Académique Documents
Professionnel Documents
Culture Documents
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
1
PRETE M.R., FONDI M., La casa rurale nel Lazio settentrionale e nell’Agro Romano.
Firenze, Leo S. Olschki 1957.
163
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
2
G. CANIGGIA, G. L. MAFFE. Composizione architettonica e tipologia edilizia.
1- Lettura dell’edilizia di base. Marsilio Editori 1982.
164
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
165
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
166
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
167
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
168
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
principalmente nella zona mediana della collina tra il lago di Vico e il lago dì
Bolsena e verso la valle del Paglia, forme diverse, residue di un insediamento
più antico o dovute all’introduzione di più moderni criteri costruttivi e
all’influsso di aree finitime. In sostanza, i diversi tipi riscontrati dipendono,
più che da differenze ambientali, dalle successive fasi dell’appoderamento,
dalle quali deriva la loro frequente coesistenza.
I tipi prevalenti di dimora, che risultano rappresentati nella carta annessa
(pag. 177) solo dove presentino una certa frequenza, si possono così indicare:
A - Tipo con abitazione sovrapposta al rustico:
1 - a scala esterna: largamente prevalente in tutta la regione;
2 - a scala interna: diffusa presso che ovunque, frequente a nord del
lago di. Bolsena (Grotte di Castro, S. Lorenzo Nuovo,
Acquapendente) e a Castiglione in Teverina;
3 - di pendio: presente sui versanti più. inclinati, intorno ai Cimini e
particolarmente nella Teverina.
B - Tipo con abitazione e rustico giustapposti:
1 - a scala esterna: pochissimi esempi presso Lubriano;
2 - a scala interna: prevalente nella collina, a occidente del lago di
Bolsena (Viterbo, Vitorchiano, Celleno, Bagnoregio) e nella Maremma
(Tarquinia).
C – Tipo con abitazione e rustico separati (abitazione a scala esterna):
con discreta frequenza intorno ad Acquapendente.
D - Tipo a pianta quadrata con tetto a padiglione, a scala interna o
esterna, con o senza torre colombaria: presente sporadica-mente presso i
confini nord-orientali (Castiglione in Teverina, Bolsena, Acquapendente).
169
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
170
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
171
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
Questo tipo di casale a torre, diffuso molto nella piana di Viterbo fino
ad Acquapendente, trova riscontro anche nel territorio di Ronciglione, e si
trova maggiormente nei pressi dei centri abitati. È quindi da escludere
un’originaria funzione agricola; l’unica ipotesi convincente è quella che le
torri siano state costruite appositamente come colombaie per l’allevamento
del piccione “torraiolo”. Le colombaie, le più antiche delle quali risalgono al
secolo XVI, costituivano un privilegio della nobiltà e del clero e fornivano
carne abbondante e pregiata, molto richiesta dai mercati cittadini, soprattutto
nei centri più importanti.
L’abbandono delle colombaie ebbe inizio con l’abolizione dei privilegi
feudali, alla fine del secolo XVIII, quando ormai il casale a torre doveva
avere acquistato da tempo la funzione di sede agricola, e si era sviluppato in
forme talvolta imponenti. Molti di essi dovettero essere anche adibiti a
residenza temporanea del proprietario.
Il tipo più antico di casa rurale isolata è rappresentato da una modesta
costruzione a due piani, con cucina al pianterreno e rustico giustapposto, scala
interna in legno o in pietra, tetto frequentemente ad un solo piovente inclinato
verso la facciata; in qualche caso manca il piano superiore e l’abitazione si
riduce ad uno o al massimo due vani oltre la cucina.
Quest’ultima forma, che è la più semplice, è probabilmente la più
antica e potrebbe derivare dai ricoveri per i braccianti nelle aree a
cerealicoltura o anche dalle dimore stagionali dei pastori di ovini. Dalla
modesta costruzione limitata al solo pianterreno si sarebbe sviluppata quella a
due piani, con i locali per il riposo e il granaio al piano superiore, mentre la
cucina rimaneva al piano inferiore; gli annessi secondari (porcile, pollaio,
172
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
Una caratteristica delle dimore rurali dell’agro falisco, sia dei centri che
isolate, è quella di essere preferibilmente costruite su una superficie
pianeggiante: anche dove il terreno è in pendio, la casa sul fondo sorge di
solito su’area piana, scegliendo a volta a volta o la sommità di un costone, o
un’interruzione del pendio, o disponendosi con i lati lunghi paralleli alle
isoipse su una striscia di terreno piano ricavata artificialmente. Di
conseguenza è quasi del tutto assente la tipica abitazione a pendìo, con un
piano seminterrato e l’accesso al piano superiore a livello del terreno.
Qualche raro esempio si trova nei pressi di Sutri e Bassano di Sutri.
Accanto ai due tipi più antichi, del casale a torre e della casa a due
piani con rustico giustapposto, si sono sviluppate le forme più recenti che
rappresentano gran parte dell’insediamento rurale sparso nell’agro falisco.
