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La domus ecclesiae (termine latino con il significato di "casa dell'assemblea" o "casa della chiesa")
era un edificio privato, adattato alla necessità del culto, nella quale si radunavano i primi cristiani in
epoca precedente all'editto costantiniano del 313.
Storia
Tale uso è documentato già nelle lettere di san Paolo, come per la casa di Narcisso[1], o la casa di
Aquila e Prisca sull'Aventino (in corrispondenza dell'attuale chiesa di Santa Prisca)[2].
Nel corso del III secolo si ebbe una prima organizzazione della Chiesa cristiana. Alcune delle
domus ecclesiae erano state donate alla Chiesa dai proprietari e divennero i cosiddetti tituli [3].
Nell'anno 312 ne esistevano 25, probabilmente affiancati da altri luoghi di culto privati.
I luoghi di culto cristiani non si distinguevano architettonicamente dai normali edifici di abitazione,
sebbene sia possibile che già prima del 312 fossero state costruite appositamente per il culto delle
semplici sale.
Sia le domus ecclesiae che i tituli prendevano generalmente il nome dal primitivo proprietario
dell'edificio e lo conservarono anche con la costruzione di una vera e propria chiesa in epoca
successiva: per esempio il titulus Clementis, in origine proprietà di un certo Clemens, divenne
successivamente l'ecclesiae Clementis, o "chiesa di Clemente", e quindi l'attuale Basilica di San
Clemente al Laterano.
L'identificazione come luoghi di culto delle abitazioni private che in diversi casi sono state
rinvenute sotto le chiese successive (Santi Giovanni e Paolo o titulus Pammachii, Santa Cecilia in
Trastevere o titulus Caeciliae, San Martino ai Monti o titulus Equitii, ) è tuttavia resa difficoltosa
dalla mancanza di specifiche caratteristiche architettoniche e dall'uso di eventuali decorazioni già
appartenenti al repertorio pagano, ma alle quali potrebbe essere stata dato un nuovo significato
simbolico in senso cristiano.