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1.1
1.2
1.3
1.4
UNITA' SI
UNITA' AMMESSE
RELAZIONI
GRANDEZZE
NOME
SIMBOLO
lunghezza
metro
massa
chilogrammo
kg
tempo
secondo
NOME
SIMBOLO
grammo
tonnellata
g
t
1 g = 0,001 kg
1 t = 1000 kg
minuto
ora
giorno
min
h
d
1 min = 60 s
1 h = 3600 s
1 d = 86400 s
grado
Celsius
0C = 273,15 K
intensit
di corrente
elettrica
ampere
temperatura
Kelvin
intensit
luminosa
candela
cd
quantit di
materia
mole
mol
10
UNITA' SI
UNITA' AMMESSE
GRANDEZZE
RELAZIONI
NOME
SIMBOLO
forza
Newton
1 N = 1 kg m/s
pressione
Pascal
(Newton al
metro
quadrato)
Pa
1 Pa = 1 N/m
lavoro
energia
calore
joule
NOME
(N/m) bar
millibar
SIMBOLO
bar
mbar
1 bar = 100000 Pa
1 mbar = 100 Pa
Kwh
1J = 1 Nm
1 Kwh = 3,6 MJ
J
kilowattora
potenza
watt
1 W = 1 J/s
frequenza
hertz
Hz
1 Hz = 1/s
volume
litro
l
metrocubo
1 l = 1 dm
1 m = 1000 l
Poich nelle applicazioni correnti la forza viene ancora espressa in kp (chilogrammi-peso) ed il N (Newton) non
ancora diventato di uso comune, si ricorda che fra le due grandezze esiste la relazione:
1 N = 0,102 kp
1 kp = 9,81 N (in via approssimativa 1 kp=10 N)
F
m
m
F = m x a = kg ____
s
perci:
Nel vuoto, o quando la resistenza dell'aria pu venire trascurata, il moto di ogni corpo risulta uniformemente
accelerato (cio con a = costante) verso il basso; tale accelerazione prende il nome di accelerazione di gravit (e
si indica con g).
Nelle vicinanze della superficie terrestre si ha:
g = 9,81 m/s
La forza peso F la forza che agisce sul corpo in caduta libera e vale: F = mg
Quindi un corpo di massa pari ad 1 kg pesa 9,81 N; nelle applicazioni correnti, come gi detto, si pone che un
corpo di massa pari ad 1 kg pesi 1 kp e perci
1 kp = 9.81 N
Nel sistema SI, la forza (F) espressa in N (Newton) e la superficie in m, perci:
p=
F (forza)
A (superficie)
N
= Pa (Pascal)
m
11
FATTORE DI MOLTIPLICAZIONE
multipli
10 12
10 9
10 6
10 3
10 2
10 1
PREFISSO
SIMBOLO
tera
giga
mega
kilo
etto
deca
T
G
M
k
h
da
deci
centi
milli
micro
nano
pico
femto
atto
d
c
m
m
n
p
f
a
10 0 = 1
sotto
multipli
10 - 1
10 - 2
10 - 3
10 - 6
10 - 9
10 -12
10 -15
10 -18
= 0,1
= 0,01
= 0,001
= 0,000 001
= 0,000 000 001
= 0,000 000 000 001
= 0,000 000 000 000 001
= 0,000 000 000 000 000 001
12
Kelvin
Celsius
Fahrenheit
0
K
273,15 K
-273,15 C
0
C
-459,67 F
32
F
0 K = zero assoluto
0 C = 32 F punto di fusione del ghiaccio a pressione atmosferica
- scala Kelvin: chiamata anche scala termodinamica, impiegata in fisica.
- scala Celsius: scala di temperatura usata dalla maggioranza delle nazioni. La temperatura in gradi
Celsius normalmente detta: temperatura in gradi centigradi.
- scala Fahrenheit: scala di temperatura usata da alcuni paesi freddi, dove lo stato termico dell'atmosfera
generalmente di poco superiore o di poco inferiore a quello del ghiaccio.
L'uso della scala Celsius porterebbe l'inconveniente di dover far precedere al numero, misura della temperatura,
il segno + o -.
Conversione di temperatura
La variazione di temperatura di 1 grado nella scala Celsius equivale a:
variazione di 1 grado nella scala Kelvin;
variazione di 1,8 gradi nella scala Fahrenheit.
Le relazioni di conversione valgono:
C =
K=
F - 32
F = 1,8 x C + 32
1,8
F - 32
1,8
+ 273
13
K = C + 273
Capitolo02
ATMOSFERA - ARIA
78,03%
OSSIGENO
20,95%
ARGON
0,93%
ANIDRIDE CARBONICA
0,05%
Altri gas, quali: il neon, l'elio, il xenon, il krypton, sono contenuti in piccole tracce.
Altro componente dell'aria che si trova in misura diversa, a seconda delle condizioni ambientali, il vapore
d'acqueo e il pulviscolo.
Nella composizione dell'aria si verificano piccole variazioni in prossimit di zone industriali dove si possono
riscontrare tracce di altri gas come ad esempio: ossido di carbonio, ossido di azoto, ammoniaca, idrocarburi.
Tra i componenti dell'aria, solo l'ossigeno e l'azoto sono necessari alla vita.
L'ossigeno indispensabile per attivare i processi metabolici mediante i quali il nostro corpo trasforma i
carboidrati, le proteine e i grassi contenuti negli alimenti in calore ed energia.
L'azoto che respiriamo serve come gas inerte diluente e mantiene la pressione dei gas in alcune cavit del nostro
corpo (alveoli polmonari, cavit dell'orecchio medio).
2.2 Aria
La terra avvolta da un involucro gassoso che, per l'azione di gravit, viene trascinato da essa nel suo
movimento di rotazione e rivoluzione.
Quest'involucro che si estende per uno spessore che va oltre i cinquanta chilometri, chiamato "ATMOSFERA"
(ved. fig. 2.1) e il gas che lo compone "ARIA".
ESOSFERA km 900
IONOSFERA km 400
ATMOSFERA
- 55 C
La forza di gravit
della terra cos
ridotta che molecole e
atomi, con sufficiente
velocit, si possono
disperdere nello
spazio.
Elettricamente
conduttiva, riflette le
onde radio.
MESOSFERA km 80
Prive di nubi e
temporali.
STRATOSFERA km 35
TROPOSFERA km 11
Sede di perturbazioni
Si formano nubi e
correnti che
determinano il clima
La temperatura
diminuisce
all'aumentare
dell'altitudine
Capitolo03
PRESSIONE ATMOSFERICA
3.1
3.2
3.3
3.4
Peso dell'aria
Esperienza del Torricelli
Esempio di calcolo (Torricelli)
Unit di misura delle pressioni
kg
cm
15000 cm = 15500 kg
QUOTA
m
PRESSIONE
MPa
0
100
200
500
1000
1400
1800
2000
2400
3000
0,1013
0,1001
0,0989
0,0955
0,0899
0,0856
0,0815
0,0795
0,0756
0,0701
TEMPERATURA
C
15
14,4
13,7
11,8
8,5
5,9
3,3
2,0
- 0,6
- 4,5
fig. 3.1 Variazione delle condizioni fisiche dell'aria alle varie quote.
18
CM. 76
Il motivo che non ha permesso al mercurio del tubo di vuotarsi completamente nella vaschetta dovuto
esclusivamente al peso dell'aria atmosferica.
MERCURIO
Come si detto in precedenza l'aria esercita una pressione di 1,033 kg ogni cm, perci questa pressione si ha
anche sulla superficie del mercurio contenuto nella vaschetta.
Nella parte superiore il tubo, dopo che stato rovesciato, completamente vuoto di mercurio e d'aria. Si creato
il vuoto e la pressione atmosferica viene a mancare totalmente in questa parte del tubo stesso.
Nel nostro caso la pressione atmosferica invece di esercitarsi dall'alto e dal basso nell'interno del tubo, agisce
solo dal basso verso l'alto (ved. fig. 3.3). Come ci mostra l'esperienza questa spinta (sull'unit di superficie)
equivale al peso della colonna di mercurio, chiaramente rapportato alla sezione del tubo, cio:
Spinta atmosferica = 1,033 kg/cm
Peso unitario della
colonna di mercurio =
peso (kg)
sezione (cm)
= 1,033 kg/cm
PRESS.
ATMOSFERICA
PRESS.
ATMOSFERICA
CM. 76
VUOTO
MERCURIO
fig. 3.3 Nel tubo di Torricelli il mercurio si innalza a causa della pressione atmosferica.
19
Procedendo nelle stesse operazioni, impiegando acqua al posto del mercurio (prendendo un tubo lungo circa
11 metri), si vedr che il livello dell'acqua nell'interno del tubo si porta a 10,33 metri dal pelo della vaschetta.
Questa spinta equivale al peso, rapportato alla sezione del tubo, di quella colonna di acqua che sempre di
1,033 kg sulla superficie di 1 cm (ved. fig. 3.4).
PRESS.
ATMOSFERICA
PRESS.
ATMOSFERICA
M. 10,33
VUOTO
ACQUA
fig. 3.4 Nel tubo Torricelliano l'acqua sale fino a 10,33 m dal pelo dell'acqua della vaschetta.
= 76x13.60 = 1033 gr
gxSxh
= g x h = 1,033 kg/cm
S
S
Da ci si pu dedurre che la pressione atmosferica (cio il peso dell'aria su ogni cm di superficie con cui a
contatto) di 1,033 kg/cm.
Pertanto:
Infatti come si visto una colonna di mercurio alta 76 cm e una colonna di acqua alta 10,33 m esercitano, su ogni
centimetro quadrato alla base della colonna, la stessa pressione.
Il valore di 1,033 kg/cm detto atmosfera ed la pressione che lo spessore d'aria che circonda la terra, esercita
su di un centimetro quadrato di superficie.
Si ha che:
21
Capitolo04
4.1 Manometri
4.2 Vacuometri o vuotometri
4.1 Manometri
Industrialmente la pressione relativa si misura con strumenti detti manometri, di cui il tipo pi usato il
BOURDON (ved. fig. 4.1).
Esso si basa sulla deformazione elastica di una molla metallica tubolare a sezione lenticolare, ripiegata a forma
semicircolare e soggetta internamente alla pressione esercitata dal fluido.
Un'estremit della molla aperta e, fissata ad un manicotto filettato esternamente per permettere il fissaggio
dello strumento, rimane in comunicazione con il fluido di cui si vuole conoscere la pressione.
L'altra estremit chiusa ed libera di muoversi sotto l'azione del fluido che, premendo internamente, tende a
raddrizzarla provocando un movimento dell'estremit chiusa proporzionale alla pressione applicata.
Per mezzo dell'ingranamento di un settore con una rotella il movimento di quest'estremit, non vincolata, viene
amplificato in modo che con una lancetta (indice) fissata sull'asse della rotella, i movimenti risultino ben evidenti.
Segno grafico
Attacco radiale
Gli attacchi per il fissaggio dei manometri oltre ad essere del tipo radiale come in fig. 4.1, possono essere anche:
assiali; con flangia per il montaggio in pannello con viti; con staffa per montaggio in pannello senza viti (ved. fig.
4.2).
24
Con flangia
Con staffa
25
Capitolo05
5.1
5.2
5.3
5.4
FORZA DI COESIONE
propriet che si riscontra
nei corpi solidi i quali hanno
forma e volume.
FORZA DI REPULSIONE
propriet di espansione dei
gas i quali non hanno n
forma n volume propri.
Dato che gran parte del volume occupato dal gas (aria) formato essenzialmente da spazio vuoto, le molecole si
muovono e si urtano fra loro e cercano, sempre con grande velocit, di allontanarsi cos da sbattere contro le
pareti del recipiente che li contiene.
La somma di tutti questi urti molecolari sulla parete rappresenta una forza (PRESSIONE).
La pressione si manifesta con forze dall'interno verso l'esterno del contenitore.
Ma l'aria ha altre propriet che possiamo utilizzare.
Il volume complessivo delle molecole gassose piccolo in rapporto al volume totale dell'aria.
Si possono quindi comprimere pi molecole nello stesso volume d'aria (ved. fig. 5.2).
Comprimere l'aria non significa altro che addensare pi molecole in un dato volume e in tal modo ottenere una
pressione pi elevata, non senza riscontrare un riscaldamento del contenitore.
28
ASPIRAZIONE
Aria atmosferica
COMPRESSIONE
Tappo
Le leggi fisiche fondamentali che legano i parametri dello stato gassoso, pressione, volume, temperatura sono
due: legge di Boyle e Mariotte e legge di Gay-Lussac.
29
Temperatura C
+5
+10
+15
+20
g/m (Atmosferica)
4.98
6.86
9.51
13.04
17.69
-5
-10
-15
3.42
2.37
1.61
Temperatura C
g/m (Atmosferica)
0
4.98
+25
+30
+35
+40
23.76
31.64
41.83
54.108
-20
-25
-30
-35
-40
1.08
0.7
0.45
0.29
0.18
U.R. =
x 100
U. R. 60%
P1
P1 x V1 = P2 x V2;
V 1 = V2
P2
1.013 bar (atmosferici)
5 = 0,722 m
6 + 1.013
0,722 m di aria a 20C contengono al massimo
17,7 g/m x 0,722 m = 12,78 g
La quantit di acqua condensata sar:
53.1 g - 12.78 g = 40,32 g
che dovranno essere rimossi prima della distribuzione dell'aria compressa.
30
Capitolo06
PRESSIONE
6.1 Pressione
6.1 Pressione
Viene indicata con (p) ed la grandezza fisica che sta ad indicare la distribuzione di una forza sulla superficie a
cui essa applicata.
Nel caso dei fluidi (gas, vapore, liquido, ecc.) ne caratterizza lo stato ed data dalla forza che agisce
staticamente sull'unit di area di un elemento fluido.
Pertanto la pressione (p) la forza (F) esercitata da un fluido in direzione perpendicolare e sull'unit di superficie
(A) di un corpo, e cio:
F
p=
A
___
___
N
m
___
1N
m
In pratica essendo il Pascal un'unit di misura estremamente piccola, vengono generalmente utilizzati i multipli
quali il kPa o preferibilmente il bar (1 bar = 105 Pa) unit ammessa dal sistema SI.
Per i paesi anglosassoni l'unit di misura utilizzata il "psi" (libbra/pollice).
1 psi = 0,07 bar
14,5 psi = 1,00 bar
La pressione, nelle applicazioni correnti delle trasmissioni pneumatiche viene, d'abitudine, ancora misurata in
bar.
La tabella di fig. 6.1 rappresenta la comparazione fra le unit di misura.
Pressioni kPa
1 kPa
1 bar
1 psi
1 kg/cm
1
100
6,9
98
bar
0,01
0,145
1
14,5
0,069
1
0,0981 14,2
Considerazione:
Per trasformare i:
___
kg
in bar o in Pa
cm
bisogna:
1 kg
___
= 10 Pa (100.000 Pa)
cm
___
kg
Per trasformare i: Pa in
5
moltiplicare x 10 5:
cm
bisogna:
-5
moltiplicare x 10 : 1 Pa =
_________
10 kg
=
-5
cm
psi
0,00001
____
kg
cm
32
kg/cm
0,0102
1,02
0,07
1
Capitolo07
7.2 Portata
Si definisce portata volumetrica Q il volume di fluido che nell'unit di tempo passa attraverso una data sezione.
Q=
___
m
V ___
t
La portata pu essere calcolata moltiplicando la velocit u del fluido per l'area A della sezione di passaggio.
Q = uxA
Essendo la velocit u espressa in m/s e l'area A in m, inserendo le suddette unit di misura si ha:
___
m
m = m/s perci: Q = uxA m/s
s
Nel SI l'unit di misura della portata oltre ad essere espressa in m/s, ammesso esprimerla in L/s (litri al
secondo) dove:
1 L/s = 1 dm/s
Calcolare la portata di un fluido gassoso complesso dato che la sua velocit u caratterizzata da molti
parametri dovuti alla sua comprimibilit. Il diagramma che segue mostra la relazione tra pressione e portata per
un orifizio avente sezione equivalente di 1 mm
2
34
La zona delimitata dalla linea tratteggiata in basso a destra evidenzia la zona di flusso sonico dove l'aria
raggiunge una velocit molto vicina a quella del suono, velocit che non pu pi aumentare anche se dovesse
aumentare la differenza di pressione. Entro quest'area le curve assumono un andamento verticale.
