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Il brigantaggio come guerra civile


Lo storico Mack Smith, autore di una celebre Storia dItalia (prima edizione 1958), riassume in questo brano il clima politico post-unitario, individuando alcune cause della ripresa del brigantaggio. Egli sostiene che lazione dei briganti, per quanto efferata e sostenuta da larghi strati della popolazione, non aveva un chiaro disegno politico; la fedelt al regime borbonico era spesso un pretesto, mentre in essa agivano soprattutto rivendicazioni sociali che i piemontesi non seppero cogliere. La scarsa sensibilit verso il Sud diede limpressione a molti uomini del Mezzogiorno che i piemontesi volessero semplicemente estendere il loro territorio, senza voler minimamente risolvere i secolari problemi del Sud che il regime borbonico aveva accentuato. Ne scatur il brigantaggio, una reazione violenta, rabbiosa, paragonabile a una guerra civile, per la sua estensione e la sua diffusione, specialmente nel biennio 1862-1863. La repressione militare, quando ebbe successo, non and a toccare le reali questioni che avevano convinto molti contadini del Sud ad appoggiare i briganti. La prima seria minaccia alla stabilit del nuovo regno venne dal Sud. Nel 1860 lex re di Napoli Francesco, insieme con numerosi fratelli e zii, aveva cercato asilo a Roma []. Da questo loro rifugio essi fecero un ultimo tentativo controrivoluzionario, fidando sullappoggio aperto o clandestino sia dellaristocrazia che dei contadini. Cavour aveva agito precipitosamente quando, nellottobre 1860, aveva mandato a Napoli lincerto e sofferente Farini con lincarico di eliminare garibaldini e borbonici. Garibaldi aveva sperato per il momento di poter restare in qualit di vicer nellItalia meridionale, finch i tempi fossero maturi per marciare su Roma, ma Cavour aveva molte ragioni di carattere sia politico che personale

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per voler evitare una soluzione del genere. La sua prima preoccupazione era quella di sottomettere Garibaldi e di fondere lamministrazione del Nord e quella del Sud, superando, se necessario, qualsiasi opposizione da parte dei democratici radicali o dellopinione pubblica locale. Sia lui che Garibaldi erano consci del fatto che i governi dEuropa, come pure i potenziali apportatori di capitali e gli appaltatori di strade ferrate, aspettavano di vedere in qual modo lItalia sarebbe riuscita a risolvere il suo primo problema veramente vitale; e decisero che soltanto la fermezza sarebbe stata in grado di trionfare. Cavour aveva quindi ordinato a Farini di servirsi dellesercito al primo segno dirrequietudine e di chiudere la camera consultiva che Garibaldi aveva insediato a Napoli. Soltanto il governo militare era considerato adeguato per quella che Cavour chiamava la parte pi debole e corrotta dItalia, e da Torino vennero istruzioni di tenere strettamente a freno la stampa locale come pure il suggerimento che metodi militari un po bruschi avrebbero potuto costituire una medicina salutare. A lunga scadenza, Napoli ebbe molto da avvantaggiarsi dallonest e dallefficienza dei suoi nuovi amministratori; ma nel periodo in cui Silvio Spaventa fu a capo della polizia napoletana, le tristi memorie della sua stessa prigionia nelle isole che servivano da bagno penale resero la sua amministrazione altrettanto severa e quasi altrettanto illiberale di quella dei Borboni. Era naturale che dovesse formarsi unopposizione locale. Per quanto Napoli, a dire il vero, avesse ben poco contribuito alla sua stessa liberazione dai Borboni, si diffuse un allarmato stupore quando la citt si trov ad essere trattata come terra di conquista del Piemonte. La camera consultiva napoletana insediata da Garibaldi aveva raccomandato che al Meridione fosse concessa una qualche autonomia locale; ma Farini introdusse con la maggior celerit possibile le leggi e i sistemi amministrativi del Nord, in modo che il parlamento potesse essere messo di fronte al fatto compiuto. I politicanti settentrionali non ebbero quindi che da ringraziare se stessi per limpopolarit che ben presto si guadagnarono, e fu in parte colpa loro, come essi stessi dovettero riconoscere, se la maggioranza dei napoletani continu a dimostrare ben poco interesse per lItalia unita. I corrispondenti dei giornali scrivevano come se un altro movimento dindipendenza potesse scoppiare da

