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Breve saggio sul film documentario, prodotto da Francis Ford Coppola e diretto da Godfrey Reggio, che racconta il rapporto fra noi, il nostro pianeta e il Brand.
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Droits d'auteur :
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a cura di Clotilde Bagnaresi, Sara De Benedictis, Olivia Hall, Lisa Iobbi, Luca Franca, Luisa Graziaplena, Paolo Musano, Cristina Sole, Claudia Trianni, Sabrina Zennaro
Koyaanisqatsi una parola della lingua amerinda Hopi
(Indiani Pellerossa) e significa "vita in tumulto", oppure "vita folle; vita tumultuosa; vita in disintegrazione; vita squilibrata; condizione che richiede un altro stile di vita". Il film, uscito nel 1982, stato prodotto da Francis Ford Coppola e diretto da Godfrey Reggio. Realizzato in 6 anni, il primo capitolo di una trilogia e si avvale del supporto fondamentale della colonna sonora di Philip Glass. La tematica di fondo il rapporto fra noi, il nostro pianeta e il Brand, divenuto ormai parte integrante delle nostre vite. Bauman dice che il Brand come un vestito che indossiamo e che ci definisce nel bene e nel male. Il consumo qualcosa che se da una parte fonda un'identit personale e di gruppo nella realt in cui viviamo, dall'altra tende a omologarci e ad alienarci. Questo film, proprio a causa delle immagini "ossessive" delle attivit umane, un inno alla natura, al mondo che stiamo perdendo e alla follia della vita quotidiana. Benjamin parla di perdita dell'aura come conseguenza della cultura di massa che porta, in casi estremi, alla spersonalizzazione e all'alienazione.
Maffesoli afferma che "nelle trib postmoderne le figure
emblematiche e i segnali di identificazione rimpiazzano i totem delle trib originarie." Nel corso del film, non a caso, si passa dai paesaggi naturali alla vita metropolitana. Mary Douglas sostiene che i beni che consumiamo sono marking services, cio attrezzi di costruzione cognitiva e strumenti di identificazione. Il termine "consumo", dal latino "cum" e "sum", etimologicamente racchiude il concetto di "stare insieme". Secondo l'antropologa, i processi di consumo, dei quali la marca un driver, sono sempre pi centrali nella produzione e riproduzione della societ contemporanea, cos come nella formazione delle relazioni tra gli individui. Il progresso un'arma a doppio taglio, nel senso che, se da una parte d pi possibilit e facilita l'esistenza degli individui, dall'altra anche un processo autodistruttivo perch stravolge le regole della natura. Questo il messaggio che emerge dal film e che pu essere sintetizzato da una delle tre profezie che compaiono al termine del film: Se scaviamo la terra in cerca di oggetti preziosi, provochiamo la calamit. Il film si articola in sei sezioni racchiuse in una doppia cornice; di tali sezioni le prime cinque sono internamente strutturate come dei crescendo ciascuno dei quali si conclude con un brusco salto di pressione temporale; all'interno di ciascuna sezione le immagini evolvono infatti dallimmobilit a un estremo grado di dinamismo, mentre i suoni passano gradualmente dalla rarefazione, a volte dal silenzio, a una accentuata densit acustica e ritmica. La sesta sezione, pi statica, funge da introduzione allepilogo, nel quale 2
anzi sfuma (limitatamente alla componente visiva) senza soluzione
di continuit. Nella Sequenza 16 c il ripetuto passaggio fra le immagini di una industria alimentare e quelle di un fast food, indicante come la "razionalizzazione" efficientistica sia estesa non solo al momento della produzione ma anche a quello del consumo (consumo in serie = produzione in serie), momento in cui non pi loggetto a essere instradato nella catena di montaggio, ma lessere umano, degradato al rango di oggetto-consumatore. Il susseguirsi di accostamenti di tale genere risulta determinante nella resa di quella assimilazione di ogni aspetto della vita urbana allattivit delle catene di montaggio. Nella successiva, la 17, si torna, con un nuovo forte salto di pressione temporale (il pi brusco in assoluto), dalla velocit estrema alla estrema immobilit, dal ritmo sfrenato al silenzio. Un secco montaggio "attrattivo" accosta riprese aeree di centri urbani e microchips. Fra le scene, la pi emblematica ed emozionante senza ombra di dubbio quella finale, dove la colonna sonora di Glass riprende il tema musicale iniziale e le immagini ci mostrano l'ascesa, l'esplosione e la caduta di uno Shuttle, rappresentazione di tutti i successi e di tutti i fallimenti dell'uomo. Nella Sequenza 20 ci sono nuovamente le figure rupestri umanoidi, le stesse dellincipit, che chiudono lideale cerchio delle profezie e del loro attuarsi. Le profezie, manifestazioni sensibili delle Leggi, preesistono al principio del mondo, lo contengono nella sua totalit, il loro attuarsi ne rappresenta il compimento, dunque la fine. Esse cio governano, racchiudono circolarmente laccadere di ogni cosa. 3
Nonostante ogni apparenza nulla in realt diviene, ma tutto ,
poich tutto esiste a priori, gi scritto in esse. In un suo saggio inedito Alberto Grifi cita una lettera che aveva scritto Van Gogh dal manicomio: "... gli uomini sono spesso dei prigionieri e vagamente sentono, come succede a certi uccelli in gabbia, a primavera, che c qualcosa da fare: il nido, la covata, che tempo di percorrere i cieli, eppure sentono di non poterlo fare, di essere legati da qualche dura impossibilit e invano continuano a battere la testa contro le sbarre della gabbia fino a impazzire di dolore..." Ecco, si pu metaforizzare e dire che larte che contiene il progetto di una vita nuova, della libert, dellamore, del desiderio di conoscenza, proprio come il canto degli uccelli in gabbia: il canto non ha la forza di rompere le sbarre e finisce per adattarsi alla prigionia assumendo la forma alienante della gabbia. BIBLIOGRAFIA: Bauman Zygmunt, Consumo, dunque sono, Laterza, 2010. Bauman Zygmunt, Modernit liquida, Laterza, 2011. Benjamin Walter, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilit tecnica, Einaudi, 2011. Douglas Mary, Il mondo delle cose. Oggetti, valori, consumo, Il Mulino, 2013. Maffesoli Michel, Del nomadismo. Per una sociologia dell'erranza, Franco Angeli, 2000. Maffesoli Michel, Il tempo delle trib. Il declino dell'individualismo nelle societ postmoderne, Guerini e Associati, 2004. SITOGRAFIA: http://it.wikipedia.org/wiki/Koyaanisqatsi http://www.gondrano.it/sitopers/cinema/koyaan/koyaan.htm 4