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Disambiguazione Se stai cercando altri significati di ontologia, vedi ontologia (informatica). L'ontologia, una delle branche fondamentali della filosofia, lo studio dell'essere in quanto tale, nonch delle sue categoriefondamentali. Il termine deriva dal greco , ntos (genitivo singolare del participio presente del verbo , inai, "essere") e da , lgos ("discorso"), quindi letteralmente significa discorso sull'essere, ma pu anche derivare direttamente da , ovvero "gli enti", variamente interpretabili in base alle diverse posizioni filosofiche.[1]
Indice
[nascondi] 1 Introduzio ne 2 Soggetto, relazione, oggetto 3 Alcune questioni fondamentali 3.1 Differenz e terminologic he tra essere ed esistenza 4 Cenni storici 4.1 Parmeni de 4.2 Leucippo e Democrito 4.3 Platone 4.4 Aristotel e 4.5 Stoicism o 4.6 Neoplato nismo 4.7 Filosofia medievale 4.8 Cartesio 4.9 Kant 4.10 Hegel 4.11 Trendel enburg 4.12 Brentan o 4.13 Stumpf 4.14 Meinon g 4.15 Husserl 4.16 Heideg ger 5 Ontologia e fisica 6 Ontologia e informatica 7 Ontologia, teologia, cosmologia e vita
Introduzione [modifica]
Dal punto di vista storico, l'ontologia viene considerata una branca della metafisica dalla maggior parte delle impostazioni filosofiche, quali ad esempio l'aristotelismo. Questa attribuzione non tuttavia condivisa universalmente da alcuni pensatori come Martin Heidegger, o da studiosi che vedono piuttosto la metafisica come ricerca delle cause ultime della realt,[3]mentre l'ontologia sarebbe soltanto "fenomenologia dell'essere", esplorazione di quel che per come esso si rivela. [4] Sebbene l'ontologia abbia interessato il pensiero filosofico sin dai suoi primordi, la sua definizione lessicale molto pi tarda. Il termine ontologia fu infatti coniato soltanto agli inizi del XVII secolo da Jacob Lorhard nella prima edizione della sua opera Ogdoas Scholastica (1606) e successivamente utilizzato da Rudolph Gckel per il suo Lessico filosofico (1613). La fortuna del termine da attribuire per a Christian Wolff con il suo trattato Philosophia prima, sive Ontologia del 1729.
Platone fu il primo a distinguere esplicitamente l'essere dall'esistere; in particolare egli attribuiva l'esistenza alla condizione umana, sempre in bilico tra essere e non-essere, sottoposta alla contingenza e al divenire, mentre l'essere la dimensione ontologica pi vera nella quale si trova il mondo delle idee, incorruttibile, immutabile, ed eterno.[6] Distinzione ripresa da Giambattista Vico, che rimproverava a Cartesio di aver usato impropriamente i due termini, non tenendo conto della loro differenza.[7] Anche Heidegger ha ripreso la distinzione tra Essere ed esistere, con particolare riferimento alla condizione umana: l'uomo un essere calato in una dimensione temporale e transitoria, un "esserci" che vive suo malgrado a contatto col nonessere.
