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Alfred Dblin, L'ASSASSINIO DI UN RANUNCOLO e altri racconti


[Titolo originale: Die Ermordung einer Butterblume und andere Erzhlungen, 1913.
An Romanautoren und ihre Kritiker. Berliner Programm, 1913. Traduzione di va Banchelli.
Propriet letteraria riservata SugarCo Edizioni S.r.l., Viale Tunisia 41, Milano.]
Sugarco Edizioni [1980]

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L'ASSASSINIO DI UN RANUNCOLO
II signore dall'abito nero aveva dapprima contato i propri passi, uno, due, tre, fino a cento e
viceversa, mentre saliva per il largo viale di pini verso St. Ottilien, e ad ogni movimento s'era
dondolato sui fianchi cos forte talvolta da barcollare; poi se ne dimentic.
Gli occhi marroncini, bonariamente sporgenti, fssavano il suolo che scorreva sotto i piedi, e le
braccia ciondolavano dalle spalle facendo scendere i polsini bianchi fino a coprire met delle mani.
Quando di tra i rami un chiarore giallorosso della sera costringeva gli occhi a strizzarsi,la testa
sussultava, le mani avevano
1 II lettore italiano dovr tener presente che il termine ranuncolo in tedesco di genere femminile. Questo implica il
ricorso nel testo originale non solo a pronomi, ma anche ad attributi ed apposizioni femminili (come madre, figlia,
suocera) riferiti al ranuncolo, il cui uso, certo non casuale da parte di Doeblin, costituisce un elemento fondamentale
per l'interpretazione del rapporto sado-feticistico narrato nel racconto. Tale complessit d'implicazioni va purtroppo
perduta in gran parte nella traduzione italiana. L dove l'uso del femminile sembrato indispensabile, si ricorso a
termini come pianta o piantina che il lettore trover tra parentesi quadra, quando non sono presenti nell'originale.
[N.d.T. ]

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sangue che colava nel buco, prima a poco a poco, come la saliva dall'angolo della bocca d'un
"paralitico, poi con un denso rivolo che si dirigeva viscido, con una schiuma giallastra, verso il
signor Michael. Egli cercava inutilmente di sfuggirlo balzando di qua e di l, tentando di saltarlo
via, mentre esso gi gli lambiva i piedi.
Meccanicamente il signor Michael si mise il cappello sul capo madido di sudore, si strinse al petto
le mani che impugnavano il bastoncino. Che successo? , chiese un istante dopo. Non sono
ubriaco. Non possibile che la testa sprofondi, deve rimanere ferma, restare adagiata nell'erba.
Sono sicuro che ora l, tranquilla, nel prato. E il sangue. Non mi ricordo di questo fiore, non
rammento pi assolutamente nulla. Era stupefatto, sconvolto, diffidente verso se stesso. In lui tutto
rimaneva fisso su quella violenta emozione; ripensava al fiore, alla testa sprofondata, allo stelo
sanguinante. Stava ancora saltando il viscido fiotto. Se l'avesse visto qualcuno dei suoi colleghi
d'affari, o una signora!
Il signor Fischer gonfi il petto strinse con la destra il bastone. Il suo sguardo scese lungo la giacca,
si diede un contegno. Gi voleva scacciarle, quelle idee balzane: autocontrollo. Lui, il direttore,
avrebbe energicamente combattuto una simile insubordinazione. Bisognava opporsi con decisione a
questa gentaglia: Cosa comanda? Nella mia ditta non si usa un simile comportamento. Fattorino,
fuori quest'individuo. Intanto s'era fermato e sferzava l'aria intorno a s con il bastoncino.
Il signor Fischer aveva assunto un atteggiamento freddo, scostante; ora voleva proprio vedere. Il suo
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senso di superiorit arriv a tal punto che in alto, sull'ampia strada carrozzabile, egli si burl della
propria paura. Sarebbe stato proprio da ridere se il mattino seguente su tutte le colonne di Freiburg
fosse stato affisso un manifesto rosso: Assassinato un ranuncolo adulto sulla strada da Immental a
St. Ottilien, tra le sette e le nove di sera. Si sospetta del delitto... eccetera. Cos scherzava il
flaccido signore in nero, godendosi la fresca aria della sera. L sotto le bambinaie e le coppiette
avrebbero scoperto quel ch'era accaduto per mano sua. Ci sarebbero state grida e un terrorizzato
fuggi fuggi. A lui avrebbero pensato i funzionari di polizia, all'assassino che se la rideva
astutamente sotto i baffi. Il signor Michael fremette selvaggiamente della propria audacia, non si
sarebbe mai ritenuto cos abietto. Eppure l sotto c'era, visibile all'intera citt, una prova della sua
fulminea energia.
