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Aauro Leem

Il ciclista

Auro Leem

Il ciclo

Fenomeni geologici sinistri hanno anticipato l'aumento spedito della temperatura media della zona euro-asiatica registrato negli ultimi anni. Se lultimo ventennio fosse il letto del fiume SOS e i rapporti allarmati di studiosi di tutto il mondo le sue acque, allora SOS sarebbe un fiume in piena straripante. I governi pare non abbiano dato la giusta importanza, considerando gli studiosi, catastrofistici, e i risultati delle loro ricerche, troppo lontani dalle reali condizioni ambientali e le sue dinamiche. Si sono limitati a trattare questi problemi con priorit molto bassa, nel migliore dei casi, hanno legiferato misure inefficaci, e soprattutto non in scala con la velocit degli eventi. Come lantica barzelletta del trattato Kyoto. Le terre delle varie sedi governative sono sommerse dallinondazione del fiume SOS. Ma i governi di tutto il mondo sono ancora sordi a convogliare nei campi delle soluzioni, quelle acque fertilizzanti. La nostra civilt condannata a una vita breve: le sue componenti sono troppo eterogenee. Per quanto ti concerne, sei contento di vedere come tutto stia subendo un processo di decomposizione. Pi progredita la civilt pi presto si far. La vita ostensibilmente troppo orrida perch si possa fare il tentativo di salvarla. Se ne vada. Forse un giorno o laltro comparir sotto nuova forma. In entrambi i casi, non ha alcuna rilevanza. Al tempo stesso, per, tu continui a essere una parte di

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vita, perci tenuto a proteggerti al massimo delle tue possibilit. Dunque eccoti qui, condannato ai margini di unumanit in progress lanciata nel futuro ad altissima velocit. O sei dentro il flusso o non esisti: questo il grande, terrificante dramma amletico del nostro tempo.

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Attrattori
Se ti si spande qualcosa, fallo diventare parte dello spettacolo. Tom Robbins

I luoghi fortemente illuminati ti infastidiscono, e se ci finivi dentro per qualche ragione, il disagio ti lapidava, come grandine allassalto. Picchiato da quelle cianotiche sfere solari, ti sentivi incastrato tra i simmetrici cristalli freddi di una fuga desiderata e uno scuro riparo. Molto presto avevi imparato a convivere con simili sensazioni. Ma tu amavi troppo stare allaperto, nella natura, e anche se da tempo lumanit aveva dichiarato guerra perenne allambiente, fin da piccolo fantasticavi, nel tuo denso elemento circoscritto, storie di scienziati ricercatori, immersi nella biosfera, dentro agili scafandri trasparenti, in cerca di pregiati perch. Vostro figlio afflitto da fotofobia fu la diagnosi corale delloculista e dello psicologo mentre gi elargivano costosi rimedi per quella malattia cos rara. Faccia questo, faccia questaltro, consigliava il primo a tua madre. E a tuo padre, possiamo provare quello e quellaltro, prescriveva il secondo. Verso la fine delladolescenza avevi persino preso a frequentare degli incontri, una specie di associazione ho questo problema anonimi, perch ti sembrava divertente, ma ne eri uscito profondamente annoiato e, come da tutto il resto senza risultati. Cos non trovando soluzioni accademiche soddisfacenti, hai deciso di smorzare la paura della luce,

