Vous êtes sur la page 1sur 32
526 Anno CXLIII aie sr Tanne nnunEIBOERSEEEStAEONSPRE Soho OSES NERO" ERMRS ELLER ALLE ARCHIVIO STORICO ITALIANO FONDATO DA G, P. VIEUSSEUX 8 PUBBLICATO DALLA DEPUTAZIONE TOSCANA DI STORIA PATRIA 19,85 DISP. IV (LIS) \o) LEO S, OLSCHKI EDITORE FIRENZE 1985, ARCHIVIO STORICO ITALIANO Direttore: Exnnsto SestAN Comitato di Redazione: Senero Benrarx1, Strano Canort, Esaitto Carstians, ARNALDO p’ADDARIO, Grouo Prunar Diresione e redazione: Doputeziono di Storia Patria per Ia Toscana, p. dei Gindici n. 1, 50122 Firenze, tel. 211629 INDICE Anno GXLIIT (1985) N. 526 - Disp. IV (ottobresdicembre) Memotie Grovannr Curuaint, Ernesto Sestan. . . .. Pag. 524 Stuvia Manrm, Per un'immagine della notte fra Tre- cento e Quattrocento. ce - > 565 Grovawna Zatin, Origin’ e sviluppo delWindustria car- taria nella « Riviera » bresciana del Garda...» 595 Gran Luca Casanuovr, L’Anti-Lorie, Croce e Loria: due interpretazioni del materialismo storico a confronto. » 611 Recensioni Miasrexo rer ¢ Bent Corruraur © Anprenraxt. Urricto Cex- Teate ex 1 Bent Axcuvisvicr, Le Biccherne. Tavole dipinte delle magistrature senesi (secc. XIILXVIIN) (Giulio Prunai) » 673 I «Paradiso» in Pian di Ripoli. Studi e ricerche su un antico monastero (Enzo Savini)... . . . . . . » OBL Cetusrino Prawa, Id « Liber Seoretus iuris caesarei » del'Univer- sitd dt Bologna, 1451-1500 (Paolo Nardi). » 683 Structure eeclesatcbe in Telia © in Germanie prime della Rie forma (Valerio Del Neto) . : > 686 Latero. ix Tidia. Studi stort nel V centenario della nascita (WValetio Del Nero)... >» 691 Baamioio Geore Nuwvi, Briefe. 18161830 (Claudio Cost) . > 696 Gruseere Rurro, Bernard Bolzano. Reformatholizismus € movie nella Praga della Restaurazione (Claudio Cesa) . > 704 Notizie Storia generale, p. 107; Storia medievale, p, 713; Storia moderna e contempo- ranea, p. 719. Cronaca Pag. 735 Pubblicato nel mese di giugno 1986 Per un'immagine della notte fra Trecento e¢ Quattrocento* Guardati di non andare fuori di chasa tua di notte, se puoi fare altos € se tti pur chonvien ire, menar techo chompagnia fidata e uno buono e grande lume, Non andare mai a chasa di niuna femina mondana né daltra simile di notte, pur ch’ella mandi per te; e se pur mandasse pitt volte per te, dille che vengha a chasa tua, s’ella vuol venire; se nno, sé si rimangha; ché molte belle se*ne sono gia ve- dute ..! Paolo da Certaldo ben sintetizza lo spirito con cui gli womini del suo tempo si ponevano di fronte alla notte, momento finale della giornata sentito con la sua carica di significati contrastanti. Fra Trecento e Quattrocento il « tessuto » notturno si pud configurare come un ambito di studio che, analizzato con para- metri particolari e letto attraverso i suoi codici, rivela, simil- mente al giorno, una costituzione composta da situazioni, perso- naggi € spazi propri. Tmmagine capovolta @ la notte, quando le valenze positive del giorno spesso diventano, palesemente 0 in modo sottile, ne- gative in una improyvisa metamorfosi scandita solo dall’assenza della luce, Le ore alterne alla luce del sole molto spesso sono state * In questo primo saggio ho accentrato la mia attenzione sulla notte nella cra tardoxmedievale, Sark presentato successivamente uno studio sulla notte lire le sue mura, 1 Proto Da Cerrarno, It libro di Buoni Costumi, Firenze 1921, p. 63. 566 Silvia Mantini identificate con il momento del giusto riposo dopo le fatiche quotidiane, ma dietro Je medievali strutture immobili ed ot nate, accanto alle mura sorvegliate e nelle strade dalla viabilita negata, spesso Ja citta brulicava di una vita nascosta, colorita e dinamica: era, insomma, ticca di una sua anima? Cid che normalmente costituiva motivo di angoscia durante il giorno, e che spesso si identificava con disgrazie, guerre, inva- sioni nemiche 0 qualche particolare tipo di delitto, assumeva un valore decisamente amplificato se accadeva durante la notte, momento in cui Ja comunita, colta di sorpresa € incapace di di- fendersi per motivi di disagio oggettivo, il pit delle volte soc- combeva di fronte alla cattiva sorte. Quando le possibilita di difesa sono indebolite dalle circostanze, dovrebbe avvenire una compensazione con l’aumento delle garanzie riguardo alla sicu- rezza della vita: anche ai nostri giorni, la legislazione prevede particolari norme di tutela di notte. Ma gli vomini del Medioevo, quali strumenti avevano per proteggersi da eventuali pericoli? La paura delle tenebre dovuta alla precarieta nella notte si era trasformata, quasi per una sorta di mostruosa personificazione, in paura della notte? Il buio reride uguali, tutti similmente indifesi, quasi supera Je bartiere di classe: non & un caso che i protagonisti degli inci- denti notturni presenti nella novellistica fra Tre e Quattrocento siano indifferentemente bottegai o figli di agiate famiglie, gente del popolo ¢ membri del patriziato cittadino. La notte &, inoltre, la grande aggravante della giustizia me- 2 « Il contrasto tra il giorno ela notte, che cosa rappresenta per noi? uomini del sec. XX? Nulla o quasi. Un bottone, un gesto; tla foe eletttea Woxcoss alla Juce solare. Signori del giorno ¢ della notte, ne godiamo da raffinati. Ma gli uomini del Medicevo? Quelli del Cinquecento? non ne erano certo padroni, poveretti, essi che non possedevano neppure lampade a olio, neppure bugie da accendere al calar della sera. Vivevano una vita scandita, ritmata quotidianamente dalla suc- cessione delle tenebre ¢ della luce; una vita divisa in due parti nette (diseguali a seconda delle stagioni e di luoghi): i giorno, la notte; il bianco, il nero; i silen- zio assoluto ed il lavoro rumoroso »: L, FEBVRE, Problemi di metodo storico, tr. it, Torino 1976, p. 116, cfr. J. Dexumeau, La paura in Occidente (sec. XIV- XVID), Torino 1978, p. 140: 3A questo proposito cfr. R, BALBI, Madre Paura, Milano 1984. Per un'immagine della notte 367 ——_________Petuwiimmagine della notte 567 ‘dievale: negli Statuti figura sempre una rubrica nella quale sono presenti tutte le aggravanti previste per i reati commessi dopo il suono della campana della sera « De duppla pena tollenda ».! Loscurita, infatti, aumenta il carattere di sottetfugio accre- scendo T’intenzionalita dell’esecuzione del delitto e riducendo Je possibilita di difesa. La notte, dunque, & il tempo criminalizzato dal potere poli- tico e religioso perché con il buio aumentano le occasioni di de- Jinquere impunemente e, conseguentemente, aumentano le pos- sibilit’ di potere del Male. It TEMPO DELLA NOTTE Prima di cominciare ad illustrare gli aspetti di vita notturna pubblica ¢ privata @ importante cercare di capire che cosa fosse Ja notte allinizio dell’éra moderna, cio quando per gli abitanti di una citta cominciava questa parte della giomata. Delimitare con esattezza Parco di tempo che va dal soprag- siungere dell’oscurita al sorgere del sole non & facile soprattutto se si pensa che gli unici punti di riferimento teali erano, per Vappunto, questi eventi naturali ¢ tutti i tentativi di individuare dei termini pit precisi di misurazione portano sempre a con- clusioni pitt o meno approssimative. Dialtronde Ja concezione del tempo medievale, come ampi mente suggerisce Jacques Le Goff, & legata essenzialmente ai ritmi naturali a cui si legano quelli agricoli ¢ le grandi divisioni * Statuto det Podesta e Statuto del Capitano det popolo (1322-1325), a cura Gi R, Caggese, Firenze 1910, L. IL, Rubr, XL; Statuti di Ascoli Piceno (Stat. gel Com) delf'anno 1373 a cura di L. Zdekauer ¢ P. Sella, Roma 1910, 1. IIL, Rubr. 70; I Costituto del Comune di Siena volgarictato nek MCCCIX-MCCCX. a cura di A. Lisini, Siena 1903, vol. IT, dist. V, Rube. CCCKI; Statuti di Perugia delWanno 1342, a cura di G, degli Azzi, Roma 1916, L. UL, Rubr. 193; Statutt inediti delta citta di Pisa dal sec, XII ai sec. XIV, a cura di F. Bonini, Fitenze 1854, vol. 2%, L. TH, Rubr. X1; Statuto di Arezzo (1327), a cata di G. Camerant Marsi, Firenze 1946, L. I, Rubt. XXXV; cfr. M. Suxtccotr, L’interpretazione deglt fiatati, Contributo alto studio della fanzione dei giaristi sulbetd comundle, Mi- 1969. 