Vous êtes sur la page 1sur 14

TBreport

N. 03

L ' INDAGINE CONOSCITIVA SUL CALCIO


PROFESSIONISTICO DELL ' AUTORITÀ GARANTE
DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO 5
ANNI DOPO : COSA È CAMBIATO ?

Diego Tarì

La Biblioteca del Tifoso “Bilanciato”


www.tifosobilanciato.it

Novembre 2012
SOMMARIO
1. Introduzione .............................................................................................................................................. 2
2. Costo del lavoro ........................................................................................................................................ 4
3. Scarsa diversificazione dei ricavi e ripartizione dei diritti TV...................................................................5
4. La quotazione in borsa ..............................................................................................................................7
5. La proprietà degli stadi ........................................................................................................................... 10
6. Qualche conclusione ................................................................................................................................ 11

1
L'Indagine Conoscitiva sul Calcio Professionistico
dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato:
5 anni dopo, cosa è cambiato?
(Diego Tarì)

1. INTRODUZIONE
Con Provvedimento del 31 marzo 2005, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM)
aveva determinato l’opportunità di procedere ad un’indagine conoscitiva sul mondo del calcio
professionistico, sulla base di una serie di elementi potenzialmente distorsivi della concorrenza:

2. L’Autorità è consapevole delle peculiarità proprie del mondo dello sport e, in


particolare, del calcio professionistico, che includono la definizione di regole non
solo tecniche necessarie al corretto funzionamento delle competizioni sportive. Tali
regole, qualora incidano sull’attività economica degli operatori
coinvolti, potrebbero comunque giustificare delle restrizioni della concorrenza,
quando siano finalizzate al raggiungimento del legittimo obiettivo di garantire un
equilibrato svolgimento delle competizioni sportive, nonché parità di condizioni
nello sviluppo dell’attività sportiva medesima. Tuttavia l’Autorità ritiene che le
eventuali restrizioni di natura concorrenziale debbano rispondere al criterio di
proporzionalità, dovendo quindi risultare strettamente necessarie e indispensabili
per raggiungere i suddetti obiettivi, costituendo, al tempo stesso, la soluzione
2
meno restrittiva della concorrenza.
3. In tale contesto, sembrano emergere alcune anomalie nel funzionamento del
settore del calcio professionistico, le quali sarebbero, almeno in parte, favorite da
previsioni normative e regolamentari di settore relative alle diverse tipologie di
operatori. Tra queste rilevano, ad esempio, alcune norme contenute nel
“Regolamento per l’esercizio dell’attività di agente di calciatori”, quali, tra le altre,
l’obbligo, a carico dell’agente, di utilizzare, per la conclusione dei contratti,
esclusivamente i moduli predisposti annualmente dalla Commissione Agenti
(istituita presso la FIGC), i quali fissano compensi percentuali minimi e massimi per
le diverse prestazioni, nonché il meccanismo di penali, in caso di revoca unilaterale
da parte di un calciatore. Le limitazioni concorrenziali che possono derivare da
dette disposizioni regolamentari devono essere valutate secondo i criteri di
necessarietà e proporzionalità con riferimento all’obiettivo, sopra richiamato,
dell’equilibrato svolgimento delle attività concernenti il calcio professionistico.
4. Con specifico riferimento ai comportamenti dei diversi operatori del settore, si
rileva la presenza, nel mercato dei servizi di intermediazione inerenti le prestazioni
sportive di calciatori professionisti, di imprese in posizione di particolare
preminenza, anche in ragione dei rapporti con soggetti, privati e istituzionali, attivi
a vario titolo nel medesimo settore. Detta situazione potrebbe comportare un
affievolimento del gioco della concorrenza nel settore interessato, con conseguenti
distorsioni sia sulla libertà di circolazione dei calciatori, sia sul più ampio
funzionamento dei campionati di calcio professionistici.
5. Le previsioni normative di settore e il ruolo di determinati operatori appaiono
idonei ad individuare un sistema in grado di alterare, in modo anche significativo,
le dinamiche concorrenziali del settore, sia con riferimento al trasferimento dei
calciatori sia al più ampio contesto relativo all’andamento delle competizioni
calcistiche.
L’indagine è stata conclusa con provvedimento del 21 dicembre 2006, dando vita ad uno studio
liberamente consultabile sul sito della AGCM a questo link.

