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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

FACOLT DI SOCIOLOGIA
Corso di Laurea Magistrale in

COMUNICAZIONE PUBBLICA, SOCIALE E POLITICA


Tesi di Laurea in

Comunicazione e culture giovanili

NAPOLI CITT GIOVANE


POLITICHE E STRATEGIE DELLAMMINISTRAZIONE PUBBLICA
PER LE NUOVE GENERAZIONI

Relatore

Candidata

Ch. mo Prof. Raffaele Savonardo

Maria Robertucci matr. M15000021

Anno Accademico 2009-2010

a Te.
Perch, nonostante tutto, hai sempre saputo dirmi quanto fossi orgoglioso di me.

INDICE

INTRODUZIONE I CAPITOLO
I GIOVANI COME CATEGORIA SOCIALE I.1 I giovani nello scenario contemporaneo I.2 La mappa dei valori giovanili I.3 La fiducia nelle istituzioni I.4 La partecipazione giovanile

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II CAPITOLO
LE POLITICHE GIOVANILI IN ITALIA II.1 Le politiche sociali per i minori II.1.1 Il benessere: indicatore del livello di qualit di un sistema sociale. La legge 328/2000 II.1.2 Il Piano di Zona e la Carta dei Servizi sociali II.2 Le politiche per i giovani II.2.1 Politiche giovani: una risorsa a livello Internazionale II.2.2 Il Libro Bianco: un nuovo impulso per la giovent europea II.3 LItalia e le politiche giovanili II.3.1 Il Ministero per le Politiche Giovanili II.3.2 Il ruolo degli Enti Locali 49 53 56 61 64 67 74 79 83

III CAPITOLO
LE POLITICHE GIOVANILI DEL COMUNE DI NAPOLI III.1 Napoli, la realt urbana III.2 Un possibile profilo dei giovani napoletani III.3 Lindagine empirica III.4 Le politiche giovanili del Comune di Napoli. La voce dei protagonisti III.4.1 Il Piano Locale Giovani III.4.2 Iniziative culturali giovanili III.4.3 La Regione Campania e le Politiche Giovanili III.4.4 I giovani napoletani e le istituzioni 91 96 107 109 112 118 121 124

APPENDICE
LE INTERVISTE SEMISTRUTTURATE AI PROTAGONISTI DELLE POLITICHE GIOVANILI DEL COMUNE DI NAPOLI Intervista A - Dirigente del Servizio Giovani Intervista B - Assessore alle Politiche Sociali e Politiche Giovanili 127 140

BIBLIOGRAFIA SITOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

A conclusione di questo lavoro di tesi, doveroso porre i miei pi sentiti ringraziamenti alle persone che ho avuto modo di conoscere in questo importante periodo della mia vita e che mi hanno aiutata a crescere sia dal punto di vista intellettuale sia dal punto di vista umano. E difficile in poche righe ricordare tutte le persone che, a vario titolo, hanno contribuito a rendere migliore questo periodo. Desidero innanzitutto ringraziare il Prof. Lello Savonardo per i preziosi insegnamenti durante questultimo anno di laurea magistrale e per le numerose ore dedicate alla mia tesi. Probabilmente senza il suo supporto non sarei riuscita ad arrivare fin qui, esortandomi ad insistere e a proseguire il percorso intrapreso anche quando ogni possibilit mi sembrava perduta, ed avrei preferito mollare tutto, facendomi desistere da tale proposito. Ancora, ringrazio sentitamente la Prof.ssa Amalia Caputo che stata sempre disponibile a dirimere i miei dubbi durante la stesura di questo lavoro, mostrandomi sempre particolare disponibilit e fornendomi testi e dati indispensabili per la realizzazione di questa tesi. Inoltre, vorrei esprimere il mio pi sincero affetto alle Dott.sse, nonch care amiche, Daniela De Magistris, Marilena Di Bonito e Paola Marigliano per i numerosi consigli, ma soprattutto per il supporto morale e lamicizia dimostratami in questi due difficili e lunghi anni. Non so se trovo le parole giuste per ringraziare i miei genitori e la mia famiglia, per vorrei che questo mio traguardo raggiunto, per quanto possibile, fosse un premio anche per loro e per i sacrifici che hanno fatto per me e per il mio futuro. A mio Nonno, un grande uomo, premuroso, onesto, estremamente buono, dedico questa tesi: i suoi occhi mi dicevano sempre quanto fosse orgoglioso di me. Per ultimo, ma non per ordine di importanza, desidero ringraziare Enrico, per essermi stato accanto quando ho avuto bisogno della sua presenza, ma soprattutto perch credo che avrebbe desiderato vedere questa tesi terminata quanto nessun altro.

INTRODUZIONE

Il presente lavoro si concentra sulle principali attivit e strategie promosse dal Comune di Napoli in riferimento alle Politiche Giovanili sul territorio, a partire da un inquadramento teorico sulla condizione giovanile in Italia e dal relativo scenario normativo nazionale ed internazionale. Il lavoro si concentra sul contesto socio-culturale napoletano, sul profilo dei giovani del territorio e sulle Politiche Giovanili messe in atto dallattuale Amministrazione Pubblica. Definire cosa sono le Politiche Giovanili richiede alcune riflessioni su obiettivi, strumenti ed iniziative promosse a livello internazionale, nazionale e locale in favore dei giovani. In letteratura non presente una definizione comune, univoca e condivisa di cosa si intende per Politiche Giovanili, dato che ogni paese ha la propria politica nazionale e decide quali sono le finalit a cui devono corrispondere le politiche rivolte a questa specifica categoria sociale. Infatti le politiche giovanili comprendono un insieme di interventi rivolti ai giovani (come ad esempio quelli riguardanti il lavoro, la salute, la cultura, listruzione, la formazione professionale, linformazione, ecc.) il che rende molto complessa una possibile definizione. Partendo da questo assunto, si pu di conseguenza illustrare brevemente la struttura del seguente lavoro, che si compone di tre capitoli.

Il primo dedicato alle principali teorie che riguardano i giovani in quanto categoria sociale in continuo mutamento, ma soprattutto come oggetto di ricerca, nel tempo divenuto sempre pi significativo. In questa societ sempre pi incerta, dove il cambiamento diventato lasse portante, gli individui sono pi facilmente colti dal disagio esistenziale in particolare i giovani, che nel loro percorso di crescita hanno bisogno di certezze, di stabilit e di continuit. Oggi la societ, che di fatti esige inevitabilmente continui cambiamenti e ridefinizioni (Bauman, 1999), rinvia i riti sociali che scandiscono il passaggio allo status di adulto come la conclusione degli studi, luscita da casa, lingresso nel mondo del lavoro, tenendo i giovani in una fase di moratoria sociale che, se da un lato permette una formazione pi adeguata, dallaltro impedisce alladolescente di raggiungere una piena autonomia, lasciandolo a lungo in un periodo di indefinitezza (de Lillo, 2007). Giovani definiti come una generazione del rischio, poich condividono le condizioni dellattuale societ del rischio (Beck, 2000a), caratterizzata da paure ed opportunit, perdita di certezze, aumento delle insicurezze e delle casualit indotte ed introdotte dalla modernit stessa. Essi sembrano possedere ununica certezza: quella di non aver diritto neanche alla certezza, che invece si presentava in maniera pi evidente nelle generazioni precedenti. I giovani doggi sono necessariamente e non colpevolmente fragili, in quanto inseriti in un cambiamento culturale, sociale ed economico che non consente loro di conseguire in poco tempo lo status di adulto. Il secondo capitolo, invece, offre una panoramica su quali sono le principali politiche giovanili sul piano nazionale ed internazionale. Si parte quindi dalla

presentazione delle direttive stabilite dallUnione Europea, con particolare accezione al Libro Bianco sulla giovent, nato con lobiettivo di ascoltare i giovani, offrire una cassa di risonanza alle iniziative locali, incoraggiare gli Stati membri a meglio cooperare, avviare azioni concrete nel quadro dei programmi europei esistenti e meglio inserire la dimensione giovent nellinsieme delle politiche, per creare le condizioni di una piena partecipazione dei giovani alla vita di societ democratiche, aperte e solidali. Si procede poi, con lanalizzare, nello specifico, il panorama normativo italiano e quello locale e la relativa importanza che hanno nella programmazione di tali politiche. Infine, per entrare nei meriti e delle strategie delle Politiche Giovanili relative al contesto partenopeo, il terzo capitolo presenta lindagine empirica, di carattere esplorativa e descrittiva, condotta attraverso interviste qualitative semistrutturate ai protagonisti delle Politiche Giovanili a Napoli: lAssessore alle Politiche Sociali e Politiche Giovanili - Giulio Riccio - e alla dirigente del Servizio Giovani - Domenica Coppola - del Comune di Napoli, realizzate tra Novembre 2010 e Gennaio 2011. Tali interviste sono state condotte con lobiettivo di indagare gli effetti delle politiche per i giovani sul territorio; le attivit e le strategie risultate pi efficaci, le criticit relative e, pi in generale, i fenomeni e le dinamiche che caratterizzano luniverso giovanile napoletano. Se si analizza il panorama delle istituzioni preposte alla programmazione e realizzazione delle politiche giovanili oggi, ci si trova di fronte una realt spesso frammentata che produce numerosi documenti con linee guida spesso disomogenee ed incapaci di rispondere ai bisogni di tutti.

A volte si trascurano le peculiarit territoriali, le esigenze di una realt locale e soprattutto si ignorano i bisogni dei soggetti destinatari delle politiche. D'altra parte proprio le svariate forme presenti sul territorio sono una ricchezza per gli operatori che ne riescano a cogliere interessanti indicazioni sociali. La conoscenza e lo scambio di queste esperienze di per s costituiscono un passaggio successivo nella creazione di un percorso operativo condiviso. I giovani sono una categoria sociale in continuo movimento e trasformazione (Savonardo, 2007) e quindi appaiono sempre pi sfuggenti, lontani sia dalle istituzioni che delle associazioni o dai gruppi informali. Luniverso giovanile rappresenta una ricca risorsa per i territori, ma paradossalmente, per quanto ci sia abbondantemente affermato da ricerche e da dibattiti pubblici, si fa difficolt a riconoscere i giovani come soggetti capaci a pieno titolo di partecipare e di compiere delle scelte ragionate e consapevoli. I giovani sono considerati assenti e poco partecipi alla vita politica e sociale, e tutto questo non fa altro che alimentare una sorta di profezia che si autoadempie per cui i giovani considerati passivi, sfuggono alla vita pubblica e si rifugiano in una dimensione privata e pi individuale. Questi giovani silenziosi, invisibili (Diamanti, 1999), costretti a vivere proiettati solo nel presente, che crescono in una societ diversa in costante mutamento, in cui i percorsi di vita sono sempre meno lineari ma individuali, sono invece portatori di valori profondi, di una forte identit, di una grande creativit e capacit di iniziativa, che pu essere fonte di non pochi stimoli per chi si trova a gestire e ad implementare le politiche locali e nazionali.

Essi sono dotati di una dimensione relazionale forte che pongono alla base del processo di crescita e autorealizzazione del s, la quale tende a svilupparsi con una costante attenzione al mantenimento delle proprie radici dappartenenza, ad una comunit basata su rapporti familiari, di amicizia e di esperienze comuni. Le difficolt di accesso al mercato del lavoro, di vivere una propria autonomia economica e, quindi, di entrare nel mondo degli adulti, li costringe a non scegliere, lasciandoli in una condizione di giovani senza tempo (Dal Lago, Molinari, 2001), per sempre giovani. E Napoli, in riferimento alle azioni programmatorie in materia di Politiche Giovanili, si colloca in un contesto interessante e contradditorio. Occorre quindi analizzare in modo mirato le attivit intraprese nel panorama campano in questi ultimi anni; esaminarle nel contesto generale delle politiche programmate a livello nazionale ed europeo, per valutare cosa stato fatto e cosa potrebbe essere invece migliorato e progettato in futuro per i giovani. questo lobiettivo che si propone il terzo capitolo analizzando in particolare il caso Napoli: tale riflessione, si concentra, dunque, sulluniverso giovanile, partendo da una circoscritta analisi dei bisogni e delle specifiche esigenze locali, con riferimento alle politiche giovanili e alle relative ricadute sul territorio napoletano.

I CAPITOLO
I GIOVANI COME CATEGORIA SOCIALE

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I.1 I giovani nello scenario contemporaneo


Alle volte uno si crede incompleto ed soltanto giovane. Italo Calvino

Per parlare di giovani, opportuno fornire una definizione del concetto, questione scontata solo in apparenza. Gli studi sociologici in materia, hanno infatti chiarito come la nozione di giovinezza sia relativa ed acquisti senso, solo in rapporto al contesto storico e socio-culturale in cui essa viene adoperata. A tal proposito, basti pensare come nelle societ preindustriali non vi fosse un tempo per essere giovani, ma la transizione dallinfanzia allet adulta avvenisse in maniera pressoch immediata, scandita da precisi riti di passaggio che avvenivano in coincidenza con let biologica. La giovent era considerata in passato, uno stato di salute e di vigore del corpo, stimato proprio per la sua brevit, mentre era sconosciuta la nozione di giovinezza sociale per cui, diventare biologicamente giovani significava essere considerati socialmente adulti. Solo in tempi pi recenti si comincia a parlare di giovani nel senso in cui intendiamo oggi, pensando non tanto allet biologica quanto piuttosto a una condizione sociale. In Giovani senza Tempo, Dal Lago e Molinari (2001, p.13) affermano:
La costruzione sociale della categoria della giovinezza risponde a bisogni e a dinamiche ben precisi. Non a caso nel corso dellOttocento, in concomitanza con laffermarsi della societ industriale e con lascesa della borghesia a classe dominante, che prende corpo il mito della giovinezza come et formativa del percorso di vita.

Pertanto solo con la fine dellancien rgime, che la nozione di giovent si estende a strati pi ampi della popolazione e non resta esclusiva dei ceti privilegiati che dispongono delle possibilit economiche (Amaturo, 2007).

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Amaturo parla di dilatazione temporale dei confini della giovinezza

seguito della scolarizzazione di massa e delle politiche di welfare e a una sua marcata estensione nella stratificazione sociale. NellOttocento un ventenne era gi socialmente vecchio, in quanto il suo futuro sociale era ormai definito, mentre un suo coetaneo nel secolo successivo, giovane a tutti gli effetti, in quanto il significato del termine si estende fino ad indicare chiunque sia gi inserito nel mercato dei consumi, ma non sia ancora entrato in quello del lavoro o della produzione (DEramo, 2001, p.32). I giovani, attualmente rappresentano un oggetto di studio affascinante in quanto riflettono lambivalenza dei processi di transizione: da una parte esprimono la speranza inclusa nel cambiamento sociale, dallaltra rispecchiano una serie di resistenze e contraddizioni che il mutamento sociale produce, inevitabilmente. Sono ormai innumerevoli gli studi moderni destinati a tracciare una panoramica delle ricerche sociologiche inerenti al mondo giovanile a partire dal dopoguerra sino ai giorni nostri. Ciononostante il pianeta giovani non mai stato ai primi posti dellagenda della ricerca in Italia: manca ancora una vera e propria indagine di base, anche solo descrittiva. Manca, insomma, un Libro Bianco sulle giovani generazioni nel nostro Paese (Buzzi, Cavalli, de Lillo, 2007, p. 11). Del resto lo stesso concetto di giovane variabile a seconda dei periodi e delle culture. Questo perch si tratta di un concetto di natura relazionale. Cos come afferma de Lillo, si giovani in rapporto ad un mondo adulto, e i due termini della relazione si definiscono reciprocamente. Di conseguenza, le ricerche

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sulla condizione giovanile hanno progressivamente innalzato let massima entro la quale costruire i piani di comportamento. Negli anni Cinquanta la fascia det considerata, andava dai 15 ai 20 anni e spesso si parlava non tanto della giovent quanto delladolescenza. Questa et successivamente, stata portata ai 25, ai 29 e progressivamente ai 34, con qualche recente ricerca che considera il giovane fino ai 39 anni. Il passaggio da una fase della vita ad un'altra diventato via via meno netto e pi sfumato; le scadenze che hanno da sempre contrassegnato la vita degli individui, definendo le cinque fasi, considerate le tappe di una marcia di avvicinamento alla condizione di piena cittadinanza nel mondo adulto (portare a termine gli studi, trovare lavoro, andare via dalla casa dei genitori, sposarsi, avere dei figli) sono diventate sempre pi fluide, in alcuni casi, fino a scomparire (de Lillo, 2007, p.12). Sembra essere di fronte a una generazione che possiede ormai come caratteristica strutturale quellidentit fluida descritta da Zygmunt Bauman. Siamo dinanzi a una generazione che della flessibilit derivante dai rapporti economici e lavorativi, ha fatto ormai una caratteristica identitaria,

inserendo nel proprio DNA quella che nel Rapporto Giovani, la sesta indagine dellIstituto IARD1 sulla condizione giovanile in Italia, chiamata larte della navigazione a vista: una fluidit esperienziale, data dalle continue transizioni tra diverse attivit e ruoli sociali, nella ricerca che ogni giovane compie per trovare il proprio posto nel mondo (Buzzi, Cavalli, De Lillo, 2007, p. 12). Ad incidere sui
1 LIstituto IARD attivo dal 1961 nel campo della ricerca sociologica. Fulcro dellattivit di ricerca di Istituto IARD RPS (Ricerche Politiche e Socioeconomiche) losservazione dei fenomeni legati alla condizione giovanile, analizzata sia nei suoi aspetti strutturali, sia in merito alle motivazioni e ai vissuti individuali. Realizza inoltre, ricerche e studi su problematiche pi ampie, con particolare riferimento alle politiche sociali, scolastiche, culturali e del lavoro, fornendo un supporto concreto ed efficace agli operatori impegnati nel fronteggiare domande sempre pi numerose e complesse da parte della comunit civile. http://www.istitutoiard.it/intro.asp ( data ultimo accesso: 5/10/2010).

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percorsi esistenziali vi sono le imprescindibili situazioni di vita, i fattori contingenti dellesistere, siano essi di carattere personale che sociale2. La giovinezza stata definita da letterati e poeti come let del fervore, dellentusiasmo, della libert, let in cui si in grado di vivere pienamente le gioie dellesistenza e si ha la possibilit di progettare e di sognare il futuro. E per anche un'et di turbamenti, di passioni forti e violente, di amore per i grandi ideali ma anche di instabilit e sofferenza. La societ, infatti, chiede sempre pi ai giovani un'adattabilit continua che comporta costante mobilitazione di risorse interne ed esterne di fronte ai cambiamenti. Il fenomeno del giovane adulto o della adolescenza lunga, presente in Italia da alcuni anni, ma che solo recentemente ha suscitato un grande interesse da parte dei sociologi, psicologi, economisti, un fenomeno ambiguo, complesso che pu essere interpretato sia come scelta di vita che come necessit e comunque, in generale, come la tendenza a permanere pi a lungo nella famiglia di appartenenza. Accanto alla figura del giovane adulto, quella delleternamente giovane, di colui che evita qualsiasi responsabilit, qualsiasi decisione che possa intaccare lequilibrio raggiunto, usando lindifferenza come scudo. Nella societ dalle mille opportunit, dai mille volti, del molteplice, non si pu vivere senza scegliere, senza valutare. Troppe volte per, ci si imbatte in una societ egocentrica (Beck, 1997), opportunista, che fa leva sulla incapacit di affrontare in modo cosciente e completo le decisioni e le scelte che la vita impone. Vivere, riflettere, valutare e scegliere sono, dei momenti imprescindibili dalla
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Frutto tra i pi importanti dellesperienza maturata in pi di 40 anni di attivit il Rapporto giovani, realizzato dallIstituto IARD ogni quattro anni, dal 1984. Caso pressoch unico in Italia e in Europa, il Rapporto Giovani costituisce una preziosa osservazione della dinamica di atteggiamenti, opinioni e comportamenti dei giovani italiani, in un arco di tempo pi che ventennale.

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responsabilit. Unesistenza senza responsabilit (Brukner, 2001) una esistenza senza scelta e quindi spesso, una non esistenza. Lincapacit di essere responsabili un atteggiamento che oltre a nuocere a se stessi, in quanto non fa crescere intellettualmente ed emotivamente, ha anche dei riflessi sugli altri, sulle persone con cui si entra in relazione. Tale atteggiamento non offre la possibilit di riflettere e quindi di valutare le conseguenze delle proprie azioni. La vita moderna, la realt in cui si vive certo non facile e spesso crea dei sentimenti di smarrimento soprattutto nei pi giovani e in modo particolare nelle persone pi sensibili e quindi pi deboli. Lallungamento della vita lascia supporre che lindividuo abbia tutto il tempo per prepararsi e impegnarsi nellesistenza. La speranza di vita crea quindi ora pi che in passato le condizioni oggettive per poter restare giovani, intendendo la giovinezza come il periodo dellincertezza, se non della mancanza di distinzione tra s, gli altri e la realt, o ancora dellindifferenziazione sessuale, nellillusione che la maggior parte delle possibilit restino sempre aperte. Questa concezione vaga dellesistenza, propria delladolescenza, assai preoccupante quando prosegue nei post-adolescenti, tanto incerti nelle loro motivazioni da non aver fiducia in se stessi. Alcuni soffrono di questo stato di cose, temendo anche una certa spersonalizzazione nei rapporti con gli altri. Molti rinviano le scadenze e vivono nella provvisoriet, non sapendo se potranno continuare quel che hanno iniziato nei diversi campi dellesistenza. Altri ancora vivono lepoca della giovent come fine a se stessa e come uno stato duraturo (Buzzi, Cavalli, de Lillo, 2002).

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I giovani del Terzo Millennio vivono dunque, momentanee individualit, godono di una seconda vita e molteplici identit, o avatar, in Second Life piuttosto che in altri differenti luoghi virtuali, mettendo in scena se stessi e il proprio mondo interiore. Giovani immersi in una dimensione spazio-temporale sempre pi dissolta, che pur vivendo in unepoca caratterizzata dallaccelerazione, si ritrovano in una paradossale condizione di rallentamento, di prolungamento della giovinezza, di dilatazione giovanile. Da una posizione di chi pu abbattere le barriere e i confini del tempo e dello spazio, a una condizione di prigionia, nelle gabbie di una giovinezza forzata (Savonardo, 2007). In effetti vi sono oggi giovani impegnati in processi di maturazione che richiedono pi tempo e sono caratterizzati da una condizione di moratoria, ossia una sospensione delle scadenze e degli obblighi legati al passaggio alla vita adulta. Quelli che non hanno particolarmente desiderio di diventare adulti, non vivono la loro giovent come una fase propedeutica allingresso alla vita adulta, ma come un periodo di tempo che ha valore in s e per s. In passato invece, il periodo della giovinezza era vissuto in funzione della vita successiva e di unesistenza autonoma: la giovent era quindi una tappa preparatoria. Ad oggi, la giovent cos prolungata, provoca una certa indeterminatezza nelle scelte di vita. Alcuni preferiscono rinviare le scelte definitive e ritardare quindi lingresso nella vita adulta o lassunzione di impegni definitivi. Non interrogandosi sui loro problemi dautonomia, non si sentono obbligati a fare scelte fondamentali. Daltro canto, in diversi settori della vita si nota una forte tendenza alla sperimentazione: cos i giovani possono lasciare la famiglia, ma ritornarvi dopo un insuccesso o una difficolt. La differenza principale rispetto alla maggior parte delle generazioni

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precedenti (che compivano scelte precise con priorit pertinenti) consiste nella propensione a vivere contemporaneamente diversi aspetti della vita, aspetti a volte contraddittori, senza stabilire una gerarchia nei propri bisogni e valori. Alcuni giovani sono oggi molto dipendenti dal bisogno di fare esperienze perch, per la mancata trasmissione di valori e insegnamenti, credono che non si sappia nulla di questa vita e che tutto sia da scoprire e da inventare. Per questo presentano spesso unidentit vaga, flessibile di fronte alla molteplicit delle sollecitazioni contemporanee, siano esse controproducenti o al contrario fruttuose. Pertanto, nella societ contemporanea il futuro diventato un'incognita, una dimensione temporale lontana e inimmaginabile. Nel periodo storico che viviamo, caratterizzato dal cambiamento, dalla mutevolezza, diventato difficile o addirittura impossibile fare delle scelte o progetti a lungo termine. Studiare e comprendere le nuove generazioni complesso e ancora pi complesso, individuare le politiche adatte a facilitare la loro entrata nella vita adulta. Ci significa che nella prima modernit era atteso, diffuso e condiviso mirare a precise mete di lungo periodo e immergersi nel tentativo di raggiungerle: la ricerca della gratificazione quotidiana era limitata a favore dellinvestimento di lungo periodo, possibile grazie ad un contesto stabile e prevedibile, in cui le regole sociali e morali erano predeterminate e indiscusse. Luomo post-moderno, invece, che vive e interagisce in una societ dai confini labili, dai tempi stretti e dai cambiamenti repentini e incessanti, cerca la gratificazione nelloggi perch del domani non ha certezza: vive a giornata perch la programmazione si scontra inevitabilmente con una velocit di mutamenti che modifica e altera di continuo percorsi e regole: siamo nellepoca dellincertezza biografica (Rampazi, 2005).

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Con la prospettiva di rimanere per sempre, paradossalmente "giovani" (e cio disoccupati, e cio precari, non affrancati nel mondo, mantenuti dai genitori), il giovane reale vive indubbiamente un senso di incertezza, di precariet strutturale che squarcia in due il suo orizzonte di progettazione. Crollano quindi i valori pi elementari e la possibilit concreta di realizzarli. Il presente diventato lunico tempo della vita, il passato e i suoi valori sono sopiti, il futuro diventa sempre pi vago e incerto. Vivono in un eterno presente, senza riferimenti passati e futuro, i valori di ieri sono caduti davanti ai loro occhi, mentre oggi vivono la crisi che stata a lungo preparata dai loro padri, senza pi avere la capacit di realizzare il proprio futuro. La crisi di valori, che sta diventando sempre pi crisi d'identit, condiziona tutti gli aspetti della vita. Un diffuso sentimento di precariet ha favorito la nascita di un pensiero reversibile, un pensiero in cui tutto assume un valore relativo, dove nulla certo e per sempre. In Costruire la propria vita, Beck sostiene che chi parla di individuo sembra quantomeno possedere ancora una certezza: ha presente lunit della propria vita, ci che non divisibile. Purtuttavia, gi da tempo gli scrittori mettono in discussione tale idea. Don Chisciotte agisce in base a una logica superata, seguendo le regole di un mondo ormai scomparso (quello della cavalleria) agli albori dellet moderna, nella quale le antiche certezze sono diventate leggende e i nuovi valori devono ancora essere elaborati. Don Chisciotte si smarrisce in un mondo di ambiguit, che emergono dopo che Dio ha lasciato vacante (o forse si visto sottrarre) il luogo privilegiato da cui sorvegliava e ordinava ogni cosa. In opere successive come Madame Bovary di Flaubert il mondo esterno ha gi iniziato a collassare.

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Chi si avventura alla scoperta della propria vita e ne indaga le fondamenta (e gli abissi) finisce per sentirsi mancare il terreno sotto i piedi (Beck, 1997). Le istituzioni tradizionali (famiglia, scuola, enti locali, chiesa, mondo del lavoro ecc.) non sono pi in grado di promettere stabilit e coerenza. La mutevolezza del reale chiede loro una continua opera di trasformazione e adattamento affinch le funzioni espletate diventino sempre pi responsive alle emergenti richieste sociali. Quei giovani che non trovano mezzi o valori tali da contenere il conflitto e le contraddizioni prodotte dalla complessit, possono reagire fornendo risposte disparate, adottando comportamenti e stili di vita alternativi o devianti. Il prolungamento del tempo dedicato allo studio e la difficolt di inserimento lavorativo rallentano e a volte bloccano lingresso effettivo dei giovani nella societ degli adulti. Il lavoro inteso come il momento effettivo di inserimento dei giovani nella societ degli adulti diventato una meta sempre pi irraggiungibile. La possibilit di essere economicamente indipendenti e di realizzarsi professionalmente, mettendo a frutto le capacit e le conoscenze accumulate in anni di studio, ostacolata da molteplici fattori di carattere economico e sociale. Ebbene, a partire da questo assunto teorico, le ricerche condotte tra la fine degli anni Ottanta e linizio degli anni Novanta mostravano come la gran parte di coloro che potevano essere definiti giovani-adulti o adulti tout court fossero, in realt, in uno stato biografico pi prossimo a quello adolescenziale, caratterizzato da una forte dipendenza dalla famiglia, che non a quello adulto, contraddistinto da maggiore indipendenza e autonomia. Infatti, la quota dei giovani 25-29enni che aveva lasciato la famiglia dorigine per andare a vivere autonomamente

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raggiungeva il 40% nel 1992 per scendere fino al 32% nel 2004. Parallelamente, i 25-29enni che avevano gi dato vita ad una convivenza o al matrimonio erano il 36% nel 1992 e sono via via scesi fino ad arrivare al 27% nel 2004. Secondo unindagine condotta dallIstat3, Le difficolt nella transizione dei giovani allo stato adulto e le criticit nei percorsi di vita femminili, diffusa il 28 dicembre 2009, riguardante un campione di dieci mila individui precedentemente intervistati in occasione dellindagine Famiglia e soggetti sociali condotta nel novembre del 2003, la permanenza prolungata dei giovani in famiglia uno dei principali problemi del Paese. Fattori economici, in particolare laccesso dei giovani al mercato del lavoro e al mercato abitativo da un lato, e fattori culturali dallaltro, sono fondamentali nella realizzazione delle intenzioni di uscita dalla famiglia di origine. Si considerano in questo caso persone tra 18 e 39 anni, comprendendo una fascia che pur non essendo pi giovane permane ancora in modo rilevante nella casa dei genitori . Le persone dai 18 ai 39 anni che, nel 2003, vivevano nella famiglia di origine erano poco pi di 8 milioni 300 mila, pari al 47,7% degli individui della stessa classe di et. Tra i maschi la percentuale raggiungeva il 53,5%, tra le donne il 41,7%. Tra i 30 e i 34 anni vivevano presso la casa dei genitori quattro uomini su dieci e due donne su dieci. Anche dai 35 ai 39 anni la proporzione delle persone che vivevano nella famiglia di origine era considerevole: il 17,5% degli uomini e il 9,3% delle donne. I dati dellindagine di ritorno hanno evidenziato che tra il 2003 e il 2007 pochi uomini e poche donne il 20,8% nel complesso hanno lasciato la casa dei genitori . Su 100 che nel 2003 avevano dichiarato di essere
3 Per una pi approfondita lettura dei dati dell'indagine Istat cfr. http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20091228_00/ (data ultimo accesso: 30/10/2010).

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certi di uscire dalla famiglia di origine, ne sono usciti poco pi della met (53,4%). Tra coloro che invece avevano dichiarato che probabilmente avrebbero lasciato la casa dei genitori, solo il 24,2% lha fatto. Dunque, nonostante lintenzione, molti sono i giovani che poi non sono usciti dalla famiglia di origine.

Figura 1 - Persone di 18-39 anni al 2003 che vivevano con almeno un genitore ed erano celibi o nubili per esito al 2007 e intenzione al 2003 riguardo alluscita dalla famiglia di origine nei tre anni successivi al 2003. Anni 2003 e2007 (per 100 persone con le stesse caratteristiche e con la stessa intenzione)

Per concludere, i giovani manifestano diverse fragilit pur restando aperti, disponibili e generosi. Non sono pi prigionieri delle ideologie, come le generazioni precedenti. Aspirano a rapporti autentici e sono in cerca della verit, ma non trovandoli nella realt, sperano di scoprirli dentro di s. Un simile atteggiamento li predispone a ripiegarsi sulle proprie sensazioni e

sullindividualismo, mettendo al proprio servizio i legami sociali e il senso dellinteresse generale. Anche se il contesto sociale non li aiuta a sviluppare una vera e propria dimensione spirituale, sono pronti a impegnarsi per alcune grandi cause.

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I.2 La mappa dei valori giovanili

Si possono considerare valori tutti quei principi, quelle regole e quelle linee di condotta che permettono alle persone di costruire la loro esistenza, di stabilire le proprie priorit e di compiere delle scelte. Sono dei criteri di valutazione per la selezione tra alternative di azione, formulati sulla base di giudizi rispetto a ci che giusto, buono, bello o in base a comportamenti eticamente rilevanti. Essi incorporano quindi, un elemento morale/normativo nonch il riferimento allapprovazione o disapprovazione sociale. Inoltre, lindividuazione di valori stabili o, per meglio dire, di un sistema valoriale, significa che potr, con una certa prevedibilit, orientare le scelte dei soggetti in situazioni diverse (Garelli, Palmonari, Sciolla, 2006). Gli studi sociologici di Parsons, cos come quelli di Durkheim e Weber a tal proposito, dimostrano una concezione orientativa dei valori, secondo la quale lordine sociale e lintegrazione nella societ, sono lesito di un sistema di valori fortemente condiviso ( Sciolla, 1993). Di conseguenza, quando si parla di sistema di valori e della loro strutturazione, lo si fa con la consapevolezza che i valori non sono entit indipendenti le une dalle altre, bens sono una caratteristica propria di ciascuna societ e gruppo sociale che rappresenta la specifica funzione di adattamento a quel gruppo al suo ambiente. Commentando il comportamento di molti giovani, le persone forse, in modo anche un po' troppo semplicistico, affermano che i ragazzi di oggi non hanno

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pi valori, non hanno nulla in cui credere, non hanno nessun interesse vero all'infuori del divertimento. In Italia, cos come in altri paesi industrializzati, le giovani generazioni devono lottare contro tanti fattori che giorno per giorno rendono sempre pi difficili le loro condizioni. La difficolt di trovare un posto di lavoro, e quindi un reddito che li renda autosufficienti, porta i giovani a compiere tanti sacrifici e sentirsi frustrati spesso in modo umiliante; la difficolt nel programmare il futuro, li porta a prolungare la vita nella famiglia paterna, deludendoli nel loro bisogno di autonomia e di libert d'esperienza. Il crollo di tante certezze e di tanti miti li porta a un a crisi di valori ideali per cui tutto appare contingente; le istituzioni gi talvolta cos lontane dal paese reale, appaiono ai giovani ancora pi distanti e incapaci di risolvere o solamente capire i loro problemi. La crisi dei valori ideali appare oggi risolutivo nel generale smarrimento e senso di solitudine nei giovani. Il non aver alcun punto di riferimento valido porta, inevitabilmente, le giovani generazioni ad una crisi d'identit e ad un rifiuto acritico ed inconcludente del passato. In tutte le epoche ci sono stati contrasti tra vecchie e nuove generazioni, cosicch il bisogno di riflessione e il senso della misura, proprio degli anziani, deve scontrarsi con l'esuberanza, l'entusiasmo e la voglia del nuovo, tipici dei giovani. Perch i giovani, con la loro creativit, diventano motore propulsore dellinnovazione e dello sviluppo (Amaturo, Savonardo, 2006). Esiste un rapporto dialettico tra il mondo dei giovani e il mondo degli anziani: questi ultimi lasciano la loro esperienza, danno il senso della continuit, mentre i giovani hanno il compito, una volta recepito il meglio del passato, di spingere oltre, verso il nuovo, le conoscenze e le attivit umane. L'entusiasmo e l'irruenza dei giovani nella storia

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hanno sempre avuto il compito di rompere l'immobilismo e l'inerzia, il senso della misura e la moderazione degli anziani quello invece di garantire alla societ la stabilit, il senso della continuit e la sicurezza spirituale. Gli ideali e i valori morali rappresentano il legame spirituale tra le vecchie e le giovani generazioni: il senso della continuit, che pur si avverte nel succedersi delle epoche storiche e della societ, dato proprio da questo riconoscersi in qualcosa di spiritualmente identico, come un ideale testamento che le generazioni si trasmettono. Molti di questi ideali per alcuni si concretizzavano nella famiglia, nella patria, nella devozione religiosa, per gli altri in valori ed esemplari comportamenti come l'onest, la giustizia; in altri ancora in ideologie o anche in certe confraternite religiose, che consentivano di ritrovarsi in una solidariet che non aveva confini geografici e di sentirsi compagni o "fratelli" con tanti uomini sconosciuti e lontani anche decine di migliaia di chilometri. Cadute le ideologie, molti di questi ideali non affascinano ormai pi i giovani: il consumismo e la corsa al denaro hanno fatto piazza pulita di tutto questo. Credere in qualcosa vuol dire avere un fine nella vita, lottare, sacrificarsi per qualcosa, ma quando tutto pu essere facilmente conquistato col denaro e con esso sempre pi cose nuove possono essere ottenute e consumate, ecco che anche la libert diventa secondo un malinteso permissivismo, un modo d'essere pi o meno "consumabile", pi che la conquista di una dignit umana nel rispetto innanzitutto della libert e dei diritti del prossimo. I valori sono elementi che attribuiscono significato allagire, in quanto influenzano direttamente le scelte dei modi e dei mezzi dellazione; essi si acquistano mutando nel tempo, attraverso la cultura e rapportandosi allambiente

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che si frequenta (Ragozini, 2007). La famiglia innanzitutto come nido, come oasi di libera espressione, come sostegno cui appoggiarsi, come fonte solida di certezze; seguita dai rapporti amicali e tra pari che diventano canali di riferimento prevalenti se non, addirittura, esclusivi. Questo, certamente, uno dei primi tratti caratterizzanti le nuove generazioni che, in generale, stato etichettato con lespressione lirresistibile ascesa della socialit ristretta (de Lillo, 2002), ad indicare la valorizzazione sempre maggiore e sempre pi diffusa di tutto ci che attiene le relazioni interpersonali affettive pi vicine. Dobbiamo poi, ricordare gli elevati tassi di disoccupazione giovanile che caratterizzano il nostro Paese, in cui presente un mercato del lavoro rigido e protezionista verso le generazioni adulte che mal si accompagna con lassenza di politiche attive che consentano flessibilit senza precariet. Cos, mentre in gran parte dEuropa la disoccupazione e la precariet si presentano trasversali e, anzi, colpiscono maggiormente le generazioni adulte meno competitive, in Italia il sistema organizzativo e previdenziale fortemente sbilanciato a sfavore dei giovani (Reyneri, 1997 e 2002). Daltra parte, non va dimenticata la tradizione culturale del nostro Paese in cui prevale un modello mediterraneo di famiglia che vede come naturale luscita dal nucleo dorigine contestuale al matrimonio o quantomeno, alla convivenza. Dunque, giovani che studiano sempre di pi e accumulano attese elevate verso la propria realizzazione professionale si trovano di fronte ad un mercato del lavoro instabile, incerto, difficile. Ci li costringe allattesa dellautonomia: essi cedono a vivere in un limbo di dipendenza prolungata dalla famiglia dorigine senza che a

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questo si contrapponga un quadro tradizionale culturale che incalzi allindipendenza. Un ulteriore tratto che accomuna le nuove generazioni il cosiddetto presentismo che si caratterizza per latteggiamento di forte valorizzazione del qui ed ora a scapito delle dimensioni legate alla memoria del passato e alla progettazione del futuro. Tale atteggiamento stato spesso letto in chiave negativa ma assume nuove sfumature se contestualizzato in un quadro sociale che si distingue per lincertezza, i rapidi ritmi di trasformazione, limprevedibilit del domani. La chiave di lettura duplice e antitetica: siamo di fronte ad unincapacit di lungimiranza da parte dei giovani ovvero allemergere di un pragmatismo che impone il privilegiare obiettivi a medio o breve periodo? Per quanto visto in precedenza, sembra che questo tratto non vada interpretato come lesito di un processo di scelta razionale determinato da immaturit o incoscienza, piuttosto come il segno di un necessario adattamento delluomo (giovane) che vive nella seconda modernit4 . Similmente alla reversibilit delle scelte: ogni azione e ogni decisione viene considerata revocabile, modificabile; nulla pu apparire irreversibile in una societ che invece reversibile, incerta e contraddittoria. Ci significa anche che aumentano gli spazi concessi al rischio, che viene pi facilmente letto in chiave contingente e temporanea: la diffusione dellaccettabilit del rischio (Beck, 2000a) costituisce, infatti, un ulteriore tratto che sembra caratterizzare le nuove generazioni. La tradizionale valenza negativa del concetto sotteso al rischio si va trasformando passando da disvalore a valore: rischio non pi come pericolo o
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In riferimento allanalisi, si veda lindagine dellistituto IARD Valori e Fiducia tra i giovani italiani pubblicata sul sito http://www.politichegiovaniliesport.it/cms-upload/rapporto completo.pdf (data ultimo accesso: 30/10/2010).