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affinando nel tempo un personalissimo pacchetto rimedi esclusivo, una combinazione creativa di cure poco ortodosse. Prognosi buona, ma con un unico effetto collaterale: quando tiri fuori un rimedio esclusivo da quel pacchetto, chi non sa, a volte, rimane sconcertato. Come il primo di quei rimedi, quella volta che volevi andare a scuola con la testa infilata nel contenitore di cartoncino dei kellogs, senza fori. Questo spiega tante cose sul tuo conto, come per esempio, le scure lenti a contatto progressive-polarizzanti, e, fissi sul naso, di sicurezza, gli occhiali neri dalla forma insolita, superata. Quella mattina non riuscivi a liberarti dal torpore notturno cos, dopo linefficace caff doppio, a passi silenziosi e spoglio da ogni protezione visiva, percorrendo lo spazio privo di luce della sala, ti sei diretto verso luscio serrato. Possibile che non ti rendessi conto? Avresti dovuto chiederti perch mai stessi facendo questa cosa irrazionale, ma eri abbastanza intelligente da sapere che, se la stavi facendo, voleva dire che non era tanto importante sottoporla a spiegazioni proprio in quel momento. Volevi sfidare Fotofobia, dea solare tanto scintillante agli occhi quanto spietata per la tua mente. Quindi, allo stesso modo di un podista curvo sui blocchi in attesa dello sparo dello starter, al bang, hai spalancato la porta senza falsa partenza. Merda! dici. Come frecce infuocate, riverberi roventi di cortile nugolano disordinati oltre la massiccia porta, e alla velocit della luce attraversano le maglie della zanzariera incendiandomi la vista. Cazzo!... , !. Sovresposto a quel fuoco potente, chiudo gli occhi. Vedo il contorno della porta pieno di bianco, su fondo nero. Focalizzo limmagine mentre sento sferzate di calore urticante sbattere rabbiosamente in viso. Uuhff.

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Il rettangolo pi grande adesso, anzi no, sembra avvicinarsi, ma si staglia ancora nitido, geometrico, sullo sfondo diventato meno buio e meno uniforme, animato adesso, sfarfalla. Ascolto il caldo torrido infilarsi lentamente in casa e penso a un immane serpente sublimato, a sangue giallo, silenzioso. I suoi sensi infallibili lo hanno guidato. Era gi l, pronto a ficcarsi dentro ancora prima che aprissi la porta. Nel mio sguardo cieco vedo ancora il chiarore quadrangolare. luminoso azzurro, cintato da un alone. Sembra spostarsi lateralmente, spinto da raffiche di qualcosa che rimbalzano frenetici su vaste zone concentrate della corteccia cerebrale. Persistenza retinica, rifletto agitato. Somiglia a un lucido malfermo proiettato su una parete sporca e rovinata, oppure, risolvo la considerazione tirando su langolo destro della bocca, sta per iniziare un film porno in una sala cinematografica deserta dove da poco hanno spento le luci. Rovente e ostinato, lenorme rettile, aumenta la pressione delle spire su tutto il mio corpo, serpeggiando nella nuova dimora in ogni recesso. Mi sta togliendo il respiro. Al culmine della traslazione, il rettangolo, di colpo, volta pi piccolo, e, facendomi vacillare, mulinella tutta limmagine in un buco nero trascinandosi in un lampo verso un punto indefinito. Mi aggrappo alla porta. Un rumore rombante fruscia in lontananza tra le foglie degli ulivi deformi. Sento le palpebre corrose. Intanto cerco di resistere allincoerente sibilo piroclastico della super anaconda, e sconfitto me ne libero con una spinta alla porta. Un attimo prima che la sala ne riverberi la chiusura profonda, riapro gli occhi e ho giusto il tempo di vedere la rete antiinsetti ancora sfondata. Dopo un lungo momento di vaga assenza adattativa, ancora tachicardico, penso devo riparala, e per abbandonare alle spalle la risacca dello spettacolo panico appena provato, mi lascio irretire dalle maglie della zanzariera, divagando come fosse la rete della vita.

