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Pietro Viviani 3^DE

Lavoro di storia
Botticelli
Sono stato particolarmente colpito dalle opere pittoriche di Sandro Botticelli
perchè solamente osservandole mi hanno dato modo di provare forti emozioni.
Essendo così esemplari e uniche mi hanno fatto capire quanto è imperfetto ciò
che ci circonda perché in esso non si può trovare una condizione di armonia
eterna. Ho inoltre apprezzato lo stile di pittura di questo artista, è
impressionante vedere come riesce a rendere il fisico dei suoi personaggi così
aggraziato rendendoli però esemplari perché figurano spesso soggetti
mitologici. Inoltre Botticelli attraverso le espressioni riesce a farci capire le
emozioni e la raffinatezza dei suoi soggetti.
LA VITA
Sandro Botticelli è il soprannome di Alessandro Filipepi, così chiamato perché
da ragazzo aveva lavorato come bottigello(orafo). Nacque a Firenze nel 1445,
lavorò come bottegaio fino a 25 anni, fino a quel momento aveva già auspicato
doti per la pittura, ma solo a quell’età ottenne il suo primo incarico, dipinse “La
Fortezza” per il Tribunale dell’Arte di Mercanzia. Le sue doti nel campo della
pittura iniziarono ad essere apprezzate da alcuni signori del luogo, tra questi
spiccava la importante famiglia dei Medici che diede a Botticelli l’incarico di
dipingere uno stendardo da sfilata. Nel 1475 iniziò dunque a lavorare per i
Medici e la sua vita e le sue opere saranno sempre legate alla storia di questa
famiglia così colta e raffinata.
La sua fama pittorica iniziò a diffondersi anche in altre città infatti nel 1481
Botticelli si trasferì a Roma dove si occupò della decorazione di una parte della
Cappella Sistina per commissione del Papa Sisto IV. Dopo alcuni numerosi
viaggi in altre città per decorare soprattutto pareti e mosaici nelle chiese tornò,
nel 1493, a Firenze dove però dovette sopportare la morte del fratello al quale
era molto affezionato. Nel 1495 il signore dei Medici gli diede il permesso di
illustrare “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, in questo modo Botticelli
ebbe l’onore di conoscere Dante e di arricchirne la sua opera, già realizzata con
fine ingegno e profondo contenuto, rendendola ancor più maestosa.
Nel 1499 a Firenze iniziarono le predicazioni del frate domenicano Girolamo
Savonarola contro la corruzione della chiesa, egli accusò anche la famiglia dei
Medici della sua sfarzosità e del suo lusso. Botticelli influenzato da Girolamo
cadde in una profonda crisi spirituale vedendo che la famiglia verso la quale
provava tanto rispetto era accusata e verso gli ultimi anni della sua vita iniziò a
dedicarsi a soggetti sacri fino alla morte nel 1510.
IL MECENATISMO DEI MEDICI
Come tutti gli artisti del rinascimento e dell’umanesimo anche Botticelli
metteva la sua straordinaria capacità di dipingere al servizio del potere. In quel
periodo questo era rappresentato dai principali esponenti della Chiesa e dalle più
prestigiose signorie che finanziavano l’artista atteggiandosi però nei suoi
confronti con delle pretese. Era il signore che decideva come dovesse venire
raffigurato o che temi avrebbe dovuto affrontare, l’artista era fortemente
vincolato nella raffigurazione del soggetto, nei tempi di realizzazione, nei
luoghi di postura dei quadri ed egli controllava continuamente le varie fasi di
elaborazione delle opere. Questi presupposti mettevano l’artista in uno stato di
non libertà. All’inizio della sua carriera Botticelli non lavorò per le corti ma per
un altro grande centro di potere e di ricchezza, il Tribunale del Palazzo dei
Mercanti i cui esponenti gli conferirono l’incarico di rappresentare “La
Fortezza” di Firenze che era il simbolo della saldità e della serietà
dell’associazione. Botticelli lavorando al servizio di un’attività mercantile entrò
in contatto con la più importante e più potente famiglia di Firenze: i Medici.
