Vous êtes sur la page 1sur 10

Dal punto di vista dei nazionalisti.

L’antropologia e lo studio del nazionalismo


Piero Vereni - Prosmart 2006-2007

Premessa G. Gorer studiò la “cultura giapponese” (1943) e il “carattere inglese” (1955),


Gregory Bateson e Margart Mead (1945) lavorarono sul “carattere balinese”, e
In questo modulo dedicato all’antropologia delle istituzioni stiamo cercando poco dopo Ruth Benedict (1946), anche lei spinta dall’esigenza “patriottica” di
di individuare i meccanismi istituzionali che producono e sostengono il nostro studiare il nemico, lavorò sui “modelli di cultura giapponese”.
senso dell’appartenenza. Come già accennato, i meccanismi di base Il caso di Ruth Benedict è esemplare di questo tipo di approccio che
dell’appartenenza possono considerarsi simili in tutte le forme di identità generalizza alle comunità nazionali incluse entro uno stato moderno il tipo di
(familiare, amicale, etnica, religiosa, di classe, nazionale), ma il ruolo analisi applicato in contesti etnografici di ben più ridotte dimensioni. Benedict
dell’appartenenza nazionale è stato centrale nel corso del XIX e XX secolo, anche era infatti divenuta famosa nel 1934 con un saggio sui Modelli di cultura, un
come modello per ulteriori forme di appartenenza, in particolare per quella libro che aveva l’esplicito intento di dimostrare che le differenze tra le culture
etnica e “localistica” in generale. Per questo ci concentriamo su questa forma, corrispondono alle differenze interne a ogni singola cultura, nel senso che le
cercando di capirne i meccanismi. pratiche e i sistemi di credenza interni a ogni cultura differiscono da quelli delle
altre in modo sistematico. La cultura, secondo Benedict, è uno stampo che
Ci si scontra necessariamente con un doppio problema, cercando di fornire informa di sé tutti gli aspetti della vita sociale, delineando la psicologia di base
un quadro dell’antropologia delle appartenenze nazionali. Il primo dipende dal dei singoli individui e potendosi a sua volta configurare come personalità vera e
pregiudizio antropologico, mentre il secondo è un difetto comune propria. Riprendendo alcune categorie della psichiatria e l’opposizione
dell’approccio storico. Vedremo questi due problemi separatamente. nietzschiana tra “apollineo” e “dionisiaco”, definì quindi una tipologia generale
delle culture, fornendo alcuni esempi specifici: gli Zuñi (Sudovest degli Stati
I “caratteri” nazionali Uniti) erano “apollinei”, i Pima (stessa regione) invece “dionisiaci”, i Kwakiutl
La ricerca antropologica classica, incentrata sul rapporto faccia a faccia (costa americana di nordovest) “megalomani” e i Dobu (melanesia)
con gli informanti, entro società di dimensioni ristrette e basata “paranoici”.
sull’osservazione partecipante, ha prodotto un evidente pregiudizio Questo filone di ricerca antropologica giunge probabilmente al suo apice
preferenziale per le piccole unità, che ha portato gli antropologi a ignorare agli inizi degli anni Cinquanta, e Margaret Mead presentò lo stato dell’arte sui
sostanzialmente gli stati nazionali come oggetti di ricerca empirica, oppure a “caratteri nazionali” in un articolo pubblicato in quegli anni (Mead 1953).
studiarli con la stessa strumentazione analitica solitamente impiegata per Questi tentativi di studiare su un livello più ampio il modo in cui la cultura
gruppi di dimensioni ben più ridotte, lasciando quindi irrisolto il problema influenza gli individui non affrontarono direttamente il nazionalismo, e possono
dell’unità e dell’omogeneità culturale delle differenti nazioni. Dato che Tikopia invece essere considerati più propriamente una conseguenza inevitabile dei
è abitata dai tikopiani, la Francia dev’essere abitata per forza dai francesi, per presupposti sull’esistenza e la natura stessa delle nazioni. Tuttavia, questi studi
così dire. Quest’ultima posizione risultò particolarmente evidente a partire e queste ricerche si rivelarono utili nell’evidenziare un importante settore di
dagli anni Quaranta del Novecento. Influenzata dalla teoria psicoanalitica, la ricerca: la descrizione “emica” (cioè il tentativo di individuare i “significati
scuola antropologica americana nota come “cultura e personalità” (che tendeva nativi”) dei sistemi condivisi di comportamento e di credenza condivisi dagli
a far collaborare antropologi, sociologi e psicologi) cercò di studiare quale individui “contenuti” entro uno stato nazionale. Resta il fatto che il problema
fosse la personalità di base degli individui membri di stati nazionali complessi. principale di questo approccio era costituito dalla mancanza di qualunque
tentativo serio di storicizzare i modelli che venivano via via evidenziati. Il fatto
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

