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Capitolo 2 - Dallesperienza individuale allesperienza storica


L'esperienza individuale: dalla culla alla citt al territorio
La nostra vita ...
Ognuno di noi, figli del genere umano, ha avuto unesperienza dei propri rapporti con lo spazio che si via via modificata nel tempo. Appena nati e per qualche mese, lunico spazio del quale via via abbiamo acquisito la conoscenza e il controllo stato quello della culla. Poi lesperienza e la conoscenza si sono man mano allargate al recinto dei giochi, e poi alla stanza, e poi, col passar dei mesi e dei primi anni, agli altri locali e spazi della casa. Uscire dalla casa stata unavventura e una novit importante: siamo usciti allo scoperto, in un ambiente caratterizzato da temperature e luci pi vive e mosse di quelle casalinghe. La nostra esperienza si man mano allargata dalle immediate vicinanze della casa al quartiere e poi, con gli anni della scuola, allintera citt, che abbiamo percorso, e conosciuto, per andare a casa di amici, o alla partita, alla palestra, al cinema, al parco e cos via. Se abbiamo abitato non in una piccola citt ma in unarea densa di citt vicine, unarea metropolitana, o magari in un insieme di citt e paesi saldati tra loro a formare una unica conurbazione, abbiamo cominciato ad andare alla citt vicina per frequentare la scuola superiore o partecipare al concerto o comprare quel prodotto raro che solo l si trovava o visitare un parente allospedale. Il tempo libero ci ha portati ancora pi lontani: in collina a raccoglier funghi, in montagna a camminare, arrampicare o sciare. Abbiamo cos conosciuto luoghi della nostra regione, e delle regioni vicine. Anche altre esigenze ci hanno condotte lontano dalla nostra citt e dalla nostra terra: lesigenza di frequentare questa o quella particolare universit, o la necessit di giovarci delle cure di questo o questaltro istituto ospedaliero specializzato. E poi la curiosit di conoscere le bellezze pi rinomate ci ha portato in giro per le citt dItalia lontane dalla nostra, e in paesi stranieri In questo nostro impadronirci di porzioni via via pi ampie dello spazio raramente i nostri punti di riferimento sono stati le case, le abitazioni. A partire dalla nostra, i luoghi verso i quali ci siamo diretti erano luoghi che non servivano solo a noi e alla nostra famiglia (come era ed la casa, alla quale sempre ritorniamo): erano luoghi che servivano anche ad altri, luoghi di interesse comune. A partire dal vicinato (il giardino pubblico dove ci portavano a prendere aria e a giocare) e poi dal quartiere (dove frequentavamo lasilo nido e poi la scuola materna ed elementare, e accompagnavamo i genitori al mercato, e andavamo al campetto di calcio o al parco per giocare) e poi della citt (di cui frequentavamo il cinema e la discoteca e le scuole medie e superiori, e cos via). Conoscevamo e frequentavamo luoghi che non erano organizzati per il consumo individuale di ciascuno di noi e della nostra famiglia (come era la casa), ma che erano organizzati in funzione di consumi collettivi. E se ripensiamo alla nostra personale scoperta dei vari livelli dello spazio, ci rendiamo conto che esisteva una relazione assai stretta tra i diversi cerchi della nostra esperienza (il vicinato, il quartiere, la citt ...) e i luoghi dinteresse collettivo.

...e lurbanistica Lurbanistica ha abbastanza a che fare con la vostra esperienza personale di conoscenza e impadronimento degli spazi.

