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Il 14 marzo 2003, Graham Coutts, un musicista di 35

anni, che di lì a pochi mesi sarebbe diventato papà di


due gemelli, uccide Jane Longhurst, 31 anni,dopo averla
adescata nell'appartamento che condivideva con la sua
fidanzata, Lisa Stephens, nell'East Sussex (GB),
strangolandola con un paio di collant durante un gioco
erotico. Graham Coutts ha ucciso la migliore amica della
sua ragazza per soddisfare, così come asserito dal
giudice al momento della sentenza, "una perversa
gratificazione sessuale attraverso squallide e sordide
fantasie". Nel febbraio del 2004 viene condannato a 26
anni di carcere. Al processo, Coutts testimoniò che
avvolse un paio di collant di nylon intorno al collo di
Jane Longhurst durante un rapporto sessuale consensuale per sperimentare la pratica
conosciuta come "asfissia erotica", asserendo che in precedenza si era impegnato in altri
numerosi e occasionali rapporti con partner diversi.

Secondo l'accusa, la vittima, anche lei insegnante


di musica, era stata invitata a casa di Coutts con
falsi pretesti e poi aggredita. Coutts nascose il
corpo della ragazza in un box del suo giardino per
undici giorni, per poi trasferirlo in un magazzino
preso in affitto, dove restò per quasi un mese e fu
visitato da Coutts almeno 10 volte. Verso la
Pasqua del 2003, il personale presso il deposito di
stoccaggio iniziò a lamentarsi degli odori
sgradevoli che venivano dal box. Il 18 aprile, una
telecamera di sicurezza immortalò Coutts mentre
trasferiva il cadavere rinchiuso in una scatola di
cartone: lo portò in una palude nella foresta vicino
a Pulborough, nel West Sussex, e gli dette fuoco. Dopo la scoperta dei resti di Jane
Longhurst e della cronaca che ne seguì, la polizia arrivò al box maledetto dove trovò il
cellulare di Jane, la sua giacca di jeans, la sua borsa, il suo kit di nuoto, oltre ad alcuni
preservativi contenenti lo sperma di Coutts, elementi che dimostrarono che Coutts aveva
avuto rapporti sessuali necrofili con il corpo privo di vita di Jane Longhurst. Coutts dichiarò
agli psichiatri che la sua predilezione per il sesso estremo e le fantasie necrofile risalivano
alla sua adolescenza. Ammise che all’età di 15 anni la sua ossessione feticista era il collo
delle donne, che lo portava ogni giorno a godere di “pensieri omicidi”. Durante le due
settimane d'indagini, gli inquirenti accertarono che Coutts era un necrofilo ed un
consumatore vorace di siti web, che si era abbonato a siti specializzati in stupri, necrofilia
e asfissia e che aveva numerose immagini pornografiche estreme salvate sul suo
computer che mostravano atti di violenza contro le donne. Venne fuori anche che Il giorno
prima dell'omicidio, avvenuto a marzo del 2003, aveva passato due ore su Internet
navigando su siti dedicati ad immagini violente e alla necrofilia e che visitò questi siti
anche dopo l'omicidio, a volte anche pochi minuti dopo che si era recato a “visitare” il
corpo senza vita di Jane.