Il tronco s'erge rigido nell'aria, bianco sangue cola dal collo.
Il signor Michael tese leggermente le mani in avanti, in un gesto di difesa.
In alto si coagula un liquido cos spesso e appiccicoso che le formiche vi restano incollate.
Il signor Michael si stropicci le tempie e sospir profondamente.
E accanto nell'erba imputridisce la testa. La schiacciano, la pioggia la dissolve, si decompone. Si
trasforma in una poltiglia gialla maleodorante, dai riflessi verdi giallastri, viscida come vomito. La
poltiglia sale in fretta, cola verso di lui, proprio verso il signor Michael, vuole annegarlo, s'infrange
martellante contro il suo corpo, gli schizza al naso. Egli salta, balza, ormai solamente sulla punta dei
piedi.
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II signore, d'animo sensibile, trasal. Sentiva in bocca un sapore disgustoso. Non poteva deglutire
dalla nausea, continuava a sputare, inciampava di continuo, saltellava inquieto, con labbra livide.
Mi rifiuto, mi rifiuto nel modo pi categorico, di stringere qualsivoglia rapporto con la Vostra
ditta .
Si strinse il fazzoletto al naso. La testa doveva sparire, bisognava coprire lo stelo, pigiarlo nella
terra, sotterrarlo. Il bosco aveva l'odore del cadavere della pianta. L'odore accompagnava il signor
Michael, diveniva sempre pi intenso. Bisognava piantare un nuovo fiore in quel punto, un fiore
profumato, un giardino di garofani. Il cadavere in mezzo al bosco doveva sparire. Sparire.
Nel momento in cui il signor Fischer stava per fermarsi, gli pass per la testa l'idea che era ridicolo,
pi che ridicolo, tornare indietro. Che gliene importava del ranuncolo? Una rabbia amara divamp
in lui al pensiero d'essersi quasi lasciato sorprendere. Non s'era dominato; si morsic il dito indice:
Bada, bada ti dico, sta' attento, furfante maledetto .
Nello stesso istante, dietro di lui, la paura gli si rivers addosso, immensa.
II torvo grassone si guard intorno intimorito, frug nelle tasche, nei pantaloni, ne estrasse un
piccolo temperino e l'apr.
Intanto i suoi piedi continuavano a camminare. I piedi cominciarono a fargli rabbia. Anch'essi
volevano spadroneggiare; lo urtava il loro ostinato procedere. Voleva domarli presto, questi
cavallini. Dovevano assaggiare la sua frusta. Un colpo secco ai fianchi sarebbe bastato a renderli
docili. Continuavano a portarlo avanti. Sembrava quasi ch'egli fuggisse dal luogo del delitto.
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Ma questo nessuno doveva crederlo. Cera nellaria un frullar d'uccelli, un lontano piagnucolio che
saliva verso di lui: Fermatevi, fermatevi! , grid ai suoi piedi. Allora piant il coltello in un
albero.
Cinse il trono con entrambe le braccia e strofin le guance contro la corteccia. Le dita delle sue
mani s'agitavano nell'aria come se modellassero qualcosa. Non andremo a Canossa. Con la
fronte aggrottata, il signore, pallido a morte, studiava le venature dell'albero, incurvando la schiena
come se. qualcosa alle sue spalle dovesse spiccare un salto sopra di lui. Continuava a sentire il

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ronzio della linea telegrafica che lo collegava a quel luogo, sebbene volesse ingarbugliarne e
calpestarne i fili a pedate. Tentava di nascondere a se stesso che la sua rabbia era gi svanita, che in
lui balenava un desiderio sottile, voluttuoso di cedere. In fondo in fondo si sentiva attratto verso il
fiore e il luogo del delitto.