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successo sei mesi fa, e ogni volta mi ripeto: devo ripararla. Forse non lho ancora fatto perch spero in un processo di cicatrizzazione. Come se il filo dei miei pensieri potesse suturare quellalternarsi fittissimo di pieni e di vuoti lacerati da un momento di impeto del cane. Li, davanti al quadro sul fuori troppo luminoso e ancora indistinto, ti osservi mentre a turno sollevi e guardi i piedi, nudi sul parquet. Tenui scosse di pigro piacere a basso voltaggio turbolentano il corpo. Camminare scalzo sul pavimento di legno, speculi, come un massaggio shiatsu, fatto con cura da un abile fisioterapista cieco . Allesterno lafa abbagliante, e accecato da questidea ti ricacci verso la grande sala, annusando il buio delle tapparelle tirate gi al sole. Quella mattina avevi indossato la divisa versione estiva: un paio di pantaloni mimetici e una maglietta verde militare. Ti piace chiamarla divisa! Ma non perch tu condivida la logica della guerra sopraffazione - violenza, secondo una nota teoria ottocentescamente superata, ma ancora dilagante, sullevoluzione delle specie, per cui molti individui sono eliminati a opera della selezione naturale, mentre alcune varianti si espandono e si riproducono a spese di altre. Ogni volta che ci pensi ti viene fuori la ruga in mezzo alle sopracciglia. Al contrario, la cooperazione tra gli organismi fondamentale, anzi, proprio questa, la cooperazione, il fattore principale del processo evolutivo: infatti le cellule che compongono il corpo degli animali sono un adattamento evolutivo di vari tipi di cellule primitive operanti in simbiosi. Ti piace chiamarla divisa e basta. Per te un richiamo alla disciplina, e non nel senso gerarchico o come obbedienza incondizionata, ma piuttosto come monito a un atteggiamento cosciente verso il caos dellesistenza. Anzi, per te gli indumenti militari sono una specie di copertura ideale, uno scudo che ti mimetizza tra gli arbusti e le rocce della vita, con lo scopo di non farsi catturare dal futuro

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sempre pi agguerrito e travolgente, pronto a divorarti come un mostro da tragedia greca. Tu credi che la settimana successiva la morte di tuo fratello sia stata la prima volta dopo linfanzia in cui sia riuscito a riavvicinarti allidea che nellesistenza possa esserci un contenuto. Grazie alla divisa un giorno o laltro prender il futuro alle spalle e, una volta immobilizzato, gli dir: Ehi bastardo, ma che cazzo ci stai riservando eh? ti conviene cantare brutto figlio di puttana!, recitavi ogni volta che qualcuno criticava la tua fissa per quegli abiti, per la divisa. E chiosavi quelle parole con uno sprezzante aah ah ah finale e sempre con lo stesso tono velenoso da supereroe fallito. Ormai era il tuo spot. Pubblicit realizzata per un target preciso: i rompi coglioni. Ma tu credevi nella forza delle parole, e quelle per te erano come un amuleto. Sostanza e forma con poteri invisibili. Uno schema in grado di comunicare con schemi pi grandi, pi complessi, imprevisti, capace di proteggerti da mali e disgrazie. Una specie di conferma a tale prospettiva venne durante una cena d'estate in casa tua. Eravate ancora tutti seduti intorno al grande tavolo di metallo e legno, su un lato dellampio cortile alberato, sotto il cono arancione delle lampade. Il rumore delle posate da poco aveva lasciato il posto al tintinnio del ghiaccio nelle coppe di margarita incoronate da scaglie di sale, e al codice morse di grilli arrapati. Finito di sorseggiare il secondo miscuglio, Marcello ti confid cosa si dicesse circa il luogo dove avevi scelto di vivere, hai presente in culo a Dio? Ecco, ancora pi in la. Sorridesti, e per un momento ti piacque quella definizione, ma a dire il vero, ti turb e lalcool dilu in un getto di dubbi. Considerando la recente separazione dalla tua compagna, nella testa cominciarono a risuonare domande tipo, avevi fatto la scelta giusta? Eri contento di vivere l? Eri sicuro dei piaceri procurati da un posto isolato, oppure stavano diventando lombra della solitudine? I vapori irritanti del