È un documento molto completo, di 170 pagine, diviso in quattro sezioni.

PREMESSA ........................................................................................................................................................... 3
SEZIONE I IL SISTEMA-CALCIO NEL CONTESTO NAZIONALE EINTERNAZIONALE ................................................................... 17
SEZIONE II ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA DEL SETTORE DEL CALCIO PROFESSIONISTICO IN ITALIA ................................... 28
SEZIONE III LA REGOLAMENTAZIONE DEI RAPPORTI TRA CALCIATORI PROFESSIONISTI ESOCIETÀSICALCIO ................................. 65
SEZIONE IV ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI DELLA FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO E DELLA LEGA NAZIONALE
PROFESSIONISTI ................................................................................................................................... 97
CONCLUSIONI ....................................................................................................................................................... 150

Il documento è stato presentato con un lungo comunicato stampa, pubblicato il 5 gennaio 2007, che ha
riassunto le conclusioni cui era pervenuta l’AGCM.

CONCLUSIONI ....................................................................................................................................................... 150

1. GLI ELEMENTI DI FATTO ............................................................................................................................................ 150


1.1. Le entrate delle società di calcio professionistiche .................................................................................... 150
1.2. La disciplina dei rapporti tra calciatori professionisti e società................................................................... 152
1.3. La struttura organizzativa del settore ........................................................................................................154
1.4. Gli agenti di calciatori ..................................................................................................................................155
2. VALUTAZIONI ........................................................................................................................................................ 157
2.1. L’inquadramento del settore sotto il profilo antitrust ................................................................................ 157
2.2. Possibili interventi per migliorare la concorrenza nel settore del calcio professionistico ........................ 160 3
2.2.1. Le fonti di ricavi ..................................................................................................................................... 160
2.2.2. Segue: la vendita dei diritti televisivi ...................................................................................................... 161
2.2.3. Gli ingaggi dei calciatori ........................................................................................................................ 162
2.2.4. La disciplina della risoluzione delle controversie ................................................................................... 165
2.2.5. La disciplina dell’attività di agente dei calciatori .................................................................................... 166
2.2.6. Prospettive di riforma della struttura organizzativa ............................................................................. 168

In questa analisi ci concentreremo sugli aspetti economici e finanziari, tralasciando quelli inerenti la
problematica degli agenti dei calciatori.

L’AGCM ha a suo tempo effettuato le proprie valutazioni sulla base dell’Indagine Conoscitiva sul Calcio
Professionistico deliberata dalla VII Commissione della Camera dei Deputati nel marzo 2004 ed
approvata nella seduta del 21 luglio 2004. Tale studio si ferma alla stagione sportiva 200/2003.
Laddove possibile i dati di quello studio sono stati messi in relazione on quelli più recenti, contenuti
nello studio Report Calcio (edizioni 2011 e 2012, quest’ultima pubblicata lo scorso 29 marzo 2012 dalla
FIGC).
2. COSTO DEL LAVORO
Il calcio professionistico in Italia rappresenta uno dei principali settori industriali,
con una crescita costante dei fatturati delle società. A tale dato si affianca tuttavia
l’ingente indebitamento complessivo accumulato dal settore negli ultimi anni,
con notevoli perdite di esercizio fatte registrare dalle singole società, in larga parte
attribuibili al costo del lavoro, ossia alla retribuzione dei calciatori. In merito a
quest’ultimo aspetto, recenti analisi hanno evidenziato tuttavia un
ridimensionamento delle retribuzioni lorde annue dei calciatori, le quali, nella
scorsa stagione sportiva e per la prima volta dalla stagione 2001/02, si sono
assestati in media sotto il milione di euro per la Serie A e si sono ridotti di quasi un
terzo per la Serie B.