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perdita bens come prova di s, porta di passaggio verso il successo e il superamento dei propri limiti, che talora si traduce in un abbassamento dei livelli di guardia, ad esempio, anche nel caso dellassunzione di sostanze psicotrope. Infine, un altro tratto che va caratterizzando sempre pi i giovani doggi, il diffondersi di una generale sfiducia nellaltro: il prossimo percepito, per lo pi, come una minaccia piuttosto che come una risorsa. Ulteriore input che spinge gli individui a rinchiudersi nel proprio intorno sociale, come unica fonte di sicurezza e protezione. Cos, famiglia e gruppo dei pari diventano canali di riferimento esclusivi, mentre tutto ci che esterno e meno noto, apparato istituzionale compreso, visto con diffidenza. Probabilmente per questa generazione quanto mai vera la tesi di Bauman espressa in La solitudine del cittadino globale: lesistenza dei cittadini in una societ globale in cui tutto ci che conta nella vita, amori, amicizie, aspirazioni, appare transitorio, fuggevole, vulnerabile, incerto (Bauman, 2000). Per cui, una generazione ormai trasformata da et del possibile a et dellimpossibile (Dal Lago, Molinari, 2001, p.21). L'uomo non vale per quello che ha, come vorrebbero farci credere i persuasori occulti del consumismo, ma per quello che e per quello che sa. Soltanto prendendo coscienza di questo si pu avere la possibilit di ritrovare una vera dimensione umana e di non essere pi soltanto i "terminali" dei messaggi pubblicitari. Consideriamo i risultati delle indagini sulla condizione giovanile realizzate dallIstituto IARD, esse offrono dati contestuali.

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Osservando la tabella 3.1, infatti,

possiamo verificare innanzitutto la

propensione alla chiusura verso il privato che pi sopra abbiamo definito come un primo tratto caratteristico delle nuove generazioni. Tutto ci che attiene allimpegno e alla sfera pubblica ha rilevanza contenuta, mentre le relazioni primarie intime, note, protettive sono ritenute molto importanti dalla quasi totalit dei giovani italiani. Le priorit sembrano definirsi attorno a famiglia, amore, amicizia: lirresistibile ascesa della socialit ristretta (de Lillo, 2002). Questi valori sono accompagnati da salute, pace e libert. La salute, in particolare, litem maggiormente condiviso: sembrerebbe, quindi, che la popolazione giovanile condivida il motto secondo cui quando c la salute c tutto. Tuttavia, va ricordato che le azioni non necessariamente seguono in modo coerente gli imperativi cui si aderisce: in questo senso, si riscontrano numerosi dati che mostrano come i comportamenti adottati dai giovani siano spesso contrari al loro benessere e alla tutela del loro corpo, sostenuti da un atteggiamento fatalista nei confronti della salute (Buzzi, 1996; Buzzi, Cavalli, de Lillo, 2002). Tra i valori giudicati importanti da sette giovani su dieci incontriamo la pace e la libert, il cui valore preminentemente collettivo appare dissonante rispetto al primato della relazionalit ristretta. Ci pu essere spiegato dal fatto che tali valori vanno interpretati non tanto come beni collettivi, quanto come prerequisiti necessari al singolo individuo per poter condurre liberamente la propria esistenza, alla possibilit di affermazione del s, in quanto prerequisiti sociali per lautorealizzazione degli individui: valori che riguardano la qualit dei rapporti interpersonali, lo stare bene con gli altri, la sfera dellintimit lontani da ogni idea

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di emancipazione. Segue poi la dimensione dellimpegno pubblico e privato con la solidariet (47,2%), gli interessi culturali (42,7%) e limpegno sociale (28,6%); delle istituzioni con la patria (25,7%) e religione (21,7%) ma anche dellaltra faccia dellaffermazione individuale come il divertimento (41,8%), il benessere economico (39,2%), lo sport (34,9%), il fare carriera (27,1%) e il guadagnare molto (25,6%).
Tab. 3.1 Aspetti della vita secondo lordine di importanza (valori percentuali)
Per niente o poco importante La salute La famiglia La pace La libert Lamore Le amicizie Listruzione Il lavoro La democrazia Lautorealizzazione Il rispetto delle regole La sicurezza e lordine pubblico Il tempo libero La solidariet Gli interessi culturali Il divertimento Il benessere economico Lo sport Limpegno sociale Il fare carriera La patria Il guadagnare molto La religione Il prestigio sociale Lattivit politica 5 0,5 0,7 2 2,1 2,4 2,7 4 2,6 5,9 4,6 5 7,3 6,7 9,5 13,1 6,2 6,5 25,1 21,3 29,5 30 22,6 41,1 40,3 73,8 Abbastanza importante 7,6 7,6 12,8 17,8 18,3 21,6 23 27 30,2 28 31,3 37,7 40,5 41,8 43,3 44,1 52 54,4 40 50,1 43,4 44,3 51,8 37,2 42,3 20 Molto A importante bba 91,3 86,5 80,2 79,6 76 74,3 68,1 67,2 66,1 64,1 57,3 52,2 51,5 47,2 42,7 41,8 39,2 34,9 28,6 27,1 25,7 25,6 21,7 17,4 6,2 52,2

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Come si pu notare lattivit politica ritenuta molto importante da appena il 6% dei giovani. Il dato (come vedremo poi, tabella 3.2) non tanto diverso da quello di ventanni fa; in secondo luogo come visto lattivit politica non necessariamente assimilabile allimpegno politico poich, abbiamo visto, esistono segnali per quanto deboli e circoscritti che mostrano lemergere di nuovi modi di concepire limpegno verso la collettivit che non pi definibile politico in senso stretto (Bazzanella, Grassi 2006). interessante rilevare che lo scenario cos delineato si presenta condiviso dai diversi sottogruppi della popolazione giovanile. Ulteriore segnale, questo, del processo di omologazione interno alle nuove generazioni. Lunica eccezione dovuta allet: al crescere di essa, infatti, perdono rilevanza i valori legati alla spensieratezza tipica delladolescenza (amicizia, tempo libero, divertimento, sport, bellezza fisica) e assumono maggior peso gli item che evocano la collettivit, limpegno e il controllo istituzionale (famiglia, lavoro, impegno sociale e culturale, sicurezza, ordine, rispetto delle regole, democrazia). Per quanto riguarda il punto di vista diacronico, che considera il trend dellultimo ventennio, le indagini sulla condizioni giovanile in Italia (Cavalli, de Lillo et.al. 1984; Cavalli, de Lillo 1993; Buzzi, Cavalli, de Lillo, 1997; Buzzi, Cavalli, de Lillo, 2002) hanno mostrato un andamento che, per quanto non dissimile negli anni in modo radicale, presenta dei lievi mutamenti nei sistemi di riferimento delle nuove generazioni.

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Tab. 3.2 Giovani e valori - % di 15-24enni che rispondono di risposta Molto importante alla domanda La prego di dirmi quanto Lei considera importanti per la Sua vita le cose di questo elenco: per anno della rilevazione.

Ancora una volta, i dati infirmano i processi precedentemente descritti: la stabilizzazione (famiglia) e il rafforzamento (amicizia) delle priorit affettive, il contenimento della rilevanza attribuita al lavoro, alla carriera e alla solidariet, la crescita dellaspetto edonistico legato al tempo libero, il permanere in posizioni di nicchia della dimensione legata allimpegno (interessi culturali, impegno sociale, attivit politica). Il lavoro, pur perdendo punti percentuali, rimane comunque una dimensione molto importante per quasi due giovani su tre. A questo proposito, interessante notare che coerentemente con il pi ampio sistema valoriale di riferimento, se si considerano le dimensioni interne al lavoro, possibile osservare che per i giovani perdono rilevanza lelemento del prestigio e della gratificazione economica a favore della sicurezza e, anche qui, dellautorealizzazione personale. I dati infatti, mettono in luce come il lavoro venga visto sempre meno come imperativo prettamente strumentale e sempre pi come fonte di gratificazione. Anzi, lauspicio dei giovani che investono in percorsi formativi sempre pi prolungati - risiede proprio in questo: trovare un lavoro che, accanto alla sicurezza, consenta

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la crescita personale, la gratificazione, lautorealizzazione. Non stupisce, dunque, rilevare la preferenza sempre pi diffusa presso le nuove generazioni del lavoro autonomo rispetto a quello dipendente (Chiesi, 2002). Aspetto rilevante da considerare nel caso in cui si vogliano ideare e implementare nuove politiche con e per i giovani legate alla loro partecipazione al mercato del lavoro. I talenti, lo sviluppo della creativit, il sostegno allimprenditorialit e allautopromozione sembrano trovare terreno fertile in una popolazione giovanile che ha voglia di trovare nel lavoro stimoli, sfide e, come pi volte rimarcato, realizzazione personale.

I.3 La fiducia nelle istituzioni

Studiare la giovinezza non vuol dire solo prendere in esame come le persone passano da una condizione ad unaltra, dallessere studente allessere lavoratore, dallessere dipendente economicamente allessere indipendente, dallessere figlio allessere genitore. La giovinezza, come fase della vita, consiste anche nellintreccio di relazioni che lega una persona in giovane et ad altre persone, dentro la famiglia, nella scuola, nel tempo libero, nel lavoro, nel luogo in cui si abita. Il modo in cui si strutturano queste relazioni e il significato che ad esse i giovani attribuiscono sono elementi essenziali per ricostruire e comprendere cosa la giovinezza. Il concetto di capitale sociale ha conosciuto, neglultimi anni, una notevole importanza negli studi sociologici e politologici. Il termine rimanda a interpretazioni e definizioni diverse, agli studi e alle analisi di autori come

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Bourdieu (1980), Coleman (1988), Putnam (1993), Fukuyama (1993) e diversi altri, che hanno approfondito il concetto con diverse altre sfumature. Il sociologo francese Pierre Bourdieu (1980, p.2), distingue esplicitamente il capitale sociale da quello economico e culturale, definendolo come:

linsieme delle risorse attuali e potenziali legate al possesso di una rete stabile di relazioni pi o meno istituzionalizzate e allappartenenza ad un gruppo in quanto insieme di agenti non solo dotati di propriet comuni, ma anche uniti da relazioni permanenti e utili

e ancora,
il volume del capitale sociale dipende dallestensione della rete di legami che il soggetto pu effettivamente mobilitare e dal volume posseduto in proprio dagli individui ai quali egli legato.

Identifica pertanto, il capitale sociale in un set di relazioni continue nel tempo e quindi, come una caratteristica dei networks sociali. Queste relazioni sono utili per il raggiungimento di determinati scopi, riferendosi alla rete di relazioni personali che un individuo pu direttamente o indirettamente mobilitare al fine di raggiungere i suoi obiettivi per migliorare la sua posizione sociale. Di conseguenza il concetto di capitale sociale, rimanda a quellinsieme di risorse materiali e simboliche di cui il soggetto pu usufruire, perch inserito in un sistema di reti (la famiglia, la parentela, gli amici, i vicini, i colleghi di lavoro, i conoscenti, ecc.) che pu connettersi con altri sistemi. In altri termini, il capitale sociale linsieme delle risorse appropriabili attraverso le relazioni interpersonali. In questa prospettiva, network e capitale sociale sono strettamente legati ( Savonardo, 2003). Esistono due definizioni di capitale sociale condivise dagli studiosi, che fanno riferimento a due approcci differenti, uno individualista e laltro relazionale.

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Per lapproccio individualista, James Coleman(1988) sostiene che il capitale sociale linsieme dei legami sui quali una persona o un gruppo pu contare per realizzare i propri obiettivi. Il capitale definito dalla sua funzione. Non una singola entit, ma una variet di differenti entit che hanno due caratteristiche in comune: consistono tutte di qualche aspetto della struttura sociale e facilitano le azioni degli individui che si trovano dentro quella struttura. Come altre forme di capitale, il capitale sociale produttivo, in quanto rende possibile il raggiungimento di certi scopi che non potrebbero essere ottenuti in sua assenza. Inoltre il capitale sociale, come il capitale fisico e il capitale umano non completamente fungibile poich mentre una data forma di capitale sociale pu facilitare certe azioni, per altre pu essere dannoso. Altre sue caratteristiche sono lindivisibilit e linalienabilit. Non di propriet di chi ne trae profitto pertanto Coleman conclude che il capitale sociale inerisce alla struttura delle relazioni fra persone. Non situato n negli individui n in strumenti fisici della produzione. Per lapproccio relazionale invece, Robert Putnam (1993) afferma che il capitale sociale linsieme di quel clima relazionale di fiducia, di appartenenza, di senso civico che permette il buon funzionamento delle istituzioni e di progetti di tipo economico. Putnam pone laccento sugli aspetti della vita sociale, reti, norme e fiducia che facilitano lazione collettiva. Tra questi fattori individua la civicness (cultura civica). La cultura civica identificata con la diffusione di unampia fiducia interpersonale che facilita la cooperazione tra i cittadini per obiettivi comuni e il funzionamento delle istituzioni politiche. Sul piano empirico la civicness viene misurata con riferimento alla partecipazione ad associazioni.

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Il capitale sociale dato dalla dotazione complessiva di risorse immateriali di cui un individuo o una collettivit possono disporre per il proprio agire. La fiducia ne una componente fondamentale: a livello individuale essa consente il buon funzionamento di relazioni interpersonali e il raggiungimento di obiettivi allinterno del piccolo gruppo; a livello collettivo, la fiducia nelle istituzioni costituisce la premessa per un sistema socio-economico nazionale stabile, efficiente e democratico. Con queste parole (Cartocci, 2000; Diani, 2000; Bagnasco et al. 2001; La Valle, 2002), Arianna Bazzanella apre la terza parte del Rapporto Giovani, la sesta indagine dellIstituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, I giovani guardano la societ: la fiducia nelle istituzioni. La mancanza di fiducia nelle istituzioni, cui affidata la riproduzione della societ dal punto di vista politico, economico, giuridico e culturale, motivo di comportamenti individuali disfunzionali, che determinerebbero un deterioramento del sistema-societ. Ma che cos la fiducia? Niklas Luhmann (2000), la definisce come una situazione elementare della vita sociale, intendendola nel senso pi ampio del termine, come il fare affidamento sulle proprie aspettative. Luomo, in determinate circostanze, non potrebbe neppure alzarsi dal letto ogni mattina, senza fiducia. Verrebbe assolto da una paura indeterminata e da un panico paralizzante, non sarebbe neppure in grado di formulare chiaramente una determinata sfiducia e renderla fondamento di iniziative difensive, poich questo vorrebbe dire che egli ha sfiducia sotto altri aspetti. Per questa ragione nessun individuo in grado di sopportare un confronto cos diretto con lestrema complessit del mondo. Ancora sostiene che, dove c la fiducia, ci sono pi possibilit di esperienza e di azione, e

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aumentano sia la complessit del sistema sociale, sia il numero di possibilit che esso pu conciliare con la struttura, poich con la fiducia abbiamo a disposizione una pi efficace forma di riduzione della complessit (ivi, p.11). Le principali indagini empiriche condotte negli ultimi anni in Italia sulla condizione giovanile5, effettivamente hanno messo in luce il progressivo allontanamento dei giovani dalla vita politica e sociale. In particolare, i partiti politici non sembrano pi in grado di fornire unappartenenza collettiva e una visione del mondo unitaria. Le ideologie si frantumano e i giovani tendono a costruirsi unidentit allinterno di percorsi meno tracciati e probabilmente anche meno monolitici evidenziando cos anche una maggiore autonomia nei percorsi individuali di vita. Anche se bene sradicare lidea comune secondo cui le giovani generazioni sarebbero senza valori, sospese in un eterno presente senza progetti, le pi recenti ricerche condotte sui giovani presentano risultati non tanto confortanti. Come detto, i dati parlano di una generazione che dilaziona in modo indefinito le scelte che marcano let adulta, una generazione che tende a farsi invisibile (Diamanti, 1999) e oltretutto con tendenze improntate alla chiusura verso il privato e a un soggettivismo sempre pi marcato. La fiducia una componente fondamentale di integrazione sociale e agisce sullinterazione sociale a diversi livelli (Cartocci, 2000; Diani, 2000; Bagnasco et al. 2001; La Valle, 2002): - sul piano interpersonale lelemento che permette la costruzione di relazioni positive ed efficienti;

Si vedano a questo proposito le indagini condotte dallIstituto IARD; in particolare, Buzzi C., Cavalli A., de Lillo A., Giovani del nuovo secolo. Quinto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia, il Mulino, Bologna, 2002.

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- allinterno del piccolo gruppo di riferimento, il catalizzatore che consente il raggiungimento di obiettivi comuni; - a livello collettivo, intesa come fiducia espressa dai cittadini verso le istituzioni, costituisce la premessa per un sistema politico, economico e sociale stabile ed efficiente e, in ultima analisi, democratico. La fiducia pertanto, come fattore indipendente che induce e condiziona azioni individuali e sociali. Tuttavia, essa al contempo fattore dipendente che deriva da altre variabili: la fiducia infatti, rappresenta un tassello intermedio tra rappresentazioni, percezioni, sistemi di credenze, attese, priorit valoriali da una parte e la partecipazione alla vita pubblica, limpegno, laffezione (o disaffezione) alla res publica, dallaltra.

Sistemi di credenze Rappresentazioni Percezioni Riferimenti valoriali Attese

Fiducia

Partecipazione Impegno Affezione/ disaffezione alla res publica

Il soggetto in grado di accordare fiducia anche in maniera indiretta, a distanza, sia nei confronti degli altri che nei confronti delle istituzioni. Infatti, La fiducia verso gli altri anonimi e verso le istituzioni non pu esistere se non sostenuta dalla fiducia interpersonale e dalla fiducia in se stessi maturate nelle cerchie sociali in cui si transitati (Mutti, 1998, p.54). Questo ampliamento del raggio di azione della fiducia reso possibile da diversi fattori, primo fra tutti lesistenza di organizzazioni formali che legittimano la fiducia e la rendono possibile attraverso lapplicazione di norme e sanzioni.

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Per concludere il concetto di fiducia pu essere analizzato da diversi punti di vista. Il suo ruolo chiave connesso alla possibilit di semplificare la realt, permettendo allindividuo di prendere decisioni in condizioni di incertezza. La fiducia viene appresa nellambito di relazioni connotate affettivamente che esaltano limportanza della componente emotiva a cui progressivamente si affianca quella cognitiva, che prevede la capacit di calcolare il livello di rischio insito nelle diverse situazioni in cui entra in gioco la fiducia. Infine, un ruolo importante nellattribuzione di fiducia svolto anche da caratteristiche individuali quali la competenza e la reputazione, importanti anche nel passaggio dalla fiducia interpersonale a quella sistemica, come anche le norme e la presenza di possibili intermediari, come gli opinion leader (Bazzanella, Deluca, Grassi, 2007).

I.4 La partecipazione giovanile

Oggetto di osservazione privilegiato dei mutamenti sociali e dellevoluzione dei rapporti tra politica e societ, oggi sono i giovani, i quali hanno smarrito la loro soggettivit sociale e ancor di pi, la loro soggettivit politica, cos come dimostrano gli studi sulla condizione giovanile di tutta Europa. Le dinamiche ricorrenti nella partecipazione giovanile hanno cio radici lontane, rintracciabili nei mutamenti che investono il sistema politico in generale. Sembrerebbe, ci si trovi dinanzi a quella generazione invisibile (Diamanti, 1999), ovvero a una generazione difficilmente collocabile da un punto di vista sociale: i giovani del XXI secolo, contrariamente ai loro coetanei del Sessantotto,

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appaiono ripiegati su loro stessi, meno idealisti, pronti ad individuare strategie di adattamento allattuale societ che si presenta sempre pi frammentata (ibidem). Ma se la chiave di lettura dei mutamenti sociali va riscontrata nelle potenzialit dei giovani, la causa della loro innegabile distanza dalla politica, deve essere rintracciata nella crisi del sistema sociale e nel sistema politico e di conseguenza, nella rottura dei due sistemi, tant che le giovani generazioni, ormai immerse in questo processo continuo di trasformazione che coinvolge la societ, i modelli di comportamento, la sfera dei valori e delle ideologie e quindi della politica, vivono in una condizione di isolamento, di disorientamento e incertezza, che li spinge a prendere le distanze da una politica che, secondo loro, li rappresenta sempre meno (Caputo, 2007). I giovani e i cittadini in generale, partecipano alla politica per manifestare il proprio consenso o dissenso nei confronti delle istituzioni vigenti ed eventualmente, per agire sulla struttura delle disuguaglianze esistenti in una determinata societ (Pizzorno, 1993). La partecipazione politica pu manifestarsi a diversi livelli: dal semplice interesse personale, come tenersi al corrente delle vicende politiche piuttosto che assistere ad un dibattito politico, alla partecipazione al sistema di rappresentanza istituzionale, alla partecipazione non convenzionale, definita come la manifestazione in cortei o ladesione a boicottaggi. Nonostante per, le innumerevoli possibilit che i giovani hanno a disposizione per relazionarsi con la politica, prevale il disinteresse e il distacco, cos come ampiamente dimostrato dalle diverse indagini nazionali. Viviamo, sostiene Beck (2000b), in una societ che fa leva su un processo di "individualizzazione" che dissolve le forme di vita precostituite, e l'appartenenza a

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una classe sociale, a una nazione o a una famiglia, diventa cos, un vuoto simulacro predisposto per un temporaneo riparo in una realt in cui bisogna sempre sapersi imporre sulla concorrenza per ottenere risorse limitate. La "seconda modernit" quindi una societ del rischio generalizzato o, pi

prosaicamente, della precariet, dove nulla, dal lavoro alla famiglia, pi garantito. Per Beck questo non rappresenta una discontinuit nel processo di modernizzazione. La seconda modernit - o epoca della "modernizzazione riflessiva" piuttosto il compimento della modernizzazione avviata con la rivoluzione industriale e che ha il punto di sviluppo pi alto nello stato sociale, che istituzionalizza infatti il principio di individualizzazione. Fino aglanni Sessanta la politica giovanile si era limitata a riflettere le forme partecipative e le logiche di identificazione dettate dai partiti politici. Le generazioni giovanili deglanni Settanta, rifiutano o se si vuole, appaiono disincantate rispetto alle ideologie e ai tradizionali progetti di emancipazione tipici della modernit (Caniglia, 2002a, p.27). Il declino delle ideologie, pu essere letto come il corrispettivo politico di un pi ampio processo rappresentato dalla caduta di fiducia di quelle che il teorico della societ postmoderna, Jean F. Lyotard (1981) ha chiamato le meta narrazioni: le grandi narrazioni relative al progresso umano, alla ragione, alla emancipazione sociale, quali principi costitutivi delle dottrine liberali, democratiche, socialiste e comuniste, con i rispettivi partiti e movimenti. Si tratta pertanto, di un ampio progresso di mutamento culturale, che produce un atteggiamento di disincanto rispetto ai progetti della politica e della modernit.

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Pertanto il crollo delle ideologie politiche a vantaggio del liberalismo delle societ di consumo e la crescita dellindividualismo6, hanno favorito la sfiducia nei confronti dellattivit politica e del sistema di rappresentazione democratica. Le grandi sfide sociali sono state rimpiazzate dalle rivendicazioni soggettive e settoriali. In compenso, va notato che lattivit politica perde credito agli occhi delle giovani generazioni quando non pi capace di perseguire linteresse generale. I giovani sono stati i reali protagonisti di vari movimenti di protesta e di rivoluzioni. Come provato, la riforma protestante, un esempio dei pi straordinari movimenti giovanili della storia. Lo sviluppo demografico, stato un elemento centrale dei momenti rivoluzionari che hanno investito lEuropa tra il XVII e il tardo XVIII secolo. Una notevole espansione della fascia giovanile nei paesi occidentali vede attestarsi nel corso della storia, fino alla svolta di un movimento fascista ed altri gruppi estremisti dopo il primo grande conflitto mondiale. Quarantanni dopo, la generazione della baby boom nata dopo la II Guerra Mondiale consegu un grande successo politico con le manifestazioni e le proteste deglanni Sessanta (Huntington, 2000). I giovani sono una categoria sociale in continuo movimento e trasformazione e quindi sembra difficile poter ipotizzare l'assunzione di un'unica metodologia di progettazione. Da anni la sociologia della condizione giovanile evidenzia un

allontanamento dei giovani dalla politica, almeno nelle sue forme istituzionali:

Per processo di individualizzazione si intende porre lindividuo al centro rispetto alla societ. Ci ha portato, soprattutto nelle culture occidentali, allaffermazione dei diritti individuali e della dignit dellessere umano, creando sempre una contrapposizione tra persona e comunit, arrivando ad un profondo scollamento tra diritti e doveri del singolo e della collettivit.

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partiti politici, sindacati e organizzazioni giovanili non sembrano pi capaci di svolgere le loro funzioni di raccordo tra cittadini e istituzioni, di organizzazione dell'azione collettiva e di costruzione di identit politiche tra le nuove generazioni. I giovani rispecchiano e al tempo stesso divengono protagonisti di un duplice processo di deistituzionalizzazione e di desocializzazione (Touraine 1998), che ridefinisce le forme del legame sociale e politico. La parola chiave ricorrente in tutti i documenti dedicati alle politiche giovanili partecipazione. Questo termine significa letteralmente prendere parte o esser partecipe di qualcosa (di un gruppo, di un pensiero, di un'azione). Il termine pu prevedere un'attitudine attiva (prendere parte in modo volontario) o passiva (essere presente senza un coinvolgimento attivo). Uno studio dellistituto Iard del 2001 sulla Condizione e sulle politiche giovanili in Europa7, attesta che:
La partecipazione ad associazioni considerata un indicatore di base del livello generale di integrazione e cittadinanza sociale.

Ecco dunque che anche l'obiettivo europeo della Strategia di Lisbona prevede un prendere parte attivo da parte dei giovani, in modo da essere risorse in grado di indirizzare la comunit europea in una societ della conoscenza.
La partecipazione sociale e politica costituisce lelemento fondamentale della cultura democratica ed strettamente collegata con la socializzazione politica. La socializzazione politica fornisce ai giovani esperienze e competenze per ulteriori attivit a valenza sociale.

Il Rapporto di sintesi consultabile al sito http://www.istitutoiard.it/data/ricerche/Europa.PDF (data ultimo accesso 24/12/2010). Gli ambiti di indagine della ricerca in questione sono stati: 1. la condizione dei giovani tra i 15 e i 25 anni in Europa, 2. lo stato delle politiche a favore dei giovani in Europa e 3. i percorsi di formazione per gli operatori giovanili.

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Riguarda i valori e lo sviluppo del potenziale umano dei giovani, i loro desideri, le loro curiosit e il piacere di scoprire e sperimentare per sviluppare nuove prospettive adatte ai giovani. Riguarda tutti i giovani, sia quelli che partecipano ad associazioni e organizzazioni sia quelli al di fuori dalle organizzazioni.

Una prima e forse pi riconosciuta forma di partecipazione dei giovani quella politica. Partecipare quindi opposto di rimanere esclusi, ai margini. Partecipare significa quindi dare un contributo. Una delle prime conseguenze di questi tratti rilevata dagli studiosi la diffusa disaffezione da parte dei giovani nei confronti di tutto ci che attiene alla res publica. I giovani doggi appartengono ad una generazione poco votata alla mobilitazione, pi interessata a valorizzare la propria individualit che a intessere rapporti con la collettivit. Una generazione che esprime normalit e riflusso e che, pertanto, rappresenta una profonda rottura rispetto a quelle passate, che avevano fatto del protagonismo un loro modello culturale (Cavalli, 1994b). Tuttavia, va anche riconosciuto che pi che un calo della partecipazione pubblica e politica, si assiste ad un calo della partecipazione partitica e ai movimenti: La grande maggioranza dei giovani ha certamente, in tutta Europa, voltato le spalle alla politica, se per politica si intende la gestione quotidiana degli affari pubblici attraverso le organizzazioni dei partiti. Sono pochi i giovani che nutrono fiducia nei partiti (Cavalli 2002, p.518). Ma questo non va liquidato con laccusa di apatia, di indifferenza o disinteresse da parte dei giovani quanto piuttosto con la nascita di nuovi modi di intendere e declinare la partecipazione. I partiti e i movimenti non rispondono pi alle esigenze delle nuove generazioni: sono percepiti come meschini, come portatori e difensori di interessi personali o

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di gruppo e non come soggetti disinteressati e attivi per il bene di tutti: Da noi quasi dato per scontato che chi ha raggiunto il potere lo usi per fare gli interessi propri e della propria parte, al punto che quando ci poi effettivamente accade non suscita pi neppure scandalo (ibidem). La societ contemporanea moltiplica, da una parte, le risorse e la libert, da una parte, le risorse e la libert, dallaltra, i rischi: la grande variet di messaggi e istanze culturali posso disorientare e diffondere, in un giovane, sentimenti di sfiducia e di incertezza (Giddens, 1994; Melucci, 1991, Cavalli, 1994a) I giovani guardano oltre i confini nazionali e gli interessi del Paese e mirano a nuovi grandi obiettivi etici, ambientali, di lotta alla disuguaglianza globale: chiedono nuovi modi di partecipare pi disinteressati, basati su una solidariet sincera e credibile. Questa interpretazione, che si allontana dallo stereotipo che tende a liquidare i giovani doggi come una generazione indifferente e apatica, suffragata anche da alcuni dati empirici, seppur di carattere locale. Non solo i giovani mostrano di apprezzare le associazioni volontaristiche (e di fidarsi di esse) fondate sui principi di solidariet, relazionalit positiva, giustizia e disinteresse, ma considerano la realizzazione di eventi culturali e sociali come forme di partecipazione politica in senso stretto pi delle manifestazioni di contestazione o dissenso di fronte a scelte politiche governative. Rispetto alla sfera politica e allimpegno pubblico e civico ormai acquisito che le giovani generazioni manifestano una singolare ambivalenza: da un lato, si registra la crisi del coinvolgimento giovanile verso le forme partecipative classiche (partiti, sindacati, partecipazione elettorale), un considerevole

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disinteresse per le questioni politiche tradizionali, e infine una netta riduzione dei livelli di fiducia verso le istituzioni. Dallaltro lato, i giovani costituiscono il gruppo sociale in cui si registra un crescente interesse verso nuove tematiche e nuove modalit di partecipazione. Tale processo indica che in atto un processo di trasformazione della cultura politica su basi generazionali (Cioni, 2007, p.12). Se pertanto, si analizza il panorama delle istituzioni preposte alla programmazione e realizzazione delle politiche giovanili oggi, ci si trova di fronte una realt spesso frammentata che produce numerosi documenti con linee guida spesso disomogenee ed incapaci di rispondere ai bisogni di tutti. Nello specifico, a volte si trascurano le peculiarit territoriali, le esigenze di una realt locale e soprattutto si ignorano i bisogni dei soggetti destinatari delle politiche. D'altra parte proprio le svariate forme presenti sul territorio sono una ricchezza per gli operatori che ne riescano a cogliere interessanti indicazioni sociali. La conoscenza e lo scambio di queste esperienze di per s costituiscono un passaggio successivo nella creazione di un percorso operativo condiviso. Numerose indagini nazionali e internazionali (Sciolla, 2004), hanno mostrato come nelle societ contemporanee il livello di fiducia verso le istituzioni deputate allorganizzazione e alla gestione della vita pubblica presenti un andamento in discesa, soprattutto atteggiamento di crescente sfiducia si concretizza in disaffezione e in un distacco progressivo degli individui dalla vita pubblica, che rischiano di minacciare i fondamenti stessi della democrazia e che sembrano caratterizzare, in particolare, le nuove generazioni. Lassociazionismo, sembra rappresentare unimportante cerniera tra la sfera pubblica e privata, uno spazio concreto dove gli individui si organizzano come

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societ civile e si autodefiniscono, riaffermando la propria esistenza. C poi, anche chi sceglie una forma di partecipazione a quanto avviene nel mondo politico, senza impegnarsi in prima persona. In questo caso, si prende parte alla vita politica in modo indiretto ascoltando e guardando con interesse quello che viene sulla scena politica, tenendosi informati, discutendo e valutando positivamente o negativamente le fasi e gli sviluppi delle vicende politiche. A tal proposito, Barbagli e Maccelli (1995) definiscono questa forma di relazione con la sfera politica partecipazione invisibile. La valorizzazione del matrimonio, la famiglia composta da un uomo e una donna con i loro figli, la scuola e leducazione, la formazione al senso della legge civile e morale, linserimento sociale e professionale delle nuove generazioni, la qualit dellambiente, il senso della giustizia e della pace, sono alcuni dei progetti da sostenere per risvegliare linteresse dei giovani verso la vita politica. Per concludere, i giovani aspirano a fare il loro ingresso nella vita. Nonostante un certo sradicamento culturale, religioso e morale, cercano di trovare delle vie daccesso, perch spesso si sono fatti da s, in un narcisismo dilagante e nellincostanza. La fragilit dellio, una visione temporale ridotta alle voglie del momento e alle circostanze, e uninteriorit ristretta alle sole risonanze psichiche, li confinano nellindividualismo. Perci alcuni sono angosciati dallimpegno e dalla relazione istituzionale, pur desiderando sposarsi e fondare una famiglia. Preferiscono mantenere rapporti intimistici e ludici, naturalmente con pi persone, rapporti che per restano al di fuori del legame sociale. Il loro profilo psicologico anche il risultato di una educazione incentrata sullaffettivo, sui piaceri immediati e sulla rottura tra i genitori a causa del divorzio che, tra laltro, nelle

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rappresentazioni sociali allorigine dellinsicurezza affettiva, del dubbio su di s di fronte allaltro e del senso dellimpegno. possibile promuovere uneducazione pi realista, che non rinchiuda la persona negli oggetti mentali e nel narcisismo delladolescenza, per stimolare invece linteresse a diventare adulti. Parlando dunque di politiche giovanili, ci si pu chiedere quali siano i risultati positivi che le istituzioni internazionali, europee, nazionali, regionali e locali hanno avuto sul territorio; quale attivit di indirizzo risultata pi efficace, quali sono stati i fenomeni e le dinamiche che hanno portato al centro dell'attenzione mondiale la categoria sociale dei giovani. Quando poi si devono prendere decisioni e concertare politiche in settori di recente costituzione quali le politiche giovanili, mancano conoscenze di base dei processi e dei fenomeni in atto.