568, Silvia Mantini sono rappresentate dal succedersi del giorno e della notte ¢ dal- Palternarsi delle stagioni? Gli strumenti per misurare il tempo erano assai imprecisi e troppo spesso legati al capriccio della natura (quadrante solare, clessidre, candele, tempi delle pre- ghiere)* Esistevano, comunque, alcuni punti di riferimento base che erano rappresentati dalle ore canoniche che erano scandite dal suono delle campane delle chiese maggiori. Il solo tempo quotidiano approssimativamente misurato & dunque quello clericale che, finalizzato a ricordare i momenti della liturgia, 2 capace di porre validi punti di divisione della giornata. E cosi il tempo misurato dalla Chiesa e i ritmi natu- rali scandiscono il tempo laico che si modella sugli schemi esi- stenti finché, verso la fine del Trecento, non trovera proprie forme di espressione che saranno poi legate essenzialmente alle invenzioni meccaniche della nuova éra. D. Landes ha condotto un recente studio sulla storia del tempo che rappresenta un organico tentativo di analisi di tutte le conseguenze che la misurazione meccanica ha avuto sulla men- talita, le abitudini ¢ le invenzioni dell’uomo” Anche le dre di lavoro, come risulta dagli Statuti e dalle no- velle, sono legate alle ore liturgiche che quotidianamente se- gnano anche al mattino l'inizio della giornata lavorativa che, con alcune pause, si conclude con Ia campana del vespro. Ma, se il periodo diurno @ cosi ctistianizzato, sembra quasi che la notte resti totalmente laica. Il periodo notturno va dal suono della campana-del vespro a quello della campana che al mattino suona « Prima ». In questo arco di tempo si pud notare, soprattutto nelle no- velle, come per indicare le divisioni della notte venissero ut zati generalmente punti di riferimento visivi e psicologici 0 tgp): LE Gore Le cviltd del? Occidente medievle, te. it p. 195, § J, Le Gorr, Le civilta... cit, p. 194. 7D. Lanpes, Storia del tempo, Milano 1984. Torino 1983, telativi ad azioni umane, quali « dopo il tramonto del sole », «a notte fonda», «all’ora del primo sonno», «prima» ¢ «dopo cena». ‘Al mattino suonavano le campane delle chiese e, accanto a queste, quelle del potere politico cittadino, come la campana del Palazzo della Signoria a Firenze. Il tempo, dunque, cominciava ad essere in una dimensione pit razionale e laica soprattutto ad opera di mercanti ed artigiani che avevano bisogno di dividere pi esattamente Ja loro giornata. Alle campane che diffondevano i segnali delle ore canoniche si affiancheranno sempre pit altri strumenti di misurazione finché si affermera « il tempo degli orologi »* Col suono della campana del vespto si poneva fine alla gior- nata lavorativa e cominciavano le ore del coprifuoco notturno. ‘Ma quanto durava la notte? Nel Medioevo la giornata era divisa in dodici ore che andavano dal sorgere del sole al tra- monto ed in altrettante dodici ore che andavano dal tramonto all’alba, Di conseguenza, con il variare del periodo diurno, a se- conda delle stagioni, anche la notte veniva ad essere compressa o dilatata? La consuetudine ecclesiastica aveva raggruppato le ore a tre per tre e il passaggio da un gruppo all’altro, scandito dal suono delle campane delle chiese e dei conventi, era misurato in base alle indicazioni di clessidre, di metidiane, di candele graduate e di altri approssimativi strumenti. Quando sorgeva il sole suo- nava « Prima »; pit o meno a metA mattinata, dopo circa tre ote, suonava « Terza »; a mezzogiorno suonava « Sesta ». Poco dopo i lavori si interrompevano per « il desinare » e, dopo citca 8 J. Le Gorr, Nel Medioevo: impo della Chiesa e sete del mercante, in Problemi di metodo storico, a cura di F, Braudel, Bari 1973. Cf. inoltre E. Pe- feiea Saree Gecaton dele oton du temps eles borogers & Fepogue cole niale au Chit, «Annales E. 8. C.>, XXI, 1, 1966, pp. 141-158; P. Worre, Le fers ot 5a mesure au moyen de, «Annales E, §,'C-», XVI, 6, 1962, pp. 1141- 2G. Eason, La site quotiians nel Medioen iaieno, in Nuove question! 4i Storia Medicudle, a cura di E, Rota, Milano 1969, p. 478. 570 Silvia Mantini tre ore, quando ormai il lavoro era gid ripteso, suonava « Nona ».” Al calar del sole si sentivano i rintocchi della campana del vespro che segnava la fine della giotnata lavorativa e Vinizio dalle «ore di notte ». Tra vespro e mezzanotte, trovava posto «Compieta » che corrispondeva pi o meno alle nostre ore ventuno. ‘Dopo la mezzanotte la liturgia prevedeva ancora, a distanza di circa tre ore, una nuova funzione che era quella del « Mattu- tino » seguita a sua volta, con uno stesso arco di tempo, dalle «Lavdi », che venivano cantate attorno al sorgere del sole.* ‘Oltre alle ore canoniche spesso si aveva come riferimento temporale la presenza e I'assenza di luce che costituivano i punti base della misurazione: Ja prima « ora di notte » iniziava dopo I -vespro, entre la « prima ora » corrispondeva al sorgere del sole e quindi anche alla prima canonica. ‘Un riferimento di grande valore ci viene da un passo del Corivivio di Dante, in cui & espressa la teoria secondo Ja quale poiché il giorno era, in,et& medievale, di dodici ore ¢ la notte di altrettante dodici ore, dato che Ja giornata corrispondeva alle ote di luce, mentre la notte a quelle di buio, con il variare delle stagioni si determinavano degli archi diurni di qiundici ore e de- gli archi notturni di nove (vedi Tav. 1): «... “ora” per due modi si prende da li astrologi. L’uno si 2 che del die e de la notte fanno venti quattr’ore, cio’ dodici del die e dodici de la notte, quanto che ‘I die sia grande o picciolo; ¢ queste ore si fanno picciole e grandi nel di e ne la notte, secondo che il di e la notte cresce o menoma. E quéste ora usa la Chiesa, quando dice Prima, Terza, Sesta e Nona, e chiamansi ore temporali. L’altro modo si 2, che faccendo del di e de la notte ventiquattr’ore, tal volta ha Jo die le quindici ore ¢ Ja notte le nove; tal volta ha la notte le 8 M. Part, Le concerione del tempo nel. mondo del lavoro in Italia (XII- XIV), estratto da: Lavorare nel Medio Evo, Perugia 1983, p. 210. 11 «Noi vi solevamo ogni sera doppo Ie compicta ander prosession, farvi cantare ogni sabato Je lande »: N, Macmaverut, Le ‘Mandragole, aito'V, scena I, in Opere, a cura di S. Bertelli, Milano 1969, vol. IV, p. 160. Per un'immagine della notte sm sedici ¢ lo die le otto, secondo che cresce 0 menoma lo die ¢ la notte; € chiamansi ore equali ».? ” “Luca Landucci ricorda a sua volta che una sera in cui fu sen- tito il tocco della campana del Palazzo della Signoria, si radund gtan parte del popolo che temeva grandi cose e cid avvenne «a ore due ».".In un altro passo del suo Diario ancor pit chiara- mente sctive che Ja Signoria rimase une sera « fino alle ore 22, cio’ due ore innanzi buio, prima che fosse fatto ».¥ Le ventiquattr’ore sarebbero cadute due ore pitt tardi, quando buio « era fatto »: da allora, cio8 dopo il calar del sole, sarebbe cominciato il conto delle « ore di notte ». LA NOTTE FRA LE MURA CITTADINE AlPinterno delle sue mura Firenze si racchiudeva dal tramonto alalba, (...) Durante questo tempo il coprifuoco immergeva la citta in un letargo che era interrotto soltanto dalle pattuglie dei vigili: Con il calar della sera anche a Firenze, come nelle altre cittd medievali, venivano chiuse le porte della cinta muraria. E facile immaginare il significato di questo atto per gli abitanti della citta che, racchiusi di notte nelle proprie abitazioni, pote- vano godere della sicurezza che psicologicamente dava loro il fatto di sapere le strade deserte ¢ solo petcorse dai passi dei « berrovieri », Chiuso nelle sue mura, isolato dalla campagna, questo mictocosmo interrompeva con il tramontare del sole tutti i suoi rapporti di vitalit’ e di commercio con le genti circostanti.