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Come la vostra vita sociale, anche lurbanistica comincia dal vicinato: dallorganizzare nel modo pi efficiente e utile per le persone quegli elementi fisici e funzionali (le case, le strade e i marciapiedi, i giardini e il verde, i parcheggi) che costituiscono il primo livello delle nostre necessit sociali. E come la vostra vita sociale, i gradini successivi dellurbanistica sono costituiti dallorganizzazione degli spazi collettivi (e dello spazio in quanto luogo delle attivit, delle esigenze, delle funzioni, degli oggetti che sono utili agli individui in quanto essi sono parte di una societ).a livelli via via crescenti. Un primo elemento di novit che dovete introdurre nel vostro modo di ragionare sulle cose (e prima ancora, nel vostro modo di vedere le cose) appunto questo: rendervi conto che un medesimo oggetto, un medesimo luogo, una medesima realt territoriale pu esser vista a livelli diversi: dal piccolo al grande (dalla casa, al vicinato, via via alla regione al mondo), e viceversa. Naturalmente, ad ogni livello corrisponde una diversa quantit di informazioni. Se vedete una certa porzione di territorio a distanza ravvicinata vedete pi particolari di quanti ne distinguete a una distanza maggiore. Ma a una distanza maggiore ne vedete una pi vasta estensione. Qui si apre la questione della rappresentazione cartografica del territorio: una simulazione della realt fisica del territorio, caratterizzata da differenti scale di riduzione, cui corrisponde una diversa ricchezza di dettagli e una diversa ampiezza della porzione rappresentata. Ma su questo torneremo pi volte. Adesso, passiamo dalla nostra storia alla storia: dalla nostra esperienza, allesperienza del genere umano.

Dalle societ primitive alla societ complessa; dal villaggio alla citt.

Una prima definizione dell'urbanistica Per comprendere che cosa cerchiamo nella storia, dobbiamo per innanzitutto domandarci in relazione a che cosa ci immergiamo nella storia: dobbiamo dare una prima definizione dell'urbanistica. Essa ha a che fare con la citt (che nella sua radice, urbs in latino significa citt), ma pi ampiamente con il territorio: e abbiamo visto le ragioni di questa estensione. Ma ci sono vari modi possibili di vedere il territorio, da un punto di vista scientifico: per descriverlo nelle sue caratteristiche geometriche (geografia classica, topografia, geodesia ecc.), per analizzarlo nell'uno o nell'altro dei vari aspetti sotto i quali si pu riguardarlo (la geologia del profondo, l'idrogeomorfologia, la botanica e le altre scienze naturali, l'oceanografia, l'economia dello spazio, ecc. ecc.), infine, per operare su si esso. Quest'ultimo il caso dell'urbanistica: il suo campo d'azione operare sul territorio. L'urbanistica insomma una disciplina attiva: per lurbanistica allora la descrizione, l'analisi, la rappresentazione (passaggi decisivi dell'operazione dell'urbanistica) non sono fine a se stesse, ma sono finalizzate all'intervento. L'urbanistica, allora, una disciplina per operare sul territorio. Ma in relazione a quali finalit essa vede il territorio? 1) per utilizzarlo come insieme di risorse fisiche: l'utilizzazione della sua superficie: agricoltura, pesca e itticultura, coltivazione dei boschi, zootecnia

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l'utilizzazione delle materie di cui composto: le attivit estrattive le occasioni che offre: i corsi d'acqua, le pianure, le valli, le montagne, il mare 2) per utilizzarlo come recipiente, come superficie occupabile: per l'edilizia abitativa l'industria e il commercio, le infrastrutture per il trasporto (strade e ponti, ferrovie, porti ecc. ecc.). Perci, dal nostro punto di vista il territorio va esaminato sotto due particolari aspetti: il territorio come insieme di risorse fisiche, il territorio come sede di attivit. In questa parte del corso, per comprendere in che modo l'urbanistica nata e a che cosa serve, ci occupiamo prevalentemente del secondo aspetto: il territorio come sede delle attivit che, per il loro esplicarsi, richiedono spazio. Possiamo dunque approdare a una prima definizione essenziale. L'operazione cui finalizzata l'urbanistica una operazione complessa e sintetica: la ricerca della coerenza dell'insieme delle trasformazioni necessarie per utilizzare il territorio come insieme di risorse fisiche e come recipiente per le attivit che richiedono spazio. Complessit, sintesi, coerenza: sono tre attributi essenziali per lurbanistica. Si di essi torneremo pi volte, direttamente e indirettamente. Ma intanto, andate sullo Zingarelli o sul Devoto-Oli, o su un altro buon dizionario della lingua italiana, e leggete che cosa esattamente queste tre parole significano. E poi magari cercate i loro equivalenti un vocabolario inglese o francese o tedesco o spagnolo, o di unaltra lingua che conoscete o volete conoscere.

