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Italie/Friuli Venezia Giulia - Corriere della Sera - Gioved 17 Maggio 2012 -

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La memoria

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La carica dei centenari Quando Margherita Hack, 90 anni a giugno, si vista negare il rinnovo della patente perch troppo anziana, ha scatenato il putiferio. Ma come si permettono! Del resto gli ultranovantenni alla

guida non sono affatto una rarit in una citt come Trieste che vanta il record italiano degli ultracentenari. Secondo lAnagrafe, infatti, hanno gi spento le cento candeline 129 tra nonnini (19) e soprattutto nonnine (110) su

poco pi di duecentomila abitanti. E il loro peso in futuro dovrebbe crescere ancora, visto che Trieste si tiene ben stretta la palma di citt pi vecchia dItalia nella contesa che la oppone a Genova

Durante loccupazione nazista, la Risiera fu teatro di eccidi e torture. Ma questa pagina di orrore stata troppo a lungo dimenticata

Dolore Nelle lacrime dei famigliari delle vittime, durante una commemorazione, il ricordo dellorrore, per anni taciuto, rimosso, ignorato. A sinistra, la Risiera di San Sabba, dove hanno agito i pi famosi torturatori di lager. Secondo gli storici le vittime sono state tra le 2.000 e le 5.000 (Foto di Isabella Balena, 2004, dal libro Ci resta il nome)

Misteri di Trieste : cos sintitolava un romanzo ottocentesco di Adalberto Thiergen e Pietro Generini, slavata indicazione della celebre opera di Eugne Sue. Ma vi sono misteri pi inquietanti e inspiegabili. Uno, ad esempio il silenzio, lignoranza che, per molti anni, a Trieste hanno avvolto una delle pagine pi abiette e strazianti della sua storia, la Risiera di San Sabba. Da alcuni decenni finalmente se ne parla, la si commemora, la si studia ed presente alla consapevolezza di tutti. Ma prima, per parecchi anni, questa orrenda pagina di storia triestina un piccolo capitolo della storia mondiale dello sterminio stata ignorata, letteralmente quasi sconosciuta, almeno alla maggioranza dei cittadini; taciuta anche negli ambienti antifascisti, quasi rimossa anche da chi laveva patita e dalle forze politiche che avevano, oltre al dovere morale, pure linteresse di gettare quellatrocit in faccia al mondo e a casa propria. La Risiera, vecchio stabilimento per la pilatura del riso, stata, durante loccupazione nazista della citt, campo di detenzione, di transito nel cammino verso i campi di sterminio e di uccisioni in massa di ebrei, partigiani italiani e slavi, veri e presunti avversari politici e loro famigliari. Lunico luogo in Italia in cui sia esistito un forno crematorio e anche una rudimentale camera a gas alimentata dai fumi di scarico del motore di un camion, poi sostituita per la sua insoddisfacente efficienza da fucilazioni e soprattutto da mazze di ferro con cui le SS tedesche, austriache e ucraine sfracellavano la testa ai prigionieri. Per non parlare delle efferate torture, delle estorsioni, delle delazioni, dei furti a man bassa, dei loschi affari (quali il noleggio dei detenuti a piccole industrie, il ricavo e la spartizione delloro dentario degli assassinati) che coinvolgevano rispettabili ditte e avvocati. Dalla Risiera molti condannati venivano mandati a Auschwitz, mentre altri venivano massacrati sul posto; un piccolo rigagnolo versava nel vicino mare ceneri e ossa dei corpi bruciati, che talora i pescatori trovavano nelle loro reti. Alla Risiera hanno lavorato del resto alcuni fra i pi celebri torturatori di Lager famosi, ad esempio Treblinka, e alcuni direttori della cosiddetta operazione eutanasia che aveva la sede centrale a Berlino. Il numero delle vittime riferisce il pi autorevole ed equilibrato storico della Trieste 45, Raoul Pupo oscilla, secondo le cifre pi prudenti, fra 2.000 e 5.000 e le testimonianze di orribili crudelt dogni sorta sono numerose e ben note, ricordate nelle celebrazioni ufficiali e in vari libri usciti nel frattempo. Ma perch lo si saputo cos tardi almeno cos stato per il cittadino medio perch non se ne parlava mai? Tanti altri orrendi delitti sono stati messi in luce subito; sapevamo bene dei morti nei Lager, della Shoah, delle rappresaglie naziste, delle impiccagio-