* Coloro che non facevano in tempo a raggiungere le muta 2 Danre Aticutent, Convivio, tratt. IIT, VI 2-4. 3 L, Lanpucer, Dizrio sereatsn dal 1450 al 1516, Fitenze 1883, p. 73. WL, Lanoveet, Di » Be 129, 15, Anronermt, Le vita ‘qotidane Firenze ai tempi di Dante, te. it. Milano 1984, p. 99. 16 , Benrettz, It potere oligarchico nello stato-cittd medievale, Firenze 1978, p. 41 seg.; Statuto di Arezzo... cit., L. I, Rubr. XLILIL, p. 32. 512 Silvia Mantini Site Mens perimetrali prima del terzo tocco della campana del Comune erano costretti a trascorrere la notte fuori dalla citta: natural. mente era consigliabile piuttosto affrettarsi che cortere questo tischio,” , Varcate le mura si era come impri, ionati ¢ tanto che si vo- lesse restare, tanto che si volesse uscire dalla ‘citta, come spesso eta desiderio di coloro che volevano sfuggire i creditori, non si sarebbero potute oltrepassare le Pporte.® Gli Ufficiali delle porte avevano Vincatico di vigilare sul flusso di entrata e di uscita dalla citta si dovevano assicurare che non si fossero allontanati coloto che erano perseguiti dalla giustizia, A Siena i libri della Biecherna del 1262 attestano numerosi episodi di donne che erano state catturate da messi ¢ berrovieri del Capitano mentre portavano lettere ad esuli banditi.” « Attivitd strettamente connessa agli Ufficiali delle porte ebbero a Firenze i ‘ Cittadini delle porte’, istituiti 1 26 mag- gio 1478 »,” che svolgevano il loro servizio dal momento del- Vapertura fino alla chiusura e erano tenuti a controllare il flusso con l’esterno registrando i nuovi forestieri. Prima che fosse isti- tito Pufficio dei custodi delle Porte a Firenze questa mansione cra affidata a privati cittadini detti < chiaveri » che spesso dele. gavano ai propri setvitori il compito della sorveglianza, limitan- dosi solo a custodire la chiave" Forse per questo motivo si senti Vesigenza di affidare l’apertura ¢ chiusura delle porte non pid ai privati, ma ad una publica istituzione. Le porte della citta bloccavano, cost, di notte tutti i contatti con Vesterno sicuramente Proteggendo i cittadini dai numerosi s4y 2 Besccioumt, Facece, a cura di M. Ciccuto, Milano 1983, Fae, xXV1, p. 147. 4 P. Bracctorma, Facezie... cit, Fac. X, p. 127, . we Zommavren, Le vite private dei senesi nel Dugento, Siena 1897, p. 40. % A Firenze anche le principali Arti contribuivano spesso al- Villuminazione notturna dividendosi i quartieri della citth* A parte Villuminazione fissa, tutti coloro che circolavano di notte avevano 'obbligo di portare un Iume, di dimensioni fis- sate con precisione dagli Statuti, necessario per il riconosci- mento.” Ma, dato che Ribi, buffone fiorentino di una novella del Sacchetti, ed i suoi amici riuscirono a farla franca una notte quando furono trovati, di ritorno da un festino, per le vie della citt& con un lumicino di dimensioni assai infetiori alle norme sta- bilite, c’é da pensare che le guardie preposte alla vigilanza not- turna fosseto disposte, talvolta, a chiudere un occhio di fronte a tale reato a meno che non si fosse trattato di un gruppo di ribelli* Pur con un lume necessario per Videntificazione non tutti potevano circolare di notte ed era indispensabile, a coloro che non appartenevano al servizio di guardia, avere speciali lascia- passare che potevano essere rilasciati solo dagli ufficiali del Co- mune.” Da questa disposizione prese origine il fenomeno della compra-vendita delle licenze che, evidentemente, dilagd a tal punto che per il governo fiorentino fu necessario introdurte delle restrizioni in materia e dei divieti che ne arginassero ’aspetto della corruzione. % L, Zoexaver, La vita privata Siena... cit, vol. Tl, dist. IIL, Rubs. R. Davinson, Storia di... cit, vol. IV, parte I, p. 282; Staruto dell’ Arte reel (1344), a cura di G. ‘Camerani Matri, jirenze 1957, ‘Rubr. LEXXVI, it., p. 62; Id Costituto del Comune di ‘Lxxv. 2 Sieh Bot. ct L, IIT, Rube. CXX, p. 275; Statuta Civitatis Aquile, a iA. Clemente, Istituto Storico Italiano per il! Medio Evo, Roma, 1977, Bie. 371, SU; Stauth di Lewco., ct, Rube, 182 ¢ 311; Slatulo di Habe. SEIIT p55 ‘Statuti di Ascoli Piceno (Stat. det ‘=F, Siocmrn, I! Trecertonovdlle, a cue di E, Faocoli, Torito 197, Nov. XLIX. % Statuta Populi Communis Florentiae (1415), Friburgo 1778, L. UI, T. I, Rubr. CKCI, p. 395 seg. Per un'immagine della notte 315 Durante le ore del coprifuoco notturno nessuno poteva cit- colare liberamente per Ia citta Negli Statuti del Comune di Firenze del 1415 le rubriche riguardanti il servizio di vigilanza notturna stabilivano che le guardie preposte a tale incarico fos- sero seicento, nominate dai gonfalonieri delle societA del popolo. Ogni notte prestavano servizio a rotazione trecento di esse af: fiancate nel loro lavoro dalle guardie del Podesta, del Capitano e dell’Esecutore. Erano esenti da tale servizio gli isctitti alle Arti maggiori, ma qualsiasi altro cittadino era obbligato a farlo se fosse stato eletto. La retribuzione mensile degli addetti alla vigilanza notturna era di venti soldi ed erano sottoposti alla supervisione di un altro corpo che era quello della « famiglia » dell’Esecutore. Ri- spetto allo stipendio percepito bisogna riconoscere che le re- sponsabilitd di questi sorveglianti erano onerose, poiché gli Sta- tuti del Comune prevedevano che essi dovesseto anche tispon- dere di furti commessi nella loro zona con scasso o attraverso porte o finestre, o mediante scavo dal sottosuolo.* Dal 1348 sembra che il Comune di Firenze si interessasse sempre meno del controllo su questo servizio, dal momento che i privati co- minciarono a provvedervi a loro spese. Sin dal 1356, comunque, Velezione delle guardie di alcune vie comincid ad essere fatta ad opera dei consoli delle Arti, da cui dipendevano i proprietari delle botteghe poste nelle vie stesse.” Le Arti fiorentine avevano le loro guardie di notte che vigilavano sulla sicurezza dei fon- dachi , sempte per gatantire le merci depositate nei magazzini, i loro statuti vietavano ai garzoni di dormire nei retrobottega ed era severamente proibito accogliervi estranei o accendervi Jampade: da un lato si temevano ladrocinii e incendi, dall’altro si voleva evitate che i magazzini si trasformassero in bische clandestine. ® Statuta Populi... cit., Le V, T. U1, Rubr. IIL, p. 11. 3G. Ronpont, I pitt antichi frammenti del Costituto fiorentino, Firenze 1882, Doc. XLV, p. 56. 2 U, Dorint, La giustizia penele e la delinguenza a Firenze nel sec. XIV, Lucca 1923, p. 247, " 7 316, Silvia Mantini Tra i reati pit temuti e perseguiti durante le ore di buio Cerano quelli riguardanti il gioco d’azzardo™ e il porto d’armi «excetti Hi pilliatori de li sbanditi e” quali portano Varme ... »,* come attestano gli statuti di numerose citta. ‘A Firenze non @ un caso che tra gli « Offitia extraordinario- rum » che completano gli Atti ctiminali dell’Esecutore degli Or- dinamenti di Giustizia, del Podesta e del Capitano del popolo siano inseriti insieme ai reati circa i giochi d’azzardo, quelli ri- guatdanti gli « euntes de nocte » € coloro che portavano le armi.* Le causali delle aggravanti erano anche relative ai uoghi.in cui venivano commessi i reati e ai diversi casi. Poiché l’aggra- vante notturna era sempre valida (c’era una campana speciale che suonava il tocco « De duplicartda pena ») bisogna ritenere che le pene venissero, di notte, duplicate e triplicate proporzio- nalmente al reato e a seconda delle circostanze che determina- yano un aumento delle sanzioni doppio, triplo, fino ad arrivare all’amputazione di arti e alla pena di morte.