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LA FONTE Q

Corso sui sinottici

Ma davvero esistita?


La Quelle risponde ai requisiti che deve avere unipotesi seria e fondata, per raggiungere un altissimo grado di probabilit (al di l della quale ci sarebbe solo quella di ritrovarla materialmente). Il dato tale da sfociare praticamente nella certezza.

Un problema di opportunit


Lo studio della questione sinottica ha portato fondatamente al prevalere dellipotesi delle due fonti, che spiega il materiale comune ai tre sinottici individuando in Mc la fonte utilizzata da Mt e da Lc, ed escludendo per varie ragioni un rapporto diretto tra questi ultimi, fa risalire il copioso materiale comune solo ad essi ad una seconda fonte, la Quelle.

Le ipotesi alternative, che hanno tuttora i loro difensori, puntano o sulla possibilit di spiegare tutto con ununica fonte (dipendenza di Lc da Mt o di Mt da Lc; conflazione di Mt e Lc in Mc ...), rendendo superflua la Quelle, o allopposto sulla necessit di una spiegazione molto pi complessa e un numero maggiore di fonti (influssi incrociati attraverso una serie di redazioni successive: Boismard, Rolland ...); ma pi le si esamina, pi ci si convince della loro insostenibilit.

Le altre ipotesi risolvono minori problemi


 

Esse infatti a nostro avviso finiscono per creare difficolt molto pi grandi di quelle che vorrebbero risolvere. Partono, a ben vedere, da presupposti metodologici poco corretti:

luna pretende di spiegare tutto con lattivit redazionale degli evangelisti, ed costretta ad attribuire loro operazioni poco plausibili di enormi omissioni, spostamenti e riformulazioni di cui non si riesce ad intravedere alcuna ragione; laltra vorrebbe arrivare per tutto linsieme dei fenomeni, al 100%, ad una spiegazione di tipo letterario..

Non fenomeni residuali


A nostro avviso necessario distinguere quei fenomeni che certamente esigono una spiegazione di tipo letterario,  ed altri fenomeni residuali per i quali sono plausibili spiegazioni di altro tipo (tradizione orale, interventi redazionali, modifiche nel corso della trasmissione dei testi).  Una volta collocatisi in questa prospettiva, risultano necessarie, ma al tempo stesso anche sufficienti, come fonti, Mc e Q


La priorit di Mc senza Q


Non si nega Q ma si vuole affermare che non spiega tutti i fenomeni collegati Siamo grati a Q che ci ha servito molto bene, ma ora tempo per potere trovare una strada nuova una teoria che segua allo scopo di mettere insieme gli intenti teologici di ogni evangelista, pur affermando la priorit di Mc.

 

Ma esiste come testo completo?




Rispetto al materiale epistolare la situazione, in un certo senso, rovesciata. L si dava per presupposto che il testo creazione immediata del suo autore, e luso di materiale tradizionale, per esempio materiale prepaolino in una lettera di Paolo, doveva essere positivamente provato volta per volta. Qui invece, come in genere nei testi evangelici, si pu dare per presupposto che il materiale in linea di massima tradizionale, ed leventuale carattere redazionale di un certo elemento che deve essere provato. appunto questo che ci spinge a collocare a pieno titolo, in uno studio incentrato sulle tradizioni orali, anche una trattazione sulla Quelle, pur essendo ben certi che si trattava di uno scritto.

Materiale orale e poi scritto?




Questo materiale tradizionale anteriore alla Quelle dobbiamo presumerlo, almeno in linea di massima, orale. In entrambe le fonti infatti il materiale si rivela orientato alla predicazione; n sarebbe stato messo in scritto se non fosse stato ritenuto importante, meritevole di essere diffuso, e dunque di fatto gi usato oralmente. Questo materiale per dobbiamo supporlo gi ripartito in due distinti blocchi; ben poco plausibile infatti lipotesi alternativa, che si trattasse di un unico blocco di tradizione, che i due redattori avrebbero deciso di scindere; tanto pi che mentre la Q esclude di norma i fatti, Me invece riporta anche un certo numero di detti. Anche il fenomeno dei doppioni conferma che pi a monte entrambi questi blocchi attingevano ad un fondo comune.E tuttavia sia la rarit del fenomeno, sia la diversa formulazione non sempre attribuibile ai redattori, confermano che la tradizione si era raccolta in due rami sostanzialmente distinti.