Egli riuscì ad ottenere il prestigio della famiglia poiché nella sua prima opera di
celebrazione del signore, uno stendardo da parata, sul quale simboleggiò il suo
potere raffigurandolo come un personaggio mitologico.
Dopo quest’opera Botticelli ottenne il privilegiato incarico di raffigurare gli
esponenti della famiglia. I ritratti vennero valutati come opere di grande
prestigio dai signori non solo per il fine tratto pittorico ma anche perché
Botticelli nella rappresentazione aveva rispettato pienamente i codici da loro
predisposti. Botticelli raffigurò i principali esponenti della famiglia
paragonandoli a tre grandi personaggi della tradizione sacra: i Re Magi.
Botticelli scelse proprio questi personaggi perché coprivano i Medici con una
veste regale e portavano preziosi doni: oro, incenso e mirra che
simboleggiavano la ricchezza, l’arte e la civiltà che possedeva la signoria dei
Medici inoltre il quadro de “L’Adorazione dei Magi”era stato realizzato per
rappresentare la magnificenza dei Medici in una cerimonia religiosa e Botticelli
ebbe la spiccata idea di utilizzare la sacralità del quadro per marcare il potere
che esercitavano i Medici.
Botticelli utilizzò il suo fine ingegno per arricchire alcuni dei suoi quadri con
elementi nascosti utilizzando la tecnica dell’amorfi, questo aspetto venne molto
apprezzato la Lorenzo il Magnifico che vedeva in questa tecnica un ingegnoso
modo di rappresentare la sua grandezza e la magnificenza di Firenze. Botticelli
divenne in questo modo il prediletto di Lorenzo che lo considerava come uno
dei migliori artisti che riusciva a rappresentare squisitamente le condizioni e i
sentimenti da lui proposti.
LA PRIMAVERA
Elementi costitutivi e simbolici
”La Primavera” non è un titolo che rispecchia le realtà è piuttosto un’allegoria
che racchiude in se il significato del matrimonio, in questo caso particolare
quello della dea Venere.
In questo quadro, dipinto con la tecnica della tempera grassa che consente di
ottenere realistici effetti sfumati e che tuttora viene conservato negli Uffizzi di
Firenze, si individuano in primo piano non un unico soggetto ma un gruppo di
personaggi dal fisico umano che comunque incarnano pienamente l’idea di
essere esseri superiori e divini. A destra è raffigurato Zefiro, il venticello
primaverile che afferra la ninfa Clori che dopo il matrimonio si trasformerà in
Flora, la dea della giovinezza e della fioritura, che disseminerà il prato di fiori
che ne sono appunto il simbolo. In questa prima parte del quadro si assiste
dunque a una sequenza e a una trasformazione.
Nella posizione più centrale del quadro è situata Venere, la dea del matrimonio e
dell’amore sacro che sarà sposa di Mercurio infatti indossa abiti che ci
riconducono a questo (solitamente era rappresentata svestita). Sopra ad essa è
rappresentato Cupido che è simbolo dell’amore profano, cieco e sensuale.
Alla sinistra di Venere compaiono le tre Grazie che rappresentano il dare, il
contraccambiare e il ricevere nell’amore, ma anche la castità, la bellezza e
l’amore, i tre attributi di Venere.
Sul lato sinistro del dipinto è raffigurato Mercurio, prediletto sposo di Venere
che sta inducendo in un gesto particolare, respinge le nuvole perché non
oscurino l’eterna primavera nel giardino di Venere.
In secondo piano è presente una scura vegetazione punteggiata da un’enorme
varietà di fiori: fiordalisi, margherite, garofani che erano utilizzati nei bouquet
nuziali. Inoltre gli alberi e le piante essendo tetre e scure esaltano ulteriormente
la luminosità e la vivacità dei colori dei soggetti, sembra quasi che essi emanino
un’eterna luce.