I poderi, costituiti in seguito all’introduzione della mezzadria e delle
colture intensive (vite, olivo e più tardi tabacco e nocciolo) in alcune aree di
173
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
174
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
due piani e scala esterna, anche qualche esempio di dimora ad un solo piano,
comprendente di fianco all’abitazione solo un grande magazzino per il
deposito del prodotto e degli attrezzi; presso la casa è sempre l’essiccatoio per
il tabacco, costituito da una bassa tettoia in canne, poggiante su pali. In
annessi separati sono il forno, il pollaio e la stalletta per i suini.
175
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
176
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
Fonte della carta e degli esempi di abitazione: PRETE M.R., FONDI M., La casa rurale
nel Lazio settentrionale e nell’Agro Romano. Firenze, Leo S. Olschki 1957.
177
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
3
CERRI G., ROSSI P., La via Amerina e il suo paesaggio. Forme, coloro e sensazioni di
un percorso storico e naturalistico tra Nepi, Civita Castellana e Orte. Ninfeo Rosa 5. Ed.
Bibl. Comunale, Civita Castellana 1999.
178
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
4
La raccolta del prodotto iniziava alla fine di giugno e le foglie, dopo la raccolta, venivano
infilate tramite lunghi aghi e sistemate in filze, una specie di collane poste poi su telai ad
essiccare.
5
La densità di piante per ettaro era di 335, quindi 3.5 milioni di piante.
179
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
- Tabella in cui sono riportati i dati della densità degli impianti di nocciolo,
nel 1973, nei territori attraversati dalla Via Amerina.
Centri Percentuale
Civita Castellana 1-10 %
Nepi 1-10 %
Fabrica di Roma 41-50 %
Corchiano 31-40 %
Gallese 11-20 %
Questa
Vasanello 21-30 %
Orte 1% imponente
trasformazione dell’agro falisco è avvenuta soppiantando in primo luogo altre
colture legnose come i castagneti da frutto, i vigneti (intercalati dapprima col
nocciolo e poi successivamente eliminati), gli oliveti, il bosco ceduo e alcuni
seminativi che si sostituirono alla cerealicoltura.
Il paesaggio del nocciolo è uno degli elementi distintivi del territorio dell’agro
falisco. La sua caratteristica può sintetizzarsi in quattro aspetti:
180
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
181
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
6
La macèra è la recinzione storica tipica della zona tufacea compresa tra Nepi, Castel
S.Elia e Civita Castellana. Essa si compone di grandi blocchi di tufo (detti bolognini)
lunghi da 80-100 cm e spesso 50 cm, cavati a mano e murati a secco. L’uso delle macère si
interrompe intorno agli anni ’50 del Novecento per l’introduzione della meccanizzazione
all’interno del processo di estrazione del materiale
182
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
183
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
Siamo giunti così alla fine di questo percorso storico che ha visto come
oggetto principale l’Agro Falisco, il suo mutare dal punto di vista
amministrativo, insediativo ed economico.
Dall’analisi che è stata fatta in queste pagine è possibile riscontrare che
questo territorio lungo tutta la sua storia è stato sempre, ad eccezione del
periodo d’oro falisco-romano, una zona semiabbandonata dal punto di vista
economico e di conseguenza insediativo, non sfruttata dalle potenze
economiche dell’età medievale e moderna. La Chiesa ed i Baroni hanno quasi
dimenticato l’Agro Falisco nel corso dei secoli, lasciandola abbandonata alla
sola ricchezza economica del pascolo, trascurando le sue risorse ed il fatto che
si trattasse di un territorio molto vicino alla città di Roma e facilmente
collegabile attraverso le strade consolari.
Forse è possibile dare a tutto ciò una spiegazione di carattere fisico: a
differenza della zona a sud di Roma, la quale ha avuto una storia
amministrativa, insediativa ed economica molto più movimentata, ci troviamo
di fronte ad un territorio tufaceo poco resistente all’erosione delle acque
superficiali che hanno inciso il terreno creando solchi assai ristretti; ai lati si
estendono dei lembi di superfice inclinati che vanno restringendosi verso le
confluenze. Questo tipo di morfologia del territorio ha probabilmente reso
difficile la coltura di seminativi e delle colture legnose, favorendo così lo
sfruttamento del pascolo. Solo ora con le nuove tecniche moderne la vite e
l’olivo hanno preso piede nell’agro.
Inoltre si deve considerare che questa zona, attraversata da strade
consolari che provengono dal nord, era certamente la più esposta alle
invasioni che si sono succedute nel tempo.
184
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
COMUNI Popolazione
AGRO FALISCO al 1416 1656 1701 1961 2001
185
CAPITOLO 6
CONCLUSIONE:
L’AGRO FALISCO NEL XX SECOLO
Colli Prenestini
55.605 74.306
(12 comuni)
Monti Lepini-Alta Valle
60.006 67.585
del Sacco (9 comuni)
186