L’osservazione era corretta nel momento in cui è stata formulata (peraltro con riferimento ad un valore
che risaliva a 5 anni prima). Successivamente, il costo del lavoro è aumentato nel triennio 2007/2010,
passando da 1.253 a 1.460 milioni di Euro ed attestandosi 1.450 milioni di Euro per la stagione 2010/2011.

100% 1.600
1.450
90% 1.460 1.400
90% 1.367
80%
1.253 1.200
70% 76%
60%
1.014 69% 71% 71% 1.000
64% 62% 884 63%
50% 800

40% 660 600


30%
417 400
20%
200
4
10%

0% -
97/98 99/00 01/02 02/03 07/08 08/09 09/10 10/11

Costo del lavoro (% su ricavi) Costo del lavoro (milioni di Euro)

Nello stesso periodo i risultati aggregati del calcio professionistico italiano hanno continuato a far
registrare perdite di esercizio crescenti, dai 260 milioni di Euro del 2007/2008 ai 428 milioni di Euro del
2010/2011.

Ricavi Risultato Netto Ricavi 10/11


pari a +75%
dei ricavi
02/03

34
2.049

2.032
1.988

1.975
1.161
1.126
1.058
649

1.375
(38) milioni
(279) (261) (340) (346) Euro di
(537) (428)
perdita nel

97/98 99/00 01/02 02/03 07/08 08/09 09/10 10/11


3. SCARSA DIVERSIFICAZIONE DEI RICAVI E RIPARTIZIONE DEI DIRITTI TV
L’indagine ha evidenziato come la situazione finanziaria delle società di calcio
professionistiche, caratterizzata da un’incertezza dei ricavi, sia
ampiamente correlata all’esito delle competizioni sportive, posto che l’accesso o
meno ad una competizione europea, così come la retrocessione al campionato
inferiore o la permanenza nello stesso – a fronte di costi di gestione
sostanzialmente fissi – possono determinare sbalzi significativi negli introiti
societari, in termini di maggiori o minori entrate da diritti televisivi, da sponsor, da
biglietti e abbonamenti per le gare dal vivo.

L’analisi delle entrate delle società di calcio professionistiche ha messo in luce


uno scarso sfruttamento di alcune fonti di ricavo e, al contempo, una forte
dipendenza delle stesse società dai diritti audiovisivi, che rappresentano oltre il
40% dei ricavi delle società di Serie A, mentre il 12% arriva dagli sponsor.

Le attività di merchandising rappresentano invece un’entrata oggi poco rilevante


per le società in Italia, costituendo – in media – meno dell’1% delle entrate totali
delle stesse, con riferimento alla Serie A. L’indagine ha evidenziato come tale
circostanza sia principalmente da attribuire all’eccessiva diffusione della
contraffazione dei marchi, che disincentiverebbe le società dallo sviluppare le
attività di merchandising, per lo meno nella sua accezione tradizionale.

Nella realtà, l’incidenza dei diritti TV sul totale dei ricavi è ulteriormente cresciuta, raggiungendo il 56%
del totale nella media.

Il grafico mette a confronto l’Italia con le altre principali Leghe Europee (dove peraltro, ad eccezione 5
della Germania, si è osservata un’analoga crescita del contributo dei diritti TV sul totale dei ricavi,
nonostante l’incidenza media sia inferiore).

100%

90%
26%
30% 32% 31% 33%
80%
46%
70%

60%

50% 39% 48%


46%
40% 54% 56%
32%
30%

20%
31%
26%
10% 22% 21%
14% 13%
0%
ESP ENG GER FRA ITA Average

Other Broadcasting Matchday

Fonte: KMPG, European Stadium Insight 2011 (dato riferito alla stagione 2009/2010)
E ancora:
L’indagine svolta dall’Autorità ha messo in luce, attraverso simulazioni effettuate
sulla base dei sistemi di vendita adottati in altri Paesi europei, come il regime di
vendita e ripartizione dei diritti televisivi esistente in Italia abbia accentuato gli
squilibri di tipo economico tra società maggiori e minori.
(…)
Peraltro, è emerso come la disuguaglianza nella distribuzione delle risorse
economiche tra società di calcio sembra aver prodotto effetti negativi sulla
competizione tecnica tra le squadre nell’ambito di uno stesso campionato. In
particolare, con riferimento alla Serie A, l’indagine ha messo in luce come la
classifica finale, relativamente alle ultime cinque stagioni sportive, è stata
caratterizzata da un divario maggiore tra le società maggiori e quelle minori
rispetto ad altri campionati europei.