il principio di non contraddizione, che sar poi approfondito e reso esplicito da Aristotele,[8] in base al quale la negazione di una verit non pu essere vera a sua volta; la dimostrazione per assurdo, fatta propria in particolare dall'allievo Zenone, che riconosce laverit di un asserto dimostrando la falsit del suo opposto, non essendovi terze possibilit.[9]
Parmenide [modifica] Padre dell'ontologia solitamente considerato Parmenide,[2]505-504 a.C., appartenente ai cosiddetti presocratici. Parmenide fu il primo a porsi la questione dell'essere nella sua totalit, dunque a porsi il problema, ancora alla sua genesi, dell'ambiguit tra il piano logico, ontologico, linguistico. In Parmenide la dimensione ontologica risulta preponderante, al punto da sottomettere a s ogni altro aspetto filosofico, compreso il pensiero stesso. Dinnanzi all'Essere, il pensiero pu dire soltanto che . Qualunque altro predicato si voglia assegnargli, significherebbe oggettivarlo riducendolo a un'entit particolare: sarebbe un pensare il falso e quindi il non-essere; ma poich quest'ultimo non , il pensiero diverrebbe perci inconsistente e cadrebbe nell'errore. Anche i cinque sensi, secondo Parmenide, attestano il falso, perch sono vittime di un'illusione, facendoci credere che il divenire esista. Platone, Aristotele, e a seguire tutta la filosofia greca, elaborarono progressivamente questo ed altri temi, lasciando in eredit alla filosofia quello che considerato il problema par exellence: il problema dell'esistenza nella sua massima estensione e universalit. Leucippo e Democrito [modifica] Con Leucippo e poi Democrito, l'Essere, che Parmenide aveva teorizzato essere Uno e Semplice, viene messo in discussione. Esso si scompone infatti nella molteplicit di un numero infinito di atomi, che dell'Essere conservano soltanto l'indivisibilit, ma che sono elementi semplici di un cosmo concepito materialisticamente. Nell'incipit della versione diDiogene Laerzio l'ontologia democritea si presenta nei seguenti termini: Princpi di tutte le cose sono gli atomi e il vuoto, e tutto il resto opinione soggettiva; vi sono infiniti mondi, i quali sono generati e corruttibili; nulla viene dal non essere, nulla [dell''essere] pu perire e dissolversi nel non essere.[10] Platone [modifica] Platone rest invece fedele all'ontologia parmenidea, identificandola con la dimensione iperurania delle idee, e tuttavia distinse da quella il piano della logica dialettica, nel tentativo di conciliare l'Essere con una concezione della sensibilit che non riducesse quest'ultima a semplice illusione. La dimensione iperurania delle idee costituisce per Platone la vera realt, mentre la natura materiale un qualcosa di informe, mescolato al non-essere, che aspira a darsi una "forma". Platone in tal modo concep l'ontologia in maniera gerarchica, da un massimo fino a un minimo di Essere. L'ontologia platonica resta comunque superiore al percorso dialettico che si deve compiere per approdarvi.
Aristotele [modifica] Aristotele, pur non utilizzando il termine ontologia, intese fondare la scienza dell'essere in quanto essere.[11] La parola in quanto vuol dire riguardo all'aspetto di. Secondo questa teoria, quindi, l'ontologia la scienza dell'essere riguardo all'aspetto dell'essere, o lo studio degli esseri nella misura in cui questi esistono. Egli scrive nel libro IV della Metafisica: C' una scienza che studia l'essere in quanto essere ....Il termine essere usato in molte accezioni, ma si riferisce in ogni caso a una realt sola e ad un'unica natura. (Aristotele, Metafisica, IV 2, 1003 a, 32-34) Essendo una scienza unica a dover studiare la sostanza, l'ontologia anche studio degli esseri in quanto esseri, quindi "tutto ci che " diventa oggetto dell'ontologia. E di tutto ci "che " bisogna conoscere i princpi e le cause. La conoscenza delle sostanze e dei principi e delle cause di esse per Aristotele la "filosofia prima", preliminare ad ogni