che gli inglesi fossero distaccati, i balinesi timidi e i giapponesi orgogliosi Il nazionalismo è una dottrina inventata in Europa all’inizio del XIX secolo.
apparteneva al dominio della cultura, non della storia. Dato che la cultura Pretende di fornire un criterio per determinare l’unità di popolazione adatta a
nazionale è così, produce membri nazionali secondo il modello corrispondente. godere di un governo esclusivamente suo proprio, per stabilire il legittimo
esercizio del potere entro lo stato, e per una corretta organizzazione di una
comunità di stati. In breve, questa dottrina sostiene che l’umanità è
Come oggi possiamo vedere con maggior chiarezza, questo pregiudizio che naturalmente suddivisa in nazioni, che le nazioni sono riconoscibili per
spingeva a considerare le culture nazionali praticamente come archetipi alcune caratteristiche che possono essere stabilite, e che l’unica forma
immutabili aveva poco a che fare con le ragioni interne dell’antropologia, ed legittima di governo è l’autogoverno nazionale.
era invece la diretta conseguenza dell’inculturazione nazionale di quegli
studiosi: a loro era stato insegnato che ogni nazione ha un carattere peculiare, e
che quella specificità è la risultante insieme di una storia che si perde nella Questa definizione può essere considerata adeguata ai nostri scopi, e la
notte dei tempi e della forza delle costrizioni culturali sincroniche. In altre considereremo come la dottrina del nazionalismo. Sulla base di questa dottrina,
parole, questi studi dei caratteri nazionali non affrontarono mai in modo chiaro diversi discorsi nazionalisti hanno costruito le loro specifiche teorie,
la questione del complesso processo dinamico di nation building, considerando sottolineando ora la lingua, ora la religione, ora il territorio come elemento
invece l’appartenenza nazionale come un dato statico, che andava descritto cardine. In quanto tale, tuttavia, la dottrina centrale del nazionalismo si basa
nelle sue caratteristiche strutturali. su una serie di semplici proposizioni (per questa sezione, mi baso
essenzialmente sul lavoro di Smith [1983, pp. 21ss], la cui analisi delle teorie
Storia e nazioni del nazionalismo, per quanto di impostazione primariamente sociologica, è
estremamente utile per inquadrare il problema nei suoi termini generali):
Perché le cose siano andate in questo modo dipende dal secondo pregiudizio 1. L’umanità è naturalmente divisa in nazioni
che dobbiamo affrontare studiando il nazionalismo, e cioè lo sguardo 2. Ogni nazione ha il suo carattere specifico
teleologico (cioè la prospettiva ribaltata del rapporto causa-effetto) per cui le 3. La sorgente di qualunque potere politico è la nazione intesa come
nazioni sono state considerate per lungo tempo dagli storici come il punto di collettività totale
partenza di cui lo stato nazionale costituirebbe lo stadio evolutivo finale. La 4. Per essere liberi e autorealizzarsi, gli uomini devono identificarsi con una
storia, dall’inizio del XIX secolo alla metà del XX, è stata concepita come storia nazione
delle nazioni. Le loro origini vennero lasciate sostanzialmente indiscusse e tutti 5. Le nazioni possono realizzarsi pienamente solo entro i loro stati
gli eventi storici vennero giudicati e ricostruiti come il lento dipanarsi della 6. La fedeltà alla nazione sovrasta le altre fedeltà
nazione nel corso del tempo. In quanto entità fisica e data per scontata, la 7. La principale precondizione per la libertà e l’armonia globale è il
nazione non aveva bisogno di una giustificazione della sua esistenza, e la sua rafforzamento dello stato nazionale
storia doveva essere ricostruita in profondità solo come il processo di
evoluzione che l’avrebbe condotta al raggiungimento del suo obiettivo Per essere ancora più esplicito, Smith (1983, p. 23) conclude il capitolo
“naturale”: lo Stato. riassumendo la questione in questi termini:
Questa immagine della nazione come un’entità naturale “primordiale”, la
cui storia poteva essere spiegata secondo il modello della lotta per
Fondamentalmente, il nazionalismo fonde tre ideali: autodeterminazione
l’autodeterminazione entro uno Stato, iniziò a essere messa in discussione nel
collettiva del popolo, espressione del carattere nazionale e dell’individualità
corso degli anni Cinquanta del Novecento. Nel 1960 Elie Kedurie pubblicò un della nazione, e infine suddivisione verticale del mondo in nazioni uniche,
volume che prendeva espressamente di mira questa versione “primordialista” ciascuna delle quali contribuisce con il suo speciale genio al bene comune
del nazionalismo. La teoria centrale di questo saggio è dichiarata dallo stesso dell’umanità.
autore all’inizio della sua riflessione:

2
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

Il punto essenziale è quindi costituito dalla distinzione tra una dottrina certa la correlazione inversa che Kedourie pone tra il successo del nazionalismo
nazionalista, che è generale e include tutti i casi, e le teorie nazionaliste e la capacità di resistenza delle istituzioni tradizionali (famiglia, religione)? È
sostenute dai differenti movimenti nazionali. cioè sicuro che il nazionalismo “vinse” lì dove queste istituzioni entrarono in
Keduire quindi contesta la natura primordiale delle nazioni studiando il crisi, oppure dovremmo verificare l’eventualità dell’esistenza di una
nazionalismo come processo storico che può essere valutato e descritto. correlazione positiva tra nazionalismo e preesistente conformazione della
Sviluppa il suo argomento analizzando l’evoluzione della filosofia europea, e in struttura sociale?
particolare la riflessione kantiana sull’individuo. Kedurie ritiene che sia il Prima di provare a rispondere sottolineiamo quattro punti della riflessione di
dualismo kantiano ad essere responsabile della nascita del nazionalismo Kedourie che vale la pena di considerare per proseguire la nostra riflessione sul
moderno. La separazione effettuata da Kant tra apparenza e realtà conduce, ruolo dell’antropologia nello studio del nazionalismo:
una volta applicata al campo della morale, all’individualismo. L’imperativo 1) Il nazionalismo è un fenomeno relativamente recente
categorico e la sua autodeterminazione sarebbero dunque al centro della 2) Le nazioni non sono entità esistenti da sempre, ma sono invece il risultato
dottrina nazionale (questo dipende dal fatto che per Kedourie il nazionalismo è di una serie di mutamenti sociali divenuti preponderanti dalla fine del XVIII
una strana mescolanza tra determinismo linguistico e l’esercizio del libero secolo
arbitrio). Kant non fu di per sé un nazionalista, ma il suo pensiero venne 3) Gli intellettuali hanno avuto un ruolo centrale nell’ascesa del
recuperato in modo originale da Fichte, che risolse entro la sua “interpretazione nazionalismo
soggettivista” i problemi sollevati dall’individualismo kantiano. Il mondo che 4) Il nazionalismo agisce più rapidamente e più in profondità dove le
noi conosciamo non è più per Fichte il prodotto dell’interazione tra realtà in sé istituzioni tradizionali (come le comunità locali o la parentela) entrano in crisi.
e categorie individuali (per quanto universali), ma è piuttosto il prodotto della Come è evidente, tutti i quattro punti collegano il nazionalismo con il più
coscienza universale, o Ego. Questa coscienza collettiva assume la sua forma vasto fenomeno descritto generalmente come “modernità” o
politica naturale entro le nazioni, questa volta definite dal punto di vista esterno “modernizzazione”. Ci chiederemo quindi in che senso i due fenomeni sociali
secondo il principio linguistico. sono collegati e in che misura una spiegazione del tipo “il nazionalismo è un
Assieme a questa rivoluzione filosofica, Kedourie sottolinea i paralleli aspetto integrante della modernizzazione” può considerarsi una teoria adeguata
sommovimenti della vita sociale che frantumarono antiche istituzioni collettive dal nostro punto di vista (antropologico).
(famiglia, vicinato, comunità religiose) e la marginalità degli intellettuali
tedeschi che li spingeva a un forte impegno politico. Secondo Kedurie, gli
intellettuali tedeschi che svilupparono la teoria del nazionalismo non erano solo La teoria di Gellner: nazionalismo e modernità
isolati in senso politico e sociale, ma manifestavano molti segnali di una
solitudine antropologica dovuta a una profonda crisi di identità come soggetti. Indipendentemente dalla specificità della teoria proposta, tutti i tentativi di
Per riassumere, per Kedourie furono sostanzialmente TRE gli ELEMENTI che giustificare il nazionalismo entro la modernità partono dalla convinzione che
contribuirono alla nascita del moderno nazionalismo: a) UNA RIVOLUZIONE l’ideologia nazionale costituirebbe il fattore mancante, andando a rimpiazzare
FILOSOFICA, b) L’ESCLUSIONE SOCIALE DEGLI INTELLETTUALI, c) LA ROTTURA DI ANTICHE
una funzione di coesione sociale precedentemente adempiuta da altri fattori.
ISTITUZIONI. Data la rilevanza accordata in questo modello ai casi di un piccolo
Date le mutate condizioni sociali e produttive, il nazionalismo costituirebbe il
gruppo di individui (intellettuali e filosofi), la domanda che fin da ora ci cemento sociale adatto ai tempi moderni, sostituendo la religione, il senso della
poniamo è la seguente: come fu possibile che le riflessioni di un minuscolo località, i legami parentali.
gruppo di pensatori marginali provocassero un simile sommovimento su scala Ovviamente, questa impostazione parte dal presupposto che via sia una
planetaria? In altre parole, qual è il legame tra la ristretta intelligentsia che qualche possibilità di distinguere in modo perlomeno approssimativo tra società
innescò il nazionalismo e le masse senza la cui partecipazione attiva nell’azione “tradizionali” (che non avrebbero bisogno del nazionalismo) e società
politica non avrebbe molto senso, oggi, discutere una concezione politica “moderne”, per cui invece il nazionalismo diviene un ingrediente necessario
alquanto bizzarra? Questa domanda ne implica un’altra: possiamo prendere per della tenuta sociale. Non possiamo dilungarci sulla storia e il senso di questa