* E importante ricordare che la campana del Comune che suo- nava pet dare inizio alle disposizioni che prevedevano la dupli- cazione della pena doveva essere suonata assolutamente dopo il vespro € non prima.” I divieti e le punizioni dei reati commessi di notte si pos- sono fondamentalmente distinguere in due gruppi che compren- dono, da una parte, quelli relativi al comportamento che doveva 2 Statusi di Ascoli Piceno (Stat. del Com.).. cit., L. IIL, Rubr, 36, e ‘SEB. 1 Statuti di Lecco... cit., Rubs. 311, p. 149; Costituto, del Comune di Siena... cit., vol. Tl, dist. V; Rubr. V; ‘Statuti di Ascoli Piceno (Stat. del Com.) .. cit, L. Il, Rubr. 33, p. 107 seg; Statuti di Perugia... cit., L. III, Rubr. 193, p. 216. 3 A questo proposito si veda L, Lanoucct, Diario... cit, p. 86; Costituto del Comune di Siena... cit., vol. 1, Rubr, DLXXU, % U, Donmnt, La giustisia pendle... cit, p. 27. 57 B interessante notare come la notte & ‘con una simile caratteristica anche nel modemo diritto. La notte @ considerata dal nostro ordinamento giuri- dico ¢ dalla normativa penale in particolare, circostanza aggravante del reato‘(I'aver ‘agito in tempo di...) o elemento di riguardo, meritevole di speciali garanzic, nelle forme di inquisizione da parte della polizia. Art. 61 CP.; art. 224 CPP; art, 267 CPP; art. 333 CPP. Per wn'immagine della notte sm essere adottato nelle ore di oscurita ¢ dall’altra quelli relativi alla mancata salvaguardia della sicurezza collettiva. Tra i primi si possono catalogare tutte quelle forme di trasgressione alle norme relative alla circolazione notturna e specialmente quelle che si tiferiscono alla concessione delle licenze di citcolazione che erano controllate e punite severamente.® A Firenze il fatto che la pena relativa a chi circolava di notte fosse (3 Lp.) relativamente bassa rispetto ad altre, inferte per motivi apparentemente pit irrilevanti se si pensa alla logica dei tempi, lascia invece pensare che il Comune fosse pitt preoccupato ad imbastire un apparato di controllo frastagliato nelle sue minime parti e nelle sue nu- merose competenze in materia di citcolazione notturna, che non a far rispettare categoticamente questa norma. ‘Molti divieti tentavano di arrestare ogni attivita notturna. Era severamente proibito lavorare e questo non solo per Ia sal- vaguardia della quiete publica, ma soprattutto perché fosse rispettata socialmente la divisione della giornata che, anche e soprattutto in termini di remunerazione, prevedeva norme pre- cise. Eppure uno degli aspetti pitt rilevanti della vita nottarna era quello delle attivita lavorative che continuavano, lecitamente o illecitamente dopo il tramonto. La legislazione in materia pre- vedeva tutta una serie di divieti che riguardavano lavori rumo- rosi, la cui continuazione durante le ore di buid avrebbe Provo- cato disturbo ¢ regolamentava altri mestieri che, con particolati norme, si svolgevano di notte. E il caso dei fornai ai quali era Concesso tenere aperta la loro bottega per permettere la vendita durante Je ore di oscurita senza incorrere in alcuna pena.” Co- munque, salvo eccezioni, il riposo serale cominciava con il calar del sole perché, soprattutto nell’industria tessile, ogni illumina- zione artificiale avtebbe presentato gravi pericoli. I corazzai non Potevano fare, dopo il crepuscolo, i lavori che comportavano % Si vedano le Tawv. 2 ¢ 2bis. » Statuti di Perugia ... cit. L. TI, Rube. 196, p. 217 sgg.; Statute Civitatis Aguile .. cit Rubs. 536, p. 310; Statuto dell'Arte dei Fornai'e dei Vinattier di Firenze (1337-1339), a cura di F. Morandini, Firenze 1956, Rube. LXVIT, p43. 508 Man uso del martello ¢ della lima: era severamente proibito tenere aperte le botteghe ai chiavaioli e ferraioli per vendere e com- prate le loro merci « ut fraudibus, malitiis, furtis et furibus eff- caciter obvietur ».” Se @ vero che la maggior parte degli Statuti vietava di lavo- rare di notte & vero anche che alcuni mestieri, per motivi legati alla loro stessa natura, dovevano necessariamente compiersi con Ie tenebre: la vuotatura delle fogne, doveva essere fatta solo di notte, « né de la sozuta di di si porti: et possano li mondatori de le sozure andare et tornare di notte quando mondano senza pena »."' Agli speziali era presctitto di tenere aperte o semiaperte Te loro botteghe negli orari straordinari per le vendite eccezionali di sostanze medicamentose nel giorno e nella notte.® Anche i banditori di ordini urgenti esercitavano il loro mestiere di notte, tranne coloro che dovevano annunciare la morte di qualcuno.* In molte citta il servizio della guardia del fuoco prevedeva che un’apposita squadra si occupasse degli incendi che potevano svilupparsi di notte con effetti il pid delle volte devastanti.* Il suono della campana che annunciava lo scoppio di un incendio seminava il panico nella citi addormentata e tutti lo sapevano: in una novella del Sacchetti si narra lo scherzo ordito da alcuni giovinastti fiotentini una notte che legarono V’orsa del Podesta alla campana di una chiesa, facendo credere cosi che fossero di- vampate le fiamme.* Di notte si circolava anche per motivi di necessita e non solo per scherzo: i Iuoghi oscuri della cittd erano spesso quelli in cui venivano abbandonati i fanciulli e dove trovavano Fiparo i © Statuti dell'Arte dei covézaal, chicosioli, ferreioli e calderai e fabbri dt Firenze (13211344), Firenze 1957, p. 84. “4 Costituto del Comune di Siena .. cit., dist. V, Rubs. CLX, p. 301. R Davinsonn, Storie... it., vol. IV, parte II, p. 15. 8 F. Saccuerni, I! Trecentonovelle... cit., Nov. CXX. { Satuta Populi. cts L V/ Rab Lp. ts Couto det Comune di Siena... cit, vol. IT, dist. V, Rube. COCKII; Statuti di Ascoli Piceno’ (Stat. del Comune) cit, L. WL, Rubr, 107, p. 152 sgg.; Statutt di Perugia. et, L. IIL, Robr. 195, p. 217. 8 F Saccuern, Il Trecentonovelle... cit., Nov. OC. Per unlimmagine della notte 519 Poveri che non avevano un’assistenza.* Oltre a questi « speda- lieti‘et famelliati de lo spedale » ai quali era permesso « andare di notte con lume per ricolliere li fanciulli » potevano citcolare coloro che « andassero per giusta cagione, la quale giusta paia, cio che andassero per medico per cagione d’infermo o vero prette per penetentia dare o vero sactamenti de la chiesa rice- vere," o vero per cagione d’alcuna donna, la quale fusse in parto, © vero per cagione d’alcuno cavallo o vero d’altra bestia el quale avesse dolore o vero altro motbo, per quale fusse uopo avere matiscalco, 0 vero el cavallo menare o vero cose necessarie per Jo infermo ... ».