver civ [yuzhy éxoBAn- eur 30 véat) nepiléxeo8ar Cane 2 prima di t lettera incerta, possibili y 0 + 6 sulla sinistra ben visibile una paragraphos ondulata che fuoriesce dalla linea per un'ampiezza notevole, quasi di una lettera La Rassegna dei filosofi di Filodemo 47 Questo piccolo frammento, come si vede, é integrato con grande audacia dall’ editor princeps, che vi scorgeva un riferimento ad un uomo che soppor- ta una disgrazia con grande dignita, «come ad esempio Anassagora la morte dei figli»'*, Anche in questo caso, non & possibile accettare la sua pur dota ricostruzione; dalle poche lettere dell’ originale, infatti, non mi pare che emerga alcuna indicazione utile a ricostruire il contesto del brano. Lo stesso termine nfylac («sventura»), che il Crénert leggeva alla |. 27 e attorno al qua- le ruotava probabilmente tutto il suo ragionamento, non é affatto sicuro. Fr. 2 Cavalieri Fr. 3 Cavalieri JBE..[ ].MHN[ JEN.[ Fr. 4 Cavalieri Fr. IIL 655 Crdnert Jpvl seek to[Stov 6& Jwov.{ adv 1pdrJov galoiv on cxd- Jxai tof 30 tof éxxaJGorpe[oGox — Joveal 5 JBarpol 1 dopo v lettera incerta di forma tonda, possibili ¢ 0 0 2 dopo v lettera in- certa, forse 7 Fr. 5 Cavalieri Fr. I 11,, Cronert Jot 8ery.[ co KAL8€8 yo[Sv dm J iarpd chy. stiioon tv ietpl[o]v chy Jovy ont. lev 20 &idvorav] ody dndB_v °" Crone, p. 132. Per la citata vicenda riguardante Anassagora si veda Diog. Laert. II 13. 48 Maria Clara Cavalieri dmc d]y, GARG K[Su- 5 Jol. Jen..xde.[ vebdoor ép'] dv’ émexOé- Jovow nddivl avy dua. thy] pow: nédwv Jol 3 prima di v lettera incerta, possibili e 0 8 Il frammento conteneva, secondo il Crénert, la citazione di una massima sul dovere del medico: cid sembrerebbe confermato dalla sicura presenza di iazpdv alla I. 2 e di gow alla I. 6. Perlomeno il contesto medico, dunque, mi sembra innegabile; le stesse integrazioni dell’editore appaiono abbastanza verosimili e sostanzialmente rispettose dell’ originale. Tl Crénert si basava soprattutto su questo frammento per attribuire il pa- piro alla S8vrakig e, pid specificatamente, al libro dedicato ai medici della scuola pitagorica. Fr. III 1,5 Crénert 5 .TAYC - .AITE ~ OYC - NON gasiv - TOICAy Fr. [I] 2, Crénert 20 - .NAE - NAIA - xohelndv Fr. II] 4,5 Crénert conse JopiCov= 30 te6...0..thly adpr- [ov Fr. II Sg 30 eo KOR "AROMAS [S@pog Fr, 111 7,,Crénert ANAL 15 ~ ...ENEP - POT - oltrian La Rassegna dei filosofi di Filodemo 49 ~.OMAIN =v Eévaly 20 - “Alxpayave - oi] Eévor Il frammento sembrerebbe piuttosto rilevante per la presenza del nome di un luogo ben preciso, Agrigento, e di un termine, cJrriAn, che alludeva se- condo il Crénert all’onore tributato al personaggio di cui si parlava in quel punto. In particolare, I'editore sottolineava l’importanza del riferimento alla citta di Agrigento, patria di quel medico Acrone che nel V sec. a.C. aveva adottato e sviluppato nell’Ambito della medicina il sistema fisico del suo contemporaneo e conterraneo Empedocle!5, creando le basi della medicina empirica, basata sull’esperienza e non sulla filosofia. Al Crénert sembrava di trovare un fondamento sicuro alla sua ricostruzione collegando I’ "A]kpa~ yavt della 1. 