3
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

opposizione tra tradizione e modernità (un’opposizione in buona parte costruita che gli uomini possono occupare. I ruoli diventano cioè opzionali e
proprio dall’analisi degli scienziati sociali), né raccontare come i diversi strumentali. La vecchia stabilità della struttura sociale basata sui ruoli è
studiosi hanno articolato la specificità del nazionalismo entro il processo di semplicemente incompatibile con la crescita e l’innovazione. Innovazione
modernizzazione. Ci limiteremo invece a riassumere la prospettiva del significa fare nuove cose, i cui confini non possono essere gli stessi delle
attività che vengono rimpiazzate. Senza dubbio la maggior parte delle società
principale teorico del nazionalismo da questo punto di vista, Ernest Gellner, possono affrontare un riposizionamento occasionale del sistema lavorativo e
perché in essa troveremo praticamente condensati molti punti della teoria della delle strutture corporative, così come una squadra di calcio può sperimentare
modernizzazione che cercheremo di valutare anche in senso critico. all’occasione diverse formazioni pur mantenendo una continuità di fondo. In
Gellner espose le linee fondamentali della sua teoria in un saggio del 1964, questo senso, un singolo mutamento non produce progresso. Ma cosa succede
ma rielaborò estesamente questa posizione in un volume pubblicato nel 1983 e quando i mutamenti stessi diventano costanti e continui, quando la stessa
intitolato Nazioni e nazionalismo. In questo libro il nazionalismo è “spiegato” condizione di mutamento occupazionale diventa in sostanza il tratto
nelle sue cause economiche e nelle sue conseguenze sociali partendo dalla persistente di un ordine sociale? Se si trova una risposa a questa domanda,
premessa che si può individuare un vero e proprio “fossato”, cioè una gran parte del problema del nazionalismo trova una sua soluzione.
differenza radicale, tra le società agrarie e le moderne società industriali. Secondo Gellner, il nazionalismo è il miglior supporto ideologico alla
Secondo Gellner, la differenza fondamentale è costituita dalla relativa modernizzazione, e un supporto praticamente necessario. Se l’obiettivo da
“mobilità” dei membri di questi due tipi di società: le prime infatti erano meno conseguire è la crescita economica, e questa è raggiungibile solo grazie alla
mobili e meno egualitarie, mentre le seconde hanno posto come caposaldo della mobilità sociale e geografica degli individui, quegli stessi individui devono
loro ideologia la mobilità (geografica e/o sociale) dei singoli. La ragione di essere in grado di adattarsi a condizioni di produzione in costante mutamento.
questa differenza dipende dal modello economico di base, che per le società Per poter essere in grado di gestire questa mutevolezza di condizioni e di
moderne è quello di tipo industriale orientato alla crescita costante della contesti produttivi, i soggetti devono necessariamente condividere un corpus
produzione. comune di conoscenze e di valori. Il nazionalismo, facendo credere alle persone
Se la crescita economica è un obiettivo considerato necessario dalle società di avere in comune dei valori e una cultura, in pratica le dota di quegli elementi
moderne, e può essere raggiunto solo con l’industrializzazione, ne consegue che culturali, rendendo così possibile la creazione del cittadino moderno, flessibile e
questo tipo di società dovranno essere (almeno in linea teorica) estremamente uniformato, che costituisce lo strumento fondamentale del processo di
flessibili dal punto di vista sociale: nuove fonti di crescita economica devono modernizzazione.
essere individuate e sfruttate nel più breve tempo possibile, nuova forza lavoro Se cioè lo stato moderno ha bisogno di operai pronti a spostarsi su tutto il
deve essere disponibile in tempi brevi per essere riallocata nei contesti più territorio nazionale, di burocrati impegnati nella razionalizzazione della
favorevoli (se si scopre un giacimento minerario in una regione periferica e produzione, di tecnici in grado di proporre soluzioni produttive omogenee e
poco abitata, bisogna che gli operai si spostino da altre zone), e in generale la quindi vantaggiose economicamente, sarà necessario che quegli operai, quei
popolazione deve essere in grado di muoversi da un posto all’altro al fine di burocrati e quei tecnici condividano, ad esempio, un’unica lingua. In questo
massimizzare la crescita. Nelle società moderne non è necessario (e anzi spesso modo, un manuale di istruzioni per una nuova pala meccanica potrà essere letto
svantaggioso) che ognuno vada a fare lo stesso lavoro dei genitori, e i singoli dagli operai ovunque si trovino. Un medesimo ciclo produttivo potrà essere
saranno invece aperti al mutamento e a nuove prospettive, completamente riprodotto in differenti contesti, e quindi sarà necessario che i diversi addetti
sconosciute alla generazione precedente. Gellner propone un’interessante condividano una serie di informazioni di base che rendano apprendibile quel
metafora per esemplificare questo collegamento tra modernizzazione e ciclo produttivo ovunque lo si voglia realizzare. In pratica, dice Gellner, il
mobilità: nazionalismo dice ai singoli che fanno parte di una solida comunità di valori e
Se la crescita cognitiva presuppone che nessun elemento sia indissolubilmente di cultura, ma in questo modo rende le persone disponibili ad accettare
legato a priori a qualunque altro, e che ogni cosa sia passibile di moltissime novità (imparare a leggere e scrivere, imparare a riconoscere un
ripensamento, la crescita economica e produttiva pretende esattamente lo insieme di valori e simboli) necessarie al contesto economico e che producono
stesso tipo di atteggiamento per le attività umane e quindi per i diversi ruoli