La portata dunque non dipende dalla caduta di pressione ma dal valore di pressione in ingresso. Con pressione
in ingresso di 6 bar e caduta di pressione 1 bar, e quindi, con pressione in uscita di 5 bar, la corrispondente portata
di ~ 55 l/min con sezione di flusso di 1 mm.
Se un apparecchio ha sezione equivalente di 5 mm la sua portata in quelle condizioni sar
Q = 22,2 x 5 x
6,013
35
Capitolo08
PNEUMATICA
8.0
8.1
8.2
8.3
Pneumatica
Meccanica dei fluidi
Automazione pneumatica
Struttura circuitale di una automazione
pneumatica
8.0 Pneumatica
Lo studio teorico dell'aria occupa la parte della fisica denominata "meccanica dei fluidi" mentre l'applicazione
pratica dell'aria prende il nome di "pneumatica".
LA COMPRESSIONE
richiede lavoro e
svolge calore
L'ESPANSIONE
assorbe calore e
fornisce lavoro
La temperatura presente in tutti i fenomeni di compressione e condiziona tutte le relative leggi.
38
39
Capitolo09
PRODUZIONE DELL'ARIA
COMPRESSA
Simbologia Pneumatica
Manometro
Valvola di esclusione
Linea
Filtro
Refrigeratore
Separatore di condensa con spurgo
automatico
Essiccatore
Lubrificatore
Flusso pneumatico
Compressore
Motore elettrico
Serbatoio pressurizzato
8
1
6
3
9
5
910
7
L'aria viene aspirata dall'ambiente esterno tramite il filtro di aspirazione 1 e viene compressa dal compressore 2.
Segue un raffreddatore 3 con relativo separatore e scaricatore automatico di condensa. Questo raffreddatore
pu essere ad acqua o ad aria secondo gli impianti. Un serbatoio polmone 4 serve all'accumulo di aria
compressa e un filtro disoleatore 5, dotato di scaricatore automatico, serve per la costante eliminazione dell'olio
separato (tale accessorio non presente negli impianti che usano compressori non lubrificati).
Con 6 indicato un essiccatore che serve all'eliminazione del residuo vapore d'acqua. L'essiccatore fornito di
valvole di esclusione 9 e 10 e di linea di by-pass 8.
Vi infine un filtro finale 7 che ha lo scopo di trattenere polveri e particelle aspirate o prodotte nel sistema stesso.
La costruzione di una centrale di compressione richiede delle spese d'installazione non indifferenti per tubazioni,
linee elettriche, fissaggio dei basamenti dei compressori e degli accessori, spese che sono completamente
perse in caso di spostamento dell'impianto.
Tutto questo viene evitato se il compressore e i gruppi accessori (fino al serbatoio e al filtro disoleatore) sono
montati in un'unica unit su basamento (package) che non richiede fissaggio al terreno e che pu essere
trasferito con facilit.
Questa soluzione porta ad avere unit di compressione completamente autonome, che possono anche essere
silenziate da pannelli isolanti e piazzate senza problemi negli stessi luoghi di utilizzazione.
9.2 Compressori
I compressori si possono definire come macchine atte a produrre aria compressa.
Fra le caratteristiche dei compressori sono da evidenziare:
- il rapporto di pressione che dato dal rapporto tra la
pressione assoluta di mandata Pa1 e la pressione assoluta di aspirazione Pa0 ed indicato con :
___
Pa1
Pa0
- la portata teorica che data dal prodotto della cilindrata (area del pistone per la sua corsa) per il numero dei giri
al minuto dell'albero motore e pu essere espressa in:
m3/min nL/min
- la portata effettiva la cui massima dipendenza data dal coefficiente di riempimento del cilindro (rendimento
volumetrico), la portata che realmente il compressore fornisce e viene espressa come indicato per la portata
teorica.
43
a uno stadio
a due stadi
a tre o pi stadi.
I compressori alternativi a pistoni possono essere costruiti con raffreddamento sia ad aria che ad acqua.
Compressore
Serbatoio
Utilizzatore
Regolazione
fig. 9.8 Schema della regolazione dei compressori.
46
Refrigeratore finale
Filtro di aspirazione
Essiccatore
Essicatore
Alla rete di
distribuzione
Gruppo compressore
con raffreddamento intermedio
9.12 Refrigeratori
Simbologia:
Refrigeratori ad acqua
Refrigeratori ad aria
Durante la compressione, la temperatura dell'aria aumenta ad un valore tale da assumere una capacit di
assorbimento al di sopra della quantit di vapore di acqua contenuto in essa.
I compressori a pi stadi sono muniti di refrigeratori interstadio con i separatori di condensa collocati tra i vari
stadi di compressione ma la deumidificazione non completa essendo l'aria compressa dello stadio finale
ancora ad una temperatura alta.
Se l'aria calda s'immette direttamente nella rete di distribuzione, poich lungo il percorso si raffredda, il punto di
saturazione si abbassa ed il vapore d'acqua condensandosi in quantit considerevoli, scorre entro le tubazioni
raggiungendo gli apparecchi di utilizzazione.
Quindi si deve cercare di eliminare la maggiore quantit di acqua possibile, prima che l'aria venga immessa nella
rete di distribuzione.
L'eliminazione pu ottenersi raffreddando l'aria in appositi apparecchi chiamati refrigeratori finali che vengono
installati tra il compressore e il serbatoio di aria.
47
Uscita
acqua
Uscita
Aria
Entrata aria
Entrata
acqua
Spurgo
Uscita aria
Elettro
ventilatore
Spurgo
9.13 Serbatoi
Simbologia:
Dopo il raffreddamento effettuato col refrigeratore, l'aria si raccoglie in serbatoi che provocano un ulteriore
raffreddamento. La condensa che si forma nei serbatoi viene anch'essa raccolta ed espulsa all'esterno dai
separatori che devono essere installati nei punti pi bassi.
I serbatoi oltre a provocare la condensazione del vapore d'acqua fungono anche da accumulatori di aria
necessari quando si verifica una richiesta maggiore della potenzialit del compressore.
I serbatoi per l'aria compressa devono avere la valvola di sicurezza ed essere in accordo con le vigenti leggi
antinfortunistiche.
9.15 Essiccatori
Simbologia:
Per ottenere deumidificazioni pi spinte si utilizzano gli essiccatori, i quali impiegano sostanze ad alto potere
assorbente (gel di silice). Detti essiccatori, detti ad adsorbimento (ved. fig. 9.12), si collocano dopo il serbatoio.
Immissione essiccante
Aria
secca
Pastiglie di
essiccante
Aria
umida
Condensa
1 Scambiatore di calore
aria/aria
2 Scambiatore di calore
aria/aria
3 Condensatore del
freon
4 Ventilatore
(per il freon)
5 Condensatore del
freon
6 Valvola termostatica
7 Filtro dell'aria
8 Scaricatore automatico
Trasmissione del calore
49
50
51
Capitolo10
RETE DI DISTRIBUZIONE
DELL'ARIA COMPRESSA:
DAL COMPRESSORE
ALL'UTILIZZAZIONE
10.1
10.2
10.3
10.4
10.5
10.6
Tubazioni
Reti di distribuzione
Collocamento delle tubazioni
Separatori di condensa
Valvole di esclusione
Perdite di carico e scelta dei tubi
10.1 Tubazioni
L'aria compressa viene distribuita ai punti di utilizzo attraverso una serie di tubazioni principali che
rappresentano le arterie del sistema.
Il dimensionamento di tali tubazioni dev'essere tale che, anche nel punto pi lontano, il flusso d'aria mantenga le
caratteristiche di portata e pressione (la caduta di pressione dev'essere contenuta in 0,3 bar).
54
Impianto di generazione
Condotto semplice
Impianto di generazione
Condotto ad anello
Impianto di generazione
Rete di collegamenti
Spurgo
Spurgo
Spurgo
Rete ramificata
(aperta)
Rete a maglie
(chiusa)
4
1
(a)
(b)
3
5
6
In questi apparecchi, l'acqua si raccoglie nel bicchiere di materiale trasparente 3 dopo essere passata
attraverso il setaccio 2 che trattiene le eventuali impurit solide.
Quando nel bicchiere si raccolta una certa quantit d'acqua, la stessa si scarica automaticamente sotto la
spinta della pressione dell'aria attraverso il raccordo 6 mediante il dispositivo di scarico automatico 5.
Il sistema di scarico della condensa pu essere anche del tipo manuale ed in questo caso, nella parte inferiore
della tazza sistemato un rubinetto 7 manovrabile dall'esterno.
Lo scarico automatico un sistema efficace ed consigliabile che sia presente nei separatori di condensa posti
in zone poco visibili o difficilmente accessibili.
Nel coperchio 1 di questi apparecchi, sistemata una valvola di sicurezza 4.
A lato delle figure 10.5 a) e 10.5 b), separatori di condensa, sono riportati i relativi simboli grafici.
In fig. 10.6 sono riportati tre esempi di installazione di un separatore di condensa con relativa valvola di
esclusione.
Incl. 12%
Separatore
con trappola
Attacco a
pastorale
Separazione con
innalzamento
Valvola di
esclusione
Separatore
di condensa
56
Attacco
rapido
Per una progettazione adeguata delle tubazione si deve cercare di equilibrare il costo operativo con quello delle
tubazioni.
Perci la scelta del diametro delle tubazioni risulta da un compromesso tra il costo dell'installazione e l'economia
che risulta dalla diminuzione delle perdite di carico. Questi due valori aumentano tutti e due con il diametro delle
tubazioni
In pratica non sono necessari calcoli sapienti e si pu, come risultato dell'esperienza, considerare che:
una installazione di aria compressa corretta quando la perdita di carico che ha luogo nelle tubazioni,
dal serbatoio della centrale fino alle prese di utilizzazione, dell'ordine di 10000-30000 Pa (0,1 - 0,3 bar)
ed in generale consigliabile che non superi il 5% della pressione di esercizio.
La velocit dell'aria, nelle tubazioni, non deve superare i 10 m/s.
Nell'introdurre la lunghezza della tubazione occorre tener conto delle connessioni e dei raccordi. Per comodit di
calcolo, le perdite di carico che si determinano nei suddetti elementi sono equiparate alla lunghezza di un tubo
che presenti le medesime perdite di carico.
Perci alla lunghezza della tubazione si aggiunge la lunghezza che rappresenta le perdite di carico che si hanno
nelle varie valvole e raccordi dell'impianto.
Nella tabella di fig. 10.8 indicata la lunghezza equivalente di tubo da aggiungere per le valvole ed i raccordi di
pi comune impiego.
E' comunque opportuno prevedere diametri un poco sovrabbondanti per tenere conto del probabile aumento dei
consumi di aria.
57
fig. 10.8 Perdite di carico in lunghezze equivalenti di tubo per valvole e raccordi di pi comune impiego.
NOTA: Inizialmente non conoscendo il diametro della tubazione non si pu introdurre la lunghezza equivalente
di tubo per considerare le perdite di carico delle valvole e dei raccordi.
Si far in un secondo tempo come verifica.
Esistono varie tabelle e nomogrammi che permettono di trovare i tubi da impiegare per rimanere entro i limiti delle
perdite di carico ammesse.
Un nomogramma, il cui rilievo risulta semplice ed immediato, rappresentato nella fig. 10.9.
Con il suddetto nomogramma si possono calcolare i diametri delle tubazioni per portate fino a 100 nm/min ma
per la sola pressione relativa di 0,7 MPa (7 bar) che la pressione maggiormente impiegata.
Ipotizzando che la portata nella rete di distribuzione debba essere di 10 nm/min e desiderando una perdita di
carico pari a 0,1 bar nelle tubazioni (che sono lunghe 200 metri) la procedura la seguente:
- si pone una riga sul valore della portata (10 nm/min), rilevato sulla verticale di sinistra, e sul valore della perdita
di carico di un metro di tubo
(
10000 pA
= 50 Pa/m),
200 M
58
fig. 10.9 Nomogramma per la ricerca dei diametri dei tubi per il trasporto di aria con pressione relativa di 7 bar.
59
Capitolo11
TRATTAMENTO E
UTILIZZAZIONE DELL'ARIA
COMPRESSA
11.1
11.2
11.3
11.4
11.5
11.6
11.7
11.8
Filtri
Regolatori di pressione
Lubrificatori
Gruppi di condizionamento F.R.L.
Scelta dei gruppi di condizionamento
Avviatore progressivo
Filtro regolatore
Moltiplicatore di pressione
Simbologia pneumatica
fig. 11.1 Collegamento del gruppo di trattamento dell'aria compressa alla rete di distribuzione.
In un impianto, i gruppi di trattamento aria vengono collocati a monte delle apparecchiature pneumatiche.
La struttura di un gruppo trattamento aria costituito da:
- filtro: effettua la separazione finale dei corpi estranei ancora contenuti nell'aria.
- regolatore di pressione: porta il valore della pressione di rete, che variabile, ad un valore inferiore, per
costante, previsto nel progetto dell'impianto.
- manometro: misura ed indica la pressione relativa della trasmissione, a valle del regolatore di pressione.
- lubrificatore: introduce nel fluido una quantit regolabile di olio lubrificante, sotto forma di nebbia o micronebbia.
11.1 Filtri
I filtri servono ad eliminare dall'aria compressa eventuali particelle solide e l'umidit condensata contenute
nell'aria.
L'aria non contiene solo vapor d'acqua, ma anche polvere, particelle solide fortemente abrasive, gas corrosivi,
vapori d'olio fortemente degradato dal calore del compressore ecc.
63
Eliminando parte delle sostanze solide con filtri sistemati all'aspirazione dei compressori ed adottando i sistemi
esposti, si ottiene un'aria abbastanza secca e pulita.
Pertanto,
i filtri (ved. fig. 11.2), impiegati nelle linee di utilizzazione, permettono di eliminare la condensa residua e di
fermare le impurit.
Riferendoci alla fig. 11.2, l'aria entra nella parte superiore dell'apparecchio con direzione verso il basso ed
assume un violento moto rotatorio attraversando una piastra fissa ad alette inclinate 2 (centrifugatore).
Le gocce di acqua residue, assieme alle impurit solide, vengono proiettate contro le pareti interne del bicchiere
per effetto della forza centrifuga, cadendo poi per gravit.
Il tutto si raccoglie nel fondo del bicchiere che, essendo in quiete perch protetto dallo schermo 6, non soggetto
al risucchio del flusso d'aria.
Nella parte pi bassa del bicchiere situato un dispositivo 4 per lo scarico automatico o un rubinetto 7 per lo
scarico manuale.
Se lo scarico di tipo manuale, occorre fare attenzione che l'acqua non raggiunga lo schermo 6 per evitare che
venga aspirata e trascinata in rete.
L'aria compressa deumidificata, prima di uscire dall'apparecchio viene fatta passare dall'esterno verso l'interno
di un elemento filtrante 5 materiale poroso che provvede a trattenere le rimanenti impurit.
La porosit degli elementi filtranti indica la particella d'impurit pi piccola che pu essere trattenuta.
Es. Un filtro da 50 m in grado di trattenere tutte le particelle di diametro uguale o superiore a 50 m.
Normalmente con l'apparecchio vengono forniti elementi filtranti con porosit di 50 m ma, si possono avere
anche filtri da 20 o 5 m.
La tazza normalmente realizzata in policarbonato. Per sicurezza protetta da una tazza metallica o in
tecnopolimero antiurto; se la tazza esposta a calore, scintille etc. dev'essere completamente metallica.
Un altro tipo di filtro a doppia azione filtrante (detto a due stadi) rappresentato in fig. 11.3. Detto filtro capace
di togliere all'aria le particelle solide organiche ed inorganiche al 99,7% e di favorire l'agglomerazione delle
particelle liquide fino a formare delle gocce che precipitano sul fondo del bicchiere.
Nei filtri a coalescenza sono necessari interventi manutentivi frequenti consistenti nella pulizia degli elementi
filtranti. E' buona regola anteporre un prefiltro a monte del coalescente.
Riferendoci alla fig. 11.3, l'aria entra in un prefiltro che arresta le principali impurit solide, poi passa attraverso il
secondo filtro, che oltre ad arrestare le rimanenti impurit solide, fino a 0,1 , trasforma in stato liquido i vapori
d'acqua e d'olio che vanno a depositarsi nel fondo del bicchiere.