20 alla serie di lettere QCAKPQ del suo fr. IV 2,,, nella quale egli individuava il nome di Acrone. In realta la sua interpretazione, in sé non inverosimile, 8 basata, in sostanza, su poche lettere, tra l'altro appartenenti a due frammenti diversi: la porzione con ‘Alxpayave non é pid individuabile sul papiro; di .QCAKPQ oggi é invece visibile soltanto Jooo{, Jp. Fr. I 8,, Crénert Fr. III 955 Cronert PET byanpev 30 KAA, Fr, IIE 10,, Crénert Snelydpmoev eig Mut- 15 Arvavl TIAHN[........08t0 '®5 CroneRr, p. 132. Il medico siceliota, che si era recato ad Atene con Empedocle, avreb- be scritto le opere Mepi iarpixiig¢ Mepi spopis tytervav, cf. Suid., sv. “Axpow, I, p. 94 ADLER. 50 Maria Clara Cavalieri 3} Grave *eig [t6. toro xataverdalas ob dy eSpe wai HBova[@n xo 20 cikha nerpeipfevos éve- tery dnép to¥[tov. of BE araBavésrepoly Aéyovor sav)’ Apilordéevov eineiv Il frammento, oggi non pid rintracciabile nel papiro, era a parere del Crénert interessante per la presenza (alquanto incerta per la verita) del nome. *Apilotéevov. Questi, nato a Taranto (centro pitagorico per eccellenza nella seconda fase della storia dell’associazione) alla meta del IV sec. a.C., teori- co musicale noto allo stesso Filodemo!*, comparirebbe anche nel frammen- to IV 3,,!%7 dell’editore, laddove invece nel papiro & possibile leggere soltan- to [.Jore.. Per il Crénert il frammento parlava di un non meglio identificato perso- naggio che per perseguire al meglio le proprie ricerche scientifiche aveva ef- fettuato ingenti spese; la menzione di Aristosseno, sia in questo passo sia in IV 3,, Cr., sarebbe connessa con I’ auctoritas di cui questo filosofo godeva presso i pitagorici. Come vedremo pid avanti, perd, la presenza del nome di Aristosseno in IV 3,, Cr. non 2 per nulla sicura!, Pezzo IV In questo pezzo ho isolato, tra gli altri contenenti un numero minimo di lettere, 2 piccoli frammenti. Dopo questi, riporto anche il frammento del Crénert che non sono riuscita ad individuare nell’ originale. Fr. 6 Cavalieri Fr. IV 2,, Crénert jal + -AX..NANTOC Joa. }xp. - QCAKPQ n{6}AAov Sexal 30 - pla]AAov 88 Kofi 199 Vedi Gicante, p. 110 € n., secondo il quale Filodemo utilizza, nel contesto della storia della medicina, il libro aristossenico Pitagora e i suai discepoli. Ad Aristosseno, allievo del pitagorico Senofilo oltreché di Aristotele, sono altresi attribuiti gli scritti Sul modo di vita pi- tagorico, Sentenze pitagoriche ¢ una Vita di Archita. Su questo vedi Aristoxenos, RE It 1 (1895), coll. 1057-1065; per un’analisi pid generale della questione pitagorica cf. almeno B. CenTRONE, Introduzione ai Pitagorici, Bari 1996. "7 Cf, WeHRL, p. 54 € GIGANTE, p. 110. "08 CRoneRT, p. 132. La Rassegna dei filosofi di Filodemo sl Fr. 7 Cavalieri Fr. IV 3, Cronert *Apilordtev[os -EKATA Tlokspivactos -nONTONI 30 -AIKON Esipvpav H 5 prima di t tracce appartenenti ad uno strato sottoposto Come si @ gid avuto modo di sottolineare nel commento al fr. III 10,, Crénert, alla |. 1 Pintegrazione "Apt}orééey[oc, sulla base di cid che oggi si legge nel papiro, non pud essere accettata. Alla 1. 