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II CAPITOLO
LE POLITICHE GIOVANILI IN ITALIA

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II.1 Le politiche sociali per i minori

"La societ contemporanea come composta da una combinazione di ordine e progresso, che l'antichit considerava assolutamente inconciliabili, rappresentano sempre di pi per la natura della civilt moderna due condizioni egualmente importanti, la cui intima ed indissolubile combinazione caratterizza ormai e la fondamentale difficolt e la principale risorsa di ogni vero sistema politico" (Comte, 1967). Con il suo Corso di filosofia positiva, Auguste Comte fu il primo teorico del positivismo. Oggetto delle sue ricerche teoretico-scientifiche, il problema dello sviluppo, della struttura e della funzione del sapere nella societ, pertanto egli convinto della necessit di integrare l'individuo nel sociale tanto da contribuire alla nascita di politica sociale. Lintroduzione dei diritti sociali stata uninnovazione di vasta portata nellevoluzione dello stato moderno. Oggi infatti, per parlare di politiche sociali bisogna riferirsi principalmente alle linee guida e agli interventi per il cambiamento, il mantenimento o la creazione di condizioni di vita che favoriscano il benessere umano. Lo studio delle politiche sociali pertanto, si inserisce nel quadro pi ampio delle politiche pubbliche, vale a dire come, perch e con quali effetti i diversi sistemi politici perseguono certi corsi di azione per risolvere problemi di rilevanza collettiva. Lanalisi delle politiche sociali quindi, lo studio di un sotto-insieme di corsi di azione, volti a risolvere problemi e a raggiungere obiettivi di natura sociale (Ferrera, 2006, p.1-2). Questi obiettivi hanno a che fare con il benessere (welfare) dei cittadini e riguardano le loro condizioni di vita, le risorse e le

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opportunit a loro disposizione nelle varie fasi della loro esistenza (o ciclo di vita). Cos, la politica sociale quella parte della politica pubblica che ha a che fare con questioni sociali, mira pertanto a migliorare il benessere umano e a soddisfare le umane necessit: l'istruzione, la salute, l'alloggio e la previdenza sociale8. Nelle democrazie contemporanee, le norme, gli standard e le regole delle politiche sociali sono incorporate nella nozione di cittadinanza sociale (Marshall, 1980). Pertanto essere cittadino vuol dire non solo godere di diritti civili e politici, ma anche di diritti sociali che tipicamente si configurano come diritti spettanze, nel senso che danno titolo ad ottenere risorse (ad esempio laccesso ad un servizio) che sorreggono le condizioni di vita (Ferrera, 2006).. In Italia manca una vera politica sociale per la famiglia, cos attestava Chiara Saraceno, di conseguenza gli obiettivi e le misure devono essere ricostruiti allinterno delle politiche sociali in generale e dalla legislazione sociale e fiscale. Data la frammentazione degli attori e deglambiti che contribuiscono a dar vita a una politica familiare implicita, non sorprende solo che le misure siano spesso inadeguate e ma anche che gli obiettivi perseguitati siano contraddittori, altamente differenziati, se non addirittura con effetti contrari rispetto a quelli desiderati.
Le politiche sociali per la famiglia nel nostro paese sono riluttanti e ambivalenti soprattutto perch sono il risultato di unassenza (Saraceno, 1998).

Per la costruzione di una comunit solida sono necessari interventi tendenti a controllare le condizioni di vita, a sviluppare la partecipazione dei cittadini, la
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Per una possibile definizione di politiche sociali cfr. http://en.wikipedia.org/wiki/Social_policy (data ultimo accesso: 01/01/2011).

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costituzione di politiche di mediazione che permettono di superare le diffidenze e i pregiudizi e favorire il dialogo promuovendo una migliore comprensione e coesione. Le politiche sociali affrontano una continua tensione fra bisogni, attese sociali e risposte (De Ambrogio, 2005, p.15). Lelemento comune di queste politiche il rapporto fra i gruppi e la costituzione di elementi che portano al senso di comunit, la promozione della fiducia, leliminazione di conflitto, la creazione di una comunicazione utile e reale fra singoli, gruppi e istituzioni. Politiche leggere ma non improvvisate, che presuppongono un ascolto costante, strumenti coerenti, tempismo negli interventi (McMillan e Chavis, 1986). Questi elementi a partire dagli anni 90 si sono inseriti allinterno di un processo di cambiamento radicale che si inaugurato in Italia con una serie di interventi, disegni di legge, regolamenti, che hanno modificato sia la gestione del territorio sia gli interventi assistenziali. Si assistito nel corso di questi ultimi anni ad una serie di modificazioni circa la gestione del territorio che diventata non pi unattivit esclusivamente riservata allo Stato - Nazione9. Nel 2000, pertanto, con la legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e di servizi sociali (L. 328/200010), viene introdotta una

Prima dellapprovazione della legge n. 328 del 2000, sull'assistenza sociale, il settore era ancora disciplinato dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972 e successive modificazioni, cosiddetta "legge Crispi" con cui si accentu notevolmente l'intervento dello Stato nella vita delle Opere Pie che divennero in seguito a ci Istituzioni di Pubblica Assistenza e Beneficenza (IPAB). 10 Obiettivo della legge quello di disciplinare la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali, alle persone e alle famiglie per garantire la qualit della vita, assicurare le pari opportunit, rimuovere le discriminazioni, prevenire, eliminare o ridurre le condizioni di bisogno e di disagio. I destinatari sono tutti cittadini italiani che versano in condizioni di povert, incapacit, inabilit o difficolt di inserimento sociale secondo parametri stabiliti dal Piano nazionale (art.2). lo Stato, le regioni e gli enti locali riconoscono, promuovono, agevolano il sostegno e la qualificazione alle ONP (Le organizzazioni non profit) in qualit di soggetti attivi nella progettazione e realizzazione della gestione e offerta dei servizi sociali. Le Regioni, sulla base di un atto di indirizzo e coordinamento del Governo, adottano specifici indirizzi per

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riforma radicale del modello assistenziale italiano. Con la legge-quadro le persone vengono riconosciute, oltre che come destinatari degli interventi, anche come soggetti attivi, cio soggetti capaci di produrre essi stessi degli aiuti. Tale normativa ha finalmente, sostituito la Legge Crispi del 1890. Essa fornisce il quadro di riferimento delle politiche non previdenziali e non sanitarie in un contesto non istituzionale dell organizzazione dello Stato, trasformato in senso federalista, e dei suoi livelli territoriali, proponendosi di superare molte delle tradizionali debolezze e anomalie sul piano comparato dellassistenza sociale in Italia (Saraceno, 1996, 2002). Scopo principale della legge , oltre la semplice assistenza del singolo, anche il sostegno della persona allinterno del proprio nucleo familiare, segnando una svolta molto importante per lo Stato sociale Italiano (Saraceno, 2002,p.29). LEnte Locale, da parte sua, provvede alla realizzazione dei servizi insieme agli organismi non lucrativi di utilit sociale: cooperative sociali, volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato.

Una finalit delle politiche sociali di potenziare la capacit propulsiva di tutti gli attori nel territorio. LEnte Locale non cede il ruolo di regolatore e garante della rete dei servizi, nellinteresse del singolo cittadino e del sistema-territorio. Non basta costruire gli stessi servizi su tutto il territorio nazionale; occorre che i servizi abbiano anche le stesse qualit e la riforma promuove standard omogenei, sia a
regolamentare i rapporti tra enti locali e Terzo Settore, in particolare rispetto ai sistemi di affidamento e di erogazione dei servizi alla persona (art.5). In riferimento cfr. http://www.formaper.com/sociale2/normativa/legge328_2000.html (data ultimo accesso: 03/01/2011).

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livello strutturale che organizzativo, regolando le competenze istituzionali in materia. Per questo necessario un maggior coordinamento, cos da definire punti di riferimento comuni per l'attivit di tutti gli operatori del sistema. Il coordinamento possibile se c' un documento programmatico comune, che la legge individua nel Piano di zona dei servizi sociali alla Persona. Per la prima volta, viene istituito un fondo nazionale per le politiche e gli interventi sociali, aggregando e ampliando i finanziamenti settoriali esistenti e destinandoli alla programmazione regionale e degli enti locali.

II.1.1 Il benessere: indicatore del livello di qualit di un sistema sociale. La legge 328/2000

La legge 328 del 2000 rappresenta la pi grande novit nel campo dei servizi sociali in Italia, essa presuppone la costruzione di un nuovo sistema in cui rientrano tutti gli attori, siano essi semplici cittadini o anche operatori impegnati nel sociale. Ingloba dentro di s una serie di cambiamenti nelle metodologie di gestione dei servizi sociali, ma anche la possibilit di stipulare accordi, convenzioni che permettono una programmazione partecipata degli attori sociali. La legge informa che per realizzare i servizi sociali in modo unitario e integrato gli enti locali, le Regioni e lo Stato, ognuno nellambito delle proprie competenze, provvedano alla programmazione degli interventi e delle risorse. Il sistema si costruisce sulla base di alcuni concetti chiave (sussidiariet e integrazione) che permettono di avviare un processo di trasferimento delle funzioni dallo Stato alle regioni e da questi ai Comuni. Infatti attraverso il

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concetto di sussidiariet si passa da un sistema centralizzato ad uno periferico in cui anche gli enti locali sono parte attiva. Il concetto di integrazione invece permette di evidenziare un sistema in cui la programmazione partecipata il nucleo centrale, tutti gli attori impegnati nel sociale sono chiamati insieme ad essere promotori di nuove politiche che

permettono di promuovere il benessere sociale (Trapanese, 2005). La legge di riforma dellassistenza ha tra i suoi punti di forza il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati nellerogazione dei servizi sociali. Per poter trovare applicazione la legge stabilisce che i privati devono essere prima autorizzati, e poi eventualmente accreditati, a partecipare alla rete dei servizi sociali territoriali. In altre parole, lautorizzazione indispensabile per qualsiasi soggetto privato che voglia fornire servizi alla persona, anche se non interessato a entrare nel circuito dellassistenza pubblica; se invece vuole diventare un "fornitore di servizi" dellamministrazione pubblica, e quindi far parte del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, oltre ad essere un ente autorizzato deve anche essere accreditato. I soggetti erogatori predisposti alla programmazione e allorganizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali sono gli enti locali, le Regioni e lo Stato; in particolare: Lo Stato ha il compito di: fissare un Piano sociale nazionale che indichi i livelli uniformi e di base delle prestazioni, stabilire i requisiti che devono avere le comunit-famiglie e i servizi residenziali nonch i profili professionali nel campo sociale ed infine ripartire le risorse del Fondo sociale nazionale e controllare l'andamento della riforma.

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Le

Regioni dovranno programmare e coordinare gli interventi sociali, formativi e di

spingere verso l'integrazione degli interventi sanitari, sociali,

inserimento lavorativo, stabilire i criteri di accreditamento e vigilare sulle strutture e i servizi sia pubblici che privati, costituire un albo dei soggetti autorizzati a svolgere le funzioni indicate dalla normativa, stabilire la qualit delle prestazioni, determinare i livelli di partecipazione alla spesa da parte degli utenti, finanziare e programmare la formazione degli operatori. In ultima analisi non bisogna dimenticare come questa legge abbia riconosciuto una centralit al ruolo dei Comuni che, per questo motivo, sono gli interlocutori privilegiati, con i quali bisogna tracciare politiche di intervento. I Comuni sono gli organi amministrativi che gestiscono e coordinano le iniziative per realizzare il "sistema locale della rete di servizi sociali". In questo, i Comuni devono coinvolgere e cooperare con le strutture sanitarie, con gli altri enti locali e con le associazioni dei cittadini. Dai Comuni dipende: la determinazione dei parametri per la valutazione delle condizioni di povert, di limitato reddito e di incapacit totale o parziale per inabilit fisica e psichica, e le relative condizioni per usufruire delle prestazioni; l'autorizzazione, l'accreditamento e la vigilanza sui servizi sociali e sulle strutture residenziale e semiresidenziali pubbliche e private; il garantire il diritto dei cittadini a partecipare al controllo di qualit dei servizi. Le azioni, gli obiettivi e le priorit degli interventi comunali sono definiti nei Piani di Zona. I Comuni devono anche realizzare ed adottare la Carta dei

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servizi sociali che illustra le opportunit sociali disponibili e le modalit per accedervi11.

II.1.2 Il Piano di Zona e la Carta dei Servizi sociali

La Legge 328/2000 definisce una nuova organizzazione dei servizi sociali che prevede, da una parte la centralit del bisogno e della scelta del cittadino e dallaltra, lattivazione del percorso di pianificazione socio-sanitaria da parte degli organismi pubblici con la partecipazione attiva delle rappresentanze del Terzo Settore. Il modello del nuovo Welfare delineato con tale legge, in particolare nella sua costruzione a livello locale, prevede che i Comuni, associati in un ambito territoriale definito (il Distretto Sanitario), provvedano a definire il Piano di Zona, lo strumento fondamentale per progettare il sistema integrato di interventi e servizi sociali per la popolazione complessiva del territorio distrettuale. Pertanto, il Piano di Zona va considerato quindi, come lo strumento strategico per governare le politiche sociali12. Si tratta di una grande opportunit, che richiede una mobilitazione delle amministrazioni locali e dei diversi operatori e del Terzo Settore (volontariato, associazioni di promozione sociale, cooperazione sociale) e lacquisizione di metodologie di azioni adeguate e condivise.

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Cfr http://www.solideadonne.org/pdf/legislazione/scheda_legge_328_2000.pdf (data ultimo accesso 05/01/2011) per un ulteriore approfondimento della legge 328 del 2000. 12 Cfr. http://www.ilterzosettore.it/news.interna.php?notizia=105 (data ultimo accesso: 05/01/2011).

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In particolare, i Piani Sociali di Zona (PdZ) sono lo strumento fondamentale per definire e costruire il sistema integrato di interventi e servizi sociali, ovvero di un sistema che mette in relazione i vari soggetti operanti sul territorio, istituzionali e non, con lobiettivo di sviluppare e qualificare i servizi sociali per renderli flessibili e adeguati ai bisogni della popolazione. Il processo di costruzione dei PdZ parte dal territorio e si sviluppa sia attraverso il lavoro dei Comitati di Distretto, per la parte politica, sia attraverso il lavoro di tavoli tecnici e tematici cui partecipano non solo le istituzioni (in particolare Regione, Province, Comuni, Aziende USL, alcune amministrazioni statali), ma anche le IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza), il mondo della cooperazione sociale e del volontariato, le organizzazioni sindacali e varie forme di associazionismo. Il Piano di zona l'occasione offerta alle comunit locali per leggere, valutare, programmare e guidare il proprio sviluppo e va visto e realizzato come piano regolatore del funzionamento dei servizi alle persone. In particolare, il Piano di zona lo strumento promosso dai diversi soggetti istituzionali e comunitari per: analizzare i bisogni e i problemi della popolazione sotto il profilo qualitativo e quantitativo; riconoscere e mobilitare le risorse professionali, personali, strutturali, economiche pubbliche, private ( profit e non profit ) e del Volontariato; definire obiettivi e priorit, nel triennio di durata del piano attorno a cui finalizzare le risorse; individuare le unit d'offerta e le forme organizzative congrue, nel rispetto dei vincoli normativi e delle specificit e caratteristiche proprie delle singole comunit locali; stabilire forme e modalit gestionali atte a garantire approcci integrati e interventi connotati in termini di efficacia, efficienza

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ed economicit; prevedere sistemi, modalit, responsabilit e tempi per la verifica e la valutazione dei programmi e dei servizi. Una volta predisposto, il Piano di Zona viene sottoposto alla approvazione dei consigli Comunali dei Comuni facenti parte dell'ambito territoriale e, quindi, trasmesso alla regione a cura del Sindaco o della Conferenza dei Sindaci. La Giunta Regionale, ne verificher la compatibilit con gli obiettivi di sistema e con gli obiettivi caratterizzati su problemi specifici, definiti dalle direttive del Piano Sociale Regionale. Dopo l'approvazione da parte della Regione, possono essere formalizzati gli accordi e i contratti di programma e quant'altro necessario per la gestione integrata del Piano di Zona. Il Piano approvato, in particolare costituisce il necessario presupposto per la stipula dell'accordo di programma tra comuni, singoli e associati, e l'Azienda ASL di riferimento per quanto attiene alle competenze gestionali relative ai servizi ad elevata integrazione socio-sanitaria. La Carta dei Servizi , introdotta come strumento di tutela dei cittadini nel 1994 con la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 gennaio, assume una funzione di rilievo nella riforma della pubblica amministrazione (legge 59/97, art. 17) e ha trovato una ulteriore conferma in materia di servizi sociali nella Legge quadro 328/2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali che definisce, allart. 13, la Carta dei Servizi Sociali quale strumento a garanzia di effettiva tutela delle posizioni soggettive degli utenti.

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La realizzazione della carta dei servizi sociali costituisce uno strumento di promozione della qualit e di attenzione verso i cittadini. Si tratta di un documento che "non si limita a regolamentare l'accesso ai servizi riproducendo la logica dei soggetti erogatori, ma si concentra sulle persone che hanno bisogno di accedere ai servizi". Ladozione della Carta dei Servizi Sociali, implica: un costante monitoraggio della qualit dei servizi; la definizione di standard di qualit dei servizi e la loro verifica; la definizione degli obiettivi di miglioramento. E lo strumento attraverso il quale il Comune dichiara concretamente gli impegni assunti con i cittadini. Vi sono sanciti i principi a cui si uniformano i Servizi. Per il cittadino, la Carta la garanzia scritta di poter esigere le prestazioni dei servizi con la qualit dichiarata, uno strumento di garanzia, trasparenza ed imparzialit. "Un patto di cittadinanza" questa la finalit della carta dei servizi in quanto documento strettamente correlato ai diritti che ogni persona ritiene debbano esserle riconosciuti nella vita quotidiana e nelle situazioni di bisogno. Per questo motivo la Carta dei Servizi Sociali non rappresenta la cristallizzazione di diritti e di regole, ma vive della stessa dinamicit degli interventi sociali ed strettamente legata alla loro programmazione. Pertanto non si pu parlare di Carta dei Servizi se non nel contesto dei Piani di Zona, come atto fondamentale di indirizzo e pianificazione degli interventi e al tempo stesso come strumento di coinvolgimento di tutti i soggetti disponibili ad entrare nella "rete" dei servizi investendo risorse proprie e la loro progettualit.

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Lo scopo principale della Carta pertanto quello di stabilire un patto tra l'Ente Locale e la Cittadinanza, basato su principi chiari e condivisi, considerato che i Servizi Sociali Associati sono destinati ad intervenire in un ambito di azione particolarmente delicato, dovendo promuovere benessere, soddisfazioni e relazioni significative tra persone. In particolare la Carta dei Servizi viene realizzata tenendo conto dei seguenti criteri generali: la volont dell'Ente di fornire un servizio di buona qualit ai cittadini e a coloro che si trovano sul territorio, assumendo impegni concreti e rendendoli pubblici; il coinvolgimento di tutti i soggetti che, avendo partecipato alla definizione dei piani di zona, erogano le prestazioni sociali sulla base di contratti di servizio, prevedendo costanti momenti di confronto; la previsione di periodici momenti di valutazione partecipata sull'andamento dei servizi, nella consapevolezza che le dimensioni della qualit non sono misurabili solo in base ad indicatori oggettivi, pur importanti, ma attraverso la condivisione delle esperienze, per attuare un costante miglioramento dei servizi stessi; la partecipazione attiva del cittadino alla definizione del progetto nonch alla sua eventuale rielaborazione allorch le sue esigenze dovessero mutare; la garanzia del rispetto dei reciproci diritti e doveri, per stimolare un continuo confronto tra Servizi Sociali Associati e cittadini, finalizzato al miglioramento dei servizi stessi. Si tratta per concludere, di un documento che offre in forma semplice tutte le informazioni di carattere generale riguardanti tutte le risorse messe a disposizione, dalle istituzioni locali preposte in ambito sociale. I principi fondamentali che sono alla base di questo documento sono quelli dell'equit,

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dell'uguaglianza, della democraticit, della continuit, dell'umanit, dell'efficienza e dell'efficacia in rapporto ai costi13.

II.2 Le politiche per i giovani


Non puoi avere, nello stesso tempo, giovent e coscienza di essa; giacch la giovent troppo impegnata a vivere per esserne cosciente, e la coscienza troppo impegnata a cercare se stessa per vivere. Kahalil Gibran

Realizzare una politica per i giovani unopera pressoch complessa. Deve trattare diversi problemi e diverse dimensioni. In particolare, deve attivare strategie di azione chiare e dirette al problema. Queste strategie possono avere diverse finalit: dalla promozione del benessere alla prevenzione della devianza giovanile, dalla predisposizione di servizi alla predisposizione di spazi e competenze. Per dare delle indicazioni importanti al legislatore bisogna individuare gli scopi di una legge per i giovani. Riconoscere la condizione dei giovani le nuove forme per la loro partecipazione pubblica sono passi importanti per questa fase della discussione. Le politiche giovanili possono assumere diverse forme, possono prevedere incentivi e strategie differenti, dirette ad obiettivi specifici. Come una legge per i giovani dovrebbe rispondere ai loro bisogni riguarda la sua forma: come promuovere un benessere giovanile, quali le competenze dei diversi attori istituzionali e non, e quali le risorse da utilizzare. Fino agli anni '70 in Europa esistevano delle iniziative in favore dei giovani: erano interventi mirati soprattutto all'inserimento lavorativo e al sostegno di

13

Per ulteriori approfondimenti http://www.autismando.it/autsito/Diritti_e_C/Leggi/L328_00.htm (data ultimo accesso: 05/01/2011)

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politiche educative. Come dimostrato nella prima parte di questa analisi per, i giovani non erano riconosciuti come una categoria sociale specifica, bens come individui riconducibili ad un ruolo sociale come ad esempio studente, lavoratore, disoccupato. Lo strumento principale su cui poggia linfluenza europea il metodo aperto di coordinamento che mira a conciliare lobiettivo dellarmonizzazione delle politiche sociali europee con il rispetto delle specificit nazionali e regionali e con la valorizzazione di un approccio decentralizzato. Si tratta, pi specificamente di procedure sistematiche e formalizzate di monitoraggio e valutazione incrociati finalizzate a sostenere processi di mutuo apprendimento di capacit di policy making e a vincolare questi processi allelaborazione di linee di azione condivise. Lidea chiave, che dai primi anni 90 ha contribuito a cambiare gli assetti regolativi e istituzionali delle politiche sociali, la sussidiariet nella sua dimensione verticale e orizzontale, dando impulso al processo di

decentralizzazione territoriale (Bifulco, 2005, p.15 - 16). nel 1972 che il Consiglio d'Europa istituisce a Strasburgo, la Fondazione della Giovent (FEG), con il ruolo di fornire un sostegno finanziario alle attivit nazionali e internazionali a favore della giovent; nel 1985 inoltre, l'ONU indice l Anno Internazionale della giovent con lintento di incoraggiare il dialogo e la comprensione tra le generazioni e promuovere gli ideali della pace, il rispetto dei diritti umani, la libert, e la solidariet14. Successivamente poi, nel 1990 il Consiglio d'Europa delibera la Carta Europea della Partecipazione alla vita
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Cfr. http://www.unric.org/it/attualita/26861-anno-internazionale-della-gioventu (data ultimo accesso: 06/01/11).

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Comunale e Regionale che, in coerenza con l'obiettivo di un'integrazione europea, promuove la partecipazione e la cittadinanza attiva come incentivo alla vita pubblica ed alla volont di cambiamento. Tali iniziative furono le prime rilevanti indicazioni a livello internazionale in materia di politiche giovanili. Nello specifico, il punto di partenza della Carta Europea della Partecipazione alla vita Comunale e Regionale che la partecipazione attiva dei giovani alle decisioni e alle attivit a livello locale e regionale essenziale se si vogliono costruire delle societ pi democratiche, pi solidali e pi prospere. Viene cos introdotto un nuovo concetto: partecipazione dei giovani alla vita pubblica in quanto risorsa della societ15. Nel frattempo, tra la fine degli anni 80' e l'inizio degli anni 90', in mancanza di una legge quadro nazionale, molte regioni italiane legiferarono in proprio leggi a carattere locale. Le leggi emanate in questo contesto presentavano forti similarit e molte facevano riferimento alla sopra citata Carta europea per la partecipazione dei giovani alla vita municipale e regionale. Nel 1993, lassemblea generale di ERYICA adott la Carta europea dellinformazione16 dei giovani che divenne, da quel momento, un testo di riferimento per tutta lEuropa come serie di principi professionali e di linee direttive per il lavoro dinformazione giovanile. La Carta venne aggiornata nel 2004 .

15

16

Cfr. http://www.georivista.it/rivista/cerca-orientamento/carta-europea-di-partecipazione-deigiovani-alla-vita-locale-e-regionale/ (data ultimo accesso: 06/01/11). I partner di ERYICA di un certo numero di Paesi svilupparono standard minimi e misure di qualit per i centri e servizi dinformazione giovanili, allo scopo di mantenere e migliorare la qualit dei servizi forniti ai giovani. Anche in Italia, nella primavera 2009, il rinato Coordinamento nazionale degli Informagiovani ha individuato gli standard di qualit del nostro sistema degli IG.

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Le prime leggi regionali dunque, prevedevano interventi per la prevenzione di comportamenti cosiddetti devianti (Tomasi, 2000), per l'inserimento sociale e per lincremento delle capacit delle giovani generazioni nei confronti delle istituzioni. Con l'emanazione della Carta Europea infatti, si era fatta largo la prima consapevolezza certa in merito ai giovani: le istituzioni non prevedevano alcuno strumento per il riconoscimento ed il coinvolgimento della popolazione giovanile.

II.2.1 Politiche giovani: una risorsa a livello internazionale

A livello internazionale nel 1993, all'art. 14917 comma 2, che il Trattato di Maastricht introduce il tema della giovent come uno dei temi rilevanti per la costruzione dell'Unione Europea, ma con la Strategia di Lisbona, definita nel marzo del 2000, che viene definitivamente sancito il ruolo fondamentale che le giovani generazioni europee hanno nella creazione dell'economia della

17

Il Trattato di Maastricht che istituisce la Comunit Europea, al Capo 3 (ISTRUZIONE, FORMAZIONE PROFESSIONALE E GIOVENT) art. 149 (comma 1 e 2) stabilisce: 1. La Comunit contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualit incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilit degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema di istruzione, nonch delle loro diversit culturali e linguistiche. 2. L'azione della Comunit intesa: - a sviluppare la dimensione europea dell'istruzione, segnatamente con l'apprendimento e la diffusione delle lingue degli Stati membri; - a favorire la mobilit degli studenti e degli insegnanti, promuovendo tra l'altro il riconoscimento accademico dei diplomi e dei periodi di studio; - a promuovere la cooperazione tra gli istituti di insegnamento; - a sviluppare lo scambio di informazioni e di esperienze sui problemi comuni dei sistemi di istruzione degli Stati membri; - a favorire lo sviluppo degli scambi di giovani e di animatori di attivit socioeducative; - a incoraggiare lo sviluppo dell'istruzione a distanza. Per ulteriori approfondimenti cfr. http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/dat/12002E/pdf/12002E_IT.pdf (data ultimo accesso 07/01/11).

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conoscenza pi competitiva e dinamica del mondo. Le priorit della Strategia di Lisbona sono cos definite dai documenti ufficiali: Internet, l' Europa si dovr dotare di servizi pubblici online, di

un'amministrazione elettronica, di servizi di apprendimento elettronico e di telesalute. Tutte le scuole dell'Unione dovranno essere collegate a internet e tutti gli insegnanti capaci di utilizzarlo. Occorre, infine, una normativa europea che regolamenti il commercio elettronico, i diritti d'autore, i pagamenti online e la vendita a distanza di servizi finanziari. Ricerca, perch l'Europa diventi l'economia basata sulla conoscenza pi competitiva al mondo, di fondamentale importanza la definizione di uno spazio europeo della ricerca e dell'innovazione, in cui una rete transeuropea ad altissima velocit per le comunicazioni scientifiche elettroniche colleghi gli istituti di ricerca e le universit, le biblioteche scientifiche, i centri di studi e progressivamente anche le scuole. Inoltre, occorrer rendere pi semplice la mobilit dei ricercatori e adottare iniziative per far rimanere in Europa i giovani talenti. Il settore produttivo, le piccole e medie imprese sono la spina dorsale dell'economia europea. Per evitare che il loro dinamismo venga ostacolato da regolamenti diversi e contrastanti nei vari paesi dell'Ue, la strategia di Lisbona prevede l'elaborazione di una carta europea per le piccole imprese e il sostegno all'avviamento di imprese ad alto contenuto tecnologico. Le politiche sociali, i principali problemi in questo campo sono due, la carenza di personale qualificato con competenze tecnologiche e conoscenza di diverse lingue, e l'invecchiamento della popolazione. Per risolvere il primo,

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l'Unione promuove la mobilit di studenti e ricercatori mediante i programmi comunitari esistenti (Socrates, Leonardo, Giovent) e il riconoscimento delle qualifiche e dei periodi di studio e formazione. Per affrontare il problema dell'invecchiamento i governi dell'Unione dovranno ridurre gli incentivi al prepensionamento e aumentare gradualmente di circa cinque anni l'et di effettiva cessazione dell'attivit lavorativa. Inoltre si punta a far crescere l'occupazione, portandola dal 61% di media al 70% entro il 2010 e ad aumentare nello stesso periodo il numero delle donne occupate dal 51% al 60%18. LUnione intende prepararne la transizione attraverso lo sviluppo di una societ dellinformazione per tutti per creare uno spazio europeo della ricerca. Bisogna quindi modernizzare il modello sociale europeo, investendo nelle risorse umane e creando uno stato sociale attivo. Per realizzare questo passaggio fondamentale indispensabile adattare i sistemi di istruzione e formazione alla societ della conoscenza, garantire pi posti di lavoro e di migliore qualit; modernizzare la protezione civile e favorire lintegrazione sociale. Pi tardi, nel 2001, la Commissione Europea adotta il Libro Bianco sulla giovent: Un nuovo impulso per la giovent europea che si prefigge di porre rimedio all'accentuata disaffezione dei giovani nei confronti delle forme tradizionali di partecipazione alla vita pubblica e invita a realizzare una maggiore partecipazione civile ed attiva dei giovani europei nel senso indicato dal libro bianco sulla governance. Successivamente sono state adottate ed emanate numerose

raccomandazioni, comunicazioni, revisioni del Libro Bianco e Programmi

18

Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_di_Lisbona (data ultimo accesso: 07/01/11).

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Europei in favore dei giovani. Tra tutti utile citare il Patto Europeo per la Giovent (promosso dai Ministri della Giovent dei Paesi membri dell'Unione Europea), adottato nel novembre 2005 dal Consiglio Europeo, che individua come prioritaria l'integrazione della dimensione giovanile nelle politiche dell'Unione Europea e l'esigenza di maggior coerenza nelle aree d'intervento concernenti i giovani. Le politiche giovanili quindi risultano al centro del dibattito politico europeo nel senso di un incentivo alle occasioni di crescita e formazione delle giovani generazioni, in modo da fornire una consapevolezza politica ed una sperimentazione di ruoli nella societ odierna che forniscano gli strumenti per una partecipazione attiva e responsabile nella societ futura. L'idea che sostiene le politiche giovanili , in sintesi, di natura politica e nasce dalla volont di rendere l'Europa l'economia della conoscenza pi competitiva e innovativa del mondo accompagnata da un miglioramento

quantitativo e qualitativo delloccupazione e da una maggiore coesione sociale.

II.2.2 Il Libro Bianco: un nuovo impulso per la giovent europea

Il Libro Bianco sulla giovent, risultato di una vastissima consultazione di numerose decine di migliaia di giovani europei e di una concertazione con gli Stati membri, le organizzazioni giovanili e gli esperti nel campo della giovent, propone un metodo e priorit per coinvolgere maggiormente i giovani nelle decisioni che li riguardano, intende pertanto contribuire alla riconciliazione dei

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giovani con la vita cittadina: consiste nellaprire il processo decisionale dellUnione Europea (UE) alla partecipazione dei cittadini, e quindi anche dei giovani cittadini, alle decisioni che li riguardano. I risultati dellampia consultazione che ha preceduto il Libro bianco19 sono chiari: nonostante situazioni molto diverse, i giovani condividono valori e aspirazioni ma anche problemi. I giovani costituiscono un gruppo in divenire, caratterizzato da: un accesso alloccupazione e la fondazione di una famiglia ritardati, frequenti avvicendamenti tra lavoro e studi, ma soprattutto percorsi individuali molto pi variegati che in passato. La scuola o luniversit, il lavoro e il contesto sociale non svolgono pi lo stesso ruolo integratore; lautonomia acquisita sempre pi tardi. Ci si traduce spesso in un sentimento di fragilit della loro condizione, in una perdita di fiducia nei sistemi decisionali esistenti e in un certo disinteresse per le forme tradizionali di partecipazione alla vita pubblica, ma anche alle organizzazioni della giovent. Certuni affermano di non identificarsi nelle politiche pubbliche concepite da e per persone pi anziane di loro. Una parte dei giovani si rifugia nellindifferenza o nellindividualismo, unaltra parte tentata da modi despressione a volta eccessivi, se non addirittura ai margini dei canali democratici. Una maggioranza di essi vorrebbe tuttavia influenzare le politiche, ma non ne trova i mezzi. I giovani europei hanno per qualcosa da dire perch sono i primi ad essere interessati ai mutamenti economici, agli squilibri demografici, alla

globalizzazione, e alla diversit delle culture. ad essi che si chiede di inventare


19

Il contesto in cui si inserisce la formazione del Libro Bianco l'Europa allargata formata da 75 milioni di giovani tra i 15 e i 25 anni (considerata nel presente documento quale periodo della vita che va dai 15 ai 25 anni).

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altre forme di relazioni sociali, altri modi di esprimere la solidariet, di vivere le differenze e di trarne un arricchimento, proprio nel momento in cui si manifestano nuove incertezze. Nonostante un contesto sociale ed economico pi complesso, i giovani dimostrano una grande capacit di adattamento. I responsabili politici nazionali ed europei hanno la responsabilit di facilitare questo adattamento facendo dei giovani attori a pieno titolo delle nostre societ20. Fra i temi prioritari proposti dalla Commissione nel quadro del nuovo metodo di lavoro figurano : il rinnovo delle forme di partecipazione dei giovani alla vita pubblica. Concretamente, i ministri e le autorit locali esamineranno le possibilit di dare veste generale alle esperienze di successo dei consigli nazionali e regionali giovanili. A livello europeo, il Libro bianco invita il Forum Giovent, la cui base deve assicurare la pi ampia rappresentanza possibile, a partecipare all'applicazione del nuovo metodo di lavoro. Sempre sul piano comunitario, la Commissione cofinanzia a partire dal 2003 progetti di incentivazione alla partecipazione, per esempio dei progetti di forum Internet. L'informazione dei giovani sulle questioni europee. Anche in questo caso, il Libro bianco sostiene un approccio coordinato fra gli Stati membri e la Commissione. Quanto al livello comunitario, l'anno prossimo sar lanciato un portale Internet per rendere accessibili a un numero maggiore di giovani informazioni affidabili sulla costruzione europea. La Commissione desidera fare del portale uno strumento interattivo che permetta ai giovani di esprimere le loro opinioni e formulare domande. La promozione del volontariato un altro tema prioritario. Il Libro bianco invita gli Stati membri a sviluppare il volontariato e ad
20

Cfr. http://progettoeuropa.altervista.org/download/libro_bianco.pdf accesso:07/01/2011).

(data

ultimo

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eliminare gli ostacoli nazionali alla mobilit dei giovani volontari. La Commissione intende inoltre iscrivere all'ordine del giorno delle discussioni del Consiglio la questione del riconoscimento del volontariato come esperienza educativa. Di conseguenza si tratta di modernizzazione dellazione pubblica europea che retta da cinque principi fondamentali: lapertura, la partecipazione, la responsabilit, lefficacia e la coerenza. Pertanto, assicurare uninformazione e una comunicazione attiva nei confronti dei giovani, formulata nel loro linguaggio, per far s che comprendano il funzionamento dellEuropa e delle politiche che li riguardano. Assicurare la consultazione dei giovani e promuovere la loro partecipazione alle decisioni che li riguardano e, in linea generale, alla vita delle loro collettivit. Sviluppare una cooperazione nuova e strutturata tra gli Stati membri e le istituzioni europee onde attuare, al livello di responsabilit appropriato, soluzioni concrete in risposta alle aspirazioni dei giovani. Valorizzare la risorsa costituita dalla giovent perch possa meglio rispondere alle sfide della societ, contribuire al successo delle diverse politiche che la riguardano e costruire lEuropa di domani. Sviluppare una visione integrata delle diverse politiche che riguardano la giovent e dei diversi livelli dintervento pertinenti. Successivamente con il seguito del Libro Bianco nel 2003 si incoraggia la partecipazione effettiva nel contesto civico di riferimento, una maggiore inclusione nei sistemi rappresentativi democratici ed un migliore accesso alle informazioni ed alle opportunit che vengono offerte loro.

