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Redazione La MMT filosofia politica, non economia

LA MMT FILOSOFIA POLITICA, NON ECONOMIA


di Redazione
31 mar 2016

Nel mondo accademico non sono solo gli economisti ad interessarsi e ad occuparsi di Modern
Money Theory. il caso del Professor Alexander Douglas, docente di Filosofia presso lHeythrop
College di Londra. Non un economista, come precisa lui stesso, ma crede fermamente che la
MMT chiarisca alcuni concetti di macroeconomia che nessun altro economista prima dora mai
riuscito a chiarire.
Di recente, ha pubblicato il libro La filosofia del debito, che propone di sfatare i vecchi miti
popolari sulla natura del debito e del denaro.
Vi proponiamo un articolo di Douglas pubblicato sul suo blog Origin of Specious lo scorso 20
marzo.
Quello che mi lascia perplesso circa la risposta alla MMT di Simon Wren-Lewis [Professore di
politica economica presso la Blavatnik School of Government, Oxford University, NdT] la sua
affermazione di non trovare niente di nuovo o di sorprendente in questa teoria. Credo che la sua
affermazione si possa comprendere alla luce del fatto che la MMT non una teoria economica.
un po di economia politica o, pi in generale, un po di filosofia politica.
Quando ho letto Le sette innocenti frodi capitali di Warren Mosler, lho trovato piacevolmente
semplice e non teorico, ma anche molto radicale. Trovo difficile immaginare Wren-Lewis che
legge il libro e che non vi trova nulla di sorprendente o di interessante. Forse non lha letto. Ma
se vi andasse a cercare una prova che lequazione di bilancio consolidato non corretta,
rimarrebbe senza dubbio deluso, e solo perch cercherebbe la cosa sbagliata. Sarebbe come
leggere lUlisse di Joyce e dire:
Non vedo come questo libro sia innovativo; non riesce a confutare le leggi di Newton.
Laffermazione pi radicale fatta da Mosler riassunta nella citazione con cui Paul Davidson
apre il suo articolo 1997-8 sulla piena occupazione [Full employment and price stability, NdT].
Laffermazione che lo Stato crea la disoccupazione: questa lunica motivo per cui essa
esiste. Non trovo questa affermazione nei libri di testo di macroeconomia che ho letto, e se si
tratta di qualcosa che Wren-Lewis conosceva fin dallinizio, non vedo come abbia potuto
trovarlo cos poco importante da non preoccuparsi di menzionarlo.
Immaginate una societ in cui lo Stato non esiste. Le persone usano il loro lavoro e le risorse
disponibili per produrre quello di cui hanno bisogno per sopravvivere. Ci possono essere lotte per
la terra, asservimento dei deboli da parte dei forti, povert e deprivazione per coloro che non
sono in grado di procurarsi ci di cui hanno bisogno, o ai quali viene impedito con la forza.
Ma non c disoccupazione.
La disoccupazione , per definizione, domanda non soddisfatta di lavoro pagato nella valuta
emessa dallo Stato. In una societ senza Stato, nessuno domanda di pezzi di carta e di metallo
con su impresse immagini di sovrani, n richiede conti bancari che rappresentano debiti
denominati in quei pezzi di carta e di metallo. Le persone lavoreranno in cambio di beni reali, o
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persino di gettoni emessi da privati che promettono in cambio beni reali, o perch qualcuno li
costringer a farlo. Ma non lavoreranno in cambio di gettoni emessi dallo Stato che non possano
essere scambiati con altro.
Lo Stato, spiega Mosler, crea disoccupazione attraverso limposizione delle tasse. Minaccia
sanzioni contro coloro che non restituiscono un certo numero dei gettoni che lui emette.
Proibisce a chiunque altro di creare quei gettoni. In questo modo pu procurarsi il lavoro e il
capitale reale che vuole: attraverso la creazione e il pagamento in gettoni, la cui domanda ha
creato con la forza [imponendo la tassazione, NdT]. vero che quelli che rinunciano al lavoro e
al capitale per guadagnare i gettoni non sempre sono coloro che ne hanno bisogno per pagare le
imposte. Una volta che i gettoni sono necessari per tali pagamenti, i privati li possono anche
accumulare e utilizzare per lacquisto di lavoro e capitale. Coloro che non hanno bisogno
direttamente dei gettoni per il pagamento delle imposte, si troveranno ad averne bisogno per
procurarsi cibo e [soddisfare] altre necessit, ma solo perch lo Stato ha creato una domanda
generalizzata di gettoni obbligando ad usarli come mezzo di pagamento.
Coloro che dicono che lo Stato pu stampare moneta, ma non pu stampare ricchezza non
hanno capito nulla. Supponiamo che lo Stato stampi un nuovo tipo di gettone speciale, dicendo
che necessario pagare una tassa usando quel gettone, pena la prigione a vita. Nessuno ha il
gettone, a parte lo Stato, che lo emette. In seguito lo Stato offre la possibilit di lavorare per lui
una ventina di ore per guadagnare il gettone. Ho il sospetto che [tutti] accetterebbero la
proposta. Lo Stato ha stampato ricchezza? No. Si procurato il lavoro senza alcun costo per s
stesso? Assolutamente. Una pistola non pu creare delle scarpe dal nulla. Ma un ladro pu
puntarti una pistola e prenderti le scarpe. O, se si tratta di un ladro furbo, pu comprare le
tue scarpe con il suo gettone che vuoi solo perch ti dice che ti sparer se non lo pagherai con
quello. Il gettone stato semplicemente stampato. Ma lapparato coercitivo che gli conferisce
valore molto reale.
Perch allora Wren-Lewis dice che la MMT non d nessuna informazione che non sia gi
contenuta nellequazione del vincolo del bilancio consolidato? La MMT mostra che il concetto
divincolo di bilancio del tutto privo di senso quando applicato allo Stato. Il potere dacquisto
reale dello Stato il suo potere coercitivo, non i gettoni che mascherano lesercizio di tale
potere. Quando si affronta il ladro furbo con i gettoni, sarebbe inutile disegnare unequazione di
bilancio che dice che la sua capacit di spesa totale costituita dai gettoni che stampa e poi
richiede indietro, o richiede in prestito. Come un prestigiatore, il ladro ci sta mostrando la mano
sbagliata. La mano con i gettoni una distrazione. Bisogna guardare la mano con la pistola. La
MMT sta cercando di farci ricordare della pistola.
Essere distratti dai gettoni ci porta a dimenticare molte cose importanti, per esempio che c
sempre tanta disoccupazione quanta lo Stato vuole che ce ne sia per i dettagli circa la
ragione di ci il caso di leggere larticolo di Mosler.
Cos la MMT, come sostiene Wren-Lewis, solo la macroeconomia convenzionale con laggiunta
di noiosi dettagli contabili? Bene, trovatemi un passaggio nei testi di macroeconomia che dica
qualcosa del tipo:
Leconomia monetaria il semplice sottoprodotto di un sistema mediante il quale lo Stato
ottiene lavoro con la forza. Se lo Stato si limita ad obbligare solo le persone che poi impiegher
a ricercare unoccupazione retribuita (o paga altri per impiegarle), allora non c
disoccupazione. Se costringe un numero di persone superiore a quelle che poi impiegher ad
aver bisogno di un lavoro (o paga altri per impiegarle) allora c disoccupazione. Quindi, se c
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disoccupazione involontaria solo perch lo Stato ha esplicitamente scelto che ci sia,