Successivamente il liquido viene espulso all'esterno con dispositivi automatici o manuali.
In certi processi industriali, come ad esempio le industrie alimentari, farmaceutiche ecc., necessario che l'aria
sia totalmente priva di vapori d'olio.
Si ottiene questo facendo passare l'aria (gi filtrata dai due filtri) attraverso un elemento assorbente che
normalmente costituito da una cartuccia di carbone attivo (carbone amorfo che possiede un notevole potere
assorbente verso i gas e vapori).
A monte dei suddetti filtri bene installare un prefiltro di sgrossatura, da venticinque micron, per evitare un veloce
intasamento degli elementi filtranti di questi apparecchi.
65
Curve di portata
Curve di portata
2.5
6.3
1
0.7
0.9
0.6
0.8
2.5
0.8
0.5
0.4
0.3
0.2
6.3
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.1
0.2
0
200
400
600
800
1000
0.1
Portata (Nl/min.)
400
800
1600
1200
2000
2400
Portata (Nl/min.)
Taglia 1
Taglia 2
Curve di portata
Curve di portata
2.5
6.3
2.5
1
Caduta di pressione (bar)
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
6.3
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.3
0.2
0.2
0.1
0.1
0
0
500
1000
1500
2000
2500
5000
3000
Portata (Nl/min.)
Taglia 3
2500
Portata (Nl/min.)
Taglia 4
66
7500
10000
La ritenzione del filtro depuratore ha una efficienza pari al 99,97% e trattiene le particelle di polvere di 0,1 .
I vapori di olio e la nebbia d'acqua vengono trasformate in liquido per effetto coalescente all'interno del
materiale filtrante. Le gocce si raccolgono sul fondo della tazza in materiale termoplastico.
I diagrammi mostrano le curve di portata per filtri depuratori della serie 1700 taglia 1 (1/8" - 1/4"), taglia 2
(1/4" - 3/8"), taglia 3 (3/8" - 1/2"), e taglia 4 (3/4" - 1").
Curve di portata
Curve di portata
0.20
0.15
2.5
0.25
6.3
0.10
0.4
6.3
0.3
0.2
0.1
0.05
0
0
50
100
150
200
250
150
300
300
450
600
750
900
1050
Portata (Nl/min.)
Portata (Nl/min.)
Taglia 1
Taglia 2
Curve di portata
Curve di portata
0.4
2.5
0.4
0.3
6.3
0.2
0.1
200
400
600
800
1200
6.3
0.2
0.1
Portata (Nl/min.)
Taglia 3
600
1200
1800
Portata (Nl/min.)
Taglia 4
67
0.3
2400
3000
Funzionamento
La pressione secondaria impostata agendo su di una vite che carica la molla di regolazione la quale, agendo
sulla membrana spinge un'asta solidale con una valvola ad otturatore. cos
consentito il passaggio dell'aria in ingresso con pressione primaria P1 verso la via di uscita della pressione
secondaria P2.
Quando il valore di pressione P2 sale, reagisce sulla parte inferiore della membrana contrastando la forza della
molla che agisce sulla sua parte superiore.
Al raggiungimento dell'equilibrio tra le due forze la valvola ad otturatore si porta nella posizione di chiusura.
Quando un consumo richiesto, P2 diminuisce e con essa la forza antagonista sulla parte inferiore della
membrana. La valvola si muove verso il basso incrementando il flusso d'aria attraverso la valvola stessa finch
il flusso in entrata non eguagli il consumo.
Senza consumi d'aria la valvola chiusa.
68
Funzione relieving
Se la pressione P2 sale al di sopra del valore impostato, vuoi per un nuovo valore impostato di P2 (inferiore) o
per una spinta esterna contraria esercitata da un cilindro attuatore, la membrana si solleva aprendo la sede
"RELIEVING" che scarica l'aria attraverso un foro situato nella campana del regolatore in atmosfera.
Molla
Pressione equivalente
Nel caso B la molla pi estesa del 10% rispetto ad A e, come si vede nel diagramma, l'equilibrio delle forze
si assesta su di un valore pi basso (2 anzich 4 bar).
Allo scopo creeremo una terza camera sotto la membrana. Come mostrato nella figura 11.5 la camera P2
viene collegata, attraverso un foro, con la camera P3.
Il foro posto nel punto in cui la velocit del flusso pi elevata.
Siccome la pressione statica diminuisce con l'aumentare della velocit del flusso, P3 inferiore a P2.
Il diaframma "sente" quindi una pressione pi bassa. Pi alta sar la velocit, pi alta sar la differenza tra
P2 e P3 come definito nell'equazione di Bernoulli. Un tubetto, con l'estremit tagliata obliqua, orientata verso
l'uscita e posto al centro del flusso, ne accentua l'effetto compensando adeguatamente la portata (fig. 11.5).
69
fig. 11.5
La molla ideale dovrebbe avere un andamento parallelo all'asse di riferimento della pressione equivalente, ma
questo significherebbe concepire una molla di lunghezza e di numero di spire difficilmente definibile.
La caratteristica elastica della molla deve avere quindi un andamento non eccessivamente inclinato perch
altrimenti il fenomeno verrebbe accentuato.
Un campo ridotto ad una pressione pi bassa richiede una molla pi debole ed una caratteristica meno ripida.
Un ampio campo di pressione regolata richiede una molla pi robusta con una caratteristica molto inclinata
essendo lo spazio disponibile per l'alloggiamento uno spazio fisso.
Compensazione della pressione
(otturatore bilanciato o sbilanciato)
La pressione in ingresso P1 sottoposta alle oscillazioni che sono presenti nella rete di distribuzione dovute alla
pressione minima e massima d'inserimento e stacco del compressore. Le variazioni di pressione in entrata
influenzano la pressione di uscita P2.
Quando la pressione P1 aumenta, sulla parte inferiore della valvola ad otturatore agisce una forza che contrasta
la molla di regolazione falsando P2, perch la valvola tende a chiudersi.
Questo significa che c' una pressione pi bassa in uscita se comparata a quella regolata.
La soluzione si ottiene creando sulla valvola ad otturatore superfici su cui possono agire P1 e P2 equilibrandosi
(vedi fig. 11.6)
fig. 11.6
La figura 11.7 mostra la sezione di un regolatore provvisto di tutte le caratteristiche sino ad ora citate. La qualit di
un regolatore dipende dalla sua capacit di mantenere esatta la pressione P2 indipendentemente dai valori di P1
e della portata.
70
fig. 11.7
Bisogna inoltre tenere presente che quando la valvola completamente aperta, il regolatore lavora come una
restrizione fissa e la pressione P2 cade rapidamente.
Dimensionamento di un regolatore
Un regolatore dimensionato per potere soddisfare le portate richieste con un'accettabile variazione della
pressione impostata.
Le caratteristiche di portata sono visibili sui diagrammi che le case costruttrici riportano sui cataloghi.
Queste curve presentano tre parti distinte:
1 Condizione iniziale in cui una piccola luce di apertura della valvola non consente una corretta regolazione.
2 Campo di regolazione
3 Condizione critica in cui la valvola completamente aperta e qualsiasi ulteriore regolazione praticamente
impossibile.
fig. 11.8
Il diagramma evidenzia come la zona di regolazione 2 soddisfi le esigenze di portata/pressione. Un ampio campo
di pressione regolata richiede una molla pi forte con caratteristiche ripide visto che lo spazio disponibile per la
stessa fisso. Per campi di regolazione meno ampi richiedono molle pi deboli con caratteristica meno rapida. Il
secondo caso assicura una regolazione pi precisa proprio per le caratteristiche della molla.
Un buon dimensionamento permette al regolatore di lavorare entro valori ottimali di apertura della valvola ad
otturatore.
Un regolatore quindi dimensionato per poter soddisfare le portate richieste con accettabili variazioni della
pressione imposta.
Esempio: se volessimo impostare una pressione di uscita di 1,5 bar dovremmo usare un regolatore che preveda
una molla per regolazione in uscita da 0 a 2 bar e non un regolatore per pressione P2 da 0 a 8 bar (a parit
di Q). Per un tale valore di pressione regolata le molle, a parit di lunghezza libera (LO) avranno un incremento di
forza per frazione di escursione (compressione) completamente diverso.
71
fig. 11.9
Caratteristiche di regolazione
Curve di portata
7
6
5
4
3
2
4
Portata Q=15 Nl/min.
3
2
1
200
400
600
800
1000
Taglia 1
10
Portata (Nl/min.)
Curve di portata
Caratteristiche di regolazione
7
6
5
4
3
2
6
5
4
Portata Q=33 Nl/min.
3
2
1
Taglia 2
0
500
1000
1500
2000
2500
4
6
8
Pressione a monte (bar)
Portata (Nl/min.)
Curve di portata
Caratteristiche di regolazione
7
6
Pressione a valle (bar)
6
5
4
3
2
1
4
Portata Q=60 Nl/min.
3
2
1
700
1400
2100
2800
3500
Taglia 3
2
Portata (Nl/min.)
Curve di portata
10
2.06
Pressione a valle (bar)
6
Pressione a valle (bar)
Caratteristiche di regolazione
5
4
3
2
1
Taglia 4
2.04
Punto di partenza
2.02
2.00
1.98
1.96
1.94
1.92
0
10
2000
4000
6000
8000
10000
10
Portata (Nl/min.)
Si noti come nelle curve di regolazione il punto critico si trovi quando con consumi fissi la pressione regolata P2
sia molto vicina alla pressione a monte P1.
72
Isteresi
La qualit anche individuata in un basso valore d'isteresi e da una buona ripetibilit.
L'isteresi il fenomeno che principalmente influisce sulla caratteristica P1/P2.
Quando variano i P1 in salita da 3 a 9 bar ed in discesa da 9 a 3 bar, il valore di P2 impostato in uscita non sar lo
stesso quando misurato in salita e quando misurato in discesa. La differenza tra i due valori l'isteresi. Il valore
P2 segue sempre con un po' di ritardo la variazione di P1 che la variabile prevalente.
In un sistema di trasmissione meccanico questo fenomeno dovuto ai giochi ed agli attriti.
In un sistema pneumatico ci dovuto:
1 - dall'attrito di ORING
2 - dalla deformazione unilaterale delle guarnizioni a tenuta frontale quando vengono compresse sulla sede di
tenuta.
3 - dalla resistenza meccanica dovuta alla deformazione della membrana. Allo scopo la sua forma ondulata e
non piatta per ridurre al massimo tale resistenza.
Ripetibilit
La ripetibilit definisce la deviazione da un valore di P2 prefissato quando venga tolta P1 e poi ripristinata.
Tale deviazione espressa in percentuale.
11.3 Lubrificatori
In un lubrificatore viene generata una caduta di pressione tra ingresso e uscita direttamente proporzionale alla
portata. Questo Dp (differenza di pressione) provoca il sollevamento dell'olio della tazza verso la cupola
trasparente.
Una linguetta flessibile posta dopo l'ingresso del lubrificatore consente un'autoregolazione della sezione di
passaggio in funzione della portata ed assicura una miscela costante aria-olio anche al variare della portata.
L'aria entrando nel lubrificatore segue due cammini:
Entra nella tazza attraverso una valvola unidirezionale realizzata per pressurizzare lentamente la camera.
Oltrepassa la linguetta flessibile.
Nel caso di violente pressurizzazioni, le turbolenze provocherebbero emulsioni con l'olio presente nella tazza.
Quando non c' portata tutto il sistema in quiete. La pressione identica in tutte le parti del lubrificatore e non vi
movimento di olio. Con basse portate la linguetta completamente chiusa e l'aria s'incanala in un foro che
serve ad innescare la lubrificazione. Quando la portata aumenta la "valvola Venturi" si apre e provoca una caduta
di pressione. Un foro capillare connesso con la cupola trasparente nella zona di bassa pressione subito dopo la
linguetta flessibile.
La pressione nella tazza quindi superiore a quella del sistema capillare cupola.
La differenza di pressione costringe l'olio a salire lungo il tubo, superare la valvola di non ritorno e fluire attraverso
un regolatore di flusso fino al capillare cadendo sotto forma di goccioline nella corrente d'aria principale dove la
velocit pi alta.
L'olio viene frantumato in piccole particelle, quindi atomizzato, e miscelato in maniera omogenea dalla
turbolenza creata a valle della linguetta flessibile. La linguetta, come gi accennato, consente, flettendosi, di
aumentare la sezione di passaggio all'aumentare della portata per correggere automaticamente la caduta di
pressione e mantenere l'apporto d'olio proporzionale alla portata.
Una valvola di non ritorno nella condotta dell'olio consente, anche in mancanza di un temporaneo flusso di aria, di
trattenere una certa quantit di lubrificante nel condotto capillare.
Il regolatore di flusso consente di regolare la quantit di olio fornita.
Affinch si possa innescare la lubrificazione richiesto un valore minimo di portata.
Questo dato viene indicato nei cataloghi congiuntamente ai tipi di lubrificanti consigliati.
Il requisito principale di un lubrificatore che l'aria che lo attraversa dev'essere arricchita di una miscela
omogenea di olio su di una vasta gamma di portate.
Tipi di olio utilizzabili e viscosit degli stessi vengono sempre indicati nei cataloghi dei costruttori.
sconsigliato l'uso di olii non indicati perch potrebbero danneggiare gli apparecchi che vengono lubrificati.
73
Valori di portata a diverse pressioni di alimentazione con le relative cadute di pressione sono consultabili sui
cataloghi delle case costruttrici per una corretta scelta di queste apparecchiature. (fig. 11.10)
fig. 11.10
Curve di portata di lubrificatori serie 1700 taglia 1 (1/8" - 1/4"), taglia 2 (1/4" - 3/8"), taglia 3 (3/8" - 1/2") e taglia 4
(3/4" - 1").
Curve di portata
6.3
6.3
0.9
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.1
0.1
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
300
600
Taglia 1
Curve di portata
2.5
6.3
2.5
0.9
0.9
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
2100
2400
6.3
0.8
0.7
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2
0.2
0.1
0.1
2400
1800
Curve di portata
1600
1500
800
1200
Taglia 2
900
Portata (Nl/min.)
Portata (Nl/min.)
3200
4000
4800
5600
2500
5000
Portata(Nl/min.)
Portata(Nl/min.)
Taglia 3
Taglia 4
74
7500
10000
I gruppi di condizionamento costituiscono un'unit indispensabile affinch l'aria fornita ai componenti pneumatici
sia secca e pulita, regolata come pressione e lubrificata, garanzia questa di una buona sicurezza di
funzionamento. Sono costituiti (ved. fig. 11.11) da un filtro 1, da un riduttore di pressione con manometro 2 e da un
lubrificatore 3 interconnessi in un unico blocco.
Detti gruppi vengono chiamati F.R.L., che sono le iniziali dei singoli componenti.
Vengono installati a monte delle apparecchiature o dei circuiti nell'ordine indicato.
1
3
2
fig. 11.11
75
I diagrammi permettono di determinare il tipo adatto in base alla portata, alla pressione a monte (di esercizio) ed
alla perdita di carico che l'apparecchio provoca alle varie condizioni di funzionamento.
Da considerare che errato un sovraddimensionamento perch, in tal caso, il movimento ciclonico dell'aria al
suo interno verrebbe attenuato e si avrebbe una riduzione del grado di separazione della condensa. D'altra
parte, un filtro sottodimensionato, pur esaltando l'effetto ciclonico dell'aria per la separazione della condensa,
causerebbe elevate cadute di pressione.
Con il valore della caduta di pressione, che va contenuto intorno a 0,1 bar, facile rilevare sul diagramma
l'elemento adatto in funzione della portata.
per i regolatori di pressione
1) grado di precisione della pressione in uscita.
2) portate d'aria
I diagrammi permettono di determinare il tipo adatto in base alla portata richiesta, alla pressione a monte (di
esercizio) ed alla pressione desiderata a valle (di lavoro).
Quand' richiesta una regolazione di maggiore precisione con portate di fluido variabili, consigliabile scegliere
il regolatore per una portata maggiore di quella prevista.
per i lubrificatori
1) lunghezza e complessit del circuito asservito.
2) portata d'aria.