ulteriore sviluppo della speculazione nei campi dell'etica e della logica. Anche in Aristotele l'ontologia resta comunque preponderante rispetto alla dimensione logica ed empirica: solo l'intuizioneintellettuale per lui in grado di accedervi. Stoicismo [modifica] Nell'ontologia stoica l'essere si identifica innanzitutto con l'ordine conferito da Dio, che pervade il Tutto. Esso quindi divino, necessario, razionale, perfetto ed eterno. Lo regolano due princpi, il poion, attivo, e il pschon passivo. Si tratta di un Principio divino immanente al cosmo stesso, che pervade, ordina e razionalizza il mondo che una specie di "corpo globale". Dio perci intelligenza e potenza e nello stesso tempo ordine (txis), ragione (logos) e necessit (ananke). L'ontologia stoica, fondata sulla presenza di un principio spirituale detto pneuma (o soffio vitale) che guida e dispone l'universo secondo un piano intelligente, si contrappone al materialismo epicureo, che risulta invece dominato da un cieco e rigido meccanicismo.[12] Neoplatonismo [modifica] Nell'ambito del neoplatonismo, Plotino recupera la concezione parmenidea dell'unit del tutto. Ma l'Uno plotiniano persino al di l dell'essere e perci rimane trascendente rispetto ad esso. Come gi in Platone, l'essere si stratifica dialetticamenteper livelli ontologici come in una scala dove due processi contrari portano, in una direzione ad andare verso l'Uno, nell'altra ad allontanarsi da Lui. Al vertice dell'essere stanno la seconda e la terza delle Ipostasi Divine: l'Intelletto e l'Anima. Da questa per caduta verso il basso si formano le realt inferiori: uomo, animali, piante, oggetti inanimati. Filosofia medievale [modifica] Durante la metafisica medioevale, soprattutto nella scolastica, l'ontologia stata studiata in relazione alla teologia cristiana, in particolare rispetto ad alcune questioni fondamentali relative a Dio (esistenza, unicit, rapporti con il mondo e con l'uomo). La Scolastica ha per anche operato una profonda revisione dei concetti classici, coniugando la tradizione platonica e quella aristotelica coi valori della fede cristiana. Da parte degli Scolastici anche la terminologia filosofica risulta fortemente riformata, e quanto meno sino a tutto il Seicento largamente utilizzata. Cartesio [modifica] Durante il Seicento la riflessione di Cartesio ripropose il problema in una nuova chiave: fu il primo (sebbene alcuni non lo ritengano vero) a dimostrare l'indubitabilit (performativit) dell'asserzione fondamentale: "cogito ergo sum". Egli ripropose dunque il tema ontologico nella sua chiave esistenziale, precipitando per nel profondamente criticato solipsismo: per Cartesio, infatti, il pensiero logico sarebbe in grado di dedurre l'essere da solo, senza bisogno di aprirsi ad una dimensionetrascendente (Pascal gli contest per questo di usare Dio come mezzo anzich come fine). Kant [modifica] Nell'opera di Immanuel Kant non viene data una trattazione sistematica dei problemi ontologici,
visto che le categorie dell'essere sono considerate forme a priori del pensiero e non determinazioni dell'essere. La teoria kantiana tuttavia centrata emblematicamente sul rifiuto della dimostrazione ontologica dell'esistenza di dio. Kant asserisce "Sein ist kein reales Prdikat", ovvero in base al suo sistema di categorie bisogna distinguere l'uso del verbo essere come attributivo ("S P") e come esistenziale ("S "). L'esistenza non quindi un "predicabile" di un ente. Possiamo avere il concetto di dio, la sua essenza, nel pensiero, ma non possiamo tradurre questa conoscenza intellettiva in una prova della sua esistenza reale. La differenza tra reale e ideale viene illustrata da un esempio, la differenza tra "avere 100 talleri e pensare di averli", con cui vuole indicare la dimensione puramente empirica dell'esistenza, dall'altro l'ideale della ragion pura si configura come la struttura ultima della ragione, la quale pensa l'essere come "l'insieme