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un momento allaltro. Sir James Lacaita - che malgrado il suo titolo nobiliare inglese era un proprietario terriero delle Puglie - scriveva a Cavour nel dicembre 1860 che i fautori dellannessione erano in netta minoranza; chegli non doveva lasciarsi ingannare dai risultati del recente plebiscito, i quali erano stati dovuti pi che altro allodio generale per la dinastia spergiura, allavversione per il mazzinianesimo, e in alcune zone anche allintimidazione; che il malgoverno di Farini, che aveva provocato la frattura del partito liberale, aveva accresciuto lo stato danarchia delle province e coperta di ridicolo e resa oggetto di disprezzo lannessione. [] Il Sud si era originariamente ribellato ai Borboni a causa del loro malgoverno. Quando quegli stessi sintomi di malgoverno continuarono a perdurare dopo il 1861, ci pot essere attribuito a un vizio congenito del Mezzogiorno e dei suoi abitanti. Fu solo troppo tardi che questi ultimi scoprirono di aver male interpretato i loro stessi desideri e che quello che effettivamente volevano non era un governo migliore, ma uno che governasse meno e imponesse meno tasse [] Il Sud stava cos diventando il teatro di una guerra di tipo irlandese e per un certo numero di anni dovette sostenere il peso di quello che praticamente era un esercito di occupazione. I fattori politici aggravarono ma non crearono quellantichissimo fenomeno sociale chera il brigantaggio. Durante le guerre napoletane gli inglesi avevano incoraggiato, per scopi politici, i briganti napoletani contro i francesi, e pi tardi i Borboni dovettero trattare con Fra Diavolo come con una potenza estera. Ora il re in esilio, Francesco, si serv del banditismo come arma di controrivoluzione politica e stimol senza tregua la lotta di classe contro i ricchi. I briganti sfruttarono a loro volta Francesco II, intascando il suo denaro e giovandosi dellasilo politico loro offerto al di l dei confini pontifici. Il papa, abbastanza comprensibilmente, considerava i piemontesi come i veri briganti, dato che proprio di recente si erano impossessati della maggior parte dei suoi domini con una spudorata aggressione []. Uno dei capi di maggior rilievo di questo esercito era lo spagnolo Borjs, che aveva combattuto dalla parte dei carlisti nella guerra civile spagnola, era stato reclutato allestero da agenti dellex sovrano, nominato generale e autorizzato a servirsi del denaro pubblico in qualsiasi citt del regno

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meridionale. Per tre mesi egli percorse in lungo e in largo il Sud, incontrandosi con altre bande di briganti, ma dovette riconoscere che ben pochi di questi erano spinti da un sincero sentimento di devozione dinastica, e venne infine ridicolizzato da briganti professionali come Crocco. Comunque, qualsiasi ribelle poteva contare su quei sentimenti anarcoidi che mettevano villaggio contro villaggio, citt contro campagna, Chiesa contro Stato, contribuente contro esattore delle imposte. Qualche aiuto veniva inoltre dallultimo sprazzo di reazione feudale e separatista contro lo Stato nazionale, e il ricordo delle controrivoluzioni vittoriose del 1799 e del 1849 distoglieva molta gente dallabbracciare troppo rapidamente la causa nazionale. Il risultato che ne consegu pu appropriatamente venir definito come una piccola guerra civile, che contribu a perpetuare la pericolosa impressione che lItalia potesse sfasciarsi da un momento allaltro. da D. Mack Smith, Storia dItalia dal 1861 al 1969, Laterza, Roma-Bari 1973, pp.113-118.
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