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e
austericidio
Alessio
Surian
Viaggiando
fra
Sud
America
e
Italia,
registrando
come
le
politiche
neoliberali
e
finanziarie
siano
dominanti
non
solo
in
Europa,
ma
anche
in
quei
Paesi
latinoamericani
che
avevano
prospettato
potenziali
inversioni
di
tendenza,
sento
il
desiderio
di
provare
a
verificare
dove
e
come
10-15
anni
di
politiche
pubbliche
progressiste
in
America
Latina
abbiano
lasciato
un
segno
in
ambito
educativo.
Al
tempo
stesso,
questi
pensieri
evocano
la
frequente
impermeabilit
della
pedagogia
europea
e
italiana
riguardo
al
pensiero
e
alle
esperienze
pedagogiche
latinoamericane
(eccezion
fatta
per
il
carattere
trasformativo
delle
pratiche
promosse
da
Freire
e
Boal).
Il
pensiero
va,
innanzitutto,
ai
due
anni
e
mezzo
che
il
peruviano
Jos
Mariategui,
circa
cento
anni
fa,
pass
in
Italia
e
al
suo
ruolo
di
ponte
fra
pratiche
trasformative
del
Mediterraneo
e
delle
Ande.
E
Mariategui
a
porre
con
chiarezza
la
questione
territoriale,
la
necessit
di
democratizzare
e
socializzare
laccesso
alla
terra
come
condizione
per
pensare
un
effettivo
miglioramento
delle
condizioni
di
vita
e
di
cultura
della
regione
andina
degli
anni
20
del
secolo
scorso.
E
passato
un
secolo
e
la
questione
posta
da
Mariategui
rimbalza
nei
Paesi
del
bacino
mediterraneo:
come
stato
possibile
sviluppare
in
Paesi
come
lItalia
condizioni
cos
poco
democratiche
e
sostenibili
in
merito
allaccesso
alla
terra,
rurale
e
urbana,
e
ai
processi
produttivi,
agricoli
e
non?
Un
tema
chiave
per
Mariategui
in
Per,
cos
come
per
il
suo
contemporaneo
Anisio
Teixeira,
in
Bahia
e
pi
in
generale
in
Brasile,
come
pensare
leducazione
non
solo
in
chiave
di
accesso,
ma
anche
di
qualit
e
diversificazione
delle
opportunit
di
apprendimento.
Nei
cambiamenti
produttivi
e
tecnologici
in
atto,
Teixeira
legge
unopportunit
per
problematizzare
e
rendere
universali
i
processi
educativi
e
considera
la
valutazione
la
cartina
di
tornasole
di
tali
processi:
una
scuola
altamente
selettiva,
per
Teixeira,
indice
di
scarsa
qualit
degli
insegnanti,
dellincapacit
di
pensare
e
rinnovare
approcci
educativi
che
vadano
incontro
ai
profili
di
chi
apprende.
Nello
stesso
periodo,
in
Argentina,
Barcos
e
Vergara
affermano,
rispettivamente,
la
necessit
di
liberare
i
bambini
dalloppressione
del
metodo,
del
programma,
dellautorit
del
maestro,
degli
esami
per
liberarlo
dallo
spirito
del
gregge,
cos
come
di
promuovere,
socraticamente,
le
relazioni
fra
scienza
e
pratiche,
consapevoli
che
soprattutto
attraverso
lesperienza
che
si
favorisce
la
comprensione.
Aprile
1931
sar
momento
di
coagulo
di
queste
prospettive
latinoamericane:
dopo
appena
quindici
giorni
dalla
sua
nomina
quale
direttore
della
Scuola
rurale
di
Miraflores
(Bolivia),
Elizardo
Perez
rinuncia
allincarico
per
incompatibilit
con
i
suoi
principi
pedagogici.
Insieme
ad
Avelino
Siani,
Perez
riuscir
a
fondare
e
a
far
vivere
per
dieci
anni
a
Warisata,
presso
il
lago
Titicaca:
una
scuola
per
la
popolazione
indigena
che
pone
al
centro
dellazione
educativa
la
vita
di
chi
apprende
nel
contesto
della
comunit
locale,
con
una
dimensione
pedagogica
fortemente
territoriale,
di
promozione
delle
culture
indigene
che
riprende
i
principi
proposti
da
Jos
Mart
legati
al
carattere
popolare
e
democratico
delleducazione
e
al
suo
legame
con
la
comunit
locale
per
dar
vita
a
processi
di
co-educazione
che
facciano
delleducazione
un
atto
di
liberazione.
La
stessa
radicalit
con
cui
oggi
la
sociologia
delleducazione
brasiliana,
con
Gaudencio
Frigotto
si
e
ci
domanda
quale
sia
la
risposta
educativa
in
grado
di
guardare
oltre
le
gabbie
PISA
per
trovare
risposte,
in
primo
luogo
culturali,
alle
politiche
di
austericidio.