di ogni possibilit per la determinazione completa d'ogni cosa" ma appunto solamente come un'"idea". A differenza delle categorie aristoteliche, che hanno un valore sia ontologico che gnoseologico come forme dell'essere e del pensiero, le categorie kantiane hanno una portata esclusivamente gnoseologico-trascendentale, in quanto forme a priori dell'intelletto che non valgono per l'essere in senso ontologico, ma solo per il pensiero in senso logico-formale, cosa che gli valse l'accusa di fenomenismo da parte dei suoi contemporanei: secondo Kant, infatti, l'essere non viene colto al livello immediato dell'intuizione intellettuale (che per Platone e Aristotele costituiva il vertice della conoscenza), ma sarebbe una semplice copula assegnata e ricondotta dal nostro ioall'ambito limitato del fenomeno, su cui il ragionamento esercita poi, tramite le categorie, la sua funzione critica e mediatrice. Kant fu in sostanza accusato di aver svuotato l'essere della sua stessa dimensione ontologica, ponendo la ragione critica al di sopra dell'intuizione. Hegel [modifica] In seguito fu l'idealismo tedesco ad elaborare tale tema. In Hegel la dimensione ontologica diventa totalmente sottomessa a quella gnoseologica. Con l'asserto tutto il reale razionale, tutto il razionale reale, e con la sua dialettica triadica, Hegel sostenne la possibilit del sapere assoluto, essendo lo "spirito" (l'essere) logicamente comprensibile. Hegel di fatto estromise l'ontologia dalla filosofia, presumendo che il pensiero fosse in grado di giustificarsi da s. La staticit parmenidea divenne dinamica, e l'essere fu fatto trapassare nel divenire. In tal modo Hegel sovvert la logica aristotelica di non-contraddizione, facendo coincidere l'essere col suo contrario, cio col non-essere[13]. L'ontologia hegeliana non pi la dimensione intuitiva e trascendente da cui scaturisce il pensiero (com'era nella filosofia classica), ma viene posta alla fine: il risultato di una mediazione, di un processo logico. Dopo Hegel il problema ontologico, nelle sue possibili ramificazioni, divenne ad essere il nodo centrale di molte filosofie che a lui seguirono. In molti riproposero il problema, che in verit trattato in modo pi o meno indiretto in ogni filosofia. Trendelenburg [modifica] Nella prima met del XIX secolo avviene una rinascita aristotelica, in gran parte in seguito all'opera di Friedrich Adolf Trendelenburg e dei suoi studenti (in particolare Bnitz, Prantl e Brentano). Questo recupero della tradizione aristotelica, non solo tramite edizioni critiche, ma anche con una riattualizzazione in senso sistematico, si accompagna nel pensiero di Trendelenburg ad una critica dell'idealismo Hegeliano e ad un confronto critico con Kant. In particolare, Trendelenburg provvede ad una nuova interpretazione linguistico-grammaticale della categorie di Aristotele.[14] Il soggetto grammaticale corrisponderebbe alla sostanza e quindi alla categoria dell'essere, mentre le altre categorie corrisponderebbero agli accidenti e quindi ai predicabili nel senso pi generale. Trendelenburg tese anche ad un recupero della logica aristotelica, contro quella (formale) kantiana e (dialettica) hegeliana. Nella sua organische Weltanschauung (concezione organica del mondo), basata su Aristotele, ricopre un ruolo fondamentale il concetto di movimento costruttivo che unifica essere e pensiero. Per Trendelenburg questa era anche una presupposizione non esplicitata della dialettica hegeliana. D'altra parte, contro Kant, le forme del pensiero sono considerate intimamente legate alla realt e quindi sia soggettive che oggettive.[15]
