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EVGENI IONESCO.

Nato a Slatina, in Romania, nel 1912 (il 13 novembre secondo il calendario ortodosso, il 26 per [1] quello gregoriano ) da padre romeno e da madre francese di origini greche e romene, si trasfer con i genitori a Parigi l'anno seguente, dove ben presto fece esperienza della guerra. Le immagini atroci e confuse di questo periodo impressionarono a tal punto il piccolo Eugne da tornare ricorrentemente nelle sue opere. Nei miei ricordi, le apparizioni grottesche assomigliavano ai personaggi di Brueghel, o di Bosch: grandi nasi, corpi deformi, sorrisi atroci, piedi biforcuti (1939)

Al termine della guerra, Ionesco si trasfer con la sorella nel piccolo villaggio Chapelle-Anthenaise, nella Mayenne. Questo soggiorno fu pervaso di serenit e tranquillit: i ricordi su di esso sono sereni. Tornato a Parigi, Ionesco scrisse la sua prima pice: un dramma patriottico. Nel 1925 torn in Romania e impar il romeno; nonostante il desiderio di diventare attore, si iscrisse, sotto spinta del padre, all'Universit di Bucarest. Negli anni trenta scrisse e pubblic versi e articoli di critica da cui gi traspaiono quelli che poi saranno i principi fondamentali della sua drammaturgia. Sposatosi nel 1936 con Rodica Burileano (da cui nel 1944 avr la figlia Marie-France), Ionesco divent professore ordinario e ricevette due anni pi tardi una borsa di studio dal governo rumeno per scrivere a Parigi una tesi sui temi della morte e del peccato nella poesia francese dopo Baudelaire. Nella primavera del 1939 comp un pellegrinaggio a Chapelle-Anthenaise, dove ogni luogo e ogni oggetto carico di passato e di ricordi, ma con lo sfondo di una nuova guerra. Dal 1941 al 1944 lavora all'ambasciata romena presso il governo collaborazionista francese di Vichy [1]. L'incontro con il teatro casuale e inaspettato: Comprai un manuale di conversazione dal francese all'inglese, da principianti. Mi misi al lavoro e coscientemente copiai, per impararle a memoria, le frasi prese dal mio manuale. Rileggendole con attenzione, imparai dunque, non l'inglese, ma delle verit sorprendenti: che ci sono sette giorni nella settimana, ad esempio, cosa che gi sapevo; oppure che il pavimento sta in basso, il soffitto in alto. [...] Per mia enorme meraviglia, la S.ra Smith faceva sapere a suo marito che essi avevano numerosi figli, che abitavano nei dintorni di Londra, che il loro cognome era Smith, che il Sig. Smith era un impiegato [...]. Mi dicevo che il Sig. Smith doveva essere un po' al corrente di tutto ci; ma, non si sa mai, ci sono persone cos distratte... (Note e Contro-Note) Ionesco fu colpito in modo tale che decide di comunicare ai suoi contemporanei le verit essenziali appena scoperte: scrive La cantatrice calva, un'opera teatrale che si potrebbe definire didattica. Queste verit essenziali diventano per folli, la parola si disarticola, e ne risulta una tragedia del linguaggio. La cantatrice calva, definibile anti-pice, viene messa in scena per la prima volta l'11 maggio 1950 al Thtre des Noctambules, ma se da un lato attira l'attenzione di diversi critici e letterati (come la sua amica Monica Lovinescu) e del Collegio di patafisica, dall'altro risulta un vero fallimento di pubblico. Ionesco non si lascia scoraggiare, perch ora sa ci che ha da dire e il modo in cui dirlo. Contrario alle rivoluzioni, politicamente pu essere definito un "anarchico di destra" [2]. Negli anni tra il 1950 e il 1952 scrive altre 8 pices che gi definiscono i suoi principi di drammaturgia: Disarticolazione del linguaggio Proliferazione degli oggetti Descrizione di un mondo inquietante e assurdo (proprio nel 1952 Samuel Beckett pubblic Aspettando Godot) Visione onirica del reale Introspezione psicoanalitica molto profonda (in Vittime del dovere proprio quando la trama sembra una parodia dell'inchiesta poliziesca, il personaggio Choubert sposta l'attenzione sul proprio io, scavando nel profondo e trovando immagini d'infanzia. Esprime cos il suo dolore: "Padre, noi non ci siamo mai capiti... Puoi ancora sentirmi? TI obbedir, perdonaci, noi ti abbiamo perdonato... Mostra il tuo volto!").