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Viene cos approvata la Carta Europea della Partecipazione dei Giovani alla Vita Sociale e Regionale, adottata nel maggio 2003, presentata come una sorta di manifesto delle linee guida e degli orientamenti cui devono ispirarsi le politiche giovanili a livello nazionale e regionale. Le principali tematiche settoriali di tale documento rivolte ai giovani sono vedono una politica di formazione e di educazione che favorisca la partecipazione dei giovani a favore delluguaglianza tra le donne e gli uomini, con particolare riferimento a una politica di accesso alla cultura, lotta alla discriminazione e accesso ai diritti21. Nel Novembre 2005 i capi di Stato e di governo europei hanno stipulato un Patto Europeo per la Giovent. Coincide con la fine del primo ciclo di attuazione del Libro bianco "Un nuovo slancio per la giovent europea". Secondo la Commissione, le misure e le azioni proposte in tale patto devono basarsi sulle strategie europee per l'occupazione e l'inserimento sociale, nonch sul programma di lavoro " L'istruzione e la formazione 2010 ". L'obiettivo principale quello di migliorare l'istruzione, la formazione, la mobilit, l'inserimento professionale e l'inserimento sociale dei giovani europei, facilitando nel contempo la conciliazione fra la vita familiare e la vita professionale. Vengono individuati alcuni temi principali sul tema dei giovani come l'esigenza di sviluppare la solidariet tra le generazioni in una societ che invecchia e l'esigenza di garantire una preparazione ai giovani mediante l'istruzione e la formazione. Nello specifico ci sono tre principali ambiti d'intervento: Cittadinanza attiva dei giovani, per raggiungere questo obiettivo si utilizza il metodo aperto di coordinamento (OMC) ed il Programma Giovent in Azione
21

Cfr. http://www.consiglio.regione.toscana.it/aiccre/documenti/Carta%20europea%20giovani.pdf (data ultimo accesso: 07/01/2011) per ulteriori approfondimenti del testo.

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con la collaborazione di altre istituzioni ed agenzie. Per quanto riguarda il tema della partecipazione il Patto Europeo per la Giovent profila la necessit di continuare ad impegnarsi particolarmente nellaumento della partecipazione a livello locale, nel quadro della democrazia rappresentativa, e in un maggior sostegno allapprendimento ai processi di partecipazione. Occorre inoltre impegnarsi maggiormente nel migliorare laccesso allinformazione, nel fornire pi informazioni di qualit e nel migliorare la partecipazione dei giovani allelaborazione e alla divulgazione di informazioni. Integrazione sociale ed occupazionale dei giovani, per questo obiettivo si stabilisce il Patto Europeo per la Giovent con lo scopo di migliorare i processi di educazione e formazione, inclusione sociale, con l'attenzione all'armonizzazione tra vita privata e lavoro. Integrazione della dimensione giovanile in altre politiche dell'Unione Europea, tra cui ad esempio le politiche per il dialogo interculturale e per la salute. A partire dal 2005 la Commissione promuove la partecipazione dei giovani alla campagna Per la diversit contro la discriminazione ed avvia una consultazione pubblica sullo sport intesa a rafforzarne i valori educativi e sociali per i giovani. Nel 2006 la Commissione avvia uniniziativa europea di promozione della buona salute dei giovani e dei bambini. Il Programma pi recente e pi specifico per il Programma Giovent in azione (Youth in action) 2007-2013. Lo scopo quello di continuare e rafforzare l'azione e la cooperazione dell'UE nel quadro del programma "Giovent" per il periodo 2000-2006 e del programma del 2004-2006 per la promozione di organismi attivi nel settore dei giovani. Allo scopo di associare attivamente i

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giovani alla societ in qualit di cittadini, il programma si prefigge di rafforzare il loro sentimento di appartenenza all'Europa. Il programma intende contribuire a un'istruzione e a una formazione di qualit in senso ampio per permettere di sviluppare la solidariet e la comprensione reciproca dei giovani. Esso si colloca anche nella continuit degli obiettivi del processo di Lisbona pertanto, sviluppare e sostenere la cooperazione nel settore della giovent nell'Unione europea (UE). Si prefigge di incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica, in particolare dei pi svantaggiati e dei disabili, e di sviluppare il loro spirito d'iniziativa d'imprenditorialit e di creativit. In tale prospettiva "Giovent in azione" definisce obiettivi generali e specifici che vengono attuati mediante cinque azioni. Esso aperto alla partecipazione dei giovani di et compresa tra 13 e 30 anni negli Stati membri e nei paesi terzi. Il programma22 comporta cinque obiettivi generali che sono complementari alle attivit dell'UE (formazione, cultura, sport o occupazione) e che contribuiscono allo sviluppo delle politiche dell'Unione europea (diversit culturale, coesione sociale, sviluppo sostenibile e lotta contro le discriminazioni). Tali obiettivi generali comportano ciascuno degli obiettivi specifici: promuovere la cittadinanza attiva dei giovani, sviluppare la solidariet dei giovani, favorire la comprensione reciproca dei giovani di paesi diversi, migliorare la qualit dei sistemi di sostegno delle attivit dei giovani e le capacit delle organizzazioni della societ civile nel settore della giovent e infine favorire la cooperazione europea nel settore della giovent.
22

Cfr. http://europa.eu/legislation_summaries/education_training_youth/youth/c11080_it.htm (data ultimo accesso: 07/01/2011).

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Tali azioni sostengono progetti a scala ridotta che garantiscono la partecipazione attiva dei giovani, la visibilit e l'impatto dei progetti a livello europeo. Si tratta di progetti locali, regionali, nazionali o internazionali, compresi progetti simili di paesi diversi partecipanti che sono messi in rete. Nello specifico i progetti messi in campo sono Azione "Giovent per lEuropa", Azione "Servizio volontario europeo", Azione "Giovent per il mondo", Azione "Sistemi di sostegno alla giovent", Azione "Sostegno alla cooperazione europea nel settore della giovent".

II.3 LItalia e le politiche giovanili


Non partecipare vuol dire dare" il potere nelle mani della politica. Vieni via con me Roberto Saviano

A partire dal Secondo Dopoguerra si assistito, in tutti i Paesi occidentali, ad un consolidamento progressivo delle politiche sociali: gli investimenti legislativi e finanziari sono stati sempre pi consistenti e mirati alla previdenza sociale, sanit, scuola, mercato del lavoro e in diversi altri ambiti. In questo quadro per, le politiche giovanili, inserite spesso in segmenti attuativi delle politiche pubbliche, hanno faticato parecchio ad assumere un riconoscimento e un particolare statuto. Infatti, a differenza di quanto accade negli altri paesi europei, lambito delle politiche giovanili nel contesto italiano ha delle difficolt a svilupparsi: ci appare

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quasi privo di un disegno organico relativo ad eventuali azioni che lo Stato potrebbe/dovrebbe porre in essere nei confronti delle nuove generazioni. Queste Politiche sono comparse in Italia alla fine deglanni Settanta, in risposta ai comportamenti dei giovani, protagonisti ormai del tessuto sociale. Queste politiche sono nate con lobiettivo dellintegrazione sociale dei giovani considerati scarsamente adattati (Baraldi, Ramella, 1999). Anche in Italia, il processo di affermazione delle politiche giovanili, stato piuttosto tardivo rispetto ad altri contesti, ma ha dato vita a un nuovo sistema di riferimento che si allontana dai tradizionali ambiti di intervento rivolti al disagio e alla prevenzione. La nascita dello Stato repubblicano ha avuto il compito di rivolgere lattenzione allinfanzia, adolescenza e giovani. Gli articoli 31 e 37 della nostra Costituzione recitano: Articolo 31
La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e ladempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternit, linfanzia e la giovent, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.

Articolo 37
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parit di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire ladempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di et per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parit di lavoro, il diritto alla parit di retribuzione.

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A tal proposito, Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica Italiana, nel suo messaggio di fine 201023, sottolinea limportanza della forza delle nuove generazioni: investire su di loro, dice, chiamarli a fare la propria parte nel mondo, dando loro adeguate opportunit, di fondamentale rilevanza nellattuazione di politiche pubbliche. Sono giovani, che vedono avvicinarsi il tempo delle scelte, vivendo in constante incertezza del proprio futuro. Si dimostra, inoltre, fortemente preoccupato per il malessere diffuso tra i giovani, per un distacco, ormai allarmante, tra la politica, tra le stesse istituzioni democratiche e la societ, in particolar modo, tra le nuove generazioni considerate come forza sociale. Esige pertanto, uno spirito di condivisione da parte delle forze politiche e sociali, essendo in gioco la dignit, la moralit, la capacit di offrire un riferimento e una guida. Rivolgendosi in modo diretto ai giovani, Napolitano sostiene limportanza della loro partecipazione alla vita politica; giovani, dunque, che possono rinnovare e animare la politica, partendo dalle situazioni che concretamente vivono e dai problemi che quotidianamente affrontano. Continua poi, dimostrando che ormai da qualche tempo sia dilagante lansia del non potersi pi aspettare un ulteriore avanzamento e progresso di generazione in generazione come nel passato, ma allo stesso tempo invita i giovani a non farsi paralizzare da ogni forma di paura che li angoscia.Non bisogna rinunciare al desiderio e alla speranza di nuovi e pi degni traguardi da raggiungere nel mondo, ormai segnato dalla globalizzazione, per cui le nuove generazioni non possono non porsi le domande sul proprio futuro senza associarle strettamente al discorso sullItalia e sullEuropa, ragionando da italiani e da europei, con la consapevolezza di vivere
23

In riferimento al messaggio di fine anno del Presidente Giorgio Napolitano si veda http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-5c6e1a05-0a04-4d25-a7857b9257441f38.html?p=0 (data ultimo accesso: 19/01/11).

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in unEuropa che deve agire come unione di stati e di popoli, ricca di istituzioni che le consentano di agire allunisono (Rai tv, 31 Dicembre 2010). I primi anni di politiche giovanili in Italia sono stati caratterizzati da una stigmatizzazione dei giovani come categoria sociale malata o, comunque da proteggere, per cui si generarono interventi di tipo assistenzialista rivolti ad una generazione di giovane ritenuta a disagio. Cos le politiche giovanili slittarono pi su tematiche inerenti

emarginazione, prevenzione, disagio, lavoro, criminalit, formazione. Tale processo, oggi si indirizza verso politiche atte a favorire lo sviluppo del protagonismo e della cittadinanza attiva tra i giovani24; dagli anni 90' proprio grazie alle direttive europee emerso il dibattito sul costruire politiche giovanili che vedano le giovani generazioni non come utenti ma come cittadini attivi. In sostanza in queglanni, tutti si ponevano la domanda cosa fare per i giovani, mentre nessuno si era chiesto se i giovani potessero essere una risorsa per la societ.

24

Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa, dellOsservatorio permanente sulla condizione dellinfanzia e dei giovani, la prima ricerca di questo tipo realizzata nel nostro Paese a cura di Arianna Bazzanella. Lidea di uno studio comparato sulle politiche giovanili in Italia e in Europa nasce nel 2008. Il lavoro si configura come un aggiornamento di quanto messo a punto in precedenza a partire dallo Studio sulla condizione e sulle politiche giovanili realizzato dallIstituto IARD di Milano per conto della Direzione Generale e Ricerca della Commissione Europea. Particolarmente innovativi sono stati i Piani Giovani di Zona, descritti in unaltra pubblicazione di Iprase, uno strumento di partecipazione divenuto punto di riferimento nel contesto nazionale che ha visto poi nascere i PLG (Piani Locali Giovani). La seconda parte della ricerca composta dai case study realizzati in Danimarca, Germania, Gran Bretagna e Slovenia, mentre la parte finale una sistematizzazione di indicatori e mappe sulla condizione giovanile in Italia e in Europa. Per un approfondimento http://www.iprase.tn.it/attivit%C3%A0/studio_e_ricerca/OGI/download/eurogiovani.pdf (data /ultimo acceso: 08/01/11).

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Per questo motivo, per

politiche giovanili Giovanni Campagnoli25, nel

Terzo rapporto dellOsservatorio Giovani della Provincia di Milano dellistituto IARD, intende un sistema di interventi pubblici con la finalit generale di promuovere opportunit per arrivare ad essere cittadini autonomi e consapevoli. Ci garantendo una serie di accessi attraverso dei percorsi chiari ed esplicitati, che portano a cogliere delle opportunit legate alle capacit, agli interessi, alle passioni, agli entusiasmi ed ai meriti dei giovani26. Queste politiche comprendono dunque, una serie di azioni che si rivolgono ai giovani, ponendo laccento sia su di loro, sia sulloggetto, mirate quindi sia a una specifica fascia di popolazione, con lattuazione di azioni a breve e a lungo termine in principali settori inerenti i giovani, in particolare listruzione, loccupazione, la creativit fondamentale per che ci sia unazione orientativa nei confronti delle nuove generazioni con lobiettivo che si arrivi in tempi sempre pi brevi a godere sia di una piena titolarit dei diritti di cittadinanza, che di una consapevolezza nella titolarit di doveri. Cos facendo si facilita unazione di inserimento sociale e personale consapevole nella societ, ritenendo che esiste un diritto ad essere giovani, cos come vi quello allinfanzia, riconosciuto universalmente.

25

presidente della rete di cooperative sociali www.politichegiovanili.it che promuove informazione e cultura, anche attraverso la gestione dellomonima rete informativa in materia. 26 Terzo rapporto dellOsservatorio Giovani della Provincia di Milano dello IARD http://www.provincia.milano.it/giovani/doc/Esperienze_di_politiche_giovanili.pdf (Data ultimo accesso: 10/01/11).

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II.3.1 Il Ministero per le Politiche Giovanili

solo nel Maggio del 2006 che viene istituito per la prima volta, dal Governo Prodi, il Ministero per le Politiche Giovanili e le Attivit Sportive (POGAS). L'ufficio faceva capo al ministro senza portafoglio Giovanna

Melandri. Il decreto legge n. 181 del 18 maggio 2006, allart. 1, comma 19, ha attribuito alla Presidenza del Consiglio, tra le altre funzioni, a) le funzioni di competenza statale in materia di sport e d) le funzioni di indirizzo e coordinamento in materia di politiche giovanili27. Con successivo decreto del Presidente del Consiglio del 2006 le funzioni di indirizzo e coordinamento di tutte le iniziative, anche normative, nelle materie concernenti le politiche giovanili e le attivit sportive sono state delegate al Ministro per le politiche giovanili e le attivit sportive. In particolare, in materia di politiche giovanili, il Ministro delegato a coordinare le azioni di Governo volte ad assicurare lattuazione delle politiche in favore dei giovani in ogni ambito, ivi compresi gli ambiti economico, fiscale, del lavoro, dellistruzione e della cultura, anche mediante il coordinamento dei programmi finanziati dallUnione Europea; a coordinare le azioni di Governo in materia di scambi internazionali giovanili; ad esercitare, congiuntamente con il Ministro della solidariet sociale, le funzioni di indirizzo e vigilanza dellAgenzia nazionale italiana del programma comunitario giovent. Appena insediatosi, il ministero ha stilato un Piano nazionale giovani, contenente delle linee dazione da attuare nellarco della legislatura. La volont
27

Decreto Legge n. 181 del 18 maggio 2006.

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perseguita con questo documento quella di riconoscere il giusto spazio alle giovani generazioni, in modo da renderle il principale elemento di trasformazione del Paese. Il Piano nazionale giovani punta ad affermare la centralit dei giovani, a creare le condizioni perch essi possano essere protagonisti della loro crescita e del loro futuro. Per raggiungere tale meta, il ministero ha ipotizzato una serie di obiettivi, che toccano diversi ambiti della vita dei giovani: dalle politiche in materia di lavoro, allistruzione, allaccesso allabitazione, alla creativit, ai consumi culturali, alla partecipazione alla vita pubblica, al disagio giovanile, al dialogo interreligioso e interculturale, allo sport. Per gli obiettivi previsti, il ministero ha messo in atto alcune misure, stilato dei protocolli e promosso diversi concorsi e bandi. Nello specifico, in tema di promozione della creativit giovanile, stato indetto il concorso Giovani Idee cambiano lItalia. Per quanto riguarda la promozione della partecipazione alla vita pubblica, stata istituita lAgenzia nazionale Giovani, con funzioni dindirizzo e vigilanza. QuestAgenzia, tra i vari compiti, ha anche quello di dare maggiore forza alla posizione italiana nellaccesso alle risorse comunitarie predisposte a favorire la partecipazione e la rappresentanza delle giovani generazioni. Nel 2008, il nuovo Governo Berlusconi IV ne ha modificato il nome in Dipartimento della Giovent (oggi Ministero della Giovent), affidandolo al ministro Giorgia Meloni. importante sottolineare come in mancanza di una legislazione nazionale vigente, tutte le attivit afferenti al Settore delle politiche giovanili siano state

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organizzate, gestite e finanziate dalle singole Regioni in virt di leggi regionali ispirate alle linee guida dettate dall'Unione Europea. La ricerca a cura di Arianna Bazzanella, Investire nelle nuove generazioni: modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa certifica la presenza di alcuni punti di forza ed elementi di criticit del sistema italiano. Per quanto riguarda i punti di forza del sistema italiano, sono stati istituiti: il Fondo per le Politiche Giovanili che prevede un investimento di 130 milioni di euro allanno per tre anni che, grazie ai sistemi di co-finanziamento delle Regioni (APQ), arrivano ad oltre 500 milioni di euro; il Piano Nazionale Giovani (PNG); gli Accordi di Programma Quadro28 (APQ) siglati tra tutte le Regioni e le Province Autonome; lAgenzia nazionale della Giovent; il Coordinamento nazionale degli Informagiovani; Avvio di sperimentazioni Anci/Iter in 27 Comuni e prime valutazioni; Bandi e concorsi nazionali (giovani idee; bando giovani; Crescita cultura sportiva, Citt metropolitane) che attivano progettualit, idee, reti; Fondo per laccesso al credito. Per ci che concerne invece, i punti di debolezza del sistema italiano, si pu parlare di difficolt di concertazione e di capacit di co-decisione; il divario spesso ancora presente tra i principi enunciati nelle sedi comunitarie e le prassi realizzate, cos come tra intenti e azioni, dovuto a una scarsa conoscenza dei documenti europei; la mancanza di controllo su efficienza ed efficacia; la
28

LAPQ lo strumento per lindividuazione, lattuazione ed il monitoraggio delle iniziative regionali e delle province autonome. LAPQ assicura la condivisione dei programmi di investimento da finanziare con risorse derivanti dalle fonti finanziarie nazionali e comunitarie per lo sviluppo di cui ai programmi attuativi del QSN e con gli ulteriori documenti di programmazione nazionale e regionale, in coerenza con il Piano Nazionale Giovani.... Gli APQ sono dunque uno strumento di programmazione operativa che consentono di dare immediato avvio agli investimenti previsti in specifici settori di intervento. Sono sottoscritti da Regioni e Province autonome, dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, e dalle Amministrazioni centrali competenti a seconda della natura e del settore di intervento previsti. http://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_di_Programma_Quadro (data ultimo accesso: 08/01/11).

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mancanza di una logica di sistema tra gli attori coinvolti (es. con Scuola e Universit); legge ed Agenzia nazionale per la promozione di politiche giovanili e infine, ma non per questo meno importante, lassenza di un organismo di rappresentanza tra i giovani. Va sottolineato che comunque molto di quello che oggi si ritrova in Italia sulle politiche giovanili merito dei Comuni. Gli Enti locali sono da sempre listituzione pi vicina ai giovani ed oggi, alla luce di diverse sperimentazioni, emergono molte buone prassi. Ma di positivo c anche che gli Assessorati ai giovani hanno raggiunto oggi comunque una loro specificit, riuscendo a ritagliarsi uno spazio dazione autonomo e con logiche nuove, diverse finalmente da quelle legate al socio-assistenziale (in particolare: le logiche di contrasto a tossicodipendenza, criminalit e disagio) che ne hanno caratterizzato gli inizi, cos come da quelle legate esclusivamente al lavoro ed allo spettacolo che ne hanno annacquato il proseguo durante gli anni 90, senza creazione di risorse o impresa. Se si guarda aglobiettivi, si tratta infatti di interventi per favorire la crescita dei giovani ed una loro maggiore partecipazione alla vita sociale. Lo stesso Giovanni Campagnoli, presidente della rete di cooperative sociali www.politichegiovanili.it dimostra che, una criticit rilevante la generale poca capacit e disponibilit di fare rete con altre agenzie presenti in citt, a partire dalla Scuola e che pochissimi Comuni hanno un Piano giovani29.

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Cio un documento co-progettato dai diversi Assessorati con la comunit e con i giovani stessi che esplicita le scelte e gli investimenti rispetto alle nuove generazioni. Si tratta quindi di un documento elaborato da un Tavolo che si riunisce partendo con il discutere rispetto alle idee, le seleziona, passa poi dalle idee ai progetti coinvolgendo tutti gli attori, fa azione di monitoraggio, discussione dei risultati e formazione su quellesperienza, riprogettando (Fonte: Convegno Un patto con i giovani, Rovereto, 25 novembre 2006).

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Altra criticit rispetto alle risorse: infatti, se pur vero che, i Comuni sono le istituzioni che pi di altre sono sempre state attente ai giovani, le risorse che effettivamente destinano loro sono ridicole. Tutto ci ha finito per connotare le politiche giovanili come attivit di semplice intrattenimento o nellofferta di una partecipazione a qualche attivit, anche se nella maggioranza dei casi vi stata una sorta di assistenzialismo. Si trattato quindi di una doppia valenza debole (quanti e qualitativa) piuttosto che di una proposta politica su ricerca e promozione di valori forti o temi generatori attuali (es. globalizzazione, lotta al razzismo, prevenzione, pace, aids, Nord Sud del mondo, ecc.). Quindi temi deboli e poche risorse: stato questo il circolo vizioso delle politiche giovanili italiane30

II.3.2 Il ruolo indispensabile degli Enti Locali

A partire dalla met degli anni 70, i Comuni giocarono un ruolo importante nel contesto di attuazione delle politiche per i giovani, tanto che alcuni provarono a sperimentare direttamente alcune iniziative. Questo fu possibile anche in ragione delle nuove competenze delegate dallo Stato alle Regioni ed ai Comuni nel 1977 e, come visto, del Consiglio dEuropa e dai suoi Programmi promossi in favore dei giovani.

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In riferimento alla ricerca condotta da Giovanni Campagnoli, si veda il Capitolo 1: Levoluzione dei compiti e dei ruoli delle politiche giovanili in Italia in Esperienze di politiche giovanili in provincia di Milano , Terzo rapporto dellOsservatorio Giovani della Provincia di Milano dello IARD http://www.provincia.milano.it/giovani/doc/Esperienze_di_politiche_giovanili.pdf (Data ultimo accesso: 10/01/11).

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Da allora cos, innumerevoli sono stati gli Enti pubblici locali che si sono attivati, molte le iniziative realizzate, molti i soggetti intervenuti e molti i giovani coinvolti nelle proposte per loro programmate, ma soprattutto furono molti anche i cambiamenti intervenuti nella filosofia degli interventi. La mancanza di una legge quadro nazionale sulle politiche giovanili ha incentivato molti Comuni italiani a svolgere nel campo delle politiche giovanili funzioni che hanno corrisposto in pieno alle loro prerogative di titolari di politiche di welfare e responsabili ed erogatori di servizi a favore dei giovani: soprattutto educazione, informazione, tempo libero e partecipazione. Le diverse esperienze attivate nei Comuni si orientarono in settori come linformazione, la socializzazione e la cultura, la formazione, il lavoro e il disagio e vedono tra i principali prodotti, lInformagiovani e il Forum giovanile31 I Comuni riuscirono a sviluppare nella prassi un processo di innovazione nelle politiche giovanili, legato alle grandi trasformazioni degli scenari e delle prospettive di sistema, sia sul piano strutturale (ad esempio partecipazione, welfare, inclusione) che istituzionale . Da sempre infatti, queste istituzioni locali si occuparono di giovani con pochissime risorse. Cos i Comuni (successivamente le Regioni e poi anche qualche Provincia) furono gli attori protagonisti delle politiche giovanili. Continua Giovanni Campagnoli, sostenendo che questo meccanismo

innesc, fin da allora, sperimentazioni e buone pratiche molto originali, tanto che ancora oggi alcune eccellenze si fondano su quei principi, avendo introdotto nei

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Giovanni Campagnoli, Levoluzione dei compiti e dei ruoli delle politiche giovanili in Italia.

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progetti locali le logiche del principio costituzionale della sussidiariet orizzontale.


Una grossa criticit di questi interventi fu per la carenza di fondi, lessere considerate opzionali rispetto a compiti ritenuti invece fondamentali e propri della Pubblica amministrazione, uno sviluppo a macchia di leopardo [], il non essere riusciti a creare un sistema nemmeno dal basso (in realt compito forse spropositato viste le poche forze in campo).

Un punto di forza invece, del ruolo avuto dai Comuni nello sviluppo delle politiche giovanili in Italia, il fatto che il servizio ad oggi ancora pi diffuso in ambito giovanile su tutto il territorio nazionale lInformagiovani, il cui numero complessivo aumentato in modo considerevole. Per questo motivo prendono corpo i primi Centri Informazione Giovanile (CIG) dai quali scaturisce la necessit di momenti di confronto nazionale che sollecitano un preciso impegno da parte dello stato centrale sia nellambito del coordinamento che delle risorse.

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A partire dal 1981 sono stati istituiti in Italia oltre 1000 Informagiovani, spesso nell'ambito dei "Progetti Giovani" adottati dai Comuni. I Centri Informagiovani sono servizi dove sono disponibili informazioni sulle offerte sia in ambito pubblico che privato e sui vari argomenti di interesse per i giovani. Per di pi i Centri offrono un importante "punto di vista" sul mondo giovanile. stato ideato ed organizzato per orientare nel labirinto delle informazioni, per mettere il cittadino al corrente delle diverse opportunit nell'ambito della formazione, del lavoro, dei diritti del cittadino, della mobilit giovanile, delle opportunit all'estero, dei viaggi e delle vacanze, della cultura e dello sport e tutto ci che il territorio pu offrire, insomma una sorta di orientamento giovanile. I giovani che si rivolgono ai centri hanno la possibilit di consultare dossier contenenti la documentazione, nonch guide, libri, riviste, giornali, visionare le bacheche, aggiornate quotidianamente, richiedere le schede orientative sugli argomenti di maggior interesse, prelevare depliant, opuscoli e programmi messi in distribuzione generalmente all'ingresso dei Centri, affiggere, inoltre, annunci nelle bacheche. Loperatore poi, riveste un ruolo fondamentale: il colloquio diretto tra l'operatore e i giovani rappresenta la modalit pi significativa, il metodo pi sicuro che permette di interpretare correttamente la domanda, ed eventualmente di approfondire la richiesta32. Giovanni Campagnoli attesta poi che pi trascurate, sono sia la dimensione della ricerca (esistono comunque alcuni osservatori comunali dei giovani33, che hanno assunto autorevolezza nazionale) e quella della partecipazione giovanile, che appaiono entrambe in crisi per motivi diversi.
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Per una pi approfondita definizione cfr. http://www.fuoridallanebbia.net/index.php?section=27 (data ultimo accesso: 10/01/11). 33 Per esempio a Napoli, Milano e Torino.

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La ricerca, in generale, in difficolt laddove esiste una carenza di fondi, ed questo il caso. Vengono sperimentate nuove modalit, quali la ricerca azione con i giovani, finalizzata ad intercettare gruppi ed organizzazioni disposti ad impegnarsi per progettare con lamministrazione le politiche giovanili (si parla anche di bilancio giovani partecipato). Da intraprendere sarebbe invece la strada del web, con una nuova ricerca di target giovanili sui nuovi social network.

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Una S.W.O.T per le politiche giovanili comunali34 Punti di forza


Aver superato le logiche che avevano originato le Politiche giovanili (legate cio alle emergenze, come ad esempio tossicodipendenze, devianze). Lo stesso rispetto alle Politiche del Lavoro. Disporre di capitoli ad hoc, quindi annualmente rifinanziabili. Esiste oggi una mission ad hoc per lAssessorato ai giovani, con una specificit riconosciuta Essere riconosciuto come un policy maker molto vicino alla realt dei giovani ed alle loro istanze e per questo potenzialmente apprezzato

Punti di debolezza
Scarsit di risorse e poche sinergie Mancanza di una legislazione (nazionale e regionale) di riferimento Mancato sviluppo di Piani integrati ed organici tra Assessorati allinterno del Comune (si agisce con logiche da separati in casa). Poca capacit di fare sistema con le altre agenzie educative cittadine. Carenza di un sistema nazionale o regionale di riferimento (si naviga a vista dando vita ad una artigianalit degli interventi). Difficolt nel riconoscere lo specifico delle politiche giovanili e nellindividuare un preciso target di et di riferimento

Opportunit
Forte sperimentazione come forma di ricerca di nuove soluzioni Maggiore libert dazione Maggiore capacit di comunicazione e relazione con i giovani e con lesterno che facilita il fare rete (territoriale/locale) Sperimentare progetti (imprenditoriali) che generano risorse Innovare anche rispetto ad interventi che facilitino laccesso al credito ed allabitazione per i giovani

Minacce
Esclusione dalle opportunit e dalladozione di riferimenti normativi europei Esclusione da grandi opere di interesse per i giovani, in quanto di competenza di altri Assessorati Possibili tagli di interventi troppo frammentati e low-cost, se non vengono ricompresi in linee tematiche pi ampie o in un Piano Giovani Integrato

In conclusione, le istituzioni locali, grazie anche agli interventi messi in atto e attraverso lazione dellANCI, evocano a s un ruolo da attori principali

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Giovanni Campagnoli, Levoluzione dei compiti e dei ruoli delle politiche giovanili in Italia in Esperienze di politiche giovanili in provincia di Milano , Terzo rapporto dellOsservatorio Giovani della Provincia di Milano dello IARD.

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nellattuale fase di programmazione nazionale delle politiche giovanili, proprio sulla scorta dellimportante ruolo che hanno gi svolto in passato. Ma un ruolo di policy maker lo reclamano oggi anche Province e Regioni, questultime nellambito della Conferenza Stato-Regioni. Infatti la poca chiarezza della Costituzione rispetto a questambito (art. 117) apre a molte interpretazioni, allinterno delle quali appare legittima la posizione delle Regioni che si sentono titolari di una delega in materia, reclamando i compiti di programmazione ed indirizzo attraverso lelaborazione di Piani, mentre le Province, a cui verrebbero trasferite le risorse, dovrebbero attuarli, grazie ad unazione di coordinamento tra Comuni ed organizzazioni giovanili.

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III CAPITOLO
LE POLITICHE GIOVANILI DEL COMUNE DI NAPOLI

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III.1 Napoli, la realt urbana

Questo capitolo si sofferma, in particolar modo, sulle politiche giovanili del Comune di Napoli. A partire dallanalisi del contesto socio-culturale della citt e dallindividuazione del profilo dei giovani napoletani, sono state condotte interviste semistrutturate ai principali protagonisti delle politiche per i giovani del Comune di Napoli. In particolare, il lavoro si concentrato su alcune delle principali azioni messe in atto dallAssessorato alle politiche sociali e giovanili del Comune. Prima di entrare nei meriti delle politiche giovanili, necessario presentare il contesto sociale, culturale e politico della citt di Napoli. La realt sfaccettata della citt di Napoli, si presenta come un laboratorio di ricerca sociale, come luogo di esperienze dei cittadini napoletani, dove diversi habitus, nel senso di Bourdieu (1979, pp.119-173), si strutturano in pratiche classificabili e dove queste classificazioni entrano a far parte dellimmaginario collettivo. bene quindi soffermarsi sui fenomeni culturali che hanno caratterizzato Napoli, nella sua complessit, considerando il rapporto tra il mondo della cultura e il potere politico e istituzionale, soprattutto nellultimo decennio. Gli studi sulla complessit e sul tessuto urbano della citt di Napoli dimostrano la contraddittoriet e i mille volti della citt (Gribaudi, 1999, p.106), limmagine della citt ha sempre ondeggiato fra due opposte rappresentazioni: quella di una citt dualistica, divisa da profonde spaccature sociali, residuo di un ancien rgime mai superato, e di quella di una citt porosa, aperta a trasformazioni continue, in cui tutti si mescolano con tutti, gli strati sociali vivono a stretto

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contatto, mettendo in comune i valori e i codici culturali. [] Sono immagini totalizzanti che mal si prestano a rappresentare la complessit contraddittoriet del tessuto urbano. La complessit e i conflitti della realt urbana di Napoli sono difficilmente indagabili e riconducibili a unindagine univoca. La citt non si ferma a essere inquadrata in uno schema unico, razionale, fermo, ma fugge agli schemi prevedibili per divenire u significante fluttuante, che si muove fra cento interpretazioni e mille storie (Savonardo, 2003, p.47-49). Il sociologo Iain Chambers (1994) afferma che limmagine di Napoli segnata da una rappresentazione di se stessa come emblema della citt in crisi, dunque citt come crisi, come luogo propositivo e produttivo in cui linvenzione, a partire da culture altre, permette di segnare nuove tracce, inediti percorsi ed altri progetti culturali ed artistici. La tesi di Chambers parte dal presupposto che sia necessario prendere le distanze dallo stereotipo che si ha di Napoli vista da altrove, dallidea della citt che sta ai confini dellEuropa, sulla soglia del mediterraneo, di Napoli come citt in crisi rispetto a Milano, Parigi, Londra. una citt cosmopolita che conserva caratteri localistici, con unidentit ibrida che si definisce per opposti, nel suo mosaico di impulsi e di sovrapposizioni, nella sua variet meticcia (DAgostino, 2001, p.4). Napoli come emblema di termini spesso antitetici tra loro ma, al tempo stesso, facce della stessa medaglia: tradizione e innovazione, particolare e universale, locale e globale, sono dimensioni necessarie per affrontare lo studio culturale, sociale e politico della citt. e la

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I primi anni Novanta, segnano cos lera del rinascimento napoletano, del suo riscatto politico, morale e sociale, ma gi dagli anni Ottanta, dopo il terremoto, si assiste a una accelerazione, perch il senso di tragedia, di terra sotto ai piedi che se ne va, di improvvisa stabilit, rappresenta una spinta a ritrovare le radici. Pertanto a Napoli dopo il terremoto ci sono stati anni di straordinaria creativit musicale, teatrale e artistica (Martone, 1992). Il sisma, con i suoi disagi e le rilevanti conseguenze sociali, aveva attirato anche un moto di grande solidariet e unattenzione generalizzata sulla capitale del Mezzogiorno. Gli occhi indiscreti delle telecamere puntati per mesi sulla citt, con lobiettivo di mostrare il disastro, finirono con lo scoprire anche tanto altro altro. Tanto che, come accade spesso in questi casi, e la storia torner a ripetersi, Napoli divenne in breve tempo la capitale europea della cultura, la citt pi ricca di produzione teatrale uno dei luoghi pi vivaci dEuropa (Caramiello, 2008, p.3) Questi anni dimostrano leffervescenza e lentusiasmo del rinascimento napoletano, e vedono per la prima volta in sintonia artisti dissidenti con la classe dirigente, diventano cos promotori della riscoperta di una identit cittadina che esige un rinnovato orgoglio si essere napoletani. La musica diventa per esempio, la forma darte manifestata attraverso la riaffermazione del dialetto contaminato attraverso il confronto con altri mondi culturali ed altre lingue (Savonardo, 1999). Allo stesso tempo, il contesto culturale napoletano i questi anni non pu essere rappresentato a prescindere da una altrettanta riflessione sullo scenario politico- istituzionale che ha caratterizzato non solo Napoli ma lintero Paese a partire dalla grave crisi dei partiti e dalla cosiddetta primavera dei sindaci, e cio la riforma politica che prevede lelezione diretta del sindaco con doppio turno

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di ballottaggio, strappata ai consiglieri di partito, nonch il potere del sindaco di nominare direttamente i propri assessori, con lobbligo di sceglierli al di fuori del consiglio comunale. In riferimento agli anni Novanta, afferma uno dei maggiori politologi italiani Mauro Calise (2000, p. 51) in nessun paese occidentale, la crisi dei vecchi partiti stata rapida e diffusa come in Italia, in questo decennio. Sostiene pertanto, che il cuore della crisi del sistema politico-istituzionale sia stato prevalentemente rappresentato dal declino dei partiti, in quanto le principali funzioni del sistema politico venivano svolte, o comunque filtrate e condizionate dai partiti stessi (ivi, p.3) difatti, diversi studi ancora oggi mostrano uneffettiva incapacit di rispondere alle esigenze dei cittadini, dimostrando incapacit nel superamento della crisi. Il panorama politico-istituzionale in questione, vede protagonista indiscusso lallora sindaco di Napoli Antonio Bassolino, che vinse le comunali nel 93: comprese fin da subito la necessit di dare alla citt una scossa, soprattutto perch quegli anni vedono esplodere il terremoto giudiziario di mani pulite, e dunque nasceva lesigenza di fare leva sul desiderio di riscatto per una metropoli segnata da forti disagi e malaffare. Ma la sua immagine e la sua credibilit, cominciano a incrinarsi gi nel 98 quando Bassolino decide di entrare nel governo DAlema come ministro del lavoro, mantenendo nel contempo lincarico di sindaco, perdendo via via consenso. invece, lelezione a sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino nel 2001, candidatura voluta fortemente dal governatore Bassolino, che riceve un ampio consenso dalle forze politiche e culturali della citt. La Iervolino ha incontrato tuttavia anche grandi difficolt. In particolare ha dovuto affrontare nel 2008 la

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grave crisi dei rifiuti, scandalo che ha coinvolto la Campania, determinata dalle difficolt nello smaltimento in seguito alla chiusura di alcune discariche. Allo stesso tempo, Napoli una citt segnata profondamente dallalto tasso di povert e di disoccupazione che si ripercuote maggiormente sulla fascia dei giovani, lasciando emergere un quadro preoccupante. La Campania, e in particolare Napoli, fra la regioni italiane quella che ha maggiormente risentito della crisi economica internazionale, evidenziando il pi alto tasso di

disoccupazione nazionale. I dati ISTAT dimostrano che, nella scorsa annualit, tra le province della Campania, Napoli registra un indice di disoccupazione pi alto rispetto alle altre, pari al 13,8%, attestandosi come settimo maggior valore rilevato in Italia, mostrando una forte debolezza del sistema economico della citt di Napoli. In questo scenario si mette in evidenza una stratificazione complessa del disagio di uno strato sempre pi ampio della popolazione, soprattutto giovanile, che vive in condizioni di arretratezza tali da mettere in discussione qualunque prospettiva di sviluppo (Amaturo, Gambardella, Morlicchio, 2007). una povert silente, vissuta spesso nel chiuso della famiglia, che colpisce i giovani e le donne, i padri e le madri, di quelli che un lavoro non lhanno mai avuto o che piuttosto lhanno perduto. In conclusione, lo scenario politico, sociale e culturale che dallinizio deglanni Novanta ha contrassegnato la citt di Napoli, ha provocato radicali cambiamenti sullo stesso contesto della citt, determinando profonde

trasformazioni e probabilmente, maggiore sfiducia del popolo napoletano nei confronti di chi non riuscito a potenziare veramente il valore della citt.