I diagrammi permettono di trovare il tipo adatto in base alla portata richiesta, alla pressione a monte (di lavoro) ed
alla perdita di carico che l'apparecchio provoca alle varie condizioni di funzionamento.
Il migliore rendimento di un lubrificatore si ottiene con portate che vanno da 0,4 a 0,7 volte la portata massima
idonea al funzionamento dell'apparecchio,
contenendo la caduta di pressione intorno a 0,1 bar.
Da tenere presente che il dispositivo Venturi funziona entro una gamma ben precisa di portate, al di sotto della
quale il lubrificatore non s'innesca e al di sopra crea una forte caduta di pressione.
Per una corretta lubrificazione degli impianti pneumatici necessario immettere nel circuito 80-90 gocce di olio
per ogni normale metro cubo di aria utilizzata cos, ad esempio, se un impianto assorbe mediamente 5 nm/h di
aria, occorre immettere 400-500 gocce ogni ora cio, una goccia ogni 9-10 secondi..
Quando si alimenta con aria compressa un circuito, la pressione di lavoro non si stabilisce istantaneamente con il
medesimo valore in tutti i punti, ma con tempi variabili, che dipendono dalla struttura del circuito stesso.
Il tempo di transizione in cui si stabiliscono pressioni diverse in diversi punti breve ma pu accadere che si
verifichino dei movimenti di attuatori non previsti che, oltre ad essere pericolosi, possono compromettere la
funzionalit dell'impianto.
Per evitare simili disfunzioni occorre immettere l'aria nel circuito gradualmente in modo che in tutti i punti venga
raggiunta la medesima pressione nel medesimo tempo.
L'immissione graduale sufficiente attuarla fino alla pressione di tre bar dopo di che si pu proseguire in modo
rapido.
76
Un tale modo di alimentazione si pu ottenere impiegando gli avviatori progressivi (ved. fig. 11.12), che
vengono montati a valle del gruppo FRL.
Abbinando l'apparecchio ad un interruttore elettrico si ottiene un consenso elettrico contemporaneamente a
quello pneumatico.
L'avviatore progressivo costituito da due valvole che connesse opportunamente tra loro permettono d'inviare
aria compressa ad un circuito con immissione graduale dell'aria fino ad una soglia di pressione prefissata, dopo
di ch, liberare la piena pressione in modo rapido. La pressione in uscita dal gruppo FRL viene inviata alla bocca
d'ingresso dell'avviatore progressivo fig. 11.12.
Attraverso una canalizzazione la stessa aria viene inviata direttamente all'ingresso normalmente chiuso
dell'elettropilota, alla via normalmente chiusa di una valvola 2/2 (2 vie, 2 posizioni) - (a) e di una 3/2 (3 vie, 2
posizioni) - (b) attraversando prima una valvola regolatrice di flusso unidirezionale. Quando la bobina
dell'elettropilota viene eccitata, l'aria libera di fluire verso il pistoncino di pilotaggio della valvola 3/2 (b) che
libera la pressione in uscita fluendo attraverso la strozzatura variabile.
Attraverso un secondo canale collegato con la via di uscita della valvola b l'aria viene inviata al pistoncino della
porzione pilota della valvola 2/2 (a). Quando la soglia di pressione raggiunge il valore di commutazione della
valvola (a) la pressione in ingresso sar libera di fluire verso l'uscita attraverso la valvola (b) gi
aperta con condizioni di pressione identiche a quelle in entrata allimentando rapidamente il circuito. Quando la
bobina dell'elettropilota viene diseccitata la valvola (b) si richiude e scarica l'aria del circuito attraverso la via di
scarico. Anche la valvola (a) ritorna in condizioni di riposo. (vedi fig. 11.12)
fig. 11.12
La fig. 11.13a rappresenta, in modo schematico (metodo di assemblaggio), un gruppo combinato FRL con
montato: a monte (ingresso aria) una valvola di intercettazione, sul riduttore (con staffa e ghiera di fissaggio)
montato un manometro e a valle del gruppo FRL (uscita aria) vi montato un avviatore progressivo
elettropneumatico.
il grande vantaggio di questi gruppi consiste: nell'essere modulari e facili da assemblare senza l'ausilio di
eventuali elementi aggiuntivi di fissaggio.
Da notare che la valvola d'intercettazione pu essere dotata (come risulta in fig. 11.13b) di lucchetto a chiave per
impedire una messa in pressione, non prevista, dell'impianto.
77
fig. 11.13a Gruppo combinato FRL con valvola di intercettazione e avviatore progressivo
(metodo di assemblaggio).
78
fig. 11.14
79
CAMERA 2
IN
EXH
CAMERA 1
CAMERA 3
EXH
CAMERA 4
OUT
fig. 11.15
12
14
10
8
6
P1=7 bar
P1=6 bar
P1=5 bar
P1=4 bar
1.6
1.2
0.8
0.4
2
0
12
18
24
Tempo (sec.)
P1 = Pressione in ingresso
P2 = Pressione serbatoio
80
30
Capitolo12
12.1 Raccordi
a)
b)
c)
d)
e)
- Tipo a): oltre al nipplo 1 e al dado di serraggio 2, comprende l'anello di serraggio 3 con battuta di arresto. Il tubo
viene introdotto nell'anello di serraggio. Avvitando il dado, l'anello di serraggio si deforma, provocando un
leggero strozzamento del tubo, senza generare intagli.
L'anello di serraggio non riutilizzabile.
La filettatura di connessione di tipo conico.
Si pu impiegare con tubi di rame e di plastica.
- Tipo b): simile al tipo a) ma l'anello di serraggio passante ed ha una conicit in entrambi i lati. Il tubo viene
introdotto nell'anello e spinto fino all'arresto del nipplo.
Stringendo il dado di serraggio l'anello biconico si deforma e le sue estremit penetrano nel tubo generando due
piccoli intagli.
L'anello di serraggio non riutilizzabile.
La filettatura di connessione di tipo conico.
S'impiega con i tubi di rame.
- Tipo c): il nipplo ha l'estremit a codolo con un ingrossamento. Il tubo viene calzato sul codolo e bloccato con il
dado di serraggio.
Si pu scollegare facilmente ma ha lo svantaggio di avere, per un tratto, il foro interno di minor diametro.
La filettatura di connessione di tipo cilindrico.
S'impiega con i tubi di plastica.
- Tipo d): il nipplo ha il codolo portagomma. Il tubo viene calzato semplicemente sul codolo.
Oltre ad avere, per un tratto, il foro interno di minor diametro, lo scollegamento del tubo difficoltoso.
La filettatura di connessione di tipo conica.
E' adatto per i tubi di plastica.
- Tipo e): entro il nipplo sono collocati un anello torico di tenuta ed una pinza elastica per il bloccaggio del tubo. Il
tubo viene spinto fino allo spallamento di arresto del nipplo. Se il tubo viene tirato la pinza trascinata con esso,
s'impegna sull'interno conico del nipplo e serra il tubo bloccandolo.
Per estrarre il tubo s'impedisce l'arretramento della pinza agendo sulla sua estremit che fuoriesce dal nipplo. Il
tubo si sfila facilmente perch la pinza elastica non viene trascinata dal tubo.
Sono chiamate connessioni rapide.
82
Filettatura
Diametro
esterno
dei tubi
M5
4-5-6
1/8"
4-5-6-8
1/4"
3/8"
4-5-6-8-10-12 8-10-12-14
1/2"
12-14
fig. 12.2 Filettature delle connessioni rapide e diametro dei tubi applicabili.
In fig. 12.3 sono rappresentati vari tipi di connessioni rapide reperibili in commercio.
83
Capitolo13
ELEMENTI PNEUMATICI
DI LAVORO
Simbologia pneumatica
Cilindri
Cilindro ad azionamento
continuo
Cilindro a fune
Cilindro a soffietto
Cilindro rotante
Cilindro a impatto
86
87
S.E. IN SPINTA
S.E. IN TRAZIONE
13.5 Ammortizzo
I cilindri pneumatici sono in grado di sviluppare velocit elevate e le forze d'urto al termine della corsa possono
essere di notevole entit. I cilindri di piccolo diametro sono provvisti di paracolpi costituiti da rondelle in gomma
che attutiscono l'impatto. In cilindri di diametri superiori l'urto smorzato mediante l'uso di un cuscino d'aria che
decelera la velocit del pistone in prossimit della fine della corsa.
Durante la corsa l'aria libera di fluire verso la bocca di scarico. (fig. 13.1a)
Quando l'ogiva entra nella camera ricavata nella testata s'impegna con una guarnizione (fig. 13.1b) che
impedisce il passaggio dell'aria attraverso la normale via di scarico, imprigionandola nella camera anulare
formatasi attorno all'ogiva dell'ammortizzo.
88
fig. 13.1
Quest'aria viene compressa dal moto del pistone e costretta a fluire alla via di scarico attraverso una strozzatura
variabile. La pressione in questa camera sale ed inizia ad agire in direzione opposta al moto del pistone. Se la
strozzatura variabile fosse completamente chiusa la pressione nella camera anulare salirebbe talmente che il
pistone si fermerebbe completamente prima della fine della corsa, poi inizierebbe a muoversi in senso contrario
(fenomeno del rimbalzo). La strozzatura variabile (valvola regolatrice di flusso) dosa l'efficacia dell'ammortizzo
facendo urtare il pistone contro la testata alla minore velocit possibile. (fig. 13.1c)
Quando il pistone inverte il moto la guarnizione dell'ammortizzo agisce da valvola di non ritorno e permette
all'aria di fluire verso il pistone.
Quando si debbono decelerare carichi con velocit elevate si dovr installare un deceleratore idraulico esterno
anche se il cilindro munito di ammortizzatori d'urto a cuscinetto d'aria.
In questi casi l'uso di deceleratori idraulici raccomandato per evitare danni al cilindro che dovrebbe sopportare
urti del carico a fine corsa superiori alla propria capacit di ammortizzo.
fig. 13.2
89
fig. 13.3
fig. 13.4.1
Una delle possibili applicazioni quella dell'azionamento "AVANTI" o "ADDIETRO" nei motori diesel marini.
In questo caso le posizioni sono tre essendo prevista la posizione intermedia di "STOP". (fig. 13.4.2)
fig. 13.4.2
90
Per un simile impiego l'ancoraggio del cilindro dev'essere sospeso tra due forcelle.
intuibile che tale applicazione eseguibile solo con corse brevi a causa dei carichi di punta.
Due cilindri con steli separati racchiusi in un unico apparecchio possono anch'essi sviluppare tre posizioni. La
figura 13.4.3 ne mostra il funzionamento.
fig. 13.4.3
I due cilindri hanno corse diverse ed il fissaggio pu essere effettuato sul corpo del cilindro.
Quando si abbia un assieme del tipo della figura 13.4.1 ma con cilindri di corse diverse, possiamo ottenere
quattro posizioni come mostrato in figura 13.4.4.
fig. 13.4.4
91
fig. 13.5
fig. 13.6
cilindro compatto
fig. 13.7
92
fig. 13.8
L'accoppiamento magnetico non presenta evidentemente questo tipo d'inconvenienti in quanto il moto del
pistone trasmesso al carrello esterno tramite la forza magnetica.
tuttavia frequente lo sganciamento dei due elementi pistone / carrello quando carico e velocit superano i limiti
di accoppiamento. Quest'inconveniente ne limita l'uso a casi con parametri riferiti a velocit e carichi ben definiti.
A vite
Con piedini
93
Per correggere inevitabili disassamenti fra stelo del cilindro e carico necessario il montaggio all'estremit del
cilindro di uno snodo sferico.
Lo snodo composto da una testa sferica con un albero posto tra due supporti a disco libera di spostarsi
radialmente. (fig. 13.9)
fig. 13.9
94
b)
Per facilitare l'esame dello stato dei segnali di un circuito i fine corsa magnetici possono essere forniti di led che
indicano la presenza del segnale elettrico di uscita.
Il vantaggio fondamentale dei fine corsa magnetici di poter essere piazzati sulla canna del cilindro con apposite
guide o direttamente sui tiranti, senza ingombrare l'area di lavoro dell'asta. Possono essere inseriti tanti contatti
Reed quanti sono necessari ed in posizioni intermedie.
In operazioni ad alta frequenza vengono usati interruttori di tipo statico. Il principio di funzionamento si basa su
una resistore sensibile che possiede resistenza altissima in condizioni di riposo, quasi paragonabili ad un
contatto aperto. Quando viene sottoposto all'effetto del campo magnetico la sua resistenza diviene
relativamente bassa, comparabile ad un contatto chiuso. L'interruttore fa parte integrante di un circuito
elettronico che sar vincolato a valori specifici di tensione e di corrente.
Circuiti ausiliari provvedono poi a proteggere i contatti per l'interruttore a lamelle, ad inviare tensione idonea
all'indicatore led, a proteggere il circuito contro sbalzi di tensione ed errate polarit.
Per l'utilizzo bene consultare i cataloghi dei costruttori.
13.15 Normative
In sede internazionale, l'ente di unificazione ISO, ha provveduto ad emettere tabelle che indicano le dimensioni
di alcuni tipi di cilindri lineari pi frequentemente usati.
La tabella ISO 6432 provvede a standardizzare le dimensioni dei microcilindri dal diametro 8 al diametro 25 ed i
suoi accessori di fissaggio. La tabella ISO 6431 - VDMA 24562 standardizza le dimensioni dei cilindri dal
diametro 32 al diametro 250 ed i suoi accessori di fissaggio.
Queste tabelle possono essere reperite presso gli enti di unificazione nazionale.
95
fig. 13.10.1
Questa lunghezza critica dipende dal modo in cui essa viene vincolata.
La figura 13.10.2 mostra i diversi casi di vincolo.
fig. 13.10.2
La lunghezza critica dei cilindri pneumatici varia quindi a seconda del metodo di montaggio.
Qui sotto sono riportati i quattro casi di ancoraggio.
Vincoli:
1) rigido 1 estremit e libera la seconda
2) cerniera alle due estremit
3) cerniera una estremit, ad incastro la seconda
4) due estremit ad incastro
Una verifica a tale riguardo pu essere eseguita in base alle indicazioni del costruttore o mediante calcolo. In ogni
caso la flessione dovuta al carico di punta deve mantenersi nel campo elastico.
I fattori che influenzano il carico di punta sono:
- condizioni di sollecitazione - entit del carico sullo stelo
- diametro dello stelo - lunghezza dello stelo (fig. 13.10.3)
96
Fk =
pEJ
Sk C
Jk =
d p
64
J:
d:
C:
I:
corsa
L:
SITUAZIONE A
SITUAZIONE B
asta (mm)
forza (N)
Esempio:
Cilindro 80, asta 20, corsa 600
Fissaggio con cerniera intermedia
Quota Lo = 290 mm, carico 2000 N
L di presso flessione = Lo (290) + corsa (600) = 890
Dal diagramma 13.10.3 nell'inserzione tra forza 2000N e linea asta 20 mm si ricava una lunghezza di
pressoflessione ammissibile di 1300 mm.
La Lunghezza necessaria (890 mm) minore di quella ammissibile, il cilindro adatto per l'impiego previsto. Il
diagramma trova applicazione sia per la situazione A che per la situazione B. Il fattore di sicurezza assunto 5
che corrisponde allo stato attuale della tecnica.
13.17 Dimensionamenti
Forza del cilindro
La forza che sviluppa un cilindro in funzione dell'area del pistone e della pressione applicata.
p
FORZA (N) = D x P
4
Per un cilindro a doppio effetto questo valido per la corsa di uscita dello stelo.
La forza sviluppata nella corsa di ritorno pi contenuta a causa del diametro dello stelo.
98
FORZA (N) =
( p4 D - p4 d( x
p
D x P - FM
4
1
m v
2
Spinta richiesta
Per determinare la forza effettiva richiesta dobbiamo conoscere la massa del carico da spostare e quali le
condizioni di movimento di questo carico.
Possiamo riassumere le condizioni in tre situazioni tipiche:
1) movimento verticale (90)
2) movimento orizzontale (0)
3) movimento su piano inclinato
1) Nel caso di movimento verticale fig. 13.11.1 la massa un carico uguale al suo peso (movimento a 90).
Per sollevare il carico necessario compiere un lavoro pari alla massa per l'altezza di sollevamento.