Il signor Michael si dondol incerto sulle ginocchia, fiut l'aria, tese l'orecchio in ogni direzione,
mormorando impaurito: Solo la testa voglio sotterrare, nient'altro. Poi sar tutto a posto. Presto,
per carit, per carit . Chiuse con aria infelice gli occhi e si gir come inavvertitamente sui
calcagni. Poi prese a scendere dritto davanti a s, tranquillo come se niente fosse, con andatura
indifferente da passeggio, fischiettando sottovoce con fare spensierato, e accarezz gli alberi sul suo
cammino, respirando di sollievo. Intanto sorrideva e la sua boccuccia si faceva rotonda come un
buchino. Si mise a cantare a gran voce una canzone che gli venne improvvisamente in mente:
C'era un leprotto nella tana che dormiva. Ostentava il medesimo saltellare, ancheggiare,
ciondolar le braccia di dianzi. Con62
scio della propria colpa, s'era infilato il bastoncino in alto nella manica del cappotto. Ogni tanto,
quando il sentiero faceva una curva, tornava indietro furtivo per vedere se qualcuno lo osservasse.
[[[ II ]]] Ma poi, forse, [la pianta] era ancora viva; come faceva a sapere ch'era gi morta? Gli
attravers la mente il pensiero di poter ancora salvare il ranuncolo ferito, sostenendolo con dei
legnetti e legandogli tutt'attorno alla testa e allo stelo una benda adesiva. Cominci ad accelerare il
passo, a dimenticare il proprio contegno, a correre. D'improvviso si mise a tremare di speranza. E
ad una curva inciamp contro un tronco tagliato, batt il petto e il mento, mandando un lungo
gemito. Quando si rialz in piedi, dimentic il cappello nell'erba, il bastoncino, che s'era spezzato,
gli strapp la manica dall'interno; egli non s'accorse di nulla. Eh, eh, lo si voleva trattenere, ma nulla
doveva fermarlo; l'avrebbe trovato. Ridiscese il pendio. Dov'era il luogo? Doveva trovarlo. Se solo
avesse potuto gridare il nome del fiore. Ma qual era il suo nome? Non sapeva nemmeno come si
chiamava. Si chiamava forse Ellen, certo, Ellen. Lo sussurr nell'erba, si curv a toccare i fiori con
la mano.
qui Ellen? Dov' Ellen? Allora, su? ferita, ha una ferita alla testa, un po' sotto la testa. Forse
voi non lo sapete ancora. Voglio aiutarla; io sono medico, samaritano. Dov' dunque? Potete
confidarmelo tranquillamente, ve l'assicuro .
Ma come poteva riconoscere il fiore che aveva spezzato? Forse la sua mano stava gi toccandolo,
forse esso stava esalando, proprio accanto a lui, l'ultimo respiro.
Questo non doveva accadere.
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Url:' Ridatemela. Non rendetemi infelice, voialtri, Cani che non siete altro. Sono un samaritano.
Parlo arabo forse? .
Si sdrai completamente a terra, cerc, frug infine alla cieca nell'erba, scompigli e lacer i fiori
con la bocca spalancata e gli occhi lampeggianti. Ansim a lungo:
Restituire. Bisogna stabilire delle condizioni. Preliminari. Il medico ha un diritto sul malato.
Vanno introdotte delle leggi .
Gli alberi si ergevano neri neri nell'aria grigia, lungo il viale e tutt'intorno. Era anche troppo tardi,
sicuramente la testa s'era gi seccata. Il pensiero definitivo della morte lo terrorizzava e gli scuoteva
le spalle.
La nera rotonda figura s'alz dall'erba e barcollando scese lungo il ciglio del viale.
Era morto. Per mano sua.
Sospir e si strofin pensieroso la fronte.

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Gli sarebbero saltati addosso da ogni dove. Lo facessero pure, non gli importava pi di nulla. Gli
era tutto indifferente. Gli avrebbero tagliato la testa, strappato le orecchie, messo le mani sui
carboni ardenti. Egli non poteva fare pi nulla. Lo sapeva, si sarebbero divertiti un mondo, ma da
lui non sarebbe uscito un solo suono per il gusto di quei volgari carnefici. Non avevano diritto di
punirlo, erano abietti anch'essi. S, lui aveva ucciso il fiore, ma questo non li riguardava, era un suo
diritto, al quale non rinunciava contro tutti loro. Era suo diritto uccidere fiori e non si sentiva tenuto
a darne una spiegazione pi precisa. Poteva uccidere tutti i fiori che voleva nel raggio di mille
miglia, a nord, sud, est, ovest, anche se gli sghignazzavano die64
tro. E se continuavano a ridere cos; sarebbe saltato loro alla gola.