La prima grande trasformazione

Dalla preistoria all'et dei mercanti Nella preistoria l'uomo si appropria direttamente e immediatamente delle risorse della terra: caccia, pesca, raccolta dei prodotti utilizzabili (bacche, legna, ossi ecc.) si muove sul territorio seguendo le occasioni si raggruppa a famiglie o a branchi cerca dei rifugi temporanei per abitare (essenzialmente per rifugiarsi dalle intemperie e dai nemici). Da quella posizione originaria il modo di utilizzare il territorio e di vivere su di esso si modifica gradualmente con l'introduzione di tre grandi innovazioni materiali: la coltivazione del terreno e degli animali la stanzialit la trib, insieme di famiglie che vive stabilmente insieme assumendo via via determinate regole sociali. La prima grande trasformazione rilevante per il rapporto tra uomo e territorio si ha quando dalla produzione dell'agricoltore comincia a nascere una eccedenza, un sovrappi. Quando cio, alla fine del ciclo produzione - consumo, una volta accantonata la quantit che serve per la scorta e per la semina, rimane un residuo. A quel punto l'organizzazione del territorio comincia ad acquisire un primo livello di complessit: nasce l'esigenza della difesa del sovrappi

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nasce la necessit/possibilit di scambiare il sovrappi prodotto: nasce il commercio nasce l'opportunit di specializzare la produzione a seconda delle condizioni locali, approvvigionandosi con il commercio di ci che meno conveniente produrre L'insediamento elementare non pi un mero aggregato di abitazioni unifamiliari, pi o meno raggruppate: un villaggio che comincia a munirsi di difese, di spazi comuni (il magazzino, il luogo delle riunioni, quello per le celebrazioni, la capanna fortificata dove custodire i nemici catturati ecc.).

Il territorio organizzato: i primi segni Il territorio comincia ad avere tracce di organizzazione: non pi un insieme di selve, interrotte da brevi radure, qui e l abitato da gruppi di capanne collegate l'una all'altra da sentieri appena tracciati dai piedi degli uomini (non diversi da quelli tracciati dagli animali nelle loro peregrinazioni). Man mano che i villaggi si rafforzano, che la produzione di sovrappi aumenta, che aumentano gli scambi, gli itinerari dei mercanti si consolidano e diventano strade. Il mare comincia a essere solcato da un naviglio che trasporta le merci utilizzando la forza naturale del vento (integrata da quella animale dei rematori): nascono e si consolidano gli approdi: i luoghi nei quali la via di terra si prolunga nella via d'acqua. I luoghi collocati all'incrocio di pi itinerari (due strade, una strada e un fiume ecc.) diventano importanti come luogo d'incontro per lo scambio delle merci: come mercato. E importanti diventano i villaggi, i borghi, che sono situati accanto a questi incroci: i luoghi dell'insediamento cominciano a specializzarsi anch'essi, si cominciano a distinguere dei ruoli, delle differenze di rango nella graduatoria delle concentrazioni . Se riflettete sulle citt di oggi, vedete subito che tutte quelle che hanno una certa importanza, e moltissime delle minori, sono collocate all'incrocio tra un antico itinerario, segnato dalla natura, e un corso d'acqua o la linea della costa. Riflettete alla vostra citt, alla sua storia, e cercate di individuare gli elementi che, nella storia pi lontana, hanno indotto gli uomini a insediarsi proprio l.

La seconda grande trasformazione

Il sovrappi e le sue possibili destinazioni La seconda grande trasformazione direttamente collegata all'affermazione del modo di produzione capitalistica e della figura sociale del borghese. Vediamo come questa affermazione si manifesta nella storia. Ricordiamo che cosa il sovrappi e in che modo si manifesta. L'uomo produce originariamente per soddisfare i bisogni materiali della propria vita e della propria riproduzione: per nutrirsi, coprirsi, riparare e nutrire la propria famiglia, difendersi. In una parola, nella fase primitiva la produzione finalizzata all'autoconsumo del produttore. Precisiamo il significato di questo termine importantissimo, sovrappi (in francese internazionale surplus): Il sovrappi il residuo che si forma alla conclusione del ciclo produzione -consumo, una volta accantonate le quantit di prodotto che servono per la semina e come scorta per i periodi di carestia. Esso pu essere espresso nella formula: [prodotto - autoconsumo - sementi - scorte = sovrappi].