(Fusco V., Le prime comunit cristiane, EDB, pag. 125)

ANALISI DI Q


  

Lapproccio pi fruttuoso per individuare la linea teologica della Quelle resta quello fondato principalmente sui materiali stessi e le grandi linee della composizione dinsieme. Innanzitutto i contenuti materiali stessi, in positivo e in negativo: da una parte ci che stato incluso, soprattutto ci che stato incluso copiosamente; dallaltra, ci che non stato incluso: detti di altro tipo, miracoli, controversie, racconto della passione e della risurrezione, detti sulla sofferenza del Figlio delluomo ... Per rendersi conto di queste omissioni utile un confronto sia con la tradizione kerygmatica, sia con i materiali di Mc, di Gv, ma anche delle tradizioni particolari (Sondergut) di Mt e di Lc.

Perch scomparso?
 

perch incorporato per via della scarsa enfasi sulla morte e risurrezione di Ges

IL PROGETTO INTERNAZIONALE


La pubblicazione di una edizione critica di Q da parte di un International Q Project coordinato da KLOPPENBORG non deve per far dimenticare che si tratta di una ricostruzione ipotetica di un testo non pervenuto, che non necessariamente esisteva in un'unica forma e che conseguentemente va adoperato con le dovute precauzioni.

IQP


L'Edizione Critica di Q il prodotto del Progetto di Q Internazionale (IQP), un programma della Society of Biblical Literature Il testo critico di Q (1-561) Opera di James M. Robinson , John S. Kloppenborg e Paul Hoffman

Varie edizioni?


J. Kloppenborg ha identificato tre stadi del processo di composizione della fonte Q: uno stadio pi antico di detti dal carattere sapienziale, un secondo stadio di detti polemici e di chreias e un terzo stadio costituito dal racconto delle tentazioni e da ulteriori detti che fanno riferimento alla Torah;

La struttura di Q
  

Di grande importanza anche la struttura, che si riesce a cogliere abbastanza bene sia allinterno delle singole sequenze, sia di tutto linsieme. Lordine originario di Q, a giudizio unanime, si ricostruisce meglio da Lc. Mt infatti, avendo deciso di raccogliere tutti gli insegnamenti di Ges nei cinque grandi discorsi (Mt 57; 9,35 11,1; 13,1-52; 18,119,1; 2425 [o meglio 2325]) ha voluto trovare per ogni singolo detto la collocazione ottimale, ed stato costretto quindi ad effettuare innumerevoli spostamenti, un vero e proprio lavoro paziente e finissimo di mosaico. Lc invece, come possiamo constatare nel materiale marciano, in linea di massima non effettuava spostamenti, se non raramente per qualche ragione molto importante (ma anche in tal caso, si trattava di spostamenti di intere pericopi, non di singoli detti); ovvio pertanto presumere che seguisse lo stesso criterio, anche col materiale della Quelle.

La struttura di Q/2


gi sufficiente un primo sguardo dinsieme ai materiali della Quelle nella sequenza lucana per cogliere comunque - pur nelle incertezze della ricostruzione in alcuni punti - una linea assai chiara:

Lc 34 Il Battista preannunzia il giudizio escatologico imminente, invitando tutto Israele alla conversione, e la venuta di un altro pi
forte di lui che battezzer in Spirito e fuoco. Lepisodio delle tentazioni.