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cocktail introspettivo destarono in te unirrequietezza nomade sopita, della quale non ti eri mai liberato del tutto. Poi accadde. Giovanni Ponte stava raccontando una farsa del Nonno, nomignolo di un nostro amico particolarmente distratto. Il resoconto di quellennesimo piccolo disastro, del quale avevi perso il filo, scaten una compatta risata di gruppo. Mentre tutti mettevano in mostra i denti, Tore, che era rimasto per vari minuti in fondo al giardino sotto lenorme fico a parlare al cellulare chiss con chi e dio solo sa di cosa, al suo ritorno sal in piedi sulla sedia, in cerca di equilibrio per non rovesciare il calice di margatita disse ad alta voce tonsille de fierru !, tonsille de fierru !1. Che cazzo voleva dire non lo sai, per funzion per attirare l'attenzione e quasi tutti, adesso, lo guardavate a mento basso verso l'alto. Poi, col bicchiere pieno nella mano destra disegn davanti a se un semicerchio e pronunci con decisione ogghiu fazzu nu brindisi! Nu brindisi allu futuru!... anzi, fazzu nu brindisi a stu futuru chinu de ansia... e me sa, puru de mmerda!2 e ingoll. Non era stata una telefonata felice. Ma quando cerc di stemperare la situazione e caric lepigrafe imitando i gesti compiuti da te quando devi sbloccare il ginocchio della gamba sinistra, incriccato nei legamenti a causa di una banale caduta in moto, si ritrov col la schiena per terra, orizzontale. Da l, steso ai piedi del tavolo, impassibile da paralisi simulata, con le braccia tese al cielo e gli indici puntati alle stelle, prima ancora che i presenti avessero una qualsiasi reazione, continu ironico e sdegnato e puru ca nu tegnu na divisa comu la sua3, anchio prender il futuro alle spalle e, senza nemmeno farlo cantare, con il coltello puntato in gola, lo lascerei morire dissanguato.

1 Tonsille di ferro, tonsille di ferro 2 Voglio fare un brindisi, un brindisi al futuro! Anzi, voglio fare un brindisi a questo
futuro colmo di ansia.. e di merda! 3 e anche se non ho una divisa come la sua

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Echi di ilarit rimbalzavano nella sera come falene silenziose. Il mio spot, ma con il finale decisamente diverso considerasti in unatmosfera spiazzata che domandava cosa successo? ai presenti interdetti. Ormai pi che quarantenne, Tore stava attraversando un lungo periodo preso dai risentimenti di una incertezza lavorativa pendolare e debilitante. Innamorato, insegnante precario (da sempre) di scienze motorie, in cerca dei fondamenti della filosofia del defilarsi quando il momento, a volte finiva in compagnia di una luna storta solitaria. Altre volte suonava per giorni, come una maratona senza traguardo. Le sue amate percussioni (in particolare il tamburello) lo liberavano nei tempi sincopati delladesso che dura pi a lungo. Oltre a essere un bravo percussionista anche un esperto sui generis di musica popolare e di ciclismo, sport che pratica regolarmente da molti anni. Ricordi ancora chiaramente la sua esposizione sullidea di musica come presagio durante un giro in bici. Prima che il tuo ginocchio peggiorasse, Tore era stato chiamato per una breve parentesi lavorativa presso un istituto superiore della stessa citt del nord dove avevi trasferito la tua residenza dopo luniversit e una laurea in cinematografia documentaria assolutamente inutile, ma preziosa. Il buio velato della proiezione cinematografica si conciliava con la tua avversione per la luce e prematuramente avevi sviluppato, divorando chilometri e chilometri di film documentari di tutto il mondo, questa passione. Poi avevi scoperto latmosfera soffusa nella penombra delle lunghe sedute in sala di montaggio facendone il luogo del tuo lavoro. Ti aspettavi molto da quella citt allavanguardia, tale la ritenevi, ancora non immaginavi che in futuro lavresti abbandonata, disilluso dalla realt. Avevi riposto nel suo tessuto urbano il compimento di un tipo di vita normale senza necessariamente omologarsi allo stile imperante: neoliberismo sociale. In quel periodo stavi lavorando con materiale di repertorio a un film documentario sulla storia e l'evoluzione dei