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Quando il sovrappi si manifesta e comincia a crescere, esso pu subire (e storicamente ha subito) due destini alternativi: esso pu rimanere nelle mani del produttore, oppure pu essere sottratto al produttore da una figura sociale esterna. Torneremo pi avanti sul primo caso, che quello che porta alla nascita del sistema capitalistico-borghese e alla formazione della citt, con tutti i suoi valori e tutte le sue contraddizioni. Vediamo adesso brevemente che cosa succede nell'altro caso.

Lappropriazione signorile del sovrappi Il sovrappi pu essere sottratto al produttore da un uomo, o un gruppo, pi forte di lui. Questa figura sociale (che chiameremo il signore) tende a diventare via via pi forte: tende a sottrarre il sovrappi non a un solo villaggio, non a un solo gruppo di produttori, ma a molti e moltissimi. Se questo avviene (e dove questo avvenuto) si forma un assetto sociale costituito da due figure essenziali: il signore, padrone incontrastato di tutto il sovrappi prodotto il servo, la cui esistenza ridotta alla produzione di sovrappi per il signore. L dove questo modello sociale si afferma, nasce un insediamento che pu raggiungere vette di grande fastosit e ricchezza, ma che non pu essere considerato citt. il castello, luogo di residenza del signore, della sua corte, dei servi direttamente adibiti alle necessit sue e della corte. quell'insediamento che Carlo Cattaneo ha definito Babilonia: E per verit, che sogliamo noi significare anche oggi quando chiamiamo barbara l'Asia! Non gi che non siano quivi sontuose citt; che non siavi agricoltura e commercio e pi d'un modo di squisita industria, e certa tradizione d'antiche scienze, e amore di poesia e di musica, e fasto di palazzi c giardini e bagni e profumi e gioie e vesti ed armature e generosi cavalli e ogni altra eleganza. Ma noi, come a fronte dei Persi e dei Siri i liberi Greci e Romani, sentiamo in mezzo a tuttoci, un'aura di barbarie. Ed perch in ultimo conto quelle pompose Babilonie sono citt senz'ordine municipale, senza diritto, senza dignit; sono esseri inanimati, inorganici, non atti a esercitare sopra s verun atto di ragione o di volont, ma rassegnati anzi tratto ai decreti del fatalismo. Il loro fatalismo non figlio della religione, ma della politica. Questo il divario che passa tra la obesa Bisanzio e la geniale Atene; tra i contemporanei d'Omero, di Leonida e di Fidia e gli ignavi del Basso Imperio. L'istituzione sola dei municipii basterebbe a fondere nell'India decrepita un principio di nuova vita 1 Il sovrappi pu invece rimanere nelle mani del produttore. In questo caso avvengono due cose: da una parte, a mano a mano che il sovrappi aumenta (quantitativamente, e come importanza sociale), aumentano nell'insediamento dell'uomo la presenza e l'importanza di quegli elementi finalizzati al consumo collettivo dell'uomo che avevamo gi visto nascere nel villaggio al primo manifestarsi del sovrappi: il magazzino, il mercato, il luogo per le riunioni, quello delle celebrazioni, dell'amministrazione della giustizia e cos via. dall'altra parte, la presenza sul territorio del signore (e la minaccia del castello, di Babilonia) pone la nascente citt nelle condizioni di doversi opporre e competere, sia militarmente che in termini di prestigio.

CARLO CATTANEO, La citt considerata come principio ideale delle istorie italiane, in: Carlo Cattaneo, La citt come principio, a cura di Manlio Brusatin, Marsilio Editori, 19853