(…)

In tal senso, quindi, occorrerebbe stabilire che la ripartizione avvenga in modo da:
 destinare una parte significativa dei proventi alle finalità mutualistiche (a
vantaggio delle società di Serie A e B e del sistema calcio nel suo insieme);

 attribuire una parte non residuale dei proventi sulla base di criteri
meritocratici, prescindendo pertanto dai valori relativi al bacino d’utenza delle
singole squadre che nulla hanno a che vedere con il merito sportivo;

 riconoscere all’organo tecnico la facoltà di modificare le quote ripartitorie a


seconda delle esigenze che nel tempo si vengano a manifestare.

6
Come anticipato nel TBreport n.1 sui nuovi criteri di ripartizione dei diritti TV in Serie A, la questione –
sebbene leggermente più equilibrata del passato – presenta ancora buona parte delle criticità a suo
tempo osservate.

Il 40% del diritti viene infatti ripartito in parti uguali fra tutte le squadre di Serie A.
Della quota restante, però, solo un 30% viene suddiviso sulla base di criteri meritocratici (risultati
sportivi). Una quota ancora molto elevata viene infatti suddivisa secondo interpretazioni più o meno
estese del concetto di sostenitore.

Va da sé che le grandi squadre non abbiano alcun interesse a variare questi principi, a loro favorevoli.
4. LA QUOTAZIONE IN BORSA

Anche la quotazione in borsa potrebbe rappresentare un’importante fonte di


finanziamento necessaria al raggiungimento di un maggiore equilibrio competitivo
nei campionati. Tuttavia, le società italiane non sembrano godere di una solida
patrimonializzazione: ciò è principalmente dovuto al fatto che non differenziano
appieno le entrate e non dispongono della proprietà delle strutture sportive.
La scarsa patrimonializzazione e i ricavi poco differenziati inciderebbero, poi,
negativamente sull’andamento del titolo delle società di calcio che volessero
quotarsi. Tale andamento rischierebbe di essere assai volatile ed eccessivamente
correlato ai risultati sportivi, con conseguenti rischi di attacchi speculativi e scalate
azionarie.

L’andamento delle tre società italiane di calcio quotate in Borsa, sembra confermare la non praticabilità
di questo percorso:

 La Lazio è stata collocata nel maggio 1998, con un prezzo di IPO di 3,04 Euro. Negli ultimi 5 anni ha
oscillato fra un massimo di 1,28 (26.10.10) ed un minimo di 0,2575 (24.01.08). Quota ultimamente
intorno a 0,48 Euro.

 La Roma è stata collocata nel maggio 2000, con un prezzo di IPO di 5,50 Euro. Negli ultimi 5 anni ha
oscillato fra un massimo di 1,54 (26.05.08) ed un minimo di 0,31 (17.05.12). Quota ultimamente
intorno a 0,53 Euro.
 La Juventus è stata collocata nel dicembre 2001, con un prezzo di IPO di 3,70 Euro. Negli ultimi 5 anni
ha oscillato fra un massimo di 0,5144 (01.11.07) ed un minimo di 0,1471 (31.01.12). Quota
ultimamente intorno a 0,22 Euro. 8
Non sembra però esistere una vera correlazione né con i risultati economici né, con quelli sportivi:

Rispetto alle osservazioni dell’ACGM, non si intravedono però i denunciati rischi di volatilità
derivanti dai risultati sportivi.