 

Lc 6

Discorso inaugurale di Ges (della montagna in Mt, della pianura in

 

Lc): si apre in prospettiva escatologica con le beatitudini, culminanti in quella dei perseguitati a causa del Figlio delluomo; si sviluppa sotto laspetto etico, ma da non intendere in senso troppo generale (come poi nellelaborazione di Mt): vengono sottolineati alcuni atteggiamenti fondamentali che Ges esige da coloro che lo seguono, nella situazione conflittuale creata dallincredulit e ostilit di altri: amore dei nemici, il non giudicare, la regola doro; si conclude di nuovo in prospettiva escatologica con la parabola delle due case: giudizio e salvezza, secondo laccettazione o il rifiuto della predicazione di Ges.

La struttura di Q/3

narrativi in generale sono estranei alla Quelle; questo per, vista la collocazione simile in Mt e Le, si ritiene che le appartenesse, inserito evidentemente per le parole sulla fede del pagano, come rimprovero allincredulit di Israele (cf. infra, # 8.5). In tal senso ben coerente con ci che precede e ci che segue.  Lc 7,18-35 Ambasceria del Battista dal carcere, risposta di Ges che esalta Giovanni e rimprovera la generazione incredula.


Lc 7,1-10 Guarigione del servo del centurione. Di per s i miracoli e gli episodi

Lc 11,1-13 Sulla preghiera; forse inserito qui come complemento dopo il precedente accenno al dono del Padre (10,21-24)? Lc 11,14-52 Polemiche con la generazione incredula (accusa di complicit con Beelzebul; rifiuto del segno). I sette guai contro i farisei Lc 12,217,6 Sezione rivolta ai credenti. Incoraggiamento a confessare Ges. Notare la connessione: avendo annunziato il rifiuto e la persecuzione violenta (11,49-51), si passa ad esortare la comunit perseguitata e a chiarirle, pi in generale, la sua posizione nella storia della salvezza. Contro le preoccupazioni terrene. Esigenze radicali della sequela. Direttive comunitarie.

Lc 910 Esigenze della vocazione. Discorso missionario. Beatitudine di coloro che accolgono la rivelazione donata dal Padre.

La struttura di Q/4
 

(Lc 17,20-37) Insegnamento escatologico. [+ Le 22,30// Mt 19,28?] Secondo unipotesi suggestiva, la conclusione era segnata dalla promessa ai dodici di sedere su dodici troni a giudicare le dodici trib di Israele (Lc 22,30 // Mt 19,28). In ogni caso, la conclusione in prospettiva escatologica crea una specie di inclusione con la predicazione del Battista e di Ges, con la quale lo scritto si apriva. Risulta subito chiaro che non si tratta affatto, come spesso ci si continua ad esprimere, di una raccolta di detti, bens di una raccolta di discorsi, come ha ben sottolineato H. Schurmann. Non sono detti semplicemente allineati luno allaltro, per essere letti e interpretati uno per uno, come sembra avvenire nel Vangelo di Tommaso. Balza subito allocchio la forte organicit di tutto linsieme, che si traduce a sua volta in una forte conferma dellesistenza di questa fonte. Se nel testo lucano evidenziamo con un colore particolare solo il materiale comune con Mt, lasciando da parte quello comune anche con Mc e quello esclusivo di Lc, il materiale evidenziato si rivela omogeneo e ben concatenato (a ben vedere anzi: ancor pi del testo lucano stesso!); attraverso Lc la fonte perduta riemerge, riusciamo in qualche modo a vederla e a cogliere lorientamento teologico che la contraddistingue inconfondibilmente.


Fusco V., Le prime comunit cristiane, EDB, pag. 137

Qual la teologia di Q?


possibile, nei materiali della Quelle, individuare un filo conduttore, una prospettiva dinsieme? Che cosa li tiene insieme? A questo

riguardo, su alcuni punti gli studiosi di Q presentano una certa convergenza, su altri indicheremo la discussione aperta. Come criteri, oltre ai materiali stessi e alla struttura, pu essere fruttoso il confronto Mc/Q nelle tradizioni comuni - testi sul ruolo del Battista, il discorso missionario, le controversie su Beelzebul (Le 11,14-26 // Mt 12,2230.43-45; cf. Mc 3,22-27), sul segno di Giona (Le 11,29-32 // Mt 12,38-42; cf. Me 8,12), sul peccato imperdonabile (Le 12,10; Mc 3,28-30) - o almeno parallele, come il discorso escatologico (Le 17,20-37; cf. Me 13,1-37). Tali confronti in linea di massima rivelano nella versione di Q un colore pi palestinese e una prospettiva teologica pi arcaica: perdurante validit della legge, maggiore accentuazione escatologica, minore enfasi sulla subordinazione del Battista a Ges.