4
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

proprio quell’unità di valori e di cultura che invece si pretende essere teoria) sono spesso così diversi tra loro che una loro uniformazione non sembra
preesistente. particolarmente vantaggiosa se il nostro obiettivo è conoscere le cause del
Come è evidente, sono molte le critiche che si possono sollevare a questo nazionalismo nei diversi contesti culturali. È chiaro ad esempio che il
approccio. Ci limiteremo a indicarne alcune (sulla falsariga di quanto avanzato nazionalismo inglese e quello italiano si svilupparono in contesti sociali ed
da Smith, 1983, nella sua introduzione): economici profondamente diversi durante il corso del XIX secolo, e spiegarli
1) Questo impianto teorico presuppone una definizione rigida e precisa di entrambi con lo stesso set di strumenti non ci consente di individuare quel che
“modernizzazione”, dato che spiega il nazionalismo proprio nei suoi termini. ognuno di essi ha di specifico. Detto altrimenti, la teoria in questo senso
Oggi il concetto di modernizzazione come insieme coeso e coerente di valori e “spiega troppo”, perché assomma in un unico canestro esplicativo fenomeni
pratiche economiche, sociali e tecnologiche è estremamente criticabile. storici profondamente diversi.
Sappiamo cioè che la modernizzazione non può essere considerata un blocco 4) Un’ultima critica, sulla quale però non ci soffermeremo, è invece di tipo
uniforme, in cui la crescita industriale si accompagnerebbe necessariamente strettamente storico. Una certa corrente di pensiero degli studi sul nazionalismo
alla laicizzazione, alla democrazia, all’individualismo. Sono troppi i casi in cui critica il modernismo della teoria di Gellner (e di molti altri approcci che pure
la modernizzazione in senso tecnologico non si è accompagnata alla non si rifanno direttamente a Gellner) proprio contestandone l’assunto storico
secolarizzazione (Iran), né alla democrazia (Cina), né all’individualismo in di fondo, e cioè l’idea che le nazioni sarebbero un prodotto comunque moderno
senso occidentale (India, Giappone). Semplicemente, oggi riconosciamo la con una storia non più profonda di duecento anni (quattrocento, secondo alcune
natura ideologica del concetto stesso di “modernizzazione” e le pregiudiziali varianti dell’approccio modernista alla nazione, che fanno risalire l’origine
evoluzioniste che hanno permesso la sua diffusione come strumento analitico. della nazione moderna allo stato assolutista europeo che si afferma come
Visto che non sappiamo più cosa sia la modernizzazione, una teoria che per modello politico nel corso del XVII secolo). Secondo questa corrente di critica
spiegare il nazionalismo si basa in modo così rigido su questo concetto è del modernismo (critica che ha il suo esponente principale proprio in Anthony
destinata a mostrare la sua debolezza. Smith) le nazioni hanno una storia che non si può ridurre agli ultimi secoli, e
2) La storia di questi ultimi anni ha posto in evidenza un fatto ulteriore: non sono invece l’espressione di antiche origini, con una storia plurisecolare se non
solo il nazionalismo può svilupparsi indipendentemente dalla modernizzazione millenaria. Non intendo soffermarmi su questo approccio (cosiddetto
intesa come secolarizzazione e conseguimento individuale dello status sociale primordialista, proprio perché insiste sull’antichità di molte delle nazioni
(non più “ascritto” cioè imposto dall’esterno), ma può addirittura assumere moderne e sulle cosiddette “origine etniche” delle nazioni moderne)
forme specifiche in opposizione a quei valori “laici”. Il recente emergere dei semplicemente perché credo che sia frutto di un equivoco terminologico:
fondamentalismi religiosi (cristiano, islamico, indù) dimostra che si può primordialisti (come Smith) e modernisti (come Gellner) in realtà non parlano
sviluppare un forte senso di appartenenza collettiva (spesso marcato in chiave della stessa entità sociologica anche se entrambi possono far uso del termine
esplicitamente nazionale) proprio opponendosi a quella vaga nebulosa che “nazione”. Mentre i primi si riferiscono a gruppi solitamente di dimensioni
chiamiamo modernizzazione. In questo caso un senso di appartenenza collettiva ristrette, oppure alle concezioni di un’élite di ridotte dimensioni entro masse di
e simbolica sembra avere l’effetto opposto di quello ipotizzato da Gellner, popolazione più vasta, la concezione modernista intende per nazioni gruppi
rilanciando forme di produzione materiale e sociale “premoderne” anche se la caratterizzati non solo dalla condivisione di tratti culturali (lingua, religione,
comunità cui si fa riferimento corrisponde ai criteri di omogeneità e uniformità pratiche matrimoniali, eccetera) ma anche dalla consapevolezza di appartenere
“tipici” della nazione moderna. a un gruppo nazionale specifico e identificabile con una lunga storia
3) Una critica più generale del modello di Gellner riguarda invece la natura sostanzialmente ininterrotta. Per fare un esempio, se pure sappiamo con
della sua applicabilità. La teoria proposta ha infatti l’innegabile pretesa di certezza che alcuni degli ultimi imperatori bizantini avevano recuperato un
porsi come “generale”, e quindi valida universalmente. La critica in questo caso legame di continuità con l’antica Grecia e quindi potevano già essere
è cioè del tipo opposto a quelle presentate ai punti 1 e 2: lì dicevamo che la considerati “greci” in senso moderno, questo tipo di identità inteso come
teoria si trova a dover escludere diversi casi specifici, mentre qui la critica è continuità storica del popolo greco impiegò diversi secoli per diffondersi lungo
rivolta al fatto che i casi inclusi (che cioè possono essere “spiegati” secondo la gli strati sociali e per divenire patrimonio comune dei cittadini della Grecia