Se il pubblico inizi a interessarsi a lui, le polemiche furono feroci e altrettanto numerose. Per difendere il proprio modo di fare teatro, Ionesco fece conferenze, scrisse saggi, rilasci interviste e, nel 1955, fa un impromptu, un "improvviso" (Impromptu de l'Alma), dove egli stesso entra in scena. Attaccato da tre "dottori in teatrologia", Bartolomeo I, II e III che citano Aristotele, Sartre e Brecht, Ionesco si difende e si giustifica. Nel frattempo La cantatrice calva viene scoperta da un pubblico che ha superato il primo shock generato dal teatro dell'assurdo. Inizia a questo punto lo straordinario successo della pice che dal 1957 viene ininterrottamente recitata nel piccolissimo Thtre de la Huchette, situato nel cuore del Quartiere Latino (ancora oggi - 2009 - le rappresentazioni sono quotidiane; agli spettatori di allora si sono aggiunti i figli e i nipoti, ma la magia di quel testo al di fuori del tempo si rinnova ogni volta). Nel 1958, con la pubblicazione di Rinoceronte, Ionesco raggiunse il massimo successo: conferenze, colloqui, viaggi intorno al mondo diventano quotidiani, ma anche le critiche si inasprirono: il drammaturgo venne accusato di

conformismo e di noncuranza per l'attualit, di non essere engag, politicamente impegnato. Ionesco rispose alle accuse e in questo modo defin le linee guida della propria drammaturgia, i propri problemi di scrittore, la propria esperienza in teatro. Ne risulta il libro Note e Contro-Note. A questo punto, Ionesco scrisse non pi per schernire, ma per capire la vita e la morte. tentato dall'aspetto serio e tragico della vita. Le opere degli anni settanta sono pervase da rassegnazione: Ionesco fu testimone della Primavera di Praga, della guerra del Vietnam, degli attentati terroristici alle Olimpiadi di Monaco, e defin il mondo e la condizione umana con un solo aggettivo: assurdi. Ionesco mor il 28 marzo 1994, ed sepolto nel cimitero di Montparnasse. Autoritratto di Ionesco La Commedia Umana non mi assorbe abbastanza. Non appartengo interamente a questo mondo (Diario in frantumi) Lo sguardo di Ionesco sembra in effetti leggere al di l dell'apparenza del mondo: egli si sente estraneo alla realt. Vede la propria vita pervasa di solitudine e di angoscia, dall'infanzia emergono immagini grottesche, da incubo, salvo rari momenti di "euforia estatica", perch il mondo anche meraviglioso: proprio questa contraddizione che rende affascinante la commedia che ha come protagonista l'uomo. La stessa contraddizione rende altrettanto affascinante la morte: quando ero a Chapelle-Anthenaise, mi trovavo fuori dal tempo, dunque in una specie di Paradiso. Intorno agli 11 anni [...] ho cominciato ad avere l'intuizione della fine [...]: ero nel tempo, nella fuga e nel finito. Il presente era scomparso, non ci sarebbe pi stato per me altro che un passato e un domani, un domani sentito gi come un passato [...]. la velocit non solamente infernale, essa l'inferno stesso, l'accelerazione nella caduta (Diario in frantumi)

Il 1960 costituisce lanno di svolta per la carriera di Ionesco. Con Rhinocros inizia ad aver accesso a quella notoriet che, da drammaturgo sulfureo e contestatario, lo trasforma poco a poco in classico del teatro francese del XX secolo. Dal 1959, la sua opera inizia ad evolvere, privilegiando un tema caratteristico del nuovo teatro, detto anche Teatro dellassurdo: lossessione della morte, che occupa un posto centrale nellazione drammatica. A dominare lassurdo, che condanna in anticipo e rende la vita e i gesti umani privi di senso. Ionesco cos inizia a privilegiare i temi dellassurdo e della morte in Tueur sans gages (1959). Questopera mette in scena il personaggio di Berenger il quale, scandalizzato dalla passivit della polizia e dei cittadini di fronte ai crimini di un misterioso assassino che insanguina la citt, decide dindagare per conto suo. Malgrado le numerose prove che lui trova e che permetterebbero dinchiodare lassassino, non suscita che indifferenza e scetticismo. In preda alla disperazione, lui stesso a cercare lomicida, finisce per incontrarlo, ma non riesce ad ottenere le risposte alle domande che pone a questo personaggio (simbolo del male e della morte, che fanno parte inevitabilmente della condizione umana). In Rhinocros (dello stesso anno), il piccolo funzionario Berenger prova ad opporsi alle imprese dei rinoceronti: immagini dei regimi totalitari, essi cercano dimporre il loro potere a cittadini rassegnati che prendono poco a poco laspetto di queste orribili bestie. E Berenger, alla fine dellopera, non sfugge lui stesso alla tentazione dellimmonda metamorfosi. , tuttavia, in Le Roi se meurt, che prende il sopravvento il tema della morte. la lenta agonia del primo Berenger che lo spettatore invitato ad assistere, alla sua rivolta contro lassurdit della vita, agli ultimi soprassalti dellesistenza che sfugge inesorabilmente. La morte anche onnipresente in Le Piton de lair. Berenger questa volta scrittore. Ma la sua paura di morire gli impedisce di creare. Per fuggire questangoscia, Berenger sinventa un mondo strano, nel quale possibile sperare. Attraverso il ciclo di opere ruotanti intorno a Berenger, celandosi dietro questa maschera, Ionesco ha espresso la sua ossessione, il suo orrore per la morte. Giocando sulla diversit di questi molteplici Berenger, lautore afferma che nulla pu sfuggire allannientamento totale, destino della condizione umana.

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