praticamente senza motivo.
Devo poi ammettere che le intuizioni della MMT sono gi ben apprezzate dalla macroeconomia
convenzionale.
Si trattava di unidea nuova, nel 1998? Non del tutto, ovviamente. Adam Smith accenna a
qualcosa di simile nella Ricchezza delle Nazioni (libro 2, capitolo 2), anche se non sviluppa il
tema. anche una parte della storia dellaccumulazione primitiva di Marx. La teoria statale
della moneta di Knapp non dice proprio la stessa cosa: [dice] che lo Stato pu dare un nuovo
tipo di valore a una valuta preesistente accettandola come mezzo di pagamento delle imposte
(il che, forse, anche quello che intendeva Smith).
Ma lidea che la valuta dello Stato sostanzialmente un mezzo per costringere le persone a
lavorare non messa in evidenza chiaramente in nessuna di queste fonti. Il paper e il libro di
Mosler lo dicono pi chiaramente di qualsiasi altra cosa io abbia letto. I macroeconomisti non ne
accennano affatto. Sembrerebbe avere qualche implicazione piuttosto importante per
leconomia politica e, ancora una volta, per la filosofia politica pi in generale. Davvero WrenLewis pensa che questo non sia nemmeno degno di nota? O lui, forse, che non ne ha colto il
senso?

Traduzione a cura di Daniela Corda


Supervisione alla traduzione di
Andrea Sorrentino e Maria Consiglia Di Fonzo

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