5
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

moderna. Fino a tempi relativamente recenti, i greci hanno continuato a pensare Cina proprio tra il 1978 e il 1979. Queste guerre, infatti, coinvolgevano stati
a se stessi come romii, cioè “romani” in senso di cristiani, opposti dichiaratamente marxisti ma non potevano essere spiegate se non in termini di
sincronicamente ai musulmani “turchi” con i quali hanno a lungo convissuto e nazionalismi rivali. Come fa notare Anderson (1991, p. 23), la tradizione
diacronicamente ai “pagani” ellines dell’antichità. In questo senso, l’identità marxista non ha offerto strumenti sostanzialmente validi per indagare e
nazionale della Grecia moderna è un fenomeno recente e sostanzialmente comprendere il nazionalismo e – più che elaborare teorie “erronee” del
differente da precedenti forme di identità, legate a un’ecumene religiosa, il nazionalismo – si è in sostanza limitato a scansare il problema: “Sarebbe più
cristianesimo ortodosso, che però includeva diverse tradizioni culturali, non giusto affermare che il nazionalismo è stato una scomoda anomalia per la
solo greche. Detto altrimenti, la nazione intesa come termine che raggruppa una teoria marxista e, proprio per tale motivo, è stato eluso più che affrontato”. Nel
serie di tratti caratterizzati da omogeneità e continuità storica (una lingua, una tentativo quindi di riflettere seriamente sulle origini del sentimento nazionale,
storia riconoscibile, una religione, un insieme identificabile di pratiche sociali, Anderson pubblicò nel 1983 (lo stesso anno di Nazioni e nazionalismo di
di valori e di credenze) indipendentemente dalle differenziazioni di classe, è un Gellner) un libro intitolato Comunità immaginate, che ebbe molta fortuna e fu
fenomeno recente, anche se le élite culturali e politiche di alcuni gruppi ripubblicato in una nuova versione accresciuta nel 1991, versione poi tradotta
culturali possono, in passato, aver intuito questa eventualità. La ragione di in italiano. Vediamo le linee essenziali di questo importante contributo1.
questa impostazione modernista dall’approccio che propongo è di tipo La risposta di Anderson alla domanda “Che cos’è il nazionalismo” è allo
analitico: credo infatti che se non si isola il fenomeno dell’appartenenza stesso tempo semplice e carica di implicazioni teoriche. Ecco la sua sintetica
nazionale che si è sviluppata dopo la Rivoluzione Francese dal generale definizione di nazione: “Si tratta di una comunità politica immaginata, e
processo storico dell’appartenenza non riusciamo a capire il senso e la funzione immaginata come intrinsecamente insieme limitata e sovrana. È immaginata in
delle identità attuali. Per riassumere: gli uomini hanno sempre voluto e dovuto quanto gli abitanti della più piccola nazione non conosceranno mai la maggior
appartenere a un gruppo identificabile almeno in termini soggettivi (“io” so parte dei loro compatrioti, né li incontreranno, né ne sentiranno mai parlare,
qual è il mio gruppo) e a volte questo gruppo poteva essere ben più esteso del eppure nella mente di ognuno vive l’immagine del loro essere comunità (…) La
gruppo effettivamente conosciuto direttamente da ogni singolo (si pensi nazione è immaginata come «limitata» in quanto persino la più grande, anche
all’appartenenza religiosa o all’inclusione in un impero, come nel caso della con un miliardo di abitanti, ha comunque confini finiti anche se elastici, oltre i
cittadinanza “romana”), ma il nazionalismo moderno estende e rende stabile quali esistono altre nazioni. Nessuna nazione si immagina confinante con
questo modello di appartenenza a una “comunità immaginata” proprio perché l’umanità (…) La nazione è immaginata come «sovrana» in quanto il concetto
si sviluppa come teoria filosofica e come dottrina politica a partire da un’epoca è nato quando illuminismo e rivoluzione stavano distruggendo la legittimità del
in cui si rendono disponibili soluzioni tecnologiche che consentono la diffusione regno dinastico, gerarchico e di diritto divino (…) Infine è immaginata come
di massa. Per elaborare una teoria del nazionalismo più raffinata di quella una comunità in quanto, malgrado ineguaglianze e sfruttamenti di fatto che
proposta da Gellner dobbiamo dunque concentrarci sulle condizioni sociali, possono predominarvi, la nazione viene sempre concepita in termini di
tecnologiche e culturali che hanno reso possibile la diffusione su larghi strati profondo, orizzontale cameratismo” (pp. 25-26).
della popolazione dell’idea di appartenere a un gruppo vasto e sostanzialmente Termini come “nazione”, “nazionalità” e “nazionalismo”, afferma Anderson,
omogeneo. Per fare questo riassumeremo in breve la proposta interpretativa di non dovrebbero essere considerarti solo l’espressione più ideologica di una
Benedict Anderson. pratica comunque politica, essendo categorie antropologiche più simili a quelle
di “parentela” e “religione”, cioè complessi sistemi di credenze che possono
La teoria di Anderson: Immaginare la nazione dare un’impronta sostanziale alle azioni della vita quotidiana.
Benedict Anderson è un esperto di relazioni internazionali che ha studiato a
lungo il sud-est asiatico e che, alla fine degli anni Settanta, si è trovato a fare i
1 Nell’analisi della struttura di Comunità immaginate farò ampio uso di una
conti con il problema di spiegare, dalla prospettiva marxista entro cui si era
formato, il problema delle guerre che hanno insanguinato Vietnam, Cambogia e recensione inedita di Vincenzo Bitti, che riesce a cogliere appieno il nucleo della teoria di
Anderson.