Si ferm; fiss con sguardi velenosi la fitta oscurit degli abeti. Le sue labbra erano turgide di
sangue. Poi s'affrett sul suo cammino. Doveva pur presentare le sue condoglianze qui, nel bosco,
alle sorelle del fiore morto. Fece presente che la disgrazia era avvenuta quasi senza la sua
partecipazione, ricord la triste spossatezza che l'aveva accompagnato nella salita. E la calura. In
fondo, del resto, tutti i ranuncoli gli erano indifferenti.
Disperato scosse di nuovo le spalle: Che mi faranno ancora? . Si pass le dita sporche sulle
guance; non si raccapezzava pi.
Che significava tutto ci; buon dio, che cercava qui!
Voleva fuggir via per la strada pi breve, gi, attraverso gli alberi, riflettere finalmente, con tutta
calma e chiarezza. Piano piano, punto per punto.
Per non scivolare sul terreno viscido, va tentoni da un albero all'altro. Il fiore, pensa intanto
subdolo, pu benissimo rimanere dov', sul viale. ;Ce ne sono tante di erbe morte al mondo.
Ma terrore l'afferra quando, sfiorando un tronco, vede che ne sgorga una goccia rotonda di resina
pallida e lucente: l'albero piange.
Fuggendo nell'oscurit lungo un sentiero, s'accorge ben presto che il percorso si restringe
stranamente, come se il bosco volesse attirarlo in una trappola. Gli alberi s'adunano in tribunale.
Deve uscire di l.
Di nuovo urta violentemente contro un piccolo abete, ed esso si mette a colpirlo alzando le mani.
Allora egli si fa strada con violenza, mentre il sangue gli scorre
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a fiumi sul viso. Sputa, colpisce intorno a s, urlando prende a calci gli alberi, scivola gi, seduto e
rotoloni, infine scende a perdifiato l'ultimo pendio ai margini del bosco, verso le luci del villaggio,
la finanziera lacera avvolta intorno al capo, mentre dietro di lui la montagna stormisce minacciosa
agitando i pugni e per ogni dove s'ode uno spezzarsi, schiantarsi d'alberi che inveiscono contro di
lui rincorrendolo.
Il grasso signore stava appoggiato immobile al lampione a gas davanti alla piccola chiesa del
villaggio. Non aveva in testa il cappello, nel suo ciuffo scompigliato c'era terra mista ad aghi di pino
ch'egli non scuoteva via. Ansimava pesantemente. Quando del sangue caldo gli gocciol gi, lungo
il dorso del naso, fin sugli stivali, sollev lentamente con ambo le mani una falda della giacca e se
la premette contro il viso. Poi alz le mani verso la luce e si meravigli delle vene gonfie e azzurre
che aveva sul dorso. Strofin i noduli duri, ma non riusc a cancellarli. All'urlo ritmico della tranvia
riprese a trottare attraverso stretti vicoli, verso casa. Ora sedeva come un idiota nella sua stanza da
letto, dicendo a voce alta a se stesso: Eccomi qua, eccomi qua , e guardandosi intorno disperato.
And su e gi, si spogli e nascose la sua roba in un angolo dell'armadio. Indoss un altro vestito e
si mise in poltrona a leggere il giornale. Lo spiegazz tutto; era accaduto qualcosa, era accaduto
qualcosa. E ne ebbe piena coscienza il giorno seguente, mentre sedeva alla sua scrivania. Era
impietrito, non riusciva a imprecare, e intorno a lui aleggiava una strana calma.

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Si ripeteva continuamente, fino allo spasimo, che doveva essere stato tutto un sogno; ma la
sbucciatura sulla fronte era autentica. Allora esistono davvero cose
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incredibili. Gli alberi l'avevano percosso, s'era levato un lamento per il fiore morto. Sedeva assorto
nei suoi pensieri e, con grande stupore del personale, non si curava nemmeno delle mosche che
ronzavano intorrno. Rimbrottava gli apprendisti con aria cupa e camminava avanti e indietro
trascurando il suo lavoro. Lo videro spesso picchiare il pugno sul tavolo, gonfiare le guance,
gridando che un giorno o l'altro avrebbe fatto ripulisti in ufficio e dappertutto. Avrebbero visto. Non
si lasciava menare per il naso, da nessuno.
Ma il mattino successivo, mentre faceva i conti, qualcosa inaspettatamente lo costrinse ad
accreditare dieci marchi al ranuncolo. Si spavent, s'immerse in amare considerazioni sulla propria
debolezza e incaric l'amministratore di continuare al suo posto. Il pomeriggio pose il denaro di
propria mano, con muta freddezza, in una speciale cassetta; fu indotto addirittura ad aprirgli un
conto personale; s'era stancato, voleva starsene in pace. Ben presto sent il bisogno di tributargli
offerte di cibo e bevande. Ogni giorno accanto al posto del signor Michael fu messa una piccola
scodellina per il fiore. La governante aveva giunto le mani sconsolata quando egli le aveva ordinato
questo coperto, ma il signore aveva troncato qualsiasi critica con un inaudito scoppio d'ira.