“Impulsi Perversi”, esotericmania, 04 febbraio 2010


Graham Coutts ha più volte affermato di aver
sviluppato una dipendenza da pornografia
estrema su Internet. Ha detto anche che «se non
fosse esistito il web, la donna sarebbe ancora
viva». Il caso ha sollevato aspre polemiche in
Gran Bretagna, fino all’approvazione di una
legge, il Criminal Justice and Immigration Act
2008, che punisce il consumo di immagini che
ritraggono scene violente, di necrofilia e di
zoofilia, siano esse reali o simulate. Molto peso
nella vicenda ha avuto la madre della vittima,
che è riuscita a far firmare da più di 50.000
persone una petizione contro il genere hard.
Parallelamente, in Australia, il governo ha
introdotto misure per limitare il consumo di
pornografia da parte degli aborigeni
considerandolo diretta causa dell’ingente
quantità di violenze perpetrate sui minori e le
donne all’interno di questa minoranza. Andrew
Murray Burnham, Ministro britannico della Cultura, si è apertamente pronunciato a favore
della censura di stato di Internet. Il pornografo inglese Ben Westwood, figlio della nota
stilista punk Vivienne, assieme ai suoi compagni della CAAN (Consenting Adult Action
Network - Rete di Azione fra Adulti Consenzienti), un network di adepti del sado-maso, ha
inscenato di fronte al parlamento inglese una variopinta protesta contro la Section 63 del
Criminal Justice and Immigration Act 2008, che a partire dal 26 gennaio 2009 ha reso il
semplice possesso di immagini “offensive” un reato punibile con pene fino a tre anni di
reclusione. Secondo Burnham, che spera di reclutare Barack Obama nella sua crociata
anti-pornografica, al web dovrebbero essere applicati “standard di decenza”. Nell’intervista
al Telegraph, il Ministro ha dichiarato, senza alcun imbarazzo, che è giunto il momento per
il governo di cominciare a controllare sistematicamente Internet. «Se facciamo un passo
indietro e pensiamo alle persone che hanno dato vita alla rete delle reti, ci rendiamo conto
che essi cercavano esplicitamente uno spazio dove il governo non potesse arrivare. Io
credo che sia ora di rivisitare seriamente questa roba, ora. Questa considerazione vale in
tutti gli ambiti: contenuti dannosi, rispetto del diritto d’autore e diffamazione. Certi
contenuti semplicemente non dovrebbe essere disponibili per essere visionati. Questo è
ciò che penso. Sono categorico. Non è una campagna contro la libertà di espressione, la
mia; il fatto è che c’è un interesse pubblico più ampio a rischio, in quanto implica danni ad
altre persone. Dobbiamo diventare più bravi a definire l’interesse pubblico e dichiararlo
con chiarezza». Burnham, convinto della intrinseca pericolosità del web, ipotizza di
imporre ai provider internet [I.S.P.] britannici (Bt, Tiscali, Aol o Sky) l’obbligo di fornire
servizi di connettività specificamente orientati ai bambini. Altra idea del Ministro è quella di
imporre ad ogni sito l’obbligo di redigere e pubblicare sulla propria home page un “rating”
che indichi a quale età è adatto il suo contenuto (un po’ come si fa con i film, anche se in
questo caso si tratterebbe, forse, di una auto-valutazione). A parte la non irrilevante
questione che tali misure sarebbero inattuabili nel cyberspazio, che cosa succederebbe se
il gestore di un sito decidesse di non adeguarsi a questa misura? Pensa forse il governo
inglese di oscurare i siti disobbedienti, portando gli standard della Gran Bretagna, patria
del pensiero liberale, a quelli della dittatura cinese?

Il Criminal Justice and Immigration Act 2008 punisce con la reclusione fino a tre anni chi
detiene materiale pornografico classificabile come «estremamente offensivo, disgustoso,
od osceno in qualsiasi altro senso». Vanno considerate in questo modo – oltre alle
immagini di necrofilia e bestialità e le pratiche che anche prima della Section 63
costituivano ovviamente reati gravi - anche quelle che rappresentano in qualsiasi modo
attività in grado di minacciare la vita o l’integrità fisica di persone. La legge ha segnato un
cambiamento radicale nella politica inglese, passata dal perseguire un certo
comportamento al punire anche chi lo guarda, colpendo anche la privacy dei cittadini, i cui
computer potranno essere scandagliati dalla polizia con più facilità. A stabilire se
determinate immagini rientrino o meno nella categoria sanzionabile sarà di volta in volta
un giudice. Il CAAN ha sottoposto una serie di immagini a tre delle principali forze di
polizia britanniche: nessuna delle tre, pare, è riuscita a decidere quali sarebbero da
considerarsi illegali alla luce dei nuovi provvedimenti

“La Gran Bretagna vuole censurare la rete”, Mario Braconi, altrenotizie.org, 30 Gennaio
2009

Il liberaldemocratico Miller ha messo in guardia dal pericolo di giustificare con la nuova


legge l'ingresso della polizia nelle case e nelle camere dei cittadini per «trasformarli
in criminali semplicemente perché guardano qualcosa». Sui giornali sono apparse
critiche severe, come quella dell'Independent: «È una cattiva legge che trae un
principio generale da un caso specifico, che lascia aperte molte possibilità di
interpretazione e che limita la libertà di adulti consenzienti di praticare sesso non
convenzionale, ma in modo, se non desiderabile, comunque accettabile».

“Londra ridiventa puritana e vieta il porno estremo”, Repubblica, 31 dicembre 2008)

La dimostrazione di protesta organizzata dal CAAN di fronte al tempio della democrazia


britannica, Westminster, per chiedere al Parlamento e al governo di bloccare la
legge, è stata animata da attrici e modelle porno,
con tanto di corpetti di pelle, catene, fruste,
stivaloni di pelle e calze a rete. Ben Westwood si
è presentato con al seguito due “schiave” in
abbigliamento sadomaso - le attrici-modelle
Jade e Dolly Blowup - che ha fatto girare per
tutta la piazza. I manifestanti - qualche decina -
portavano cartelli con slogan come “No ai reati
di pensiero”, “Penalizzate i crimini, non il sesso”
e “Le rappresentazioni non fanno male a
nessuno”. Ben, che spesso ritrae nelle sue foto
persone bendate e legate, ha dichiarato: «Non
credo sia un compito del governo intromettersi
nella sessualità delle persone». Claire Lewis,
attivista paraplegica del CAAN, intervistata da
The Independent, ha detto: «Siamo
completamente d’accordo sul fatto che immagini
di sesso non consensuale che implichi violenza
debbano essere criminalizzate, ma la
formulazione della nuova legge è talmente generica che rischia di trasformare in
delinquenti un mucchio di persone normali. Il governo sembra convinto che se
persone come noi guardano troppe immagini di un certo tipo finiscano per diventare
stupratori o assassini. Questo ci offende».
“Londra, la rivolta delle pornostar”, Panorama, 22 ottobre 2008