Il lavoro uguale alla forza moltiplicata la distanza in questo caso pari all'altezza.
fig. 13.11.1
99
2) Nel caso di movimento orizzontale il carico supportato dalla struttura della macchina ed il cilindro deve solo
accelerarlo superando le resistenze costituite dall'attrito.
L'attrito dipende dai materiali a contatto. Se il moto gi iniziato viene definita attrito dinamico.
Se il moto deve ancora iniziare "attrito statico".
Nel primo caso abbiamo un coefficiente di attrito dinamico, nel secondo un coefficiente di attrito statico.
La forza richiesta per equilibrare il carico in questo caso
Fe = m x G
G = massa
= coefficiente di attrito
considerando il lavoro di sollevamento svolto nullo essendo l'altezza = 0
Il residuo della forza sviluppata dal cilindro impiegata per accelerare il carico.
fig. 13.11.2
3) Nel caso di un piano inclinato la distanza lungo la quale il lavoro che deve essere effettuato uguale a h/
sen a
fig. 13.11.3
Consideriamo che nel caso di un piano inclinato di 30 (sena= 0,5). La distanza da percorrere
esattamente il doppio rispetto alla verticale h (h x 0,5). Essendo doppio il lavoro da svolgere Fe dimezzata.
Come mostrato in figura 13.14.2 la scomposizione della forza mostra come la componente y sia sostenuta dal
piano inclinato mentre la componente x sia quella che sommata alle forze di attrito dev'essere vinta dal cilindro.
La forza necessaria per equilibrare il carico sar
Fe = G (Sen a+ m cos a )
Il residuo della forza sviluppata dal cilindro tutta disponibile per accelerare il carico.
Rapporto di carico
Il rapporto di carico esprime in percentuale il rapporto tra forza effettiva necessaria e la massima forza teorica
disponibile ad una determinata pressione
FORZA RICHIESTA
FORZA DISP. EFFETT.
100
x 100
Il rapporto di carico determina quindi l'energia disponibile per accelerare il carico. La forza disponibile verrebbe
tutta utilizzata per accelerare il carico se non ci fossero limiti dovuti all'alimentazione dell'aria e se non esistesse
contropressione sulla faccia opposta del pistone. Limitare il flusso allo scarico significa creare un carico
pneumatico. Ogni incremento di velocit comporta un aumento della forza agente sul lato opposto del pistone.
Questo stabilizza e limita la velocit del pistone. Con rapporti di carico elevati il "carico pneumatico" molto alto
quindi anche piccole variazioni del carico meccanico renderebbero difficili regolazioni stabili di velocit. Con un
fattore di carico tra il 50 e60% rendono sufficientemente stabili le velocit desiderate anche con cambiamenti del
carico meccanico.
Forze teoriche (pressione) (N)
pistone
pressione (bar)
Consumo
Il consumo d'aria di un cilindro definito come:
tenendo conto che per la corsa di rientro bisogna detrarre dall'area del pistone quella dello stelo.
Quando il pistone appoggiato alla testata posteriore il suo volume zero.
Quando tiriamo lo stelo il cilindro verr riempito da aria alla pressione atmosferica.
Una volta liberata la pressione manometrica di alimentazione questa occuper il volume disponibile gi
occupato dalla pressione atmosferica.
Per questo motivo nel calcolo dei consumi viene usata la pressione assoluta.
Per dimensionare correttamente la valvola che comanda il cilindro bisogna conoscere il consumo massimo.
Questo consumo dipende dalla velocit pi elevata che il cilindro potr raggiungere.
La somma dei consumi massimi di tutti i cilindri che si muovono contemporaneamente definisce il
dimensionamento del gruppo di alimentazione.
Per compensare i fenomeni dovuti alle trasformazioni con perdite di calore, il valore teorico del volume sar
moltiplicato per il coefficiente 1.4 che l'aumento medio dovuto alla trasformazione "adiabatica".
Le trasformazioni adiabatiche avvengono quando queste trasformazioni sono veloci come ad esempio nei
circuiti pneumatici all'atto dell'apertura di una valvola.
101
pistone
pressione (bar)
1
m V2
2
Bisogna inoltre tenere conto, sia della massa del carico, che di quella del pistone e dello stelo componenti il
cilindro.
Ec =
1
(m + mp + ms) V
2
Le specifiche di catalogo indicano l'energia cinetica max sopportabile per i vari diametri.
Se Ec calcolata non supera tale valore il cilindro pu essere impiegato nelle condizioni previste. Le case
costruttrici mettono anche a disposizione diagrammi delle velocit limite per l'ammortizzo pneumatico dei cilindri
nei vari alesaggi con masse del carico diverse.
Velocit del pistone (m/s)
Massa (kg)
102
fig. 13.12
Altri tipi rotativi sono costituiti da attuatori a paletta o "palmola" costituiti sostanzialmente da un rotore inserito in
una sede cilindrica. Rotore e sede sono dotati di guarnizioni di tenuta per separare le camere. Fermi regolabili o
fissi determinano l'angolo di rotazione dell'unit. (vedi fig. 13.13.1)
fig. 13.13.1
Coppia inerzia
L'arresto improvviso di una massa rotante senza ammortizzo pu causare rotture al pignone od ai fermi di fine
corsa. L'energia che l'attuatore pu sopportare dichiarata nei cataloghi dei costruttori. Conoscendo l'inerzia
della massa rotante si pu definire quest'energia.
Un cilindro a parete molto sottile consiste in realt in un numero quasi infinito di punti di materiale tutti alla stessa
distanza dall'asse per cui possiamo dire che:
J = m r (Kg x m)
m = massa
r = raggio
Pi realisticamente un cilindro cavo avente una parete consistente definisce il momento di inerzia
J = m
r1 x r2
(Kg x m)
2
103
Con corpi di forma complessa il momento d'inerzia dev'essere calcolato come somma dei momenti delle forme
semplici nelle quali il corpo pu essere scomposto. I momenti riferiti alle forme elementari si possono trovare sui
manuali di meccanica.
Dove possibile le masse rotanti debbono essere fermate contro un riscontro meccanico, generalmente costituito
da un deceleratore ad olio. (fig. 13.13.2)
I fermi devono essere posizionati il pi lontano possibile dall'asse di rotazione, infatti, fermi vicino al centro
provocano delle reazioni sull'albero.
L'energia definita dalla velocit:
In moti rotatori definita "velocit angolare" ed espressa in radianti al secondo.
REAZIONE
fig. 13.13.2
Bloccando il piano, chiudendo le bocche dei due steli e introducendo l'aria compressa alternativamente
attraverso le bocche del piano si provoca il movimento delle staffe.
Possono essere collocati opportunamente dei magneti permanenti che rendono possibile il controllo delle corse
mediante piccoli sensori magnetici.
Per la scelta di una slitta pneumatica bene riferirsi ai cataloghi tecnici dei costruttori.
fig. 13.14
105
Capitolo14
VALVOLE DI CONTROLLO
DIREZIONALE
14.1
14.2
14.3
14.4
2 posizioni
3 posizioni
Si assume come posizione preferenziale o di riposo il quadrato a destra per le valvole a 2 posizioni, quello
centrale per le valvole a tre posizioni.
- Numero delle vie (bocche di ingresso e uscite)
All'interno dei quadrati linee continue indicano le vie percorse dal passaggio d'aria e le frecce la direzione.
Le vie intercettate all'interno della valvola sono contrassegnate da trattini perpendicolari.
All'esterno trattini continui indicano le connessioni delle condotte collegate.
108
Ogni quadratino contiene quindi le informazioni riferite allo stato della valvola (a riposo o azionata) e la funzione.
Il simbolo grafico seguente rappresenta una valvola 3/2 N.C.
2
12
10
3
opportuno sottolineare che le valvole vengono sempre rappresentate nella loro posizione di riposo e vengono
numerate le connessioni utilizzate in tale posizione.
Quando il comando 12 sar inviato, simbolicamente la valvola assume la posizione adiacente a tale comando.
2
12
10
3
Come si pu notare in posizione di riposo la condotta 2 a scarico verso l'atmosfera mentre l'alimentazione 1
intercettata. Con l'invio del segnale 12 connettiamo l'alimentazione 1 con l'uscita 2 e lo scarico 3 intercettato.
Costruito il simbolo della valvola base occorre specificare il tipo di azionamento utilizzato per azionare e
riposizionare l'organo di distribuzione all'interno della valvola.
I simboli di uso pi comune sono:
PULSANTE
SOLENOIDE
LEVA
PNEUMATICO
A PRESSIONE
PEDALE
PNEUMATICO
A DEPRESSIONE
MECCANICO
ELETTROPNEUMATICO
RULLO
MOLLA
RULLO SNODATO
In tutte le valvole monostabili con ritorno a molla la posizione di riposo viene rappresentata dal quadrato
adiacente alla molla, mentre la posizione di valvola azionata dal quadrato adiacente al comando.
2
109
SIMBOLO
SCHEDA FUNZIONALE
12
10
10
ED
UTENSILI
12
PNEUMATICI
3
2
10
MOTORI
AZIONATA
12
12
2/2
N.C.
10
A RIPOSO
APPLICAZIONE
12
12
2
FUNZIONE
2
1
2/2
N.A.
10
3
10
12
12
2
12
10
3
2
2
1
AZIONATA
12
INVIO DI
SEGNALI
EFFETTO,
10
A RIPOSO
12
2
12
10
3/2
N.A.
PNEUMATICI
10
10
14
14
5
4
4
CILINDRI
A SEMPLICE
10
3/2
N.C.
14
1
12
CILINDRI
5
1
5/2
A DOPPIO
2
3
5 13
12
A RIPOSO
12
AZIONATA
110
EFFETTO
SIMBOLO
SCHEDA FUNZIONALE
FUNZIONE
APPLICAZIONE
CILINDRI
AZIONATA
A RIPOSO
14
5 13
5
4
1
2
2
3
12
A DOPPIO
14
4
12
14
14
AZIONATA
5/3
CENTRI
CHIUSI
CON
STOP
12
EFFETTO
12
INTERMEDI
CILINDRI
AZIONATA
A RIPOSO
AZIONATA
14
14
14
A DOPPIO
5
4
1
2
5 13
5
4
12
14
5
4
5/3
CENTRI
APERTI
EFFETTO
CON
CAMERE
12
12
12
AZIONATA
A RIPOSO
AZIONATA
14
14
IN SCARICO
14
APPLICAZIONI
4
1
1
12
14
1
2
5 13
5
4
5/3
CENTRI
IN
PRESSIONE
CON BLOCCO
MECCANICO
DELLO
12
12
12
STELO
Le vie delle valvole sono identificate secondo le normative ISO da numeri che sostituiscono le vecchia
identificazione con lettere dell'alfabeto.
Il prospetto che segue confronta la definizione delle connessioni con la normativa CETOP.
111
3-VIE
5-VIE
ISO
12
10
14
12
CETOP
CONNESSIONI DI CONTROLLO
10 = usata per valvole a 2 o 3 vie.
Connessione che, riferita ad una normalmente chiusa, mantiene quando il segnale presente la connessione 1
chiusa.
12 = usato per valvole a 2 o 3 vie e 4 o 5 vie.
la connessione che con presenza di segnale collega 1 con 2.
14 = usato per valvole a 4 o 5 vie.
la connessione che in presenza di segnale collega 1 con 4.
112
Se l'elemento mobile durante il suo movimento, mette in comunicazione la bocca di alimentazione con quella di
scarico anche per un breve tratto, la valvola a "centro aperto". Qualora la commutazione avvenga tenendo
isolate le bocche di alimentazione e scarico, la valvola del tipo "a centro chiuso" come mostrato nello schema
funzionale che segue.
Questo ottenuto utilizzando una molla con reazione superiore sull'otturatore inferiore rispetto a quella
dell'otturatore superiore. Una volta azionata l'astina di comando chiuder la via di scarico appoggiandosi
all'otturatore inferiore, quindi aprir l'otturatore stesso connettendo alimentazione 1 con mandata 2.
113
All'atto del rilascio l'otturatore inferiore verr spinto contro la propria sede chiudendo l'alimentazione 1. L'astina
continuando la corsa di ritorno spinta dalla propria molla (pi debole) aprir la via di scarico 3 connettendola con
la mandata 2.
Valvole a cassetto o spola
Le valvole a cassetto o spola utilizzano il movimento a scorrimento rettilineo di un pistoncino all'interno di una
sede per aprire e chiudere le vie di collegamento. Il cassetto scorre longitudinalmente nel corpo valvola mentre
l'aria fluisce perpendicolarmente alla spola. Le aree di tenuta sono uguali, di conseguenza il cassetto
bilanciato.
Se paragonato a quelle ad otturatore, le valvole a cassetto hanno minore portata ed una corsa di commutazione
superiore. Presentano il vantaggio che l'azionamento pu essere di qualsiasi tipo ed applicato su entrambi i lati
della spola. Le tenute possono essere realizzate con guarnizioni toroidali sistemate in cave sul corpo valvola, con
guarnizioni poste nel corpo valvola trattenute in posizioni da distanziali oppure con guarnizioni montate
direttamente a bordo della spola stessa. Le figure successive mostrano alcuni tipi di valvole a cassetto con tenute
sul corpo valvola e distanziali.
2
12
10
3
5 13
Valvola 5/2
comando meccanico- ritorno a molla
114
La figura seguente mostra una valvola che realizza le tenute montando direttamente a bordo della spola le
guarnizioni.
2
12
14
5 13
Valvola 5/2
comando pneumatico / ritorno a molla pneumatica
Valvole a pattino
Nella valvole a pattino le bocche vengono messe in comunicazione da un pattino che pu essere scorrevole
oppure rotante. Nel tipo scorrevole il pattino viene azionato da una spola. Il pattino mantenuto aderente al piano
in cui sono ricavate le bocche di utilizzo e di scarico dalla stessa pressione di alimentazione.
La figura successiva mostra la sezione schematica di una valvola a pattino scorrevole.
2
12
14
5 13
Valvola 5/2
doppio comando pneumatico
115
pulsante semplice
con guardia
pulsante semplice
pulsante palmo
Le valvole monostabili (ritorno a molla) sono generalmente usate per impulsi di partenza-stop, emergenze etc.
In altri casi pi utile usare valvole bistabili quando si voglia mantenere il segnale di comando.
La posizione degli operatori stabile in entrambe le direzioni.
leva 2 posizioni
Una valvola con pilotaggio pneumatico commutata dalla pressione agente su di una estremit del cassetto su
di un pistone o direttamente su di essa.
Se la valvola monostabile ritorna nella sua posizione iniziale per l'azione di una molla quando il segnale
pneumatico annullato.
La valvola bistabile o memoria ha un doppio pilota ed concepita per rimanere stabile in entrambe le posizioni.
Pu essere comandata da entrambi i lati con impulsi pneumatici agenti su pistoni posti alle estremit del
cassetto. Il distributore, come gi detto rimane in una delle due posizioni ed il segnale opposto inefficace se il
primo arrivato ancora presente.
La figura che segue mostra una valvola a cui applicato l'azionamento pneumatico. Il riposizionamento pu
essere effettuato o tramite molla o con l'azione di un secondo comando pneumatico.
116
2
12
12
10
3
10
3
Il comando pneumatico pu essere effettuato a distanza da un'altra valvola ed anche detto "telecomando".
Meccanici
Gli azionamenti meccanici possono rilevare la posizione, sentire parti di macchina in movimento ed inviare, una
volta azionati, segnali per il controllo del ciclo di lavoro. La figura mostra schematizzati i pi comuni azionamenti
meccanici
asta
leva rullo
Particolare attenzione dev'essere posta quando si usano camme per azionare valvole con leva a rullo. La corsa
totale del rullo non deve superare il fine corsa dell'elemento mobile della valvola allo scopo di evitare danni alla
stessa.
L'inclinazione della camma dev'essere di 25 - 30.
Inclinazioni superiori possono produrre dannosi sforzi meccanici sulla leva.
Il rullo unidirezionale agisce solo in una direzione commutando la valvola in un solo senso. In senso opposto la
commutazione non avviene perch il rullo si abbatte senza azionare la valvola.
Nella figura sono rappresentate le successioni degli azionamenti attivati da una camma nel suo movimento di
avanzamento ed il corretto posizionamento degli azionamenti stessi.
