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A metà del Trecento sembrò che a Roma dovesse sorgere una

forma originale di comune su iniziativa di Cola di Rienzo, un


popolano capace di coinvolgere nei suoi sogni e di trascinare a
se non solo un letterato come Francesco Petrarca, ma anche il
papa e l’imperatore. In realtà il papa sperava di servirsi di Cola e
delle sue qualità di trascinatore di folle per abbattere il potere
della nobiltà romana. Ma i brutali metodi di governo attuati da
Cola gli inimicarono la plebe che, nel 1354, lo uccise durante
una sommossa. Nel 1377, con il ritorno del papa a Roma, solo il
Lazio era sufficientemente al sicuro, mentre gli altri territori
pontefici erano soggetti all'alternanza di regimi signorili instabili
e tirannici. Terminata la ribellione del concilio, i papi
approfittando della debolezza e delle anarchie delle altre città,
cominciarono a fondare il loro stato: alla fine del XV secolo lo
Stato della Chiesa era quasi costituito; il papato divenne ben
Cola di Rienzo presto uno fra le grandi potenze italiane.

Nel 1266 era strato costituito dalla famiglia degli


Angioini il regno di Napoli e Sicilia, il quinto stato
dopo Milano, Venezia, Firenze e Roma della
penisola italiana, e territorialmente il più esteso. La
famiglia degli Angioini, però, non seppe garantire la
stabilità al regno in cui si alternarono periodi di
completa decadenza a periodi di espansionismo.
Alla fine, nel 1422, la dinastia d’Aragona, con
Alfonso V detto il Magnanimo, mise piede a Napoli,
conquistò la Sicilia e anche la Sardegna.

L'Italia nel Quattrocento

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