Durante la consultazione per l’approvazione della legge è stato affermato che i materiali
pornografici estremi «possono causare seri danni fisici e di altra natura a coloro che sono
coinvolti nella produzione» e che in alcuni casi «i partecipanti sono chiaramente delle
vittime di aggressioni criminali». Per questo motivo, la legge non distingue tra partecipanti
consenzienti o meno (perché potrebbero essere stati costretti con la forza) e include oltre
alle immagini che mostrano chiaramente atti di violenza estrema anche immagini in cui la
violenza è anche solo inscenata, come nel caso dei giochi di ruolo sado-maso. Il materiale
è considerato pornografia estrema solo quando lo scopo principale degli atti di violenza
rappresentati è di creare eccitamento sessuale (altrimenti sarebbero da considerare
fuorilegge tutti i film del genere “torture porn” tipo “Hostel”, ndr). La consultazione ha
affermato inoltre che «è possibile che tali materiali possano incoraggiare o rinforzare
l’interesse per attività sessuali violente e aberranti a danno della società intera», anche se
non esistono ancora «prove sufficienti per giungere a conclusioni definitive riguardo
l’impatto a lungo termine di questo tipo di materiali». In effetti, nessuna ricerca ancora ha
prodotto risultati conclusivi che dimostrino inequivocabilmente gli effetti negativi di questi
materiali, abbondantemente reperibili su Internet. Il gruppo di sado-masochisti “Unfettered”
nel 2005 ha lanciato la campagna “Backlash” contro le proposte di criminalizzare il
semplice possesso di materiali pornografici estremi citando i risultati di alcuni studi
effettuati in Giappone, Stati Uniti e Danimarca secondo cui i crimini sessuali non sono
correlabili al consumo di pornografia. Sono stati clamorosamente smentiti dal caso di
Coutts, che dimostra che un collegamento tra la fruizione di pornografia violenta e
l’assassinio può venirsi a creare: prima di uccidere Jane Longhurst, Coutts ha frequentato
molti siti che offrono contenuti pornografici estremi. Per questo la legge inglese ha scelto
di punire anche il possesso di questi materiali, nella speranza di ridurre il rischio che possa
essere fruita anche da bambini. La consultazione ha citato uno studio secondo cui il «57%
di tutti i ragazzi dai 9 ai 19 anni intervistati che usano Internet almeno una volta a
settimana sono venuti a contatto con pornografia online», senza distinguere tra le varie
forme di pornografia. Nel settembre del 2007, il Governo ha pubblicato un “Rapid
Evidence Assessment” a cura di Catherine Itzin, Ann Taket e Liz Kelly che hanno
investigato «l’evidenza del danno relativo all’esposizione a materiali pornografici estremi».
Il rapporto è stato criticato da numerosi accademici che l’hanno definito «estremamente
povero, basato su risultati discutibili, di parte». La legge invece è stata accusata di violare
gli Articoli 8 e 10 della “European Convention on Human Rights”, ovvero la difesa della
privacy e della libera espressione. Il Governo ha risposto che tale violazione è giustificata
in quanto «necessaria in una società democratica per la prevenzione del crimine, per la
protezione della morale e dei diritti e delle libertà del prossimo». Il Governo ha fatto notare
che esistono casi in cui i partecipanti alla produzione di immagini pornografiche estreme
subiscono abusi orribili: il laburista Martin John Salter ha dichiarato l’esistenza in
particolare di film del genere “snuff” ospitati su siti Internet in Messico, Florida e
Guatemala, in cui si vedono donne stuprate ed uccise. Tuttavia, non potendo mostrare tali
immagini, il Governo ha fatto riferimento ad alcuni siti Internet inglesi e americani, con
attori consenzienti, del tipo di quelli frequentati da Graham Coutts, contenenti immagini di
necrofilia e di pratiche sado-maso come l’asfissia erotica. Ad esempio, il sito “Necrobabes”
- sottotitolo: “horror erotico per adulti” - liberamente accessibile a chiunque, che ospita
immagini erotiche di donne dichiarate morte, definito come “corrotto”. Tale sito, oltre ad
essere stato visitato da Coutts, era già stato coinvolto in un precedente caso di assassinio:
Patrick Anthony Russo, direttore musicale di una chiesa del Texas, che nel 2001 ha
assassinato Diane Holik mentre praticava l’asfissia erotica, proprio come Coutts, aveva
sottoscritto un abbonamento a Necrobabes. Russo è poi stato condannato all’ergastolo. I
proprietari di Necrobabes asseriscono che «il materiale che produciamo è fantasioso, in
molti aspetti perfino fumettistico, non c’è niente di realistico. E i nostri utenti lo sanno. Ben
lungi dal voler normalizzare la violenza, la releghiamo direttamente nel regno della
fantasia». Praticamente sostengono che tutte le scene sono simulazioni e che a nessuno
è mai stato fatto del male durante la produzione. Che in alcun modo intendono
«incoraggiare o giustificare la violenza reale esercitata contro il prossimo». Si appellano al
Child Protection and Obscenity Enforcement Act of 1988 (18 U.S.C. § 2257) dichiarando
che il sito non contiene pornografia poiché non vi sono immagini di reali condotte
sessualmente esplicite. Inoltre, che il sito è regolarmente registrato presso l’ICRA e può
essere bloccato dal sistema “Parental Controls” di Microsoft Internet Explorer.

