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La morte di Dracula
Vlad III di Valacchia (ca. 1431-1476) mor in circostanze ancora da
chiarire. Autarca volitivo votato alla guerra, Dracula mor com'era vissuto:
combattendo. Nel 1476 Vlad rientrava in Valacchia dopo aver passato oltre
dieci anni come prigioniero di Mattia Corvino, il potente signore
del Regno d'Ungheria che lo aveva catturato nel 1462. Dracula era stato
liberato per strappare il suo antico trono ad un voivoda sottomesso
all'Impero ottomano: Basarab III Laiot cel Btrn, della stirpe
deiDnetii. Inizialmente vittorioso grazie all'appoggio ungherese, Vlad
aveva dovuto subito fronteggiare la contro-invasione da parte di Basarab,
spalleggiato da rinforzi turchi. Durante lo scontro con Basarab, Dracula
venne ucciso: ancora non si sa se per un tradimento o per un'imboscata da
parte del nemico.
La testa di Vlad, recisa dal corpo, venne portata a Costantinopoli come un
trofeo e il suo corpo venne sepolto senza cerimonie dal suo rivale, Basarab
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Il monastero di Snagov
Gli scavi[
Fin dal XIX secolo, i monaci di Snagov mostravano ai visitatori una pietra
tombale, incastrata nel pavimento della chiesa, la cui iscrizione era
completamente cancellata. I frati aggiungevano che era stata messa li
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L'interno
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Il soffitto
La chiesa di Santa Maria la Nova si presenta internamente a croce latina e
a navata unica, pavimentata in riggiole con numerose lapidi tombali:
questa caratterizzata da un soffitto in legno dorato, realizzato tra
il 1598 ed il 1603, abbellito con quarantasei tavole di vari artisti, ispirati
all'ultimo manierismo napoletano, prima dell'influsso dato dalla pittura
diMichelangelo Merisi da Caravaggio[2]; le tre tavole pi grandi ritraggono
la Gloria del nome di Maria di Francesco Curia, l'Assunzione della
Vergine di Girolamo Imparato e l'Incoronazione della Vergine di Fabrizio
Santafede[2]: le altre tavole, pi piccole, hanno diversi temi come scene
della vita di Maria e Ges, simboli mariani, re di Giudea e santi, tra cui san
Francesco
d'Assisi, san
Bonaventura, san
Giacomo
della
Marca e sant'Antonio di Padova, opere di autori come Luigi
Rodriguez, Giovanni Bernardino Azzolino, Cesare Smet, Tommaso
Maurizio e Belisario Corenzio[2]. Al di sotto del soffitto, nella zona del
cleristorio, tra un finestrone e l'altro, sono degli affreschi, sempre del
Corenzio, eseguiti tra il 1603 ed il 1605, con tema Articoli del Credo. La
controfacciata, in parte occupata dalla cantoria, che sostenuta da due
colonne e poggia anche sulle pareti laterali della chiesa, arricchita con
due tele di Belisario Corenzio, ossiaMadonna delle Grazie e Punizione dei
dannati[3].
Su ogni lato della navata si aprono sette cappelle: la parte superiore degli
archi di ogni cappella affrescata con Virt di Nicola Malinconico, mentre
tra una cappella e l'altra, ad ogni pilastro divisorio, sono posti degli altarini
in marmo, alcuni di patronato di diverse famiglie, arricchiti con pitture di
manieristi napoletani o altri generi di opere d'arte, come statue e
bassorilievi[2].
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La cappella De Sanctis-Benincasa
Sull'altare della quinta cappella, di patronato della famiglia De Sanctis e
Benincasa, la tela di Giuseppe Marullo, Gloria di san Bonaventura, a cui
la cappella dedicata, e alle pareti laterali Miracolo di San
Bonaventura e San
Bonaventura
riceve
l'Eucaristia di Santillo
Sannino artefice anche dell'affresco della volta, Eterno Padre, cherubini e
putti[7]: la zona si completa con un paliotto del 1620 di Francesco
Balsimelli, in tarsia di marmi policromi e pietre dure; sull'altarino tra
quinta e sesta cappella dipinto di Sant'Elisabetta d'Ungheria di Luigi
Rodriguez.
La sesta cappella, chiamata anche cappella Pironte, dalla famiglia di
patronato, dedicata a san Francesco d'Assisi: ha decorazioni in marmo
di Giuseppe Gallo del 1680 e sull'altare il Trittico di san Francesco tra
santa Lucia e santa Caterina, attribuito al Maestro di Pere Roig de
Corella, mentre alle pareti San Francesco in estasi e Visitazione di
Francesco di Antonio Altobello e nella volta Storie della vita di san
Francesco di Onofrio De Lione; sull'altarino tra la sesta e la settima
cappella, di patronato dei Romeo, bassorilievo dell'Annunciazione di un
ignoto napoletano del XVI secolo[7] o di Giovan Antonio Tenerello.