San Sabba
di Claudio Magris
ni di via Ghega, delle bestiali torture praticate dalla banda Collotti a Villa Triste, in via Bellosguardo ad esempio, ma sono solo due esempi tra i tanti su Ercole Miani, comandante di Giustizia e Libert, gi volontario e pluridecorato nella prima guerra mondiale, partecipe dellimpresa di Fiume, o su monsignor Edoardo Marzari. Conoscevamo tante cose orribili; le violenze contro gli slavi esplose col fascismo ma iniziate gi prima, i Lager fascisti italiani di Arbe o Gonars, le foibe, la tragica situazione in cui si era trovata la Resistenza democratica esposta alle violenze naziste e fasciste e a quella titoista che controllava pure i comunisti, asserviti, fino allarrivo di Vidali, al disegno annessionista jugoslavo. Tanti crimini nazisti erano presenti alla coscienza di tutti. Ma la Risiera, per alcuni anni, era un olocausto dimenticato, come dice il sottotitolo del libro di Ferruccio Flkel (1979), durissima denuncia di questo oblio e del barcamenarsi della classe dirigente triestina fra gli orrori. Cerano libri di testimoni e vittime di quellinfamia, ad esempio quello di Bruno Piazza, uscito nel 1956; cerano ricerche storiche e qualche articolo, ma tutto ci non rendeva la Risiera una realt veramente conosciuta. Quella realt spaventosamente concreta, in cui aveva operato alla grande lEinsatzkommando Reinhard che aveva gi gestito i quattro campi di sterminio polacchi, sfumava

Il cupo mistero di un silenzio che pesa sulle nostre coscienze


nei si dice; restava come scriveva Coceani, prefetto allepoca delloccupazione nazista oggetto di strane vociferazioni, vaghe voci di qualcuno deceduto, credenza diffusa. Il Governo Militare Alleato, che reggeva la citt, secretava i documenti sulla Risiera, che si sarebbe portato via con la fine del suo mandato nel 1954; assumeva alcuni dei carnefici di bassa forza della Risiera nei ranghi della sua polizia civile, chiudeva un occhio sui delinquenti rimasti in citt e il Consolato americano rilasciava al boia ucraino Ivan Demjanjuk passaporto e visto per gli States, negati invece spesso a chi era in odore di sinistra, anche se non aveva sfracellato nessuna testa. Durante loccupazio-

Trieste un grande cervello geniale, inquieto, torpido, elastico ma forse si riusciti ad amputare un pezzo dellippocampo di questo cervello: quello che conteneva lunico luogo italiano in cui sia esistito un forno crematorio e anche una rudimentale camera a gas alimentata dagli scarichi del motore di un camion

ne jugoslava i titoisti avevano dato la caccia ai resistenti italiani democratici ben pi che agli aguzzini della Risiera. Uno dei maggiori responsabili delle atrocit di questultima, laustriaco Ernst Lerch, nel dopoguerra era venuto addirittura a vivere per tre anni a Trieste, in una bella villa, frequentando amichevolmente il comandate militare americano, colonnello Bowman, e il bel mondo delle ville vicine. Pure il colonnello conte von Czernin gi aiutante di campo del comandante delle SS alla Risiera, Odilo Lotario Ludovico Globocnik detto Globus, morto invece suicida poco dopo larresto frequenta dopo la guerra la societ bene, magari, chiss, parlando del comune amore per Vienna, senza star troppo a discutere se Vienna sia stata una vittima o una incubatrice del Terzo Reich. Si beve, si fuma; lodore di quellaltro fumo di carne umana bruciata, che nel rione di San Sabba di sentiva fortemente, svanito, la Storia un buon deodorante. Anche una buona manicure; mani pulite e ben curate stringono con disinvoltura altre mani grondanti di sangue. Il sangue del bambino cui testimone oculare Bruno Piazza una SS schiaccia la testa col suo scarpone schizza sul muro della cella, ma non sulla camicia bianca di qualche commensale di Lerch o del conte von Czernin. La neurochirurgia morale fa progressi stupefacenti; Trieste un grande cervello geniale, inquieto, torpido, elastico ma forse si riusciti ad amputare un pezzo dellippocampo di questo cervello, quello che conteneva il pezzo di memoria della Risiera. Solo il bizzarro Diego de Henriquez, nel suo sogno maniacale di raccogliere un universale Museo di Guerra per la Pace, continua a copiare accanitamente sui suoi innumerevoli taccuini nomi e graffiti incisi dai morituri sulle pareti delle loro celle nella Risiera, forse nomi di complici, collaborazionisti, delatori o anche solo di amici in visita ai carnefici. Quei muri vengono presto imbiancati a calce, le pagine dei suoi taccuini con quelle scritte e quei nomi spariscono, secretate o disperse, e lui muore nella notte del 2 maggio 1974, in uno strano incendio che manda al rogo lui e buona parte del suo grottesco museo. Il tempo, si sa, gaglioffo ma anche galantuomo. Dopo quei nostri silenzi e quella nostra ovattata ignoranza, c stato il processo del 1976, a Trieste, sui crimini della Risiera; ci sono stati libri, ricerche storiche, testimonianze, memorie; ci sono le rituali celebrazioni. Pochi degli assassini e dei loro turpi complici hanno pagato i loro delitti, ma almeno sappiamo cos avvenuto. Eppure non riesco ancora a capire perch la maggioranza di noi lo abbia saputo con tanto ritardo; che i colpevoli tacciano o cerchino di mentire logico, ma che gli innocenti tacciano un mistero ben pi cupo di quelli evocati nei romanzi ottocenteschi.
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