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mezzi di trasporto dal titolo Tra-n-city. Nel tempo libero, tu e Tore, avevate preso labitudine di risalire in mountain bike i fianchi delle colline attaccate al versante occidentale della citt, fondendo attivit fisica, svago e smaltimento birra. Una di quelle escursioni, raggiungere la cima del monte Torrone, prevedeva nove Km di salita aspra. La pendenza era di quelle da affrontare in religioso silenzio con in mano un rosario con chicchi di pedalate e fatica. Gli alberi sui lati verdi della strada muovevano al vento i lunghi rami fogliati. Come una ola davanti al sole, vi incoraggiavano a non mollare. Catene sui cambi, ancora otto Km. Sei Km, bronchi a caccia di ossigeno. Cinque Km, sale negli occhi, catene sui cambi. Due Km, in piedi sui pedali, bava di saliva, ossigeno, ossigeno, ossigeno. Stavate affrontando la salita da cinquanta minuti, e anche se nessuno aveva pronunciato parola, trovavi quei momenti senza discorsi, concentrati di non detto nello sforzo in ascesa, una forma di comunicazione primordiale. Vedevi la vetta vicina e troppo lontana nello stesso tempo, e sopraffatto dall'acido lattico, i muscoli ti pareva stessero per urlare MINCHIA!!! hai letto per terra. Qualcuno laveva scritto sul selciato a pochi metri dallo scollinamento, a caratteri grandi da occupare la strada da parte a parte, con vernice bianca, stampando per sempre il bisogno di condividere lo sfogo per quella prova cos dura: scalare quelle pendenze in bicicletta. Aver sopportato quel cazzo di sforzo, superato una difficolt che ti fionda gi verso una nuova sfida. MINCHIA!!! lo concentrava magistralmente. Esclamazione con la quale tu e Tore vi trovaste daccordo. Guardandovi in faccia senza dire nulla, ridere fu l'unica cosa che vi venne in mente di fare. Ricordi laffanno di quella che divenne famosa come 'risata della minchia' e che scort la discesa mentre eri anche

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impegnato a pompare aria nei polmoni e rimettere a posto quella specie di maschera da saldatore scherma luce. Intanto, Tore sfil le cuffiette, le ripose nella tasca posteriore della maglia, e cominci a parlare. Mentre salivamo ho sentito in cuffia, quanti?, sette, otto pezzi? Ma come se non li avessi ascoltati. E sai perch?. Accennasti una veloce rotazione della testa da sinistra a destra a sinistra. Adesso Tore respirava profondamente, come se volesse mandar gi tutte le componenti di quel momento, aria fresca e l'intensit del suo piacere. Ho pensato per tutto il tempo allidea di musica come presagio, scaracchi per terra. E sai di cosa presagio? ti interrog dalle tue spalle mentre puliva la bocca sporca di saliva col dorso della mano. Senza darti il tempo di pensare fu lui stesso a formulare la risposta, come se in realt pi che parlare con te, stesse parlando al mondo, come l' invocazione precisa di un monaco tibetano drogato di fatica. Ogni stadio della creazione musicale una premonizione di future trasformazioni sociali, continu infilandosi tra te e la vegetazione sulla destra della strada, ora sterrato, rischiando di cadere tra gli sterpi. Le bici polverose tamburellavano sui sassi di quel tratto sconnesso e sembr la colonna sonora appropriata per quel discorso dissetato dallacqua calda delle borracce quasi vuote. Mentre sorseggiavi avevi ripetuto pi volte mentalmente Premonizione di future trasformazioni. E allora? urlasti per farti sentire senza girarti. Sai, una interessante teoria di Jacques Attali. Non sapevi chi fosse e senza curartene, incuriosito E cos'altro dice questo Attali?. Dopo un momento di pausa per raccogliere i pensieri e evitare dei grossi massi sovrastanti la massicciata in concerto sotto le ruote, accost sulla tua sinistra, e dopo un cenno col capo, si lanci in picchiata urlado la musica, ... nasce come fragore sacro, come accompagnamento di sacrifici rituali, clamore, baccanale al quale partecipa tutta la comunit.