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Cos, in opposizione al castello del signore, per garantire la sicurezza e il commercio del sovrappi, nasce la citt, consolidandosi, trovando forma e prestigio, attorno ai luoghi finalizzati alle necessit della societ cittadina nel suo insieme: i luoghi del consumo comune. E la citt si pone anch'essa in rapporto con il territorio, con il contado: un rapporto pi organico e naturale di quello del castello, perch la citt nasce dal contado, se ne alimenta, gli rende servizio. Leggiamo anche per questo aspetto Carlo Cattaneo: In Italia il recinto murato fu in antico la sede comune delle famiglie che possedevano il pi vicino territorio. La citt form col suo territorio un corpo inseparabile. Per immemorial tradizione, il popolo delle campagne, bench oggi pervenuto a larga parte della possidenza, prende tuttora il nome della sua citt, sino al confine d'altro popolo che prende nome d'altra citt. In molte provincie quella la sola patria che il volgo conosce e sente. Il nostro popolo, nell'uso domestico e spontaneo, mai non diede a s medesimo il nome geografico e storico di lombardo; mai non adott famigliarmente quelle variabili divisioni amministrative di dipartimenti e di provincie, che trascendevano gli antichi limiti municipali. Il pastore della Valcamonica, aggregato ora alluno ora allaltro dipartimento, rimase sempre bresciano. Il pastore di Val Sassina si d sempre il nome di una lontana citt che non ha mai veduta, e chiama bergamasco il pastore dell'alpe attigua, mentre nessun agricultore si chiama parigino, nemmen quasi a vista di Parigi. Questa adesione del contado alla citt, ove dimorano i pi autorevoli, i pi opulenti, i pi industri, costituisce una persona politica uno stato elementare, permanente e indissolubile. Esso pu venir dominato da estranee attuazioni compresso dalla forza di altro simile stato, aggregato ora ad una ora ad altra signoria, denudato d'ogni facolt legislativa o amministrativa. Ma quando quellattrazione o compressione per qualsiasi vicenda vien meno, la nativa elasticit risorge, e il tessuto municipale ripiglia l'antica vitalit. Talora il territorio rigenera la citt distrutta. La permanenza del municipio un altro fatto fondamentale e quasi comune a tutte le istorie italiane. 2

Dall'et dei mercanti a quella dei borghesi

Le basi della seconda grande modificazione del rapporto tra uomo e territorio. Abbiamo visto che il sovrappi (ci che rimane al produttore dopo aver consumato e messo da parte scorte e sementi) pu subire due destini: pu essere prelevato, con la forza fisica o sociale, da quella figura che abbiamo definito il signore; oppure pu rimanere in possesso del produttore. Nel primo caso, quello dell'economia e della societ signorile, il sovrappi viene utilizzato per il libero consumo del signore: per un consumo privo della necessit di produrre, svincolato da ogni fine interno al processo produttivo e allo stesso sistema sociale. un sovrappi che, di fatto destinato al piacere e all'ozio del signore. E quest'ultimo, al vertice della piramide sociale, per cos dire ridotto a mero consumatore. Sull'altro versante dell'economia signorile, alla base della piramide sociale, c' il produttore ridotto a servo: a mero produttore: sebbene la produttivit del lavoro cresca continuamente (ma con una progressione pi lenta di quella che si conoscer nell'ambito del sistema borghese) il servo schiacciato sulla condizione dell'autoconsumo: consuma solo quel tanto che gli consente di continuare a produrre e a riprodursi

Ibidem.

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Nel secondo caso, nell'economia del sovrappi che resta nel possesso del produttore, del sovrappi che non viene drenato nel castello ma rimane nel villaggio, anzi del borgo, nell'economia del borgo quindi, il sovrappi ha un destino tutt'affatto diverso. Il produttore, padrone del proprio sovrappi, lo scambia con altri prodotti (con altre merci): in un primo momento, per poter ottenere i prodotti che lui stesso non produce e che servono per il suo consumo. Nascono nuove figure sociali, addette alla gestione del sovrappi: addetti alla difesa (difesa del borgo e della sua ricchezza, il sovrappi), addetti all'amministrazione della giustizia, addetti ai servizi che le parti comuni del borgo richiedono (l'edilit, la manutenzione, la pulizia ecc.), addetti alla gestione del culto e delle cerimonie, alla rappresentazione dei valori comuni.