117
Errato
Funzione
passiva
Funzione
passiva
Azionamento elettrico
"L'elettrovalvola" l'elemento che permette di trasformare un segnale elettrico in segnale pneumatico. Le
elettrovalvole sono apparecchi molto diffusi negli impianti pneumatici e vengono usate quando il criterio di
organizzazione di un sistema automatico prevede come uscite dei segnali elettrici (es. sistemi di controllo
elettronici).
Le elettrovalvole sono costituite da due tipi cos definiti:
1) ad azionamento diretto
2) ad azionamento indiretto.
La parte elettrica di una elettrovalvola costituita da una bobina che sostanzialmente un cavo arrotolato ad un
nucleo tubolare di materiale non magnetico.
All'interno del nucleo tubolare viene inserito un canotto in materiale non magnetico con un'estremit aperta e
l'altra chiusa. Sul lato aperto viene inserito un nucleo mobile libero di scorrere nel canotto tubolare amagnetico.
Il lato chiuso del canotto costituito da un contro nucleo in cui ricavata una via di scarico. Il nucleo mobile
equipaggiato alle due estremit di due gommini che servono per le tenute.
118
Il nucleo mobile spinto da una molla inserita tra nucleo e canotto contro la sede di tenuta sul corpo, da cui c'
immissione d'aria.
Il gommino inferiore ne permette la tenuta.
La distanza tra nucleo e contronucleo chiamata traferro. Quando s'invia corrente alla bobina si concatena un
flusso tra avvolgimento e nucleo mobile, costituito da materiale magnetizzabile, e lo stesso viene attirato verso il
contro nucleo. L'aria pu fluire da 1 verso l'uscita 2 in quanto si aperta una luce di passaggio.
Contemporaneamente il gommino superiore del nucleo mobile chiude lo scarico 3.
L'elettrovalvola si comporta esattamente come una valvola a 3 vie con 2 posizioni comandata elettricamente con
sistema costruttivo ad otturatore a "centro aperto".
Una elettrovalvola cos conformata definita ad "azionamento diretto".
La forza di attrazione generata dalla bobina in corrente continua data dalla seguente relazione:
F @ V
R
dove
= I
per cui F @
dove:
F =
V =
R =
=
I =
forza di attrazione
tensione applicata
resistenza del filo
traferro
intensit di corrente
La forza di attrazione proporzionale al quadrato della corrente e inversamente proporzionale al quadrato del
traferro.
Di conseguenza un piccolo aumento del traferro corrisponde ad una notevole diminuzione della forza di
attrazione.
In corrente alternata la forza di attrazione :
F @
V
w L
dove:
F = forza di attrazione
V = tensione applicata
= traferro
L = induttanza della bobina
w = 2 pf con f = frequenza
119
La forza dipende dall'induttanza della bobina che dipende essa stessa dalla permeabilit magnetica del
materiale e dal traferro.
Data una tensione V, l'intensit I della corrente aumenta all'aumentare del traferro poich diminuisce
l'induttanza. Per questo motivo la forza di attrazione in corrente alternata maggiore che in corrente continua.
L'induttivit cambia con la posizione del nucleo mobile. Inizialmente con massimo traferro la forza molto bassa
ed bassa anche la resistenza induttiva. Una forte corrente passer quindi nella bobina; questa forte corrente fa
reagire la bobina in corrente alternata pi violentemente che in corrente continua.
Quando il traferro si annulla, la resistenza induttiva aumenta mentre diminuisce la corrente,
La potenza necessaria quindi massima con il massimo traferro (potenza di spunto) e pi bassa anche in
maniera considerevole con il circuito di traferro chiuso (potenza di mantenimento).
Quando il tempo di reazione del solenoide in corrente continua dev'essere accorciato si pu applicare una
tensione pi alta del normale per una durata di pochi millisecondi. L'effetto risultante molto simile allo spunto di
una bobina in corrente alternata. Quando il nucleo mobile giunge alla fine della propria corsa la tensione pu
essere ridotta fino alla met del suo valore nominale.
Anello di sfasamento
presente nel contronucleo nel funzionamento in corrente alternata.
Ogni volta che la corrente alternata ritorna a zero il nucleo incomincia a ritornare sotto la spinta della molla. Si
libera dal contronucleo, ma poi, quando la corrente aumenta di nuovo, viene attratta nuovamente. Tutto ci crea il
fastidioso ronzare dell'elettrovalvola.
Il nucleo continua a sbattere per cento volte al secondo causandone una precoce usura.
All'inconveniente si rimedia creando un secondo campo magnetico sfasato di circa 90 inserendo nel
contronucleo un anello di rame chiuso.
Il sistema cos concepito funzioner come un trasformatore, in cui la bobina l'avvolgimento primario e l'anello in
rame l'avvolgimento secondario, costituito da una sola spira.
Non avendo resistenza la spira secondaria genera una corrente indotta sfasata molto alta.
Questa corrente genera un campo magnetico sfasato di circa 90 rispetto a quello principale.
Il risultato sar che la forza di attrazione generata dalla risultante dei due campi magnetici non avr mai valore
zero.
possibile utilizzare equipaggi magnetici con anello in rame anche in corrente continua, visto che l'effetto della
spira in questo caso nullo.
L'assorbimento in potenza delle bobine alimentate in corrente continua indicato in WATT. Il valore corrisponde
alla potenza assorbita a temperatura di regime.
In corrente alternata l'assorbimento di potenza indicato in VA e, come gi detto, pi alta nella fase di massimo
traferro e pi bassa nella fase di mantenimento.
Le elettrovalvole ad azionamento diretto sono normalmente impiegate per piccole portate.
Nella posizione di riposo agiscono:
verso il basso: la forza della molla e il peso del nucleo;
verso l'alto: la forza della pressione di alimentazione sulla sezione posta in ingresso.
C
PRESSIONE DI ALIMENTAZIONE
120
Le forze che agiscono verso il basso devono essere superate dalla forza magnetica generata.
La forza che agisce verso l'alto (pressione di alimentazione per superficie esposta) dev'essere vinta dalle forze
che agiscono verso il basso per mantenere il gommino sulla sede di tenuta. La bobina dev'essere dimensionata
specificando queste forze. La stessa bobina pu essere usata per pressione alta e piccolo flusso o flusso
maggiore e pressione pi bassa. intuibile che aumentare le sezioni di passaggio significa diminuire
sensibilmente la pressione oppure aumentare notevolmente la forza della molla che spinge verso il basso e ci
significa dimensionare la bobina con potenza pi elevata. Questo limita l'apparecchio che risulta idoneo, come
gi detto, per portate basse.
Per portate pi elevate bisogna avvalersi di un sistema che possa amplificare il flusso d'aria.
Si user quindi l'elettrovalvola ad azionamento diretto come elemento di controllo (pilotaggio) ed una valvola
azionata pneumaticamente di dimensioni idonee come elemento amplificatore.
La combinazione in un unico apparecchio di questi due elementi non altro che una elettrovalvola ad
"azionamento indiretto".
2
12
10
3
Le vie di alimentazione e di mandata per la porzione pilota sono collegate al corpo valvola attraverso dei canali in
modo di avere connessioni comuni.
Si possono ottenere elettrovalvole monostabili o bistabili 3/2 o 5/2 montando uno o due piloti sui lati dell'idoneo
corpo valvola. La costante domanda di apparecchiature pneumatiche interfacciabili con l'elettronica influenza
profondamente lo sviluppo dei sistemi di automazione con caratteristiche di piccolo ingombro, commutazione
veloce, lunga durata, bassi consumi elettrici per l'uso di PC o PLC e sono sempre pi richieste dal mercato.
Si resa perci necessaria la realizzazione di microelettrovalvole e distributori miniaturizzati con alte
prestazioni.
I solenoidi sono sottoposti a normative che ne determinano le classi di protezione in rapporto ai contatti
accidentali, la penetrazione di corpi estrarrei e dei liquidi all'interno delle parti elettriche.
Il grado di protezione definito dalla sigla IP seguita da due cifre (I.E.C. 144).
La prima definisce la protezione contro il contatto accidentale e la penetrazione di corpi estranei, la seconda, la
protezione contro le infiltrazioni di acqua.
La tabella che segue confronta la normativa C.E.I. con la DIN e la I.E.C.
121
DP
dove:
Q la portata di liquidi in l/min.
DP la caduta di pressione attraverso la valvola
la densit del liquido in Kg/dm
All'utente per interessa conoscere la portata nominale del componente che la portata nominale in normal litri
al minuto quando all'ingresso della valvola presente una pressione relativa di 6 bar e all'uscita una pressione
relativa di 5 bar.
Le aziende costruttrici forniscono diagrammi in cui, per varie pressioni di esercizio si possono rilevare le portate
in funzione delle pressioni di utilizzo.
Alcuni esempi di diagrammi di portata sono mostrati nelle figura che segue.
2800
900
7
700
5
600
2000
5
4
400
1600
500
2400
(Nl/min)
(Nl/min)
800
1200
3
300
800
200
400
100
0
0
P2 (bar)
P2 (bar)
Valvole ad otturatore
Serie 718
G 1/8"
Si scelga ad esempio la curva riferita ai 6 bar in alimentazione. Salendo dal valore di P2 5 bar (DP=1) fino ad
incontrare la curva di alimentazione, potremmo leggere nell'asse Q corrispondente alle portate il valore in Nl/min
ottenibili in portata a quelle condizioni di funzionamento.
Analogamente se conosciamo il consumo d'aria in Nl/min ed il valore di pressione di alimentazione, potremo
verificare il DP che si otterr tra monte e valle della valvola in quelle condizioni di funzionamento.
Si parta ad esempio da un valore di consumo di 400 Nl/min con alimentazione a 6 bar.
Nel punto di incontro della curva 6 bar scendendo verso P2 potremo leggere il corrispondente valore in pressione
in uscita della valvola.
122
Capitolo15
VALVOLE AUSILIARIE
15.1
15.2
15.3
15.4
15.5
15.6
15.7
Il tipo bidirezionale permette la regolazione nei due sensi di flusso, in quanto non possiede valvole di non ritorno.
124
2
3
Questo componente consente di ottenere la massima velocit di un cilindro scaricando l'aria direttamente al foro
corrispondente invece che attraverso il tubo e la valvola incrementando la velocit di flusso.
Viene montata direttamente sulle bocche di alimentazione del cilindro.
125
INGRESSO X
INGRESSO Y
126
SCATTO FISSO
SCATTO TARABILE
127
Capitolo16
SISTEMI IDROPNEUMATICI
ARIA
Segno grafico
4
aria
OLIO
olio
1
2
1
2
2
3 15
a)
Nel controllo della velocit con olio parzializzato in un senso, il moto di lavoro del pistone ottenuto per mezzo
dell'olio mentre il suo ritorno pneumatico (fig. 16.2 a).
Azionando il distributore principale, l'olio contenuto nello scambiatore di pressione, sospinto dall'aria compressa
attraverso la strozzatura della valvola di non ritorno con strozzamento 1, giunge alla camera positiva del cilindro
provocando l'avanzamento del pistone.
La velocit di avanzamento del pistone dipende dalla regolazione della strozzatura della valvola 1.
131
La strozzatura della valvola collegata alla bocca negativa del cilindro dev'essere parzializzata affinch il pistone,
durante il movimento, sia sottoposto ad una contropressione dell'aria.
Al riposizionamento del distributore principale, il flusso dell'aria passa dallo scambiatore di pressione alla
camera negativa del cilindro. Il pistone arretra rapidamente (con l'azione diretta dell'aria) in quanto la valvola di
non ritorno con strozzamento 1, permette il passaggio libero dell'olio dalla camera positiva del cilindro allo
scambiatore di pressione.
Il suddetto metodo si adotta quando i pistoni hanno velocit medie.
1
2
3 15
b)
La fig. 16.2 b) rappresenta il controllo della velocit del pistone con l'azionamento del distributore principale.
L'avanzamento del pistone provocato dall'azione diretta dell'aria compressa mentre sulla parte opposta del
pistone agisce la contropressione costante dell'olio il cui deflusso verso lo scambiatore di pressione limitato
dalla valvola di non ritorno con strozzamento.
Variando la regolazione della strozzatura di detta valvola, si varia la velocit di avanzamento.
Con il riposizionamento del distributore principale si ha il ritorno del pistone mediante l'azione dell'olio che
sospinto nella camera negativa del cilindro dall'aria compressa che s'immette nello scambiatore di pressione.
L'arretramento veloce in quanto la valvola di non ritorno con strozzamento permette il passaggio libero dell'olio
dallo scambiatore di pressione alla camera negativa del cilindro.
Il suddetto metodo si adotta quando occorrono movimenti molto lenti con velocit fino a circa 0,3 mm/s.
0.25 MPa
0.6 MPa
c)
Il controllo della velocit attuato con gli schemi di fig. 16.2 pos. a) e pos. b), pu assumere un movimento
burrascoso nello scambiatore di pressione tale da far incorporare nell'olio delle bolle d'aria che, trascinate
attraverso la valvola di non ritorno con strozzamento, provocano dei movimenti irregolari del pistone. Questo
perch, entro lo scambiatore di pressione, nel momento che l'olio rifluisce, la superficie libera dello scambiatore
(a contatto con l'aria) non soggetta alla azione dell'aria compressa.
132
Con lo schema di fig. 16.2 c) si pu diminuire questa possibilit ricorrendo alla pressurizzazione costante dell'olio
negli scambiatori di pressione.
In esso la connessione pneumatica dello scambiatore di pressione collegata direttamente alla rete. La
pressione dell'aria viene diminuita, con un riduttore di pressione, a circa 2,5 bar, pressione sufficiente a
provocare l'arretramento del pistone.
L'olio, sempre soggetto alla pressione di 2,5 bar provoca l'arretramento automatico del pistone al termine del suo
movimento di lavoro quando cio, con il riposizionamento del distributore principale la camera positiva del
cilindro viene posta allo scarico.
Per il comando del cilindro occorre quindi un distributore principale 3/2 normalmente chiuso.
La superficie libera dell'olio resta in condizioni di tranquillit rimanendo continuamente soggetta all'azione
dell'aria compressa.
Questo metodo si usa quando occorrono velocit basse controllabili con precisione e, per ragioni d'ingombro,
con sviluppo di forze limitate.
2
2
3 15
d)
Se la velocit del pistone dev'essere controllata in entrambe le corse, si pu ricorrere all'azione dell'olio in
entrambi i sensi come rappresentato con lo schema della fig. 16.2 d).
In esso vi sono due scambiatori di pressione, uno collegato alla camera positiva ed uno collegato alla camera
negativa, con le rispettive valvole di non ritorno con strozzamento, orientate in modo che il controllo della velocit
avvenga con azione frenante.
Le camere dei cilindri sono entrambe piene di olio e l'aria compressa agisce sui due scambiatori di pressione
alternativamente.
Quando il pistone avanza l'aria agisce sullo scambiatore collegato alla camera positiva mentre l'olio della camera
negativa rifluisce, con azione frenante sul pistone, nell'altro scambiatore di pressione.
Quando il pistone arretra le condizioni s'invertono.
Segno grafico
Anch'essi vengono costruiti con diverse capacit per una pressione di esercizio massima di 10 bar.
Sono utilizzati come serbatoi di compensazione dell'olio, per reintegrare eventuali perdite quando la regolazione
della velocit dei pistoni attuata con il sistema idropneumatico (combinazione fra il sistema pneumatico e quello
idraulico).
Questo sistema realizza il movimento del pistone con l'aria compressa, mentre la sua velocit viene controllata
per mezzo dell'olio (ved. fig. 16.4).
Applicazione dei serbatoi per olio.
Un sistema per il controllo della velocit dei pistoni rappresentato dall'utilizzazione dei cilindri in tandem (fig.
16.4).
Di essi, si riempie di olio il cilindro anteriore che, avendo lo stesso stelo passante ha il volume delle due camere
uguale.
Le due camere vengono unite con un tubo in modo tale che, con il movimento del pistone (provocato dall'altro
cilindro pneumatico), l'olio possa fluire da una camera all'altra.
Per controllare la velocit in entrambi i sensi, si inseriscono due valvole di non ritorno con strozzamento,
orientate come rappresentato nello schema, che limitando il passaggio dell'olio, attuano una frenatura idraulica
con conseguente riduzione e regolazione delle velocit del pistone che assume un movimento uniforme.