Espiava, espiava la sua colpa misteriosa. Tributava al ranuncolo un culto divino; e il
tranquillo commerciante sosteneva ora che ogni persona aveva una propria religione; bisognava
assumere una posizione personale verso un dio ineffabile. Esistevano cose che non tutti potevano
capire. La seriet del suo volto di scimmietta aveva assunto un'espressione sofferente; anche il suo
corpo s'era fatto meno pieno, gli occhi era67
no infossati. Come una severa coscienza, il fiore controllava le sue azioni, dalle pi importanti alle
pi piccole e banali.
Il sole splendeva spesso in quei giorni sulla citt, sulla cattedrale, sulla rocca del castello, splendeva
in tutta la sua forza. Fu allora che, un mattino, mentre era alla finestra, quell'uomo indurito pianse
per la prima volta dai tempi della sua infanzia. Pianse cos all'improvviso che quasi gli scoppi il
cuore. Di tutta questa bellezza lo derubava Ellen, l'odiato fiore; ogni cosa bella del mondo era un
suo atto d'accusa. Splende la luce del sole, ma [Ellen] non la vede, non pu pi respirare il profumo
del gelsomino bianco. Nessuno si fermer a guardare il luogo della sua morte infame, nessuno vi
reciter una prece. Ora [la piantina] poteva rinfacciargli tutte queste cose per ridicole che fossero e
per quanto egli si torcesse disperato le mani. Tutto le negato: il chiaro di luna, le gioie nuziali
dell'estate, la tranquilla convivenza con il cuculo, con i passanti, con le carrozzine dei bambini.
Serr la boccuccia; voleva trattenere le persone che salivano per il monte. Se soltanto il mondo
fosse sprofondato con un sospiro, perch al fiore fosse tappata la bocca! S, pens anche al suicidio,
per placare una buona volta questa disperazione.
Nel frattempo s'accaniva su [Ellen], la trattava con disprezzo, l'incalzava mettendola con le spalle al
muro. L'ingannava in piccole cose, fingeva di rovesciare sbadatamente la sua scodella, sbagliava i
conti a suo sfavore, la trattava talvolta con astuzia, come un concorrente in affari. Il giorno
dell'anniversario della sua morte fece mostra di non ricordarsi di nulla. Solo quando il fiore sembr
pretendere con maggior insi68
stenza un silenzioso omaggio, egli dedic una .mezza giornata in sua memoria.
Una volta, durante un ricevimento, si parlava dei piatti preferiti. Quando qualcuno chiese al signor
Michael che cosa gli piacesse di pi, egli afferm con calma ponderazione: Ranuncoli; i ranuncoli

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sono il mio piatto preferito . Tutti scoppiarono a ridere, ma il signor Michael si raggomitol nella
sua sedia e ascolt a denti stretti le risate, godendo al pensiero della rabbia del ranuncolo. Si sentiva
un drago mostruoso che divora esseri viventi in tutta tranquillit, gli venivano alla mente confuse
immagini di Giappone e di karakiri. Ma nonostante ci, in segreto, s'aspettava dal ranuncolo una
severa punizione. Senza tregua conduceva una simile guerriglia con il fiore; ininterrottamente
ondeggiava tra sofferenze mortali ed estasi; si ristorava timoroso alle sue grida di rabbia che talora
credeva di udire. Ogni giorno meditava nuove insidie; sovente lasciava l'ufficio, tutto eccitato, per
ritirarsi nella sua stanza a escogitare indisturbato nuovi piani. E questa guerra proseguiva cos in
segreto, all'insaputa di tutti.
[IV ] Il fiore faceva parte di lui, dei comfort della sua vita. Egli pensava con stupore al tempo in cui
era vissuto senza. Ora andava spesso a passeggio con aria insolente nel bosco verso St. Ottilien. E
una sera assolata, mentre riposava su un tronco d'albero caduto, un pensiero gli attravers la mente:
qui, nel punto dove ora sedeva, c'era stato una volta il suo ranuncolo, Ellen. Questo doveva essere il
punto. Il grasso signore fu colto da un senso di nostalgia e di timorosa devozione. Come tutto era
mutato, da quella sera ad oggi! Lasci vagare pensoso i suoi occhi bonari, leggermente
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adombrati, sulle erbacce intorno, le sorelle, forse le figlie di Ellen. Dopo aver a lungo riflettuto, il
suo viso liscio ebbe un guizzo furbesco. Oh, ora il suo caro fiore avrebbe ricevuto una bella lezione.