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III.2 Un possibile profilo dei giovani napoletani

La crescente complessit delle societ post-industriali e i loro mutamenti economici, politici e pi in generale, sociali, delineano un modello sempre pi eterogeneo di struttura sociale. In questo contesto, i giovani, cos come si largamente dimostrato nella prima parte di questa analisi, costituiscono loggetto di osservazione privilegiato dei mutamenti sociali, e ancor di pi, dei mutamenti dei rapporti tra politica e societ. opportuno quindi ribadire una possibile definizione di giovani. Che cos la giovent? la domanda che si ponevano i coniugi Berger (Berger e Berger, 1977), suggerendone risposta attraverso alcuni criteri: per loro giovent va intesa come categoria sociale, che varia a seconda del contesto dindagine. Per quanto riguarda le societ occidentali, essa nasce come categoria sociale definibile come tale, con il processo di industrializzazione. La rivoluzione industriale, ha dunque offerto spazio alla giovent come struttura

istituzionalizzata, con una consapevolezza di legame che si deve sviluppare allinterno di una fase cronologica (Guarino, 2006). La giovent cos costituita da un gruppo di soggetti che sono orientati in base alla stessa problematica utopica. Essi condividono un legame di generazione (Manheim, 1974, p.353). La giovinezza un periodo dedicato alla formazione, compiuta di norma dalla scuola come agenzia di socializzazione preposta ad hoc, allo scopo di introdurre specificamente le giovani generazioni nel mondo adulto. un prodotto culturale, per quanto del tutto funzionale, cos come aveva osservato Durkheim e poi

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Parsons nella lettura sistemica dedicata al sottosistema giovani: un periodo di formazione adatto alla societ basata sulla divisione del lavoro. La giovent cos inquadrata, non possiede valore in se stessa, se non in vista della compiuta realizzazione della persona nellet adulta. Essa nasce nella societ moderna, poich sono state le esigenze della modernit a valorizzare questa fase, distinguendola socialmente. Pertanto la giovinezza secondo Berger (1977, p. 287) diviene categoria sociale che si andata espandendo in entrambe le direzioni e ha progressivamente creato un mondo socio-culturale suo proprio. La ricerca sociologica sui giovani consolidatasi dagli anni Sessanta, come polo culturale predominante, definito dallintegrazione culturale

intergenerazionale, si sposta progressivamente fino agli anni Settanta, divenendo ribelle rito di passaggio. Con lesplodere della contestazione sessantottesca, si parla di controcultura, di giovanilismo quindi, che si attesta nella sua posizione privilegiata di visibilit e di interesse sociale. La categoria giovane, diventa perci unalternativa, portatrice del nuovo, elaborando modelli di esistenza altri, pronti a soppiantare quelli precedenti verso cui si relazionano in modo assolutamente conflittuale (Guarino, 2006, p.74). Nel dibattito sociologico, specialmente italiano, ancora viva limmagine del giovane come sinonimo di individuo politicamente impegnato e come soggetto centrale nei processi di mutamento politico, una rappresentazione in gran parte ereditata dalla fase movimentista degli anni Sessanta e Settanta (Caniglia, 2002b). La divisione del lavoro richiede nel frattempo, sempre maggiore specializzazione e qualificazione, con requisiti di istruzione sempre pi complessi; si allunga di conseguenza il periodo scolastico: linnalzamento dellet scolare

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dellobbligo ne la prima testimonianza. Limmagine di un giovane disperso senza valori, di scarso spessore, giovani come alieni (Mori, 2004) che pi che essere preoccupati dallorganizzazione del proprio futuro, sembrano essere sempre pi lontani dalla loro progettualit futura. Nella graduatoria dei valori importanti per i giovani napoletani, il lavoro si posiziona circa a met, subito dopo lautorealizzazione (Gambardella, 2007). Il lavoro perde di centralit come in passato e in questo scenario frammentato lindividuo deve imparare a muoversi e ad adattarsi in brevi performances che trovano la loro ragione dessere ed il loro riconoscimento nellimmediato. La flessibilit diventa la nuova parola dordine, come espressione di sopravvivenza, come necessit di cui far virt. La precarizzazione del lavoro un fenomeno dilagante, diventa tragicamente emblema strutturale del nuovo millennio, tanto da poter far parlare di nuove modalit lavorative e contrattuali che ne modificano le possibilit progettuali dei soggetti. Il lavoro, nella sua accezione tradizionalmente intesa, di fatto, sempre meno qualificante la vita di un individuo (Guarino, 2006, p.77). Questi giovani appaiono pericolosamente sradicati dalla societ e coinvolti in fenomeni di marginalit sociale e culturale (Cavalli, 1985). Sono cos una subcultura, una specie di sottoprodotto della egemonica cultura di massa, piccoli adulti senza prospettiva. Questa fase del lavoro presenta le principali caratteristiche delluniverso giovanile di Napoli, attraverso i risultati emersi da una recente ricerca dellOsservatorio Territoriale Giovani (OTG) a Napoli e Provincia che si propone come osservatorio permanente sulla condizione giovanile del capoluogo partenopeo, in grado di fornire gli strumenti necessari per leggere ed interpretare i

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bisogni, le risorse e le problematiche che abitano il territorio, al fine di individuare interventi e servizi a favore del mondo giovanile (Savonardo, 2007). In particolare, ugualmente la rapida modernizzazione degli ultimi decenni e, di conseguenza, i radicali cambiamenti introdotti da una nuova comunicazione di tipo globale e sempre pi immediata, hanno prodotto conseguenze nel mondo giovanile, inevitabilmente figlia delle nuove tecnologie e dei nuovi processi di costruzione sociale. Cos come osserva Frontini (2007, p.183-184) si verificano due tendenze solo apparentemente opposte: da un lato quella dellomologazione che agisce sullimpianto valoriale complessivo, in quanto i giovani, produttori di mode e di consumi globalizzanti, diventerebbero sempre pi simili tra loro; e dallaltro, quella della segmentazione, che invece produrrebbe (micro)fratture culturali e nuove (micro)appartenenze sublocali (Buzzi, 2002), parlando cos di trib giovanili legate essenzialmente da diversi tipi di prodotti consumati. Secondo l'istituto di statistica il numero di persone senza lavoro sempre pi alto, evidenziando in particolare, alcune problematiche strutturali del contesto economico napoletano. I dati ISTAT in materia di occupazione, con riferimento al mese di dicembre 2010, non registrano variazioni clamorose, ma rilevano una stagnazione che appare endemica alla realt lavorativa italiana, apparentemente incapace di sfruttare un trend di crescita economica diffuso nel continente europeo. Il tasso di disoccupazione pari al 8,6% contro una media europea del 10%, dato sicuramente pi incoraggiante, ma solo se comparato a quello della media dei Paesi dellUnione Europea. I numeri per che preoccupano

maggiormente sono quelli relativi alla disoccupazione giovanile, che si attesta al 29%, circa dieci punti percentuali in pi rispetto a quelli europei, che con il

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20% di media, non subisce significanti variazioni rispetto al dato dello scorso anno. I giovani compresi tra i 15 ed i 24 anni sono quelli che risultano penalizzati dal sistema occupazionale italiano, con un dato addirittura superiore rispetto a quello relativo a Dicembre 2009, con un aumento della disoccupazione giovanile del 2,4% in un anno (0,1% in pi rispetto a Novembre 2010)35. Si evince cos unevidente difficolt nella ricerca di un lavoro, soprattutto perch il contesto napoletano, cos come dimostrato da recenti studi (Ragozini, 2007) vede i giovani disposti a una sempre pi ampia mobilit territoriale. Come ha ampiamente dimostrato Amalia Caputo (2007), i valori di fiducia accordati alle organizzazioni e agli uomini politici sono ormai molto bassi, in contrapposizione con lelevato grado di fiducia accordato agli organi politici sovranazionali. Allo stesso modo, il rapporto di fiducia con le istituzioni non varia tra Italia e, nel suo complesso, con Napoli. Recenti studi dimostrano i giovani napoletani fortemente sfiduciati e disinteressati nei confronti della politica a favore di alcune forme alternative di partecipazione sociale, quale, ad esempio, lassociazionismo (Frontini, 2007, p.191). Il rapporto che i giovani hanno con la politica, intesa in senso tradizionale, appare quantomeno alterato: sembra che i giovani abbiamo smarrito la propria soggettivit politica e sociale. In particolare, rispetto ai coetanei italiani, ripongono maggiore fiducia nelle istituzioni internazionali, seguono poi le forze dellordine e i mass media. Pertanto, evidente una netta disaffezione delle giovani generazioni verso il contesto politico

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In riferimento cfr. http://www.levanteonline.net/cronaca/italia/3526-la-disoccupazione-in-italiae-al-di-sotto-della-media-europea-ma-quella-giovanile-e-addirittura-a-29.html (data ultimo accesso: 04/02/11) . Per una lettura pi approfondita dei dati cfr. anche www.istat.it.

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attuale, dimostrandosi addirittura disgustati e poco motivati alla partecipazione politica, intesa in senso tradizionale. Questo sentimento di disaffezione nei confronti della politica e dei partiti stessi caratteristica di quei soggetti appartenenti alla classe dei radicati (39,86%), cos come Ragozini (2007, p.88-92) nella sua analisi, le identifica, cercando di delineare alcune tipologie di giovani napoletani. Lobiettivo dello studioso quello di tracciare un profilo dei giovani napoletani attraverso le certezze, i valori, i riferimenti sociali e i giudizi nei confronti di atteggiamenti devianti di una generazione sempre pi glocal, cio radicata nel proprio territorio e, allo stesso tempo, costantemente connessa e parte integrante del villaggio globale (Savonardo, 2003). Pertanto la prima classe costituita da soggetti che per il loro atteggiamento mentale prevalente, ancorato alla tradizione, possono essere definiti ben radicati nel contesto in cui vivono. La seconda tipologia di giovani invece costituita da soggetti che, dato il loro atteggiamento di apertura verso la realt scientifica, sociale e di riformismo nei confronti delle istituzioni pubbliche, possono essere inseriti nella categoria dei progressisti (29,87%). I giovani appartenenti a questa classe, considerano abbastanza importanti i valori relativi alla famiglia, salute e amore, riponendo maggiore importanza al lavoro e alle relative possibilit di carriera, inoltre non sembrano mostrare un atteggiamento di condanna morale nei confronti delle forme di trasgressione personale, e in generale, sono tolleranti nei confronti degli atti considerati socialmente devianti. La terza classe poi rappresentata dai nichilisti (17,28%), e cio quei giovani radicalmente sfiduciati nei confronti dei soggetti istituzionali, i livelli di fiducia nei confronti di questi soggetti sono bassi o addirittura

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inesistenti. Lultima categoria rappresentata dagli ottimisti a oltranza (12,99%), classe costituita da soggetti che, dato il loro favorevole atteggiamento mentale, si dimostrano pi fiduciosi nei confronti dei gruppi politici, istituzionali locali e nazionali, fiducia accompagnata da una relativa importanza che viene attribuita allattivit politica. In conclusione, dai risultati della ricerca emerge che, tra i profili delineati e convenzionalmente denominati, i radicati rappresentano un dato significativo rispetto ai restanti profili. Nel cercare di fare unattenta valutazione sulla partecipazione giovanile, Amalia Caputo, parte dal senso di appartenenza territoriale dei giovani, per poi concentrarsi sul rapporto tra i giovani napoletani, la propria citt, la politica e limpegno sociale. I giovani intervistati si percepiscono cittadini del mondo, e in particolare cittadini dEuropa, mantenendo per sempre come punto di riferimento il proprio territorio (Caputo, 2007, p.112-140). come se coesistessero identit territoriali differenti, ma strutturate in tanti cerchi concentrici al centro dei quali viene posta la componente localnazionalista e ai margini quella glocale. Di conseguenza ci che caratterizza i giovani napoletani unidentit localnazionalista, in cui prevale il senso di appartenenza alle dimensioni locali, come la citt, la nazione o, ancora, la regione di riferimento. Secondo la tesi di Amalia Caputo, difatti, i giovani napoletani, percepiscono il territorio soprattutto come fonte di pericolo e appunto per questo, i pareri peggiori giungono proprio in relazione alla sfera della sicurezza e della lotta alla criminalit. Ma secondo la studiosa, proprio il rapporto con la politica e le istituzioni pubbliche a risultare particolarmente problematico. La politica vista come fonte di interessi personali piuttosto che come valore di impegno civile di

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una societ democratica. Inoltre, dimostra che, se da un lato i giovani sembrano apprezzare e condividere le attivit umanitarie e sociali, dallaltro, il loro impegno politico praticamente inesistente. I giovani assomigliano sempre di pi a quella che Diamanti (1999) definisce la generazione invisibile, ovvero una generazione difficilmente collocabile da un punto di vista sociale e apparentemente molto distante dagli scenari della partecipazione politica giovanile del Sessantotto, sembra infatti che abbiano smarrito la loro soggettivit sociale e politica, mostrandosi ripiegati su loro stessi, meno idealisti, pronti a individuare strategie di adattamento a una societ sempre pi frammentata (Savonardo, 2007). Ma nella crisi pi generale del sistema sociale e della politica a essere rintracciata la causa dellinnegabile distanza tra le nuove generazioni e il sistema politico tradizionalmente inteso. I giovani, travolti inevitabilmente, da un processo di trasformazione che coinvolge la societ, i modelli di comportamento e la sfera dei valori e delle ideologie, e quindi della politica, si trovano a essere destinatari e soprattutto loro stessi attori di una trasformazione che li spinge in una condizione di isolamento, disorientamento e di incertezza, prendendo soprattutto le distanze da una politica che, nella loro ottica, li rappresenta sempre meno. I giovani napoletani sono fortemente sfiduciati e disinteressati nei confronti della politica a favore di alcune forme alternative di partecipazione sociale, come lassociazionismo. A tal proposito, Caputo sottolinea lipotesi di Beck (2000) secondo cui si assiste a unapertura dei confini della politica, una sorta di migrazione di questultima dagli ambiti istituzionali ad altri settori non direttamente a essa

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connessi, uno spostamento dellattenzione dei giovani dal contenuto ideologico alle pratiche quotidiane. Sarebbe opportuno infine chiedersi , continua la studiosa, se realmente si possa parlare di una generazione invisibile, ripiegata sulla propria soggettivit, o piuttosto di una generazione che ha spostato altrove i propri interessi, quelli che, attraverso percorsi inediti, formano e strutturano lidentit sociale. Amalia Caputo36 dimostra come, dal confronto con i dati OTG e quelli IARD (2006), sia emerso che i valori percentuali relativi al coinvolgimento nella politica dei giovani napoletani non presentano mai differenze statisticamente significative rispetto ai loro coetanei italiani. Un terzo del campione si dichiara al corrente, ma non partecipa, un altro terzo preferisce lasciare la politica ai competenti e circa un quarto degli intervistati se ne dichiara addirittura disgustato. Si tratta, in pratica, non di una disaffezione verso un particolare contesto politico locale, quanto una circostanza generica.

Tab. 1: Atteggiamento nei confronti della politica (% si)

36

In riferimento allanalisi sulla relazione tra giovani e politica, cfr. Caputo A., I giovani del XXI secolo: una nuova generazione politica? In http://www.giovaniesocieta.unibo.it/paper/9b/caputo.pdf (data ultimo accesso 10/02/2011).

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A conclusione della sua analisi, Caputo ritiene che limpegno politico, inteso nella sua forma pi classica non pi cos diffuso tra i giovani e pertanto sarebbe corretto parlare di eclisse della politica. Conviene per considerare quelle forme di azione collettiva che contengono, nel loro insieme, una certa dose di politicit e che non a caso hanno trovato anche una definizione ormai

ampiamente diffusa tra gli studiosi della partecipazione politica: ci riferiamo alla partecipazione non convenzionale, nelle sue forme moderate e/o radicali. Con lobiettivo di studiare le nuove forme di socialit giovanile, lattivit dellOTG ha posto una particolare attenzione, anche allo studio delle nuove modalit di socializzazione e interazione giovanile on line, attraverso metodologie di ricerca per losservazione e la ricognizione delle web community dei giovani di Napoli e Provincia. La ricerca ha messo in evidenza come queste nuove tecnologie, non solo hanno un tasso di diffusione consistente tra i giovani di Napoli, diventando parte integrante della vita di un individuo, ma sono anche ritenuti portatori di uninformazione alternativa, controcorrente, e perci pi credibile (Savonardo, Caputo, De Notaris, 2007). Secondo la tesi degli autori, Napoli sembra avere una particolare predisposizione nel trasformare le forme di socialit on line in opportunit di incontri dal vivo, in contesti di comunicazione diretta, interpersonale e collettiva. I nuovi media oltre a diventare canali di trasmissione delle giovani generazioni, si configurano anche, come luogo nel quale affrontarsi, discutere con gli altri utenti, o piuttosto come semplici parentesi di svago. Appaiono sempre pi luoghi di partecipazione politica e sociale, spazi digitali che richiedono di essere indagati al pari delle piazze, dei locali, dei luoghi di aggregazione e di lavoro, e quindi alle forme di relazione e interazione sociale

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cos come tradizionalmente intese, in quanto spazi nei quali gli individui passano parte della loro vita (Savonardo, 2007). Basti pensare ai movimenti che nascono direttamente on line e soltanto dopo si trasformano in iniziative reali. Questo fenomeno rappresenta la chiara testimonianza di quanto Internet abbia consentito di realizzare una mobilitazione non pi di tipo tradizionale. La Rete, per i giovani napoletani che, ormai, declassano lattivit politica tra gli ultimi posti della scala dei valori, diventa una piazza virtuale, un luogo dove la partecipazione alla vita politica non avviene pi con modalit di tipo tradizionale, ma spesso viene accolta come espressione dellantipolitica e del qualunquismo. Questa nuova modalit di comunicazione, probabilmente, potrebbe rappresentare il segnale tangibile di un cambiamento epocale delle forme di partecipazione sociale e civile dei giovani, che ormai sembrano non riconoscersi pi in questo sistema politico italiano (Savonardo, Caputo, De Notaris, 2007). In ultima istanza, sembra che il tramonto delle ideologie abbia portato con s, la fine di ogni tensione politica, nonch la perdita di centralit della politica stessa, nella vita del singolo individuo, cos come spiega in modo critico Enrico Caniglia (2002b) continuando la sua interpretazione sostenendo che nella societ postindustriale: [] mancano grandi cause per cui combattere, i giovani non hanno delle certezze ideali e morali a cui affidarsi, o non hanno pi fiducia sul fatto che esista una direzione finale dellazione politica, tradizionalmente indicata dalluso di termini come "emancipazione", di conseguenza le nuove generazioni abbandonano il campo della politica.

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III.3 Lindagine empirica

Lindagine di carattere esplorativa e descrittiva, stata condotta attraverso interviste semistrutturate ai protagonisti delle Politiche Giovanili a Napoli: lAssessore alle Politiche Sociali, Sperimentazione del Bilancio Partecipato e Politiche Giovanili - Giulio Riccio - e alla dirigente del Servizio Giovani Domenica Coppola - del Comune di Napoli tra Novembre 2010 e Gennaio 2011. Lobiettivo dellanalisi quello di indagare gli effetti delle politiche per i giovani sul territorio; le attivit e le strategie risultate pi efficaci, le criticit relative e, pi in generale, i fenomeni e le dinamiche che caratterizzano luniverso giovanile napoletano. A tal fine sono state, dunque, condotte interviste qualitative semistrutturate, con lo scopo di indagare il fenomeno a partire dalla prospettiva dei protagonisti delle politiche giovanili in citt, cogliendone le categorie mentali e le relative interpretazioni, ma soprattutto rilevando le azioni e le attivit svolte dal Comune di Napoli rivolte ai giovani e soffermandosi su alcune delle principali dimensioni che caratterizzano tali azioni. Secondo Corbetta (1999, p.405) lintervista qualitativa una

conversazione provocata dallintervistatore, rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione e in numero consistente, avente finalit di tipo conoscitivo, guidata dallintervistatore, sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione. Pertanto lo strumento di raccolta delle informazioni, per adattarsi alle diverse personalit degli intervistati e coglierne il proprio punto di vista, deve

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essere flessibile il pi possibile e non standardizzato. In particolare, lintervista qualitativa non pu essere definita una semplice tecnica per la raccolta delle informazioni, piuttosto un processo di interazione fra due individui durante la quale, il ricercatore cerca di ottenere informazioni quanto pi dettagliate e approfondite possibili sul tema della ricerca. In questo tipo di intervista lintervistato non ha un ruolo passivo, ma bens attivo e dinamico; comunque una relazione asimmetrica in quanto lintervistatore che definisce la situazione, introduce largomento della conversazione e fa procedere lintervista (Cicognani, 2002) La traccia dellintervista riporta gli argomenti che bisogna toccare, tuttavia lordine con il quale i vari temi sono affrontati e il modo di formulare le domande sono stabiliti e valutati nel corso dellintervista, con la libert di impostare la conversazione allinterno di un certo argomento, di porre alcune domande e chiedere chiarimenti, approfondimenti, quando lo si ritiene opportuno. In conclusione, il vantaggio di condurre lintervista semistrutturata quello di concedere ampia libert allintervistato, garantendo allo stesso tempo che tutti i temi rilevanti siano discussi e che tutte le informazioni necessarie siano raccolte (ivi, p.82).

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III.4 Le politiche giovanili del comune di Napoli. La voce dei protagonisti

LAssessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, dal 2000, propone il Servizio Giovani che traduce in atti di gestione gli indirizzi dellAmministrazione, articolati in tre macro-obiettivi: il protagonismo giovanile, lInformagiovani, le culture giovanili. Le politiche giovanili hanno carattere di trasversalit, investono pertanto ambiti complessi come quello culturale, educativo, dellinformazione, della formazione, economico, fiscale, del lavoro della creazione dimpresa, della partecipazione alla vita pubblica, del tempo libero ecc. Queste politiche, al fine di rispondere alla complessit dei bisogni, stimolando la partecipazione dei giovani alla vita pubblica, diventandone parte attiva, sono indirizzate alla promozione e allo sviluppo dei diritti di cittadinanza dei giovani ed esercitano una funzione costante orientata allinclusione sociale. Il territorio, dunque, diviene elemento costitutivo della cittadinanza, puntando allespansione di uno spazio giovani che si avvale di luoghi fisici, strutture, spazio virtuale, strumentazioni, professionalit, saperi, risorse umane e finanziarie. In questo contesto, il Servizio Giovani, struttura pubblica che, in regime di interfaccia con il privato, con le agenzie di lotta allinclusione sociale cos come con le aziende, svolge un ruolo complessivo in materia su piani differenziati: aggregazione e socializzazione, informazione, formazione e orientamento, promozione e produzione, scambi culturali. Dalla sua nascita infatti, stata rivolta sempre di pi attenzione ai bisogni giovanili, attraverso la realizzazione di iniziative socio-educative, culturali e informative che offrono opportunit di 109

comunicazione e sperimentazione, anche attraverso i linguaggi della musica, della danza, del teatro, dellimmagine (Savonardo, 2007). Attraverso le interviste semistrutturate ai protagonisti delle Politiche Giovanili del Comune di Napoli e lanalisi dei contenuti dei principali progetti promossi e realizzati dal Comune, nellattuale Amministrazione, questa parte del lavoro presenta gli aspetti pi rilevanti delle Politiche Giovanili a Napoli e il punto di vista dei protagonisti delle politiche in materia di giovani generazioni. Fare Politiche Giovanili, riconducibili dunque, al pi ampio campo delle Politiche Sociali, vuol dire innanzitutto, definirle come tutte quelle azioni e norme, promosse o riconosciute dalle istituzioni politiche, mirate alla piena realizzazione dei diritti dei cittadini in et giovanile (Mesa, 2008). Di conseguenza, proprio perch sono inserite nel pi ampio quadro delle Politiche Sociali, cos come queste ultime, le Politiche Giovanili, neglultimi anni, sono stato oggetto di numerosi cambiamenti che hanno portato a una loro nuova configurazione basata essenzialmente sul principio di sussidiariet e su un modello di governance condiviso da diversi attori. Considerare i giovani come uninestimabile risorsa di sviluppo e di modernizzazione, lidea di fondo di queste politiche. Savia Coppola, dirigente del Servizio Giovani del Comune di Napoli37, afferma che:
[] a partire dallanno 2007, stato istituito il Fondo Nazionale delle Politiche Giovanili e quindi, cera lesigenza di attingere al Fondo Nazionale delle Politiche Giovanili, alle sue risorse economiche, per fare servizi rivolti ai cittadini giovani. Questi servizi, che storicamente sono stati servizi volti pi che altro allintrattenimento, infatti le politiche giovanili a partire daglanni 80 sono state rivolte innanzitutto al disagio e alla prevenzione del
37

Vedi intervista A in appendice alla Dirigente del Servizio Giovani del Comune di Napoli, p.128.

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disagio, o sono diventate politiche dellagio ma fondamentalmente politiche dellintrattenimento. Adesso finalmente, gli indirizzi del governo anche in linea con la Strategia di Lisbona del 2000, sono politiche di investimento sulla risorsa umana giovane, quindi politiche dellautonomia e politiche di sviluppo.

Da questo punto di vista indispensabile, quindi, che le Politiche Giovanili si configurino come politiche di investimento, politiche dellopportunit, politiche dellautonomia per dare voce ai giovani, che attraverso i loro linguaggi e modi di fare, potranno essere protagonisti attivi contribuendo cos a preparare il futuro che li aspetta. Daltra parte la Campania, e in particolare Napoli, ha il grande vantaggio di poter contare su un prezioso capitale umano su cui investire nella costruzione del futuro: i giovani. Napoli tra le citt metropolitane con la percentuale pi alta di giovani rispetto alla popolazione nazionale, appunto per questo, bisogna investire sulla loro risorsa e sulle relative potenzialit di innovazione, pensando a una grande legge obiettivo che li coinvolga. Giulio Riccio, Assessore alla Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Napoli38, sostiene che:
[] dobbiamo pensare che una grande legge obiettivo va fatta sul capitale umano e che il capitale umano sul quale possiamo investire e su cui ha senso investire oggi, il capitale umano che parla delle novit tecnologiche produttive, culturali e che faranno lItalia e lEuropa dal 2011 al 2050, il resto non ci interessa pi. Quindi noi abbiamo bisogno di una grande legge obiettivo sulle giovani generazioni, che sia una legge che faccia modernit pi che modernizzazione, cio che sia una modernit fatta di diritti, sicuramente, che sia capace di usare il paese per crescere, perch il paese pu essere utilizzato per crescere e che sappia consegnare il paese, in modo un po brusco, nelle mani delle giovani generazioni. Se no da questo tunnel non si esce.

38

Vedi intervista B in appendice Assessore alla Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Napoli, p.149.

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III.4.1 Il Piano Locale Giovani

In questottica, oltre al Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili, continua Riccio, ormai da tre anni in corso, soprattutto nelle citt metropolitane, la sperimentazione di uno strumento programmatorio, il Piano Locale Giovani che in qualche modo prova esattamente a rendere concreto, sia sul piano della programmazione, sia sul terreno dellindividuazione della strutturazione della progettualit giovanile, uno strumento che metta insieme [] individui, fatti, modalit con lobiettivo di diventare un modello di governance che in qualche modo vada incontro al disagio giovanile. Si tratta di una metodologia e di uno strumento operativo in grado di disegnare e realizzare interventi che tengono conto delle risorse e delle peculiarit dei diversi territori e rispondono effettivamente ai bisogni locali, evidenziando la costruzione del sistema locale di partnership e collaborazioni, a cominciare dalla filiera istituzionale in un'ottica di sostenibilit delle politiche rivolte ai giovani. Si propone soprattutto come momento di confronto e partecipazione alimentato da uno scambio creativo, in cui ciascuno, portatore di una specifica definizione dei problemi, delle priorit e delle domande emergenti, contribuisce a creare una visione della comunit locale e, in essa, del ruolo, del contributo e delle risorse dei giovani; si pone come ponte e come facilitatore della comunicazione e del dialogo tra popolazione giovanile ed Ente locale; risulta quindi mezzo necessario per unamministrazione che utilizza strumenti innovativi per dar voce a chi non sempre ha la possibilit di esprimersi e di essere protagonisti della propria

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realizzazione. In questottica, Il PLG del Comune di Napoli39, realizzato nellannualit 2009 - 2010, composto da tre differenti azioni tra loro integrate: Assistenza Tecnica e Supporto che prevede la raccolta di informazioni, lo screening di tutte le attivit dellassessorato alle politiche sociali e giovanili che impattano sui giovani; G.N.N. Giovani Napoletani Network cio la progettazione, la scrittura, nonch la realizzazione di servizi video-giornalistici e reportage; e infine, Comunicazione cio la creazione di una campagna di comunicazione del Piano Locale Giovani della citt di Napoli rivolto principalmente ai cittadini napoletani appartenenti alla fascia det compresa tra 14 e 35 anni e la nascita di un portale ufficiale del PLG (www.giovanianapoli.it). In questottica, il 28 e il 29 Gennaio 2011 stato realizzato il primo Convegno nazionale delle Politiche per i giovani. Unoccasione di confronto e di scambio di esperienze tra giovani, amministratori pubblici ed operatori delle Politiche Giovanili provenienti dalle citt italiane, e realizzato nellambito del PLG, tenutosi al prestigioso Palazzo delle Arti (PAN) di Napoli che per loccasione diventato il Palazzo dei Giovani. Il progetto parte dal presupposto che la citt partenopea, una delle citt metropolitane pi attente alle politiche per i giovani, ricca di opportunit e in pieno fermento artistico e culturale, sia la prima "Citt Giovane" eletta dal Governo Italiano per le caratteristiche assunte negli ultimi anni. Levento che ha previsto anche un Campus di quattro giornate, si proposto quindi, di delineare le linee di sviluppo possibili insieme con i giovani e gli altri comuni italiani, allo scopo di creare metodologie condivise nel quadro delle politiche comunitarie a favore del cambio generazionale.
39

In riferimento al PLG del Comune di Napoli cfr. http://www.giovanianapoli.it/ (data ultimo accesso: 11/02/11).

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, pertanto, a partire da eventi del genere, che si inserisce una nuova modalit di programmazione promosso dal Ministero per le Politiche giovanili come il PLG, processo che tiene insieme le Politiche Giovanili Locali. Obiettivo fare insieme, anche se parzialmente, generando conoscenza e cultura comune, per produrre una nuova prassi condivisa. Pertanto, Domenica Coppola ritiene che il PLG:
[] pi che essere un progetto, un metodo di intervento nellambito delle Politiche Giovanili e quindi consiste nella messa a sistema deglinterventi che gi si attuano nella creazione di un sistema di rete, anche con gli attori locali, con altre amministrazioni per ottimizzare le risorse, la progettualit e anche per creare un distretto moltiplicatore sulle risorse a disposizione40.

Nellambito poi, di questo canovaccio del PLG, sono state finanziate varie azioni promosse dallAssessorato alle Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Napoli. Il centro polifunzionale - In Campus - Largo ai giovani nato il 23 Novembre 2010 presso l'ex mensa universitaria di via Mezzocannone a Napoli, struttura chiusa al pubblico dal 2001, con lobiettivo di offrire servizi e spazi agli studenti e ai cittadini napoletani. Il progetto nato dalla sinergia tra il Comune di Napoli, Adisu Federico II e Universit Federico II in collaborazione con enti e associazioni giovanili, finanziato dall'Anci e dal Ministero della Giovent. La struttura ospita la Mediateca, lo Sportello Casa per l'affitto sostenibile, servizi per le studentesse-madri e per gli studenti diversamente abili, auditorium, web radio universitaria, spazio wi-fi gratuito; questi sono i tasselli del mosaico In Campus. Uno spazio dedicato agli studenti e non solo, ai cittadini ai quali offrire

40

Vedi intervista A in appendice, p.128.

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spazi, strutture e servizi adeguati alle loro esigenze e ai problemi che si trovano a dover affrontare nella loro vita quotidiana.
Volevamo realizzare dei servizi integrati da un lato e dallaltro un frontoffice che sia un po unico, cio il giovane che si recher l trova tutte le informazioni del Comune rivolte ai giovani, ma anche relative a quelle di Adisu e di Federico II41.

Lo scopo quello di garantire forme di cittadinanza e di stimolare linnovazione e la partecipazione giovanile. Un progetto in divenire, che punta alla riqualificazione del territorio, ampliando lofferta dei servizi culturali con la creazione di una biblioteca sociale, di unemeroteca, di una biblioteca transazionale come strumento di mediazione interculturale tra le comunit straniere a Napoli e la comunit cittadina e inoltre, la creazione di una piattaforma wiki dove caricare e pubblicare i materiali didattici e multimediali prodotti dagli studenti e dai docenti, con lo scopo di consentire la massima diffusione e condivisione possibile. Inoltre, tra i progetti previsti, interessante la creazione di una web radio universitaria, gestita prevalentemente dagli studenti stessi con programmi di musica e informazione autoprodotti dagli studenti stessi. Lidea, secondo Giulio Riccio nasce con lobiettivo di:
[] dare vita a uno spazio che potesse essere contestualmente uno spazio di servizi dedicati ai giovani, che fossero servizi che in qualche modo incontrino tempo libero e cultura, ma che in qualche modo vedessero i giovani direttamente protagonisti di un riappropriarsi dellUniversit. Come uno spazio da vivere, in cui i percorsi di crescita e i percorsi educativi, trovano una sinergia. In Campus il risultato di questo lavoro, [] e che nei prossimi ci auguriamo, sia una struttura che in qualche modo cresce sempre di pi e diventa un luogo anche di confronto culturale. In questo senso c molto bisogno che le giovani generazioni si guadagnino soprattutto lautonomia culturale che in questi anni andata un po persa42.

41 42

Ivi, p.129. Vedi intervista B in appendice, p. 142

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Il centro polifunzionale, vuole rappresentare una finestra sul mondo giovanile, in modo da conoscerne il sentire, le culture, i modi di pensare, i bisogni, le aspettative le problematiche, i linguaggi. , di conseguenza, un mezzo che consenta agli studenti di esprimere la propria creativit e di acquisire nuove competenze nel campo della comunicazione. Il Comune di Napoli poi, ha scelto in questi anni di lavorare molto sullautonomia abitativa, perch, come afferma Giulio Riccio:
[] si provava anche in qualche modo a sfatare un mito, una mitologia che vede i giovani, come la famosa frase, dei bamboccioni che quanto di meno condivisibile rispetto a quello che si sia ascoltato neglultimi anni, invece, i giovani sono particolarmente prestati al cambiamento e a costruire spazi in autonomia, con una grande difficolt43.

Pertanto il progetto, Casa Giovani, attraverso la sinergia degli Assessorati delle Politiche Giovanili e con il finanziamento del Ministero per la Giovent, punta a sostenere l'autonomia abitativa dei giovani in citt. L'iniziativa rivolta ai giovani che intendono avviare un processo di emancipazione dalla famiglia di origine e anche ai cittadini extracomunitari in possesso di regolare permesso di soggiorno. Domenica Coppola nellintervista dichiara che, inizialmente, il progetto aveva previsto la creazione di unagenzia che facesse intermediazione ma anche accompagnamento dei giovani nel reperimento delle case in affitto, poi per, continua la Dirigente, intervenuta la crisi economica e lAmministrazione, date le problematicit nellattuazione del piano, ha scelto di destinare la maggior parte delle risorse economiche ai contribuiti allaffitto rivolti ai giovani. Uscire dalla casa dei genitori per andare a vivere a soli un passo fondamentale per diventare adulti afferma Riccio, ma non un passo semplice, sia per la precariet che

43

Ivi, p.142.