La teologia/2


 

Non va esclusa, infine, anche se esige cautela, la possibilit di ricostruire veri e propri interventi redazionali: per esempio, elementi connettivi, che non sembrano ben spiegabili allinterno delle singole tradizioni, ma piuttosto nel momento in cui esse sono state raccolte insieme. Innanzitutto, lesistenza stessa di Q - soprattutto se messa a confronto con lopposto orientamento della tradizione kerygmatica - attesta limportanza enorme attribuita alla predicazione di Ges. Se essa viene ripresa e portata avanti, evidentemente non per mero interesse storico-biografico (come conferma la drastica omissione delle tradizioni di tipo pi narrativo), ma perch si convinti che in essa contenuta la rivelazione definitiva e decisiva, di valore unico, incomparabile, da accogliere con decisione radicale di fede e di conversione, in cui in gioco la salvezza.

Tematiche specifiche
     

A questo nucleo essenziale si possono ricollegare, in positivo o in negativo, tutte le varie tematiche pi specifiche: * Lestrema urgenza della missione. * La necessit della fede, della sequela di Ges e della confessione a suo favore anche a prezzo di persecuzione e di morte. * Laspra polemica contro la generazione incredula. * Di qui anche il forte riferimento al Battista che gi annunziava quel kairs ultimo che la generazione incredula non ha saputo cogliere. * Il rapporto con Israele. Lespressione stessa collettiva questa generazione rivela la consapevolezza di essere in minoranza: leccezione non sono gli increduli ma i credenti. La maggioranza dunque non ha creduto. ben chiaro che non si tratta dellincredulit umana in genere ma di quella del popolo eletto. Essa viene collegata, sulla linea della teologia deuteronomistica, a tutta una ormai lunga storia di incredulit ed opposizione del popolo nei confronti dei profeti. Ci nonostante, proprio a questa generazione incredula che ci si continua a rivolgere: sembra certo infatti che questa predicazione sia rivolta ad Israele. Luhrmann suppone che sia, ormai, solo per proclamare la condanna. A noi per sembra pi fondato supporre che se si continua a predicare, anche se con tono minaccioso, ancora aperta una possibilit di salvezza, di dissociazione dalla generazione incredula su cui incombe il giudizio.

Incredulit del popolo eletto e la legge




se, in linea con la tradizione di questo teologumeno veterotestamentario, anche qui ci si attenda (come in Rm 11,25-32) una futura illuminazione e salvezza per tutto Israele. Alcuni vorrebbero escluderlo: la promessa fatta ai dodici di giudicare (krinein) le dodici trib di Israele (Mt 19,28 // Le 22,30) non implicherebbe la ricostituzione escatologica del popolo in prospettiva salvifica, ma solo la condanna. A noi tuttavia sembra pi ovvia linterpretazione in senso salvifico; cos pure per le parole: ... non mi vedrete pi, finch non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 23,39 // Le 13,35). * La Legge resta pienamente in vigore; mancano le controversie del tipo frequente in Marco (Mc 2,13,6; 7,1-13; 10,1-12; 11,2712,40) e le antitesi di Mt 5,21-48: ci sono alcuni di quei materiali (Le 6,27-36: amore dei nemici, esclusione della vendetta; 16,18: il ripudio) ma, significativamente, senza la formulazione antitetica. Secondo le conclusioni di D. Kosch, anche nei testi pi polemici non mai materialmente intaccata la Legge come tale; lelemento inaudito e scandaloso starebbe invece nellautorit di Ges, che viene a prendere il posto finora assegnato alla Legge. Ma anche questa formulazione, osserva Dautzenberg, rischia di rimanere legata allo schema aprioristico della contrapposizione fra Ges e la Legge, che in realt non sussiste, se si tien presente che - non solo per i cristiani ma per qualsiasi tipo di giudaismo - la Torah esiste concretamente solo nellinterpretazione e attualizzazione. A nostro avviso i due elementi, validit della Legge e autorit suprema di Ges, non devono essere messi in contrapposizione optando per luno o per laltro. Pertanto, solo fermandosi superficialmente a un aspetto puramente sociologico si pu parlare di un semplice movimento di rinnovamento allinterno allebraismo; teologicamente gi fuori della Sinagoga nel senso che in caso di divergenza tra questa e Ges, si deve seguire Ges.