Brentano [modifica] Le posizioni di Trendelenburg furono ulteriormente sviluppate dal suo allievo Franz Brentano. La sua dissertazione Sul molteplice significato dell'ente in Aristotele non testimonia solo l'influenza del suo maestro o di Aristotele per il suo pensiero, ma anche del Tomismo e della scolastica medievale. Infatti, volgendosi pi verso la psicologia con le sue opere successive, Sulla Psicologia di Aristotele e Psicologia dal Punto di Vista Empirico, reintroduce l'idea, bench modificata, dell'intenzionalit come caratteristica fondamentale della coscienza nella filosofia contemporanea. Sull'analisi degli atti intenzionali si basano anche alcune della controversie fondamentali dell'ontologia tra i suoi allievi. Infatti, in un atto di coscienza si pu distinguere l'oggetto intenzionale immanente e l'oggetto inteso trascendente. Per Brentano fondalmentalmente solo il primo, quello immanente reale in quanto parte reale dell'atto stesso, la cui evidenza innegabile. Seguendo Trendelenburg, Brentano collega il soggetto linguistico alla sostanza e le categorie al predicato, proponendo una sostanziale riforma della logica aristotelica su base scolastica, dove il tipo fondamentale di giudizio quello esistenziale. In un giudizio esistenziale affermativo viene riconosciuta l'esistenza di un oggetto e solo successivamente possono essergli attribuite propriet tramite predicazione categoriale. Nell'ultima fase del suo pensiero Brentano quindi approder al reismo, in cui vengono accettati solo oggetti attualmente esistenti, e rigettate tutte le tipologie di oggetti irreali, proposizioni in s o oggetti di ordine superiore, come Gestalten e Sachverhalte. Stumpf [modifica] Tra gli allievi di Brentano, fu Carl Stumpf ad introdurre nelle sue lezioni di logica del 1888 un concetto fondamentale per lo sviluppo dell'ontologia, l'idea dello "stato di cose": Sachverhalt. Per Stumpf bisogna distinguere tra l'oggetto di cui si predica qualcosa in un giudizio "S P", la sua materia, ed il contenuto del giudizio stesso, lo Sachverhalt. Seguendo un suo esempio, nel giudizio "Dio esiste" bisogna distinguere la materia "Dio" dallo stato di cose "l'esistenza di Dio". Nell'ontologia di Brentano questo equivale a distinguere il contenuto del giudizio dal contenuto della semplice presentazione. LoSachverhalt il correlato ontologico di un giudizio e come tale svolge una funzione fondamentale in vari filosofi di generazioni successive, i.a. il Wittgenstein del Tractatus, il giovane Husserl e Adolf Reinach.[16] La distinzione tra il contenuto del giudizio dal contenuto della semplice presentazione, cio materia e Sachverhalt, verr reso da Meinong come la distinzione tra oggetto e oggettivo.[17] Meinong [modifica] Alexius Meinong distingue tre modalit dell'essere: esistenza (Existenz), sussistenza o consistenza (Bestand) e l'essere-dato (Gegebenheit). Il primo caso consiste negli ordinari oggetti concreti (e.g. alberi), il secondo negli oggetti astratti o logicamente possibili (e.g. numeri), il terzo negli oggetti logicamente impossibili (e.g. il cerchio quadrato). In questo contesto,, Meinong individua anche oggetti di ordine superiore o oggetti fondati, dipendenti dagli oggetti di ordine inferiore (e.g. relazioni, complessi, Gestalten). Secondo Meinong si possono distingue quattro classi di attivit mentali: la presentazione (das Vorstellen), il pensiero (das Denken), il sentire (das Fhlen), e il desiderio (das Begehren). Dal lato dell'ontologia a queste corrispondono quattro classi di oggetti: "oggettit" (Objekt), "oggettivo" (Objectiv), "dignitativo", e "desiderativo". Come per Brentano, non si pu presentare senza presentare qualcosa e ai diversi tipi di presentazione e attivit fondate su di esso correspondono diverse tipologie di oggetti. Per Meinong non solo si pu presentare ci che non esiste, ma questo ha anche lo status ontologico di oggetto, indipendentemente dal fatto se all'oggetto immanente corresponde o meno un oggetto trascendente. Su queste classi si basa la Gegenstandstheorie di Meiong, che vuole essere un'ontologia nel senso di una scienza degli oggetti. Tale scienza, come scienza dell'oggetto in quanto oggetto la scienza dell'ente in quanto ente, indipendentemente dal suo essere, visto che sono contemplati anche oggetti "oltre l'essere ed il non-essere". Husserl [modifica] Combinando intuizioni del suo maestro Brentano e dei suoi studi matematici, Edmund Husserl svilupper una concezione di ontologia formale che comprende la matematica, la logica