# Ma la gente circolava di notte non soltanto per dare aiuto in caso di sciagure o per tornare a casa dalle botteghe, dove era stata a terminare i lavori. Oltre alle riunioni di allegre brigate ¢ agli incontri fatti per giocare ai dadi o ad altri giochi, c’erano altre manifestazioni « di vita » che spesso si legavano a feno- meni sociali fortemente trasgressivi rispetto alla morale del tempo. Di fronte alla consapevolezza che questi fenomeni erano radicati nelle abitudini della collettivita le istituzioni comunali ~ non poterono che limitarsi a regolamentarli: cosi la prostitu- zione e il gioco. d’azzardo, che non potevano essere eliminati, furono regolati al fine di ridurre al minimo Ia loro incidenza. A Firenze le abitazioni delle meretrici e i luoghi del loro lavoro si aggiravano attotno al Mercato Vecchio, Borgo la Noce e le vie del centro accanto al palazzo dei Medici; la loro attivita e quelle zone della citta, erano strettamente controllate dalla magi- stratura degli Ufficiali dell’Onesta.” Ma la sodomia, pet la quale Firenze era famosa, ¢ la violazione della clausura conventuale % Il Costituto del Comune di Siena... cit., vol. I, dist. I, Rubr, LI. F, Saccuert, It Trecentonovelle.. cit, Nov, XXVIII. S Conte det Comune di Siya., ct vol. I, Rube, COCKE. Riguardo di circolarione notturna si veda anche: Statuti di Ascoli Piceno (Stat. Comune) «. ce, L- UL, Rubr. 35, p. 109 segs Statutt di Perugia «cits 1 i, Rab: “196, p. 217’ sep; Statute Civitatis Aguile... cit, Rubr. 536, R. Trexten, La prostitution @ Florence, « Annales ESC, », laglio-agosto 1982, p. 103 seg. ai 580 Silvia Mantini Oe Ne erano considetati problemi ben pit gravi, perché si riteneva che questi reati contro natura « offendessero direttamente Dio e fos- sero, pertanto, un pericolo per la citta stessa di fronte alla col- Tera divina ».? tee Di notte nei Iuoghi aperti, al di qua delle mura cittadine, Tuomo @ costretto a muoversi con una circospezione necessaria non solo per sfuggire al controllo delle istituzioni, ma anche ai pericoli che il buio riserva nascosti dietro gli angoli delle vie. Le azioni che si svolgono negli spazi aperti entro le mura citta. dine appaiono cariche di un’intenzionalita fortemente motivata sia che si tratti di reati, sia pit semplicemente di burle ed im- brogli, poiché i deterrenti al dispiegarsi dell’azione sono sicura- mente maggiori di quelle dei Iuoghi chiusi. L’atteggiamento psi- cologico del protagonista & percid meno legato al significato del- Pazione stessa € pit carico di motivi di tensione che lo por- tano ad essere guardingo. L’elemento pitt rilevabile della notte negli spazi aperti & Vimprevisto, la sorpresa che interrompe Pazione conducendola verso soluzioni inattese. C'S in ogni caso da tener presente che, all'interno delle mura cittadine, il prota- gonista notturno sia di azioni lecite che illecite non deve guar- darsi dai pericoli che la natura spesso riserva durante le ore di oscurita all’esterno della citta* AlVinterno, invece, non accade che l’uomo venga travolto dagli eventi e che sia loro spettatore passivo. La dinamica del- Vavventura nel suo svolgersi & sempre organizzata e voluta, anche se non se ne possono prevedere gli sviluppi. I luoghi aperti che offrono V’ambiente alle vicende notturne sono prevalentemente 1a piazza, la strada, gli orti. La piazza spesso rappresenta il punto di riunione delle brigate o pitt sem- ® G, Bavoxer, Firenze nel Rinascimento, Firenze 1980, p. 345. SF, Saccuerrt, If Trecentonovelle... cit., Nov. XVII. Per untimmagine della notte 581 plicemente di gruppi di uomini che amano ritrovarsi nelle ore intorno al crepuscolo a conversate o a beffeggiare.* La notte & il tempo ideale per lo scherzo e Ia beffa ordita ai danni di qualcuno quando il protagonista vuol restare ignoto® Il tdpos dell’in- ganno notturno, abbondantemente presente nella produzione no- vellistica ¢ faceta, presenta un duplice aspetto che @ quello del- Vinganno per denaro, spesso finalizzato ad un furto 0 comunque ad un interesse materiale, e quello invece a puro scopo di diver- timento, Ja burla giocosa. Se per il furto la notte l'elemento indispensable perché questo si realizzi, spesso impunemente per le vie della citta* 2 perd anche necessaria per Ia realizzazione di certe beffe e im- brogli, che non si potrebbero attuare alla luce del sole, né ver- rebbero altrimenti concepiti* I forti pid frequenti riguardavano la violazione di spazi pri- vati quali orti e case, e dall’ampia menzione che se ne fa negli Statuti di molte citta c’é da ritenere che fossero proprio nu- merosi.® Era considerato particolarmente grave rubate di notte frutta e uccelli, animali da cortile o pescare nelle vasche di alle- vamento dei pesci.” Se poi ci si introduceva in casa altrui «a Tompete casa sua » o «a furare overo conosciere la moglie sua overo la figliuola overo nepote overo cuinata overo alcuna sua & F. Saccuern, I! Trecentonovelle.. cit, Nov. LIV; Anoxasto, Novella det Grasso legncolo, in Noveler: del Oualiroceto, a cua di C. Vacs, Toxo © F, Saccunrz, Il Trecentonovelle.. cit. Now. XLVI. + F, Sacamrnr, Il Trecentonovelle... ct, Now. CLEXXVL-CCKIV. 5 F, Saccusrnt, I Trecentonovelle .. cit, Now. CLXXV-CCKXXLXIV. Riguardo all'utilizeazione delle foati novellistiche si_ veda: G. ‘CxeRuBint, Il mondo contadino nella novellistica italiana dei sec. XIV e XV. Una novella di caus Sermini, in Medioevo rurale, a cata di Fumaogalli e Rossetti, Bologna 1380. % Statuti di Ascoli Piceno (Stat. del Com)» cit, Ly TIT, Rubs. 17, .362 sup.; Costitato del Comme di Siena cit, wol iL, dist. V, Rub. LEXVIIE, 31 Statuta Civitatis Aguile. cit, Rubs. 240, p. 164; Statuti di Ascoli Pi- geno (Stat, del Pop.) ... cit, L. TI, Rubr. 80, D. 408 see F, Saccuertt, tt Trecentonovelle. t» Nov. XCI; N. Macutavertt, Epistolario, a cura’ di S. Bertelli, Milano 1969, lett. 147, 582 Silvia Mantini parente ... » ® il padrone di casa poteva anche uccidere Vintruso senza incorrere in alcuna pena perché era considerato res mullius.? Un reato sicuramente meno grave, ma molto frequente era sappresentato dalle serenate che venivano fatte dai giovani dopo il terzo suono della campana della sera. La trasgtessione di que- sta disposizione & frequente nella novellistica dove & presente il costume di svegliare alla buon’ora Je fanciulle con questo saluto musicale® Le dame cui erano indirizzati canti ¢ melodie erano certamente orgogliose di tanta premura, ma dovevano forse darne ragione 4 genitori e mariti gelosi di tali attenzioni; “ non ® un caso, probabilmente, che I'uomo medievale nelle cui mani era la legislazione, avesse fatto in modo che questo reato fosse severa- mente punito. Infatti la legge prevedeva, oltre la multa, anche la confisca dello strumento, cosa grave pet dei mitsici spesso im- provvisati® Perd non @ nemmeno da escludere che certi con- certi notturni scctescessero Ja sonorita per mascherare il rumore proveniente dalla devastazione di qualche bottega.° Le ragioni delle serenate potevano essere comunque nume- rose. La rough music, lo charivari, la mattinata, ci ticorda E. P. | Thompson, sono « il termine generalmente usato per designare forme rituali di ostilit’ nei confronti di quegli individui che hanno infranto determinate regole della comunita ».“ Secondo Thompson i comportamenti che davano luogo allo charivari erano: 1) gli attentati allo schema patriarcale dei ruoli coniu- gali (donna autoritaria, virago, matito compiacente), 2) i ma- 58 Statuti di Perugia... cit., L. TI, Rubr. 107, p. 124. ® S, Burret, Il potere oligarcbico.. . 43. @ LB. Atsextt, Ippolito ¢ Leonora, in Sette secoli di novelle italiane, a cura di G. Bellonci, Roma 1953. 4 P, Braccrouint, Facezie.. cit, OCKLULOCXLIN. © Statuta Populi... cit, T, 1, Rubs. CXCIIL, p. 403; Statuta Civitatis Aguile... cit., Rubs. CXCII, p. 311; Statuti di Lecco... cit. Rubr. 312, p. 149; ‘Statuti di Ascoli Piceno (Stat. del Com.)... cit., L. TI, Rubr. 35, p. © R, Davapsoun, Storia... cit., vol. IV, parte IIL, p. 583. E.P. THomrsox, Rough music: lo charivari inglese, in Societa patricia cultura plebea, tt. it., Torino 1981, p. 137. . Per un'immagine della notte 383 —_— icine ella motte a trimoni tra i vedovi, 3) le deviazioni sessuali (adulterio, omoses- sualita). Tra tutte, la tesi che sembra avere maggior sucesso & la seconds, quella sulla quale si & soffermata anche Natalie Z. Davis sostenendo che il matrimonio di un vedovo/a con un partner pit giovane sottraeva alla massa, limitata, dei giovani in etd da matrimonio un suo membro determinando la rottura di un equi- libtio sociale contro il quale essi, con lo charivari, intendevano protestare.