3 compaiono alcune lettere, xoAv., in cui il Crénert individuava il nome di Polimnasto, uno tra gli ultimi esponenti del pitagorismo, probabil mente allievo di Filolao ed Eurito'®. Tale integrazione mi sembra verosimi- le, soprattutto se si collega il nome di Polimnasto a quello di Eurifonte, sicu- ramente presente alla |. 5. Quest’ ultimo, pid noto del precedente, era un cro- toniate che, insieme ad Eurofilo, fond6 la celebre ed innovativa scuola medi- ca di Cnido, che ebbe, tra altro, molti rapporti con quella siceliota. L’im- portanza di Eurifonte emerge anche dal fatto che proprio un suo allievo, Eu- rodico di Selimbria, sarebbe stato pid tardi il maestro di Ippocrate””, Fr. IV 1p Cronert 20 - iox}puelovKs, GANG xlo’ = perJaBd bveeg da Pezzo V Sui miseri resti del pezzo rimangono oggi soltanto poche tracce di lettere per lo pid assai incerte. In esso il Crénert ha individuato 2 frammenti, del se- condo dei quali soltanto sono riuscita a leggere alcune lettere. Fr. 8 Cavalieri Fr. V 2. Crénert '© Yedi Diog. Laert. VIII 46, Su questo personaggio cf. Polymnastos, RE X12 (1952), col. 1772. M0 Herod., II] 131, parlando di quella che fu certamente la migliore scuola medica dell'in- tero occidente antico nel VI-V sec. a.C., scrive che i medici di Crotone erano i primi della Grecia, quelli di Cirene i secondi. Sulla figura di Eurifonte cf. Euryphon, RE VI 1 (1907), coll. 1342-1344. 52 Maria Clara Cavalieri Puroel 20 - rfilg owl : - ..NEPE - .AIKOC Fr. V 1, Crinert 20 - kev A NC Jiv xegloary Indie I. PHere 327. xaBdnep 3,2 Cr Indice dei nomi xof 1,7Cr indice dei nomi. reoupés” 3,6Cr. Anudepitog 1,3 Cr [1,5 Cr] Ayo -3,1Cr. Avbég 1,6 Cr. néyos 1,8 Zevogdvng 2,3 Cr; 2,4 Cr. otxog 8,7 & 17Cr Indice delle parole. naw8nyiet [5, 5] doéBee [1,3] otAhog 1,4 Cr. eoarpoerdiig 2,2 Cr yp 3,4Cr yiyvoua 1,2 Cr 6 2,4Cr5 5,5 eiwi1,6Cr3 2,2 Cr. é& 14Cr. tryenovedw = 1,1 Cr. Santo 5,5 rocosteg 2,1 Cr. wodxde 5,6 II. PHere 1508. Indice dei nomi. "axpéyas TIT Tay Cr. *AnodABopog [II] Syy Cr] “Aprordtevos [II 10,, Cr} * Sono esclusi gli articoli ed i termini completamente congetturati. Tra parentesi quadre vengono indicati i casi in cui la parola @ in gran parte integrata e/o presenta un certo margine Gi incertezza. I luoghi seguiti dalla sigla Cr. si riferiscono ai frammenti editi dal Cronert ma che non é stato possibile individuare sugli original La Rassegna dei filosofi di Filodemo 3 Eipupav 7,5 Mowdrvn (11 10,,Cr] Indice delle parole. GAG 5,4, 1V 1, Cr. Eddog I 10,, Cr. dvi IIT 10,, Cr Grog IL 10), Cr. GriGavoc IIT 10,, Cr. aipiov [11 4,, Cr] Boive 1,5 34 (IIT 10,, Cr] Sivapar TIT 10), Cr. spi IV 1, Cr cig I110,, Cr émorpéga 1,4 Epyov 1,1 evpioxo III 10,5 Cr. ioerpudg (IV Igy Cr] iarpés 5,2 soi 4, 3; 5, 1; IS, Crs IM 10,, Cr; [IV 1, Cr] xatovadtoxw Il 10,, Cr. xevds V Ly Cr. xegody [V1 Cr] 6,3 (IV 1,, Cr] naDAov pecaes vonite Ill 4,, Cr. Eévog IL Typ Crs I 7,, Cr dpdo IL8,, Cr. obtos [Ill 10,, Cr] oig 5,3 dav reipdo TIT 10), Cr. repiepyog (HT8,, Cr] pds IIL8,, Cr. 5,6 onfln U7, Cr Snép IN 10, Cr. Srogopéo [II 10,, Cr] ont I Ly, Cr. gos 5,6 aipo yorené, TIT 945 Cr. IIL 2,, Cr. Centro di Studi Papirologici Universita degli Studi di Lecce

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