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Tu facevi fatica a stargli dietro! Ma pi ti distanziava pi alto era il volume della sua voce. Giunti in tratto meno scosceso disse la fase successiva lera della rappresentazione durante la quale la pratica musicale riservata a specialisti, compositori, musicisti di professione, e ha luogo in occasione di eventi speciali ai quali viene attribuita una funzione simbolica, socialmente stabilizzante. Lera moderna caratterizzata dalla ripetizione: la circolazione, promossa dai mass-media, di prodotti musicali, i dischi. Svilita dalla larga diffusione quotidiana e accaparrata da solitari collezionisti, la musica perde quel suo alone di magia. Voglio dire che noi, continua Tore curvo sulla Cinelli in discesa tenuta a freno, in un mese siamo esposti a una quantit di musica maggiore di quella che ascoltava un uomo del diciassettesimo secolo in tutta la vita. In questo super flusso il significato dellascolto soggetto a un progressivo impoverimento. Quindi noi siamo in questa fase? No. Noi siamo, secondo Attali, nella quarta era della musica. Siamo nellet della composizione: musica prodotta da ciascun individuo per se stesso, per il suo piacere, libero da vincoli di significato, uso e scambio. Credo che i djs e la loro cultura siano i pi rappresentativi. La musica basata sul campionamento a tutti gli effetti il risultato di uno sforzo compositivo. Musica fatta dalle macerie di suoni reificati, alchemica liberazione della magia imprigionata dentro prodotti ormai obsoleti. Poi volle aggiungere Attali non lo dice, ma secondo me siamo appena entrati nella quinta di era, e la rete far il resto. Ora, seguendo la logica di Attali, sappiamo che un presagio. Ma non sappiamo ancora di quali trasformazioni sia, o meglio, le trasformazioni sono in corso, sotto i nostri piedi, ovunque, come un terremoto. Comunque, il giorno dopo quella cena, qualcuno ti rifer che Tore era rimasto vittima di un incidente. Era in bici quando fu travolto da unauto, fortunatamente senza gravi conseguenze.

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Unintuizione dal sapore mancino ti port a riflettere se nella distorsione del tuo spot durante quella cena nel cortile di casa tua, Tore aveva scardinato lequilibrio di quella proposizione sulla divisa e il futuro, a te tanto cara. Si era esposto troppo e lincidente era sintomo delle incursioni del futuro offeso? Una premonizione? Certamente no, sarebbe troppo assurdo. Ma molto spesso si sa che ci che stato assurdo, diventa plausibile. Quella mattina non ti eri ancora incriccato e il caldo era pi caldo del solito.

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Riserva
Appeso alla parete bianca della sala, lorologio digitale radio-controllato con funzioni stazione meteo capta i segnali delle varie sonde: allesterno una temperatura di 39.6 C, e un tasso di umidit del 61%, allinterno 29.9 C, 43% con una previsione per le successive 12 ore di assenza di nuvole e un andamento delle condizioni termobarometriche al rialzo. Direzione del vento SW 235 (libeccio), velocit 1.5 m/s (bava di vento). Ore 7.17. Oggi facciamo il record, gracchio scrostando la gola dai sedimenti notturni che impedivano alla voce, ancora addormentata, di levarsi. Erano le prime parole del giorno, e come ogni giorno ti sei diretto al notes rosso poggiato sul piano di iroco per trascriverle. Avevi iniziato da un po di tempo uno dei tuoi giochi esperimento: scoprire delle relazioni, significati congiunti, nella ripetitivit giornaliera, di quel primo gesto di comunicazione con il mondo esterno. Niente pensieri niente ricordi e niente sogni, regola uno, solo annotare la prima frase. Quella mattina venivano a trovarti Giovanni Ponte sua moglie Lucia e il figlio Francisco. Arrivavano a bordo del loro camper per passare, l da te, il fine settimana, ultima tappa di quel piccolo viaggio. Ai Ponte sei legato da unamicizia, salda come un nodo savoia a un capo della vita, risalente alladolescenza. Inoltre trovavi interessante come avevano impostato, non avevi capito se consapevolmente o meno, il loro stile di vita al proprio cognome: Ponte. Come se fossero una via di comunicazione in grado di superare vallate sconosciute e fiumi di confine, o come una leggera infrastruttura di collegamento tra stazioni sperdute per la trasmissione di comunicazioni vitali. Lucia era la spia luminosa verde, sempre accesa a confermare il buon funzionamento di quel congegno a modulazione di frequenza familiare. Raramente lavevi vista