® « Dans une société frappée par une profonde crise économique et démographique, fauchée par les épidémies et les disettes, le nombre de jeunes en Age de mariage était exception- tt limité. Dans une telle situation, les deuxitmes noces d'un veuf ou d'une veuve devaient étre ressenties comme un veritable affront par les jeunes de la communauté »* Martine Grinberg si sofferma, a proposito dei matrimoni te i vedovi, sullimportanza data dal gruppo dei giovani che partecipavang allo charivari alla difficolta di Ptocreazione della nuova coppia a causa dell’eta e quindi alla necessita di difendere la fertilita del- Pelemento giovane.” Per cid che riguarda l’area italiana, seb- bene in alcune zone del nord fossero presenti le motivizion! dello charivari francese e della rough music inglese rivolte con- tro il matrimonio tra vedovi, fondamentalmente si pud os- servare che le serenate venivano fatte da schiere di giovani non tanto per esercitare un controllo sociale, quanto per fare tn inno all’amore di una nuova coppia. Se anche questo tipo di mattinata era proibito questo si doveva al fatto che le setenate, che seguivano i titi nuziali, turbavano Pordine pubblico ¢ enano un’infrazione al coprifuoco nottumno.* ON.Z. Davis, Le ragioni del Malgoverno, in Le culture del popolo, tr. it., Torino 1980. SiG CRUNG, Charan, associtions justnies, chasse sauvage, in J. Le Gorr-J.C. Seanarrn, Le Chariari, Pao 1981 6 139° o7 M Guanmeso, Chariaris au Mayen Ange ct 2 la Renaissance, in J. Ln Gore-J.C. Scones, Le Cherivart Grey i, SE, KusrisceZuven, Le « maitinata» médibvale d'Tedie, in J. Le Core- ie Scmarr, Le Charivari ... cit, p. 154, 584 Silvia Mantini Nei confronti di tutta una serie di reati perpetrati di notte — per i quali c’erano precise prescrizioni e condanne (per Firenze si veda la tav. 3 ¢ 3/bis) — V'operato del legislatore era la’ mag- gior parte delle volte, tendente alla prevenzione di complotti e sedizioni che, al di qua delle mura cittadine e in luoghi aperti, potevano sfociare in pericolosi tumulti. Per il resto dei reati si pud dedurre, dalle fonti utilizzate in questa ricerca, che ci fosse invece un atteggiamento di discreta tolleranza, come confermano gli episodi di numerose novelle. Draltronde Ja mentalita e la cultura stavano lentamente ma profondamente cambiando € chi era al potere non ostacold que- sto processo di trasformazione, anzi contribui ad accelerane i tempi. E vero che il potere aveva un atteggiamento di accondi- scendenza nei confronti della notte vissuta secondo i nuovi va- Jori di mondanita e di riabilitazione del piacere, ma & vero an- che che le preoccupazioni delle sedizioni in tempo di oscurita non erano infondate, perché avevano una lunga tradizione di episodi precedenti che accresceva il carattere di temibilita del buio. Sappiamo da Dino Compagni del beccaio Pecora che: « dicea che era eglt quello che gli avea liberati dal tiranno Giano e che molte notti era ito con picciola lanterna, collegando il volere degli uomini per fare congiura a lui ».” Sempre Dino racconta come Carlo di Valois, tornato da Roma, radunasse « in Firenze un consiglio segreto di XVII cittadini, una notte; nel quale si trattd di prendere certi che nominavano colpevoli, ¢ fare loro tagliare la testa »™ La notte, dunque, si offriva come il-momento pit: propizio alla sedizione, piti adatto a favorire Je « conventicole » e le con- giure. Ma c’era anche una giustizia che si esetcitava di notte. Numerosi erano i casi di impiccagione e, comunque, di persone @ R, Peccuro.t, «Umanesimo civile » ¢ interpretazione «civile » dell’uma- nevino, in Dal «mito» di Venezia al'ideologis americana», Venezia 1983, PB. % D. Compact, Cronica... cit, L. 1, p. 42, Cap. XVIII. 1 D. Compact, Cronica... cit., L. IL, Cap. XXV, p. 106, Per un'immegine della notte 585 che venivano giustiziate: Arrigo di Mariotto Davanzati fu deca- pitato con altri tre di Prato alle « 7 ore di notte » per aver av- velenato con medicine Lodovico Villani da Prato.” Luca Lan- ducci ricorda molti altri episodi notturni, tra cui Vimpiccagione di un tal Brigliaino alle finestre del Palazzo della Signoria e « quando tagliavano e capestri, gli facevano cadere git in sulla tinghiera. S’azzuffavano e fanti per rubare le calze e’ farsetti ».” Bernardo del Nero, Niccold Ridolfi, Lorenzo Tornabuoni, Gian- nozzo Pucci e Giovanni Cambi furono processati a causa del- Vappoggio dato al governo di Piero de’ Medici: « cost vinto el partito, la notte medesima di quivi a poche ore, fattigli prima confessare, fu a tutti a cinque tagliato el capo ».* I LUOGHI CHIUSI DELLA NOTTE E IL « MICROCOSMO DOME- STICO » Al di qua delle mura domestiche, o pit semplicemente nei luoghi chiusi, Ia notte si carica di un significato sotto molti aspetti assai diverso da questo appena delineato. D’altronde bi- sogna tener presente che se la natura risponde alle sue leggi e la cit a quelle degli uomini, la casa, il Iuogo chiuso non ha altre regole, che non siano quelle della morale del tempo. Innanzitutto mancano le disposizioni psicologiche che si vi- vono all’esterno ¢ che sono dovute alla mancanza della luce, perché esiste un sia pur modesto sistema di illuminazione in. terna, Anche la vista, quindi, oltre agli altri strumenti di perce- zione, entra a far parte del mondo della notte con un suo senso. T personaggi che si aggirano di notte entto questi spazi sono i % G, Ronnont, 1 « giustiziati » a Firenze (dal sec. XV al sec. XVIII), « Archivio Storico Italiano », serie V, tomo XXVIII, 1901, p. 15. Sui disordint in tempo di notte si veda anche: Leggi di Toscana riguardanti Affari di Polizia - classe VIT, Consulta 46, anno 1537 (23 marzo). 7 L. Lanuccr, Diario fiorentino ... cit. p. 20. 4 F. Gurcctaxoint, Storia fiorentina dal 1378 al 1509, a cura di R. Palma- rocchi, Bari 1931. 586 Silvia Mantini pit vari, figure per lo pitt accennate nella loro quotidianeita, presentate in situazioni comiche e singolari. certo che i luoghi chiusi, circoscritti rispetto all’esterno € Iontani dal controllo della giustizia, sono gli spazi in cui le azioni vengono amplificate nella loro trasgressione perché le condizioni permettono la sostituzione di persona ed il verificarsi di inganni anche paradossali. L’assenza del controllo istituzionale modifica il significato delle tematiche notturne, poiché il furto spesso di- venta inganno e raggiro e Yorganizzazione delle beffe appare pitt articolata senza la necessita di ricorrere a soluzioni veloci. Gli ambienti chiusi che favoriscono Pazione notturna sono gli al- berghi, il convento, la casa del prete, la chiesa, le botteghe, ma per lo pid le taverne e le abitazioni private, in cui di fronte al buio dell’esterno e al coprifuoco delle strade della citta, si crea per opposizione un clima caldo e accogliente in cui trova spazio Ja battuta ¢ Poccasione per lo scambio di rapporti. Sono molto frequenti,® in questo senso, i riferimenti alla sera e alla notte come momenti d’incontro:” « ragionandosi una sera a cena di varie cose... »; «...una sera a tavola e poi a veglia si disse molte piacevolezze ... ».™ Nei luogki chiusi, al riparo da qualsiasi tipo di controllo anche la fantasia pud trovare un suo maggiore spazio. Nelle te- nebre la mente si libera: & il luogo dei premonimenti, delle annunciazioni, delle visioni fantastiche.” 3 Un tdpos ricorrente nella letteratura di tutti i tempi @ quello di notte come tempo del diavolo. Essa capace, secondo Buona- mico pittore della novella CXCI del Sacchetti, di confondere e trasformare poiché «...di notte pare vedere altrui quello che non & ». E per questo che & pitt facile immaginare V'ignoto nelle %8 P, Bracctousnr, Facevie... cit., Fac. LXXXIX. % P, Bracciouint, Facezie ...cit., Fac. XV. 1 Motti e facezie del Piovano Arlotto, a cura di G. Folena, Verona 1953, Fac. XXXVIIL. 1% Motti e facezie .. cit., Fac. LEXVI. 