Il grafico mette in relazione l’andamento trimestrale delle quotazioni (asse di destra) ed i risultati
sportivi delle squadre (asse di sinistra).
mag-07

mag-08

mag-09

mag-10

mag-11

mag-12
mar-07

mar-08

mar-09

mar-10

mar-11

mar-12
nov-07
gen-08

nov-08
gen-09

nov-09
gen-10

nov-10
gen-11

nov-11
gen-12
lug-07
set-07

lug-08
set-08

lug-09
set-09

lug-10
set-10

lug-11
set-11
- 1,20

2
1,00
4

6
0,80
8

10 0,60

12
0,40
14

16
0,20
18

20 -

Fatti salvi obiettivi diversi degli azionisti delle squadre che ne hanno lanciato il collocamento in
Borsa, è a questo punto verosimile ritenere la scelta di investire sulle azioni della squadra ed il
comportamento successivo tenuto dagli investitori derivino più da un aspetto sentimentale
(azionista/tifoso) che non dal tradizionale comportamento di chi opera sul mercato borsistico.

E, d’altra parte, i risultati medi di esercizio della Serie A evidenziati nel grafico a pagina 4, non
sembrano dipingere il calcio professionistico come settore in grado di attrarre investimenti.

10
5. LA PROPRIETÀ DEGLI STADI

Peraltro, la circostanza per cui gli stadi sono di proprietà delle amministrazioni
comunali appare contribuire a disincentivare le società dal realizzare gli
investimenti necessari per dotare gli impianti sportivi delle infrastrutture richieste
ai fini di un loro utilizzo commerciale.

In tale contesto, molte società stanno valutando l’ipotesi di acquisire gli attuali
stadi dalle amministrazioni comunali proprietarie o, in alternativa, di costruire stadi
nuovi, sebbene non sia facile l’identificazione delle aree dove edificarli.

Ad oggi solo la Juventus ha provveduto a costruire il proprio impianto. Per maggiori approfondimenti
sull’argomento stadi è possibile consultare, fra gli altri, i post sull’argomento nei quali si mette in
discussione l’effettivo beneficio di un impianto di proprietà (senza annesse aree di sfruttamento
commerciale e residenziale) a favore di squadre che non siano tradizionalmente di prima fascia.

Lo stadio di proprietà, infatti, è sicuramente foriero di un incremento dei ricavi, talvolta anche sensibile.
Tuttavia l’analisi delle esperienze europee e di realtà statunitensi anche relative ad altri sport ha messo
in evidenza una serie elementi (vedere qui e qui) spesso trascurati quando viene affrontato
l’argomento:
 la costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo incremento dei ricavi locali delle
squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio;
 l’aumento dei ricavi avviene tipicamente grazie all’incremento dei costi unitari dei biglietti, ad una
maggiore quantità di posti dedicati all’utenza business (incluse le Sky box) e, solo marginalmente,
ai nuovi servizi accessori all’impianto (parcheggi, concessioni, ecc.);
 è diffusa un’importante percentuale di capitale proprio (o di contributi da amministrazioni
pubbliche) nel finanziamento dei nuovi impianti, con una quota di debito bancario limitata al 30%
dei costi complessivi. Una diversa ripartizione potrebbe rendere più difficoltoso la copertura
dell’investimento da parte delle squadre.

Dall’analisi dei tre stadi esteri normalmente portati a modello (Emirates Stadium, Amsterdam ArenA,
Allianz Arena) emergono infatti indicazioni che devono fare riflettere:

 nel progettare l’impianto è opportuno riservare una parte degli spazi per aree destinate ad
un’utenza business (Sky box, posti VIP, ecc.), se possibile anche aldilà delle specifiche prescrizioni
minime dell’UEFA, in quanto queste garantiscono un elevato ritorno economico ed attivano un
potenziale utilizzo dell’impianto anche al di fuori dei giorni di gara (riunioni di lavoro, catering,
ecc.), con conseguente incremento dei ricavi. Il caso dell’Arsenal è emblematico, in quanto la
squadra ottiene da tali categorie di posti circa il 35% del totale delle matchday revenues;
 le aree commerciali all’interno dell’impianto devono essere (preferibilmente) tematiche: museo
della squadra, negozi dedicati al merchandising, ristoranti e club house. Possono esservi
posizionati, come nel caso dell’Allianz Arena anche i negozi degli sponsor principali. Le altre aree, se
necessarie, sono ubicate all’esterno;
 la copertura dell’investimento dovrebbe far prevalere l’utilizzo di mezzi propri da parte
11
dell’investitore con una percentuale del 70%. L’origine può essere mista: capitale degli azionisti,
emissione di obbligazioni per coinvolgere la tifoseria, identificazione di possibili sponsor interessati
a partecipare in qualità di soci-fondatori, vendita di proprietà immobiliari. Nell’identificazione della
percentuale di copertura attraverso mezzi propri è, evidentemente, rilevante il valore assoluto
dell’investimento: un conto è coprire un debito di 400/500 milioni di Euro, con esborsi annuali
variabili fra i 25 ed i 30 milioni di Euro, altro conto se la cifra da finanziare è più contenuta e
l’esborso sostenibile nell’ambito del giro d’affari della squadra.

6. QUALCHE CONCLUSIONE

Secondo il sito dell’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza,l'Autorità ha, fra altri, il compito di
applicare la legge n. 287 del 1990 vigilando:

 sulle intese restrittive della concorrenza;


 sugli abusi di posizione dominante;
 sulle operazioni di concentrazione che comportano la costituzione o il rafforzamento di una posizione
dominante in modo tale da eliminare o ridurre in misura sostanziale e duratura la concorrenza.
A questi compiti si aggiungono l'attività di segnalazione al Parlamento e al Governo e l'esercizio
dell'attività consultiva.
Introducendo una normativa antitrust nazionale il legislatore ha voluto, tra l'altro, dare attuazione
all'articolo 41 della Costituzione, che riconosce espressamente la libertà di iniziativa economica privata,
e adeguare il nostro ordinamento a quello comunitario. I principali obiettivi sono:
 assicurare le condizioni generali per la libertà di impresa, che consentano agli operatori economici di
poter accedere al mercato e di competere con pari opportunità;
 tutelare i consumatori, favorendo il contenimento dei prezzi e i miglioramenti della qualità dei prodotti
che derivano dal libero gioco della concorrenza.

Sulla base di questo, bisognerebbe quindi riconoscere allo strumento dell’Indagine Conoscitiva una
valenza che vada aldilà della mera analisi. Le osservazioni ed i suggerimenti, specialmente laddove siano
puntuali come in questo caso, dovrebbero in teoria avere un impatto sui destinatari ma, anche e
soprattutto, sul legislatore.

Così non è stato: la maggior parte delle esortazioni emerse dall’Indagine Conoscitiva del 2007 sono
rimaste completamente disattese.

12
La collana dei TBreport
Questi documenti nascono con l’obiettivo di spiegare in maniera comprensibile aspetti che spesso
vengono presentati in modo complesso o rispetto ai quali non è facile reperire fonti.
Non hanno la presunzione di riuscirci.
Nel provarci renderemo comunque sempre disponibili tutte le fonti sulle quali sono basati i
ragionamenti, perché le possiate consultare e costruire la vostra opinione.

n. 1, Marzo 2012
I nuovi criteri di ripartizione dei diritti TV in Serie A

n. 2, Maggio 2012
Troppo popolare per fallire? I numeri del calcio europeo

n. 3, Novembre 2012
L'Indagine Conoscitiva sul Calcio Professionistico dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato:
5 anni dopo, cosa è cambiato?

13

Oltre ai link contenuti all’interno del report, la documentazione è reperibile sul sito della Biblioteca del
Tifoso Bilanciato.

www.tifosobilanciato.it
La Biblioteca del Tifoso "Bilanciato" by Tifoso Bilanciato is licensed under a Creative Commons
Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at www.tifosobilanciato.it.

Permissions beyond the scope of this license may be available at tifosobilanciato@gmail.com

Vous aimerez peut-être aussi