Il mercante E nasce soprattutto una figura sociale che assumer un rilievo egemone: il mercante, l'addetto allo scambio del sovrappi. In una prima fase il mercante si limita a gestire lo scambio, comprando e rivendendo. Il mercante rischia (i briganti possono assaltare la carovana, le merci deperibili possono non essere vendute, il prezzo ottenuto pu essere pi basso del costo). Allora carica il prezzo della merce non solo di quanto serve per il suo consumo, ma anche di qualcosa in pi: vende a un prezzo maggiore del costo. Questa differenza una grandezza nuova: non vero e proprio sovrappi, perch non il residuo di una attivit produttiva di beni. Non una rendita, perch non dipende dal privilegio di una posizione Anticipando un po', potremmo chiamarla profitto. Oppure, con una locuzione modernissima, possiamo dire che il sovrappi connesso alla produzione non di beni materiali, ma di beni immateriali, di servizi. Questo particolare sovrappi nel tempo cresce. Il mercante inizialmente tesaurizza, mette da parte, comprando beni non deperibili e facilmente commerciabili: oro e monete, gemme, gioielli, oggetti di lusso. Su questo tesoro dei mercanti nascono due attivit di grandissima rilevanza per i tempi moderni: le attivit di gestione del patrimonio finanziario, e quelle che i fondatori del pensiero economico, gli economisti vissuti tra il '700 e l'800 (Adamo Smith, Davide Ricardo, Carlo Marx) definiranno attivit capitalistiche. Le prime, le attivit di gestione finanziaria, sono evidenti: Il mercante che si trova a non avere risorse per comprare le merci da scambiare, o non averne a sufficienza per l'affare che ha in mente di fare, chiede a un altro di fargli un prestito. Il prestatore, in cambio di questo piacere o servizio, e del rischio che corre prestando, chiede la restituzione di una piccola somma in pi: l'interesse sulla somma prestata. Il prestito, nella societ occidentale, fino al 1500 era consentito unicamente ai non cristiani, agli emarginati, e cio sostanzialmente ai giudei 3 . Nel Rinascimento si affermarono invece grandi famiglie di banchieri nei ranghi dei potenti: i Medici in Italia e i Fgger in Germania sono due casi esemplari. Vediamo adesso che cosa sono le attivit capitalistiche. Queste consistono sostanzialmente nel fatto che un uomo compra alcune merci, le associa in un processo produttivo e, dopo aver pagato le merci, trattiene per s il residuo. Quali sono le merci che il capitalista compra? Sostanzialmente quattro, in linea generale: compra il diritto di disporre di un determinato immobile per realizzarvi la sua attivit produttiva, compra alcune macchine mediante le quali produrre ci che ha intenzione di smerciare (tessuti o spilli o carrozze o sigari o libri o macchine che sia), compra alcuni prodotti (la lana delle pecore o le foglie di tabacco o il metallo o il carbone e cos via) che gli servono per confezionare il suo prodotto, o per far funzionare le macchine,

Leggere, ad esempio: SHAKESPEARE, Il Mercante di Venezia

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compra, infine, la capacit di lavorare per un determinato tempo di certi uomini, che verranno chiamati operai.

Il servo e loperaio Soffermiamoci un momento su questa ultima categoria di merci: la capacit di lavorare un determinato tempo, la forza lavoro degli operai. Abbiamo detto che la forza lavoro una merce, che il capitalista compra. Apparentemente, la condizione degli operai simile a quella dei servi. Come il servo, l'operaio riceve dal gestore sociale del processo produttivo, dal capitalista, un compenso, un prezzo per la merce erogata, un salario, che tende a coincidere con ci che gli serve per la mera sussistenza: per poter ricostituire la sua energia psicofisica e poter quindi continuare a lavorare. Come il servo, l'operaio perci un produttore puro, e la sua esistenza legata a questa sua funzione: se non produce, non mangia, quindi non esiste. Logicamente e storicamente, la condizione sociale dell'operaio invece molto diversa. Il servo assoggettato alla servit del padrone: la sua capacit produttiva vincolata al servizio del signore. L'operaio invece possessore dei propri mezzi di produzione (della sua forza lavoro) pu metterla a disposizione di qualunque capitalista: dal punto di vista del diritto, libero. La produzione del servo non essenziale per il signore: il sovrappi che affluisce al signore infatti finalizzata al consumo superfluo del signore, al lusso, all'ozio. L'apporto alla produzione dell'operaio invece essenziale per il capitalista: senza il lavoro produttivo dell'operaio il capitalista non pu esercitare la propria funzione sociale: non esiste in quanto tale. Il servo vive in un'economia e una societ nelle quali il datore di lavoro, il signore, esercita di fatto un monopolio della domanda di lavoro: il servo obbligato a lavorare per quel padrone. L'operaio pu invece porre la sua forza lavoro a disposizione di pi padroni, in alternativa. Le unit produttive nelle quali lavora il servo sono disperse nella campagna: il servo e la sua famiglia sono isolati, sono soli. Le unit produttive nelle quali lavora l'operaio sono invece concentrate: molti operai lavorano in una stessa fabbrica, molte fabbriche sono concentrate nella stessa citt.