formale e la mannigfaltigkeitslehre in quanto non tanto l'ontologia come studio dell'essere in quanto essere, ma l'ontologia come studio dell'ente in quanto ente, i.e., non distando poi troppo da Wolff, lo studio delle propriet comuni a tutti gli enti possibili. Le scienze specializzate studierebbero invece ontologie regionali, i.e. enti di un certo tipo, un sottoinsieme di enti. Parte integrante di una tale ontologia la mereologia. Oggetti possono essere semplici o complessi, i.e. avere parti. Queste parti possono essere indipendenti (pezzi) o dipendenti (momenti) e la dipendenza pu essere reciproca (e.g. colore ed estensione) o unilaterale (giudizio e presentazione). Nel caso di contenuti dipendenti, le parti da cui dipendono sono anche dette fondamenta e oggetti di ordine superiore (e.g. Gestalten) sono anche chiamate "contenuti fondati". L'ontologia formale strettamente connessa alla logica formale, dove l'una tratta delle categorie di oggetti, l'altra tratta delle categorie di significati. Dopo la svolta trascendentale, l'ontologia naturale rimane parte del punto di vista fenomenologico come correlato oggettuale, implicato dalle scienze naturali. L'ontologia fondamentale diventa per quella della coscienza, che esibisce una trascendenza in immanenza, cio non ulteriormente riducibile dall'epoch. L'essere trascendente viene ricondotto (re-ducere) alle sue fondamenta, non nel reale psicologicamente immanente come in Brentano, ma nel essere assoluto della coscienza. Heidegger [modifica] Sicuramente degno di nota Martin Heidegger, che dell'essere fece il concetto cardine della sua filosofia. Nel suo testo pi famoso, Essere e tempo, egli opera la radicale distinzione tra ontico e ontologico, ovvero tra esistenza come semplice "presenza" (ente), e l'essere in quanto essere. Scopo del suo pensiero, soprattutto nella prima fase, fu di svolgere un'"ontologia fondamentale", che si radicasse sulla differenza ontologica tra essere ed ente, e mostrasse cio l'irriducibilit dell'essere a semplice essente. L'essere viene qui inteso come l'altro dell'ente, ossia ci che rende possibile l'apparire dell'ente (o dell'essente), ma che nel contempo si vela in questa apertura. L'ontologia fondamentale consiste dunque per Heidegger nel pensare l'Essere come ci che si manifesta, sottraendosi, nell'essente: un Essere inteso cio non come oggetto, ma piuttosto, con un'immagine affine alla teologia neoplatonica, come la "luce" grazie a cui possibile vedere gli oggetti.[18] Heidegger in proposito usa la parola Lichtung, la quale in tedesco significa propriamente radura, ma anche illuminazione:[19] l'essere la radura dell'ente, nel senso che consente di far luce su di esso, ma una luce che consiste nel suo stesso "diradarsi" e quindi venir meno.[20] Sebbene possa sembrare che il percorso tracciato da Essere e Tempo raggiunga dunque il suo scopo, sia per il linguaggio, sia per il nuovo approccio al problema ontologico, in realt si tratta di un'opera rimasta incompiuta, in quanto Heidegger perviene alla comprensione che il problema dell'essere indistricabilmente correlato al problema del linguaggio, ovvero alla necessit di elaborare un linguaggio libero da compromissioni con la metafisica tradizionale, che aveva ridotto l'essere a ente sommo fra tutti. In seguito, con la "svolta linguistica", e, in generale, con tutte le filosofie contemporanee, il problema dell'essere ha assunto diverse forme e diverse interpretazioni, trovando non di rado applicazioni concrete in alcune discipline.
stessa minaccia sia disposta a vivere o morirein altre parole un'ontologia, una cosmologia ed una moralepossono aiutarla a scegliere e sostenere azioni comuni.