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rosso intermittente. Con il viso ellittico di bellezza meridionale, ti aveva colpito il modo con cui, sempre, iniziava e intercalava i discorsi ai quali voleva dare una certa importanza. Una sorta di cera una volta personalizzato, non cos fiabescamente evocativo e nemmeno tanto sonoramente funzionale, attraverso il quale dava luce, come un lampo fotografico, a una comunicazione interessante o in cerca di attenzione. Esattamente come si pronunci due giorni prima al telefono per annunciare il loro arrivo: Essendo che siamo partiti per []. Essendo che passeremo da quelle parti, []. Essendo che a Francisco []. Essendo che Giovanni []. Essendo che con noi c anche Tore, []. Avresti voluto risponderle Essendo che mi fa piacere se venite a trovarmi, []. ma ti trattenesti con un semplice Vale. Sono felice. Vi aspetto e a presto. Poteva essere poco elegante, ma a te, quelle parole venivano in mente come la nota poco accordata di un strumento aborigeno ripetuta ciclica e ossessiva, quasi estranea al resto del motivo, ma che in esso scalpella ritmicamente la materia sonora riducendola a scultura vibrante. Non cera molto tempo prima del loro arrivo, e sebbene avessi varie faccende da sbrigare che spingevano quasi come la pisciata che stavi trattenendo, in aperto conflitto alla regola numero due del gioco (rileggere a intervalli non pi corti di dieci giorni), si fottano le regole avevi pensato, gli occhi hanno bisbigliato i segni neri sullultima pagina di quellinventario singolare: Pronto... si sono io... va bene, passo a prenderla pi tardi. Che cazzo successo piccola Thay? Stai male? Un pacchetto di Natural American Spirit, grazie. E anche uno di Smocking. Grigie.

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u/V uguale a sei. Calettatura costante. Alto rendimento. Oggi facciamo il record Senza pensarci troppo, ma sarebbe stato meglio farlo, hai riposto il taccuino rosso e ti sei diretto in bagno a svuotare la vescica. Lhai fatta tutta, proprio tutta. Poi ne hai fatta ancora un po. Lallarme rottura degli argini rientrato e dare lacqua alle olive ti rilassa come una camera daria forata fuori dal copertone della bicicletta. Anche se dinverno una consuetudine quasi quotidiana, oggi fa troppo caldo e per Thay, meticcia di 25 kg dal lungo pelo biondo con le orecchie a doppio slash, potrebbe essere un problema dissipare il calore della corsa. Farti seguire da Thay per un breve giro in bici non una buona idea, cos la lasci uscire dalla porta sul retro tirando su la tapparella quel tanto che basta a far passare un cane e impedire alla luce di entrare. Thay si lanci fuori, inghiottita dal chiarore. Quella fu anche la mossa che salv la sua, e soprattutto la nostra vita. Ai piedi le adidas pi anziane della scarpiera.

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Bibliografia di riferimento
[BOW00] Bowles, Paul - La Delicata Preda - Feltrinelli,Milano,2006 [CHEE00] Cheever, John - Il nuotatore - Fandango,Roma,2000 [DAGN00] Dagnino, Arianna - I nuovi nomadi - Fazi,Roma,2001

[BOW00] [DAGN00] [CHEE00]

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Indice campionamenti
[BOW00] La nostra civilt condannata [...] al massimo delle tue possibilit.......................................................................3 [DAGN00] condannato ai margini [...] dramma amletico del nostro tempo...........................................................................3 [CHEE00] respirava profondamente, come [...] l'intensit del suo piacere............................................................................12

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Indice generale
Il ciclo.........................................................................3 Attrattori......................................................................5 Riserva .....................................................................15

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