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caratterizza la vita lavorativa delle giovani di generazioni, sia per la chiusura del mercato immobiliare. Lesperienza del progetto Casa Giovani nella scorsa annualit stata abbastanza positiva, infatti il bando 2010 ha finanziato 350 giovani residenti a Napoli e pone le basi per la realizzazione di un prossimo bando destinato a un target che va dai 18 ai 35 anni i quali potranno beneficiare di un contributo integrativo allaffitto di 2000 . Allo stesso modo, un altro progetto promosso dallAssessorato alle Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Napoli e dalla Facolt di

Sociologia dellUniversit degli Studi di Napoli Federico II lOsservatorio Territoriale Giovani (OTG), che dal 2003 si propone come osservatorio permanente sulla condizione giovanile a Napoli in grado di fornire gli strumenti necessari per leggere ed interpretare i bisogni, le risorse e le problematiche che abitano il territorio, al fine di individuare interventi e servizi a favore del mondo giovanile44. Oggi, uno strumento senza il quale non potremmo andare avanti afferma Domenica Coppola, uno strumento importante che riesce a mettere insieme il lavoro dellUniversit attraverso le sue ricerche sociali e il Comune di Napoli, sostiene Giulio Riccio, ritenendolo tra le tre principali attivit del suo Assessorato da considerare come buone prassi di cui fregiarsi a livello nazionale. Uno sguardo attento sullattuale contesto sociale, culturale ed economico evidenzia la presenza di profondi processi di cambiamento che investono anche i linguaggi, gli atteggiamenti e i valori delle nuove generazioni.

44

In riferimento cfr. http://www.giovani.unina.it/osservatorio-giovani-napoli/ (data ultimo accesso: 11/02/11).

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LOsservatorio ha lobiettivo di monitorare la condizione giovanile al fine di indagare i disagi, le devianze, i bisogni, i valori e le diverse modalit di espressione e di socializzazione dei giovani, tradizionalmente la fascia sociale pi sensibile ai mutamenti della societ e ai significativi cambiamenti che caratterizzano la tarda modernit. Inoltre, lOTG si concentra, con particolare attenzione, sui consumi culturali, i linguaggi espressivi e le culture giovanili, analizzando le profonde trasformazioni sociali determinate dallo sviluppo tecnologico della comunicazione.

III.4.2 Iniziative culturali giovanili

Il Comune di Napoli ha anche tante iniziative culturali, che in sostanza vengono seguite dal servizio preposto alla cultura del Comune, spiega Domenica Coppola45; il suo servizio dedicato ai giovani e alla trasversalit delle politiche giovanili, storicamente si fa promotore di iniziative culturali come Nero di Scena una rassegna, nata nel 1998, e da sempre attenta alla scena nazionale e internazionale, dedicata alla danza e alla formazione teatrale con lobiettivo di realizzare attivit formative artistiche e culturali per giovani, costituendo un buon palcoscenico per i giovani napoletani. Ha inoltre elaborato e realizzato diversi progetti per la promozione e la diffusione della danza contemporanea e di scambi giovanili europei con Regione Campania e Provincia di Napoli46. Allo stesso modo il Festival della Luna Piena che prevede un concorso teatrale, giunto alla sua 4 edizione, intende dare opportunit a diversi giovani artisti di poter dare
45 46

Vedi intervista A in appendice. Cfr. http://www.chiaradanza.it/Eventi/nerodiscena10.htm (data ultimo accesso: 13/02/11).

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visibilit alle proprie produzioni; creare momenti di interazione e scambio con altre compagnie giovanili che si occupano di teatro; di promuovere occasioni di studio e ricerca in ambito teatrale47. Tra gli eventi promossi poi dal Servizio Giovani c O Curt la rassegna di cortometraggi pi seguita a Napoli ed in Campania e realizzata da giovani artisti provenienti da tutta Italia. Nata nel 1996 su iniziativa del Comune di Napoli e promossa dalla Mediateca S. Sofia, in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Giovanili, ha lo scopo di indagare il mondo della produzione audiovisiva locale e giovanile. Il suo successo, chiarisce Domenica Coppola, dovuto dal fatto che la rassegna si sia aperta anche alle frontiere europee, arrivando alla sua 12 edizione nel 2010. L'inserimento di videoclip musicali all'interno di 'O Curt va incontro alla necessit di concedere visibilit e occasione di confronto soprattutto ad una schiera di autori che, per scelta o per altre ragioni, orbitano distanti dai canali "istituzionali", preferendo svincolarsi e operare in ambiti e settori pi "indipendenti"48. Allo stesso modo, OMovies, il Festival del cinema omosessuale arrivato alla 3 edizione, vede tra i principali promotori, oltre il Servizio Giovani anche lUniversit degli Studi di Napoli Federico II, il Coinor (Centro di Ateneo per la Comunicazione e linnovazione organizzativa), e lAdisu Federico II di Napoli (Azienda pubblica per il Diritto allo Studio Universitario)49. Il Festival, inserito nel Piano Locale Giovani, si fa promotore di temi quali la differenza di

47

Cfr. http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13554 (data ultimo accesso: 13/02/11). 48 Cfr. http://www.ocurt.org/ (data ultimo accesso: 13/02/11). 49 Cfr. http://www.omovies.it/home.htm (data ultimo accesso: 13/02/11).

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genere, lomosessualit, il bullismo omofobico in una realt difficile quale il panorama partenopeo. Forse tra i progetti realizzati e pi famosi del Comune di Napoli, spiega Giulio Riccio daccordo con Domenica Coppola, Giovani Suoni il Festival nazionale di musiche e delle arti emergenti. Nato nel 2001, a Napoli territorio che alimenta un flusso ininterrotto di artisti che, generazione dopo generazione, connotano la citt tra le realt pi prolifiche in termini di fantasia creativa e di capacit professionali della Penisola (Savonardo, 2006). La sua mission quella di ricercare i nuovi fermenti artistici della citt prima e del panorama nazionale poi, ricercare nei sobborghi, nella musica che si fa in studio come in quella che si fa per la strada, [] che lega tutte le persone che nella musica e con la musica trovano la loro identit50. Per ci che attiene alla sfera delle altre iniziative culturali, promosse dallAssessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Napoli, Giulio Riccio sostiene il merito dellassessorato per la valorizzazione delle arti minori che spesso non solo rappresentano percorsi artistici in cui i giovani sono impegnati, ma rappresentano anche una parte di quel mondo del linguaggio giovanile che indispensabile per riuscire a costruire un sistema che vede i giovani protagonisti51. Neglanni sono state realizzate anche alcune mostre, continua Riccio, che sono state delle occasioni in cui i grandi fumettisti del passato ma che hanno saputo guardare lontano, come Andrea Pazienza che affrontava i problemi relativi alla condizione giovanile, e Milo Manara., uomini di trentanni fa, avevano gi allora colto in qualche modo che il fumetto non era
50 51

Cfr. http://www.giovanisuoni.com/storia.html (data ultimo accesso: 13/02/11). Vedi intervista B in appendice, p. 142

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soltanto un disegno o un gioco, ma anche un grande strumento sociale per descrivere la societ e soprattutto aveva la capacit di entrare in relazione con le giovani generazioni. Fare per i giovani questo limperativo:
Quello che abbiamo introdotto in questi quattro anni di nuovo, lidea di una programmazione trasversale, lidea dellaccesso al futuro, lidea dellautonomia, che invece non cera, perch si intendevano appunto le politiche giovanili soltanto con un po di tempo libero []. Adesso dobbiamo andare un po oltre, dobbiamo capire che non basta pi, che non basta pi, che ovviamente la questione giovanile deve essere la grande questione nazionale dei prossimi anni52.

In questi anni per, lattuazione dei progetti messi in atto dal Comune di Napoli, non trova pochi ostacoli nella sua effettiva realizzazione. Domenica Coppola nellintervista, spiega che, dati i suoi compiti dirigenziali e amministrativi, le prime difficolt si hanno con la ragioneria della regione Campania, che non trasferisce fondi, per mancato rispetto del patto di stabilit. Per tale motivo, si mette in crisi tutto il sistema: gli stessi Enti Locali, che utilizzano personale giovane, non riscuotendo benefici dal Comune di Napoli, non pu attuare i progetti e realizzare servizi.

III.4.3 La Regione Campania e le Politiche Giovanili

fondamentale affrontare la rilevanza del settore Politiche Giovanili della Regione Campania, che forse una delle poche regioni in Italia ad avere una legge regionale sui giovani dal 2000 e che neglanni ha subito delle trasformazioni, spiega Domenica Coppola. Sulla scia dei provvedimenti europei,
52

Ivi, p.150.

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il settore politiche Giovanili della Regione Campania ha il compito di curare iniziative tendenti a innalzare i livelli della formazione, favorire l'inserimento sociale e lavorativo dei giovani, nonch d'incentivare lo sviluppo di forme di imprenditorialit giovanile53. La Regione Campania, che stipula con il Ministero della Giovent un Accordo di Programma Quadro (APQ), in forza del quale una parte delle risorse del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili passa alla Regione e da questa agli Enti Locali, tra le sue priorit, ha promosso l'attivazione dei Servizi Informagiovani (con la legge regionale n. 29 del 28 giugno 1988) ed il loro funzionamento, che negli ultimi anni in Campania si sono consolidati come strumenti innovativi di grande rilevanza sociale in grado di supportare i processi partecipativi e decisionali giovanili, allargandone le opportunit, favorendo, pi in generale, quelli di transizione nelle fasi della vita. Nascono gli Informagiovani, affinch la Regione possa acquisire una pi puntuale conoscenza dei problemi della giovent e per coordinare la disciplina degli interventi a favore dei giovani. I servizi Informagiovani che devono rispettare norme e standard di servizio definiti a livello nazionale e regionale, sono servizi sociali a disposizione di tutti i giovani, senza discriminazioni n barriere (fisiche, culturali, psicologiche o d'altro tipo). Inoltre, compito delle strutture Informagiovani, favorire il coinvolgimento delle organizzazioni giovanili e degli operatori del settore dell'informazione giovanile, a livello regionale e locale, nella definizione e nell'attuazione di

strategie di informazione dei giovani. Allo stesso modo, per attivare la partecipazione istituzionale dei giovani la Regione Campania promuove lo sviluppo del sistema di Forum Giovanili.

53

Cfr. http://www.giovani.regione.campania.it/ (data ultimo accesso: 14/02/2011).

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Il Forum Regionale della Giovent, organismo autonomo, ha il compito di rappresentare gli interessi e le aspirazioni dei giovani, di favorire la loro presa in carico da parte delle istituzioni, attraverso la loro partecipazione attiva alla vita sociale e politica, ed essere veicolo per la diffusione di stimoli provenienti dallazione dei Forum Comunali e Provinciali offrendo, pertanto, ai giovani un luogo in cui possano esprimersi liberamente su argomenti che li preoccupano e allo stesso tempo, permettere ai comuni e agli altri enti locali e quindi alle stesse istituzioni, di consultare i giovani su questioni specifiche. Domenica Coppola spiega poi, lassoluta novit per la programmazione regionale in materia di politiche per la giovent, cio lapprovazione nel 2009 dei Piani Territoriali di Politiche Giovanili (P.T.G.). Obiettivo promuove la costruzione, da parte dei Comuni, di piani organici che mettono a sistema tutti gli interventi di politiche giovanili fin qui effettuati, spesso in maniera scollegata ed episodica, particolarmente quegli interventi riferiti all'offerta informativa per i giovani, alla partecipazione e protagonismo giovanile attraverso il rafforzamento e l'istituzione dei Forum per la giovent, e alla progettazione di rete tra comuni, scuole, associazioni giovanili ed altri soggetti interessati alla condizione giovanile. La nuova modalit di programmazione, nell'ottica dei piani integrati, consente il coinvolgimento e la condivisione degli obiettivi da parte di vari attori, a partire dagli stessi giovani che spesso sono tenuti fuori dalle scelte che li riguardano. In conclusione, il Dirigente del Settore delle Politiche Giovanili e del Forum Regionale della Giovent, Gaspare Natale, attesta la rilevanza della forza

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giovane: ho compreso che i giovani non sono in alcun modo un target svantaggiato, bens una grande risorsa, particolarmente nella regione pi giovane d'Italia. Bisogna puntare secondo lui, sulla formazione, l'informazione, le politiche dell'agio, le opportunit di protagonismo, la lotta ai fenomeni di esclusione e disagio, gli scambi interculturali internazionali54.

III.4.4 I giovani napoletani e le istituzioni

Diverse ricerche55 dimostrano ormai unevidente sfiducia dei giovani e, in generale dei cittadini italiani, nei confronti delle istituzioni nazionali e locali, attestando un brusco crollo di fiducia soprattutto verso la Pubblica Amministrazione. Nel chiedere alla Dirigente del Servizio Giovani, Domenica Coppola, quale sia la sua percezione del rapporto che intercorre tra i giovani napoletani e le istituzioni, inseriti nel contesto di Napoli56, evidentemente ricco di azioni e attivit in favore delle giovani generazioni, risulta evidente la netta diffidenza e la complessit nel relazionarsi.
Hanno una grande sfiducia. Non si avvicinano volentieri allistituzione, quindi c unostilit, una sfiducia, una repulsione nellaver a che fare proprio con listituzione, tant che noi che lavoriamo con i giovani ci dobbiamo porre in maniera un po meno formale, devo fare fatica per accorciare le distanze. E poi, c il problema che nel momento in cui loro si relazionano con uffici diversi rispetto al nostro ufficio, cosa indispensabile se si diventa attuatori di politiche, si scontrano con una burocrazia abbastanza farraginosa.

54

In riferimento alla lettera di presentazione del portale regionale per le Politiche Giovanili cfr. http://www.giovani.regione.campania.it/index.cfm?m=101 (data ultimo accesso: 14/02/2011). 55 Napolitano C., Italiani sempre pi delusi e sfiduciati dalle istituzioni. Due le eccezioni rilevanti in http://www.levanteonline.net/cronaca/italia/ del 25/01/2011 (data ultimo accesso: 14/02/2011). 56 Vedi intervista A in appendice.

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Aspetti burocratici che evidentemente incidono sulla difficile relazione con gli uffici del Comune di Napoli, sostiene Giulio Riccio: giovani increduli e fortemente demotivati nella performance e nelle modalit di funzionamento dei servizi messi in atto. Bisogna costruire burocrazia amica e non molesta, come dice il buon Brunetta, abbattere il muro della diffidenza, bisogna farlo con i cittadini di domani. Daltra parte, come evidentemente afferma Riccio, il 70% del personale dirigente in Italia, rispetto ai paesi europei, ultra settantenne, aspetto da non sottovalutare se si pensa alla risorsa e alla forza delle giovani generazioni protagoniste di un reale cambiamento. In questo senso necessario un lavoro che parta dallinterno , che riguardi la riforma della macchina amministrativa. In questo senso, il Comune di Napoli, anche se gradualmente, sta lavorando su questa trasformazione, puntando quindi al ringiovanimento della farraginosa macchina burocratica e allo svecchiamento del personale dirigente, mettendo in atto un concorso che prevede linserimento nel Comune di 500 ragazzi provenienti da Napoli e Provincia57.
Fino a quando tu hai una quantit di dipendenti che hanno fatto sessantacinque anni e stanno per andare in pensione, non si capisce neanche bene perch dovrebbero cambiare modo di fare, ma semplicemente perch loro usano il modo del loro tempo, della Pubblica Amministrazione del loro tempo. inutile dire che non vogliono fare niente, no, hanno fatto, ma hanno fatto anche tanto, si faceva in un altro modo, si facevano altre cose, cerano altri bisogni, ci stava unaltra Napoli e cera anche unaltra Italia. Quella l non c pi e quindi credono che il modo sia quello l.

Una riforma necessaria, un modo per abbattere il muro della diffidenza, un metodo di intervento per risolvere lostile rapporto tra cittadini, tutti, e le

57

Vedi intervista B in appendice, p.155.

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istituzioni. La parola dordine cambiamento puntando alla ridefinizione del paradigma precedente: bisogna abbandonare lidea che lItalia sia un paese i cui cambiamenti rischia di subirli, invece di uscirne realmente protagonista58; cambiamenti sociali e culturali di cui i giovani sono portatori, rappresentando uninestimabile risorsa per lo sviluppo futuro del territorio. , pertanto, compito delle istituzioni, sostenere a pieno il rafforzamento dellinformazione e della partecipazione, attraverso una serie di azioni che favoriscano lesercizio della cittadinanza attiva e democratica dei giovani, cercando di rispondere pienamente ai loro bisogni e offrendo loro lopportunit di crearsi un futuro, ma soprattutto la certezza che il loro percorso di vita non sia pi segnato da confini cos labili ed incerti.

58

Ivi,p.140.

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APPENDICE
Le interviste semistrutturate ai protagonisti Politiche Giovanili del Comune di Napoli delle

Intervista A Dirigente del Servizio Giovani presso il comune di Napoli Domenica Coppola

1 - Quali sono, nello specifico, i suoi compiti istituzionali in qualit di dirigente delle politiche giovanili?
I miei compiti, in qualit di dirigente, indipendentemente dalla materia, dalla competenza specifica che mi viene attribuita, sono compiti stabiliti dalla legge, dal testo unico deglenti locali, decreto legislativo 267/2000. Quindi sono compiti stabiliti dalla legge, cio io ho la gestione del personale che mi viene assegnato, delle risorse umane, la gestione dei capitoli di spesa che mi sono assegnati dallamministrazione comunale, la presidenza delle commissioni di gara, ho la competenza ad emettere certificazioni, ho la competenza a stipulare contratti e ho la rappresentanza esterna dellente soltanto per le materie di mia competenza e in alcuni casi determinati, quindi sono delle competenze stabilite dalla legge che si trovano nel testo unico degli enti locali.

2 - Quali sono i principali progetti e le attivit del Servizio Giovani del Comune di Napoli promosse dallassessorato?
Premesso che un dirigente, sempre per legge, ha la funzione amministrativa, nellambito della pubblica amministrazione le funzioni sono Amministrativa e la Politica, che sono distinte. Lamministrazione vera e propria formata dal sindaco, dalla giunta, e dal consiglio che danno lindirizzo politico. I dirigenti poi, hanno una funzione amministrativa e hanno il compito quindi di eseguire, di attuare lindirizzo che viene dato dallorgano politico. Questo nella struttura. Quindi, lamministrazione comunale in questa consigliatura, ha deciso di investire sulle politiche giovanili, anche in considerazione del fatto che, a partire dallanno

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2007, stato istituito il Fondo Nazionale delle politiche giovanili e quindi, cera lesigenza di attingere al Fondo Nazionale delle politiche giovanili, alle sue risorse economiche, per fare servizi rivolti ai cittadini giovani. Questi servizi, che storicamente sono stati servizi volti pi che altro allintrattenimento, infatti le politiche giovanili a partire daglanni 80 sono state rivolte innanzitutto al disagio e alla prevenzione del disagio o sono diventate politiche dellagio ma fondamentalmente politiche dellintrattenimento. Adesso finalmente, gli indirizzi del governo anche in linea con la Strategia di Lisbona del 2000, sono politiche di investimento sulla risorsa umana giovane, quindi politiche dellautonomia e politiche di sviluppo. Quindi, in questa ottica, lamministrazione comunale ha deciso poi di nominare un dirigente dedicato alle politiche giovanili, perch fino al 2007 il Servizio Giovani era seguito da un altro dirigente che segue i minori, quindi che ha un servizio enorme, per cui aveva questa competenza residuale ad interim sui giovani, invece ha scelto di avere una persona che si dedicasse ai giovani. Quindi che cosa ha fatto il mio servizio, quello di cui mi sono occupata io? Innanzitutto, quello di reperire i fondi perch gli stanziamenti di bilancio erano insufficienti per fare le politiche giovanili e quindi abbiamo elaborato dei progetti, tre sono stati quelli principali, ma poi anche altri pi piccoli, che sono stati presentati su bandi o del governo o di ANCI, che per fortuna ci siamo aggiudicati e quindi ci sono stati finanziati. Quello principale il Piano locale Giovani che pi che essere un progetto, un metodo di intervento nellambito delle politiche giovanili e quindi consiste nella messa a sistema deglinterventi che gi si attuano nella creazione di un sistema di rete, anche con gli attori locali, con altre amministrazioni per ottimizzare le risorse, la progettualit e anche per creare un distretto moltiplicatore sulle risorse a disposizione. Quindi nellambito di questo canovaccio del PLG , di questo schema di lavoro del PLG , poi sono state finanziate varie azioni. Accanto a questo abbiamo un'altra linea di finanziamento che stata poi lAgenzia Casa, progetto che noi abbiamo elaborato per rispondere ad un bando del dipartimento della Giovent volto allautonomia abitativa del giovani. Era un bando riservato alle citt metropolitane e che noi ci siamo aggiudicati per 1.500.000, 00 . Prima volevamo creare unagenzia che facesse intermediazione, ma anche accompagnamento dei giovani nel reperimento delle case in affitto, poi nel frattempo intervenuta la crisi economica, perch per fare questa cosa ci vogliono anni, cio il tempo passa e quindi lamministrazione ha scelto di destinare la maggior parte delle risorse economiche a dei contributi allaffitto rivolti ai giovani. Siamo usciti con un primo bando a Gennaio per 350 contributi e tra poco, usciremo a Gennaio prossimo con un altro bando. Per il momento i contributi gi assegnati ai liquidati sono non moltissimi sono scarsi cento, sono una sessantina, perch uno dei limiti che noi abbiamo messo quello di avere il contratto di locazione registrato ed difficile da ottenere da parte dei ragazzi quindi, 350 sono stati gli aggiudicatari per poi quando venuto il momento di produrre la documentazione cartacea a sostegno della propria

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domanda, il nodo che si venuto a creare stato quello del contratto ovviamente registrato allAgenzia delle Entrate. Questo un progetto. Un altro progetto quello, sempre su bando ANCI, rivolto alle citt sedi di universit, bando che prevedeva delle iniziative congiunte di Comune, Universit e Adisu di Ateneo. Noi abbiamo fatto una cordata con la Federico II e lAdisu Federico II con un progetto che pure ci siamo aggiudicati per 400.000,00 di finanziamento nazionale a fronte di cofinanziamento locale e che vede tutta una serie di attivit che ruotano attorno a una sede principale che verr riaperta al pubblico studentesco il prossimo 23 Novembre, data un po infausta, che lex mensa universitaria in via Mezzocannone. stato realizzato un centro polifunzionale inCampus, c un auditorium, c unaula studi dotata di una postazione informatica, c la mediateca di Santa Sofia, abbiamo trasferito dentro luniversit la nostra mediateca comunale e poi ci sar una caffetteria, ci sono degli sportelli anche di ADISU e anche quello della Federico II, da quello degli Erasmus ai vari servizi che esso offre, e quindi noi speriamo che diventi uno spazio che possa essere vissuto dai giovani studenti innanzitutto per fruire anche di una porta di accesso unica ai servizi sia del Comune che dellUniversit, che dell Adisu. Volevamo realizzare dei servizi integrati da un lato e dallaltro un front-office che sia un po unico, cio il giovane che si recher l trova tutte le informazioni del Comune rivolte ai giovani, ma anche relative a quelle di Adisu e di Federico II. Quindi, al di l del 23 Novembre, vedremo come sar. Questi sono i tre principali progetti, ma ce n una miriade.

3 - In che modo le politiche giovanili si inquadrano nel PLG(Piano locale Giovani)?


Il PLG un metodo dintervento che mutua un po lo schema del piano sociale di zona, lobiettivo quello di far diventare il finanziamento nazionale delle politiche giovanili, un finanziamento stabile. Il piano sociale di zona prevede, che attraverso le regioni, con la legge 328, arrivino i finanziamenti ai comuni per finanziare le attivit sociali e sostanzialmente noi ci proponiamo lo stesso fine. A partire dal 2007 noi abbiamo creato una rete delle citt metropolitane in particolare, nellambito della rete iter che una rete di comuni che si occupa dei giovani ci siamo invece riuniti noi citt metropolitane, quindi un gruppo pi ristretto di citt che hanno una dimensione pi grande, con una popolazione maggiore, ottenendo uninterlocuzione diretta con il ministero, parlo del 2007, quindi cera il vecchio governo il Pogas del Ministro Melandri, per poi linterlocuzione continuata senza intoppi anche con il nuovo Ministro Meloni, e quindi lobiettivo era quello. Il PLG doveva essere lo strumento che noi proponevamo, che abbiamo attuato per il momento in via sperimentale, noi

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proponiamo al governo come strumento per finanziare stabilmente gli interventi rivolti ai giovani nelle citt.

4 - Quali sono le principali normative europee a cui il comune si rif per le politiche giovanili locali ?
Il trattato di Lisbona del 2000. Ci sono i tre pilastri del trattato di Lisbona, c la parte ambientale, c la parte relativa al passaggio della societ della informazione alla societ della conoscenza e linvestimento sulle risorse umane. Quelli sono gli indirizzi a cui noi ci rifacciamo.

5 - Le politiche giovanili del Comune di Napoli seguono gli orientamenti e le strategie del Ministero della Giovent e in che modo?
Assolutamente s, perch sono in linea. Anzi il comune di Napoli, come le citt metropolitane, ha avuto anche uno scambio di vedute con il Ministero, quindi gli indirizzi del Ministero sono stati condivisi con le citt, una buona parte almeno, di questi indirizzi, sono stati proprio concertati con le citt.

6 - Quali sono le principali politiche giovanili regionali e provinciali che investono anche il Comune di Napoli?
Possiamo parlare di politiche giovani regionali, di politiche giovanili provinciali assolutamente no, perch la Regione Campania forse una delle poche regioni in Italia ad avere una legge regionale sui giovani. Adesso so che allesame anche una modifica, una nuova legge, per esiste gi una nuova legge regionale. Sulla scorta delle leggi regionali, dal 2000 circa ci sono dei fondi regionali stanziati per attivit sui giovani. Originariamente si trattava di fondi destinati a finanziare prevalentemente lInformagiovani cittadino secondo uno schema, modalit e degli standard che ci vengono imposti dalla Regione. Di recente quindi, da un paio danni, la Regione attraverso la quale transita una parte del fondo nazionale delle politiche giovanili, perch questo viene ripartito in sede di conferenza unificata a stato regioni e quindi una parte dei fondi resta in capo al Ministero, unaltra parte transita attraverso le regioni e poi ai comuni. E quindi, sulla scorta di questo accordo, le regioni stipulano con il Ministero delle politiche giovanili un Accordo di Programma Quadro (APQ) in forza del quale una parte di queste risorse passa attraverso la Regione, quindi la Regione Campania ha stipulato lAccordo di Programma Quadro con il Ministero e quindi ha avuto pi fondi da aggiungere ai propri con i quali gi finanziava delle attivit. Addirittura la conferenza unificata

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prevede che le regioni possano cofinanziare i finanziamenti dellAPQ, sia con fondi interni, sia con fondi nazionali di alta provenienza e con fondi europei. Cos facendo la regione ha fatto un pacchetto, cio ha creato un fondo regionale composto di vari fondi e ha dettato delle linee guida per i comuni e ha fatto dei bandi. Lanno scorso ha fatto vari bandi spezzettati, uno per lInformagiovani e poi altri per vari interventi. Noi ci siamo aggiudicati sia quello dellInformagiovani che quello relativo alla cosiddetta azione C, quindi azioni su iniziativa giovanile rivolte ai giovani della citt; stata una cosa molto bella. Nell annualit 2010, la Regione Campania ha mutuato il modello dei piani locali giovani, immaginando che lo schema dei piani locali sarebbe stato il format che il governo avrebbe imposto anche alle regioni e quindi volendo anticipare questa cosa, ha messo a bando tutte le risorse attraverso i PTG (Piani Territoriali per i Giovani) e noi che avevamo gi un lavoro di piano locale giovani avviato e quindi di concertazione territoriale di progettazione partecipata, dal tavolo della progettazione partecipata abbiamo fatto scaturire il nostro PTG che stato presentato in Regione e approvato e quindi ci stato finanziato anche di recente. Con la Provincia, dicevo, non c nessun rapporto. La provincia agenzia Informagiovani sulla carta, per per la verit, le attivit della Provincia non mi risultano. Non pervenute.

7 - Quali sono le principali problematiche giovanili che lassessorato o il sindaco dovrebbero prendere in considerazione, secondo lei? Quali sono le priorit dintervento?
Questo il mio punto di vista e poi penso il punto di vista dellamministrazione: noi abbiamo una peculiarit, siamo una citt giovane, cio i dati dellOsservatorio Giovani che curato per noi dalla facolt di Sociologia, ci riportano che Napoli tra le citt metropolitane con la percentuale pi alta di giovani rispetto alla popolazione nazionale, quindi noi abbiamo la risorsa umana giovane e quindi le politiche dovrebbero essere politiche di investimento, politiche dellopportunit, politiche dellautonomia. Puntare sui giovani non a disagio, non disagiati, perch quelli sono destinatari di altre linee di intervento, quelle pi sociali, ma puntare sui giovani per creare opportunit, accesso al mondo del lavoro, della formazione, allimprenditoria giovanile e anche, curare gli aspetti di consumi culturali giovanili ma finalizzati allinserimento lavorativo, alla visibilit al protagonismo dei giovani, al ricambio generazionale a tutti i livelli, nel lavoro, nella vita politica, quindi forse il problema proprio quello, quello del ricambio generazionale a trecentosessanta gradi, quello di creare maggiore opportunit ai giovani, noi che ce labbiamo, perch secondo me, sono i giovani dei nostri territori che possono essere il motore per lo sviluppo del Sud e di Napoli.

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8 - Quali sono i principali ostacoli che si incontrano nella realizzazione di progetti per le politiche giovanili?
Le abitudini delle prassi consolidate. Al di l del sistema burocratico nel quale io faccio parte e che posso contribuire a modificare, dialogando con gli altri uffici facendoli partecipare a quella che la nostra mission e devo dire che ci siamo abbastanza riusciti in questi tre anni, le difficolt vengono un po dal nostro territorio, perch per ventanni le politiche giovanili sono state fatte in un certo modo e quindi hanno visto determinati attori, sempre gli stessi, che magari in origine erano giovani poi nel frattempo sono diventati meno giovani e che quindi non avevano labitudine a dare spazio alle realt giovanili. Nel contempo, sono i ragazzi che non si fanno avanti facilmente, quindi vanno intercettati, vanno motivati, vanno affiancati nellorganizzazione, per esempio nella costituzione di associazioni di gruppi informali, quindi vanno stimolati.

9 Le risulta che ci siano progetti incompiuti, nonostante siano stati messi in cantiere? Se cos, quali sono gli ostacoli riscontrati?
Una prima difficolt in questo momento io ce lho con la Regione Campania, perch nonostante noi ci siamo aggiudicati sia nel 2009 il bando per lInformagiovani, sia nel 2010 il PTG e nonostante il settore politiche giovanili della regione Campania, tempestivamente provvede anche alla liquidazione delle risorse, questi fondi restano bloccati alla ragioneria della regione Campania che per mancato rispetto del patto di stabilit, non trasferisce fondi. Se i fondi non vengono trasferiti, io non posso pagarli, attuarli, perch non posso pagare gli Enti ai quali devo chiedere di fare dei servizi per noi e quindi, si blocca leconomia tutta, perch gli Enti a loro volta utilizzano un personale giovane che non percepisce i compensi. Quindi la difficolt questa, in questo momento. Il problema prevalentemente con la Regione, perch invece, i fondi nazionali ci vengono trasferiti con regolarit. Stiamo riuscendo anche a pagare con una certa velocit, perch i fondi finanziati, quindi i fondi che non sono di bilancio, vengono pagati dalla ragioneria del comune di Napoli in tempi pi brevi rispetto ai fondi di bilancio che non devono seguire lordine cronologico.

10 - Qual il riscontro dei giovani e la loro partecipazione nei confronti delle iniziative promosse dallassessorato delle politiche giovanili?
Per il momento sto avendo dei ritorni positivi. Voglio portare un esempio: il progetto che ci siamo aggiudicati sullazione C della Regione del 2009. Tutto partito da un incontro con unassociazione giovanile, che venne da me dicendomi 132

di finanziare un loro progetto. Allepoca non avevo grandi fondi di bilancio, e dissi: ragazzi io fondi non ne ho, per se volete, insieme possiamo andare a prenderceli da qualche altra parte. Cos con il loro progetto e la partnership del comune di Napoli che rendeva forte il progetto, abbiamo partecipato a questo bando della Regione Campania su iniziativa rivolta ai giovani, fatte dai giovani per i giovani. E questa associazione stata la quarta a classificarsi, o meglio, il comune di Napoli che era il capofila, stato il quarto classificato con questo progetto fatto da questassociazione. Noi poi, abbiamo affiancato questi ragazzi nella costituzione dellassociazione, nella predisposizione del format di progetto, cio loro ci hanno portato il progetto e i miei uffici li hanno affiancati con delle professionalit che per fortuna, insomma, di loro sponte, hanno dato una mano, li hanno affiancati proprio nella predisposizione del format, nella presentazione della documentazione ecc. Il progetto stato approvato, finanziato dalla Regione Campania ed in corso di realizzazione. Ovviamente questo gruppo di ragazzi, forte di questa esperienza, si attivato a mille e quindi sono loro che adesso vengono e dicono dottoressa, c questo bando, come dobbiamo fare, c questaltra cosa, poi sono stati promotori di uno scambio con il programma Youth in Action, programma europeo di Giovent in Azione, abbiamo avuto per una settimana dei ragazzi da tutta Europa a Napoli che noi abbiamo ospitato in una sede comunale, su un progetto sul riciclaggio dei materiali, molto bello, che poi a loro volta hanno portato a Goteborg. Lavorare con i giovani questo, basta dare uno spunto, un minimo di competenze, un po di sicurezza, poi loro vanno, cio i giovani sono pieni di energie. Quindi, questo stato un bellissimo risultato che come ufficio abbiamo raggiunto.

11 - Quali sono le principali politiche culturali rivolte ai giovani del Comune di Napoli? E quali sono i principali riscontri di tali politiche?
Il Comune di Napoli ha tante iniziative culturali, che non vengono seguite dal mio servizio, perch c un servizio che si occupa proprio della cultura, il Servizio Cultura del comune di Napoli. Storicamente il servizio giovani del comune di Napoli si fatto promotore di iniziative culturali, per esempio tutti gli anni noi finanziamo una rassegna che si chiama Nero di scena che mette insieme giovani ballerini e giovani artisti, cio parte dalla danza perch in origine era rivolto solo ai danzatori, invece adesso, si trasformata, si evoluta come rassegna e quindi mette insieme anche giovani artisti, quindi c una commissione, c un premio Nero di Scena e poi questa rassegna viene riproposta ad ogni occasione utile di visibilit di questi ragazzi. C un'altra rassegna, un festival che si chiama Giovani Suoni che abbastanza famoso, perch un festival storico del comune di Napoli che fanno i miei funzionari da tanto tempo e che un festival di musica

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rock. Altre iniziative interessanti sono quelle promosse dalla mediateca di Santa Sofia, per esempio c la rassegna O curt che una rassegna di cortometraggi fatti dai giovani di tutta Italia, adesso si aperta anche allEuropa, alla 12 edizione questanno ed diventata abbastanza famosa. Invece poi, questanno avremo la 3edizione di un altro festival di cortometraggi che si chiama OMovies e che tratta di cortometraggi a tema omosessuale sempre per affrontare e far affrontare questi temi, quelli della differenza di genere, dellomosessualit, di prevenzione del bullismo omofobico, che pure ha avuto un bel riscontro negli scorsi due anni tanto da arrivare alla 3edizione. C unaltra rassegna interessante che si chiama Il festival della Luna Piena e che invece un festival di teatro rivolto ai gruppi emergenti teatrali che si fa in genere, in piccoli teatri cittadini.

12 Quali sono i centri giovanili del Comune di Napoli attualmente operativi?


In questo momento i centri giovanili sono due, il centroPertini che si trova a Secondigliano e il centro Asterix che si trova a San Giovanni a Teduccio. Avevamo anche un altro centro, centro Eta Beta che si trova a Pianura per stato chiuso per vari motivi insomma, prima stato chiuso per motivi di sicurezza e poi stato occupato dai senzatetto. Con il decentramento amministrativo che abbiamo avuto nel 2007 per, questi centri sono tolti di competenza del Servizio Giovani ma sono stati decentrati alle municipalit cittadine e quindi sono di loro competenza e anche il personale diventato personale municipale per, a seguito deglindirizzi che la Regione Campania ci ha dato, abbiamo costituito un comitato distrettuale di confinamento delle politiche giovanili che composto da me, cio il dirigente del Servizio Giovani e dai dirigenti dei Servizi Giovani delle municipalit e attraverso questo coordinamento cerchiamo, perch il servizio centrale, cio sono io che ha pi risorse da dedicare alle attivit giovanili, e quindi cerchiamo comunque di mantenere attivi i centri giovanili con le risorse economiche che il servizio centrale mette a disposizione. - pu fornirci documenti o link utili? Certo. Posso fornirle il nostro Piano Territoriale Giovani e posso farle mettere in contatto con i ragazzi dellassociazione che poi sono stati anche il nucleo centrale dellelaborazione del PTG, perch che cosa abbiamo pensato di fare con il PTG? Prendere questa buona prassi di questo progetto fatta da una delle municipalit di Bagnoli e portarla in tutte e dieci le municipalit, dando la possibilit a questi ragazzi di essere loro docenti di gruppi giovanili delle varie municipalit e quindi coinvolgere i giovani cos a cascata sulle municipalit. Se ci arrivano i soldi lo facciamo. Per quanto riguarda i centri giovanili poi, essi sono sedi di propriet comunale e gestiti da dipendenti comunali. Questa una cosa che va precisata

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perch, anche allinterno del comune di Napoli, non c un esatta percezione dei centri giovanili, si sempre pensato che erano sedi comunali affidate ad enti del terzo settore o ad associazioni invece no, ci sono dei dipendenti comunali che sono tutti ex animatori poi sono diventati istruttori direttivi socio culturali, ma personale comunale con delle competenze specifiche in materia di politiche giovanili.