6
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

L’ascesa del nazionalismo è stata possibile grazie ad alcune trasformazioni uniformarsi in quelle che stavano diventando le lingue “nazionali”. Questa
sociali: diffusione dei vernacoli offrì un supporto perfetto per immaginare diverse
1) Il declino della comunità religiosa intesa come comunità “inclusiva” per comunità di eguali entro le diverse nazioni.
definizione (il protestantesimo come frantumazione dell’ecumene cristiana). Lo stile dei nazionalismi europei si basò essenzialmente sulle lingue
2) Il lento decadimento dei regimi dinastici (le rivoluzioni come esplicita stampate, tanto che Anderson conia l’espressione “capitalismo a stampa”
sfida alla dimensione sacrale del potere). (print-capitalism) per evidenziare la rilevanza di questo mezzo di
3) La trasformazione della percezione del tempo, con l’emergere e comunicazione nel comprendere la formazione di una borghesia nazionalista in
l’affermarsi dell’idea di “simultaneità”. Il tempo astratto segnato dagli orologi Europa. Mentre prima del capitalismo a stampa le solidarietà sociali
permise all’emergente borghesia di pensare ai propri membri come attivi in fondamentali erano la conseguenza di relazioni dirette di parentela o di rapporti
diverse occupazioni “nello stesso tempo”: gli individui, agendo e reagendo clientelari, la borghesia fu la prima classe sociale a sviluppare una forma di
entro un tempo concepito ora come vuoto e lineare, iniziarono a potersi pensare solidarietà intrinsecamente immaginata, attraverso il sostegno del capitalismo a
gli uni gli altri. Il romanzo moderno e l’idea stessa di giornale derivano da e stampa: leggendo dei loro sodali di classe nei romanzi e nei giornali, potendoli
insieme costituiscono questa nuova concezione della simultaneità temporale: i concepire come sincronicamente collegati anche se lontani dal punto di vista
personaggi si muovono e gli eventi accadono in differenti contesti e allo stesso spaziale, i mercanti, gli imprenditori e i burocrati poterono sviluppare un senso
tempo, garantendo quindi il fondamento ideale della comunità immaginata. di appartenenza a un gruppo di persone che, per la maggior parte, non
Questi tre profondi mutamenti spinsero alla ricerca di nuovi modi per collegare avrebbero mai conosciuto.
tra loro le idee di fraternità, di potere e di tempo: il concetto di nazione, Il modello di Anderson è importante non solo perché aggiunge al
secondo Anderson, fu il sedimento che consentì di realizzare in modo efficace determinismo economicista di Gellner ulteriori elementi di natura sociale, ma
questa esigenza a un tempo politica, sociale ed esistenziale. anche perché riesce a dar conto della dimensione sacra dell’appartenenza: per
Ma questa triplice esigenza assunse la forma caratteristica che oggi la nazione alcuni sono pronti a morire, il che significa che la nazione si fa
chiamiamo nazionalismo a causa dell’interazione tra tre fattori: carico di una dimensione simbolica che non può essere facilmente trascurata
1) La crescente rilevanza e predominanza di un particolare modo di (come sembra fare Gellner, e come di certo fanno altri autori, tra cui
produzione e di relazione sociale, e cioè il capitalismo. Hobsbawm, che non tratteremo per ragioni di spazio) come un semplice trucco
2) L’invenzione della tecnologia della comunicazione con la messa a punto per nascondere i “veri” interessi del nazionalismo (e ciò le determinazioni di
della stampa a caratteri mobili. ordine economico dettate dal processo di modernizzazione). Da questo punto di
3) La diversità linguistica del genere umano. vista, quindi, la prospettiva di Anderson arricchisce il nostro quadro teorico:
Come conseguenza del declino del latino come strumento “universale” di sapendo che il nazionalismo è anche un sentimento, ci consente di indagare
comunicazione tra membri appartenenti a diverse tradizioni linguistiche locali, i sulle origini e sulla prima diffusione di quel sentimento tra l’emergente
tipografi e gli stampatori legati al nascente mercato editoriali iniziarono, verso borghesia legata al primo capitalismo.
la fine del XVII secolo, a pubblicare estesamente nei vernacoli locali. Con Ma anche Anderson non sembra in grado di rispondere alla nostra domanda
l’intento di avere un mercato potenziale di lettori quanto più vasto possibile, gli centrale: com’è avvenuto il contatto tra nazionalismo e masse? Come e in che
editori spinsero a uniformare la forma scritta secondo alcune varianti “di misura questo sentimento di appartenenza a una comunità più vasta di quella
prestigio” o particolarmente diffuse, che presentavano il vantaggio di poter che mai riusciremo direttamente a conoscere si è diffuso agli strati subalterni?
essere lette anche da chi poi, nel parlato quotidiano, tendeva ad usare altre Se, come abbiamo visto, la cultura “popolare” come espressione delle classi
varianti dialettali o vernacolari. In questo senso, gli editori spinsero subalterne si distingue dalla cultura delle classi egemoni (tra cui la borghesia,
all’uniformazione linguistica entro aree sufficientemente vaste da garantire un entro cui il nazionalismo è sorto), in che modo un elemento “culto” come
pubblico adeguato per i libri messi in commercio. A loro volta, i libri fatti l’ideologia del nazionalismo è stato recepito e articolato entro le strutture della
circolare diffondevano scelte lessicali e stilistiche che venivano riprodotte a cultura popolare? È mia convinzione che per provare a rispondere a queste
livello locale, spingendo quindi le diverse varianti di una stessa parlata a domande dobbiamo muoverci in due direzioni: da un lato abbiamo bisogno di