La regolazione della velocit del pistone in un senso indipendente dalla regolazione nell'altro senso.
Un serbatoio di compenso, collocato nel ramo dove l'olio non sottoposto alla pressione frenante (lato della
valvola di non ritorno con strozzamento da cui l'olio fuoriesce dalla strozzatura), garantisce il mantenimento
dell'olio nelle due camere evitando che, per inevitabili perdite, si formino delle bolle d'aria.
L'olio del suddetto serbatoio viene mantenuto in pressione mediante il collegamento della sua connessione
superiore alla rete di aria compressa.
3 15
fig. 16.4 Regolazione idropneumatica della velocit di un pistone con cilindri tandem.
16.3 Regolazione della velocit dei pistoni con cilindri freno idraulici
I cilindri impiegati per la frenatura idraulica, sono cilindri pieni di olio a circolazione chiusa nel cui circuito posta
una valvola di non ritorno con strozzamento.
Essi vengono collegati in parallelo al cilindro pneumatico di cui si vuole controllare la velocit del pistone.
134
Il pistone del cilindro pneumatico di solito con stelo passante (fig. 16.5 pos. a) in modo tale che, unendo con una
staffa 1 la parte posteriore dello stelo passante con lo stelo del cilindro freno, quest'ultimo possa regolare la
velocit del pistone pneumatico.
a)
b)
fig. 16.5 Regolazione della velocit dei pistoni con cilindri freno idraulici.
a) cilindro con stelo passante.
b) cilindro senza stelo passante.
Il pistone pneumatico pu essere anche senza lo stelo passante (fig. 16.5 pos. b) ed in quest'ultimo caso il
serbatoio di compenso dell'olio, collegato al ramo dove l'olio non soggetto alla pressione frenante, non serve
anche a compensare la differenza di volume esistente fra le due camere, ad ogni cambiamento del senso del
movimento.
Il sopraddetto serbatoio e la valvola di non ritorno con strozzamento, che in fig. 16.5 sono rappresentati
schematicamente all'esterno del cilindro freno, sono incorporate nell'unit e l'olio del serbatoio viene
mantenuto in pressione da un pistone con l'impiego di una molla.
Facendo riferimento alla fig. 16.5 a) cilindro con stelo passante, se la staffa 1 non viene bloccata mediante dadi
allo stelo del cilindro freno e gli permette uno spostamento libero per un certo tratto della corsa, si ottiene la
regolazione idropneumatica della velocit per un solo tratto della corsa.
Nella serie di figure parziali di fig. 16.6, che rappresentano la parte posteriore del freno idraulico e l'estremit
della staffa 1 (che in tal caso solidale allo stelo del cilindro pneumatico), si nota che i dadi, anzich serrare la
staffa, sono distanziati fra loro in modo da ottenere una lunghezza L che rappresenta la corsa attuata dalla staffa
senza l'intervento del freno.
1
a)
L
b)
c)
L
d)
e)
f)
Valvola di
accelerazione
1
Valvola di
arresto
16.4 Deceleratori
Se le masse da spostare sono rilevanti o se le velocit dei pistoni vengono aumentate, le possibilit degli
ammortizzatori, incorporati nei cilindri, sono superate e si rende necessario l'impiego dei deceleratori.
I deceleratori sono elementi oleoidraulici di concezione semplice la cui costruzione richiede per molta
accuratezza.
Il principio di funzionamento dei deceleratori rappresentato in fig. 16.8.
136
La forza F, applicata allo stelo del pistone, lo muove nel senso della forza stessa e l'olio contenuto nella camera
con molla costretto ad attraversare l'orifizio 1 mentre la pressione creatasi mantiene chiusa la valvola di non
ritorno 2. La velocit del pistone, oltre che della forza F dipende anche dalla sezione del foro 1.
Nel movimento di riposizionamento, per l'azione della molla, la sfera della valvola di non ritorno 2 si sposta dalla
sua sede ed apre un foro di dimensioni maggiori permettendo un rapido ritorno del fluido e perci un rapido
ritorno del pistone alle condizioni iniziali.
Durante il passaggio del fluido attraverso l'orifizio 1, avviene una caduta di pressione che genera calore.
L'energia viene cos dissipata attraverso il riscaldamento dell'olio il quale trasmette il calore al corpo
dell'ammortizzatore e da l all'atmosfera.
La temperatura massima d'esercizio consentita per un deceleratore di 70C.
Affinch non si abbia surriscaldamento dell'elemento, sui cataloghi delle ditte costruttrici indicata la durata
minima che deve avere un ciclo affinch si abbia una sufficiente dispersione di calore.
137
Capitolo17
CIRCUITI PNEUMATICI
17.1
17.2
17.3
17.4
17.5
17.6
17.7
Circuiti elementari
Schemi funzionali e schemi topografici
Circuiti per cicli semiautomatici ed automatici
Struttura di un circuito pneumatico
Funzioni tempo
Funzioni OR
Funzioni AND
Nella posizione di riposo o "normale" la via 2 connessa al lato stelo ed in comunicazione con l'alimentazione. Il
cilindro ha lo stelo in posizione retratta. Azionando manualmente la valvola mettiamo in comunicazione
l'alimentazione con l'uscita 4 e mandiamo in scarico la mandata. In questo modo il pistone fuoriesce e rimarr in
questa posizione fino a quando il comando manuale permane.
Questi tipi d'impianti sono detti a comando diretto e sono consigliati quando si ha a che fare con cilindri di piccole
dimensioni.
140
Quando i cilindri sono di dimensioni rispettabili necessario realizzare la funzione "amplificazione di flusso".
Essa non niente altro che un controllo remoto o "telecomando".
In questo modo la valvola grossa (amplificatrice) posta vicino al cilindro, mentre una valvola di dimensioni
contenute pu essere montata a distanza in luogo di facile accesso e pilotare l'amplificatrice con tubazioni di
dimensioni ridotte rispetto alla porzione "potenza".
La figura mostra il telecomando di un cilindro a doppio effetto. Il cilindro azionato da una valvola 5/2 con
comando pneumatico e ritorno a molla, pilotata da una valvola 3/2 che sar come detto di dimensioni ridotte
rispetto alla valvola 5/2 di potenza.
Azionando la valvola 3/2 si libera il segnale pilota che commuta la valvola 5/2 che a sua volta aziona il cilindro.
Anche in questo caso il cilindro stazioner nella sua posizione fino a quando permane il segnale manuale.
Lo stesso tipo di telecomando pu essere effettuato usando un comando a distanza di tipo elettrico anzich
pneumatico.
.Il risultato identico come mostrato nello schema che segue usando una elettrovalvola 5/2 ad azionamento
indiretto.
L'eccitazione della porzione pilota avviene tramite l'azionamento dell'interruttore elettrico. Tale porzione si
comporta esattamente come una 3/2 che pilota il corpo valvola 5/2 amplificando il segnale in portata. Anche in
questo caso il cilindro azionato rimarr in posizione sino a quando permane il segnale elettrico. Quanto visto sino
ad ora ci permette di realizzare circuiti in cui i cilindri azionati rimangono in posizione di "lavoro" per tutta la durata
del comando. Al momento della scomparsa del comando ritornano in posizione di "riposo".
Una funzione molto comune quella di "memoria". Questa funzione ci permette di mantenere un segnale in
uscita da una valvola per un tempo desiderato utilizzando un segnale di comando impulsivo o di breve durata.
Come gi detto questa funzione ottenuta utilizzando valvole "bistabili" o a posizioni fisse come ad esempio una
valvola a doppio comando pneumatico o a doppio solenoide. Utilizzando componenti di questo tipo possibile
realizzare circuiti ad impulsi.
Tali circuiti riescono a mantenere il cilindro nella posizione desiderata anche se il segnale di comando scompare.
Per il riassetto necessario quindi provvedere ad inviare il relativo impulso di comando. Lo schema seguente
mostra l'azionamento di un cilindro tramite comando remoto ad impulsi.
141
Le valvole 3/2 1 e 2 azionano la valvola di potenza per l'azionamento del cilindro. Rispettivamente la valvola 1
aziona il cilindro in uscita e la 2 in rientro.
Lo stazionamento di uno dei due segnali inibisce il segnale opposto.
Se i punti di comando per impartire lo stesso comando al cilindro sono pi di uno, necessario collegare tra loro
in parallelo le valvole di comando ad impulso. Sar necessario utilizzare, per selezionare i segnali provenienti
dalle due valvole di comando, un selettore di circuito che raccoglie i due segnali in ingresso inviando in uscita il
comando alla valvola di potenza.
Le valvole 1 e 2 convogliano alternativamente il comando nel selettore 5 che invia il segnale alla valvola di
potenza per l'uscita del cilindro. Il selettore 6 seleziona i comandi delle valvole 3 e 4 e convoglia in uscita il
segnale alla valvola di potenza per il rientro del cilindro.
Lo stesso problema pu essere risolto con circuitazione elettrica impiegando invece di una valvola a doppio
comando pneumatico, una elettrovalvola a due solenoidi ed al posto delle valvole di comando a pulsante ed ai
selettori, semplicemente due pulsanti elettrici collegati in parallelo.
142
143
Come si pu vedere, l'aria, quando scaricata, costretta a fluire attraverso la strozzatura variabile.
Nel caso invece si abbia necessit di corse molto veloci di un cilindro consigliabile l'uso di valvole di scarico
rapido poste direttamente sulle bocche di alimentazione del cilindro stesso. L'aria in scarico pu fluire
direttamente all'atmosfera senza dover passare attraverso tubi e valvola di alimentazione evitando cos percorsi
tortuosi.
Infatti curve, riduzione di sezione etc, provocherebbero sicuramente un ostacolo al libero flusso dell'aria.
Come detto le valvole di scarico rapido vanno poste nel punto pi vicino al volume da scaricare perch se le
condotte sono lunghe possono anche avere un volume rilevante rispetto a quello che si vuole scaricare.
Un esempio di collegamento mostrato nella figura che segue.
144
Q
2
12
1
a)
Normalmente aperto,
attivo, ritardato
all'eccitazione
Normalmente chiuso,
attivo ritardato
alla diseccitazione
Normalmente aperto,
attivo, ritardato
alla diseccatazione
12
1
b)
c)
Q
2
12
1
Q
2
12
1
d)
Normalmente chiuso,
passivo, ritardato
all'eccitazione
2
1
12
1
e)
X
Q
Normalmente aperto,
passivo, ritardato
all'eccitazione
2
1
12
1
f)
17.6 Funzione OR
Come gi descritto in precedenza la funzione 0R pu essere ampiamente soddisfatta con l'uso di un selettore di
alta pressione.
146
Se assumiamo come 0 (zero) l'assenza di segnale e 1 la presenza di segnale, possiamo osservare dalla tabella
che la valvola 3/2 cos collegata, utilizzando anche la via di scarico come ingresso, soddisfa la condizione della
funzione logica OR.
A
0
0
1
1
B
0
1
0
1
U
0
1
1
1
Non possibile per selezionare la pressione pi alta, cosa che si pu ottenere solo usando la valvola selettrice.
A
0
0
1
1
B
0
1
0
1
U
0
0
0
1
Come si vede dalla tabella questo collegamento soddisfa la funzione AND ma non quella di selettore di bassa
pressione.
147
Capitolo18
TECNICA CIRCUITALE
SISTEMI SEQUENZIALI
Proviamo ora a disegnare un diagramma dei moti, o delle fasi, di due cilindri che si muovono secondo la
sequenza:
A+ / B + / A- / B Siccome i cilindri sono due si disegnano i due spazi per i diagrammi di moto in colonna e distanziati tra loro.
+
A
+
B
-
Si esegue la linea inclinata che va dalla posizione negativa (-) alla posizione positiva (+) con tratto grosso (cil. A),
quindi in verticale, con linea sottile (linea di comando) dal punto d'intersezione dell'inclinata fino ad incontrare
quella di posizione negativa (-) del cilindro B e cos via procedendo secondo la sequenza indicata.
Si arriver alla definizione finale del diagramma.
+
A
+
B
150
Riprendendo come esempio la sequenza A+/B+/A-/B- completiamo il diagramma con i numeri progressivi delle
fasi, i simboli dei finecorsa all'inizio delle linee di comando, il punto in cui interviene lo start per l'inizio della
sequenza e la descrizione letterale della sequenza con l'annotazione dei simboli degli elementi che provocano i
singoli movimenti.
FASI
a0
a1
+
A
+
B
b1
b0
b0
S
Ciclo
Si legga:
START e bo (AND) provocano A+
a1 provoca B+
b1 provoca Aa0 provoca BSe il comando dev'essere attuato da funzioni OR, AND, TEMPO o se il pistone deve invertire immediatamente il
suo movimento al termine della corsa vengono riportati dei segni grafici che indicano queste funzioni.
Funzione
OR
Funzione
AND
Funzione
TEMPO
151
Inversione di moto
SEGNALE CONTINUO
a1
+
A
+
B
-
a0
b1
b0
b0
S
Ciclo
Il segnale invece rilasciato da b1 azionato da B+ provoca un segnale impulsivo, la sua linea di sosta infatti
ridotta ad un punto.
Se osserviamo la sequenza disegnata nel diagramma successivo A+/B+/B-/A- la sosta positiva del pistone A si
rileva che il finecorsa a 1 rimane azionato per tutto il tempo in cui lo stelo del cilindro B effettua la sua doppia corsa
di andata e ritorno.
SEGNALE BLOCCANTE
FASI
+
B
a 1)
+
A
-
a0
a0
b1
b0)
S
Ciclo
Il segnale proveniente da a1 ha commutato il distributore principale portando lo stelo del cilindro B in posizione +.
In questa posizione viene azionato b1 il cui segnale dovrebbe provocare l'arretramento dello stelo dello stesso
cilindro B.
Quest'ultimo segnale per rimane inefficace perch sul lato opposto del distributore insiste il segnale liberato da
a1. Il ciclo non pu proseguire ed il movimento si arresta.
Un segnale continuo di questo tipo, che impedisce la continuazione del ciclo viene definito bloccante.
Il segnale bloccante se la sua linea di sosta comprende la doppia corsa del pistone del cilindro da esso
comandato.
152
Per realizzare un circuito pneumatico secondo una data sequenza, bene analizzare i comandi per poi scegliere
la tecnica pi adatta.
utile evidenziare i segnali bloccanti, per non confonderli con i continui.
In questo capitolo analizzeremo due semplici metodi per realizzare circuiti con soluzioni sicure, affidabili ed
economiche.
a1 b1
A+ / B+
I gruppo
b0 a0
B- / AII gruppo
Tracciamo ora le linee riferite al gruppo I e gruppo II collegando loro le uscite del distributore bistabile di
selezione.
Alla linea del gruppo I si collegano le alimentazioni dei finecorsa del gruppo eccetto l'ultimo in sequenza.
Alla stessa linea si collegano i comando principali (es. START etc)
Il finecorsa che sente l'ultima corsa del gruppo I inverte il selettore scaricando la linea I e pressurizzando la
linea II.
Alla linea del gruppo II si collegano le alimentazioni dei finecorsa del gruppo tranne l'ultimo.
Il finecorsa che sente l'ultima corsa del gruppo II ripristina la posizione del distributore di selezione.
153
FASI
+
B
a 1)
+
A
-
a0
a0
b1
b0)
S
Ciclo
Le uscite dei finecorsa dovranno essere inviate alle valvole di potenza completando lo schema come segue.
154
II
A-, C-, B-
Ricordando quanto descritto in precedenza tracciamo le linee dei due gruppi con la relativa valvola di selezione e
procediamo all'invio dei segnali come gi fatto nell'esempio precedente.
155
156
I finecorsa a1 e b0 sono bloccanti perch rimangono azionati per tutto il tempo in cui lo stelo del cilindro
comandato effettua la sua doppia corsa di andata e ritorno.
Indichiamo le fasi da 0 a 4 rispetto ai finecorsa bloccanti a1 e b0.
Il finecorsa a1 premuto dalla fase 1 alla fase 3.
Il finecorsa b0 premuto dalla fase 3 alla fase 1.
Questi finecorsa divengono bloccanti quando il cilindro da loro comandato deve intraprendere la corsa opposta.
Per il finecorsa a1 dalla fase 2 alla fase 3.
Per il fine corsa b0 dalla fase 0 alla fase 1.