Aspetti umanistico rinascimentali presenti nel quadro
Il primo elemento che si può affrontare per legare fortemente questo quadro
all’umanesimo e al rinascimento è che in questa età la civiltà e l’arte sono legate
alle corti e alle signorie infatti è proprio questo il luogo dove era stato previsto
che fosse situato il quadro, nella villa medicea di Castello e l’autore aveva
previsto che a quel tempo il quadro fosse stato capito e interpretato da cortigiani
e persone colte e raffinate poiché esse avevano le capacità culturali necessarie.
Inoltre in ogni particolare del quadro è espressa l’armonia e la precisione, due
importantissimi valori di corte dell’età rinascimentale. In questa favolosa età di
trasformazione maturarono pertanto ideali di bellezza sia pittorica che letteraria
legati alla cultura classica. Infatti Botticelli, come molti altri umanisti, prendeva
spunto per i suoi quadri dalle grandi opere dell’antichità, ne è un esempio la
raffigurazione di soggetti mitologici. In questo modo Botticelli ricercava la
bellezza ideale cercando di esprimersi con una precisione assoluta che ne è uno
degli elementi.
Un altro elemento che ebbe modo di svilupparsi durante l’età rinascimentale fu
la giusta interpretazione della natura che apparteneva alle cose del mondo e
affiancava fin dall’antichità la vita dell’uomo. Infatti il legame tra l’uomo e la
natura si riflette pienamente nel quadro poiché la natura è parte integrante di
esso.
LA NASCITA DI VENERE
Descrizione del quadro
Venere, generata dalla spuma del mare, sostenuta da una conchiglia, è sospinta
dal soffio di Zefiro verso terra dove Flora è pronta ad accoglierla con un manto
cosparso di fiori. La dea al centro della composizione assume una posizione
classica derivata dalle figure dell’arte greca. Il colore della sua pelle la rende
morbida e statuaria, i corpi si intrecciano, tutto è in sintonia: i capelli fluenti, i
veli leggeri e le onde del mare.
Dietro all’apparenza c’è un significato fortemente cristiano, la nascita di Venere
dalle acque rimanda alla nascita attraverso il battesimo.
Aspetti comuni a “La Primavera”
Il quadro de “La Nascita di Venere” risulta perfetto per essere confrontato con
quello de “La Primavera” innanzitutto perché si riconosce facilmente lo stesso
stile, la stessa atmosfera, lo stesso uso dei colori freddi e chiari utilizzato da
Botticelli.In entrambi i quadri prevale al centro la figura di Venere e si nota che
dal primo al secondo quadro ha subito una trasformazione mentale e fisica, nel
primo ha un aspetto più giovanile e spensierato, nel secondo è in attesa di
legarsi al suo sposo. Questi aspetti non si notano dall’espressione che resta
immuotata ma da degli aspetti fisici come i capelli.
Sono presenti inoltre altri due personaggi fondamentali, la dea Flora che in
entrambi i quadri ha il compito di aggraziare la figura di Venere e in entrambe le
occasioni subisce una trasformazione e il vento Zefiro che ha il compito di
accompagnare la ninfa Clori e di soffiare su Venere.
Nei due quadri il Botticelli ricerca la bellezza ideale attraverso la raffigurazione
di Venere in uno stato di perfezione in modo assoluto ed eterno. Anche in
secondo piano sono presenti elementi comuni che fanno parte della vegetazione
come l’aranceto il vasto assortimento floreale.

Bibliografia
C.BO, L’opera completa del Botticelli, Rizzoli ed., Milano 1967, p.83, 84
P.BERSI-C.RICCI, Arte e immagine . Il libro dell’arte volume B, Zanichelli ed.,
Torino 2004, mod. G, pp.174, 175
Sitografia
it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Botticelli
www.italica.rai.it/index.php?categoria=biografi&scheda=botticelli
www.tribenet.it/TribeBiografie/botticelli_sandro.htm

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