7
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

vedere come funziona il nazionalismo una volta sottratto al monopolio stato in grado di descrivere con una dose sufficiente di realismo il sentimento
borghese, nel contesto cioè di quadri sociali meno elitari: abbiamo, per così che muove quelle persone. Il problema, ovviamente, consiste nel fatto che – se
dire, bisogno di “un’etnografia del nazionalismo”, di capire cioè le sue vogliamo essere considerati scientifici – ci sentiamo in obbligo di non
dinamiche sociali effettive in determinati contesti. Dall’altro credo sia impelagarci in questioni del genere. Il più delle volte la sociologia, le scienze
importante, al di là delle diverse stratificazioni sociali, provare a lavorare per politiche e l’antropologia si contentano di respingere qualunque tentativo di
una “struttura di sentimento del nazionalismo”, verificando cioè con singoli affrontare la questione sostenendo la sua sostanziale irrilevanza. Ma se la
casi individuali (biografici) il percorso che rende plausibile l’adesione forte a scienza non è solo un “metodo” per quantificare e trasformare qualunque cosa
un progetto nazionale. Nell’insieme (etnografia del nazionalismo e biografia dei in modelli, regole, e rigidi schemi comparabili, ma rimane piuttosto la passione
nazionalisti) considero questo progetto lo specifico teorico dell’antropologia per la conoscenza, cosa ci può essere di più scientifico che provare a
nella riflessione sulle appartenenze collettive, ma voglio chiudere provando ad comprendere quei profondi sentimenti spesso sollecitati dall’identità etnica o
articolare un po’ più precisamente la mia posizione. nazionale? Se questa non fosse considerata una ragione sufficiente, bisogna
considerare anche le manchevolezze delle attuali teorie sul nazionalismo.
Antropologia e nazionalismo Questo complesso fenomeno sociale, politico e culturale è stato sviscerato per
quanto riguarda le ragioni del suo primo apparire entro un ristretto gruppo di
Uno dei passaggi più emozionanti del bel libro di Tom Nairn, Faces of intellettuali che – non sappiamo neppure approssimativamente come – avrebbe
Nationalism (1997, pp. 158-159) recita: diffuso le sue convinzioni tra le masse. Secondo una versione più critica (quella
Nel bellissimo film di Juris Podnieks, Homeland [Patria] si vede un uomo con che Hobsbawm presenta nel suo libro del 1990, di cui non ci siamo occupati in
un braccio solo che torna, dopo 47 anni di esilio americano, in una buia casa dettaglio per ragioni di tempo) il nazionalismo in effetti non è mai esistito, se
semidistrutta, in mezzo a un campo ricoperto di erbacce. L’uomo si siede non per una microscopica minoranza di fanatici, fino a quando i moderni stati
dentro la casa, travolto dai ricordi, e guarda verso il cielo attraverso il tetto non avrebbero inventato la sua esistenza e presenza per giustificare le loro
sfondato. “Sento ancora la luce”, dice. Nonostante tutto, la sua Lituania esiste
pratiche di sfruttamento e oppressione, e per nascondere, ovviamente i “veri”
ancora, ed è ancora in grado di cantare come ricorda sentiva da bambino: un
coro in mezzo alla foresta baltica, una specie di paradiso. Finalmente è conflitti sociali, sobillando le menti e i cuori dei (comunque pochi) che finirono
possibile tornare a casa, a casa in una comunità immaginata ma dotata di per credere a questa favola. Ma anche in questo caso, nessuno sembra
fondamenta reali, riemerse dopo il crollo di un impero. Solo pochi anni seriamente interessato a spiegare come questo complotto si sia potuto avverare,
prima, quell’uomo sarebbe stato costretto (come molti altri) a chiedere che le mentre ci si accontenta di insistere che le convinzioni comunque istillate nella
sue ceneri venissero disperse assieme a mazzi di fiori da qualche parte nel testa della gente comune non sono altro che menzogne e invenzioni. Il che
mare, fuori dal limite delle acque territoriali: questo era il massimo di potrebbe anche andare bene, nella misura in cui questo approccio ci consente di
prossimità alla casa in rovina concesso loro a quel tempo. Per loro si denaturalizzare le nazioni e il sentimento nazionale, ma il punto in questione è
organizzavano speciali crociere sul mar Baltico. Derisi su entrambi i fronti proprio questo. Difatti, una volta stabilita la natura “costruita” delle nazioni e
della grande barriera imperiale come nostalgici reazionari, questi uomini si dell’appartenenza nazionale come invenzione relativamente recente, se possibile
accalcavano per volgere lo sguardo, oltre i parapetti, all’unica cosa che mai
avrebbero potuto vedere dei loro paesi: una linea nera e compatta la domanda si pone con forza ancora maggiore: allora perché così tante persone
all’orizzonte. nel mondo sono attratte da un’idea così chiaramente fasulla? Cosa trovano nel
nazionalismo di così affascinante da lasciare che le loro vite ne vengano
Come “scienziati sociali”, possiamo certo deridere con altrettanto distacco influenzate così profondamente come gli eventi degli ultimi quindici anni
simili sentimenti espressi in altre parti del mondo, ma resto convinto del fatto sembrano dimostrare? A questo punto della mia riflessione, non mi sembra
che non si possa capire il nazionalismo (e, più in generale, qualunque altra possibile prestare ancora attenzione all’argomento, apparentemente raffinato,
forma di appartenenza collettiva) se con cerchiamo di fare i conti con quelle avanzato da Hobsbawm, che cioè il nazionalismo, in verità, non costituisce una
persone che guardano quella linea nera e compatta che tanto bramano. Con questione rilevante, dato che l’economia o la coscienza di classe hanno avuto
tutte le teorie, i modelli e le spiegazioni di cui disponiamo, nessuno è ancora un ruolo ben maggiore nel determinare il mutamento politico degli ultimi

8
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

duecento anni. Quella di Hobsbawm non è infatti un’ipotesi di lavoro che egli si stata fatta e – aspetto centrale della mia argomentazione – per cui la gente ha
premuri di dimostrare, ma piuttosto una tesi attorno alla quale tenta di costruire iniziato a crederci.
la sua argomentazione a favore di un’interpretazione economicista della realtà Dopo una fase (salutare e necessaria) di scetticismo militante, credo sia
politica. Specularmente, non mi sembra necessario concedere troppo alla giunto il momento di insistere perché trovi più spazio un nuovo approccio al
posizione primordialista espressa da Smith (1986), secondo cui quello che ho nazionalismo. Abbiamo imparato che le nazioni non sono eterne, abbiamo
chiamato il “sentimento” nazionale non dipende dal moderno stato nazionale, indagato a fondo e giustamente sulle precondizioni e cause sociali ed
ed è invece radicato profondamente nell’origine etnica delle nazioni. Anche se economiche del moderno nazionalismo. A questo punto possiamo volgerci a
credo che la prospettiva di Smith contenga elementi che necessitano di un studiare (senza rinunciare al nostro ruolo di praticanti delle scienze sociali)
approfondimento (non sappiamo in effetti molto sulle forme di appartenenza quello che il nazionalismo significa per quelle persone che, finora, troppo
collettiva prima dello stato nazionale moderno, a parte i soliti riferimenti alle spesso ci siamo limitati a considerare i destinatari finali di una dottrina
solidarietà “meccaniche” della famiglia e della comunità locale) non ritengo elaborata altrove. L’antropologia, con la sua attenzione per i “piccoli casi”, con
necessario (come invece sembra fare Smith) risalire all’antica Mesopotamia per la sua predilezione per l’interazione faccia a faccia con le persone di cui cerca
gettare luce sull’odierno nazionalismo lituano. Anche se è evidente che il di cogliere le reti di significato, con la sua vocazione comparativa di ridotte
sentimento nazionale è ben più profondo di qualunque semplificazione dimensioni, può fornire una metodologia adeguata a questo progetto. I risultati
gellneriana, non vi è motivo per cui quella profondità debba necessariamente di un serio approccio antropologico al nazionalismo sono già evidenti. Michael
essere di tipo storico. Per qualunque nazione con un evidente radicamento Herzfeld, nel suo Intimità culturale (1997), descrive uno specifico stile di
etnico (cioè con una storia lunga e ricostruibile) è sempre possibile immaginazione nazionale, quello greco, e ci mostra come – una volta indagata
individuarne un’altra con una storia ben più superficiale e “costruita”, e se a livello locale – l’alquanto astratta ideologia dello stato nazionale può essere
usassimo il criterio dell’effettiva profondità storica per misurare la legittimità o manipolata intenzionalmente in forme irriverenti o addirittura sovversive.
la genuinità delle diverse nazioni rischieremmo di trovarci di fronte a sorprese e Questa manipolazione locale, ci avverte però Herzfeld, può alla fine costituire
a scelte complicate (i birmani più legittimati degli americani, per esempio) che il senso “vero” dell’appartenenza nazionale da parte di chi la vive, per cui la
non chiarirebbero assolutamente i termini del problema odierno. sfida alla retorica officiale (“noi cretesi rubiamo le pecore” e – potremmo
Come già indicato, anche in questo caso un parallelo tra nazionalismo e aggiungere – “noi italiani ci vantiamo di fare i furbi con la burocrazia statale”)
religione può rivelarsi illuminante. Nessuno discuterebbe seriamente (o diventa il cemento che crea quel senso di solidarietà e di fratellanza tipico del
“scientificamente”) una qualunque religione o un sentimento religioso sulla nazionalismo. Possiamo quindi dire che molte volte la negazione ironica del
base della loro “veridicità”, e pochi si contenterebbero di giungere alla modello nazionale costituisce di fatto il miglior legame nazionale possibile, per
conclusione che le religioni, il più delle volte, non dicono “la verità” rispetto al cui, nel caso dell’Italia, possiamo dire che il collante nazionale è proprio
passato. Abbiamo imparato a non imporre le nostre categorie quando costituito dal comune senso di distacco emotivo che molti di noi manifestano
cerchiamo di comprendere un modo di pensare diverso dal nostro, e sembra verso la retorica del nazionalismo: se infatti “molti di noi” hanno un sentimento
esserci un sostanziale accordo sul fatto che ogni tentativo di spiegare le comune, ecco che quel “molti di noi” si può leggere come una “comunità
religioni dovrebbe essere allo stesso tempo estremamente prudente e improntato immaginata” che condivide un valore profondo, e cioè la distanza emotiva dallo
alla specificità individuante, oltre che rispettoso di un sistema di valori e stato cui appartiene, e che riesce a immaginare gli altri membri che, in perfetta
credenze il più delle volte praticamente impossibile da afferrare nella sua sincronia, pensano e agiscono allo stesso modo.
interezza. Soprattutto, nessuno verrebbe preso seriamente se avanzasse come Anticipo questo punto della riflessione di Herzfeld solo per dimostrare
ipotesi esplicativa per il diffondersi di una specifica religione il fatto che essa come, andando a vedere le cose un po’ più da vicino con la modesta
fu in effetti l’invenzione di una ristretta cerchia di adepti, che convinse il metodologia della ricerca etnografica, il nazionalismo possa riservare diverse
popolo ignorante ad adottarla nonostante la sua evidente fallacia. Sappiamo sorprese e nuovi spunti di riflessione per capire quali sono le condizioni che ci
benissimo che le religioni sono “invenzioni”, ma sappiamo anche meglio che fanno spesso usare la prima persona plurale. Nel quadro dell’Europa, del
questa “verità” non ha nulla a che fare con le ragioni per cui quell’invenzione è contesto in movimento dell’Unione Europea, dei mutati rapporti di forze tra