Note [modifica]
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.
^ Per una storia dell'uso del verbo "essere" nelle lingue occidentali e delle diverse teorie interpretative che si sono succedute in proposito, si veda lo scritto di Andrea Moro Breve storia del verbo essere. Viaggio al centro della frase (2010). ^ a b Cfr. G. Granata, Filosofia, vol. I, pag. 38, Alpha Test, Milano 2001. ^ Cfr. Battista Mondin, Ontologia, metafisica, pag. 8: La metafisica la ricerca del fondamento, ossia di ci che spiega esaustivamente, conclusivamente e definitivamente il reale. [...] Pi propriamente la metafisica va definita come ricerca delle cause ultime o del principio. Pi che ontologia eziologia (esattamente come afferma Aristotele nel libro primo dellaMetafisica). ^ Ibidem, pag. 22. ^ Cfr. in dizionario latino ex (da o fuori) + sistere, forma secondaria del verbo sto, -as, stti, sttum, -are (stare). ^ Platone, Repubblica, VII. ^ Cfr. Giambattista Vico, De italorum sapientia, in "Risposte al Giornale dei Letterati d'Italia", n. 221, a cura di G. Gentile e F. Nicolini, Laterza, Bari 1914. ^ impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo (Aristotele, Metafisica, libro , cap. III, 1005 b, 19-20).
9. ^ Cfr. i paradossi di Zenone (in Aristotele, Fisica, libro Z, cap. IX, 239 b), considerati un primo esempio del metodo dialettico (v.qui). 10.^ Diels-Kranz, 68, 44. 11.^ Aristotele, Metafisica, libro cap. I, 1003 a, 21-26. 12.^ Max Pohlenz, La Stoa. Storia di un movimento spirituale, Bompiani 2006 13.^ Secondo Hegel, l'essere puro un concetto evanescente e privo di contenuto al punto da coincidere col non-essere. L'identit di essere e nulla
una contraddizione dialettica che trova la sua giustificazione nel divenire, sintesi di entrambi. [1](Cfr. Dottrina dell'essere in Scienza della logica, 1812).
14.^ Trendelenburg, Friedrich Adolf (1846). Historische Beitrge zur Philosophie. Vol. 1. Berlin: Bethge, p. 33. 15.^ Vedi anche Porta, Mario Ariel Gonzlez (2005) Zurck zu Kant (Adolf Trendelenburg, la superacin del idealismo y los orgenes de la filosofa
contempornea). Doispontos 2 (2): 3559.
16.^ Barry Smith, "Logica Kirchbergensis" in P. Klein, ed., Praktische Logik. Traditionen und Tendenzen, Abhandlungen eines Seminars beim 13.
Internationalen Wittgenstein-Symposium, Kirchberg am Wechsel 1988, Vandenhoeck & Ruprecht, Gttingen, 1989, pp. 123-145.
17.^ Arkadiusz Chrudzimski, Gegenstandstheorie und Theorie der Intentionalitt bei Alexius Meinong, Phaenomenologica 181. Springer,
Dordrecht/Boston/London, 2007, p. 144.
18.^ Cfr. la conferenza di Heidegger sull'Essenza della Verit, tenuta nel 1930. 19.^ Heidegger giocava spesso sul doppio significato delle parole, in questo caso Lichtung (radura e illuminazione), convinto che la semantica
delle parole avesse dei fondamenti ontologici nascosti.
Bibliografia [modifica]
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2008. Recensione on line. C. Achille Varzi, Parole, oggetti, eventi e altri argomenti di metafisica, Roma, Carocci, 2001. C. Achille Varzi, "Ontologia e metafisica", in F. DAgostini e N. Vassallo (a cura di), Storia della filosofia analitica, Torino, Einaudi, 2002, pp. 157-193. C. Achille Varzi, Ontologia, Roma-Bari, Laterza, 2005. Recensione on line.
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