13 Quali sono le associazioni giovanili o gli operatori culturali che partecipano attivamente alla attivit dellassessorato o del Servizio Giovani? E con quali risultati?
Sono parecchie. Abbiamo fatto una specie di monitoraggio di tutte le associazioni che hanno partecipato alla progettazione del PTG pi attive ed erano invitate tutte a partecipare ai tavoli.

14 Quali sono gli elementi di continuit con il passato (prima del mandato dellassessore Riccio) e quali quelli di discontinuit?
Noi abbiamo mantenuto tutto quello che di buono cera, perch cera tanto, quindi i servizi storici sono stati mantenuti: lInformagiovani e le rassegne. Solo che, in passato, venivano tutti finanziati con il progetto Arcobaleno, si tenevano anche dei corsi presso i centri giovanili, corsi e seminari di musica e di danza, di teatro ecc. La differenza tra il prima e il dopo si avuta con il decentramento che non ci ha consentito di organizzare il corso dentro la sede che era di pertinenza municipale, quindi il servizio ha continuato a finanziare le rassegne principali quindi O curt, Nero di scena, Giovani Suoni, il festival della Luna Piena, I film della mia vita, anche lOsservatorio Giovani, che esiste da prima, oggi uno strumento senza il quale non potremmo andare avanti, poi lInformagiovani, che comunque un servizio che ha continuato. Quello che non ha continuato la modalit di finanziamento, attraverso i fondi 285. Attraverso questo progetto Arcobaleno, quindi muta proprio la modalit di finanziamento e il fatto che abbiamo introdotto degli elementi nuovi, cio deglinterventi sullautonomia abitativa, sullautonomia professionale e formativa, interventi sugli studenti universitari: quindi interventi sullautonomia oltre che interventi di carattere meramente culturale. Per gli intereventi storicamente finanziati sono stati finanziati anche con importi superiori rispetto al passato perch pi forti di queste risorse economiche che siamo riusciti ad ottenere, per esempio Nero di scena che prima era una sola edizione, adesso ha avuto anche altri vari momenti.

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15 Qual la percezione che ha del rapporto tra giovani e istituzioni pubbliche e giovani e citt?
Hanno una grande sfiducia. Non si avvicinano volentieri allistituzione, quindi c unostilit, una sfiducia, una repulsione nellaver a che fare proprio con listituzione, tant che noi che lavoriamo con i giovani ci dobbiamo porre in maniera un po meno formale, devo fare fatica per accorciare le distanze. E poi, c il problema che nel momento in cui loro si relazionano con uffici diversi rispetto al nostro ufficio, cosa indispensabile se si diventa attuatori di politiche, si scontrano con una burocrazia abbastanza farraginosa.

16 Giovani come disagio o come risorsa? Disagio giovanile da contrastare o risorsa giovani da valorizzare?
Come risorsa, assolutamente. Le politiche sociali si occupano dei giovani disagiati, perch si occupano del disagio, le politiche giovanili si occupano dei giovani tutti. Quindi giovani come risorsa.

17 - In che modo le politiche sociali e dunque, le politiche giovanili si rapportano con le risorse o gli ostacoli del tessuto urbano?
Voglio fare una precisazione. Accade spesso che le Politiche giovanili vengano associate alle politiche sociali nelle deleghe degli assessori perch storicamente stato cos. Lidea che le politiche giovanili si leghino a una visone un po superata, intendendole come politiche giovanili di contrasto al disagio giovanile; anche una questione di fondi, perch, legandole alle politiche sociali possibile attingere ai fondi delle politiche sociali e al fondo per linfanzia, per finanziare e cofinanziare gli interventi di politiche giovanili. Per certi aspetti, pu essere anche corretta questa formula se per, non si legano troppo le politiche giovanili alle politiche del disagio ma, dal mio punto di vista, in questa prospettiva, le politiche giovanili dovrebbero essere legate alle politiche dello sviluppo e allinformatica. Secondo me, la delega dellassessore alle politiche giovanili dovrebbe essere: politiche di Sviluppo, Informatica e Politiche Giovanili. Il rapporto con la citt basato sul decentramento amministrativo innanzitutto, perch poi alla fine le municipalit e il decentramento per quanto sia unoperazione che ha tanti limiti, ha il vantaggio di aver creato queste strutture amministrative di prossimit dei territori, attraverso le quali possibile raggiungere i giovani dei vari territori cittadini in maniera pi capillare e grazie alle quali avere poi un ritorno di istanze e di specificit del territorio. Questo nello schema e nella struttura di chi ha fatto il decentramento. Per il momento questa 136

cosa non si realizzata benissimo. Lidea buona, per le municipalit hanno stentato a decollare e quindi stentano ad acquisire questo ruolo di trade union il territorio municipale e lamministrazione centrale. - Ci sono municipalit che hanno lavorato meglio di altre? Si, sicuramente. Una municipalit che ha lavorato molto bene forte del fatto che ha gi un centro giovanile e che ha un territorio abituato a fare politiche giovanili, poi ha ovviamente una brava dirigente, perch poi lelemento umano e della professionalit fondamentale, la municipalit di San Giovanni/Barra, lo stesso dicasi per la municipalit del Vomero/Arenella, anche al 2 cio il centro, meno Bagnoli/Pianura e Fuorigrotta/Soccavo, in questa ci siamo noi, c una sede decentrata del Servizio Giovani che destinata a diventare un centro giovanile e quindi ad essere decentrato, ma se io non lho ancora decentrato perch era una sede abbastanza vuota dove mi sono posta lobiettivo di implementare le attivit rivolte ai giovani in maniera da farle andare a regime e poi decentrare la municipalit, quindi una volta diventato centro attivo, perch se no, avrei corso il rischio di decentrare la struttura della municipalit e farla diventare sede dei Vigili Urbani, quindi su Bagnoli lattivit viene gestita da noi direttamente. Invece, nelle altre municipalit, spero di non dimenticarne nessuna di quelle pi attive, anche la 3 abbastanza attiva, ma comunque fondamentalmente sono il Vomero, San Giovanni/Barra moltissimo e la 2, il centro.

18 Potrebbe darmi dei consigli per meglio strutturare lintervista allassessore Riccio?
Fondamentalmente per la sfiducia che c nei giovani, da parte dellente, il nostro lavoro quello proprio di andarli a recuperare, per per fare questo e per evitare che al primo impatto con il comune abbiano un trauma e se ne scappino, secondo me, il lavoro che bisogna fare un lavoro innanzitutto che parta dallinterno, di riforma della macchina amministrativa, riforma nel senso, da un lato nel ringiovanimento della macchina amministrativa, cosa che lamministrazione comunale sta facendo perch ha questo concorsone che in corso di espletamento e che noi, dirigenti del comune, stiamo aspettando come la manna dal cielo perch non vediamo lora di vedere questi ragazzi che finalmente verranno a lavorare negluffici, e quindi questa unoperazione fondamentale e importantissima. E poi, secondo me, tutta la macchina amministrativa deve atteggiarsi in maniera favorevole, assumendo questottica nei confronti dei giovani, anche perch le politiche giovanili sono politiche trasversali, quindi noi, le politiche della casa le abbiamo fatte con lausilio del servizio Assegnazione Alloggi sia dei servizi che si occupano di comunicazione, per esempio noi abbiamo fatto un bando per i sostegni agli alloggi con una modalit diversa e innovativa rispetto a quella che

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storicamente ha fatto il comune di Napoli che faceva i bandi con gli avvisi e poi tutta la gente andava a fare la fila e portava i documenti, allora noi ci siamo chiesti di raggiungere i giovani, facendo un tavolo di conferenza di servizi, quindi io, il dirigente della casa, il dirigente del sito web del comune, il dirigente del portale metropolitano multicanale ( un portale di servizi che ha il comune di Napoli, si chiama PMM, mentre il sito un portale dove reperire informazioni, il portale metropolitano multicanale un portale di servizi, ti registri e chiedi le certificazioni on-line, un file di inizio attivit on-line, cio accedi a dei servizi online, ma pochissimo utilizzato, purtroppo), la dirigente di gruppo, il dirigente del sistema informativo. Allora, mettendo insieme tutte queste competenze, li abbiamo fatti appassionare ai giovani cos abbiamo fatto un bando che stato esclusivamente on-line, quindi le domande si facevano on-line con dei campi che si dovevano compilare e basta, per cera la possibilit per i giovani che non sapevano usare il computer o non avevano caselle di posta elettronica, di andare in urp; venivano affiancati daglurp comunali che facevano anche unoperazione di contrasto al digital divide, insegnavano a crearsi una casella di posta elettronica. Abbiamo utilizzato un gruppo di ragazzi selezionati con una vacancies on-line, 10 ragazzi per affiancare gli urp, poi non ce labbiamo fatta con i tempi burocratici e quindi hanno affiancato lufficio Assegnazione Alloggi nella verifica e nellistituzione della documentazione delle pratiche, cos questi ragazzi hanno imparato come si lavora nella pubblica amministrazione, a loro volta facevano il front-office con i ragazzi che portavano la documentazione, in rapporto peer to peer, quindi per il momento siamo riusciti a concludere, come ho detto, per lunico problema stato il fatto dei contratti non registrati. Ora questa operazione ha fatto si che questi altri servizi comunali, ai quali abbiamo chiesti di collaborare, hanno conosciuto le politiche giovanili, hanno capito questo nuovo spirito delle politiche giovanili, si sono appassionati e sono stati a loro volta propositivi. Allora, io penso che bisogner fare questo in vari settori dellamministrazione comunale, come per esempio la web TV, perch con il piano locale giovani abbiamo costituito una redazione composta da 10 ragazzi senza formazione giornalistica, 10 ragazzi della citt, coordinati da un giornalista e abbiamo chiesto loro che avevano interesse, di produrre dei servizi video-giornalistici in assoluta libert; dopo i primi tentennamenti questi ragazzi hanno cominciato a produrre i primi materiali che sono stati interessanti e che noi abbiamo pubblicato sul sito del PLG . Questa cosa ha suscitato linteresse del dipartimento comunicazione istituzionale del comune che sta per far partire la web TV e quindi io ho chiesto al dipartimento di accogliere questi ragazzi per uno stage, questi ragazzi sono stati conosciuti da Mariconda e da Luciano Scopece, due grandi giornalisti che si occupano della web TV che si sono entusiasmati di questa cosa e quindi adesso la web TV avr: una rubrica fatta da questi ragazzi che si chiama GNN, due di questi ragazzi saranno gli speaker del telegiornale della web TV e quindi anche qua, abbiamo fatto unoperazione di apertura e di rete con un altro servizio comunale

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nei confronti dei giovani della citt. Anche questi altri 10 giovani hanno cominciato a frequentare gli uffici comunali un po superando quelle resistenze che avevano, quindi secondo me, il lavoro partito innanzitutto dallamministrazione perch se i servizi degli uffici comunali avranno un atteggiamento di apertura, i giovani troveranno minori resistenze e quindi migliorer questo livello di sfiducia , questa distanza nei confronti delle istituzioni. Con lassessore Riccio si pu parlare non tanto di quello che si fatto, perch te lho un po detto, lui avr molto altro da dire perch anche gli interventi delle politiche sociali, non tanto di politiche giovanili, non guardando ai destinatari delle politiche sociali che poi sono i giovani sfigati, ma dal versante degli operatori, cio tu pensa che il terzo settore composto da una miriade di cooperative, migliaia, che utilizzano personale giovane. Essendo Napoli una citt con un alto tasso di disagio ed essendo numerosi gli interventi nellambito del disagio, questi interventi vengono realizzati in assoluta prevalenza utilizzando personale giovane, cio gli operatori delle cooperative sociali, sono tutti giovani. Quindi, gli interventi nellambito delle politiche sociali, diventano interventi di politiche giovanili e di politiche delloccupazione nel momento in cui sono interventi a tutela degloperatori giovani, a tutela dellaccesso al lavoro o del mantenimento dei posti di lavoro, deglinterventi dei livelli retributivi, di sostegno alla nascita di nuove cooperative sociali che utilizzano personale giovane. Le politiche sociali quindi come politiche trasversali. Per esempio sullamministrazione comunale, ci sarebbe da chiedere se questa adottasse un indirizzo per cui determinate tipologie di servizi possano essere affidate soltanto ad enti che occupano un x per cento di giovani, cio il personale al di sotto dei 30 anni, questo un intervento di politiche giovanili, per un intervento politico, non amministrativo, pu farlo la politica che pu proporlo. 17 Novembre 2010

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Intervista B Assessore alle Politiche Sociali, Sperimentazione del Bilancio Partecipato e Politiche Giovanili del Comune di Napoli - Giulio Riccio

1 - Assessore Riccio, innanzitutto, politiche giovanili sono per natura trasversali ed esprimono uninvitabile connessione tra pi tematiche, come si inserisce in questo quadro un assessorato dedicato ai giovani?
Innanzitutto diciamo che in Italia, c una grande novit, se ne parlato tanto in questi anni, anche nellultimo decennio, ma in realt sono politiche rivolte alle giovani generazioni che innanzitutto riconoscessero una grande questione generazionale aperta nel paese, non cerano mai state. Da tre anni esiste un Fondo Nazionale per le politiche giovanili ed in corso, soprattutto nelle citt metropolitane, una sperimentazione di uno strumento programmatorio che si chiama Piano Locale Giovani e che appunto, in qualche modo, prova esattamente a rendere concreto, sia sul terreno della programmazione, sia sul terreno dellindividuazione della strutturazione della progettualit giovanile, uno strumento che metta insieme le diverse facce di questa questione, con la faccia di diventare una programmazione amministrativa: individui, fatti, modalit, pratiche e un modello di governance che in qualche modo vada incontro esattamente al disagio, perch dobbiamo chiamarlo per quello che , che si portano dietro le giovani generazioni. LItalia si misura, nello scenario europeo, con un ritardo straordinario: il ricambio generazionale, ormai mancato gi da diversi anni. C una distinzione fondamentale che possiamo in qualche modo rintracciare sullo scenario sociale e economico, tra Italia e Francia, paesi molto simili tra di loro; in Italia, il 70 % del personale dirigente di diverso titolo, ultra settantenne, mentre in Francia il personale dirigente di diverso titolo (politica, universit, giornali, professioni) ha intorno quarantanni. Questo evidentemente lascia immaginare che mentre gli altri paesi hanno di fronte un futuro che pu, in qualche modo vedere queste giovani generazioni protagoniste di un cambiamento, di un nuovo ruolo che lUnione Europea pu avere, lItalia un paese i cui cambiamenti invece rischia di subirli e non riesce ad uscirne protagonista. un po quello che avviene in questa fase.

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2 - In qualit di assessore alle politiche sociali e dunque anche delle politiche giovanili, ci pu dire specificamente quali sono le priorit del suo Assessorato ?
Noi abbiamo provato e scelto di stare in questo percorso di programmazione che appunto quello del Piano Locale Giovani e abbiamo cercato di centrare alcuni obiettivi. Da una parte, educare la pubblica amministrazione al rapporto con le giovani generazioni, quindi con modalit di governance e performance pi veloci, pi spinte, con una capacit di dialogo che utilizzasse molto gli strumenti di accesso legati alle nuove tecnologie e infatti, girano intorno allaccesso informatico gran parte dei servizi che abbiamo e che stiamo costruendo in questa mia amministrazione. Abbiamo puntato a percorsi soprattutto di autonomia, dove autonomia una parola intesa in unaccezione quanto pi ampia, quindi autonomia culturale, autonomia abitativa, autonomia di reddito e anche capacit di essere protagonisti di esperienze e di percorsi di lavoro, inteso lavoro non soltanto come impegno, ma probabilmente anche come esperienza in cui sono i giovani a costruire e a lavorare per fare servizi ai giovani. Questo significa anche, abituare le giovani generazioni a restituire senso alle istituzioni locali, in particolare i Comuni sono la parte dello Stato pi vicina ai cittadini, si devono porre il problema di fidelizzare i cittadini, costruire un rapporto nuovo, dimostrando da una parte lefficacia, dallaltra la capacit di ascolto. LItalia su questo, segna il passo in modo drammatico, ci sono alcune leggi con le quali la pubblica amministrazione lavora tutti i giorni, sentiamo tantissimo, una delle cose di cui si parlato tanto neglanni passati e che fa parte un po dellimpero catodico che in qualche modo affligge il nostro paese, la famosa cultura dimpresa che doveva essere trasferita alle giovani generazioni. Questo un paese, in cui una legge, per poter partecipare alle gare pubbliche, che si chiama la 163, pi nota come Codice degli Appalti, in cui sostanzialmente la partecipazione di unimpresa nuova, sul versante generazionale, e che mette in campo know-how e capacit, trova un sistema bloccato nel quale non riesce neanche a partecipare. Questa legge, che quella che regola gran parte dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e Impresa, una legge che chiede il famoso curriculum del prestatore come possibilit di accedere a una gara. Il curriculum del prestatore lesperienza dimpresa che neglanni quel soggetto ha realizzato, sia in termini quantitativi quindi di fatturato, sia in termini qualitativi, cio di qualit di prestazioni erogate on la Pubblica Amministrazione. Quindi, se oggi tre ragazzi di trentanni costruiscono unimpresa nuova, la mettono in campo, riescono a trovare anche la possibilit di avere credito, e questo un altro tema sul quale si stanno sviluppando delle iniziative, si scontra poi, con limpossibilit a concorrere con unimpresa che esiste da venticinque anni e quindi, determina un monopolio generazionale di mercato, altro che concorrenza. Questi meccanismi, diciamo, sono il precipitato della societ nellordinamento giuridico, e ovviamente la conseguenza del paese

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bloccato, quella che probabilmente metter o sta gi mettendo lItalia in grande difficolt rispetto alla possibilit di avere una ripresa, sia culturale che economica forte. Noi abbiamo scelto in questi anni, di lavorare molto sullautonomia abitativa, perch si provava anche in qualche modo a sfatare un mito, una mitologia che vede i giovani, come la famosa frase, dei bamboccioni che quanto di meno condivisibile rispetto a quello che si sia ascoltato neglultimi anni, invece, i giovani sono particolarmente prestati al cambiamento e a costruire spazi in autonomia, con una grande difficolt. E quindi l, sia la scelta di individuare un target giovanile e lavorare a favorire la possibilit di affittare un alloggio, stato uno dei percorsi che abbiamo scelto di intraprendere, anche perch siamo in questa citt ovviamente, dove il disagio abitativo un problema universale. Allo stesso modo, sul versante culturale, la valorizzazione delle arti minori, che spesso non solo rappresentano percorsi artistici in cui i giovani sono impegnati, ma rappresentano anche una parte di quel mondo del linguaggio giovanile che indispensabile per riuscire a costruire un sistema che vede i giovani protagonisti. Abbiamo scelto di farlo, utilizzando anche alcune mostre che sono state delle occasioni in cui i grandi fumettisti del passato ma che hanno saputo guardare lontano, penso ad Andrea Pazienza che parlava tanto della condizione giovanile, o a Milo Manara che ha un modo di ragionare e di entrare nellazione di quel mondo, sono uomini di trentanni fa ma che avevano in qualche modo colto che il fumetto non era soltanto un disegno o un gioco, ma anche un grande strumento sociale per descrivere la societ e soprattutto aveva la capacit di entrare in relazione con le giovani generazioni. Oggi, ancora cos, non sono pi Milo Manara e Andrea Pazienza, che rimangono dei grandi maestri, e in questi anni, ogni anno labbiamo caratterizzato con una mostra legata ai grandi maestri del fumetto. Abbiamo fatto un altro esperimento interessante che si chiama Citt Universitarie, che ldea di provare a far lavorare insieme istituzioni locali istituzioni universitarie e a dare vita a uno spazio che potesse essere contestualmente uno spazio di servizi dedicati ai giovani, che fossero servizi che in qualche modo incontrino tempo libero e cultura, ma che in qualche modo vedessero i giovani direttamente protagonisti di un riappropriarsi delluniversit. Come uno spazio da vivere, in cui i percorsi di crescita e i percorsi educativi, trovano una sinergia. InCampus il risultato di questo lavoro, che nasce dentro una progettazione partecipata con alcune associazioni giovanili in relazione con il Comune di Napoli, nellindividuazione di una struttura che era chiusa da anni e che abbiamo riaperto riconsegnandola alla citt, assegnandola ai ragazzi e che nei prossimi ci auguriamo, sia una struttura che in qualche modo cresce sempre di pi e diventa un luogo anche di confronto culturale. In questo senso c molto bisogno che le giovani generazioni si guadagnino soprattutto lautonomia culturale che in questi anni andata un po persa.

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3 - Quali sono i progetti realizzati finora e quali invece quelli che intende realizzare in futuro?
Nei prossimi anni il lavoro che una grande amministrazione comunale come la nostra deve fare ovviamente, un lavoro che in qualche modo continua sul percorso dellaccesso al futuro per lapertura della relazione con le istituzioni, ma deve porsi il problema dello sviluppo e di far diventare le giovani generazioni protagoniste di un nuovo sviluppo possibile. Alcuni accenni di questo lavoro anche questanno, nellanno passato, ci sono stati, nel senso che abbiamo scelto di fare una piccola diffusione digitale i cui interlocutori pi diretti i ragazzi e la generazione 2.0, la generazione digitale. Napoli avr nellarco di poche settimane diversi spazi wi-fi, nasce una modalit di accesso ai servizi che proprio frutto e figlia di questa sperimentazione, in cui 53 procedure del Comune di Napoli saranno accessibili da un portale di servizi che si chiama pmm.napoli che tra un po si chiamer comuneservizi.napoli, e ovviamente, dobbiamo cominciare a ragionare come in sede di questa citt che sicuramente una citt darte, una citt turistica, che una citt che ha una grandissima storia, un grande patrimonio, ma una citt non pu non girare intorno a una produzione, girare nel senso che non pu immaginare il suo futuro senza una produzione che sia compatibile con lo scenario in cui si muovono i napoletani di cui Napoli in qualche modo anche simbolo. Devono essere produzioni sostenibili e devono essere produzioni che fanno il conto e valorizzano, laltra grande risorsa che ha questa citt, Napoli una citt che ha un processo demografico positivo, quindi tanti giovani. Al sud di Italia e a Napoli c una tradizione che dobbiamo provare a conservare, che la produzione degli studi classici, quelli che danno una visione complessiva del mondo e c una tradizione di provare attraverso luniversit, lo studio, la crescita individuale, anche la ricerca di mercato. Probabilmente su questo dobbiamo fare delle scelte, dobbiamo provare a dire che in questa citt la produzione, le produzioni del futuro possono essere esattamente quelle legate allICT, dobbiamo scegliere di costruire un sistema che in qualche modo somigli allesperienza di altri continenti, tipo dobbiamo provare a costruire un sistema nazionale informatico come quello che in paesi come lIndia hanno prodotto una grandissima crescita e provare a impiegare in dei distretti che si occupano di ICT, quindi delle vere silicon valley napoletane, le nostre giovani generazioni dalla progettazione, fino allutilizzo della rete alla costruzione e produzione di pubblicit commerciali. Cio investire su produzioni materiali e immateriali che in qualche modo possano essere dentro questo contesto, valorizzare le giovani generazioni e essere anche uno strumento che in qualche modo risulta ancillare a quella che evidente vocazione storica e artistica di questa citt. Lo spot pubblicitario importante non deve avere sullo sfondo necessariamente Monte Carlo, ma pu avere anche Napoli. Ovviamente producendo un indotto importante in termini di popolarit della citt, in termini di ricambio turistico, in termini di

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valore della nostra immagine, e anche in questo bisogna provare a capire che in una societ della comunicazione e dellinformazione, limmagine non una cosa bella da guardare, ma uno strumento da sfruttare sia sul versante produttivo, quindi lo sfruttamento dellimmagine di una citt attraverso la comunicazione, e poi anche la costruzione di una nazione politica nuova che in qualche modo parla di una citt che non necessariamente deve essere una citt barocca, che ha una unorigine barocca, che ha una storia straordinaria, che pu avere un grande futuro. Trasformandosi, ma trasformandosi attorno alle giovani generazioni.

4 - Le risulta che ci siano progetti incompiuti, nonostante siano stati messi in cantiere? Se cos, quali sono gli ostacoli riscontrati?
Ma per la verit gli obiettivi che ci eravamo posti in questi anni, sono attualmente vivi e vitali. Sicuramente la sperimentazione di questo biennio di politiche giovanili adesso deve porsi lobiettivo di diventare un tessuto generale della citt e quindi inevitabilmente bisogna fare alcune scelte sulle quali stiamo gi ragionando, capire come si piega unesperienza come questa e anche un tessuto di relazioni che si costruisce intorno a questo, come si piega alla costruzione di percorsi che una volta che sono intervenuti sullautonomia, che hanno provato a ragionare anche di riti civili non soltanto delle famiglie tradizionali, che in qualche modo fanno diventare un pezzo della citt culture, linguaggi e modi espressivi propri delle giovani generazioni, prova a costruire senso anche ai luoghi della citt, adesso inevitabile provare a capire come si fa a costruire dei percorsi di crescita. Crescita in questo caso, di sviluppo economico con una diretta partecipazione. Noi abbiamo un grande patrimonio comunale, poco e male valorizzato, e che invece pu diventare la leva per sperimentare e costruire anche una nuova esperienza di impresa sociale. Cio le nuove generazioni possono essere aiutate a essere i protagonisti di questa crescita facendo una scelta, lo dicevo prima, cio cercando di scegliere su quale impresa vogliamo puntare, io non penso sia pi il tempo di offrire una contribuzione e un incentivo allimpresa collegato da qualunque restituzione, necessario che ci sia una restituzione, che linvestimento pubblico che si fa sullo sviluppo veda in qualche modo una mobilit sociale continua positiva e probabilmente il nostro patrimonio immobiliare utilizzato una leva, cio immaginare di scegliere un po di giovani attraverso un bando pubblico, di offrigli la possibilit di sfruttare fino in fondo anche con il mezzo di accesso al credito un contenitore immobiliare del Comune di Napoli, e che si faccia dentro il quale un documento strategico di programmazione, che sceglie quali imprese sono compatibili con questo territorio che possono essere dentro un processo virtuoso di crescita nel mercato che abbiamo oggi e provare a far si che si costruisca intorno a questo sostegno pubblico in modo originale, cio utilizzando il patrimonio, questi contenitori, si

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costruiscano delle esperienza di impresa completamente nuove, delle compagini di impresa completamente nuove che riprovano l dove altre non sono riuscite. Le nostre citt, Napoli tra queste, forse pi di altre essendo una citt capitale del Mezzogiorno, hanno avuto una fase di grande crescita, neglanni 40, neglanni 50 la citt diventa lo spazio urbano nel quale si concentrano persone, cittadini, si concentrano servizi, opportunit, produzioni e quindi abbiamo una migliore qualit della vita, un territorio pi controllato, un intervento pubblico sistematico nella trasformazione urbana, quindi un investimento che i cittadini fanno pagando le tasse, quindi dalle infrastrutture idriche a quelle del trasporto e crescono come un luogo in cui servizi e qualit della vita erano al centro della attenzione anche del processo di produzione di ricchezza. Poi ovviamente cambia limpianto delle politiche economiche europee e anche italiane che stata forse una delle pi felici esperienze di economia mista delloccidente, fino a un certo punto, si intraprende la strada, diciamo il dibattito ancora oggi molto aperto, delle politiche liberali, delle liberalizzazioni, la strada attraverso la quale lo Stato progressivamente cede anche strumenti di controllo del mercato, dei prezzi, delle scelte, le funzioni direzionali essenziali lo Stato le perde, perch dentro una crescita di un processo di produzione di ricchezza pi moderno, in qualche modo si potesse avere una maggior diffusione della ricchezza e una maggior prospettiva di crescita economica. Non stato cos, questo credo che sia un po avanti aglocchi di tutti, e chi fa le spese pi di questi, cio chi un po vittima di questo processo che non ha dato i suoi risultati, sono proprio le giovani generazioni. Probabilmente quindi dalla fine deglanni 80 a oggi, noi avevamo avuto un complessivo processo di arretramento in parte figlio di queste scelte, in parte figlio delle congiunture che si sono viste in Europa, in parte anche figlio del fatto che in questi anni la vicenda del debito pubblico, di tutto loccidente capitalista, diventato un peso consistente, e forse proprio in questi mesi si comincia a ragione di come e in qualche modo si deve cambiare non tanto rispetto alla spesa ma rispetto alla sua gestione, e probabilmente bisogna dare per anche conto che non esiste parlare del futuro se non si affronta il presente e il presente il tempo di quelli che hanno proprio 20, 30 e 40 anni oggi, che rischiano di vedersi sostanzialmente sfuggire la vita di mano e insieme per alla vita di queste generazioni, passa il treno che questo paese deve prendere per poter tornare ad avere un ruolo importante nello scenario europeo. Poter tornare ad essere il modello di societ che ha costruito, oggi sicuramente non lo , quindi immaginare di costruire compagini nuove, che affrontano proprio un vero nation building nuovo e probabilmente partendo anche dalla costruzione di citt nuova dove si rimette al centro il cittadino, dove tutte le funzioni urbane in qualche modo, tornano a parlare tra di loro, non c pi lintervento pubblico e leconomia, vero. vero che in questi anni questo processo pubblico si interrotto, sarebbe un ragionamento troppo lungo, io non so neanche se vada ripristinata quella modalit sicuramente dobbiamo porci il problema di come si fa nuovamente societ, di come si spezza una condizione di

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solitudine profonda dei cittadini, si sempre pi soli e sempre meno cittadini, quindi sempre meno portatori di diritti, sempre meno rappresentanti di interessi legittimi, ovviamente e in questo quadro ovviamente anche il tessuto democratico e sociale delle citt si impoverisce, determinando quella che impropriamente da alcuni viene definita la crisi della politica su un terreno francamente infondato dal punto di vista sia teorico che pratico, non esiste una separazione, in realt c una crisi profonda della societ ed la crisi di una generazione che si arrugginita alla tolda di comando e che probabilmente non riesce a farsi sostituire come sarebbe giusto per aprire un processo e di governo, e di esperienze professionali, e di impresa, e di giornalismo, e di universit e di meccanismi di trasmissione del sapere completamente differenti semplicemente perch siamo nel 2010 e la storia del 2010 e del 2011 non pu essere scritta da quella deglanni 80, la storia del 2011 deve essere scritta da queste generazioni con un modo di pensare, di fare anche relazioni sociali completamente differente da una permanente e insensata conflittualit fondamentalmente figlia anche di un processo di degrado culturale che in questi anni c stato. Noi siamo un po vittime di un populismo e di una demagogia che quando diventano lelemento fondativo di unidentit culturale, popolare, di una nazione, politica, ti trascinano esattamente nel campo della reazione; il populismo pu essere un tratto di una fase storica, non pu essere il tratto identitario fondativo di una fase storica, perch se diventa questo si rischia di scivolare, anche perch in un contesto di crisi economica fortissima, in realt in un progressivo restringimento di fatti democratici non come labbiamo conosciuto noi, diciamo anzi io fortunatamente non lho conosciuta, ma come abbiamo letto nei libri di storia neglanni del fascismo, ma in un progressivo restringimento dei fatti democratici legato a un meccanismo di costruzione delle relazioni, del potere, dove il potere non pi uno strumento, quello economico, quello politico, ma diventa un fine. Il potere se un fine una distorsione, se un mezzo diventa un sistema di emancipazione di crescita, va fatta una scelta. Le due cose insieme non possono stare; allo stesso modo sulle giovani generazioni su cui ormai siamo ciechi cio non vediamo che ci sono almeno tre generazioni a cui sta sfuggendo la vita di mano e che il paese soffre esattamente di questo quindi, io penso che vada realizzata una piccola rivoluzione, cio credo che chi stia sotto deve andare sopra e chi sta sopra deve andare sotto, detta in modo banale, ma non perch dobbiamo rivoltare il mondo, anche se le rivoluzioni sono sempre un fatto positivo, noi abbiamo un tratto che ci distingue dagli Stati Uniti dAmerica in negativo, molti altri ci distinguono in positivo, ci distinguevano anzi in positivo perch in realt lamericanizzazione del paese profonda. In America, i cittadini americani sono abituati imboccare una strada, percorrerla con convinzione e poi, va bene o va male, quando quella strada si conclude, esprimono un giudizio, alcuni esprimono un giudizio positivo, altri negativo poi, la cambiano, ci vanno in avanti; non detto che vadano meglio, ma cambiano. Invece in Italia abbiamo il deficit opposto, comportamento opposto, noi percorriamo una strada, non

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sempre convintamente fino in fondo, cerchiamo sempre di aggiustare il corso dopera che facciamo e questo pu essere anche un tratto che denota una particolare complessit che anche tipica degli europei e degli italiani in particolare, per poi quando arrivano alla fine della strada bene o male che vadano preferiscono tornare indietro; e questo un tratto classico della societ italiana, dal quale noi non facciamo una grande fatica ad uscire, e ovviamente neglanni noi abbiamo accumulato tanti ritorni indietro che in realt nella vita come in politica, nella societ, nelleconomia indietro non si torna. Bisogna cercare di andare avanti e quindi provare a uscire dal punto nel quale ci siamo cacciati. C bisogno di qualche scelta un po radicale, dove per radicale si intende capire le ragioni vere di quello che succede, come crisi significa profondo cambiamento: queste parole, probabilmente dobbiamo provare a metterle insieme e dobbiamo provare a dire che Napoli deve essere una citt largamente differente da quella deglultimi ventanni e che si deve fare carico non solo di essere la terza citt dItalia e tante belle cose di cui si parla nel mondo, ma in realt Napoli un simbolo e si porta dietro il Mezzogiorno dItalia, quindi Napoli deve avere il ruolo che merita, se lo deve guadagnare ma deve avere anche il senso di responsabilit di rappresentare una vicenda che un po scomparsa dallagenda economica, sociale, culturale politica del paese. Se c qualcuno che pensa che si pu fare lItalia fino a Roma pensa una cosa che non sta in piedi e non sta in piedi non perch noi siamo un po pi suddisti perch guardiamo questa cosa da sud, cosa anche vera, ma in realt non sta in piedi perch i costi sociali di una scelta del genere sarebbero cos alti, che trascinerebbero al sud del sud quelli che pensano che bisogna costruire un Italia a due velocit, quella scelta richiede costi enormi, soltanto chi non conosce quello straordinario scenario del Mezzogiorno dItalia, fatto di Comuni piccoli e piccolissimi, in cui decine e decine di ragazzi guardano la televisione su cui si rappresenta una realt che completamente altra dal proprio mondo, non capisce che quella roba, quella condizione sociale, quel sistema di relazioni, quella dei comuni della Basilicata, del Salernitano, della Calabria, in realt ha un costo enorme per la societ italiana o gli insegniamo a crescere e li aiutiamo a crescere sconfiggendo i luoghi comuni dei terroni che non vogliono lavorare, del fatto che per quarantanni avete rubato, io voglio anche accettare questo criterio di ragionamento, e se pure fosse? E le responsabilit di quelli che hanno fatto fino ad oggi o fino a ventanni fa, le dobbiamo pagare noi, le deve pagare il Mezzogiorno dItalia e per colpa di una visione miope di quello che oggi si chiama federalismo fiscale che io chiamo la clava di una visione miope, noi dobbiamo decidere che questo paese fino a Milano, che si illude di tirarsi fuori da questa vicenda, deve andare in soffitta senza avere pi nessun ruolo, nessuna funzione nel mondo, perch qualcuno si inventato che noi dobbiamo dividere le risorse nazionali in modo uguale dimenticando la lezione di Don Milani, e dobbiamo accettare la teoria per il quale Napoli, la citt che ha pi grande indice di disagio e il reddito pro capite minimo pi basso di Italia ha gli

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stessi soldi che ha Bologna, una cosa che non pu funzionare, esiste il tempo, esiste la storia, esiste la cronaca. La storia fatta di cose buone e cattive, molte sbagliate, molti vizi e poche virt probabilmente, oggi esiste la cronaca esiste un parlamento che sta votando il federalismo fiscale, che determina sostanzialmente una perdita di valore di risorse finanziarie e di valore pubblico di conseguenza per i Comuni del Mezzogiorno, noi perdiamo cifre esorbitanti, altri Comuni del centro nord guadagnano risorse, acuendo la distanza che c tra il sud e il nord dl paese invece di accorciarla, ed esattamente quello che dobbiamo fare e soprattutto scaricando quindi gli effetti di queste distanze su larga parte sulle giovani generazioni dItalia, perch in larga parte le giovani generazioni sono nel centro sud, nella parte meridionale del paese, quindi continua una modalit, io direi, quasi persecutoria nei confronti delle generazioni, drammatico, e soprattutto c una visione piuttosto miope. ovvio che un federalismo che costruito sui valori immobiliari, sostanzialmente vedr le citt dove c una maggiore attitudine, perch una maggiore disponibilit finanziaria alla seconda casa e quindi maggiori risorse per quei Comuni, non ci sono pi seconde case; ma non pu essere questa la strada, questa una strada che conduce questo paese a disegnare un territorio di esclusi, che sono poi in gran parte le giovani generazioni, consegnate alla criminalit organizzata perch tu hai indebolito quella parte di Stato che deve avere la funzione di affrancare la gente dalla posizione in cui si trova e non certamente di controllarla eternamente con tanto di telecamere, con nessuno che in realt guarda dallaltra parte e innescando un processo per cui la sicurezza diventa non un concreto prevenire quello che accade, ma in realt trasforma il nostro codice penale in una successiva di atti di cose gi avvenute. Cosa che ai cittadini interessa fino a un certo punto. E i giovani, le giovani generazioni di questo paese, tra laltro noi siamo la capitale dellemigrazione intellettuale, Napoli, che fondamentalmente fatto da questo tipo di segmento qua, quindi linversione del mezzo ci deve essere, ma non bastano le politiche comunali, c bisogno di un ragionamento fatto con una legge nazionale che si ponga lobiettivo, lo dico in modo provocatorio ma neanche tanto, di fare, attraverso lintroduzione di disuguaglianza sostanziale, un ricambio generazionale che non si riesce a fare in un processo naturale, e quindi una grande legge che abbia come obiettivo le giovani generazioni. Ma una legge importante, cio una legge che impone al paese di darsi una mobilit generazionale forte e che in qualche modo vincola tutti gli interventi dello Stato, a patto che si restituisca protagonismo a chi ce lha nel proprio tempo.