Il signore e il borghese Ma anche il borghese, il gestore del processo di produzione capitalistico, diverso dal signore. La differenza particolare sta in ci, che il signore puro consumatore, non ha alcun rapporto con il mondo della produzione, da cui si limita a prelevare il sovrappi, mentre il borghese interamente dedicato alla produzione; la sua funzione sociale sta nel produrre sovrappi: condannato dalla legge della concorrenza a produrre per accumulare, per reinvestire cio profitto nel processo produttivo, per allargare la produzione. (Ricordiamo che accumulazione non significa tesaurizzare, nascondere una parte della liquidit ottenuta nel processo produttivo: non Paperon dei Paperoni che dovete ricordare. Accumulare significa reinvestire nel processo produttivo il sovrappi che si formato lungo il suo corso) Attraverso le sue fondamentali categorie sociali ed economiche, viste in contrapposizione con quelle del sistema signorile, abbiamo cos definito il sistema capitalistico-borghese. Questo non finalizzato all'autoconsumo dei produttori, e neppure al consumo del signore: finalizzato alla massima produzione del sovrappi: l'economia del puro sovrappi, del sovrappi fine a se stesso.

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Per sopravvivere nella giungla dominata dalla legge ferrea e spietata della concorrenza, il capitalista deve allargare la produzione per ridurre I costi, quindi deve produrre pi sovrappi per poter aumentare laccumulazione. (Naturalmente, pu tendere invece a ridurre i prezzi delle merci acquistate, e in primo luogo il prezzo della forza-lavoro, il salario. Ma, a prescindere dal fatto che il costo della produzione e riproduzione della forza-lavoro non comprimibile al di l di un determinato limite sociale, storicamente il proletariato, cio la classe dei salariati, ha rivendicato salari pi alti e ha comunque pesantemente contrastato la tendenza alla riduzione del proprio costo). Laffermarsi del sistema capitalistico-borghese ha rilevantissime conseguenze sullaffermazione e lo sviluppo della citt. La citt nasce in opposizione al signore, come il luogo (prima il rifugio, poi lantagonista) rispetto al castello. La citt nasce allora come il luogo della libert. E in effetti nella citt gli uomini si sono liberati dalla variopinta rete dei legami feudali, sono diventati, da servi, liberi. Anzi, sono diventati libera merce, possono vendere la loro capacit di produrre ( la loro forza lavoro) a chi sappia e possa impiegarla nel processo produttivo. E il processo produttivo, il capitalismo, ha bisogno che gli uomini siano liberi, anzi, libera merce, perch cosi possono anchessi liberamente usarli nel processo produttivo. La citt diviene pi complessa e si lega in sistemi alle altre citt, agli altri luoghi rilevanti del territorio. Perch il sistema di produzione capitalistico sviluppa in modo parossistico la divisione del lavoro4 e la conseguente specializzazione. Le unit produttive (le fabbriche) si specializzano e si frammentano e si moltiplicano, aumentano le relazioni tra loro: nella citt, e tra le citt. Aumentano enormemente i traffici, gli scambi, le comunicazioni. Di conseguenza, la rete infrastrutturale. Si marcia verso quella che sar chiamata poi la internazionalizzazione delleconomia. La citt accresce enormemente le proprie dimensioni: da borghi di poche migliaia di abitanti si passa a citt di centinaia di migliaia. Questo succede da un lato perch aumenta enormemente la popolazione totale (per effetto dei maggiori consumi e della conseguente uscita dalla miseria e dalle condizioni di vita che caratterizzavano lumanit contadina), e dallaltro lato per la grandissima capacit di concentrazione di forza-lavoro che la produzione capitalistica possiede.5.

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Leggere: ADAMO SMITH, Abbozzo della ricchezza delle nazioni, xxxx

Alcuni dati significativi sulla crescita quantitativa delle citt nella fase della rivoluzione capitalistico-borghese, e della parallela e 11, conseguente rivoluzione industriale, sono riportati in: LEONARDO BENEVOLO, Le origini dellurbanistica moderna, Bari, Laterza 1991 pp. 13 .. n. e segg

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