La settima cappella, appartenuta alla famiglia Macedio, dedicata a san
Pietro d'Alcntara: divenuta vano di passaggio per l'organo e custodisce
tre tele diSantillo Sandini, ossia San Pietro d'Alcntara del 1669, San
Pietro d'Alcntara comunica santa Teresa e San Pietro d'Alcntara servito
da Ges[3].
Tra la navata ed il transetto posto l'arco trionfale: alla sua base, nel lato
sinistro posta una statua in legno attribuita a Giacomo
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La cupola
La zona del transetto presenta al centro la cupola, affrescata con Storie
della Vergine e profeti da Belisario Corenzio, e, sugli archi che dividono la
parte centrale da due bracci laterali, due tele del 1703 di Nicola
Malinconico, ossiaAdorazione dei Magi e Adorazione dei pastori[7].
Nell'ala sinistra del transetto posto un paliotto raffigurante Storie della
Vergine di Domenico Marinelli e Matteo Tregio, realizzato su modello
di Lorenzo Vaccaro, che ha sostituito uno precedente di Gennaro Monte:
nella stessa zona posto l'ingresso alla sagrestia e nelle sue vicinanze il
sepolcro di Luca Citarella e della moglie Giuditta Rocca, del 1588. La
cappella dell'ala sinistra del transetto dedicata alla Madonna delle Grazie:
sull'altare posizionato un trittico di Angiolillo Arcuccio, Madonna delle
Grazie e santi, mentre ai lati due tele di Fedele Fischetti, ossia Sposalizio
della Vergine e Presentazione della Vergine[7]; la cupola e le lunette sono
affrescate con Angeli, Putti con simboli della Vergine e Storie di vita della
Vergine del Benaschi[3]. Sul lato destro del transetto, nella parete di destra
il sepolcro del cardinale Galeazzo Sanseverino, attribuito alla bottega di
Pietro da Milano e datato 1477; la cappella sul lato sinistro dedicata
al Crocifisso e presentava sull'altare un crocifisso ligneo di Giovanni da
Nola, risalente agli anni '30 del XVI secolo e distruttosi a seguito di una
caduta, mentre i dipinti laterali sono Ges che cade sotto la croce e
la Veronica, di autore ignoto, oltre all'affresco della volta, Cena
eucaristica, di Simone Papa ma rivisto nel XIX secolo da Luigi Pastore[3].
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L'altare maggiore
La zona del presbiterio contiene, per tutta la sua larghezza, l'altare
maggiore; l'altare stato disegnato tra il 1632 ed il1633 e realizzato
da Cosimo Fanzago[7], con gli aiuti di Mario Cotti, uno scalpellino
di Carrara, Giuseppe Pellizza eAndrea Lazzaro, ed caratterizzato da due
colonne chiuse da un arco, mentre ai lati due ingressi che permettono
l'accesso al coro: nell'arco posta la tavola della Madonna con Bambino,
del XIII secolo, dipinta su rame e proveniente dalla vecchia chiesa di Santa
Maria ad Palatium, mentre sui due ingressi laterali si trovano le due statue
in legno, in origine probabilmente nella cappella del Crocifisso, una
raffigurante Sant'Antonio, l'altra San Francesco, di Agostino Borghetti[7];
completano la zona due Putti in bronzo disegnati dal Fanzago e realizzati
da Aert Mytens, una lapide sepolcrale, posta ai piedi della mensa, dove
riposa Giovanna di Trastmara, moglie di Ferdinando I di Napoli, sulla
parete destra il sepolcro dei D'Afflitto di Trivento, del XVI secolo[7], e sulla
parte sinistra dipinto dell'Immacolata Concezione con Alessandro VII e
Filippo V, attribuito a Giuseppe Beltrano, del 1603[3].
Alle spalle del presbiterio la chiesa si conclude con un abside rettangolare:
questo stato affrescato in circa un ventennio, precisamente
dal 1603 al 1621, da Belisario Corenzio[7] con gli aiuti di Simone Papa e
Onofrio De Lione con Storia di sant'Anna e san Gioacchino nella
volta, Storie mariane alle pareti e Virt, incorniciate in stucchi
di Francesco Napolella; nell'abside inoltre un coro ligneo del 1603[3].
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La chiesa di Santa Maria la Nova una chiesa monumentale di Napoli, situata nel centro storico, nelle
vicinanze di piazza Giovanni Bovio e facente parte dell'omonimo complesso monumentale. Wikipedia
Indirizzo: Piazza Santa Maria la Nova, 44, 80134 Napoli
Data di apertura: 1620
Orari:
Oggi aperto 09:3014
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