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5 - Le attivit del suo assessorato partono dal presupposto che i giovani siano da considerare come disagio o come risorsa? Nel caso, quali sono le strategie adottate?
Noi abbiamo fatto la scelta, occupandoci prevalentemente di politiche sociali, di fare, in caso di giovani, esattamente lopposto. La scelta quella di fare di queste politiche dellagio, come si dice con un linguaggio non proprio trascinante e proprio, tuttavia se le si vuole definire per contrapposizione, sicuramente politiche dellagio,nel senso rivolte a tutti, e tese a costruire anche, tra le giovani generazioni di estrazioni differenti, la possibilit di andare a livellamento verso lalto. ovvio che le politiche giovanili devono essere politiche universali, il primo punto, e anche qua si subisce la storia delordinamento giuridico che cambiato, e che dalluniversalismo passa alluniversalismo selettivo che gi poco condivisibile nei sistemi di regolazione sociale, anzi direi del tutto ripugnante, per quando arrivi poi alle politiche giovanili cio al tentativo di far entrare nel tessuto vitale della societ quante pi energie giovanili possibili, lidea che ci sia uno Stato con una rivoluzione generazionale basato sulle opportunit, significa che non abbiamo colto qual lidea del paese. Il problema del paese che bisogna voltare pagina in modo un po secco, nel senso che noi ci siamo fermati al 1985, per essere proprio chiari, il treno andato fuori dai binari e quelli che stanno sul treno, non hanno capito che ormai loro sono gi in pensione e rischiano di mettere in pensione il paese. Quindi non basta ovviamente, nel caso della questione generazionale che aperta nel paese, non si affronta con le quote o con forzature di questo tipo, o pensando ancora che ci sono giovani che dobbiamo selezionare rispetto alla rivoluzione generazionale che va fatta, non cos, bisogna fare uno scarto molto secco, ovviamente per questo dico: rubiamo a Berlusconi una sola cosa, il resto lo buttiamo, per una cosa gliela possiamo rubare, lidea che c dietro la legge obiettivo. Lui vuole fare la legge obiettivo per fare le grandi opere in questo paese, anche se non si capisce bene, anche sullo stretto, quali merci bisogna trasportare dal momento che non ci sono pi produzioni degne di questo nome, mentre invece noi dobbiamo pensare che una grande legge obiettivo va fatta sul capitale umano e che il capitale umano sul quale possiamo investire e su cui ha senso investire oggi il capitale umano che parla delle novit tecnologiche produttive, culturali e che faranno lItalia e lEuropa dal 2011 al 2050, il resto non ci interessa pi. Quindi noi abbiamo bisogno di una grande legge obiettivo sulle giovani generazioni, che sia una legge che faccia modernit pi che modernizzazione, cio che sia una modernit fatta di diritti, sicuramente, che sia capace di usare il paese per crescere, perch il paese pu essere utilizzato per crescere, e che sappia consegnare il paese, in modo un po brusco, nelle mani delle giovani generazioni. Se no da questo tunnel non si esce.

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6 Qual la posizione che il suo assessorato adotta nellambito delle politiche culturali poste in campo e quali sono le iniziative che hanno riscosso maggiore successo?
Per la verit, sul terreno delle iniziative culturali, prima di noi questo assessorato faceva, sul lato giovanile, iniziative prevalentemente culturali. Dal teatro, alla fotografia, alla danza; noi abbiamo introdotto i fumetti e le arti minori, perch pensavamo fosse un modo per entrare un po di pi in relazione con i giovani, fino a manifestazioni che abbiamo fatto crescere, come Giovani Suoni. Ovviamente quello, appartiene ormai, anche con la crescita che abbiamo procurato in questi anni, a qualcosa che si sedimentato e che ha a che fare con il tempo libero dei giovani, e ancora poco, ma tutto sommato unofferta che in qualche modo una prospettiva la disegna. Quello che abbiamo introdotto in questi quattro anni di nuovo, lidea di una programmazione trasversale, lidea dellaccesso al futuro, lidea dellautonomia, che invece non cera, perch si intendevano appunto le politiche giovanili soltanto con un po di tempo libero, in teoria, che per venivano e vengono fatte. Adesso dobbiamo andare un po oltre, dobbiamo capire che non basta pi, che non basta pi, che ovviamente la questione giovanile deve essere la grande questione nazionale dei prossimi anni.

7 - Quali sono i progetti che contrastano il disagio giovanile in realt difficili che richiedono da parte dellassessorato o del sindaco un intervento e una risposta pi attenta? Quali sono i principali ostacoli che si incontrano nella realizzazione di questi progetti? Quali difficolt si incontrano in un territorio con elevato tasso di criminalit giovanile ?
Allora, contrastare il disagio e la devianza, una delle attivit principali che facciamo non nelle politiche giovanili, esattamente perch le politiche giovanili non possono e non devono essere politiche del disagio. Sicuramente a Napoli importante che nel quadro di politiche dedicate ai giovani, ci sia unattenzione per le fasce pi svantaggiate, inevitabile. Ci muoviamo in uno scenario con indici di disagio molto forti, ma questo un conto, come importante quello che stiamo provando a fare e che abbiamo provato a fare tra le varie cose, costruire un anello che metta insieme la fase delladolescenza con quella giovanile. Perch? Perch i Comuni ereditano, sono figli del 900, come tutto quello con cui ci confrontiamo ancora oggi e ovviamente limpianto era: infanzia, minori e adolescenza, con un investimento pubblico realizzato dai Comuni, non solo dal Comune di Napoli, consistente. I Comuni investono milioni di euro su infanzia, minori e adolescenza, da noi quasi 30 milioni di euro, e dopo? Perch ovviamente nel 900 arrivati a 17 anni cerano altri problemi, ma comunque i giovani trovavano naturalmente una

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collocazione. Quando io ero ragazzino mi ricordo che la crisi economica italiana parlava di questo 3% di disoccupazione al sud, era una tragedia, una cosa drammatica, un problema che la politica si poneva come una grande questione da affrontare soprattutto nel sud del paese, cera questo 3% di giovani disoccupati. Oggi siamo al 40%, quindi cambiato il mondo, e quindi significa che quando un ragazzo stato nei percorsi educativi del Comune di Napoli, ma come neglaltri Comuni e fa 17 anni, lo Stato ha investito su quel bimbo una quantit di valore pubblico non da poco, sia in termini finanziari, risorse, sia in termini di valore, di professionalit, di competenze, di gente che si mossa intorno a questi ragazzi presi in carico, di tutto insomma. Il Comune di Napoli ha 32 centri educativi territoriali e numerose altre strutture pi o meno rigide educative e socio educative. Quando escono da l, il Comune nel 900 non prevedeva nulla e quindi sostanzialmente molte delle pi recenti pagine pi brutte, anche di questi anni, riguardavano giovani accoltellati, accoltellanti, ed erano proprio in quello spazio che va dai 17 ai 25 anni, che poi diventata la vera fase critica, molto pi di quanto era prima, cio la fase in cui resti probabilmente solo in cui entrare nellet del lavoro assolutamente difficile da un bel po diventato difficile anche entrare alluniversit, le opportunit per costruire autonomia sono poche e insomma comincia a diventare pi difficile la storia e i numeri sono molto gravi. Per cui noi abbiamo provato a immaginare le cose che in qualche modo mettessero insieme i percorsi dellinfanzia e delladolescenza e i giovani. Il disagio minorile e il rischio di devianza unaltra cosa, oggettivamente unaltra cosa, una della cose per cui a Napoli si fa di pi e ovviamente non basta mai, per un processo differente ed legato ad alcune aree particolari della citt, c un lavoro appunto, che vale cifre gigantesche e che da grandi risultati e che rischia poi di disperdersi arrivati a quel punto l e che quindi alcune idee come i gruppi appartamento che i ragazzi che vengono dai percorsi educativi del Comune di Napoli e che in qualche modo colmano quel tempo che si porta verso lautonomia una cosa sulla quale abbiamo lavorato e ragionato e fatto qualche esperimento, fatto qualche esperimento soprattutto legato a quei ragazzi che venivano da immissioni giudiziarie in case famiglia, cio ragazzi che allontani dalla famiglia per ragioni legate a contesti finanziari, con disagio multidimensionale, finivano nelle case famiglia che sono strutture ormai largamente riformate, quindi anche con una qualit educativa molto alta. Arrivati a 17 anni det si esce da casa, e tu hai vissuto in un contesto protetto familiare, che ovviamente ha la velleit di surrogato la famiglia naturale e poi che succede? Soprattutto perch sarai ragazzino che cresciuto un po, come dire, al riparo di una famiglia, non la sua famiglia naturale, quindi viene immediatamente messo a nuotare in mare aperto, probabilmente con un contesto familiare al quale ti sarai abituato per anni con dei minori che sono stati per anni in case famiglia e quindi il tuo contesto familiare o ti ha dimenticato o te lo sei dimenticato parch probabilmente era meglio cos o non c pi e a quel punto l nasce il problema, e noi questa parte qui labbiamo

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sperimentata con i gruppi appartamento con alcune comunit alloggio, e devo dire che ancora presto per dire come va, nel senso che ha due anni questo posto quindi vediamo, sicuramente una strada intorno alla quale bisogna lavorare molto, perch da 19 anni in poi che nasce questo progetto. A Napoli difficile essere giovani veramente, non giovani come siamo abituati a dire noi, perch a quarantanni uno giovane, perch meglio che fa il giovane altrimenti che fa. Chi giovane veramente oggi invece, o perch ha avuto esperienze drammatiche o non le ha avute per fortuna, per un ragazzino diciamo, si assai pi ragazzini a ventanni di quanto lo si era ventanni fa e allora diventa difficile, diventa effettivamente difficile ed il terreno di conquista del disagio e della criminalit organizzata. Il disagio e la criminalit organizzata checch se ne dica, non sono fenomeni di massa, lo dobbiamo dire, in realt non sono molti e sono un problema grosso. La nostra sperimentazione partita dai soggetti pi esposti al rischio per probabilmente la strada di percorsi comunitari che esattamente in un tempo in cui di comunitario non c rimasto niente, probabilmente una strada che andrebbe percorsa poi certo va da s, ovvio, fa pi rumore un albero che cade che una foresta che cresce, tuttavia far crescere una foresta di esperienze come queste, in quella delicatissima fase che va dai 18 ai 25 anni, probabilmente la cosa di una societ che colloca tardi quando colloca. Facciamo finta che domani torneremo a collocare nel mondo del lavoro e delle professioni, un po di pi di quanto facciamo oggi, certamente, continueremo a collocare tardi, continueremo a essere giovani a 38 e a 40 anni perch un dato oggettivo, c anche un allungamento della vita, si moriva assai prima. Giovan Battista Pergolesi che fa la prima stasera, nasce nel 1910 e muore nel 1926, quindi una cosa breve breve, a ventanni aveva consumato, oggi non cos e quindi anche per questo un aspetto positivo per chi attaccato alla vita e quindi esiste questo problema qua. possibile se si inverte le politiche economiche e sociali, riportare lItalia a un ruolo sociale europeo, sicuramente si, la chiave quella delle giovani generazioni in modo abbastanza radicale e per c da sapere che noi continueremo a collocare tardi, e quindi abbiamo bisogno di un processo intermedio tra ladolescenza del 900 e quella di oggi, che probabilmente promuova autonomia molto, quindi cercando di abbassare questo margine nel lavoro opposto, anche nei processi che riguardano il capitale umano si possono fare politiche anticicliche, e poi da unaltra parte provi a porsi il problema di quello di che succede in quel buco e ristrutturi complessivamente le attivit di politiche giovanili, di politiche sociali che comunque, inevitabilmente hanno un punto di incontro, finch ci sar aperta la grande questione generazionale nel paese, sapendo che per quello spazio tempo di educare, e di farlo per con modalit che non siano lessicali probabilmente, ma favorendo modalit orizzontali e educative, di scambi di trasmissione di saperi e di esperienze, probabilmente anche nel corto rapporto generazionale, superano cose che ti raccontano di quando eri piccolo, nel 1902, che continuano a essere la

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modalit utilizzata, il racconto lasciamolo ai nonni, per probabilmente quello spazio va colmato in altro modo.

8 Se dovessimo parlare delle tre principali attivit del suo assessorato da considerare come buone pratiche di governo da esportare nel campo dellazione delle politiche giovanili, quali sceglierebbe e perch?
Sicuramente InCampus quello che c intorno come idea e come sistema di relazioni, poi quando parli di queste cose pensi sempre alle ultime che ti sono capitate, per sicuramente anche i percorsi dellautonomia; oggi parliamo di circa 500 ragazzi coinvolti, devono diventare 10.000 se no abbiamo scherzato, nel senso deve diventare una cosa che diventi quasi un fatto normale. Quindi sicuramente anche questo lautonomia abitativa, il lavoro sullagenzia, la chiamiamo cos, ma non un soggetto a parte, che prova a fare questo lavoro sul mercato immobiliare, perch il tema della casa, anche nei processi di crescita, del cohabiting, cio dellabitare insieme, che poi una cosa che ormai nel costume delle giovani generazioni, un fatto fondamentale, intorno a quello si costruisce tanto tessuto democratico e tanto tessuto di relazioni. E poi di cose ce ne sono tante, nel senso lavorare sui linguaggi quindi lo Osservatorio Giovani importante perch ci permette di fare un lavoro insieme alluniversit importante di lavorare anche su alcune pratiche un po nuove, per noi ormai diventato normale in realt, continuano a essere nuove anche in altre citt. Noi abbiamo avuto modo di scambiare relazioni abbastanza intense con Firenze, con Torino, per la verit, se c una cosa che va fatta, rispetto allimpianto tolto il sistema sviluppo che tutto da costruire, c un problema di numeri, ma se tu hai modo di fare un confronto con chi si occupa di queste cose nel Comune di Torino, citt giovane, per la verit noi abbiamo fatto cose pi interessanti, pi ampie e di maggior respiro, questo vale anche per Firenze, ed riconosciuto da loro quindi probabilmente il problema sono prevalentemente i numeri. Firenze per esempio ha un impianto come ce laveva prima qua, quindi fanno soprattutto attivit di tempo libero, stanno cominciando a fare questanno alcune esperienze di giovani che lavorano per i giovani, ma in realt abbiamo fatto un po pi di cose noi. Del resto poi alla fine, anche il risultato del bando del Ministero, che non ci sicuramente particolarmente amico, siamo arrivati non sempre a vincere ma pur sempre tra i primi e quindi anche il segnale che probabilmente bisogna avere la presunzione che ci sia un rapporto con le giovani generazioni, perch non cos, se no non ci sarebbe un grande problema aperto nel paese. Tuttavia abbiamo, in relazione alle altre amministrazioni comunali, sicuramente una discreta superficie di contatto. Le esperienze che sono cresciute intorno a noi, queste sono le cose che abbiamo fatto direttamente, ma ci sono diverse esperienze da Caracol a Tunnel che sono

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esperienze cittadine e che oggettivamente crescono intorno a queste attivit. Tunnel che si aperto a via Benedetto Croce, i protagonisti sono tutti ragazzi che sono passati neglultimi tre anni nelle nostre attivit, ed un dato, come dire, inconfutabile, da Remo, ad Alberto Corona, tutti questi ragazzi che hanno lavorato con noi, quindi questo sicuramente c, c il problema di far crescere i numeri, cio c il problema, ed anche qua arriviamo sempre allo stesso punto inevitabile di fare una scelta chiara, il Fondo per le politiche giovanili fatto dalla Melandri e mantenuto dalla Giorgia Meloni giustamente, che ha dimostrato di essere una giovane intelligente, nel senso che non ha smantellato quello che cera prima, che uno dei problemi che affligge la generazione che attualmente alla tolda di comando, e ancora una goccia nel mare; la prima volta che c, e quindi va gi bene. Per parliamo ancora di bruscolini, se uno si vuole porre seriamente questo problema, ed io penso che nei prossimi mesi ce lo dobbiamo porre, dobbiamo farla diventare una rilevante voce di spesa dello Stato. Oggi, se dobbiamo fotografare, da dove siamo partiti, a dove siamo arrivati e a che cosa ci girato intorno e cosa ha prodotto, e a che cosa abbiamo pensato si potrebbe fare, per la verit noi davvero, a oggi, possiamo dire che interessante quello che si intravede insomma, per dobbiamo anche dire che non basta coinvolgere le duemila, penso che dovremo lavorare almeno su diecimila persone, a vario titolo, sapendo che quando si lavora a Napoli almeno il 30% di questo lavoro un lavoro difficile anche rispetto a una scelta di lavorare nel sistema universale.

9 - Qual il riscontro dei giovani e la loro partecipazione nei confronti delle iniziative promosse dallassessorato delle politiche giovanili?
Quando la Pubblica Amministrazione funziona, con una modalit performante e giovanile, ma non da parte mia, parlo anche degli uffici che hanno lavorato, in realt tu hai leffetto opposto, cio hai una disponibilit da parte delle giovani generazioni che si aspetterebbero qualcosa, ma che in realt in modo non mitologico, ma reale, sanno che sono nella migliore delle ipotesi ignorati, quando non ti viene creato un problema, in linea di massima. Oggi, perch capita che labbiamo fatto oggi, le interviste di due nostri utenti ma che in realt sono un po di pi e sono quelli che hanno partecipato alla procedura per il contributo allalloggio, per esempio, sono due interviste che pi che parlare del fatto che erano ammessi ai contributi allalloggio che evidentemente il fondo della vicenda, ci hanno fatto notare dallintervista e da vicino perch io ho avuto modo di incontrare uno di loro sotto al palazzo, che in realt a) non credevano che questa cosa fosse vera, b) non pensavano che sarebbe stato cos facile, c) che facevano cos presto e che sono rimasti soddisfatti di questo aspetto qua. evidente che quellutente cittadino, costruisce con listituzione un rapporto un po diverso, domani. Certo, contribuisce anche un rapporto di aspettativa e questo si

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pone il problema di come si alza la tua capacit di costruire nelle Pubbliche Amministrazioni, arriviamo sempre allo stesso punto, burocrazia amica. Si costruisce burocrazia amica e non molesta come dice il buon Brunetta, se nella Pubblica Amministrazione si fanno i concorsi che Brunetta blocca e che in questa amministrazione, come la mia collega assessore ha fatto, ottenendo un risultato assolutamente indiscutibile. Immettiamo lunico grande ente del sud dentro il ruolo della Pubblica Amministrazione 500 ragazze e ragazzi di trentanni, cos si alza la sua capacit di essere performante. Fino a quando tu hai una quantit di dipendenti che hanno fatto sessantacinque anni e stanno per andare in pensione, non si capisce neanche bene perch dovrebbero cambiare modo di fare, ma semplicemente perch loro usano il modo del loro tempo, della Pubblica Amministrazione del loro tempo. inutile dire che non vogliono fare niente, no, hanno fatto, ma hanno fatto anche tanto, si faceva in un altro modo, si facevano altre cose, cerano altri bisogni, ci stava unaltra Napoli e cera anche unaltra Italia. Quella l non c pi e quindi credono che il modo sia quello l. Se tu credi di rispondere allesigenza che ti hanno fatto credere i tuoi utenti dei servizi di oggi noi, ci siamo trovati bene, non ci credevamo che era cos veloce, non ci credevamo che era cos facile, sono stati cos gentili e vai a vedere per, chi stato cos veloce, chi stato cos gentile, c certa gente che se ha quarantanni assai ! E sono stati cos gentili, e sono stati cos veloci, sono stati cos bravi, e ci hanno pagato, e non ci credevamo. Talmente che non ci credevano che quando gli hanno chiesto di fare lintervista erano sorpresi. Ovviamente tu abbatti un muro di diffidenza, lo fai con i cittadini di domani, quindi importanti e di straordinario valore, e per ti devi ovviamente porre il tema che poich hai da te riscontrato che funziona cos, ti devi porre il problema di come fai ad alzare il livello della tua capacit di offrire servizi, di inquadrare i servizi, di vedere se quel servizio serve, perch anche questo oggi non pi cos scontato, cio potrebbe anche esserlo se ci fossi TU, Alessandra e un altro po di ragazzi della Pubblica Amministrazione, probabilmente si sbaglierebbe assai meno, nello scegliere che tipo di servizio fare, con quale modalit, in che modo, per chi. E chiaro se chi lo fa appartiene a unaltra storia, rischia di sbagliare molto di pi, allora tu hai fatto una operazione di fiducia e di senso, come questa cosa che abbiamo raccontato oggi, che abbiamo raccontato dopo che labbiamo fatta, come facciamo su tutte le cose non solo delle politiche giovanili, ma anche per le altre, senza dire faremo domani e poi non lo facciamo pi, perch questo un altro punto rilevantissimo. Qualcuno dice oggi la gente se c che non sopporta quella che si dice che domani la bottiglia sar blu e il giorno dopo la bottiglia verde vero, ma non la gente, sono esattamente le giovani generazioni che non tollerano questo, prima, le altre generazioni, per due ragioni, la prima il famoso 3% di cui pocanzi, cio cera molta meno gente che aveva bisogno e avere bisogno era una cosa non proprio normale, cio non era un fatto comune. Io, per fortuna, i servizi del Comune non li ho mai usati quando ero piccolo, perch mia madre mi portava a

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scuola e lei faceva tutte queste cose qua, la fascia di gente che non pu fare a meno dei servizi del Comune cresciuta in modo straordinario. La fascia di gente che riceverebbe una mano se ci fossero i servizi del Comune adesso c e noi dovremmo vedere di fare in modo che queste persone che ne possono fare a meno, per se gli dai una mano non vanno a finire in quelli che poi non ne possono proprio fare a meno; una fascia importante, dobbiamo fare in modo che questi i servizi li ricevano, perch se questi li ricevono, non diventano che non ce la fanno proprio pi e non ne possono fare a meno perch non mangiano e ovviamente per fare questo serve unaltra Pubblica Amministrazione e per realizzarla ci vogliono tante altre donnine e omini di unaltra et che fanno unaltra Pubblica Amministrazione.

10 - Cosa ne pensa della situazione politica nazionale in riferimento alle politiche sociali e giovanili?
Che cosa ne penso, beh penso non da Berlusconi, penso da Prodi. Cio penso innanzitutto che c unidea, sempre legata al fatto che c un blocco generazionale, sulle politiche sociali e giovanili, il governo Prodi prima e il governo Berlusconi adesso, cio il centro destra e il centro sinistra, non hanno sostanzialmente quasi capito nulla. Sulle politiche sociali perch vero che il 95% dei parlamentari, del parlamento, in cui ci sono due categorie estinte o quasi in via destinzione, una quella dei giovani, laltra ahim, salvo alcuni sud-umani di dubbia natura, cio non so se sono umani o meno, i meridionali. Il parlamento dItalia stato dominato nella storia dItalia, della Repubblica da quelli del Mezzogiorno e avevo sicuramente tanti difetti, ma che noi oggi essendo molto distante da lui, per ho provato una profonda gioia vedere Pomicino che discuteva con La russa, perch Pomicino mi sembra De Gasperi e La russa una lota, quindi le grandi categorie svantaggiate sono queste qua. Sono i giovani e i meridionali, nel senso, i giovani proprio in modo evidente, non ci sono fisicamente, non ci sono meridionali degni di questo nome, consapevoli, conoscitori del Mezzogiorno, che hanno unidea di che cos il Mezzogiorno e che abbiano saputo in questi anni contrastare il verbo leghista che in realt, un altro terzo di paese in modo egoista e miope, ha scatenato; quindi questa la prima cosa. Laltra cosa che non hanno capito, n governo Prodi, n il governo Berlusconi, perch era vero anche con il governo Prodi, che le spese per le politiche giovanili, cio rivolte alle giovani generazioni e le spese per i sistemi di protezione sociale, non sono una spesa tra le altre. Non che sono luogo comune dellassistenzialismo, tutte cazzate diciamo; lassistenza lassistenza deve avere la sua parola e quando hai diritto a essere assistito, devi essere assistito, ma lassistenza in Italia ha fatto un salto di qualit enorme, cambiata in modo radicale, anzi forse, proprio perch deve avere a che fare con il disagio, e con una

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societ in profonda mutazione, nei Comuni quello che cambiato di pi sono proprio i sistemi di welfare, ma sono cambiati in modo profondo, non sono passati molti anni dal 2000. Nel 1999 in tutta Italia, cera una cosa che si chiamava assistenza centrale, siamo nel 2000, molte altre riforme in dieci anni non hanno cominciato a fare niente, non hanno messo nemmeno la testa fuori la porta. In tutta Italia, dove di pi, dove di meno, devo dire a conferma del fatto che il rapporto difficile, continuo, permanente con le citt un po pi al sud che al nord, cio Milano ancora pi simile alla vecchia impostazione, Napoli pi simile alle 328 perch noi ne abbiamo di pi, molto di pi e quindi siamo costretti molto di pi a cambiare le modalit di governance di questo tipo di processo. Questo avviene anche nelle politiche del lavoro, c un dato sul Sole24ore di anni fa, quando si parlava dellavvenuta riforma della legge 30 che aveva cambiato i collocamenti e si scopriva che i centri per limpiego del sud, facevano rispetto comunque a numeri molto piccoli, perch soltanto il 3% del matching della domanda e offerta andava ai centri per limpiego, per qua era il 5% e a Milano il 3% ed stata detta questa cosa in un convegno del Sole24ore fatto a Milano,quindi non la vicenda sud, per cui ci sono anche delle strutture serie e sono una di queste. Non si capito che queste politiche, quelle giovanili, sono la premessa per la crescita, non sono politiche di assistenza, lassistenza non centra niente, lassistenza sono le politiche di assistenza per i non autosufficienti che hanno bisogno di essere assistiti, che non una cattiva parola. Le politiche di inclusione sociale cambiate profondamente in Italia, in tempo tra laltro piuttosto veloce, in un processo legislativo che cominciato nel 96 e che si concluso nel 2000, e che ha condotto lItalia a cedere come Stato potere ai Comuni, dando le ricorse ai Comuni, mettendoli al centro della scacchiera delle relazioni e dei servizi per i cittadini, si concluso nel 2000 e nel 2003 iniziato il processo opposto, quello che politicamente si chiamato federalismo poi amministrativamente sta diventando federalismo fiscale. Quindi hai sottratto nel tempo poteri e competenze, riportandosi esattamente al punto di partenza, ovviamente con un peggioramento drammatico. Non si capito questo, che non c uno sviluppo se in premessa non c questo, cio se in premessa non si scegliere di investire sul capitale umano per evitare che le persone arrivino a una condizione di rigetto totale, da non poter essere pi recuperate, non c uno sviluppo possibile, perch se non fai cos non ti tiri indietro il Mezzogiorno, e se non ti tiri indietro il Mezzogiorno, questo invece di essere quella grande e straordinaria occasione di crescita del paese, la grande opportunit che c qui, diventa un grande peso. E talmente che non si capito questo, che in questi anni abbiamo fatto finta di non vedere che in Italia, non soltanto al sud ma anche nel nord-est, in realt la povert cresceva a molla in modo impressionante, noi la povert abbiamo provato, prima Prodi, poi Berlusconi a nasconderla sotto il tappeto. In realt non sta proprio cos nel resto del mondo, negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Inghilterra, in Danimarca, in Olanda, in Lussemburgo, in

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Ucraina dappertutto anche in Grecia, Spagna e Portogallo, c una legge per il sostegno al reddito e c una legge universale per il sostegno al reddito, cio non il reddito in ultima istanza per i poveri, per i disagiati, per il pluriminorati, no, c uno strumento di sostegno al reddito per tutti. Anche qua questo paese rimasto nellarco di questo quadriennio, cominciando dicendo lItalia un paese che non ha una legge sul reddito, soltanto in compagnia di Grecia, Ungheria e Ucraina e lha fatta lUcraina, poi lha fatta la Grecia, lUngheria ha un progetto di legge in parlamento, invece rimasta lItalia, che non se lo pone proprio il problema, e nel non porsi il problema per una legge al sostegno al reddito, non si pone il problema degli ammortizzatori sociali, della riforma degli ammortizzatori sociali che non riguarda la generazione dei lavoratori garantiti che oggi si stanno soffrendo la crisi, ma che tuttavia hanno un lavoro a contratto a tempo indeterminato, che tuttavia hanno un lavoro, che se tutto va male hanno la cassa integrazione, mentre non ce lha nessuno di quelli che hanno contratti atipici, contratti degloperatori sociali, tu hai bisogno perch il mercato del lavoro tuo completamente cambiato, insieme a non fare la legge universale sul reddito di cittadinanza, non fai la legge per riformare gli ammortizzatori sociali, e colpisci in modo diretto, con una mazzata in faccia, le giovani generazioni e torni sempre allo stesso punto, perch ovviamente non c visione assoluta e quindi, le politiche di questi anni sono politiche completamente sballate. Facciamo alcuni esempi che riguardano tutti: il governo Prodi, indulto, il tanto discusso indulto, abbiamo dovuto sentire degli orrori culturali impronunciabili; Giandomenico Lepore dichiara: abbiamo liberato persone che hanno fatto reati di camorra, allora due cose, o lindulto era scritto male oppure tu stai conclamando la tua incapacit investigativa, e poich non sei tu o non sono io che faccio politiche pubbliche, ma sei tu, tu non lo puoi dire. Due sono i casi, perch se tu mi hai fatto liberare con lindulto che era un provvedimento che liberava le carceri sovraffollate, dove la gente moriva e muore di infezione come a Poggioreale dove ci sono gli immigrati, gli analfabeti, i disabili, perch il carcere sta diventando una nuova struttura di istituzione di disagio sul nostro territorio, per essere chiari, perch non sapendo pi come affrontare il disagio li mettiamo in carcere e la nuova legge carceraria serve a questo perch non sai pi come fare. Cio le strutture sociali dei Comuni, da tre anni a questa parte sta tornando il fritto misto, il fritto misto in gergo , degli operatori sociali, cio mettiamo un po di tutto, due immigrati, tre tossicodipendenti, qual il problema, buttiamoli tutti quanti dentro ma quello che ha aperto e si comincer a trasferire in carcere, come sta accadendo gi da un po e la nuova legge carceraria, servir essenzialmente a istituzionalizzare il disagio. Rispetto a questo, ovviamente non ci si pone assolutamente il problema, cio non si coglie proprio il grande tema e non si riesce a capire che quel tipo di strumentazione una strumentazione indispensabile; allora, se io faccio lindulto e libero persone colpevoli di reato, perch se no lindulto non le libera fatto in quel modo l, dopo che li ho liberati, io provvedo alla legge che esiste per liberarli

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dal carcere, perch altrimenti quelli che ho liberato che magari stanno in carcere da un po o tornano a fare quello che facevano prima, o ritornano in mezzo alla strada, chi se lo pone questo problema? Che idea hai della programmazione della spesa pubblica rispetto alle azioni di governance che fai, perch lindulto una legge fatta per tutta la vita di questo paese e di tutti i paesi dEuropa, non ce lhai proprio in testa se quel lavoro non lo puoi fare; Prodi. Berlusconi, si apre una crisi profonda, drammatica come non se ne sono mai viste e che probabilmente la crisi con cui continueremo a fare i conti con altrettanti prossimi anni e di tante cose che tu vai a tagliare nel triennio, che cosa togli? Il fondo per le politiche sociali. Lo porti a 933 milioni di euro a 300 milioni! E con quale logica lo fai, allora evidente che c una distanza troppo grande. Quindi tornando ai parlamentari del nostro Parlamento, dobbiamo ammettere che alcuni da troppo tempo non vanno a fare la spesa per cui non si rendono conto in quale contesto stanno, altri sono impegnati a fare altre cose indicibili e tra laltro lo fanno anche poco perch chi ne parla tanto e ne fa parlare tanto, lo fa proprio poco, e questo sar proprio un problema, cio questi parlano di Bunga Bunga, in realt, non sanno neanche che cos. Quindi il giudizio sulla modalit con cui si gestita la spesa sociale del paese negativa, e poi soprattutto, e si parla dei capitoli di spesa che sono grossi, quindi tagliamoli, e poi noi siamo rimasti su una cosa che dovrebbe essere oramai superata perch riguarda dieci anni fa, noi non riusciamo a superare la previdenza allassistenza, cio noi stiamo ancora a una discussione che facevano i miei genitori in cui dicevano giustamente, il tema : dobbiamo sperare che se si far il fondo previdenziale da quello assistenziale, ma ancora la stessa cosa. Non ci poniamo proprio il problema che i costi sociali aumenteranno e poich aumenteranno perch per fortuna campiamo di pi, ci dobbiamo porre il problema di come allargare di pi la base contributiva, perch se no rimarremo allo stesso punto; e non ci poniamo il problema che rispetto a paesi come il nostro che ha un debito pubblico drammatico, noi abbiamo bisogno di immigrati che ci pagano un po di debito pubblico, come possibile che queste cose elementari se proprio non le vogliamo affrontare nel versante culturale, civile, del tipo di societ che vogliamo, se su questo versante abbiamo unincomunicabilit nel paese, secondo me in politiche generazionali, se c questo, proviamo a guardare da un altro punto. Proviamo a guardarla con un po di egoismo consapevole e a capire che ovviamente, come quando uno gestisce un vecchio appartamento, una casa di diga, se tu non la curi tutti i santi giorni e la lasci abbandonata a se stessa per due mesi, dopo due mesi ci dovrai mettere mille euro, se la lasci ferma un anno, ce ne vorranno diecimila e cos via e questo processo, inarrestabile in Italia, allora o si inverte, quindi con la povert dobbiamo fare i conti cio un tema, c e la dobbiamo arginare, bisogna evitare che diventino tutti pi poveri, cos tutti pi nelle mani di quei quattro stronzi che fanno la camorra e la criminalit organizzata, dobbiamo evitare che si precipiti, e la questione abitativa una questione che ha a che fare con il livello di civilt del nostro paese e riguarda tutti

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esattamente nello stesso modo e non pi ammissibile che un paese che ha una difficolt come il nostro, come la Francia, come la Germania, perch le difficolt ce le hanno tutti, tenda al patrimonio abitativo privato di fitto a iosa, non praticabile, bisogna fare il contratto, bisogna anche l innescare mobilit positiva, ovviamente hai bisogno di un insieme di iniziative legislative, che provino a disegnare da capo il paese, e questo ahim riguarda tutti.

11 - Unultima domanda di carattere pi personale: come si trova lei, un giovane, ad occuparsi di giovani in un ambiente politico costituito per lo pi da persone over 50?
La geriatria democratica, diciamo. Beh insomma, perch in realt alla fine, tu ti trovi in questo ambiente dove qualunque cosa fai io prima facevo una cosa e non era per tutti quanti uguale,non cambiava molto, e vedo che i colleghi, per i miei amici che stanno nei giornali lo stesso, il problema esattamente lo stesso, nelle universit, tranne qualche rara accezione, per fortuna, pi o meno lo stesso, siamo l. Quindi credo che un problema che abbiamo tutti, per come dicevo a questi ragazzi che scrivono nei giornali che poi sono operatori anche formati che hanno anche, la testa, o si prova, si comincia un po seriamente a ragionare di come si prova, superando anche un po di diffidenza che c tra le categorie diverse a vedere se riusciamo almeno a dare una mano a quelli che ne hanno di meno, perch se no continuiamo in modo sempre uguale e rischiato, tra laltro, che fra un po anni ci troveremo nella spiacevole sensazione di essere noi il tappo deglaltri, ammesso che non diventiamo il tappo di noi stessi, come molto probabile che accada, poi gli altri non hanno avuto questa soddisfazione di tenere il tallone puntato in testa a qualcuno nel senso che erano il tappo deglaltri. Noi rischiamo, ed drammatico, di essere il tappo di noi stessi, quindi con una frustrazione, una di quelle che non ce n a sufficienza di parole per descriverla. 21 Gennaio 2011

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