In queste due fasi il segnale a questi fine corsa dev'essere tagliato.
possibile quindi alimentare i finecorsa:
a1 dalla fase 0 alla fase 2 e cio da quando si libera il segnale di START fino a quando il cilindro B da lui
comandato ha compiuto l'intera sua corsa.
Lo stesso dicasi per il finecorsa b0, alimentato dalla fase 2 alla fase 4.
Il segnale in uscita liberato dal finecorsa premuto deve sparire sicuramente per:
a1 : dalla fase 2 alla fase 3
b0 : dalla fase 4 alla fase 1
Come si pu ora vedere abbiamo ottenuto due segnali complementari che coprono tutte le fasi del ciclo da 0 a 4.
L'alimentazione ad a1 verr data con il segnale nella fase 0 e 4, lo scambio avviene con il segnale della fase 2.
Quindi a1 sar alimentato quando interverr START e a0 e il finecorsa b0 sar alimentato quando interverr b1.
Disegniamo ora la valvola bistabile 5/2 capace di soddisfare questa condizione.
Le uscite del selettore andranno ad alimentare i finecorsa a1 e b0. Gli altri finecorsa non bloccanti possono
essere alimentati direttamente dalla rete.
157
Come si pu vedere dal risultato si arrivati ad una soluzione del tutto analoga a quella ottenuta con il metodo a
cascata.
158
Quando la bobina dell'elettromagnete percorsa da corrente, l'ancora viene attratta ed agisce meccanicamente
sui contatti che possono venire chiusi o aperti secondo la loro posizione iniziale.
I contatti possono essere:
Normalmente aperti (N.A.) quando l'azione di attrazione che subisce l'ancora ne provoca la chiusura.
Normalmente chiusi (N.C.) quando l'azione che subisce l'ancora ne provoca l'apertura.
Di scambio quando il contatto chiude un circuito e ne apre un altro.
Quando la corrente inviata alla bobina viene interrotta la parte mobile ritorna ed i contatti riprendono la posizione
di riposo.
Un circuito fondamentale, nell'uso dei rel, che risolve svariati problemi il circuito di auto ritenuta.
Come si pu osservare dallo schema seguente:
1
10
1
S1
1
K
2
S2
3
K
4
Circuito di autoritenuta.
159
II
A-, B+, C-
Nel caso si volessero utilizzare elettrodistributori monostabili lo schema dev'essere realizzato risolvendo passo
per passo.
Occorre infatti che il segnale che provoca la prima corsa del pistone sia mantenuto presente fino a che non venga
comandata la seconda corsa e cos via.
necessario perci l'uso di rel con circuito di autoritenuta per ogni elettrodistributore.
Il circuito di autoritenuta attivato dal contatto NO che comanda la prima corsa e disattivato dal contatto NC che
deve provocare la seconda corsa come rappresentato nel circuito di figura.
In questo circuito contemplato il comando per movimento automatico e semiautomatico.
Per l'emergenza sufficiente togliere corrente al circuito di comando.
160
Capitolo19
CIRCUITI COMPLEMENTARI
Le valvole di comando 1 e 2 debbono essere distanziate tra loro in modo che una sola mano non possa azionarle
entrambe. Tenendo comunque premuta una delle due valvole con un artifizio possibile azionare il cilindro
aggirando la sicurezza.
162
Lo schema seguente previene per la possibilit di aggirare la sicurezza inserendo come comando ad un
distributore bistabile due valvole 3/2 di cui una NC e la seconda NA collegate come lo schema che segue.
In questo caso la sicurezza non pu essere aggirata in quanto tenendo premuto uno dei due pulsanti il cilindro,
dopo aver fatto la prima corsa non si potrebbe pi muovere se i pulsanti non vengono entrambi rilasciati. Per un
secondo azionamento necessario premere di nuovo i pulsanti.
Questo un sistema detto "antiripetitivo".
Le normative per prevedono nei comandi di asservimento a due mani che ci debba essere le contemporaneit
dei comandi oltre la gi citata antiripetitivit.
La contemporaneit prevede che tra i due segnali di comando non possa trascorrere pi di un tempo prestabilito
ovviamente molto breve.
Lo schema che segue rappresenta un circuito del tipo sopra citato.
163
2
12
10
3
12
10
12Y
12Z
2
1A
10
1B
10
12
12
1A
12
10
1B
1A
12Y
1B
1A
12
10
1B
1A
1B
12Z
3 15
164
La funzione "flip-flop" presenta due uscite le quali vengono attivate alternativamente inviando un impulso al
pilotaggio 12.
Un primo impulso attiva l'uscita 2, un secondo impulso, l'uscita 4 e cos via.
Tutto ci ottenuto con l'uso di due valvole 5/2 bistabili collegate tra loro come nel circuito di figura.
12
4
2
1
Quando si ha necessit, in presenza di un segnale con bassa pressione, di ottenere un'azione di amplificazione
della stessa si usa una valvola amplificatrice composta da una valvola 3/2 monostabile di portata, pilotata da una
valvola 2/2. La porzione pilota funziona in depressione. La valvola di amplificazione 3/2 viene commutata
intercettando la fuga d'aria tramite la posizione chiusa della pilotina 2/2.
12
12
165
Capitolo20
20.1
20.2
20.3
20.4
20.5
Il vuoto
Pompe per il vuoto
Ventose
Valvole ed elettrovalvole per il vuoto
Vacuometri - vacuostati
Pi x Vi = Pf x Vf = cost.
dove:
Pi
Vi
Pf
Vf
=
=
=
=
pressione iniziale
volume iniziale
pressione finale
volume finale
168
Non avendo parti in movimento, dette pompe, non necessitano di manutenzione. Il basso peso e le ridotte
dimensioni ne consentono facilmente l'installazione sul punto di utilizzo, semplificando il circuito e riducendo i
tempi di risposta.
Il sistema ad eiettore multi-stadi consente un limitato consumo d'aria e un basso livello di rumorosit.
Essendo alimentate ad aria compressa e senza parti elettriche, dette pompe non generano calore e si possono
utilizzare in continuo anche in ambienti deflagranti in assoluta sicurezza per gli operatori.
Agendo sull'alimentazione dell'aria compressa si controlla facilmente e direttamente il grado di vuoto e il ciclo di
funzionamento della pompa.
20.3 Ventose
Le ventose sono elementi di presa che si basano sulla depressione che si genera al loro interno quando,
alimentate con aria compressa filtrata e non lubrificata, sono poste a contatto con il pezzo da afferrare.
Vengono impiegate in dispositivi di manipolazione automatici quali meccanismi di sollevamento, di prelievo e
posizionamento, alimentatori per presse ecc.
Facendo riferimento al disegno schematico si ha che l'aria compressa entra dall'alimentazione P e prima di
scaricarsi in atmosfera passa attraverso una sezione Venturi creando una depressione in corrispondenza delle
connessioni 1 e 2.
Il componente con la sezione Venturi chiamato: eiettore
Alla connessione 1 dell'eiettore si applica la ventosa mentre la connessione 2 si collega ad un vacuostato.
Quando la ventosa viene posta a contatto con un pezzo, aderisce subito alla superficie del medesimo per effetto
della depressione interna provocata dal sistema Venturi e della pressione atmosferica esterna. Nel medesimo
tempo, la depressione che si crea nel condotto 2 attua la commutazione del vacuostato ad esso collegato il cui
corrispondente segnale, comprovante che il pezzo stato afferrato, viene utilizzato per dar corso al
proseguimento delle operazioni di movimentazione.
Cessando l'alimentazione di P si ha il distacco della ventosa.
Il vuoto nella camera della ventosa pu essere realizzato, oltre che con l'eiettore anche con le pompe a vuoto.
169
Depressione
Segnale di
controllo
90
% depressione
80
70
60
50
40
30
20
ne a
ssioferi c
e
r
s
p o
atm
10
pre
atm ssio
osf ne
eri
ca
1
Depressione
bar
Pressione atmosferica
La ventosa, come precedentemente detto, aderisce alla superficie in virt del fatto che la pressione circostante
maggiore di quella tra la ventosa e la superficie stessa (in pratica la pressione circostante la pressione
atmosferica).
La ventosa quindi considerata come una "fonte di vuoto" poich genera depressione.
Si possono sollevare masse di poche grammi con piccole ventose e masse di oltre centocinquanta chilogrammi
con ventose di grande diametro.
Il corretto dimensionamento di una ventosa prevede che:
A =
F
P
dove:
- F = forza di sollevamento (espressa in N)
- A = area della sezione di aderenza (espressa in mm)
- P = differenza tra la pressione esterna e pressione tra la ventosa e la superficie (espressa in Pa)
170
La figura rappresenta una valvola ed una elettrovalvola ( senza avvolgimento) 3/2 riposizionamento a molla, da
3/2" e da 3/4".
3/8"
3/4"
171
Capitolo21
SISTEMI SERIALI
Il sistema normalmente costituito da un MASTER (Pc, PIC etc) e da un numero di unit pilotate (REMOTE)
chiamate SLAVE (Azionamenti, ingressi, uscite etc).
Gli slave direttamente connessi sul campo ricevono i comandi dal MASTER e li decodificano per gli attuatori.
I segnali che lo slave riceve dai sensori (pulsanti - finecorsa etc) sono inviate al MASTER.
Lo slave che viene interposto tra rete e campo pu essere isola indipendente oppure isola integrata direttamente
sulle batterie di elettrovalvole.
L'interfaccia viene configurato secondo le esigenze per ingressi ed uscite.
I sistemi seriali oggi pi diffusi sul mercato funzionano con i protocolli di trasmissione PROFIBUS ed INTERBUS.
Il protocollo PROFIBUS prevede un collegamento in parallelo definito anche "appeso" ed la tipica struttura ad
anello aperto.
I dati sono programmati dall'utente prima dell'avvio del sistema e sono immagazzinati dalla memoria del
dispositivo MASTER.
Il MASTER invia durante la comunicazione, le informazioni allo slave univocamente.
Il MASTER invia i messaggi a tutti gli slaves a lui conosciuti, vale a dire che se uno slave connesso fisicamente,
ma non presente nel data base, viene ignorato. L'aggiunta di uno slave prevede una nuova configurazione.
Il MASTER viene informato di eventi tipo cortocircuiti, sovratensione, abbassamenti di tensione, interruzioni di
continuit nei conduttori etc, che si sono verificati nello slave.
I dati di diagnostica vengono letti mediante uno speciale messaggio e resi disponibili all'applicativo per la loro
gestione.
174
UNITA MASTER
(PLC, PC, Scheda, etc.)
NODO 32
(126 CON
RIPETITORI)
NODO ...
NODO 5
INTERFACCIA
NODO 1
NODO 2
NODO 3
NODO 4
Fig.1
master
RS 485
Resistore finale
di terminazione
slave
slave
Resistore finale
di terminazione
slave
175
slave
slave
Il protocollo INTERBUS un sistema a bus di campo universale, ad alta efficienza, per l'interconnessione di
dispositivi per l'automazione.
Prevede un collegamento in serie o ad anello ed ha una struttura di un registro a scalamento spazialmente
distribuito.
Ogni modulo, col suo registro interno, costituisce una parte di quest'anello di registri a scalamento attraverso il
quale il dato serialmente scalato dal master.
In questo modo il sistema offre la possibilit di trasmissione e ricezione simultanea dei dati.
Ciascun modulo ha un registro d'identificazione e contiene tutte le informazioni circa il suo stato di
funzionamento e gli errori di stato.
Il sistema INTERBUS riconosce due tipi di cicli.
- Il ciclo di identificazione che eseguito su richiesta per l'inizializzazione del sistema. Durante il ciclo di
identificazione il controllore principale legge i registri di identificazione di tutti i moduli e si costruisce nella
memoria un'immagine della rete. (configurazione).
- Il ciclo dei dati il ciclo di lavoro che gestisce la trasmissione dei dati.
Durante questo ciclo il dato in ingresso dai registri di tutti i moduli trasferito al controllore principale ed il dato in
uscita trasferito simultaneamente gli slaves.
Quando si verifica una trasmissione libera da errori il dato ritenuto valido dal controllare principale ed
applicato alle uscite dei moduli.
Quando rileva un errore il dato proveniente da quel ciclo viene rifiutato, fino quando si realizzi un ciclo esente da
errori.
Le informazioni che partono dal master viaggiano in un'unica direzione raggiungendo tutti i partecipanti della
rete e di nuovo dai partecipanti versi il master.
Ogni segmento di linea tenuto sotto stretto controllo attraverso un monitoraggio diagnostico che segnala
errori sia nel modello di trasmissione che per l'interruzione di cavi o falsi contatti etc.
Dopo tutte le fasi di controllo il master conosce ogni dettaglio della rete ad esso connessa e pu liberamente
operare su di essa.
UNITA MASTER
(PLC, PC, Scheda, etc.)
NODO ...
NODO 256
NODO 5
INTERFACCIA
NODO 1
NODO 2
NODO 3
Fig.1
176
NODO 4
Altri sistemi di trasmissione sono oggi disponibili sul mercato ed anche nei sistemi accennati esistono varianti.
Quando detto vuole essere semplicemente una piccolissima introduzione a questo tipo di tecnologia che verr
trattata in modo approfondito in un fascicolo ad essa dedicato
177
Capitolo22
ELEMENTI DI TENUTA
180
Come gi accennato la "MESCOLA" con la quale si realizza la guarnizione il distintivo di qualit della stessa.
Si rende necessario affidarci a fornitori che possono garantire nel tempo la costanza delle caratteristiche della
mescola in modo tale che forniture lontane tra loro assicurino costanza di prestazioni.
Le formulazioni delle miscele con materie prime di qualit devono soddisfare le esigenze d'impiego come
compatibilit, resistenze chimiche ed impieghi in temperatura.
Ovviamente mescole diverse offriranno prestazioni e compatibilit diverse dichiarate dal costruttore con la
garanzia di continuit nel tempo.
Le mescole pi usate nel campo della pneumatica sono in base ad elastomeri NBR ed FKM - NBR (butadiene acronitrile).
GOMMA NITRILICA
un polimero a base di Butadiene ed Acronitrile:
La percentuale di Acronitrile variabile tra il 20% e 50%.
Una maggiore percentuale di Acronitrile favorisce il miglior comportamento ai grassi ed olii minerali ma ne
diminuisce l'elasticit, il comportamento alle basse temperature peggiora e accentua la deformazione residua
una volta rilasciata la compressione (compressione set).
Nella mescola a base di NBR vengono spesso introdotti materiali che ne favoriscono la resistenza all'usura e
danno la possibilit di lavorare in assenza di lubrificazione.
La compatibilit con olii minerali, vegetali, animali olii combustibili (gasolio) buona. particolarmente buona
con acqua fino a 100C ed acidi inorganici a bassa concentrazione.
Il campo termico di applicazione da -30C a + 100C.
GOMMA FLUORATA FKM
Denominazione commerciale VITON
una mescola a base fluorata con elevata resistenza termica e stabilit chimica.
Ha una buona resistenza ad alcuni olii sintetici all'ossigeno, ozono ed idrocarburi aromatici.
Per applicazione in acqua calda e vapore sono necessari mescole speciali.
Il campo termico di applicazione varia da -20C a +200C.
La sua capacit di tornare rapidamente alle dimensioni originali dopo una compressione (memoria elastica)
inferiore a quella della mescola Nitrilica.
Le guarnizioni in entrambe le mescole sono realizzabili in varie durezze shore.
Una diversa mescola comunemente usata in applicazioni pneumatiche e, che all'interno di certi limiti di
temperatura ha le caratteristiche elastiche della gomma, il poliuretano pi semplicemente conosciuto col nome
commerciale di VULKOLLANE.
Guarnizioni realizzate con questa mescola hanno un'alta resistenza meccanica, buona resistenza all'usura,
buona flessibilit ed elasticit.
Sono di buona resistenza rispetto all'ozono, all'ossidazione, al rigonfiamento in grasso, olii minerali ed acqua.
Hanno scarsa resistenza ai solventi ed agli acidi.
Il suo campo di applicazione termica varia da -30C a +80C.
Per quanto detto possiamo tranquillamente affermare che l'uso appropriato di una guarnizione, ponendo
attenzione ai parametri di utilizzo, garantisce all'apparecchiatura pneumatica un ottimo funzionamento ed una
lunga durata.
181