Se egli avesse estirpato una [piantina di] ranuncolo, figlia di quella morta, per trapiantarla a casa sua
e allevarla con ogni cura, l'altra, la vecchia, avrebbe avuto una giovane rivale. S, a pensarci bene,
egli poteva espiare cos, fino in fondo, la morte del vecchio ranuncolo. Infatti salvando la vita di
questo fiore, riparava alla morte della madre. Questa figlia sarebbe molto probabilmente appassita
qui. Oh, come si sarebbe arrabbiata la [pianta] vecchia, finalmente le avrebbe chiuso la bocca! Il
commerciante, esperto di leggi, si ricord di un paragrafo riguardante la compensazione del debito.
Dissotterr con il temperino una piantina l vicino, la port a casa tenendola delicatamente nella
mano nuda e la piant in un prezioso vaso di porcellana dorata che colloc in camera sua su un
tavolino inciso a mosaico. Sul fondo del vaso scrisse a carboncino: Paragrafo 2403 comma 5 .
Ogni giorno l'innaffiava felice, con devozione maligna, e offriva sacrifici alla [pianta] morta, ad
Ellen: Questa era ormai obbligata per legge, eventualmente dietro provvedimenti polizieschi, a
rassegnarsi; non ricevette pi n scodella, n cibo, n denaro. Sovente, seduto sul divano, egli
credeva di udire il suo piagnucolio, i suoi lunghi gemiti. La sicurezza di s del signor Michael
crebbe in modo insospettato. Talvolta aveva quasi degli accessi di delirio di grandezza. Mai la sua
vita era trascorsa pi serena.
Una sera che aveva bighellonato allegro verso casa uscendo dall'ufficio, la sua governante l'accolse
sulla so70
glia raccontandogli con tono tranquillo che durante le pulizie il tavolino s'era rovesciato e il vaso
s'er rotto. Aveva fatto gettare nella spazzatura la pianta, quell'erbaccia ordinaria, insieme a tutti i
cocci. Il tono indifferente, leggermente sprezzante con cui la persona raccont l'incidente lasciava
intendere che simpatizzava di tutto cuore per l'accaduto.
Il rotondo signor Michael sbatt la porta, si strnse le mani tozze squittendo di gioia e sollev per i
fianchi la donna stupefatta, fino dove glielo permisero le sue forze e l'altezza della persona. Poi,
sculettando per il corridoio, eccitatissimo, con occhi fiammeggianti, raggiunse la sua stanza;
ansimava forte e le sue gambe scalpitavano; le labbra gli tremavano.
Nessuno poteva rimproverargli nulla; non aveva desiderato neanche nel pi profondo della sua
mente la morte di questo fiore, non aveva dedicato nemmeno la punta del dito d'un pensiero a un
tale desiderio. La [pianta] vecchia, la suocera,2 adesso poteva imprecare e dire quel che voleva. Egli
non aveva pi nulla a che spartire con lei. Era finita tra loro. Ora s'era liberato di tutta quanta la

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gena dei ranuncoli, La giustizia e la fortuna erano dalla sua parte. Non se ne discuteva nemmeno.
S'era fatto beffe del bosco.
Voleva salire subito verso St. Ottilien, in quell'odioso, stupido bosco. Pensieroso gi brandiva il suo
bastoncino nero. I fiori, i girini, persino i rospi ci avrebbero creduto. Egli poteva uccidere quanto
voleva. Se n'infischiava dei ranuncoli tutti.
Il signor Michael Fischer, il grasso commerciante
2 Secondo il critico K. Miiller-Salget, l'unica spiegazione dell'uso di questo appellativo che Doeblin alluda al
(sottinteso) matrimonio tra Fischer e il nuovo ranuncolo. [N.d.T.]

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tutto vestito a puntino, si sbellicava, ridendo di gioia maligna nella sua poltrona.
Poi salz con un balzo, si calc il cappello in testa e si precipit fuori in strada passando come una
furia accanto alla governante allibita.
Rideva forte, si sbellicava. E scomparve cos nelloscurit del bosco.

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