Lincredulit del popolo eletto viene anche interpretata teologicamente come accecamento permesso da Dio (Mt 11,25 /1 Le 10,21); lecito perci chiedersi

Levangelizzazione dei pagani


 

Circa la posizione di Q sullevangelizzazione dei pagani, le posizioni sono divergenti. Sembra certo che il gruppo si rivolgesse a Israele, e si pu pensare che se parlava della fede dei pagani, come nellepisodio del centurione (Mt 8,5-13 // Le 7,1-10), era solo per rimproverare ai connazionali la loro incredulit. Forse si limitavano ad accettare che altri gruppi cristiani predicassero ai pagani; o anche essi stessi, appellandosi a questi esempi di Ges, alloccorrenza non respingevano qualche pagano che si convertiva, ma non promuovevano una vera e propria evangelizzazione dei gentili. Sono di difficile valutazione sia Mt 10,5b-6 (Non andate fra i pagani n entrate nelle citt dei samaritani ...), ammesso che risalga alla Quelle ia lepisodio del centurione, in cui si parla della salvezza dei pagani come evento escatologico, secondo il modello veterotestamentario del pellegrinaggio dei popoli a Sion (Mt 8,lls I! Le 13,28s). Ma qual , allora, il contenuto di questa rivelazione cos importante e decisiva? Si presentano assai forti sia laspetto escatologico, sia laspetto etico. La raccolta si apriva, con la predicazione del Battista, nella prospettiva del giudizio imminente, e si concludeva col discorso escatologico. Lo stesso orientamento si nota a volte anche nelle singole sezioni: il discorso programmatico si apriva con le beatitudini, culminanti in quella dei perseguitati a causa del Figlio delluomo (Lc 6,20-23 1/ Mt 5,3-12) e si chiudeva con la parabola delle due case, una parabola di giudizio (Le 6,47-49 I! Mt 7,24-27). Su questo sfondo escatologico va compreso anche linsegnamento etico, caratterizzato dal fenomeno della radicalizzazione.

Quale cristologia?
 

A loro volta poi escatologia ed etica risultano inseparabili dalla cristologia, anche se questultima non si configura come un centro dinteresse a s stante. Lo sguardo fisso alla venuta del Regno (e del Figlio delluomo) proclamata col tono dellimminenza, come si nota nella predicazione del Battista (Mt 3,7-10 // Lc 3,7-9, o nel discorso missionario Mt 10,7 // Lc 10,9.11), bench qua e l sembri gi affiorare, come nelle parabole dei servi (Mt 24,42-51 // Le 12,35-48; cf. Mt 12,28 I! Lc 11,20), lesperienza del ritardo. Tuttavia il Regno in qualche modo gi presente attraverso Ges (Lc 10,24; 11,20); Ges non semplicemente un profeta che annunzia il giudizio; e nemmeno semplicemente il Figlio delluomo che verr un giorno come giudice. Siamo di fronte ad una cristologia elevata anche se solo implicita, che presuppone una dimensione trascendente, divina, di Ges. Egli il Figlio (Mt 11,25-27 /1 Lc 10,21s), attraverso cui il Padre si rivela; il rappresentante, il sacramento, della sua azione salvifica.