La legge è stata criticata perché criminalizza anche immagini la cui creazione non ha
comportato alcun reato, ad esempio nel caso di adulti consenzienti che creano immagini
pornografiche sado-maso. Nel 2009, l’organizzazione “Comic Shop Voice” ha protestato
sostenendo che la legge potrebbe bandire certi libri di fumetti come “Watchmen”, “Batman:
The Killing Joke” e molte collezioni di manga giapponesi contenenti immagini
estremamente violente che qualche giudice potrebbe anche intendere come finalizzate
all’eccitamento sessuale.

Il Sun ha definito i siti del genere di Necrobabes "malati". Secondo i media degli Stati Uniti,
in cui Necrobabes è ospitato dal 1997, il materiale è del tutto fantasioso e usa modelle
consenzienti. Ogni tentativo da parte del governo inglese di far chiudere i siti tio
Necrobabes è fallito poiché negli Stati Uniti sono legali in quanto protetti dal Primo
Emendamento in base al test Miller. In Inghilterra è stato chiuso il sito Hangingbitches, di
Frans van der Hulst, che ne ha aperti diversi altri: le immagini sono prodotte nel Regno
Unito con attori modelli britannici mostrati vivi e sani.

Section 63 of the Criminal Justice and Immigration Act 2008 - Wikipedia

Nel 1970, i rapporti finali della


Commission of Obscenity and
Pornography negli Stati Uniti e
del Williams Committee su
Obscenity and Film Censorship
nel Regno Unito, sulla base dei
dati provenienti da test clinici e
sperimentali, decretarono che
non era possibile dimostrare
l’evidenza di una connessione
causale tra pornografia e
stupro, ma non fu preso in
esame il possibile collegamento
con la fruizione di materiale
sessualmente violento. Nel
1986, il rapporto finale della Commission on Pornography degli Stati Uniti corresse la rotta,
affermando che la ricerca clinica e sperimentale “virtualmente all’unanimità” mostrava che
l’esposizione a materiale sessualmente violento aumenta la probabilità di aggressione
verso le donne e che le evidenze riscontrate supportavano fortemente “l’ipotesi che una
sostanziale esposizione a materiali sessualmente violenti porti ad una relazione causale
con atti antisociali anche gravi di violenza sessuale”. Il rapporto sottolineava anche che il
materiale pornografico non-violento produceva effetti degradanti simili sebbene non in
modo altrettanto esteso. Il rapporto concludeva che solo i materiali non-violenti e non-
degradanti (erotici, in termini femministi) possono dirsi non collegabili ad atti di violenza
sessuale.

Diversi studi hanno rilevato una correlazione tra l’esposizione a immagini pornografiche
violente (ad esempio, stupri, bondage, torture e mutilazioni) e reazioni positive allo stupro
o ad altre forme di violenza contro le donne. Tali studi suggeriscono tra le altre cose che
l’esposizione a pornografia violenta può aumentare significativamente l’eccitazione
sessuale in risposta a immagini che rappresentano scene di violenza sessuale contro le
donne e che l’esposizione prolungata a materiali pornografici, violenti e non, porta verso
una sempre maggiore insensibilità verso le vittime di violenza sessuale, ad una
accettazione dei “miti dello stupro” (ad esempio quello secondo cui alle donne piace
essere stuprate) e verso una maggiore probabilità di coltivare fantasie morbose violente.

Repeated exposure to violent and nonviolent pornography: Likelihood of raping ratings and
laboratory aggression against women 28 novembre 1984

Pornography and Censorship Stanford Encyclopedia of Phylosophy 05 maggio 2004

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