1 Awremmono Di Datot, Dellintebpretazione dei sogni, tr. da P.L, Modo- nese, Milano 1985, LXII, p. 219 sag. Per imagine della notte 587 mani del demonio pronto, per il suo potere che si sprigiona con le tenebre, a tentare gli esseti umani con le sue insidie. Non @ un caso se anche nell’iconografia la rappresentazione diabolica fu sempre associata ad uno sfondo buio. Sul tema della notte infernale la novellistica appare davvero rica di riferimenti; come nella CVI di Poggio Bracciolini in cui un uomo, dopo aver rincorso sua moglie di notte, la vide scom- parire in una nube di zolfo: « Daemonis eam illusionem fuisse omnes arbitrabantur ». Ancora nella facezia CXXX dello stesso autore si narra di un tale che sognd di essere guidato dal diavolo nei campi a scavare dell’oro. Nella CXXXIII il diavolo appare, durante la notte, a Francesco Filelfo, geloso della moglie, e gli promette garanzia di fedelt& se avesse obbedito al suo consiglio. Se non @ il diavolo in persona spesso sopravvengono altri spititi indefiniti a popolare Ia fantasia durante le tenebre. Alla _ notte infernale si associa cosi un ulteriore attributo che @ quello di momento degli spiriti per lo pid agenti con tempo burrascoso. Nel suo libro di Ricordanze Bartolomeo Masi rammenta nel ri- cordo n. 67 che « circa di tre ore di notte, venne una scurita di tempo d’acqua e di vento, e cascd da sei saette insieme; (...) Dis- sesi, quando venne questa scurita di tempo, che fu Lorenzo di Piero di Cosimo di Medici lascid andare uno spirito si diceva aveva tenuto legato a uno anello; al quale, si disse, lo liberd e lasciollo andare, in su quel punto che venne questa fortuna. El quale spirito, si diceva aveva tenuto parecchi anni in detto anello; e perché era malato grave in detto tempo, si dice lo liberd ».. Jacopo Passavanti nel suo Trattato de’ sogni dice che «2 da sapere ch’e’ sogni o €” sono cagione ch’alcuna cosa si faccia 0 non si faccia, 0 e’ son segni e effetti d’alcuna fatta, o che sia ancora a fare o a venire ».” Infatti una notte Talamo d’Imolese, protagonista di una novella del Decameron, sogna che un lupo squarcia la gola della © J. Passavanrt, Trattato de’ sogni, Milano 1917, p. 15. moglie: Ini la avverte affinché non esca. Ma la donna non gli presta attenzione e Ja sciagura avviene.* Con il buio si libera il desiderio anche attraverso il sogno: & cid che accade al fiorentino Riccio Cederni, protagonista di una novella sacchettiana che in « una notte divenne molto ricco ¢ Ja mattina ritornd in poverissimo stato ».” La notte e il buio sono il regno dell’inconscio, 18 dove le volonta represse trovano il loro libero sfogo: la coscienza affiora e non & pit possibile sfuggire gli incubi. E cid che accade al sarto amico del Piovano Arlotto, noto ladro di stoffe. Costui, in stato di malattia, dopo aver sempre rifiutato la confessione «una notte sognd che gli pare vedere un uomo con una ban- diera in mano ¢ invitavalo ad andare con esso lui»: la mat- tina raccontd il fatto al Piovano il quale gli disse che Papparso era il diavolo e la bandiera Vinsieme delle stoffe rubate in tanti anni del suo mestiere.* ‘Altra cosa @, invece, l’apparizione notturna dell’anima dei defunti che richiama la tradizione della « familia Herlechini ».” J morti appaiono nel sonno o con i segni della loro vita pas- sata (abbigliamento o strumenti di lavoro) 0 con Ia facies del momento della. morte: Lorenzo « pallid ¢ tutto rabbuffato » una notte appare a Lisabetta da Messina per rivelarle la sua morte ed il luogo della sepoltura:® cE Se la camera da letto @ il Inogo in cui durante il sonno si sprigionano le fantasie degli uomini, essa anche il Iuogo depu- tato degli appuntamenti erotici, come noto in gran parte della Jetteratura di tutti i tempi. Il motivo dell’adulterio & uno dei pid ricortenti nella tematica amorosa: l’assenza di luce permette di sfuggire, all’interno delle abitazioni, non tanto al controllo dp ng ND, H Decameron,» ama di E. Sanguineti, Torino 1966, IX, ) P. 299, @ F, Saccuerns, I! Trecentonovelle... ct., Nov. CLXIV, p. 473. 8 Motti e facezie.. cit., Fac. LEVI, p. 104. 4 C, Ginzpuns, Charivari, associations juvéniles... cit., p. 133. %S G, Boccaccio, IJ Decameron ... cit., IV, 5, p. 155; Motti e facezie .. cit. Fac, LXV, p. 100; D, Comeacnt, Cronica... cit., L. II, XIX, p. 96. Per un'immagine della notte 589 della giustizia quanto a quello della morale. Nella facezia CCLXX Poggio Bracciolini narra di un mugnaio della zona di Mantova che una sera incontrd, verso il tramonto, una contadina che non aveva dimora ¢ la invitd a passare la notte in casa sua, da sua moglie: quindi, dopo averla fatta accompagnare da un servo, la fece sistemare in casa. La moglie che aveva capito V’interesse del marito per quella donna, scambid il letto con quest’ultima. Quando il marito, dopo aver lavorato tutta la notte, and’ nel letto della contadina in realt& stette pitt volte con sua moglie. Questa, donna furba e intelligente, capi l’inganno e rimase zitta anche quando il maritd consiglid il servo di giacere anche lui con quella che credeva la donna incontrata per strada, Draltronde lo scambio di persona con il favore delle tenebre e il tema del travestimento sono i motivi animatori di gran parte delle commedie del Cinquecento ed oltre. Anche le taverne ¢ le osterie sono Iuoghi chiusi che offrono al di qua delle mura cittadine, uno spazio confortevole per la notte. Era proibito comunque ai tavernai venderé il vino dopo il terzo suono della campana della sera e dovevano anche vigilare a che nei loro locali non avvenissero turpi reati dato che, una volta entrati, non si poteva pitt uscire.” Negli Statuta Civitatis Aquile si legge « quod nullus more- tur in tabernis post tertium sonum ».* Interessante 8, senza dubbio, la vita notturna che si svolgeva nei postriboli: i luoghi di appuntamento per la vendita del pia- cere erano gli spazi in cui I’Eros si liberava in tutte le sue forme attraverso i mezzi pitt raffinati di seduzione. R. Trexler si sof- % Per Machiavelli si veda La Mandragola e Clisia, in Opere .. cit. © nel- YEpistolario la lettera 108 di N, Machiavelli a Luigi Guicciardini (Verona 8 di ‘cembre 1508). M. Baxarto, Reaitd e stile nel Decameron, Vicenza, 1970, p. 111: «La tematica topica degli scambi erotici nel buio & risolta nell’indicazione di un limpido diagramma narrativo: tracciato dalla sorprendente congiunzione di uno spazio ristretto (una stanza) con una ritmica sequenza temporale di eventi (gli equivoci nottumi) ». % Statuti di Lecco... cit, Rubr. 58, p. 33; Statuto di Arezzo... cit., L. IV, Rubr. LXXXUM, p. 238; Statuti dé Ascoli Piceno... cit, L. Til, Rubr. 36, P. 110 sgg. © Statuta Civitatis Aguile... cit., Rubr. 539, p. 311. 590 Silvia Mantini ferma sulla frequenza dei rapporti di sodomia, tra Valtro forte- mente criminalizzati dalle istituzioni tanto che c’era a Firenze Ja magistratura degli Uficiali di Notte preposta esclusivamente al controllo di tali reati: uno degli strumenti di allettamento pit diffusi era il travestimento femminile, che, come Trexler so- stiene, non era che un’altra forma di < sodomia ».” Bisogna comunque ricordare che, sebbene la prostituzione sia una delle manifestazioni pits note di vita notturna, sulla quale Ja letterarura si 2 pitt volte soffermata® in questo periodo era strettamente controllata dagli organi che dovevano prowvedere alla vigilanza (per Firenze, ad esempio, gli Ufficiali dell’Onest8) e quindi aveva dei luoghi di azione precisamente definiti. Ma, all’intemno delle abitazioni private, la mano della legge quasi mai poteva entrare ¢ percid le ore della notte venivano impegnate nei modi pitt vari e, naturalmente, non sempre legali: 1’8 marzo 1511, a Firenze gli Otto di Guardia trovarono una denuncia anonima riguardante una certa Caterina accusata sia di tenere un bordello pubblico in cui faceva lavorare le donne degli artigiani poveri e le vedove indigenti, costringendole alla corruzione per denaro, sia di organizzare di giorno e di notte una gran quantita di giochi illegali® ‘Alfinterno delle mura cittadine, tra i luoghi chiusi, il con- vento si configura come uno ‘spazio assai vissuto. Se 2 vero che la notte « appartiene » agli stregoni e ai demoni « per i monaci ed i misteri 2 il momento privilegiato per il combattimento spirituale ».