Cristologia e morte
  

Sono presenti molti titoli Manca il termine Cristo La morte di Ges va letta nella prospettiva della condanna dei profeti (Q 11,47-51; 12,4-5; 13,34-15)

Si pu parlare di Q come di un vangelo perduto?




 

Possiamo concludere con Polag: ci che tiene insieme i vari elementi la persona di Ges come fonte di esperienza salvifica. questo il presupposto che spiega sia ci che viene trasmesso, sia il fatto stesso della trasmissione; sia le accentuazioni positive (lurgenza della fede, della sequela, della missione) che quelle negative (la minaccia contro lincredulit). In tal senso non infondato qualificare anche Q come evanglion, anche se di tipo diverso da quello prevalso e divenuto un genere. Il termine, del resto, vi compare (cf. Mt 11,2-6 Lc 7,18-23: i poveri sono evangelizzati ..., col riferimento a Is 61), indicando, almeno indirettamente, oltre che il contenuto, anche il testo stesso. Non nel senso del genere letterario, mancando il riferimento esplicito alla morte e risurrezione.

La presenza di alcuni elementi narrativi




importante notare che non manca del tutto in Q una dimensione storiconarrativa. Lintero contenuto della Quelle non un insieme di insegnamenti atemporali, sentenze e proverbi che non ha importanza quando e da chi siano stati formulati, bens una predicazione che ha avuto luogo gi a suo tempo, da parte del Battista e poi di Ges (di entrambi dei quali si presuppone gi noto un certo inquadramento storico) creando un kairs

ben preciso; e adesso raggiunge, prolungando in qualche modo quel kairs, anche il presente.

Non solo, come gi notato, non una sequenza di detti ma di discorsi, ma questi discorsi a loro volta vengono riportati secondo un ordine, almeno nelle grandi linee, di tipo storico. Non a caso comincia col Battista, come nei Vangeli, e tra i discorsi di Ges mette al primo posto quello programmatico, in mezzo quelli che presuppongono il rifiuto di esso, e le drammatiche conseguenze che esso crea ai seguaci di Ges, alla fine il discorso escatologico. (Fusco V., Le prime comunit cristiane, EDB, pag. 145)

I materiali assenti
   

* Le controversie e le antitesi, come gi notato, perch per Q la Legge resta pienamente in vigore. * I miracoli (con leccezione gi notata e gi motivata del centurione). In molti testi per tranquillamente presupposta sia la loro realt di fatto (Lc 10,9 I! Mt 10,8; Lc 11,14-26 Il Mt 12,22-30.43-45; Lc 17,6 // Mt 17,20), sia il loro valore di segni (Lc 7,22 Il Mt 11,5; Lc 10,13-15 Il Mt 11,21-24)? Possiamo congetturare che non siano stati riportati perch, mentre i pagani (come si pu dedurre da Mc) rimanevano molto impressionati da queste manifestazioni straordinarie, in ambiente ebraico invece non avevano la stessa efficacia: non se ne contestava la realt ma si arrivava ad attribuirli ad azione diabolica (Lc 11,14-26 // Mt 12,22-30.43-45; cf. Mc 3,22-27); non valeva la pena dunque di soffermarsi a narrarli dettagliatamente. * risurrezione. Anche le predizioni della passione e risurrezione (cf. Mc 8,31; 9,31; 10,33s); in generale i detti sul Figlio delluomo sofferente, testi scritturistici applicati alla passione e alla risurrezione. Come spiegare lomissione di elementi, quali la croce e la risurrezione, che nellaltro ramo di tradizione, di tipo kerygmatico, risultano cos centrali (almeno sotto forma di annunzio, anche se non di racconto) e che assumono ampio spazio nei Vangeli? Da una parte, possono essere fallaci gli argomenti ex silentio; losservazione fatta circa i miracoli ci fa constatare che le omissioni non vanno ricondotte affrettatamente a ignoranza od ostilit. Dallaltra, vanno evitate certe armonizzazioni troppo a buon mercato, fondate su una riduzione di Q a semplice parenesi. Va ribadito che la predicazione, raccoglie quello che questo gruppo riteneva pi necessario e urgente predicare. N sufficiente rispondere che il racconto della passione manca semplicemente perch il genere di Q quello profetico, e i libri profetici non narravano la morte del profeta. In questo modo il problema non fa che spostarsi pi a monte: come mai hanno potuto scegliere la forma del libro profetico? Come mai allora questa predicazione non menzionava n la croce n la risurrezione? Esaminiamo distintamente le due questioni, che si pongono in termini un po diversi.