9
Piero Vereni - Materiali per il modulo di Antropologia delle Istituzioni 2006-2007

stati nazionali e dell’emergere di condizioni sociali e produttive nuove, avere le Herzfeld, M. 1997. Cultural Intimacy. Social Poetics in the Nation-State, New York-
idee un po’ più chiare sul senso dell’appartenenza non potrà che farci del bene London, Routledge; trad. it. 2003, Intimità culturale. Antropologia e
o almeno contribuirà – spero – a impedire che “noi” facciamo del male agli nazionalismo, Napoli, l’ancora del mediterraneo.
“altri”. Hobsbawm, E.J. 19902. Nations and Nationalism Since 1780. Programme, Myth,
Reality, Cambridge, Cambridge University Press; trad. it. 1990, Nazioni e
nazionalismi dal 1780. Programma, mito, realtà, Torino, Einaudi.
Bibliografia di riferimento
Hroch, M. 1985. Social Conditions of National Revival in Europe. A Comparative
Anderson, B. 19912. Imagined Communities. Reflections on the Origins of Analysis of the Social Composition of Patriotic Groups among the Smaller
Nationalism, London, Verso; trad. it. 1996, Comunità immaginate. Origini e European Nations, Cambridge, Cambridge University Press.
diffusione dei nazionalismi, Roma, manifestolibri.
Hunsaker, S.V. 1999. Autobiography and National Identity in the Americas,
Armstrong, J. 1995. “Towards a Theory of Nationalism”, in S. Periwal (ed.) Notions Charlottesville & London, University Press of Virginia.
of Nationalism, Budapest, Central European University Press, pp. 34-43.
Kautsky, H. (ed.) 1962. Political change in Underdeveloped Countries, New York,
Bateson, G. & Mead, M. 1945. Balinese Character, New York, the Academy (New Wiley.
York Academy of Sciences Special Publications, vol.2).
Kedurie, E. 1960. Nationalism, London, Hutchinson.
Benedict, R. 1934. Patterns of culture, New York, New American Library; trad. it.
1960, Modelli di cultura, Milano, Feltrinelli. Kohn, H. 1967 [prima ed. 1944]. The Idea of Nationalism, New York, Collier-
Macmillan.
Benedict, R. 1946. The Chrysanthemum and the Sword. Patterns of Japanese
Culture, Boston - New York, Houghton Mifflin; trad. it. 1968, Il crisantemo e Kornhauser, W. 1959. The Politics of Mass Societies, London.
la spada, Bari, Dedalo. Mead, M. 1953. National Character, in A. Kroeber (ed.), Anthropology Today. An
Breuilly, J. 1993 . Nationalism and the State, Manchester, Manchester University
2 Encyclopedia Inventory, Chicago, University of Chicago Press.
Press. Minogue, K. 1967. Nationalism, London, Batsford.
Chatterjee, P. 1986. Nationalist Thought and the Colonial World: A Derivative Nairn, T. 1997. Faces of Nationalism: Janus Revisited, London, Verso.
Discourse?, London, Zed books.
Plamenatz, J. 1974. “Two types of Nationalism”, in E. Kamenka (ed.) Nationalism:
Gellner, E. 1964. “Nationalism”, in id. Thought and Change, London, Weidenfeld The Nature and Evolution of an Idea, Canberra, Australian University Press:
and Nicolson. 23-36.
Gellner, E. 1983. Nations and Nationalism, Oxford, Basil Blackwell; trad. it. 1986, Smith, A.D. 19832 (prima ed. 1971). Theories of Nationalism, London, Duckworth.
Nazioni e nazionalismi, Roma, Editori Riuniti.
Smith, A.D. 1986. The Ethnic Origins of Nations, Oxford, Basic Blackwell; trad. it.
Gorer, G. 1943. “Themes in Japanese Culture”, Transactions of the New York 1992, Le origini etniche delle nazioni, Bologna, il Mulino.
Academy of Sciences, 2nd series, 5: 106-124.
Smith, A.D. 1992. “Nationalism and the Historians”, International Journal of
Gorer, G. 1955. Exploring English Character, London, Cresset. Comparative Sociology, 33, 1-2: 58-80. Reprinted in G. Balakrishnan (ed.),
Greenfeld, L. 1992. Nationalism: Five Roads to Modernity, Cambridge, Mass., Mapping the Nation, London, Verso, 1996: 175-197.
Harvard University Press. Weber, E. 1976. Peasants into Frenchmen: The Modernisation of Rural France
1870-1914, Stanford, Calif., Stanford University Press.

10

Vous aimerez peut-être aussi