® ‘Ma non sempre le notti dei monaci trascorrono ity modo de- voto, Nella novella CI del Trecentonovelle il Sacchetti narra la storia di Giovanni Apostolo di Todi che di notte va in un « r0- mitoro » dove, dichiarandosi « innamorato della grazia di Jesu » © R, Teexier, Le prostitution .. cit, p. 995. % P. Axerivo, Sei giornate, a cura di G. Aquilecchia, Bari 1975, p. 93 see. R. Texter, Le prostitution ... cit. p. 1004. % J, Le Gorr, La civilta.. cit., p. 196. Per un'immagine della notte sal si trastulla con tre giovani romite « le quali a lui erano molto devote ».” Pietro Aretino nella prima delle Sei giornate ci presenta, attraverso il « ragionamento » della Nanna e della Antonia, Yam- biente del monastero vivacemente animato, durante le ore di buio, dai pit imprevedibili appuntamenti erotici Cosi di notte tra una laude e Valtra, un pentimento ed un digiuno, le giovani conventuali, spesso costrette alla clausura da decisioni familiari, trovavano il modo di movimentare la loro esistenza godendo dei beni terreni: non erano rare infatti le in- trusioni di uomini dall’esterno, motivo per cui in alcune cittd, fu istituita una magistratura che si occupava del controllo della moralita nei monasteri. Tra le molte piacevolezze notturne lo stare insieme a chiac- chierare e a consumare la cena era fra le abitudini pit frequenti spesso legate anche a particolari occasioni: Poggio Bracciolini racconta che in una citta del Piceno si usava invitdre a cena i vi- cini quando d’inverno s’ammazzava il porco.* Non era raro, inol- tre, che si trascorressero le ore di oscurita a lume di candela a giocare ai dadi o agli scacchi.* La notte, si sa, porta consiglio e questo soprattutto a causa della dilazione che concede prima di una decisione. Se, dunque, un attributo della notte & quello di consigliera, questo & perché rappresenta un momento di sosta, si configuta come Pattimo di tipensamento prima del sonno, di resa dei conti delle cose avve- nute durante il giotno, spesso anche di organizzazione delle azioni che dovranno essere compiute lindomani. Ci si interroga sui complotti ed i soprusi, o anche semplicemente sulle beffe di cui si @ rimasti oggetto, cercando di scoprite i colpevoli* Se i pen- sieri che precedono il sopraggiunegre del sonno ristoratore si % Sullo stesso tema: P, BRacciouint, Facezie .. cit., Fac. CLXXIV. ™ DP. Bracctouint, Facezie... cit., Fac. CXLIII; Motti e facezie..cit., Fac, XXXUL-XXXVIL-XLILXLV; L. Lanpucer, Diario fiorentino ... cit, p. 163. 85 F., Saccusrrt, Ii Trecentonovelle ... cit,, Nov. CLXXXIV. % F. Saccuerns, Il Trecentonovelle .. cit., Nov. CLXXX. 592. Si Mantini spingono molto in 1 la notte diventa insonne. Questa caratte- ristica rende le ore del buio molto turbate per il malcapitato, che si tormenta nel suo gisciglio, in preda agli ineubi.” II « primo sonno » @ il momento in cui i pensieri che attraversano la mente, se non sono sinonimo di preoccupazioni, possono coniugersi con Ja trama di qualche imbroglio.* A questo petiodo segue quello della notte fonda che & quello in cui il sonno profondo degli altti favorisce maggiormente Je azioni trasgressive, quando il crimine @ inoltre coperto dal manto dell’oscurita pit totale. Ma non sempre il torpore del sonno tiene avvinti gli uomini e le cose fino al sorgere del sole, quando inizia ufficialmente la gior- nata lavorativa, Spesso, infatti, prima dell’alba qualcuno si de- sta, magari per sbrigare piccole faccende. Molte donne si alzano all’alba a filare ¢ lavare € i « disce- poli » sono spesso chiamati « da’ maestri dipintori (...) spezial- mente di verno, quando sono le gran notti, in sul mattutino a dipingere »” Dal buio della notte, il cui profilo si @ tentato di rintracciare nelle novelle del Tre-Quattrocento, emergono le personalita ¢ i caratteri dei suoi abitanti, degli animatori delle scene di vita di questa parté della giornata. Le figure di questo quadro non sono guelle di una societa rigidamente stratificata, ma quelle di un cosmo in cui i rapporti tra i gruppi sociali sono mobili. In que- sta realta, la notte interviene a fluidificare le relazioni, quasi ad appiattirne i contrasti o comunque a livellare Ia differenza tra le classi. La paura del buio, la sua insicurezza ¢ nel contempo il suo mistero, prendono uomini e cose indistintamente, codificando atteggiamenti mentali e stati d’animo psicologicamente legati al momento-notte. J fidanzati, gli amanti, i bottegai, le mogli, i mariti, i chie- tici, i borghesi tutti coloro che popolano questo universo al buio sono, nelle loro diverse imprese, uniti, in qualche misura, dalla 7 P, Bracciount, Facezie ..cit., Fac. CLXXXIV. % Motti e facezie.. cit. Fac. XL. » F Saccuernt, Il Trecentonovelle .. cit., Novy. CXCII-CXCI. Per untinmagine della notte 593 circostanze-notte capace di confondere, ma anche di unificare i sentimenti ¢ le azioni. Tra le figure emergenti & sempre frequente e ben caratteriz- zata quelle del prete. La sua presenza nella notte @ legittimata dalla sua missione e questo « lasciapassare » gli permette di in- trodursi nelle abitazioni e di fare la cotte alle belle donne. La figura del matito geloso @ smorzata nei confronti del reli- gioso la cui intrusione nella propria casa @ tollerata con molta disponibilit’. La gelosia, riguardo agli adulteri nottumi & d’al- tronde un sentimento solo maschile: le donne sono pitt intra- prendenti, meno succube, pid facilmente capaci di organizzare i tempo del loro piacere. La figura femminile compare dipinta attraverso Ja sua sensualita, la sua malizia, civettuola e spesso provocante, ma sempre in qualche modo protagonista della solu- zione dell’episodio, sia con il suo uomo sia con il chietico. La donna non & mai perdente in queste novelle e facezie e l'uomo, legato all'episodio dalle sue premure,” dalle sue tisposte intelli- genti™ e dalla sua capacita di raggirarlo, ne esce sempre con Vimmagine di colui che ha da imparare. Se Ia notte & per i suoi protagonisti, che si aggirano all'in- temo del cosmo cittadino, sempre in qualche misura soggetta a delle regole, al di i delle mura della citta essa 2 il mondo del wilde, del libero, di cid che si sottrae totalmente al controllo sociale. La natura, con tutte le sue espressioni, & dominatrice del destino umano e le leggi che contano sono le sue leggi."™ Extra moenia & il regno delle tenebre che avvolgono uomini € cose." Ogni minimo rumore nella notte pud essere il segno 1 F. Saccuertt, Il Trecentonovelle .. cit,, Nov. CXI. 10 P. Braccrouint, Facezie ... cit, Fac. X. 1 P. Bracciouint, Facezie ..cit., Fac, CCLXX. "8 G, Gamavama, Lupo 2 mondo rurale nell'Italia del Medioevo, estratto da: «Ricerche Storiche >, anno XIIL, n. 3, 1983. 10 C. Givzurs, I Benandanti, Torino 1966, p. 36; P. Canporest, It tempo di notte, in I pane selvaggio, Bologna 1980, p. 85; F. Carpmst, Magia, stregoneria, supersticioni nell’Occidente medievale, Firenze 1979. 594 Silvia Mantini Silvia Mantini di un eventuale pericolo: gli stramenti di percezione sono ridotti al minimo, non pit la vista, poco il tatto, resta solo I'udito. Lontana dal ramore dei passi dei berrovieri e dal suono della campana del palazzo del governo la notte si vestiva ¢ travestiva nel mondo contadino, ostinata a difendere le sua longevicd. Sttvia MANnTINI

Vous aimerez peut-être aussi