Mettendo a confronto Q con i Vangeli, i materiali mancanti sono: * Come scelta generale, tutto ci che elemento prettamente narrativo.

Il racconto della passione e della

Lassenza della croce non vuol dire assenza del valore salvifico della stessa


importante osservare che per quanto riguarda la croce non si tratta affatto di un problema specifico della Quelle, ma di un fenomeno da inserire in un quadro pi ampio. Anche nellaltro ramo di tradizione, infatti, abbiamo riscontrato formule di fede e schemi di predicazione che non menzionano la morte di Ges, oppure menzionano solo il fatto, ma non il suo valore salvifico; o anche altre interpretazioni, teologiche ma non soteriologiche, della morte di Ges attraverso le categorie veterotestamentarie della sofferenza dei giusti, della persecuzione dei profeti, della necessit escatologica di certi eventi dolorosi. Ma a far uso di tutti questi elementi sono i medesimi che, come Paolo stesso, in altri contesti affermano con forza il valore salvifico della croce. Tutto ci dimostra

semplicemente che esso non era oggetto della predicazione, nel senso pi stretto di primo annunzio missionario, n ai pagani n ai giudei. Il problema dunque non si risolve immaginando gruppi cristiani radicalmente contrapposti; si tratta, piuttosto, di una diversit di Sitz Im Leben: tutto fa supporre che il valore salvifico della morte di Ges venisse proclamato in un altro contesto, quello della celebrazione eucaristica. Nulla vieta di pensare che fosse cos anche nel gruppo della Quelle. Anche del battesimo e della sua efficacia salvifica essa non dice nulla, per certamente lo presuppone (Mt 3,11 Il Lc 3,16). Per la risurrezione invece il discorso pi semplice. Lesistenza stessa di Q non si spiega se non ponendo come presupposto la certezza della risurrezione. Il fatto stesso di rilanciare la
predicazione di quel Ges di cui certo non si ignorava la tragica fine, ne presuppone lautorit suprema e definitiva: in concreto come se non attraverso la risurrezione? In Q inoltre, Ges inequivocabilmente identificato col Figlio delluomo (Lc 7,34//Mt 11,19; Lc 11,30//Mt 12,40), il quale a sua volta, pi esplicitamente in alcuni testi, implicitamente anche nei rimanenti identificato con la figura gloriosa, protagonista del giudizio finale (Lc 12,40 1/ Mt 24,44; Lc 17,24.26.30 // Mt 24,27.37.39). Dunque non rimasto nella tomba, vivente, presso Dio, pronto per essere inviato.

Quali tradenti di questa tradizione?


Nella prima parte


Nella seconda


Non sembrano gerosolomitani Non sembrano attenti alle questioni del tempio e della legge Forse Galilei, itineranti, operai,

Dopo linaccoglienza Successo presso i pagani Passaggio ad un tono di accusa Preannuncio della distruzione di Gerusalemme

Quando stato composto?


Anni 30 Anni 60 Prima del 70 (dato lannuncio della fine di Gerusalemme Q 13,35)

Dove stato composto?


in Galilea date le citt di cui parla, prima del 30 (Cafarnao, Chorazin, Betsaida) Forse in seguito in altri luoghi fu risistemato al di fuori della Galilea e della Giudea. Si propone anche Damasco o Cesarea di Filippo o Betsaida(Iulia)

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